MONTE PORCHE – PIANO GRANDE

Escursione invernale classica dal parcheggio di Monte Prata al Monte Porche per la Fonte della Giumenta.

Al mattino presto le condizioni perfette della neve mi hanno permesso di salire in 1,30 ore dall’auto alla cima.

Itinerario che non espone al pericolo di slavine vista la grande quantità di neve nei pendii oltre i 1800 metri e temperature primaverili.

Nel pomeriggio mi sono recato al Piano Grande di Castelluccio a fare foto nei dintorni dei laghetti temporanei che si formano a primavera

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il versante Ovest con i canali invernali saliti molte volte del Monte Porche, visto dai pressi della Fonte della Giumenta, situata al margine sinistro poco oltre il muretto della strada.
2- I versanti Ovest del M. Palazzo Borghese fino alla Cima del Redentore.
3- Castelluccio ed il Piano Grande ricoperto di nebbia.
4- L’elevato innevamento nel versante Ovest del M.Porche.
5- Veduta verso Nord con la Cima di Vallinfante al centro, il M.Bove Sud a sinistra, il Pizzo Berro e Pizzo Regina a destra.
6- Il poggio sotto alla cima del Monte Porche.
7- Cima Vallelunga e la valle omonima.
8- Il Pizzo Berro a sinistra e il Pizzo Regina a destra.
9- La cresta fino alla Cima di Vallinfante
10- Il Monte Bove Sud con il Passo Cattivo.
11- La cresta finale del Monte Porche con la Cima Vallelunga in fondo.
12- Sulla cresta finale con il poggio sotto alla cima.
13- I canalini Nord del Monte Porche (canalino del gendarmino).
14- La Vallelunga con la cresta tra Cima Vallelunga e Monte Porche.
15- La Vallelunga con le cime circostanti, il Pizzo Berro a sinistra, il Pizzo Regina al centro, Cima Vallelunga a sinistra e il M. Sibilla che emerge nel margine destro.
16- Dune di neve nel versante Ovest di Cima Vallelunga.
17- La cresta del Monte Porche.
18- Veduta verso Sud da Monte Porche.
19- Lo splendido versante Nord di Sasso di Palazzo Borghese con il canale Nord salito da me e Stefano tra ombre e luce.
20- Il M. Argentella al centro, il M. Vettore a sinistra, il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.
21- La cresta dal M. Torrone a M. Vettore.
22- Il M. Sibilla.
23 – 24 – La Cima Vallelunga ed il M. Sibilla.
24
25- La Vallelunga vista dalla cima del M. Porche
26- Un escursionista piccolissimo al centro della foto, sta attraversando, a mezzogiorno, il versante Ovest del M. Porche, un posto dove io non vorrei essere a questa ora, infatti sto già scendendo.
27- I primi fiori della primavera, la Draba aizoides nelle rocce del poggio sotto alla cima del M. Porche.
28- La Scilla bifolia alla Fonte della Giumenta
29- Crochi (Crocus vernus) alla Fonte della Giumenta.
30- Salix caprae in fiore, l’ultimo albero ad alto fusto sulla strada M. Prata-Fonte della Giumenta.
31- Il versante Sudovest del M. Argentella visto dal Piano Grande.
32- Il versante Ovest del M. Porche e M. Palazzo Borghese
33- Le talpe già stanno salendo verso la superficie dei prati e stanno scavando tutto il Piano Grande.
34 – 35 – Riflessi della Cima del Redentore sui laghetti temporanei del Piano Grande.
35
36- Riflessi dal M.Porche al M. Argentella.
37- Lo Scoglio dell’Aquila.
38- Viola eugeniae al Piano Grande.



EVENTO

Siete invitati




GROTTE E EREMO DI SANT’EUSTACHIO E GROTTA DI SANTA SPERANDIA – SAN SEVERINO MARCHE

Su richiesta di un mio caro amico di San Severino Marche riporto due itinerari, facili ed adatti a tutti, per raggiugere delle grotte situate nel territorio comunale della bellissima città di San Severino Marche.

