MONTE CANFAITO – PARCO REGIONALE MONTE SAN VICINO.

Il Monte Canfaito è un monte del gruppo del Monte San Vicino caratterizzato da faggete secolari famose in tutte le Marche soprattutto d’autunno per il foliage, come va di moda adesso chiamare la colorazione autunnale delle foglie degli alberi caducifoglie.

Si consiglia di visitare questi boschi in giorni lavorativi per evitare il caos dei fine settimana dove centinaia di persone si riversano nei boschi a fare selfie.

Canfaito si raggiunge sia da Matelica salendo da Braccano per il Monte San Vicino e seguendo le indicazioni per il sito oppure da San Severino Marche salendo per Elcito e anche qui seguendo le indicazioni fino all’ampio parcheggio presente nella radura tra i boschi.

Il giorno che lo abbiamo visitato quest’anno purtroppo era nuvolo e soprattutto il foliage non era ancora al massimo della colorazione.

Di seguito le immagini dei boschi e dei funghi presenti.

1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
27- Fotoritocco al PC di un faggio secolare.



CIMA TOGNAZZA E CAVALLAZZA DA PASSO ROLLE – TRENTINO ALTO ADIGE

A causa della chiusura autunnale degli impianti di risalita in quota sulle Pale di San Martino abbiamo dovuto ripiegare per itinerari di media quota raggiungibili da Passo Rolle.

In particolare siamo saliti alla Cima Tognazza e Cavallazza partendo dal parcheggio sottostante la Chiesina della Madonna Assunta di Passo Rolle per un percorso storico della Grande Guerra (foto n.16).

Da qui si sale in direzione della cresta Est della Tognazza evitando la pista d sci e prendendo direttamente la cresta rocciosa che presenta facili passaggi di I° grado fino alla cima a 2207 m.

Sulla cresta di vetta della Tognazza (1 ora) si trovano numerosi spit che segnano il termine delle difficilissime vie di roccia della vertice parete Est come visibile nelle foto n.22-23-24.

Dalla Tognazza si prosegue per tracciato di cresta scendendo un centinaio di metri per poi risalire su roccette e per sentiero attrezzato con cavi di acciaio fino alla Cavallazza piccola a 2303 metri (1,5 ore).

La cima della Cavallazza piccola è traforata da numerose gallerie e aperture di vedetta scavate durante la Prima Guerra Mondiale.

In cima è possibile visitare diverse gallerie e finestre che permettono vedute inusuali delle cime dolomitiche circostanti.

Dalla cima si scende alla forcella a 2230 metri per poi risalire ripidamente in un’altra ora alla Cavallazza a 2326 metri.

Nella discesa, una volta ritornati alla forcella tra le due cime della Cavallazza scendere al sottostante Lago di Cavallazza per poi risalire nel sentiero in quota che raggiunge il Biotopo dei Laghi Tognazza. (1 ora)

Da qui con un’altra ora si ritorna a Passo Rolle.

Si allega percorso GPS.

