ITINERARIO DEL FERRO INTORNO A CASALI DI USSITA.
Itinerario inconsueto e
al di fuori degli schemi, non si raggiunge una cima ma si visitano siti di
interesse geologico, storico e naturalistico intorno alla frazione Casali di
Ussita, percorrendo un itinerario ad anello facile ed adatto a tutti.
Itinerario percorso il 21 aprile 2016.
Esso descrive la salita e
visita al Fosso di S. Simone che scende a nord-ovest da Casali, dalle pendici
sud della Croce di Monte Rotondo, sito di importanza geologica dove si possono
trovare ancora discrete quantità di minerali di ferro, scendendo
successivamente costeggiando Le Cute, barriera rocciosa situata proprio sopra
all’abitato di Casali dove sono presenti due grotte, fino al paese dove si
visita uno scavo circolare presente da tempi immemorabile, forse un sito
preistorico, per poi concludere la visita alla ricerca di scorie di fusione del
ferro, anch’esse di probabile epoca preistorica e la visita finale al grande
acero di Casali, che si trovano sulla strada che scende dalla Val di Panico verso
Casali.
Inizio primo tratto dell’itinerario: Si sale in auto da Ussita verso la frazione di
Casali, superato il cimitero, dopo 200 metri si incontra la deviazione a sinistra della
strada sterrata per il Rifugio del Fargno.
Si
sale la strada per circa 100
metri e si lascia l’auto in corrispondenza di una
traccia di sentiero che sale nei campi soprastanti.
Si
sale senza tracciato tenendosi verso sinistra superando campi incolti e tratti
di bosco per circa 300 metri, (15 minuti) fino ad intercettare un ampio sentiero
che sale verso sinistra.
Lo
si percorre per circa 200
metri fino a che esso non scende attraversando la parte
terminale incassata del Fosso di S. Simone.
All’interno
del fosso si segue una traccia che in costante salita, in altri 20 minuti,
permette un pò faticosamente di raggiungere il fondo del fosso caratterizzato
da saltini rocciosi e ghiaia fino ad arrivare sotto ad un enorme tetto in forte
pendenza oltre il quale la salita necessita di attrezzatura e conoscenza
alpinistiche (foto n.1).
Il fosso è molto
particolare perché è caratterizzato a destra, salendo (versante sinistro
orografico) da grandi placche coricate di calcare massiccio (foto n. 2) mentre
a sinistra da torrioni di scaglia rossa fortemente fratturata e a rischio di
caduta di pietre.
Inoltre si ha un
bellissimo panorama del Monte Bove nord e della Val di Panico da Pizzo Berro fino
al Pizzo Regina (M. Priora) ed al Pizzo Tre Vescovi come visibile nella foto n.
3.
Il fosso di S. Simone
coincide proprio con un piano di faglia diretta, immergente verso sud, in
corrispondenza del quale si realizza il particolare contatto tra i due tipi di
rocce indicati sopra, cosa alquanto rara nei Monti Sibillini in quanto tutti
gli altri fossi presentano ambedue i versanti che li compongono formati dallo stesso
tipo di roccia.
Inoltre sulle placche di
calcare massiccio presenti sulla destra si ritrovano estese incrostazioni di
minerali ferrosi, principalmente limonite o pirite limonitizzata, come visibile
nella foto n.2.
In particolare nella
parte bassa si nota che tali minerali sono stati asportati (o dalle acqua di
scorrimento in occasione di forti piogge
o per mano dell’uomo ?) e sono presenti solo spalmature che riempiono le
fessure, se ci si innalza sulle placche, magari con l’aiuto di attrezzatura alpinistica
in quanto sulle placche sono presenti delle vie su roccia chiodate (palestra di
arrampicata) è possibile trovare ancora dei bei noduli degli stessi minerali
che riempiono le numerose buche circolari (foto n.4), oltre ad estese
spalmature superficiali come visibile nelle foto n.5 e 6.
Si suppone che la
presenza di minerali ferrosi in questo fosso possa essere stata utilizzata
anticamente (epoca preistorica ?) da parte umana per alimentare forni fusori
per la produzione di manufatti in ferro, questo spiegherebbe la presenza in
zona, a poca distanza da Casali, di tracce di scorie di fusione di ferro (foto
n.14).
Terminata la visita del
fosso si costeggiano le placche di calcare massiccio scendendo lievemente per
poi iniziare una lunga traversata verso est (a sinistra rispetto alla discesa,
foto n.7) sotto alla barriera rocciosa denominata “le Cute”, passando proprio
alla base delle pareti, in questo tratto è presente una traccia di sentiero
utilizzato dagli arrampicatori che frequentano la palestra di roccia presente di
questi torrioni rocciosi, è facile notare in diversi punti le chiodature o i
cavi di acciaio messi nelle clessidre di roccia presenti sulle pareti.
Dopo
circa 15 minuti si raggiunge un tratto boscoso caratterizzato da alti faggi, sempre
costeggiando la barriera rocciosa, dopo altri 10 minuti si arriva ad una grande
grotta situata proprio alla base della barriera rocciosa, al suo interno è
presente addirittura un vecchio caldaio in alluminio che raccoglie le acque di
stillicidio che cadono dal tetto della cavità (foto n.8-9).
