Nell’alta valle dell’Ambro, nel versante Nord del Monte Priora, in prossimità della formazione rocciosa denominata localmente “La Travertina”, si apre una ampia grotta conosciuta solo dagli anziani di Vetice e non riportata sul catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.
La Grotta, denominata “de Lu Vallo'” perché si trova nel grande vallone che scende prima dell’Aia della Regina, verso le Roccacce, si trova a poche centinaia di metri sotto al sentiero che da Vetice attraversa il Prato Porfidia e raggiunge le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.
ACCESSO: Si raggiunge con l’auto la frazione di Vetice di Montefortino, si prosegue il tratturo verso i Campi di Vetice parcheggiando in modo tale da non ostacolare il passaggio dei trattori.
DESCRIZIONE: Si prosegue il tratturo a piedi (sentiero n.224 sulle carte, conosciutissimo e riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini) che si dirige verso il Pizzo attraversando campi coltivati, giunti alla Fonte Vecchia si devia a destra per la Valle dell’Ambro (la deviazione a sinistra conduce verso la Samara- versante Infernaccio) e si prosegue fino ad entrare nel bosco, si intercetta il sentiero che sale dalla Madonna dell’Ambro e si prosegue, con tratti in salita, si supera la deviazione a sinistra che sale verso Il Pizzo con indicazione su un tronco e con circa 1,15 ore si raggiunge Prato Porfidia con i resti di numerosi ricoveri in pietra.
Si prosegue raggiungendo la Fonte dell’Acqua Arva e si continua per netto sentiero fino a risalire un tratto roccioso in corrispondenza dei torrioni de La Travertina oltre il quale il sentiero gira nettamente versante e si apre in alcuni tratti di prato sottostante le alte pareti rocciose dove è possibile ammirare l’imponente versante Nord del Monte Priora o Pizzo Regina e l’alta valle dell’Ambro con il versante Est del Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto (1 ora)
Si è giunti nell’ampio vallone che scende dalla Priora, appena termina il bosco (357024,4 E – 476484,8 N; 1415 m.) si lascia il sentiero che prosegue per le sorgenti dell’Ambro e si scende circa un centinaio di metri per il ripido prato sottostante costeggiando gli alberi e aggirando alcune rocce che si incontrano in basso, alla base di tali rocce si apre la ampia e doppia Grotta de Lu Vallo’ (356909,2 E – 4756492,4 N; 1340 m.; 2,30 ore dall’auto).
Raggiunta la grotta si risale sul sentiero di raggiungimento e si sale su ripidi prati e rocce verso la base de La Travertina dove si aprono altre cavità costituite principalmente da ampi tetti rocciosi poco profondi e nascosti dalla vegetazione arborea.
Quindi si consiglia di proseguire in sentiero e raggiungere le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.
Ritorno, stesso itinerario.
1- Il Balzo Rosso al primo mattino.2- Il Pizzo con il Poggio della Croce.3- Il Poggio della Croce visto dal bosco sottostante4- La “bellissima” indicazione con vernice sul tronco che indica la deviazione in salita per Il Pizzo, solo sui Monti Sibillini si vedono certe cose.5- Un fontanile ormai asciutto da anni nei pressi di Prato Porfidia.6 – 7 – I vecchi ripari di Prato Porfidia.78- Il versante Sud del Monte Amandola.9- Il Balzo Rosso visto di lato.10 – Usciti dal bosco si apre l’alta Valle dell’Ambro, le Roccacce e la Forcella Bassete.11- Il versante Est del Pizzo Tre Vescovi con la cresta in parziale ombra che abbiamo risalito anni fa (descritta nel sito) ed il Monte Acuto.12- La Travertina e la Grotta de Lu Vallo’ sottostante.13 – 17- la Grotta de Lu Vallo’1415161718- La seconda grotta più interna e profonda.19 – 20 – a colonna di roccia che separa le due grotte.2021- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dall’interno della grotta.22- Risaliamo i ripidi prati sovrastanti il sentiero per raggiungere altre cavità alla base de La Travertina.23- Le alte e levigate pareti de La Travertina.24- Una modesta cavità alla base de La Travertina25- Altre cavità formate da tetti di roccia poco profondi si aprono alla base delle pareti rocciose, nascoste dagli alberi.26- Ritorno a Vetice, il Pizzo e Poggio della Croce.27- E di nuovo il Balzo Rosso.28 – Pianta satellitare dell’ultimo tratto dell’itinerario per raggiungere la Grotta de Lu Vallo’.
LA GROTTA DELL’ACQUA SOLFUREA – Gola di Frasassi
La Grotta dell’Acqua Solfurea è una grotta ad accesso libero nella Gola di Frasassi, a poche centinaia di metri dall’ingresso turistico delle Grotte omonime.
Poco prima del tombino da cui si accede alla Grotta Bella (vedi itinerario in questo sito), si risale il bosco su traccia di sentiero in direzione dell’alto muraglione presente al lato della strada fino alla sua sommità dove si apre l’ingresso alla Grotta Solfurea.
L’accesso non è proprio escursionistico in quanto prevede una calata e soprattutto la successiva risalita di uno stretto pozzo mediante diversi metri di corda fissa per cui la visita in modo autonomo è riservata ad escursionisti con un minimo di esperienza speleologica.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il muraglione dove è presente l’ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea con la sottostante strada che in poche centinaia di metri porta all’ingresso turistico delle Grotte di Frasassi.2- L’articolato ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea.3 – 4 – Ci prepariamo per la discesa del pozzo con la corda fissa.45- Il pozzo con la corda fissa di non facile accesso e soprattutto risalita.6 – 9- Fasi della non facile discesa.78910- Mi appresto a scendere anche io.11-Il fondo del pozzo12 – 14 – L’interno della Grotta 131415 – Anche in questa grotta, essendoci acqua solfurea, sono presenti formazioni a “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti.16 – Le stesse formazioni viste alla luce UV.17- In prossimità della sorgente di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.18 – 20 – Fasi impegnative del percorso.192021 – Per un tratto si procede carponi 22 – 24 – Piccole pozze d’acqua.232425 – Proseguiamo per raggiungere il corso sotterraneo di acqua solfurea che sfocia nel Sentino nei pressi dell’ingresso della Grotta del Fiume.26 – 28 – Finalmente raggiungiamo il corso sotterraneo d’acqua solfurea che da il nome alla Grotta, caratterizzato, oltre che dall’odore di uova marce, da un colore grigiastro dovuto allo zolfo colloidale trasportato dall’acqua che la rende opalescente.2728
DUE CASCATE IN UN GIORNO: La cascata di Forcella e la cascata delle Prata.