1- Passo Rolle visto da una prima galleria della Grande Guerra della Tognazza.
2- Le prime roccette della cresta Nord della Tognazza.
3- Il Cimon della Pala proprio di fronte a noi con un vecchio Pino Mugo in primo piano.
4 – I facili passaggi di I° grado della cresta della Tognazza
5
6
7
8 – 9 – Già ci siamo innalzati rispetto a Passo Rolle.
9
10 – 11 – Veduta verso la verticale parete Est della Tognazza.
11
12- Il Cimo della Pala sembra quasi di toccarlo.
13
14- La cima Tognazza in primo piano, la Cavallazza piccola a sinistra e la Cavallazza a destra.
15- Il Col Bricon.
16- La targa ricordativa delle vicende della Prima Guerra Mondiale sulla Cavallazza.
17- Una prima fortificazione scavata nella roccia alla Tognazza.
18- Veduta dalla finestra sul Cimon della Pala.
19- la Tognazza vista dalla forcella per la Cavallazza.
20 – 21- Vista verso le Pale di San Martino dalla Cavallazza piccola.
21
22- Veduta laterale della parete Est della Tognazza.
23 – 24- Pagina della Rivista “Montagne” che riporta un articolo con foto delle salite di Manolo sulla Tognazza.
24
25- I Laghi Tognazza
26- Veduta di San Martino di Castrozza dalla Cavallazza piccola.
27 – 28- La parete Sud della Marmolada vista dalla Cavallazza piccola.
28
29- Il Lago Cavallazza.
30- La Tognazza con la sua verticale parete Est vista dalla Cavallazza piccola.
31 – 32 -La cima della Cavallazza piccola traforata dalle gallerie scavate durante la Grande Guerra.
32
33- L’inizio del sentiero attrezzato che sale nel versante Est della Cavallazza piccola.
34 – 39 – Il sentiero attrezzato.
35
36
37
38
39
40- La prima galleria da visitare.
41- Altra targa descrittiva delle vicende della Prima Guerra mondiale.
42 – 49- Entriamo nella prima galleria che permette le prime visioni particolari.
43
44
45
46
47
48
49
50- Scendiamo dalle gallerie per proseguire l’escursione.
51 – 52- Il sentiero attrezzato continua verso la seconda cima della Cavallazza piccola.
52
53- Anche qui altre profonde gallerie.
54 – E altre visioni contornate da roccia, verso il Cimon della Pala.
55- Verso la cima più alta della Cavallazza Piccola.
56- Verso la Marmolada.
57- Escursionisti salgono verso la Cavallazza piccola mentre noi scendiamo.
58- Il Colbricon ed il Lago di Cavallazza con una isoletta.
59 – 60- Il Cimon della Pala si rispecchia sui Laghi Tognazza.
60
61 – 63- I Laghi Tognazza si aprono tra le placche di Porfido, per la loro particolarità sono un Biotopo protetto per la loro Flora e Fauna rara che custodiscono.
62
63
64- Le placche della Tognazza con il Cimon della Pala sullo sfondo.
65- La Cima Rolle in primo piano, raggiunta il giorno prima, e la Cima Venegiotta sullo sfondo.
66- La chiesina di Passo Rolle da cui si parte per l’escursione proposta.
67 – 70 – I famosi boschi di Paneveggio, resi famosi per il legno utilizzato dal liutaio Stradivari per la realizzazione dei sui famosi violini, purtroppo recentemente devastati dalla Tempesta Vaia e in parte seccati dall’azione del parassita Bostrico.
68
69
70



IN GIRO INTORNO ALLE PALE DI SAN MARTINO: PRATI FOSNE – BAITA SEGANTINI E CIMA ROLLE- LAGO DI CALAITA.

PRATI FOSNE: I Prati Fosne sono situati in una meravigliosa Malga, caratterizzata da un enorme masso staccatosi del sovrastante Monte Cimerlo, è situata nel margine Sud del Gruppo delle Pale di San Martino, si accede da Fiera di Primiero per Tonadico (TN) risalendo in auto la Val Canali, si supera la Villa Welsperg e si continua per 1,5 chilometri fino ad una deviazione a sinistra che sale il versante opposto. Dopo circa un chilometro di salita su strettissima strada si parcheggia in apposita area in quanto le successive strade sono vietate quindi si prosegue a piedi, è bene ricercare il luogo con GPS. Questo luogo lo avevo visto più volte nelle riviste di montagna ma non ero riuscito mai a sapere dove si trovava, poi riconoscendo la montagna sullo sfondo l’ho trovato su Google Earth e mi ero riproposto di raggiungerlo per la sua bellezza, in effetti è proprio così, semplicemente un luogo da sogno.

Di seguito le immagini dell’incantevole luogo, vi ricordo che i prati sono privati ed è vietato raggiungere i Masi e le Baite.

1 – 8 -I Prati Fosne, sullo sfondo il Monte Cimerlo 2503 m.
2
3
4
5
6
7
8

BAITA SEGANTINI E CIMA ROLLE DA PASSO ROLLE: Da Passo Rolle si raggiunge a piedi in circa 40 minuti la Baita Segantini, posta di fronte al gruppo Nord delle Pale di San Martino ed in particolare del Cimon della Pala. Dalla baita si prosegue per cresta a destra in 30 minuti fino a raggiungere la Cima Rolle (2221 m.)

9- La Baita Segantini e la Cima della Vezzana (3192 m.)
10- Il Cimon della Pala (3184 m.)
11- Strani escursionisti alla Baita Segantini.
12 – 18 – Le cime delle Pale di San Martino si rispecchiano sulle acque del Laghetto della Baita Segantini.
13
14
15
16
17
18
19- Cima Rolle
20- La parete Sud della Marmolada vista da Cima Rolle.
21- 26 – Si avvicina il tramonto sulle Pale di San Martino che man mano si colorano di rosso.
22
23
24
25
26

LAGO DI CALAITA: Il Lago di Calaita si raggiunge in auto da Canal San Bovo quindi proseguendo la valle a a piedi si raggiunge la Forcella Calaita, un meraviglioso terrazzo panoramico sul versante Ovest delle Pale di San Martino.

