Gli effetti delle forti scosse di terremoto dell’Ottobre 2016 nei Monti Sibillini non finiscono mai di stupirci.
Poco tempo fa, dalla Forca di Gualdo, avevo individuato una zona situata a metà costa nel versante ovest di Cima di Vallinfante, presso le cosiddette “Porche di Vallinfante”, fortemente fratturata dal terremoto dell’Ottobre 2016.
La zona è visibile solo dal versante di fronte (Forca di Gualdo – Monte Prata) mentre risulta invisibile sia dalla cresta di Cima di Vallinfante che dal fondo valle e quindi risulta nascosta e difficilmente osservabile.
Il 10 ottobre 2018 abbiamo raggiunto tale zona, posta sotto ad una zona rocciosa denominata “Scoglio della Volpe”, scomoda ed impervia ed abbiamo osservato altri devastanti e spaventosi effetti provocati dal terremoto.
Il versante è attraversato da un vecchio sentiero che inizia a Fonte della Giumenta, sale per la Fonte del Sambuco per condurre fino alla sella di quota 2010 m. situata poco a sud di Cima di Vallinfante.
Un secondo sentiero diventato ormai una lieve traccia prosegue in piano dalla Fonte del Sambuco, attraversa in quota le “Porche di Vallinfante” più in alto della zona fratturata, sopra allo Scoglio della Volpe, per proseguire fino al Poggio della Croce e scendere infine a Macchie di Vallinfante.
Nessuno dei due sentieri, come ormai per la maggior parte dei sentieri dei Monti Sibillini, è segnalato ne descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.
Il raggiungimento della zona fratturata descritta è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto si trova su un terreno molto ripido, con un lungo tratto senza tracciato e con l’attraversamento di canali detritici e rocciosi insidiosi.
A quanto mi risulta la zona fratturata esplorata non è stata monitorata ne documentata da altri.
Anche se la qualità delle immagini riportate è scadente, in quanto per motivi di tempo abbiamo raggiunto la zona, esposta ad ovest, con il sole mattutino che non riesce ad illuminare il versante, l’importante per noi è aver documentato l’evento.
Accesso:
L’itinerario inizia dalla Fonte della Giumenta che si raggiunge a piedi in circa 30 minuti per la strada sterrata che parte dal Parcheggio di Monte Prata dove si lascia l’auto.
Non sussistono divieti di transito a piedi nella zona.
Descrizione salita:
Dalla Fonte della Giumenta si prende a sinistra il classico sentiero che sale per il Monte Porche.
Dopo circa 30 metri, nel ghiaione, si nota con difficoltà una traccia prosegue in piano, si lascia quindi il sentiero in salita per il Monte Porche e si continua in piano su terreno degradato dal transito delle greggi di pecore che popolano d’estate gli stazzi della Fonte (Foto n.1).
Dopo circa 15 minuti si raggiunge il primo inciso canalone delle Porche di Vallinfante che si supera con attenzione per il fondo detritico (foto n.4; 354540,4 E – 4748871,8 N; 1850 m.).
Si prosegue in lieve salita su terreno erboso aggirando un ampio costone fino a raggiungere un secondo canale anch’esso molto inciso e con passaggi su roccia e detriti che richiedono ancora più attenzione (354618 E – 4749170,7 N; 1815 m.).
Quindi su prati in salita, in altri 15 minuti, si raggiunge una conca erbosa dove è presente la captazione di acqua della Fonte del Sambuco (354734,4 E – 4749301,6 N; 1845 m.).
Dalla Fonte si nota, a sinistra sul versante opposto, una cresta rocciosa in discesa, denominata lo “Scoglio della Volpe”.
Ci si dirige senza tracciato verso la parte centrale dello scoglio traversando in quota su terreno erboso alternato a tratti rupestri.
In 15 minuti si raggiunge la parte centrale della cresta rocciosa (354495,6 E – 4749530,7 N; 1800 m.) che scende ripidamente verso la Valle Infante.
Si scende lungo la cresta rocciosa nella parte sinistra tra roccette ed erba fino al suo termine.
Quindi si gira nettamente oltre la cresta rocciosa per immettersi nel versante opposto.
In questo tratto il terreno è molto ripido, con tratti erbosi e rupestri a 40 – 45° di pendenza che richiedono molta attenzione per cui il proseguimento è consigliato solo ad escursionisti esperti.
Appena aggirato lo spigolo (354382,4 E – 4749513,3 N; 1755 m.) si notano subito le prime fratture nel terreno che aumentano di numero ed in altezza man mano che ci si dirige in quota verso il canale che scende oltre la cresta.
Si entra così nella ampia zona fortemente fratturata di seguito documentata.
La zona è percorsa da una grande scarpata cosismica, di altezza paragonabile a quella documentata sul “Cordone del Vettore”, alta anche oltre 2 metri e lunga circa 300 metri che termina in corrispondenza di una fascia rocciosa al centro di un ampio canale.
In questa fascia rocciosa con l’abbassamento del terreno si sono aperte delle cavità alte poco più di 1,5 metri ed una alta e profonda spaccatura che prosegue a monte all’interno della montagna (foto n.15-16) per un centinaio di metri come visibile anche dall’immagine satellitare.
La sua larghezza ci ha permesso di entrare all’interno per una decina di metri e di scoprire che ha formato perfino una cavità sotterranea oltre la quale abbiamo interrotto l’esplorazione per alto rischio di crolli, questa spaccatura che rimarrà come segno indelebile nella montagna l’abbiamo battezzata il “crepaccio 30 ottobre 2016”.
Nel pendio a monte e, soprattutto a valle, si sono aperte numerose spaccature nel terreno, alcune delle quali profondissime, non si tocca il fondo con un bastoncino da sci e si sono formate già delle frane di detriti e terra.
In particolare, a causa della forte pendenza del pendio, il terreno abbassatosi di livello sotto alla scarpata, è scivolato verso valle di alcuni metri (foto n.8 e n.11) aprendo delle trincee e facendo pressione su uno scoglio isolato (foto n.12-13) distaccandolo dalla sua sede e facendolo piegare pericolosamente a valle.
Questo scivolamento non l’abbiamo notato al Cordone del Vettore dove il terreno è rimasto aderente alla scarpata senza aprire trincee in quanto nel versante ovest della Cima del Redentore il pendio è meno ripido di questo sito visitato.
Tutta la zona estremamente instabile ed a probabile alto rischio di smottamenti ma per fortuna non è percorsa da sentieri frequentati ed a valle ci sono solo boschi popolati da coppie di cervi come ci è capitato di osservare e ascoltare i bramiti dei maschi.
Discesa:
Si ripercorre l’itinerario di raggiungimento.
GIANLUCA CARRADORINI – STEFANO CIOCCHETTI 10 OTTOBRE 2018
CARTE SATELLITARI DEL PERCORSO CON:
GIALLO: Percorso di avvicinamento
ROSSO: Percorso proposto
Complimenti! Gran nell’esplorazione