Gli itinerari che propongo permettono di raggiungere due spettacolari cascate situate nei dintorni di Acquasanta Terme, la Cascata delle Prata e la Cascata di Forcella, fattibili in una unica giornata in quanto logisticamente vicini, brevi e alla portata di tutti.
Entrambe gli itinerari sono riportati in cartografia della zona e sui social.
CASCATA DELLE PRATA.
Da Acquasanta Terme si raggiunge in auto la frazione di Umito, a monte della Gola del Garrafo, dove si parcheggia in corrispondenza di un piazzale di un Ristorante. Si prosegue a piedi per una ampia sterrata perfettamente segnalata (siamo nel Parco Gran Sasso- Monti della Laga !!!) in direzione della Cascata delle Prata – Cascata della Volpara. Dopo circa un’ora di comodo cammino tra secolari castagneti si raggiunge un bivio in corrispondenza di un fosso, si prende a sinistra e si sale nel bosco ed in altri 30 minuti si raggiunge la cascata delle Prata.
Proseguendo la strada sterrata invece, in poco più di due ore e con molta più salita, si raggiungono le Cascate della Volpara.
Di seguito le immagini della facile escursione.
1- I castagneti lungo la strada per la Cascata delle Prata.2- Un castagno secolare3- la deviazione per la Cascata delle Prata, non ci si può sbagliare !!!4- La facile salita nel bosco5 – 11- La Cascata delle Prata, purtroppo a fine estate la portata idrica è scarsa.6789101112- Un punto di sosta attrezzato poco prima della cascata.13- Ragnatela con rugiada nei pressi della cascata.
CASCATA DI FORCELLA
Per raggiungere questa spettacolare cascata da Acquasanta Terme si prosegue in auto in direzione di Ascoli Piceno fino alla frazione di Corneto dove si devia in corrispondenza dell’omonimo lago artificiale in direzione di Forcella.
Si sale per circa 500 metri dal ponte sula lago fino ad uno spiazzo con un piccolo ristoro dove si parcheggia, nei pressi del Mulino Pompili con la limitrofa Cascata di Forcella, anche in questo caso ottimamente segnalata.
In circa 10 minuti di comodo sentiero si è sulla sponda del profondo lago situato alla base della cascata dove d’estate è possibile fare il bagno.
Di seguito le immagini della facilissima escursione.
14 – 15- La segnaletica del Mulino dove si parcheggia1516 – 23 – La Cascata di Forcella e il profondo laghetto sottostante1718192021222324 – il lato sinistro della cascata25 – 28 – Il lato destro della cascata26272829 – 31 – Le altre cascatelle sottostanti303132 – 33 – Immagini riprese con tempi lunghi della fotocamera.3334- Una stretta, profonda ma bagnatissima grotta nelle cascatelle sottostanti35- Vegetazione a Capelvenere ai lati delle cascate.36- la cascata di Forcella vista da monte con il sottostante laghetto.37- Immagine impressionistica del corso d’acqua che forma la cascata di Forcella.38- Ritornando verso casa dopo il tramonto nei pressi di Montefortino si vedono le luci di Vetice sotto al Pizzo.39- Pianta satellitare dei percorsi proposti.
TORRENTE FLUVIONE – FORRE E MULINI
Il torrente Fluvione nasce nel versante Nord del Monte Vettore, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e si apre a valle, verso il fiume Tronto, con una profonda, selvaggia e sconosciuta valle che, in alcuni tratti, forma veri e propri tratti di forra di difficile accesso ma veramente molto spettacolari.
Inoltre la valle è costellata da numerosi vecchi Mulini, per la maggior parte non più funzionanti, che sfruttavano la corrente del Fluvione per la macinazione del grano o la produzione di energia idroelettrica.
Questo itinerario che propongo è fattibile in una unica giornata ed è suddiviso in più tappe facilmente raggiungibili con l’auto.
Nelle varie tappe poi il percorso a piedi è breve e non presenta particolari difficoltà in quanto la presenza di profonde marmitte blocca la prosecuzione in sicurezza nell’alveo fluviale, per gli esperti è comunque possibile proseguire a piedi in acqua o anche a nuoto in tutti i tratti.
ACCESSO: L’itinerario parte dalla frazione di Uscerno di Montegallo, raggiungibile in auto tramite la Strada Provinciale n.89 Valfluvione o scendendo da Balzo di Montegallo oppure salendo da Roccafluvione per chi viene da Ascoli Piceno o da Comunanza (parte opposta) dopo aver percorso la Strada Provinciale 237 bis fino al bivio con l’indicazione per Uscerno.
PRIMO SITO: LA FORRA A VALLE DI USCERNO
DESCRIZIONE: Raggiunta la frazione di Uscerno si scende verso Roccafluvione per circa 300 metri fino ad uno slargo sulla sinistra, in corrispondenza di una abitazione isolata, dove si parcheggia e, sulla destra, si trova una stradina di breccia con un segnale di divieto di accesso che scende verso il fiume. Si passa di lato ad una lunga grotta formata da un tetto di Arenaria (Formazione della Laga) e si raggiunge il ponte Romano, affacciandosi nel lato destro del ponte si può osservare la profonda, buia ed impressionante forra. Dopo il ponte a destra si prende un tratturo caratterizzato da due molazze del vecchio mulino poste ai lati, si percorrono circa 50 metri e, a destra, si entra nel fiume a monte della stretta forra. Qui il letto del fiume è davvero unico, forma numerose marmitte dei giganti ed una alta cascata chiude la prosecuzione a valle.
A monte si prosegue dapprima fino ad un laghetto incassato tra le rocce poi, uscendo dall’alveo e percorrendo altri 50 metri di tratturo, si rientra nel fiume tra alti massi fino a raggiungere la cascata della captazione del mulino con il relativo laghetto di accumulo.
Il Mulino di Uscerno invece si trova nella parte sinistra appena dopo il ponte ma non è possibile accedervi in quanto provvisto di alta recinzione, al di sotto di esso il torrente prosegue in un ulteriore tratto di forra molto spettacolare .