Il tempo perfetto, limpido e senza vento, in cinque giorni di escursioni non abbiamo mai visto neppure una nuvola, cosa davvero particolare nelle Dolomiti, ci ha permesso di fare delle foto splendide in quanto il lago era un vero specchio, le acque, al mattino presto, erano immobili.

27- Il Lago di Calaita.
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37- Le laricete perdendo gli aghi in autunno si colorano di giallo, i pochi abeti rimangono sempreverdi.
38
39
40
41
42
43- La Forcella Calaita.
44
45
46
47
48
49
50



ITINERARIO ETNOGRAFICO A CAORIA – CANAL SAN BOVO – TRENTINO ALTO ADIGE

Bellissimo itinerario storico a monte dell’abitato di Caoria, dove avevamo affittato una meravigliosa baita con vista sul paese.

Dalla frazione di Caoria, nel comune di Canal San Bovo (TN), si sale in auto per la strada di Scalon verso la vecchia segheria fino a Ponte Stel dove è presente un ampio parcheggio.

Da qui diparte un sentiero sulla destra che sale nel bosco con l’indicazione “Anello dei Pradi”, come visibile nella foto n.1.

Il sentiero, perfettamente segnalato e provvisto di numerosi cartelli indicanti le tradizioni storiche della valle (foto n.7), attraversa bellissimi e verdissimi boschi e conduce ad alcuni Masi fino a raggiungere i meravigliosi Masi Tognola.

Dai Masi Tognola il sentiero continua per chiudere l’anello e scendere al Ponte Stel nei pressi della vecchia segheria.

Si allega tracciato GPS di discesa dai Masi Tognola al Ponte Stel che può essere percorso anche in salita.

1- Il cartello indicante i vari sentieri percorribili nella Valle Tognola.
2- La Cima d’Asta di fronte all’abitato di Caoria.
3- Uno dei primi masi.
4- Lepiota procera nelle radure dei Masi.
5- Amanita muscaria nel bosco.
6- Il sottobosco pieno di muschio è sempreverde, anche d’autunno.
7- Uno dei cartelli narranti le tradizioni della valle Tognola.
8 – 9 – Nei boschi sono presenti abeti giganteschi, per fortuna preservati dall’attacco del bostrico.
9
10 – 12- La ripidissima Malga Tognola con i relativi Masi, visti dal versante opposto della valle.
11
12
13 – 15 – Raggiungiamo i meravigliosi Masi Tognola in una giornata limpidissima.
14
15
16- La planimetria della disposizione ed uso dei Masi Tognola.
17 – 23 – Gli altri Masi, alcuni dei quali possono essere presi in affitto.
18
19- Il fienile
20
21
22
23
24- L’indicazione delle cime visibili da Malga Tognola
25- E la relativa immagine
26 – 30- Suggestive immagini del fantastico scenario dei Masi Tognola.
27
28
29
30
31- Veduta dal versante opposto della Malga della foto n.3
32- La vecchia segheria di Ponte Stel ancora in funzione per dimostrazioni turistiche.
33- Bosco sopra l’abitato di Caoria attaccato dal Bostrico.



FERRATA VAL DI SCALA – CANAL SAN BOVO – TRENTINO ALTO ADIGE

Nella strada che collega Canal San Bovo (TN) alla sua frazione, Caoria, scende un fosso che forma una serie di cascate dove, ai suoi lati, è stata realizzata una ferrata didattica in quanto contempla tutti i possibili passaggi classici delle ferrate, scale su pareti verticali e con tratti strapiombanti, ponte tibetano, tratti attrezzati con cavi a progressione su roccia, tratti bagnati molto impegnativi.

La ferrata presenta un dislivello di 250 metri con due lunghi tratti verticali su placche rocciose da 30 e 70 metri, si sale in poco più di un’ora, è comodissima in quanto si parcheggia l’auto alla sua base e si ridiscende su sentiero nel bosco laterale, chiaramente per la salita necessita della normale attrezzatura per ferrata.

Di seguito le immagini della salita.

