PIZZO REGINA (M.PRIORA) dalla Pintura di Bolognola.

Percorso estivo classico, dalla Pintura di Bolognola si percorre a piedi la strada (chiusa agli autoveicoli) che conduce al Rifugio del Fargno quindi si prosegue a sinistra per ampio sentiero fino alla Forcella Angagnola.

Da qui si inizia la salita per il sentiero che conduce al Pizzo Berro, ormai diventato praticamente un fossato, quindi raggiunta la cima si scende per la cresta Est fino alla sella e si raggiunge il Pizzo Regina risalendo la sua lunga cresta Ovest, ritorno per lo stesso itinerario per un totale di 25 Km e 1000 metri di dislivello.

Il 15 luglio 2023, di ritorno alla Pintura di Bolognola per questo itinerario, ormai con cielo coperto, un fastidioso e continuo rumore di passaggi di aerei militari mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e, tra le nuvole, ho osservato una esercitazione di rifornimento aereo in volo (foto n. 27-28), chiaramente sopra una zona montuosa e Parco Nazionale, non sopra zone abitate, così se si verifica una perdita di carburante o un incidente aereo non cade sopra alla testa della gente !!!!.

1- Inquietante e indecifrabile (solo per gli addetti ai lavori !!!) cartello al Rifugio del Fargno, nei Monti Sibillini ci sono tutti i tipi di cartelli tranne quelli necessari che indicano i sentieri……..qualcuno avrà dato il permesso per posizionare questo….spero.
2- Il Monte Bove Nord visto dalla Forcella Angagnola.
3- Il Pizzo Tre Vescovi e la piccola cima del Monte Acuto a destra, visti dall’antecima Nord del Pizzo Berro, a sinistra il Monte Rotondo.
4- Il versante Est del Pizzo Berro visto dall’inizio della cresta Ovest del Pizzo Regina.
5- Il ripido versante Nord del Pizzo Regina.
6- Il versante Est del Pizzo Berro visto dalla cima del Pizzo Regina.
7- Dopo neppure 30 minuti da quando ho scattato la foto n.6 arriva la nebbia.
8- La croce del Pizzo Regina, ricorda le polemiche di poco tempo fa proprio sulla necessità di posizionare o togliere le croci di vetta.
9- Astragalus depressus.
10- Pedicularis tuberosa
11- Dianthus barbatus subsp. compactus.
12- Edraianthus graminifolius abbondante sulla cresta Ovest del Pizzo Regina.
13- Aster alpinus
14- Linum viscosum.
15- Lepidottero della Famiglia Arcitiidae su foglie di Gentiana lutea.
16 — 17 – Incredibile sfarfallamento di migliaia di esemplari in volo per il prato del versante Est del Pizzo Berro di Lepidotteri della specie Melitaea
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18- Coleotteri Crisomelidi.
19- La nuvolosità proveniente dal versante Adriatico inizia ad avvolgere anche il Pizzo Berro.
20 – 21- Mentre la Val di Panico con il Monte Bove Sud e Nord (foto n.21) rimangono ancora fuori.
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22 – 23 – Il Pizzo Regina invece si copre sempre di più.
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24- La nuvolosità arriva nel frattempo anche a Forcella Angagnola e Pizzo Tre Vescovi.
25- Saxifraga australis su una fessura a Forcella Angagnola, sullo sfondo il Casale Rinaldi.
26-Orchidea Anacamptis pyramidalis nei pressi del Rifugio del Fargno che si nota (sfuocato) a sinistra.
27- Bellissima Vipera Orsini sulla strada del Fargno.

Immagini ingrandite dell’esercitazione aeronautica militare con rifornimento in volo sopra i cieli di Bolognola, una esercitazione analoga l’avevo già osservata nel gennaio 2023 ma non avevo con me la fotocamera.

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VERSANTE NORD DEL MONTE SIBILLA – I sentieri estivi de Le Vene.

L’imponente, selvaggio e ripidissimo versante Nord del Monte Sibilla contiene una quantità di itinerari estivi incredibile, ben 7 tracciati, paralleli grazie alle cenge naturali o creste in salita, che permettono di attraversare questo versante, all’apparenza impraticabile.

Il tracciato di cresta n.7 è il classico percorso facile, conosciuto e frequentatissimo da tutti gli escursionisti che intendono salire alla cima del Monte Sibilla e perciò riportato in tutta la bibliografia dei Monti Sibillini.

Degli altri, di fatto, il tracciato più evidente e comodo, anche se poco frequentato, è solo il n.1, mentre gli altri sono pressoché lievi tracce, sconosciuti e molto impegnativi quindi non percorsi dai normali escursionisti.