Di seguito le immagini della prima tappa.
1- La strada per Uscerno con lo slargo dove parcheggiare e la stradina sterrata che scende al fiume.2- La grotta con resti di muri formata da un lungo tetto di Arenaria.3- Il ponte Romano.4- Il tratturo con le due molazze che conduce alla prima forra del Fluvione.5- La parte a valle della stretta forra visibile dal ponte.6- Lo slargo del fiume a monte della forra.7- Buche e marmitte formate dall’acqua nll’Arenaria.8 – 9- La cascata a monte della forra910- La parte a monte della strettissima forra piena d’acqua11 – 12- grandi marmitte dei Giganti con le pietre arrotondate nel fondo che, poste in rotazione dall’acqua, contribuiscono alla loro formazione12- Questa Marmitta si è perfino bucata con il tempo.13- Grande formazione di Adiantum capillis veneris su un masso stillicidioso di arenaria. 14 – 25 – I grandi solchi e le Marmitte prodotti dal Fluvione sui massi di Arenaria del fondovalle, più tenera del Calcare.151617181920212223242526- Un grande vecchio tronco incastrato tra i massi dell’alveo fluviale.27 – 30 -Il profondo laghetto a monte della forra.28293031- Nonostante la calda stagione estiva trascorsa il Fluvione presenta una notevole portata con formazione di mulinelli nei punti con maggiore corrente 32 – 34 -l tratto del fiume a monte del laghetto caratterizzato da grandi massi di frana fino alla diga del mulino.333435 – 36 – Il laghetto delle foto 27-30 visto da monte.3637 – 38- La cascata sotto alla diga del Mulino in diversi tempi di esposizione.3839 – 41- La cascatella sotto alla diga.404142 – Il laghetto di accumulo per la condotta del Mulino43- Rubus caesius o rovo bluastro.
SECONDO SITO: LA SECONDA FORRA E IL PONTE ROMANO
DESCRIZIONE: Scendendo a valle dalla prima tappa verso Roccafluvione, dopo circa 1,5 chilometri si intercettano due case sulla destra e, dopo circa 300 metri si trova un incrocio a destra con l’indicazione per Ronciglione-Gaico-Meschia, si scende la strada fino al ponte dove a destra un cartello indica il Ponte Romano. Nel prato sottostante si individua una traccia di sentiero che scende nel fiume.
Dopo circa 200 metri si entra nell’alveo del Fluvione dove ci si trova uno spettacolo meraviglioso e sconosciuto, il vecchio ponte Romano che sembra formare un buco di una enorme serratura nella stretta forra sovrastato dal ponte moderno.
Si può proseguire nel letto del torrente fin sotto al ponte ma poi un profondo laghetto anche qui blocca la prosecuzione. almeno se non si vuole fare una breve nuotata.
Percorrendo il ponte e scendendo alla sua sinistra si può raggiungere il ponte romano sottostante, dove crescono degli alberi e dove si può notare ancora il suo utilizzo da parte degli animali selvatici.
Di seguito le immagini della seconda tappa.
44- L’incrocio dove bisogna scendere.45- Il ponte moderno con l’indicazione del Ponte Romano.46 – 47 – Scesi nel fiume ci si presenta davanti questo spettacolo formato dalla natura e dall’uomo.4748 – 49 – Il ponte Romani inferiore ed il Ponte moderno sovrastante.4950 – 51- La forra allagata in corrispondenza del Ponte Romano.5152 – 53 – Dettaglio architettonico del Ponte Romano.5354 – 55 – ll Ponte Romano con delle piante cresciute sopra di esso e percorso da una traccia prodotta da animali selvatici.5556- La forra prosegue a valle del Ponte Romano.57- 61 -Mentre a monte del Ponte il Fluvione prosegue aprendosi la strada tra grandi frane.58596061
TERZO SITO: LA CASCATA DELL’ARENA E IL MULINO PIGNOLONI.
DESCRIZIONE: Scendendo ancora a valle dalla seconda tappa verso Roccafluvione, dopo circa 2,5 chilometri si nota un evidente cartello turistico a sinistra indicante la CASCATA DELL’ARENA ed il MULINO PIGNOLONI, si parcheggia nei pressi e si scende fino al Mulino in disuso ed al Ponte dove si ammira il laghetto, la bellissima cascata e la forra sottostante.
62 – La cascata dell’Arena63 – La forra sottostante64 – Il Mulino Pignoloni ed il laghetto di accumulo.
QUARTO SITO: IL PONTE NATIVO ED IL MULINO OMONIMO
DESCRIZIONE: Si prosegue in auto la discesa della valle del Fluvione verso il paese di Roccafluvione, superato l’abitato di Marsia (capoluogo del Comune di Roccafluvione) si trova un cartello turistico a sinistra indicante il PONTE NATIVO si parcheggia nel paese. Si scende a piedi dalla strada Provinciale ed in breve si raggiunge il Ponte con la chiesetta ed il Mulino, attualmente diventato una centralina idroelettrica dell’Enel, non visitabile poco dopo sulla sinistra.
La particolarità del ponte e della chiesetta è che sono stati costruiti su un ponte di roccia naturale, ormai non più visibile, sopra ad un ulteriore tratto di Fluvione molto stretto visibile affacciandosi dal ponte stesso.
65 – Il Ponte Nativo con la chiesetta laterale.66 – La piccola centrale idroelettrica, ex Mulino di Ponte Nativo.
QUINTO SITO: LA TERZA FORRA A VALLE DI ROCCAFLUVIONE ED IL MULINO BRANDI
DESCRIZIONE: Proseguendo in auto da Roccafluvione in direzione di Ascoli Piceno, dopo circa 500 metri dall’uscita dal paese di Marsia si incontra a destra l’incrocio per Osoli e una nota fabbrica di prodotti alimentari a base di Tartufi, si prosegue ancora verso la Salaria per 700 metri fino ad incontrare sulla sinistra un edificio pericolante messo in sicurezza con cavi di acciaio con il cartello indicante il Mulino Brandi.