1- Il cartello presente nel parcheggio alla base della ferrata
2- La cascata finale con la parete destra dove inizia la ferrata visibile tra ombra e luce.
3- 5- Il primo tratto verticale di 30 metri e strapiombante nella parte superiore.
4
5
6 – 7- Il passaggio impegnativo sul tratto strapiombante
7
8- Il piccolo tetto che forma il tratto strapiombante
9- Veduta del primo tratto verticale con l’auto nel parcheggio sottostante, ci seguono altri escursionisti.
10- Il ponte tibetano permette di attraversare il fosso.
11- 13- Il tratto bagnato che costeggia la cascata
12
13
14- Progressione laterale su pioli.
15- la cascata di 70 metri.
16- Nella parete di destra in ombra sale la parte verticale di ferrata di 70 metri.
17- arcobaleno nella cascata
18- Il tratto verticale più lungo
19 – 20 – Deviazione laterale oltre uno spigolo
20
21- 22 -Il lungo tratto verticale di fianco alla cascata.
22
23- Particolare in primo piano del mio set di assicurazione da Ferrata poi utilizzavo una longe regolabile per mantenere la posizione in modo da lasciare libere le mani per scattare le foto.
24- L’ultimo tratto
25- L’uscita dal tratto verticale di 70 metri.
26- Una ultima breve scaletta segna il termine della ferrata.
27- La cascata vista dalla parte finale della ferrata.
28 – 29- Si prosegue poi con brevi passaggi su roccia dove sono presenti solo cavi di assicurazione .
30- La parte superiore del fosso dove è presente un’altra cascata.



MONTE SAN VICINO E LA GROTTA DI SAN FRANCESCO

La salita al Monte San Vicino, 1483 metri, permette di godere di un panorama ampissimo grazie al fatto che questo monte si trova isolato e distante dai principali gruppi montuosi dell’Appennino Centrale che pertanto non coprono la visuale. La salita alla cima può essere abbinata alla visita della Grotta di San Francesco presente nel versante Sud.

ACCESSO: In auto si raggiungono i Prati di San Vicino mediante la strada Provinciale n.90 Matelica-Pian dell’Elmo.

DESCRIZIONE: Dal pianoro erboso a 1187 metri, si prende il sentiero segnalato per la cima del M. San Vicino, dopo circa 100 metri si devia a destra per la Grotta di San Francesco che si raggiunge in circa 20 minuti. generalmente per raggiungere la cima del M. San Vicino si ritorna indietro a prendere il sentiero normale, piuttosto banale, noi invece, per rendere più entusiasmante la salita, abbiamo aggirato lo spigolo roccioso della Grotta e siamo saliti dapprima per un ripido e ampio canalone erboso poi ci siamo spostati verso sinistra e siamo andati a prendere il filo della cresta rocciosa che prosegue sopra al torrione dove si apre la grotta, dove, con passaggi di I° grado, in 40 minuti dalla grotta, abbiamo raggiunto il bosco sommitale della cima del M. San Vicino.

Da qui in altri 15 minuti verso sinistra abbiamo raggiunto la cima caratterizzata dalla grande croce e da numerosi ripetitori (purtroppo).

La discesa viene fatta per il sentiero normale che riconduce ai Piani del San Vicino.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- 8 – La Grotta di San Francesco, sul versante Sud del Monte San Vicino.
2
3
4
5
6
7
8
9- Dalla Grotta proseguiamo verso lo spigolo roccioso
10- Superiamo lo spigolo, di fronte si vedono i Prati di San Vicino con le nostre auto.
11- Iniziamo a salire il ripido canalone erboso.
12- Il Monte San Vicinello, oggetto di escursione riportata su questo blog “Il Fosso del Crino e le Grotte del San Vicinello”
13- 14 -Il canalone erboso che sale nel versante Sudest del Monte San Vicino.
14
15- Con Paolo mi dirigo verso la cresta rocciosa di destra che sale dalla grotta.
16- Iniziamo la salita della ripida cresta.
17- 18 -I nostri amici salgono nel canalone di fronte a noi
18
19 – 24 -Arriva Paolo
20
21
22
23
24
25- 27 -Romina ci fotografa dal canalone
26
27
28- L’ultima parte della cresta
29- La cresta di salita proposta.
30- Ci dirigiamo verso la cima del M. San Vicino caratterizzata da grandi cespugli di Genista radiata.
31- Il nostro gruppo in cima.
32 – 34 -La grande croce di vetta.
33
34
35- I ripetitori che rovinano la cima del M. an Vicino.
36- Veduta verso Fabriano e il Monte Cucco e Catria.
37_ Veduta verso il Lago di Cingoli e il Monte Conero.
38- In attesa dell’autunno.
39- Pianta satellitare del percorso proposto: GIALLO : Percorso di salita proposto- ROSSO: Percorso di discesa (o salita normale)



IL ROMITORIO E LA FONTE DEL BEATO UGOLINO, LE LAME ROSSE.

Itinerario storico, breve, facile e con una bella panoramica sul Lago di Fiastra ma poco conosciuto.

Si raggiunge prima la Fonte poi il Romitorio del Beato Ugolino quindi si può proseguire per affacciarsi sul grande e ripido canalone della parte superiore delle Lame Rosse.

