IL BUCO DI MONTE BERRO e altri strani incontri.
Il 1 giugno 2020, in una giornata nebbiosa, ho ripercorso la cresta che dal Monte Berro sale verso il Monte Castel Manardo, alla ricerca di un sito speleologico denominato “Buco di Monte Berro”. Ero passato altre volte nella cresta ma non mi ero mai interessato di questo pozzo o semplicemente era coperto dalla neve.
ACCESSO: Dalla Pintura di Bolognola si risale a piedi la strada che conduce alla Forcella del Fargno, dopo circa 200 metri si intercetta la deviazione (percorribile anche in auto) che sale a sinistra con diversi tornanti conduce ai campi da sci sommitali di Bolognola (Porta di Berro). Si prosegue la comoda strada sterrata attraversando in quota tutto il versante Nord del Monte Castel Manardo in direzione del Monte Amandola fino a raggiungere la cresta che bruscamente ci porta nell’erboso e meno ripido versante Est.
In corrispondenza della curva, a sinistra, una piccola cresta molto panoramica, rappresenta la cima di Monte Berro.La strada prosegue e conduce Verso Monte Amandola quindi al Casale Grascette – Casale di Forcella Bassete – Casale Rinaldi , nell’alta Val D’Ambro.
DESCRIZIONE: Dalla curva della strada si sale direttamente la cresta sovrastante, senza tracciato, dapprima in lieve salita quindi si innalza e si inizia ad incontrare delle piccole trincee parallele prodotte probabilmente da vecchi terremoti. In circa 30 minuti dalla strada si raggiunge una profonda trincea dove si nota nel suo margine destro il Buco di Monte Berro, un pozzo largo circa 50 centimetri che si inoltra nelle viscere della montagna (357911 E – 4759404 N; 1780 m).
Dal pozzo non esce aria indicando che non ha estensione lunga ma infilandosi nel buco si può osservare che scende almeno per una decina di metri, probabilmente è un pozzo cieco prodotto da fratture sismiche in quanto una grande faglia (quella del versante Est dei Monti Sibillini) passa proprio a poche centinaia di metri da questo luogo.
Dal Buco si prosegue la salita in cresta fino ad una paretina rocciosa che si risale a sinistra e in breve ad intercettare una vecchia strada che conduce alla Fonte Gorga, a circa 450 metri sulla destra, dove è presente una captazione con il tetto sfondato ed un fontanile che, ormai anch’esso come molte altre fonti dopo il terremoto del 2016, non porta più acqua ma la zona comunque è piena di piccole vene di acqua (357238,3 E – 4759171,4 N; 1845 m).
Dalla Fonte si risale in direzione sud-ovest per prati fino alla cima del Monte Castel Manardo.
DISCESA: Dalla cima del Monte Castel Manardo si può ridiscendere più velocemente per l’itinerario classico di salita passante per la cresta Nord , la Porta di Berro e i Campi da Sci di Bolognola fino a riprendere la strada percorsa per l’accesso ll’itinerario.
L’escursione è stata interessante anzitutto per la nebbia, anche se non mi ha permesso di fare molte foto, che oltre i 1600 metri ha reso la visibilità a non più di 20 metri creando una atmosfera particolare di avventura e poi per gli ennesimi insoliti incontri che ho fatto.
Il primo è stato un ragazzo che da solo e con la nebbia voleva andare verso il Rifugio del Fargno per raggiungere il Pizzo Regina in quanto non c’era mai stato, intelligentemente ha preso il mio consiglio di non avventurarsi con quel tempo in una zona che non conosceva ed è venuto con me, rendendosi conto poi di cosa significa la nebbia in montagna se uno non la conosce.
Il secondo incontro è stato uno sci di legno piuttosto pittoresco (uno solo !!!) per cui anche costoso, trovato nei pressi della fontana di Fonte Gorga che qualcuno probabilmente ha perso ma mi domando come l’ha perso se la fonte si trova in una conca pianeggiate nei pressi della cima del Monte Castel Manardo, cioè non è potuto cadere da sopra perché sopra non c’è un pendio tale da poter perdere uno sci o se l’ha perso in questo luogo poteva sicuramente recuperarlo senza rischio per cui tale ritrovamento rimane un fatto inspiegabile . Ho guardato intorno ma non ho ritrovato ne il secondo sci ne il padrone !!!!!!
Terzo incontro molto più raccapricciante, sempre nei pressi della fonte, è stato il ritrovamento di una soletta di scarpa in plastica rigida con pianta molto lunga e stretta probabilmente da donna e con un tacco di un paio di centimetri, senza alcuna suola esterna. Per curiosità, se qualcuno riesce a spiegarmi la provenienza e l’utilizzo di questo accessorio ho riportato le foto di entrambe i lati della soletta in quanto io non riesco a spiegarmelo. Per curiosità e per non lasciare immondizia sulle montagne ho portato a casa la soletta e la farò visionare ad un mio cliente esperto in calzature per avere una risposta.
Di seguito le poche immagini della ascensione.