GROTTE E EREMO DI SANT’EUSTACHIO

Le Grotte e l’Eremo di Sant’Eustachio si raggiungono da San Severino Marche prendendo la Strada Provinciale n.361 in direzione Castelraimondo, dopo circa 8 Km dal centro si incontra, a sinistra, la deviazione su strada sterrata con indicazione delle grotte fino ad un piccolo parcheggio dove si lascia l’auto. Si prosegue a piedi la strada sterrata ed in circa 30 minuti si raggiunge l’Eremo e le prime grotte. Si prosegue la strada di fondovalle e si visitano altre grotte in entrambe i versanti della valle. Di fronte all’eremo, scavalcando il torrente su un ponticello, si trova anche un vecchio colombaio costruito sotto un’altra delle tante grotte della valle. Proseguendo la strada di fondovalle, con altri 30 minuti di cammino, si arriva alla grandissima Grotta del Gallo.

Attualmente la strada per le Grotte di Sant’Eustachio è chiusa per lavori ma si confida nella sua rapida apertura per la stagione estiva.

Le immagini infatti sono di alcuni anni fa.

1- La strada sterrata di fondovalle, comodissima, con cui si raggiunge l’ermo e le Grotte di S. Eustachio.
2- Una prima grotta sul versante orografico sinistro della valle.
3- Lingua cervina e Felce maschio, abbondantissime nella valle.
4 – 5- I ruderi dell’Eremo di Sant’Eustachio.
5
6- L’interno dell’Eremo fotografato dalla grata della porta.
7 – 8- Dettaglio architettonico del portale dell’Eremo.
8
9- L’Eremo visto dalla grotta adiacente.
10 – 13 -La grande grotta situata di fianco all’Eremo.
11
12
13
14 – 16- L’Eremo visto dall’interno della grotta laterale.
15
16
17 – 18- La valle di S.Eustachio vista dall’interno della grande grotta.
18
19 – 21 -Un’altra grotta che si incontra lungo il percorso, scavata direttamente dall’ansa del fiume.
20
21
22 – 23- Piccole Marmitte dei Giganti lungo il torrente.
23
24- La rara Adoxa moschatellina fiorisce lungo il sentiero.
25- L’inequivocabile bivio.
26- Gonepteryx ramhni della anche “Cedronella” svolazza sopra una pianta di Primula acaulis.
27- Anemone epatica (Hepatica nobilis)

GROTTA DEL GALLO

28- Il lungo ma basso ingresso della Grotta del Gallo.
29 – 32- L’interno della Grotta del Gallo, anch’essa, come la Grotta dell’Eremo di S.Eustachio, visivamente rimaneggiata nei secoli.
30
31
32
33- L’ingresso della Grotta del Gallo visto dall’interno

IL COLOMBAIO

34 – 38 -L’antico allevamento di colombi (Colombaio) situato anch’esso sotto ad una ennesima grotta, di fronte all’Eremo
35
36
37
38
39- Le varie grotte della valle riportate nel catasto delle Grotte e Cavità della Regione Marche e ricercabili tramite navigatore satellitare .

GROTTA DI SANTA SPERANDIA

La Grotta di Santa Sperandia si raggiunge in circa 14 km da San Severino Marche prendendo la Strada Provinciale n.502 in direzione Cingoli, nella frazione di Gagliannuovo si devia a destra e si prosegue fino al parcheggio per la grotta adeguatamente segnalato. Quindi si prosegue a piedi in discesa per una lunghissima scalinata che conduce alla grotta, al ritorno si può raggiungere la Roccaccia, un vecchio torrione di avvistamento che domina tutta la vallata verso Treia e fino al Monte Conero..

Di seguito le immagini dell’escursione.

40- Di fronte alla grotta una immensa cava rovina un po’ il paesaggio, molti anni fa nella cava si potevano trovare numerosi e grandi fossili di ammoniti,
41 – La falesia di arrampicata di Cingoli.
42- Targa posta all’ingresso della grotta
43- L’ultimo tratto della lunga scalinata di discesa alla grotta.
44 – 49- La Grotta di Santa Sperandia.
45
46
47
48
49
50 – 52 -Ora si risale.
51
52
53 – 54- Il torrione denominato “La Roccaccia”.
54
55- E, per chiudere la giornata, anche un bell’arcobaleno.
56- Le splendide ammoniti che si potevano ritrovare nella zona di fronte alla Grotta di S.Sperandia, foto fatte sul luogo nel 1991.
57
58
59
60
61
62- Frammento di ammonite di circa 50 centimetri di diametro.