Il Beato Ugolino, l’anacoreta dei monti Sibillini, nacque a Fiegni, di Fiastra, intorno ai primi anni del XIV sec. Il padre fu Malagotto III, discendente di quella nobile famiglia dei conti Malagotti, Signori di ben quattro feudi: Appennino, Poggio, Cerreto, Fiastra.

La madre, Lucia, non sopravvisse al parto e lo lasciò orfano. Ugolino fin dall’infanzia ebbe una salda formazione spirituale, che lo portò a proseguire da solo, senza tentennamenti, il cammino della vita anche quando a tredici anni gli morì il padre. Da quel momento il giovane, libero di disporre della sua volontà, maturò l’idea di vendere la proprietà lasciatagli dal genitore in ossequio al precetto della perfezione evangelica. Così a vent’anni vendette la proprietà e si ritirò in un eremitaggio.

Ugolino preferì ritirarsi in solitaria meditazione in una grotta presso Fiegni.

Forse poco tempo fa abbiamo ritrovato anche la Grotta dove Ugolino si ritirò in eremitaggio, vedasi l’articolo in questo Blog “LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO E LA GROTTA DI NICOLA – VALLE DEL FIASTRONE” del 21 novembre 2023.

Qui sarebbe rimasto fino alla sua morte, vivendo in unione di preghiera e di meditazione.

Lo ristorava una sorgente, che la tradizione vuole fatta scaturire da lui stesso. Si dice che una temporanea dimora il Beato l’abbia avuta a S. Liberato, un eremo fatto costruire probabilmente da S. Francesco d’Assisi, non lontano da Fiegni.

Operò interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità, ricorrevano a lui fiduciosi. Guarì un certo Pietro, zoppo fin dalla nascita e impossibilitato a camminare; restituì la vista a un tale Antonio che aveva perso un occhio nel tagliare la legna; guarì gli indemoniati.
Il Beato Ugolino rimase nell’eremo per circa trent’anni e morì nel mese di dicembre del 1373. Dopo la morte, il corpo del Beato venne portato nel vicino castello di Fiegni e collocato nella chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.

ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Fiegni di Fiastra per la strada Provinciale n.58 che costeggia il Lago di Fiastra. Si raggiunge prima la chiesa di Santa Lucia a Paninvetre, quindi proseguendo, il Santuario del Beato Ugolino, aperto solo la domenica. la strada prosegue verso il terrazzo panoramico del Balzo della Rufella con una veduta verticale sul Lago quindi raggiunge Rufella e sale verso Fiegni. All’ingresso della frazione la strada si divide, a destra prosegue verso Collemese e San Maroto con la bellissima chiesa del Santissimo Salvatore che consiglio di visitare al ritorno. A sinistra si entra nel paese e raggiunge la Chiesa di San Flaviano. Si parcheggia all’ingresso di Fiegni.

DESCRIZIONE: Nell’incrocio delle tre strade asfaltate, in corrispondenza di una edicola (foto n.1) parte una sterrata in lieve salita che in circa un’ora conduce comodamente alla Fonte del Beato Ugolino.

Durante il tragitto è possibile avere dei bellissimi scorsi del Lago di Fiastra e della sottostante Valle del Fiastrone.

Raggiunta la fonte dopo poche centinaia di metri si apre la grande radura erbosa dove si erge il Romitorio, dietro ad esso, poco visibile, inizia un sentiero poco frequentato che, in costante ma lieve salita e in circa un’ora, conduce ad una grande radura con tracce di vecchie recinzioni in legno, dove si perde.

Qui è consigliato usufruire di una navigatore satellitare per ritrovare l’imbocco nel successivo bosco alla fine della radura in salita verso Nord, che, in altri 300 metri di tragitto sempre in lieve salita, conduce nella parte superiore del grande canalone breccioso dove, in fondo, si possono osservare le alte guglie delle Lame Rosse.

RITORNO: Per lo stesso itinerario descritto oppure, nel canalone delle Lame Rosse è presente una traccia che lo taglia in quota e che, in un altro chilometro circa, conduce alla Fonte Sottacqua dove un sentiero ritorna indietro Ovest nel fosso e scende verso la Grotta dei Frati per poi riprendere il sentiero che conduce alla parte terminale delle Lame Rosse per chiudere così un percorso circolare.