Si scende la stradina di breccia sottostante fino al ponte da cui si scende al greto del fiume per un sentiero scalettato a destra, di fianco al Mulino restaurato ma non funzionante. In questo tratto il Fluvione crea una ulteriore forra caratterizzata da particolari formazioni rocciose modellate dall’acqua. Il sito è di notevole interesse naturalistico anche per la presenza del Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), che non sono riuscito a fotografare ma che ho riconosciuto e del granchio di fiume (Potamon fluviatile) ormai divenuti rarissimi.
Di seguito le immagini della quinta tappa.
67- Il cartello turistico indicante il Mulino Brandi e la casa pericolante.68 – La Forra sotto al Mulino Brandi.69 – Le bianche rocce modellate dall’acqua del Fluvione.70- Le rocce del greto ed il ponte sovrastante.71- L’ex Mulino Brandi, ormai ridotto ad un vuoto edificio.72 – 73 – Le rocce scavate e incredibilmente levigate dall’acqua.7374 – 76 – la Forra757677 – 79 – Anche in questo punto profonde marmitte impediscono il proseguimento escursionistico a meno che non si vuole fare una nuotata.787980 – Il Granchio di fiume (Potamon fluviatile).
SESTO SITO: IL MULINO SPINUCCI A VALLE DI OSOLI
DESCRIZIONE: Dal Mulino Brandi si ritorna indietro in auto verso Marsia per 300 metri circa fino a ritornare all’incrocio, a sinistra, per Osoli, nei pressi della fabbrica di prodotti alimentari a base di Tartufi.
Si devia a sinistra e si prosegue in direzione Osoli per circa 3,5 chilometri fino ad incontrare a sinistra una deviazione in terra battuta con un piccolo edificio agricolo trasformato in abitazione estiva (con auto rottamata nei pressi) ed una seconda abitazione di recente restauro più interna meno visibile dove il gentilissimo proprietario ci ha accompagnato ai resti del Mulino Spinucci difficilmente visibili nel sottostante greto del Torrente Noscia.
81- La deviazione sulla strada per Osoli per raggiungere i resti del Mulino Spinucci.82- La vasca di accumulo del Mulino Spinucci ormai quasi invisibile, nel greto del torrente Noscia.83- I resti ,tra la vegetazione, del Mulino.84 – Il magico e tranquillo ambiente del Torrente Noscia.85 -Pianta satellitare della valle del Fluvione con i cinque siti proposti.86 – Pianta satellitare del sito n.187 – Pianta satellitare del sito n.188 – Pianta satellitare del sito n.189 – Pianta satellitare del sito n.190 – Pianta satellitare del sito n.1
OMAGGIO A FAUSTO
Il 28 Settembre 2023 ci ha lasciato anche il nostro caro amico Fausto Serrani.
Ho conosciuto Fausto il 29 Dicembre 2011 in montagna, fu un incontro casuale al M.Porche, io ero con Bruno, l’altro nostro amico scomparso nel 2017.
Da quel giorno con Fausto ho condiviso grandi giorni, giorni di avventure, giorni di esplorazione, anche giorni dove la montagna ci ha messo a dura prova ma, grazie alla sua tenacia, alla sua forza, al suo senso pratico, ce l’abbiamo sempre fatta.
Insieme abbiamo fatto decine di nuove vie su roccia e su ghiaccio, abbiamo messo piede in luoghi dove nessuno era passato prima , abbiamo esplorato un piccolo pezzetto del nostro meraviglioso pianeta.
Ricordo un giorno per tutti, il 18 Ottobre 2014 salimmo al Gran Sasso per la Direttissima, non c’erano più neppure le corde e catene fisse di una volta, nei manuali la indica per 2,5-3 ore di salita da Campo Imperatore, noi ci mettemmo 1,45 ore, tutta di un tiro, senza corde, senza soste.
Arrivammo in cima per primi, era una giornata limpida, meravigliosa, si vedeva il Mare Adriatico e il Tirreno.
Ci godemmo per più di un’ora la cima che era tutta nostra poi, come iniziò ad arrivare gente iniziammo la discesa.
Scendendo lungo la via normale, prima della Sella dei Grilli, incontrammo un ragazzo con entrambe gli scarponi aperti, gli si erano scollati e faceva fatica a scendere, visto che ormai non sarebbe potuto più proseguire verso la cima.
Allora Fausto tirò fuori dallo zaino il nastro telato, dei cordini, delle fascette e gli richiuse gli scarponi come solo lui sapeva fare e gli permise di scendere fino a Campo Imperatore senza difficoltà.
Ecco chi era Fausto, un uomo tenace, forte, pieno di inventiva e di capacità manuali, pieno di vita e di voglia di esplorare questo mondo, un compagno di cordata su cui potevi contare in qualsiasi situazione.
Aveva sconfitto il cancro ma un infarto lo ha tradito.
Mi vengono in mente le ultime frasi che scrisse Fausto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”:
Con la speranza che la carica non si esaurisca, le gambe ci sorreggano, la curiosità rimanga e la sorte ci sorrida, “sempre avanti” ancora per mille e più di queste avventure.
Ciao Fausto, sarai per sempre con noi e con Bruno sui nostri monti.
Il 29 dicembre 2011, il giorno in cui conobbi Fausto al Monte Porche.Verso i Tre faggi, alle spalle il Sasso di Palazzo BorgheseSulla cresta dei Tre Faggi verso il Pian delle Cavalle.Sulla cresta di Cima Vallelunga.Il ripidissimo Canale Est del Sasso di Palazzo Borghese, prima salita documentata.Sulla cresta degli Imbuti alla Nord del Monte Sibilla, l’intaglio della “Corona”, prima salita documentata.Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.Sulla cresta Ovest del Monte Torrone, prima salita documentata.Discesa in doppia dalla Grotta GrangeneSulla cima di Sasso SpaccatoL’uscita del Fosso di San Simone18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.Sulla Nord del Monte Zampa, prima salita documentata.Al Tempio della Sibilla.Sulla cengia delle Ammoniti.Sulla Nord del Monte Bicco.L’uscita della Nord del Monte Bicco.Sul terrazzino dello Spalto Orientale del Monte Bove Nord, con 700 metri di parete sotto ai piedi.Sul Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016; foto storica visibile al MUST – Museo delle scienze e del territorio di Spoleto. L’uscita del canale Est della Cima dell’Osservatorio con Bruno che dice “siamo saliti qui ??”.Sulla cresta Est del Pizzo Berro con il Casale Rinaldi sotto ai piedi, prima salita documentata.Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata con Fausto che mi guarda e sembra dirmi “ma dove c….. mi hai portato oggi ?”.Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.A Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 2016.In cima a Pizzo Regina.E anche Fausto ci ha voltato le spalle……….. Ciao Fausto.