CAMPO IMPERATORE – M.AQUILA

Itinerario invernale classico, dalla Stazione superiore della funivia Fonte Cerreto-Campo Imperatore siamo saliti al Rifugio Duca degli Abruzzi quindi proseguito per la sottile cresta Est fino a M.Aquila.

Di seguito le immagini della stupenda giornata.

1 – 2 -La salita dalla stazione superiore della funivia al Rifugio Duca degli Abruzzi.
2
3- Il Monte Sirente e la città de L’Aquila in fondovalle visti dal Rifugio.
4- Il vasto Campo Imperatore.
5- Il Monte Brancastello e il Monte Prena sulla sinistra.
6- Zoom sul Monte Brancastello
7- Zoom sul Monte Prena.
8- Zoom sulla parte di Campo Imperatore dove è sitato il Lago Pietranzoni, ancora sotto alla neve.
9 – 10 – Il Corno Grande visto dalla cresta per il Monte Aquila.
10
11- Zoom sul Corno Grande.
12- Campo Pericoli con il Pizzo di Intermesoli al centro ed il Monte Corvo a sinistra.
13- Il Pizzo di Intermesoli.
14- Zoom sulla parte sommitale del Pizzo di Intermesoli.
15- Le pareti del Pizzo di Intermesoli verso la Val Maone.
16- Il Monte Corvo.
17- Zoom sul Monte Corvo.
18- Si va verso il Monte Aquila.
19- Il Rifugio Duca degli Abruzzi.
20- Il Pizzo Cefalone
21- Zoom sul Pizzo Cefalone.
22- 23 -La stretta cresta che dal rifugio conduce verso il Monte Aquila.
23
24- Veduta verso il Pizzo Cefalone.
25- Grosse cornici verso il Monte Portella.
26- Ombre e luci al Campo Pericoli.
27 – 30 – Stretti passaggi in cresta
28
29
30
31 – 32 -Il sottostante Campo Pericoli con il Pizzo di Intermesoli e il Monte Corvo a sinistra.
32
33 – 37- Ancora delicati passaggi sulla lunghissima cresta.
34
35
36
37
38 – Il Corno Grande visto dalla parte finale della cresta.
39- Veduta verso Campo Imperatore .
40- La Sella di Monte Aquila.
41- La Stazione della funivia ancora più lontana.
42- I Monti della Laga e i Monti Sibillini emergono verso la Sella del Brecciaio.
43- Il versante Sudest del Monte Vettore.
44- Il ripidissimo versante Est del Monte Corvo con i Monti della Laga sulla destra.
45- L’ultimo tratto di cresta.
46- Il Corno Grande con il Sassone ed il canalone della Direttissima ricolmo di neve.
47- La parte superiore della Direttissima, c’è un alpinista solitario un centinaio di metri sotto alla cima ma non è ben visibile.
48- Lo zoom rivela perfettamente l’alpinista solitario.
49- Lo scoglio denominato “il Sassone” da dove parte la Direttissima.
50- Il traverso innevato che porta verso l’ex Rifugio Bafile.
51- I canaloni verso la Sella del Brecciaio.
52- Il Corno Grande visto dalla stazione della Funivia.
53- Figura ornitomorfa sulla neve.



SERATA EVENTO




LE GROTTE PARALLELE DELLA SCRUFOLA – RIO SACRO

I nostri “piccoli” Monti Sibillini ci regalano sempre nuove emozioni.

Grazie allo spirito di esplorazione di Manuel e alla tecnologia di una Termocamera a raggi Infrarossi usata per la certificazione energetica degli edifici abbiamo scoperto due nuove grotte situate una di fronte all’altra nei due versanti opposti, all’imbocco della Valle di Rio Sacro.

Con la Termocamera IR abbiamo mappato la parte finale della Valle di Rio Sacro dalla strada di fondovalle proprio per scoprire eventuali cavità da dove esce aria più fredda rispetto all’ambiente ed abbiamo così individuato da lontano la posizione della grotta più profonda, d’inverno, l’assenza delle foglie nella copertura boscosa, facilità la ricerca che altrimenti sarebbe impossibile fare.

Le due grotte non sono descritte in alcuna bibliografia, ne inserite nel Catasto delle Grotte e Cavità della Regione Marche nonostante la più grande abbia le caratteristiche minime necessarie di altezza (4 metri) e profondità (6 metri) per esserne inserita, non sono ricordate dagli anziani della Valle per cui non hanno neppure un nome.