L’attraversamento del canalone delle Lame Rosse è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto molto ripido e con breccia mobile anche se a tratti sono presenti alberi che facilitano il passaggio.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- L’edicola nella strada all’ingresso di Fiegni, punto di partenza dell’itinerario proposto.
2- Purtroppo il giorno dell’escursione il tempo non era il massimo e la Valle del Fiastrone era ricoperta di nebbia, in alto il gruppo Nord dei Monti Sibillini con, da sinistra, il Pizzo Regina, Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Punta Bambucerta, Monte Rotondo, Monte Cacamillo, Monte Pietralata e la Croce di Monte Rotondo.
3- Veduta verso la frazione di Podalla di Fiastra, Monte Frascare e il Monte Montioli a destra.
4- Zoom sulla Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, che abbiamo visitato nel pomeriggio.
5- La Fonte del Beato Ugolino.
6 – 7 – Il Romitorio del Beato Ugolino costruito in una radura nel bosco con un bellissimo panorama….se fosse stato sereno.
7
8- La targa che ricorda il giorno della costruzione dell’eremo.
9- L’interno del Romitorio.
10- Dietro al Romitorio parte il sentiero per le Lame Rosse.
11- A prima vista ci sembrava un tronco caduto in realtà è una grande radice che viaggia parallela al terreno.
12 – 13- La grande radura poco prima del canalone delle Lame Rosse, presenta tracce di vecchie recinzioni.
13
14- La parte superiore del canalone delle Lame Rosse.
15- Di fronte il Monte Sottacqua.
16- Ed in fondo i torrioni delle Lame Rosse.
17- La Valle del Fiastrone, i campi di Monastero ed il taglio della strada che da Pian di Pieca conduce al Lago di Fiastra..
18 – 19- I Torrioni delle Lame Rosse da una veduta insolita, dall’alto anziché dal basso.
19
20 – 23- In queste immagini si nota la ripidità del canalone delle Lame Rosse che, nonostante la mancanza di sole, almeno ci ha regalato un po’ di colore autunnale.
21
22
23
24- Piccolo ma coloratissimo Acero.
25- La parte superiore del canalone.
26 – 27- La nebbia mattutina si è dissolta permettendo una visione quasi aerea del Lago di Fiastra.
27
28- la Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, del XIII secolo, che abbiamo visitato nel pomeriggio.
29- Di fronte alla Chiesa di Podalla si apre l’itinerario descritto, a sinistra il Romitorio e a destra, più in alto, il canalone delle Lame Rosse.
30- Zoom sul Romitorio
31- Zoom sul canalone delle Lame Rosse.
32- Zoom sui torrioni delle Lame Rosse.
33- Pianta satellitare del percorso. ROSSO: Percorso proposto – GIALLO: Percorso di ritorno



MONTE LIETO Per il canale Est.

L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.

La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.

Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.

All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.

Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.

Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.

Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.

La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.

Di seguito le immagini della salita proposta.

1- Il grande faggio di Pian Perduto e il canale di salita a sinistra, inciso nella parte iniziale e poi delimitato dal rimboschimento.
2- Zoom sul intuitivo canale di salita.
3- la prima parte del canale molto inciso e con dei saltini rocciosi.
4- L’attacco del canale visto dalla strada Forca di Gualdo-Castelluccio.
5- L’ingresso del canale nella sua prima parte incisa e con dei saltini rocciosi.
6- Una vecchia carcassa di bovino all’interno del canale.
7- Il Monte Porche visto dall’interno del canale, in fondo la strada da cui si parte
8- La Forca di Gualdo e la strada per Castelluccio.
9- In corrispondenza dei saltini rocciosi vegetano arbusti di Ramno alpino, sullo sfondo il Monte Argentella.
10- Un grande Acero delimita la parte più incisa del canale.
11- Una ulteriore carcassa, sembra di capriolo ma manca la testa.
12- L’acero della foto n.10 e le prime conifere del rimboschimento a destra.
13- Le sponde del canale sono caratterizzate da numerosi tratti dissestati causati dall’eccessivo transito di bovini lasciati al pascolo nella zona e che, a causa della ripidità del pendio, ogni tanto qualcuna rimane vittima di scivolamenti.
14- La Cima del Redentore e i Colli Alti e Bassi.
15- Raggiunto il rimboschimento la vista si apre anche sul Pian Perduto.
16 – 17 – Suillus gravillei detto anche laricino o pinarolo, porcino che abbonda nel sottobosco a conifere.
17
18- Il canale è delimitato alla sua destra orografica dal rimboschimento a conifere.
19- Terminato il rimboschimento ad alto fusto iniziano i grandi arbusti di Pino Mugo.
20- Oltre il rimboschimento il pendio si fa anche più ripido.
21- I Mughi vegetano bene in questo pendio.
22- L’ultima parte del canale appena accennato, si trasforma in un semplice ma ripido pendio fino alla cresta di uscita.
23- Veduta verso il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese dai pressi della cresta.
24- Veduta verso il Monte Argentella e la Cima del Redentore dai pressi della cresta.
25- Castelluccio e il Piano Grande, sullo sfondo i Monti della Laga.
26- Grossa cavalletta si è affezionata ai miei pantaloni.
27- la cima di Monte Lieto vista dalla cresta di uscita.
28- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
29- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso Sud con Castelluccio
30 – 32- Le rocce presenti ai lati dell’ultima parte del canale.
31
32
33- Il Pian Perduto e, a destra, quello che una volta era chiamato “Il Laghetto Rosso” ma che ormai, da anni, non si colora più con la fioritura di alghe rosse a causa di uno stazzo di pecore realizzato a pochi metri che lo sta devastando ed inquinando, ma forse questo non importa a nessuno.
34- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina emergono ai lati della Cima di Passo Cattivo, a destra la Cima di Vallinfante.
35- Il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.
36- Il Monte Argentella e i boschi del San Lorenzo.
37- La Cima del Redentore ed i Colli Alti e Bassi.
38 – 39- Il Corone del Vettore, la faglia del terremoto del 2016, ancora si vede, anche da lontano, l’abbassamento del terreno.
39
40- Mantide religiosa che si sta cibando di una cavalletta.
41- Il rimboschimento attraversato, formato da diverse essenze di conifere caratterizzate da sfumature di verde differenti.
42- Piccoli Mughi crescono nel pendio sopra al rimboschimento
43- La ripida discesa verso la strada da dove si parte.
44- la continua linea del canale visto dal pendio di discesa di destra.
45- Altri tratti di sponda del canale dissestati dal passaggio di bovini.
46- La mia fedele compagna di salite, anche se rimane sempre nel parcheggio.
47- Bellissime Mazze da tamburo (Macrolepiota procera) nei prati di discesa.
48- E buonissimo Prataiolo (Agaricus macrospora).
49- Ed infine anche un bel ragno, la Argiope.