LAGO DI PILATO – GROTTE DI FORCA DI PALA Monitoraggio degli arbusti intorno al Lago.
Il 14 Settembre 2023, passando per la Valle delle Fonti e Forca Viola, siamo ritornati al Lago di Pilato, come ogni estate, per monitorare, da ormai una quindicina di anni, la crescita di alcuni arbusti di Salix apennina e Salix caprae che stanno vegetando sulle sue sponde e che, credo presto, forniranno ombra ai tanti, forse troppi, escursionisti che visitano la valle.
Si veda anche l’articolo “C’ERA UNA VOLTA IL LAGO DI PILATO” in occasione del prosciugamento del Lago del 11 ottobre 2022.
Con l’occasione riporto anche un breve itinerario da fare al ritorno per visitare alcune grotte sotto a Forca di Pala.
1- Saturno splende sopra alla Cima del Redentore mentre, ancora notte, ci apprestiamo a risalire la Valle delle Fonti.2- Il sentiero che da Forca di Pala prosegue verso il Lago di Pilato3- Il Pizzo del Diavolo con le grandi conoiodi detritiche formate dalle frane del terremoto del 2016 e il Gran Gendarme.4- Gli arbusti di Salici intorno alle sponde del Lago di Pilato, ormai fanno parte del paesaggio, dieci anni fa erano piccolissimi e non si osservavano nelle foto dell’epoca.5 – 7- Piccoli salici crescono678 – 11 -Altri sono già dei piccoli alberi.9101112 – 16 – Una serie di Salici in ordinata fila stanno vegetando nella parte Sud del Lago di Pilato e già si rispecchiano nelle sue acque.1314151617 – 21 – Una seconda fila si sta allineando alla sponda Ovest.1819202122- Ramo di Salix caprae.23- Ramo di Salix apennina.24 – Solo alcuni esemplari più grandi invece vegetano nella parte Nord del Lago.25 – 28 – Quel che resta del Lago di Pilato quest’anno, almeno non si è prosciugato.26272829 – 30- Uno dei Salici che vegeta nella parte Nord del Lago si specchia sulle sue acque.3031 – 32 – l Pizzo del Diavolo3233- Uno dei tanti massi crollati con il terremoto del 2016.34- Per fortuna il Chirocefalo del Marchesoni ancora sopravvive nelle acque del Lago di Pilato.
GROTTE DI FORCA DI PALA.
Al ritorno dal Lago di Pilato, una volta superata Forca di Pala il sentiero continua verso Forca Viola attraversando il versante Nord di Cima di Forca Viola.
Arrivati a circa metà tragitto si scende liberamente dal sentiero e ci si dirige nel ghiaione sottostante ritornando indietro verso le rocce situate sotto al sentiero dove, già da lontano, si osservano le cavità che si aprono in una lunga cengia rocciosa.
Ringrazio Patrizio R. per le immagini.
35- La variante proposta per visitare le Grotte di Forca di Pala.36- Veduta del versante Est del Monte Argentella dalle cavità proposte.36 – Veduta del versante Nord di Cima di Forca Viola, nel prato di sinistra in alto si osserva il sentiero che corre in piano verso Forca Viola da cui si discende per visitare le grotte..37- 40 – L’interno delle piccole grotte.38394041 – 42- La cengia rocciosa che forma le cavità4243- 46 – La Ripa Grande vista dalle grotte444546
LE PORCHE DI VALLINFANTE – Sentiero Basso.
Nuovo itinerario ad anello, si snoda in una zona dei Monti Sibillini, dimenticata ed al di fuori dei normali itinerari escursionistici conosciuti, non è riportato ne nella bibliografia e neppure nella cartografia dei Monti Sibillini eppure è un tracciato antico che permetteva ai pastori di spostarsi tra tre importanti fonti di abbeveramento presenti nelle pendici Ovest della Cima di Vallinfante, la Fonte della Giumenta, la Fonte dell’Acero e la Fonte delle Vene, attraversando la parte più bassa, e anche più ripida ma più diretta, delle cosiddette Porche di Vallinfante, i diversi canaloni che scendono dalla cima omonima verso la Valle Infante.
L’itinerario è ad anello in quanto la traccia di sentiero, all’altezza dello Scoglio della Volpe, si sdoppia e le due tracce viaggiano parallele a distanza di poco più di cento metri di dislivello per cui, all’andata si può prendere la traccia più alta ed al ritorno quella più bassa, più ripida.
L’itinerario è classificato EE, non presenta difficoltà particolari ma si snoda su pendii molto ripidi, in alcuni tratti la traccia scompare sotto un’alta cotica erbosa di Falasco e quindi bisogna muoversi su terreni scivolosi e sconnessi, a tratti ricorda la Cengia dei Fiumarelli per cui è richiesto un passo sicuro e non si deve soffrire di vertigini.
Il tracciato che propongo parte dalla Fonte della Giumenta ed arriva alla Fonte delle Vene per poi ritornare di nuovo alla Fonte della Giumenta ma volendo si può fare al contrario o anche la traversata dal Monte Prata a Macchie di Vallinfante con due auto.
Il raggiungimento della Fonte delle Vene da Macchie di Vallinfante è descritto in un mio precedente articolo: “CIMA DI VALLINFANTE DA MACCHIE PER LA FONTE DELLE VENE E LE PORCHE DI VALLINFANTE” del Maggio 2022 a cui rimando.
ACCESSO: Si raggiunge in auto il nuovissimo e costosissimo parcheggio del Monte Prata (che non si è ben capito il suo utilizzo visto che gli impianti sciistici non sono stati più riaperti dopo il terremoto) da cui si parte a piedi proseguendo la strada sterrata per la Fonte della Giumenta.
DESCRIZIONE: Raggiunta la Fonte della Giumenta (354452,8 E – 4748392,7 N; 1790 m.; 40 minuti dall’auto) si devia a destra per il classico sentiero verso il Monte Porche ma dopo 150 metri si scende e si prende una traccia in piano, non facile da individuare perché il continuo passaggio delle greggi ha formato molte tracce parallele, che conduce verso la Fonte del Sambuco.