Le grotte si aprono sotto ad vallone, delimitato ai lati da due speroni di roccia, che veniva chiamato dai Valligiani “Sodo della Scrufola”.

Dai racconti di mio nonno Angelo di Acquacanina, in questo vallone, una volta erboso ma attualmente ricoperto da un folto bosco, venivano portati i maiali al pascolo allo stato brado in quanto chiuso da entrambe i lati da cui il toponimo “Scufola” da “scrofa”.

Per cui non avendo notizie storiche del nome di queste grotte le abbiamo chiamate le “Grotte parallele della Scrufola” proprio in base al toponimo conosciuto più vicino.

Notizie storiche di anziani ormai non più in vita, che hanno custodito il loro segreto, narrano di una fantomatica grotta usata come rifugio dai Partigiani durante la seconda guerra mondiale proprio in questa zona, anche se sembra che dovrebbe essere più ampia, per cui non sappiamo se è questa che abbiamo scoperto l’effettiva Grotta dei Partigiani narrata nella zona.

Abbiamo proseguito l’esplorazione delle pareti e versanti dell’ultimo tratto di circa un chilometro del Rio Sacro prima della sua confluenza con il Fiastrone, attraversando più volte il torrente anche se non è questo il periodo migliore per guadarlo vista la temperatura dell’acqua !!!! ma non abbiamo trovato altre cavità.

ACCESSO: Si raggiunge in auto da Acquacanina l’imbocco della strada sbarrata della Valle di Rio Sacro dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Si scende a piedi la strada sterrata della Valle di Rio Sacro fino al ponte sul Fiastrone, si prosegue la strada per altri circa 500 metri fino al boscoso Vallone della Fonte della Pernice dove, d’inverno, scende un rivolo d’acqua captato da un grosso tombino in cemento presente di fianco alla strada. Si prosegue ancora 20 metri e si scende a sinistra sottostrada su una traccia di sentiero. La traccia scende dapprima nel bosco del “Sodo della Scrufola” verso il Rio Sacro per poi riprendere il fondo roccioso del fosso che presenta alcuni facili salti da scendere fino al torrente (10 minuti dalla strada).

La prima grotta (che abbiamo chiamato anche la Grotta della Sentinella), poco più che una cavità, si trova sulla parete di destra del fosso roccioso, 5 metri sopra il Rio Sacro.

L’altra grotta (la Grotta dei Partigiani ??) si trova esattamente sul versante opposto, occorre guadare il Rio Sacro e salire un ripido pendio terroso fino alla base delle pareti opposte.

Visitate le grotte si consiglia di risalire il greto del Rio Sacro (magari d’estate) ed in circa 500 metri, si raggiunge una breve ma stretta forra rocciosa oltre la quale la valle si allarga e diventa boscosa non presentando più interesse.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il Vallone della Fonte della Pernice da cui si scende alle grotte con il fosso ed il tombino in cemento a destra.
2- La traccia che scende dal Sodo della Scrufola verso il Rio Sacro, in alto uno dei torrioni che delimita questo vallone.
3- I salti rocciosi finali del fosso, visti dall’alto, prima di confluire con il Rio Sacro che si vede in fondo.
4- I salti rocciosi della foto n.3 visti dal basso.
5- Il Rio Sacro
6 – 7 – La prima cavità , situata a destra del fosso.
7
8- La cavità vista dalla sponda opposta con, in alto, uno dei torrioni che delimita il vallone del “Sodo della Scrufola”.
9- Immagine della Termocamera IR con la seconda grotta colorata in azzurro (più fredda rispetto all’ambiente) visibile al centro della foto.
10- Zoom sul centro della foto n.9, la cavità più fredda si distingue meglio.
11- L’ingresso “freddo” della grotta adesso è davvero evidente.
12- Il ripido pendio terroso che permette di raggiungere la grotta del versante opposto , oltre il greto del Rio Sacro.
13- saliamo il pendio con il Rio Sacro in fondo.
14- Alle spalle il torrione che delimita a sinistra (in discesa) il vallone del “Sodo della Scrufola”.
15- 18 – La grotta del versante opposto, più grande e profonda.
16
17
18
19 – 20- Veduta dall’interno della grotta.
20
21 – 22- Nella parete del fondo della grotta sono presenti particolari stratificazioni rocciose.
22
23- Nella parete sono presenti anche dei nuclei di Pirite (Solfuro di ferro).
24- Stratificazioni rocciose di colore nero del pavimento della grotta.
25- L’altro torrione roccioso che delimita a destra il “Sodo della Scrufola” visto dall’ingresso della grotta.
26- La confluenza del Rio Sacro con il Fiastrone.
27 – 28- Risaliamo il greto del Rio Sacro in esplorazione.
28
29 – 30 – La forra rocciosa del Rio Sacro presente a circa un chilometro dalla confluenza con il Fiastrone.
30
31- L’ultima parte della forra rocciosa del Rio Sacro.
32- Una grandissima pianta di edera risale le pareti rocciose con stratificazioni verticali della forra
33- La grande edera della forra.
34 – 35 – La parte finale della forra del Rio Sacro oltre la quale la valle si allarga e diventa boscosa.
35
36- Petasites hybridus in fioritura sul greto del Rio Sacro.
37- Siamo a marzo e già stanno fiorendo i primi fiori primaverili, l’anemone epatica (Hepatica nobilis)
38- La Primula acaulis.