LAGO FONTANA BIANCA – RIFUGIO CANZIANI – LAGO VERDE – LAGO LUNGO. Parco dello Stelvio – Trentino Alto Adige.

Salendo in auto la Val d’Ultimo da Lana si raggiunge, con un ultimo tratto strettissimo, il Lago Fontana Bianca. Dal Lago si sale a piedi verso il Lago Verde e Rifugio Canziani, anche se dotato di impianto di risalita privato.

Quindi si scende verso il Lago Lungo per poi ridiscendere, con un percorso ad anello, al Lago Fontana Bianca.

Il giro, effettuato il 16 agosto 2024, è adatto a tutti, presenta una lunghezza di circa 14 chilometri e oltre 600 metri di dislivello.

In totale in sei giorni di soggiorno nella zona di Merano, in Trentino Alto Adige, da solo ho percorso circa 70 chilometri e salito oltre 4000 metri di dislivello.

Di seguito le immagini dell’escursione in Val d’Ultimo.

1- Il sentiero di salita dal lago Fontana Bianca al Rifugio Canziani e Lago Verde.
2- Ho raggiunto il limite del bosco.
3- La Cima Sternai e i primi cespugli di Uva ursina segnano il limite del bosco.
4-La Cima Sternai e una cascata a valle del Lago Verde.
5 – 6 – I nevai residui del versante Nord di Cima Sternai e, in primo piano, il terrapieno del Lago Verde.
6
7- Anche qui i cartelli non mancano…….come nei Monti Sibillini !!!!!
8- Il Rifugio Canziani, provvisto di impianto di risalita privato dal Lago Fontana Bianca.
9- Residui di una grandinata del giorno prima.
10- Il Lago Verde e i nevai della Cima Sternai.
11- La Cima Sternai e la vedretta Fontana Bianca che ancora mantiene neve.
12- La diga del Lago Verde, decido di andare nella riva di fronte e salire la valletta con i nevai.
13 – 15 -Il Gioveretto (3439 m.)
14
15
16- Il Lago Verde e la Cima Fontana Bianca sulla sinistra.
17- Una cascata sulla testata della valle del lago Verde.
18- Attraverso la diga e inizio a salire sui nevai di Cima Sternai.
19- Salix herbacea nei pressi dei nevai.
20- Il Rifugio Canziani visto dalla riva opposta.
21 – 22 – Le vallette nivali ai piedi dei nevai ricoperte di muschi.
22
23 – 24 – Inizio a salire sui nevai.
24
25- Il Lago Verde e il Rifugio Canziani visti dai nevai.
26 – 27 – Arrivo alla Forcella a 2900 metri.
27
28- Cadute di pietre quasi continue dal versante Nord mi spingono a scendere.
29- Una delle tante pietre sopra alla neve.
30- Linaria alpina nei ghiaioni di quota.
31- Cerastium uniflorum
32- Ripercorro la sponda opposta del Lago Verde per scendere verso il Lago Lungo.
33- Sul sentiero per il Lago Lungo con alcuni passaggi delicati e il Rifugio Canziani ormai lontano.
34- Il Lago Fontana Bianca nel fondo valle da cui sono partito.
35- Il Lago Lungo e il Lago Lungo Inferiore.
36- Il Lago Lungo.
37- Eriophorum latifolium sulle sponde dei vari laghetti che circondano il Lago Lungo.
38- Le cime della zona si specchiano sul Lago Lungo.
39- Sfagni nelle torbiere della zona.
40 – 41 – Aconitum napellus, pianta velenosissima.
41
42 – 44 -Il Lago Lungo.
43
44
45- Il Rifugio Canziani e il Monte Gioveretto a destra e la Cima Fontana Bianca a sinistra, visti dal rilievo che sovrasta il Lago Lungo.
46- Un altro piccolo laghetto nel sentiero di discesa verso il Lago Fontana Bianca, sopra la valle che nasconde il Lago Verde.
47 – 48- Case di alpeggio nel sentiero di discesa.
48
49- Larici secolari sopra al Lago Fontana Bianca.
50- Mucche e cavalli al pascolo negli alpeggi intorno ai laghi.
51- La Campanula barbata.
52- e una simpatica capra che mi saluta.