Si
prosegue sempre costeggiando le pareti per altri 10 minuti e si arriva ad un
torrione che si stacca dalla barriera rocciosa, formando un altissimo camino
con massi incastrati (foto n.10).
Salendo
verso l’imbocco del camino, superando alcune levigate rocce facendo attenzione soprattutto
poi in discesa, si nota sulla sinistra, l’ingresso di una piccola ma profonda
cavità che non si riesce ad osservare dalla base del torrione (foto n.11 – 12).
Visitato
anche questo sito si ritorna indietro,
si supera la prima grotta e si arriva al tratto boscoso centrale dove si scende
liberamente, senza tracciato, in direzione del paese di Casali che si nota
leggermente sulla sinistra appena usciti dal bosco.
Per campi abbandonati si intercetta un ampio sentiero incassato che, sempre in discesa, raggiunge la parte terminale del Fosso il Vallone, che scende da nord-est verso l’abitato di Casali. ˔
Inizio secondo tratto dell’itinerario
e ritorno: Giunti all’abitato di Casali, si percorre la
frazione verso sinistra per tutta la sua lunghezza fino ad arrivare ad una
piccolissima piazzetta con la fontana pubblica (nei pressi del Rifugio Casali),
dove in piano inizia il sentiero segnalato per il Monte Rotondo passando per i
campi alti di Casali.
Si
percorre l’ampio sentiero per circa 300 metri fino a raggiungere una curva dove a sinistra, in parte coperto
dalla vegetazione, si nota uno scavo nella roccia perfettamente circolare con
apertura di ingresso che permettere di entrare in questo sito chiaramente di
fattura umana di cui non si conosce l’epoca di realizzazione, come visibile
nella foto n.13.
Probabilmente esso
presentava una copertura in legno tenuta da un palo centrale, strutture simili
si trovano in Abruzzo e venivano realizzate ed utilizzate anticamente dai
pastori.
Visitato questo
misterioso sito si prosegue il sentiero sempre in salita per altri 400 metri fino ad
prendere una ampia deviazione che scende a destra.
Si scende quindi per
altri 700 metri
fino ad intercettare la strada sterrata che da Casali si inoltra verso la val
di Panico.
Prendendo la strada in
discesa in direzione di Casali si incontra un elettrodotto caratterizzato da
pali metallici di colore verde installati proprio sul bordo esterno della
carreggiata.
Si segue l’elettrodotto
ed in corrispondenza dell’ultimo palo, si possono trovare a terra, tra i sassi
di calcare bianco della strada, dei frammenti neri di scorie di forni fusori di
ferro, come visibile nella foto n.14.
Una trentina di anni fa
questi frammenti neri e quindi ben visibili rispetto ai sassi bianchi, erano
piuttosto comuni, attualmente si è fortunati se si riesce a trovare almeno un
campione.
Poco tempo fa in una mia
assidua ricerca nel luogo indicato ne ho trovati quattro campioni che però ho
lasciato ai margini della strada per permettere ai miei appassionati
escursionisti di poter fare il proprio ritrovamento ma consiglio di
fotografarli e rilasciarli sul posto in quanto divenuti molto rari.
Questi frammenti sono
chiaramente prodotti da mano umana in quanto, in alcuni campioni, si nota la
loro forma arrotondata come materiale fuso e poi rappreso, inoltre sono
identici a frammenti di scorie di fusione di ferro di epoca etrusca che ho
potuto osservare al Museo Mineralogico dell’Isola d’Elba.
Inoltre ho effettuato una
analisi chimica su un campione riscontrando in esso circa il 40% di ferro.
Ciò lascia presumere che
nella zona di Casali, essendo presenti minerali di ferro come osservato al
Fosso di S. Simone e buona dotazione di combustibile quale legna da ardere nei
boschi, siano stati realizzati dei forni fusori per la produzione di manufatti
in ferro e che la realizzazione della strada abbia in qualche modo intercettato
la loro posizione facendo trovare a terra le scorie di fusione abbandonate
intorno ai siti di lavorazione del ferro.
Sarebbe interessante
effettuare una ricerca più accurata nella zona intorno alla strada e al paese
per vedere se nei boschi sono presenti ulteriori tracce.
Dal
sito indicato si prosegue per la strada fino a raggiungere un tratto con una
sorgente a destra che scende dalla parete di roccia e una staccionata di legno
a sinistra a protezione del ripido versante che scende verso il torrente
Ussita.
In questo tratto a valle,
proprio oltre la staccionata, si può
notare il maestoso Acero di Casali, un esemplare di Acer opalus di oltre 100
anni alto circa 15 metri
(foto n. 15)
Proseguendo sempre in discesa per altri 700 metri si raggiunge la chiesa ed il parcheggio di Casali, oltrepassando il paese si giunge all’auto terminando così il giro proposto.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI 21 APRILE 2016