MONTE AMIATA – BAGNI SAN FILIPPO

Escursione in auto a Bagni San Filippo, frazione del comune di Castiglione d’Orcia in provincia di Siena, alle falde del Monte Amiata dove sono presenti calde acque termali conosciute fin dall’antichità, che qui hanno creato un paesaggio magico di bianche formazioni calcaree, cascatelle e piccole vasche calde dove fare il bagno anche in pieno inverno nel mezzo del verde bosco rigoglioso.

Il giorno successivo abbiamo visitato Abbadia San Salvatore che dal 1847 al 1987 fu sede di una importante miniera di estrazione del Mercurio, ormai non più usato nell’industria a causa della sua tossicità.

Dal paese siamo quindi saliti in auto verso la sommità del Monte Amiata, di origine vulcanica, soffermandoci prima alla palestra di roccia “Falesia Catarcione” posta proprio sopra la strada e realizzata su alti torrioni di Trachite bucherellata e deformata all’interno di una ampio castagneto dove sono presenti numerose vie fino al 7B e dove si apre anche la Grotta dell’Arciere chiusa al pubblico per la presenza di un graffito preistorico che raffigura appunto un arciere stilizzato e una seconda grotta limitrofa invece accessibile anche se di proprietà di un grosso cinghiale che però ci ha permesso di visitarla dopo la sua repentina fuga.

Nella zona sono presenti altre cinque falesie con relative palestre di arrampicata.

Quindi proseguendo in auto si arriva alla vetta del Monte Amiata interamente ricoperta da una delle più grandi faggete dell’Appennino ma anche dotata di piste da sci che si aprono all’interno delle faggete anche se quest’anno senza neve.

La cima presenta solo rari punti panoramici dove, con il cielo limpido, è possibile vedere ad Ovest fino alla Sardegna e, ad Est, fino ai Nostri Monti Sibillini e alla catena del Gran Sasso.

Successivamente ci siamo diretti a Prato delle Macinaie e proseguendo in direzione di Arcidosso, dopo circa 500 metri si nota sotto strada, nel bosco, un piccolo laghetto artificiale che raccoglie le acque di tre fossetti che scendono direttamente dalla strada.

Scendendo il fosso più a destra alla ricerca di minerali vulcanici quali Sanidino, Mica Biotite, Andalusite e Cinabro, nelle pietre del greto, di cui però non abbiamo trovato campioni pregevoli, abbiamo effettuato un ritrovamento eccezionale, ciottoli di dimensioni pluricentimetriche di Grafite che altrimenti veniva indicata con la presenza solo per piccole rare masserelle immerse nella Trachite.

La grafite ha un caratteristico colore grigio piombo chiaro e si riconosce immediatamente perché “scrive” su una pietra bianca e addirittura su un foglio di carta, al contrario delle durissime pietre vulcaniche presenti nella zona.

PICCOLA CURIOSITA’ CHIMICO-MINERALOGICA:

La GRAFITE è un minerale costituito da soli atomi di CARBONIO, Si tratta di una forma allotropica del  carbonio costituita da numerosi fogli di grafene (anelli di carbonio di forma esagonale)  impilati su se stessi.

Le forme allotropiche di un elemento sono costituite dagli stessi atomi dell’elemento in questione ma legati o cristallizzati in forme diverse

L’altra forma allotropica del Carbonio è il più pregiato DIAMANTE che cristallizza con una struttura Tetraedrica ma purtroppo non si trova in Italia, ci accontentiamo della grafite, pur non avendo praticamente valore come pietra preziosa ha solo interesse collezionistico.