Anche su richiesta di alcuni miei amici facciamo chiarezza sui vari tracciati indicati nelle foto n.1-2 presenti nel versante Nord del M. Sibilla.

1- Panoramica di tutti i tracciati estivi del versante Nord de Le Vene del Monte Sibilla visti dal Pizzo Regina.
2- Panoramica di tutti i tracciati estivi del versante Nord de Le Vene del Monte Sibilla visti dalla cima del Monte Sibilla (itinerario n.7).

ITINERARIO N.1

Questo itinerario, l’unico con una certa frequenza da parte di escursionisti, oltre al frequentatissimo itinerario n.7, in quanto di media difficoltà, con partenza dal Rifugio M. Sibilla, raggiunge la Sella di M. Zampa per discendere nel versante opposto, è descritto in questo sito per il raggiungimento dell’Arco di Meta nel mio reportage “LE “FINESTRE” DEI MONTI SIBILLINI PARTE 1 IL TEMPIO DELLA SIBILLA, L’OCCHIO DEL CICLOPE, ARCOFÙ E L’ARCO DI META NELLA VALLE DEL TENNA” e nel reportage “MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DEL 2016 – TORRIONE DI MÈTA”  percorrendo il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante Nord.

E’ anche riportato anche nella bibliografia dei Monti Sibillini di cui allego link della descrizione più dettagliata.

(http://www.auaa.it/articoli-escursionismo/175-anello-della-sibilla-monti-sibillini).

Il tracciato supera il fosso de Le Vene all’altezza dei torrioni che lo delimitano e prosegue in direzione del Casale Lanza che non conviene raggiungere ma per risalire al Casale della Sibilla da cui, con una lunga salita, si raggiunge la cresta Ovest del Monte Sibilla, nei pressi del termine della strada.

Per il suo tracciato, valutato EE, rimando pertanto a questi articoli e bibliografia.

ITINERARIO N.2

Notevole itinerario adatto solo ad esperti e valutato EEA, l’unico in totale risalita su cresta, aperto da me e alcuni miei amici il 29 luglio 2017, è descritto dettagliatamente in questo sito nel reportage “MONTE SIBILLA PER LA CRESTA DEGLI IMBUTI” a cui rimando, per la sua risalita è consigliata una piccozza.

ITINERARIO N.3 concatenazione dell’itinerario n.1 con l’itinerario n.4

Questo itinerario è stato proposto dal mio amico Giuseppe S. che ringrazio anche per le immagini.

Sicuramente anche questo è un itinerario difficile, valutato EEA, risale i contrafforti dei fossi delle Vene che scendono nell’imbuto verso valle e congiunge l’itinerario n.1 con il numero 4; anche qui è strettamente consigliata una piccozza.

ACCESSO: Si raggiunge la cima del torrione destro orografico del Fosso Le Vene mediante il tracciato n.1 descritto sopra.

Anziché proseguire la traccia dell’itinerario n.1 che scende nel fosso si risale su pendio erboso senza traccia in direzione del centro del fosso, si superano due tratti ghiaiosi arrivando a costeggiare le pareti da cui scendono le numerose cascatelle delle sorgenti del Fosso Le Vene.

Superato il quarto canale roccioso inciso, si giunge al tratto chiave e più impegnativo del percorso, si inizia a salire un costone erboso molto ripido alla destra del canale, si sale in verticale e, giunti sotto le sovrastanti pareti rocciose, si devia nettamente verso sinistra su cengia erbosa, si entra quindi nel canale e si risale il suo fondo roccioso per alcune decine di metri fino ad uscire nel tratto erboso della sponda di sinistra. Si continua a risalire in verticale il ripido pendio erboso sovrastante fino a raggiungere la cengia superiore dove si incontra il tracciato n.4 che si prosegue o verso destra per uscire sui pendii ghiaiosi ad Ovest della cima del Monte Sibilla oppure verso sinistra per ritornare indietro verso Est da cui si giunge all’accesso dell’itinerario n.4.

3- Percorso n.3 di concatenamento tra l’itinerario 1 e 4.
4- Il Fosso Le Vene visto dal torrione destro orografico che si raggiunge tramite l’itinerario n.1
5- Il pendio erboso che si deve risalire verso il centro del fosso, al centro della foto la sommità del torrione destro de Le Vene.
6- La traversata del Fosso Le Vene implica l’attraversamento di tratti ghiaiosi e ripidi pendii erbosi.
7- I primi contrafforti del Fosso Le Vene, in alto la cengia dell’itinerario n.4 che si deve raggiungere.
8- Altri canali dove , a primavera, scendono diverse cascate.
9- Il tracciato del tratto chiave dell’itinerario n.3.
10- Giunti sotto al quarto fosso si prosegue verso il ripido pendio di lato, in direzione dell’arbusto in basso a destra.
11- Il pendio erboso che, oltre l’arbusto in primo piano, si risale fin sotto le pareti a prendere la cengia erbosa che, verso sinistra, permette l’attraversamento del canale.
12- Raggiunto il canale si entra nel suo interno fino alla sponda sinistra meno ripida.
13- Il tratto di risalita del fosso, forte esposizione su erba e roccette fino a raggiungere gli arbusti in alto a destra.
14- Il pendio erboso ed il fosso di risalita.
15- Il pendio erboso nella parte sinistra del fosso.
16- salendo sul ripido pendio erboso ci si avvicina lentamente alla cengia dove passa l’itinerario n.4
17- L’esile tracciato n.4 si può osservare nel pendio erboso in primo piano.