L’itinerario per la Fonte del Sambuco è riportato nel mio articolo : “FONTE DELLA GIUMENTA-FONE DEL SAMBUCO-PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016” dell’Ottobre 2018, a cui rimando.
Dopo circa 300 metri il sentiero raggiunge un ampio costone erboso (15 minuti dalla fonte) dove si scoprono le Porche di Vallinfante, qui invece di continuare il sentiero che aggira il costone ed inizia a salire, si scende liberamente il costone per circa 100 metri tenendosi verso il fosso che scende dal versante Nordovest del Monte Porche fino ad intercettare una traccia di sentiero che entra nel fosso con fondo roccioso ed esce dalla sponda opposta (354344 E – 4749040,5 N; 1700 m.).
Si prosegue su traccia di sentiero per raggiungere un secondo costone erboso dove si intercetta una traccia di scavo forse dell’acquedotto che scende a valle dalla Fonte del Sambuco posta più in alto, si scende ancora per altri 150 metri in direzione di un nucleo di Faggi sopra il quale si ritrova la traccia che conduce verso il fondo roccioso del Fosso (354374,7 E – 4749298,1 N; 1650 m.; 15 minuti).
Qui la traccia è ben visibile e scavalca anche questo secondo fosso per attraversare una zona ghiaiosa, dove il sentiero si sdoppia, una traccia sale verso la base dello Scoglio della Volpe per passare ad una decina di metri sotto allo scoglio, l’altra rimane parallela una cinquantina di metri sotto.
Si entra quindi in un fosso molto inciso e sconvolto dal terremoto del 2016, ci sono tratti franati e, guardando in direzione della cima del Monte Porche, si può osservare l’incredibile fessura e la sottostante faglia descritta nell’articolo citato sopra.
Io consiglio di prendere all’andata la traccia superiore per poi ritornare da quella inferiore.
In ogni caso le due tracce viaggiano parallele tra i 1600 e i 1700 metri e scavalcano gli altri sei fossi, più o meno incisi ma ripidissimi, che costituiscono le Porche di Vallinfante.
I tracciati non sono sempre ben evidenti per la presenza in alcuni tratti, soprattutto del sentiero più basso, di cotica erbosa a Falasco dove essi si perdono ma intuitivamente si ritrovano nel fosso successivo.
Una volta superati i vari canali delle Porche di Vallinfante si raggiunge un ampio dosso erboso (1,15 ore dallo Scoglio della Volpe) a Falasco dove si prosegue in quota (353823,3 E – 4750339,8 N; 1685m.) fino a scavalcare il dosso ed intercettare l’evidente sentiero che collega la Fonte delle Vene con la Cima di Vallinfante (già descritto come indicato sopra).
Per raggiungere la Fonte delle Vene si scende nel sentiero che raggiunge dapprima un ampio ripiano erboso sottostante e prosegue scendendo nel fondo di due canaloni detritici successivi n discesa fino alla fonte stessa.
Per il ritorno alla Fonte della Giumenta, si ritorna all’ampio ripiano erboso dove sovente sono presenti bovini al pascolo, anziché risalire il dosso erboso lo si aggira in quota passando una cinquantina di metri sopra al bosco dirigendosi verso i canali delle Porche dove, poco al di sopra di alcuni alberi isolati sopra al bosco, si intercetta la traccia bassa che avvicinandosi ai vari canali, passa sotto ad un caratteristico torrione roccioso isolato che presenta anche una piccola grotta alla sua base e che, con un’ora circa, riconduce alla Fonte della Giumenta.
Anche questo tracciato attraversa i vari canali su terreno molto ripido e si perde nel Falasco in alcuni punti e in circa un’ora si riporta sulla verticale dello Scoglio della Volpe dove si riprende il sentiero fatto all’andata.
Giunti alla Fonte della Giumenta si scende all’auto per la strada sterrata fino al Monte Prata fatta all’andata.
Interessante è anche la risalita del Fosso della Fonte del Sambuco, una volta giunti, al ritorno, nel fondo roccioso del fosso lo si risale fino ad una parete rocciosa che lo chiude in alto e che forma anche una particolare grotta.
Itinerario percorso il 3 settembre 2023 con Luca e Federico.
1- Le Porche di Vallinfante, viste dalla Fonte della Giumenta, sullo sfondo la cima del Monte Bove Sud e la Cima di Passo Cattivo.2- Nel pendio di fronte si vede il sentiero che si sdoppi sotto lo Scoglio della Volpe, che emerge, isolato, dal pendio.3- Arrivati vicino allo Scoglio della Volpe si vedono bene i due sentieri.4- Il Fosso dal fondo roccioso della Fonte del Sambuco che si può risalire al ritorno.5 – 6- Passaggio in ambiente roccioso dentro al fosso della Fonte del Sambuco.67- Superato il Fosso della Fonte del Sambuco (la cui parete finale è ben visibile) si osserva l’intaglio che scende dalla fonte nel pendio erboso sottostante e, sotto, la traccia dell’itinerario proposto.8- Lo Scoglio della Volpe.9- Oltre la verticale dello Scoglio della Volpe si osservano le due tracce viaggiare parallele.10- Il pendio dopo lo Scoglio della Volpe, parzialmente illuminato dal sole.11- Il tratto degradato e franato dal sisma del 2016 oltre lo Scoglio della Volpe.12- Guardando in alto si osserva la zona spaccata dal sisma del 2016 e la relativa faglia (riga bianca) che ha subito un abbassamento di quasi due metri.13- La Valle infante 14- I primi canaloni attraversati con lo Scoglio della Volpe illuminato dal sole, sullo sfondo la roulotte dei pastori della Fonte della Giumenta.15 – Uno dei tratti più ripidi del sentiero superiore.16- Un altro ripido tratto, ormai è giunto anche il sole, a sinistra il Monte Cardosa.17- Il dosso erboso dove si ricongiungono i due sentieri paralleli.18- La successione dei canaloni delle Porche di Vallinfante attraversati, il Monte Porche a sinistra in alto e la Fonte della Giumenta a destra in basso.19- Il pianoro a monte della Fonte delle Vene e il canalone ghiaioso di discesa.20- Il tratto iniziale del sentiero inferiore di ritorno, con il caratteristico torrione roccioso isolato con piccola cavità alla sua base.20- Il tratto iniziale del sentiero inferiore di ritorno, a sinistra lo scoglio isolato della foto precedente..21- Tratto erboso a Falasco molto ripido nel percorso di ritorno.22- Il pendio attraversato ed il Monte Cardosa sullo sfondo.23- Al ritorno si ripassa sotto alla faglia del terremoto del 201624 – 25 -Tratti molto ripidi al ritorno verso lo Scoglio della Volpe.2526 – 27 -L’ultimo tratto fino al bosco, sotto allo Scoglio della Volpe visibile sul pendio.2728 – 30 – Risalita del Fosso della Fonte del Sambuco293031- 33 – Il salto del fosso con Grotta finale.323334- La risalita del pendio destro del Fosso anziché ridiscenderlo completamente.35- Pianta satellitare del percorso proposto36- Dettaglio satellitare della prima parte dell’itinerario.37- Dettaglio satellitare della seconda parte dell’itinerario.38- Dettaglio satellitare della terza parte dell’itinerario.39- Dettaglio satellitare della quarta parte dell’itinerario.