La grafite è la più stabile forma del carbonio presente in natura è un ottimo conduttore elettrico, ha un’alta conducibilità termica, ha un’elevata temperatura di fusione, è tenera e si sfalda facilmente, viene tutt’ora usata nelle nostre case, scuole ed uffici, nelle mine delle matite.

Di seguito le immagini dei due giorni di escursioni:

1- Le cascatelle di Bagni San Filippo formate dalle acque termali calde ad elevatissimo contenuto salino.
2 – 6- La colata denominata la “Balena Bianca”
3
4
5
6
7- Uno dei tanti laghetti di acqua calda dove è possibile fare il bagno anche d’inverno.
8- Le tipiche formazioni calcaree a strati dove l’acqua scorre più lentamente
9 – 10- Le cascate con tempi di esposizione diversi.
10
11- Il vecchio pozzo della miniera di Mercurio di Abbadia San Salvatore.
12- Il Laghetto verde annesso agli edifici minerari.
13- 14 – I bellissimi torrioni di Trachite della falesia Catarcione
14
15- La palestra di arrampicata è comodissima, proprio sopra alla strada Abbadia San Salvatore – Monte Amiata.
16- La Falesia si apre all’interno di un altissimo bosco di Castagni.
17 – 18- Gli alberi concorrono in altezza con i torrioni rocciosi.
18
19- Una delle numerose vie
20- Un castagno in “simbiosi” con la parete rocciosa
21- Addirittura per raggiungere gli attacchi di alcune vie sono presenti dei tratti attrezzati con scalette di ferro.
22- La Grotta dell’Arciere, chiusa al pubblico, si può osservare comunque l’interno dal cancello.
23- La figura stilizzata di un arciere preistorico da il nome alla grotta (immagine da www.google, visibile anche con un po’ di fantasia.)
24 – 26 – Zoom fotografico dal cancello verso l’interno della grotta .
25
26
27- All’interno, un secondo cancello protegge la zona della grotta dove è presente il graffito.
28 – 32- Altri torrioni, altre vie ed altri alberi in concorso di altezza.
29
30
31
32
33- Il primo fiore primaverile, un Crocus.
34- Una seconda grotta accessibile, anche se abbiamo dovuto scomodare un imponente cinghiale che per un momento di ha fermato il battito cardiaco. Non avevo mai visitato una grotta nella Trachite, roccia vulcanica e non carsica.
35- 37 – L’interno della grotta formatasi nella Trachite.
36
37
38- Un pipistrello non si è scomodato affatto dopo il nostro ingresso.
39- Dei funghi, che non sono riuscito ad identificare, che crescono nelle fessure della roccia all’interno della grotta.
40 – 41- La grotta prosegue verso sinistra ma diventa un cunicolo strettissimo impraticabile.
41
42- Il lato destro più corto.
43- Il soffitto della grotta con un grosso masso incastrato.
44- La comodissima Falesia proprio di lato della strada-
45- Funghi del genere Astraeus (a forma di stella) che ormai hanno lasciato le loro spore all’aria.
46- Gli eccezionali noduli di Grafite trovati nei pressi di Prato Macinaie.



I VURGACCI – PIORACO

Su richiesta di un mio amico di Pioraco propongo il sentiero de I VURGACCI, un itinerario classico molto conosciuto in zona, facilissimo da percorrere grazie alle varie passerelle presenti che permettono di attraversare la bellissima forra, formata dal fiume Potenza, nascosta nel lato Nord dell’abitato di Pioraco.

Si seguono le indicazioni presenti dall’abitato e si segue la forra fino ad arrivare alla Cartiera e alle falde delle falesie della Palestra di Arrampicata di cui Pioraco è anche ulteriormente conosciuta.

Inoltre in zona si può percorrere anche l’impegnativa VIA ALVAP che dall’abitato di Pioraco sale fino al Monte Primo abbondantemente descritta sul web mentre ricordo che non è in stato di manutenzione l’unica ferrata della Provincia di Macerata, la Ferrata dei Piceni.

Purtroppo delle giornate molto ventose precedenti alla nostra escursione, avevano riempito di sacchi e rifiuti volanti vari, provenienti gran parte dai vari cantieri post-sisma presenti nel paese, l’intero percorso.