CIMA GIOVO DAL PASSO DI MONTE GIOVO – TRENTINO ALTO ADIGE

Il 13 agosto 2024 da solo, da Tirolo ho raggiunto in auto il Passo di Monte Giovo a 2094 metri, tra la Val Passiria e l’Alta Valle dell’Isarco.

Dal Passo sono salito a piedi per la lunghissima cresta rocciosa prima raggiungendo l’Antecima Nord poi proseguendo sempre su ripidissima cresta, attrezzata nell’ultimo tratto sulla verticale placca Nord con una ferrata, fino a Cima Giovo a 2481 metri (2 ore).

Dalla cima si può proseguire per alcune centinaia di metri fino all’Antecima Est per poi ritornare indietro.

La discesa viene effettuata per lo stesso itinerario di salita con particolare attenzione nel tratto di ferrata praticamente verticale, ovviamente più difficile in discesa.

Anche questo itinerario è lungo ed impegnativo, è riportato nella bibliografia della zona e si può seguire la traccia GPS allegata di seguito.

Al ritorno consiglio di visitare anche i Laghetti Rinnersattel a 2035 metri presenti nei pressi del Passo.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Cima Giovo vista dal Passo di Monte Giovo.
2- Inizia la salita alla Antecima Ovest di Cima Giovo.
3- Avvicinandosi alla Cima Giovo si vede anche la croce di vetta.
4- Passo di Monte Giovo visto dall’antecima Ovest..
5- Inizia la ferrata della cresta Nord.
6- La parete iniziale prima della grande placca.
7- La grande placca Nord.
8 – 10- Altri salitori mi precedono.
9
10
11- Ed altri mi seguono.
12-Il tratto verticale sotto alla cima.
13- L’ultimo tratto, i due salitori che mi precedono, si vede la croce di vetta.
14- Gloria solare alla Cima Giovo.
15- La croce di vetta di Cima Giovo.
16- Veduta verso Est con la Lasta Alta
17- Veduta verso Nord al Passo di Monte Giovo.
18 – 19 – Dalla cima si prosegue ancora verso l’Antecima Est.
19
20 – 21 – Verso l’Antecima Est di Cima Giovo con la cresta attrezzata con cavi.
21
22- Cima Giovo vista dall’Antecima Est poco più bassa.
23- Saxifraga stellaris nei pressi dei laghetti di Passo di Monte Giovo.
24- Tana di Marmotta nei mirtilleti di Passo di Monte Giovo.
25- Mirtilli in piena fruttificazione.
26- Eriophorum latifolium nelle torbiere del Passo.
27- Una torbiera
28- I vari laghetti Rinnersattel nei pressi di Passo di Monte Giovo.
29 – 31- I laghetti con la Cima Giovo sullo sfondo.
30
31
32- L’imponente versante Ovest di Cima Giovo con la cresta di salita a sinistra.
33-Libellula in volo sopra ai laghetti
34- Macro su ali di libellula.
35 – 38 – Sparganium angustifolium sulle acque del laghetti.
36
37
38
39 – 41 – Il versante Nord di Cima Giovo.
40
41
42- Il versante Ovest di Cima Giovo con la cresta di salita a sinistra.
43. Giochi di luce scendendo in auto dal Passo di Monte Giovo.