Questa non è una escursione per appassionati camminatori ma un idea per una semplice uscita in notturna con pernotto al fresco per gli amanti della fotografia.
Di seguito le migliori immagini della notte:
1- Passaggio di aereo nella costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro.2- Passaggio di due meteoriti di diverse dimensioni.3- Altro passaggio di aereo nella zona della costellazione di Orione4- La Via Lattea sopra al Monte Rotondo, a sinistra la appuntita cima del Monte Acuto ed il successivo Pizzo Tre Vescovi.5- L’Orsa Maggiore o Gran Carro sopra a Camerino.6 – 8 – La Via Lattea in diverse esposizioni.789- Giochi notturni con raggi Laser e lunghe esposizioni della fotocamera.10- La tenda per la notte.11- Il nostro punto di sosta notturna con Camerino sullo sfondo e l’Orsa Maggiore in alto nel cielo, un panorama meraviglioso.
EREMO DI SAN BENEDETTO IN SAXI LATRONIS, LA MADONNA DEL SASSO , GROTTA E FESSURE I e II DELLA CIARLA A MONTE FIUNGO.
Su richiesta di alcuni miei amici riporto la descrizione del facile itinerario per raggiungere i ruderi dell’Eremo di San Benedetto in Saxi Latronis, sito nel Comune di Caldarola, nelle pendici Nordovest del Monte Fiungo, nella valle del Chienti, poco al di fuori dei confini del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Terminata la visita ai ruderi di Saxi Latronis si può allungare il breve e facile percorso per andare alla ricerca di alcune cavità presenti nella zona quindi, scendendo, si può visitare la Chiesa della Madonna del Sasso.
ACCESSO: Dalla superstrada Civitanova Marche – Foligno, si esce al Lago di Caccamo quindi si prende la vecchia Strada Statale n.77 in direzione di Camerino fino alla frazione Valcimarra di Caldarola.
Appena entrati nel paese una deviazione a sinistra attraversa con un ponte il fiume Chienti e la superstrada e conduce alla frazione di Valcimarra Alta, si continua in ripida salita (attenzione strada stretta) a fino ad arrivare ad uno spiazzale con sulla sinistra una fonte dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Dal fontanile si prende una strada di fronte recante l’indicazione per l’Eremo. Si continua lungo la strada che si snoda dentro il bosco fino ad uno slargo, dove volendo si può arrivare anche in macchina e qui si può parcheggiare. Si continua in piano, si supera un ponticello che passa sopra la condotta forzata della centrale idroelettrica di Valcimarra.
Dopo circa 500 metri si intercetta una deviazione a sinistra, con un piccolo cartello posizionato quasi a terra, che sale in netta salita con diversi tornanti.
Dopo circa 100 metri di dislivello e 300 metri di ripidissima salita si raggiunge una deviazione a destra con due cartelli, uno su un albero e l’altro quasi a terra si prosegue in questa deviazione ed in breve si raggiunge la terrazza rocciosa naturale sulla valle del Chienti sottostante oltre la quale si trovano i ruderi dell’Eremo di San Benedetto in Saxi Latronis che sin dal IX secolo domina la valle da questo sperone roccioso, ben visibili anche dalla superstrada nel tratto verso Civitanova Marche all’altezza della frazione di Campolarzo di Camerino.
Raggiunti i ruderi dell’Eremo è presente alto muro visibile dall’esterno dove, nella parte inferiore laterale, è presente un intatto ambiente con volta a botte e finestrelle che si affacciano sulla valle sottostante e che costituiscono la parte bassa del muro rivolto verso la valle, nei ruderi verso monte è presente un ambiente con un arco ancora intatto con una monofora nella parete. Nella parte terminale sinistra del sito è presente invece una alta parete rocciosa dove si apre una grotta chiusa con pietre a secco e, dentro addossato alla roccia, si trova un altare molto rudimentale fatto anch’esso con pietre a secco con resti di ossa umane.
Per chi vuole approfondire le notizie storiche del sito, in fondo all’articolo, allego gli ultimi studi in PDF scaricabili riferiti all’eremo.
GROTTA E FESSURE I e II DELLA CIARLA
Terminata la visita ai ruderi di Saxi Latronis si può proseguire per andare alla ricerca di alcune cavità presenti nella zona.
Dalla terrazza naturale sulla valle del Chienti si risale una rampa addossata alla parete su traccia di sentiero che inizia a salire sul costone roccioso, si raggiunge un capanno di cacciatori e si continua in lieve salita verso Ovest nel bosco sempre su traccia poco visibile fino a raggiungere un canalone delimitato a destra da una parete rocciosa dove, scendendo per una cinquantina di metri, si trovano le due Fessure della Ciarlia.
Mentre per raggiungere la Grotta della Ciarla si prosegue per altri circa duecento metri nel bosco fino ad una successiva parete rocciosa.
Qui per raggiungere la Grotta e le due fessure della Ciarla ci si deve affidare ad un navigatore satellitare che riporti le posizioni delle tre cavità quale Outdooractive o aprendo direttamente il sito del Catasto delle Grotte e delle cavità della Regione Marche in quanto descrivere l’itinerario di raggiungimento a parole dettagliate risulterebbe davvero difficile poiché non sono presenti segnalazioni ne punti di riferimento.