Al disotto di uno dei tanti laghetti che si trovano lungo la forra (laghetto azzurro) è presente un sifone che permette l’accesso, solo a Speleosub, alla Grotta del Castoro,

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Un grande Leccio con lunghe radici che si infilano nel travertino e una grande edera al lato sinistro.
2 – 6 -Immagini della forra de I Vurgacci
3
4
5
6
7- Una scultura ricavata nella tenera pietra spugna (travertino).
8- Forme del travertino formatosi per stillicidio dell’acqua e particolari muschi.
9 – 18 – Altre immagini dei vari laghetti presenti nella forra, al di sotto di uno di questi si apre la Grotta del Castoro accessibile solo a speleosub.
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19- Le comodissime passerelle e ponti permettono un facile accesso a tutti.
20- Una trota fario (Salmo trutta)
21- La felce Lingua cervina (Phyllitis scolopendrium) abbonda nelle terreno nella forra.
22- Mentre nei tronchi e nelle rocce abbonda anche la felce Polypodium vulgare.
23 – 24 – La cascata artificiale presente all’imbocco superiore della forra.
24



MONTE BICCO PER IL CANALE OVEST – MONTE BOVE SUD

Salita classica poco difficile PD ma poco frequentata già salita anni fa da me e descritta in questo blog come “Direttissima al versante Ovest del Monte Bicco” è sicuramente più ripida ed impegnativa del frequentatissimo “Canale Maurizi” che alcuni salitori recentemente sui social lo hanno erroneamente valutato addirittura D+ anzichè PD.

La Direttissima si raggiunge dal Piazzale dell’ex Hotel Felicita salendo per il canalone della pista da sci fino ai Jacci di Bicco (Cristo delle Nevi) quindi si prende un tratto della strada per la Forcella Passaiola ed arrivati sulla verticale della cima ci si innalza nel pendio sovrastante mantenendosi verso sinistra per costeggiare dei torrioni rocciosi, fino al tratto finale più ripido (45-50°) per poi uscire in cima.

Dal Monte Bicco abbiamo proseguito poi per cresta fino al Monte Bove Sud.

Di seguito le immagini della salita effettuata su fantastica neve marmorea, con Silvia, Romolo e Valerio.

1- Il tratto finale del canalone della pista da sci poco prima del Cristo delle Nevi.
2- Il tratto iniziale della Direttissima Ovest al Monte BIcco, il pendio non è ancora elevato.
3 – 4 -Ci spostiamo verso sinistra costeggiando degli alti torrioni rocciosi
4
5- Un camoscio di vedetta sulla sommità dei torrioni.
6- Di fronte gli impianti sciistici dei Jacci di Bicco
7- Ci dirigiamo verso un restringimento del versante dove il pendio si impenna.
8- La solita vedetta ci controlla dall’alto.
9- Saliamo su, purtroppo, poca neve ma dura come il marmo.
10- Il Monte Cardosa alle spalle.
11 – 12 – Il pendio di salita sulla nostra sinistra, paragonato all’orizzonte, non esalto le pendenze come fanno molti escursionisti sui social, non tenendo conto che la linea dell’orizzonte, per definizione, è in piano.
12- il pendio di destra, sullo sfondo la Cima del Redentore ed il Monte Vettore.
13 – 18 – Fasi di salita dell’ultimo tratto del pendio.
14
15
16
17- Notare che nella neve si notano solo le tracce delle punte dei ramponi a testimonianza della durissima neve presente.
18
19- Il Monte Bove Sud visto dalla cima del Monte Bicco.
20- Il Monte Bove Nord e, a sinistra, la più bassa Croce praticamente senza neve, anche quest’anno l’innevamento è scarsissimo.
21-Il Monte Bove Sud con l’orribile stazione della funivia ormai abbandonata da decenni, al centro spicca la cresta sommitale del Pizzo Berro.
22- I canalini Nord del Monte Bove Sud.
23- La discesa dal Monte Bicco alla forcella del Canale Maurizi.
24- Il Canale Maurizi, Valerio scende per fare la variante di cresta, noi proseguiamo verso il Monte Bove Sud..
25-La cima del Monte Bicco.
26 – 30- La cresta verso il Monte Bove Sud.
27
28
29
30
31- Cornice di uscita nel Canalino ad “Y”.
32- L’uscita del Canalino “Primavera”
33 – 34- La cima del Monte Bove Sud.
34
35- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.
36- Il Monte Sibilla e la Cima Vallelunga.
37- Veduta verso sud fino alla Cima del Redentore e il Monte Vettore.
38 – 39 – Le nostre ombre sulla cresta del Monte Bove Sud.
39
40- La Val di Bove
41- Prendiamo la strada del ritorno.



CANALE SINISTRO DELLO SCOGLIO DEL MONTONE – Per allenamento e per chi non ha molto tempo di andare in montagna.

La salita del Canale destro dello Scoglio del Montone (M.Castel Manardo) è una facile classica salita invernale già descritta nella mia bibliografia, è fattibile in poche ore ed è quindi adatta per allenamento su pendii ripidi innevati e per chi non ha molto tempo per andare in montagna.

Il 24 Gennaio 2024, ho salito il canale con i seguenti tempi:

  • Camerino – Pintura di Bolognola in auto : 30 minuti
  • Pintura di Bolognola – Attacco del Canale : 30 minuti
  • Salita del canale fino alla cresta dello Scoglio del Montone, 350 metri di dislivello su pendii di 35 – 45 gradi di pendenza : 40 minuti
  • Discesa per M. Castel Manardo o per Forcella Bassete – Pintura di Bolognola : 1,20 ore
  • Pintura di Bolognola – Camerino in auto : 30 minuti.

Unica nota stonata la temperatura che al mattino presto era di 5 Gradi e quindi neve che, nel canale, affondava una scarpa e soprattutto i rifiuti trovati in prossimità della Pintura di Bolognola:

– escrementi di animali domestici raccolti in visibilissimi sacchetti poi abbandonati di fianco alla strada come se qualcuno li raccogliesse prima o poi, cosa che non sopporto, almeno se i padroni lasciassero gli escrementi sul posto, senza sacchetto, prima o poi si degraderebbero ma nel sacchetto sono visibili e rimangono per anni !!!!

-N.8 bottiglie di Vodka, Gin e altri superalcolici abbandonate nei prati e debitamente raccolte da me e smaltite nei contenitori per rifiuti PRESENTI ALLA PINTURA, lasciati molto probabilmente da educatissimi giovani, le nuove leve di questa maleducatissima Italia.

Di seguito le immagini della salita

1- Il Monte Acuto visto dalla Pintura di Bolognola.
2- La neve era ricoperta di migliaia di Pulci delle Nevi (Hypogastrura nivicola : Collemboli).
3- Il Monte Acuto visto dalla strada del Fargno, nei pressi dell’attacco del canale di salita.
4- Il Canale di salita.
5- Lo Scoglio del Montone e, a destra, il canale di salita.
6- Il primo tratto di salita, su pendii di 35 Gradi.
7 – 13- Il Monte Rotondo visto dal canale, man mano che si sale il pendio si impenna fono ai 45 gradi di pendenza.
8
9
10
11
12
13
14- Il pendio opposto, verso lo Scoglio del Montone.
15- L’ultimo tratto di salita.
16 – 17 -L’uscita sulla cresta che dal M.Castel Manardo scende verso Forcella Bassete.
17
18- Il Pizzo e la Valle dell’Ambro.
19 – 20- La cresta con il M. Rotondo a destra ed il M. Acuto e Pizzo Tre Vescovi a sinistra
20
21- Il pendio verso la Valle del Fargno.
22- La mia lunga ombra si proietta verso Bolognola con Camerino in alto a sinistra.
23- Lo Scoglio del Montone.
24- L’ultimo tratto di cresta prima della discesa per Forcella Bassete.
25- Il Pizzo Regina a sinistra e il Pizzo Berro a destra.
26- Il Pizzo Berro.
27 – ll Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dalla cresta di discesa.
28- ll Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dalla Forcella Bassete.
29- Il Monte Rotondo visto da Forcella Bassete.
30- Lo Scoglio del Montone visto da Forcella Bassete.
31- Il canale destro dello Scoglio del Montone visto dalla Pintura di Bolognola.
32- Il Monte Castel Manardo con il canale di salita, visto da Camerino.
33- Sacchetti di escrementi di animali domestici lasciati di fianco alla strada nei pressi della Pintura di Bolognola.
34- Bottiglie di superalcolici vuote abbandonate nei pressi della Pintura di Bolognola.