CHIESA DELLA MADONNA DEL SASSO
Al ritorno scendendo per il sentiero di salita all’Eremo e giunti alla strada si prosegue verso sinistra per poche centinaia di metri fino a raggingere la Chiesa della Madonna del Sasso.
La chiesa è chiusa, ma visibile internamente da una finestrella sul lato, risale al XIV secolo ha all’interno un affresco con la crocefissione e una Madonna con Bambino sull’altare. Davanti la chiesa passa il cammino della via Lauretana che da Assisi porta a Loreto nel tratto Valdiea-Valcimarra.
Di seguito le immagini dell’itinerario.
1- Dalla Fontana di Valcimarra Alta si trova di fronte il cartello per l’Eremo.2- La strada prosegue in piano verso la condotta forzata della Centrale Idroelettrica di Valcimarra.3- Dopo circa 500 metri si incontra la deviazione in salita, indicata da un piccolo cartello a terra, visibile poco a sinistra dello zaino a terra.4- Dopo la ripida salita si incontra la deviazione a destra per l’Eremo, meglio segnalata.5- Il terrazzo roccioso sulla Valle del Chienti, a sinistra parte la rampa per raggiungere le Grotta e Fessure della Ciarla.6 – 7- Dal Terrazzo si apre una visione aerea della Valle del Chienti, peccato l’orribile cava di Bistocco.78- La Frazione di Bistocco di Caldarola con la grande cava.9- 12 -Gli imponenti ruderi dei diversi edifici dell’Eremo.10111213- 18 – La porta del locale a piano terra ancora sorprendentemente intatto nonostante i secoli ed i terremoti.141516171819 – 21 -I ruderi addossati alla parete rocciosa.20212223- I ruderi nei pressi della grotta dell’Eremo.24- La cisterna di raccolta dell’acqua.25- Il “trono” dell’Eremo.26- La grotta dell’Eremo.27- Veduta dall’interno della Grotta.28- Il piccolo altare29- Il fondo della Grotta.30- I resti umani ancora presenti nella Grotta.31- 32 -La Chiesa della Madonna del Sasso.3233- L’interno della chiesa, visibile dalla finestrella.
GROTTA E FESSURA I e II DELLA CIARLA.
34- Il terrazzo roccioso poco prima dell’Eremo, per le fessure della Ciarla si sale nella rampa al suo fianco destro.35- I resti di uno strano capanno in legna, forse di cacciatori.36 – 39 – La Grotta della Ciarla, profonda pochi metri.37383940 – 43 -La Fessura I della Ciarla, nella parete destra del canalone soprastante l’Eremo, più stretta della grotta ma si addentra per una decina di metri.41424344- La Fessura della Ciarla II, a poche decine di metri dalla I, strettissima e molto profonda ma impossibile da entrare.45- Pianta satellitare dei percorsi proposti.
I documenti storici sull’Eremo di San Benedetto in Saxi Latronis.
IL BUCO DELL’ISTRICE e la CAVERNA VI del Lago del Fiastrone
Intorno al Lago del Fiastrone e nella valle sottostante si aprono numerose caverne e grotte tra cui la conosciutissima Grotta dei Frati.
Meno conosciute sono altre grotte distribuite intorno al Lago, in particolare una grotta molto caratteristica anche se di limitatissima estensione è la Grotta VI del Lago del Fiastrone.
Si raggiunge facilmente dalla strada che scende da Fiastra verso Monastero, poco prima dell’ansa del Lago si lascia l’auto nel parcheggio del lungolago (400 metri circa prima dell’incrocio per Podalla) e si sale sopra strada su traccia di sentiero che parte dal bordo ghiaioso in fondo allo slargo.
Dal bosco si ci costeggia verso Nord la strada una cinquantina di metri sopra di essa per raggiungere la zona rocciosa franata con il terremoto del 2016 e bonificata con reti plastiche, nel primo nucleo roccioso di Travertino si apre il Buco dell’Istrice, una profonda fessura che, come indicato dal nome, viene utilizzata come tana dagli animali.
Proseguendo in quota nella zona franata ma resa sicura da reti plastiche a terra si raggiunge un secondo nucleo roccioso franato con il terremoto ed attualmente imbracato con reti metalliche dove alla base si apre una seconda grotta, salendo al fianco sinistro del costone roccioso si raggiunge la Grotta VI del Lago del Fiastrone, particolare per la forma del torrione roccioso di travertino che la forma.
Il Travertino è una roccia tenera prodotta dallo stillicidio dell’acqua calcarea in presenza di particolari muschi, essa assume le forme delle specie vegetali dove si deposita il calcare trasportato dall’acqua.
Il raggiungimento di queste cavità, facile e brevissimo, può essere abbinato ad una escursione in zona come ad esempio alle Lame Rosse.
La cavità, come le altre presenti nella zona, è riportata nel Catasto delle Grotte della Regione Marche.
1- Il Lago del Fiastrone visto dalla zona franata.2- Il Buco dell’Istrice, una profonda e stretta fessura in cui non si riesce a scendere.3 – 4 -Provo ad entrare ma dopo neppure due metri mi fermo.45 – 6 -Poco più avanti si apre una seconda buca, anch’essa impossibile da esplorare.67 – 8- Nel secondo torrione messo in sicurezza con reti metalliche dopo la frana prodotta dal terremoto del 2016 si apre una piccola cavità.89 – 10 – La particolarissima struttura rocciosa di Travertino che forma la Grotta VI del Lago del Fiastrone.1011 – 12- Dettagli della struttura di Travertino che forma la grotta davvero unica in zona.1213- Nei pressi si apre una ulteriore piccola cavità usta come riparo dagli animali, come si nota dalle buche presenti sul terreno.14- Il Travertino della struttura rocciosa.15 -18 – Scorci del Lago del Fiastrone dalla zona della Grotta.16171819- Colata calcitica staccatesi dalla rupe dopo il terremoto del 2016.20- Blocco di Travertino che riporta la forma sub-fossile di alcuni vegetali che hanno contribuito a formare la roccia.21- Veduta dell’itinerario dal parcheggio dell’ansa del Lago del Fiastrone, in prossimità dell’incrocio per Podalla di Fiastra.