ITINERARIO N.4

Altro notevole itinerario adatto solo ad esperti, valutato EE fino alle sorgenti e alpinistico (F) fino all’uscita sul ghiaione sottostante la cresta, riportato anche nella bibliografia dei Monti Sibillini: http://www.auaa.it/articoli-escursionismo/1086-fosso-le-vene-monti-sibillini.

ACCESSO: Dal rifugio Sibilla (1540 m) si sale per il sentiero (n. 155/E10, segni bianco-rossi ) che in breve raggiunge la sella nei pressi del monte Zampa (1780 m circa, 0,30 ore), come indicato anche nell’itinerario n.1

DESCRIZIONE: Raggiunta la sella si prosegue l’evidente sentiero di cresta (itinerario n.7) fino a quota 1880 m circa dove si sdoppia, una traccia prosegue sotto cresta sul versante Sud e l’altra sul filo di cresta (359638,1 E – 4751671,1 N), qui ci si immette nel pendio erboso del versante Nord e si inizia a traversare in quota su traccia di sentiero tra l’erba, a tratti poco evidente, attraversando i Fossi di Meta e fino ad arrivare sulla cresta che divide il Fosso di Meta III dal Fosso Le Vene, risalita dall’itinerario n.2, (358417,5 E – 4751758,8 N; 1850 m.), questo punto rappresenta anche la partenza dell’itinerario n.5 descritto di seguito.

(E’ possibile anche una variante per raggiungere il filo di cresta di partenza dell’itinerario n.4; raggiunto il poggio erboso oltre il quale si apre il terzo ed ultimo imbuto di Meta (358854,1 E – 4751670 N; 1850 m.), caratterizzato sulla cresta sovrastante da uno spuntone roccioso, l’unico prima della “Corona”, anziché proseguire in quota si può scendere liberamente sul filo di cresta sottostante per circa 60 metri per prendere un tracciato più evidente in questo tratto (358845 E – 4751797 N; 1800 m.), che, in altri 500 metri di percorso in quota, facendo attenzione nell’attraversamento del fosso di Meta III, conduce direttamente all’imbocco del tracciato n.4 (358376 E – 4751898,8 N; 1785 m., 1,15 ore dal Rifugio)).

Qui si inizia a scendere il filo di cresta fino ad incrociare la netta cengia che traversa verso l’imbuto de Le Vene (358376 E – 4751898,8 N; 1785 m., 1,15 ore dal Rifugio ). Si continua in quota sotto la fascia rocciosa attraversando i fossi che a primavera generano diverse cascate fino al centro dell’imbuto (1760 m circa, 2,5 ore dal Rifugio).

Da qui si può ritornare per lo stesso percorso fatto all’andata oppure continuare a traversare.

La prosecuzione è consigliata sono ad escursionisti esperti con pratica di alpinismo in quanto non ci sono tracce di sentiero ed occorre risalire prati e ghiaioni molto ripidi dove è assolutamente necessaria una piccozza.

Si prosegue delicatamente la cengia che passa in quota sempre sotto alla barriera di rocce fino ad un canale ghiaioso con a destra una ampia zona ghiaiosa di colore rosa.

Raggiunto il canale riempito di detriti si sale faticosamente su ghiaia per alcune decine di metri nel suo interno poi ci si sposta sulla sua sponda destra cercando di tenersi nelle zone erbose fino a superare la zona di ghiaia rosa più in alto. Oltre la zona ghiaiosa si sale liberamente in verticale in direzione della cresta sovrastante, nei prati si intercetta una traccia di sentiero che si sale verso un canale detritico obliquo dove qui si nota un netto sentiero che risale fino sulla cresta ovest dove si riprende il sentiero (segnato, pannello panoramico ) che, in direzione Est, segue fedelmente l’affilato crinale fino alla vetta del monte Sibilla (2173 m, 4,0 ore dal Rifugio ).

18- La cengia che permette di traversare l’imbuto de Le Vene a media altezza.
19- Il tracciato del percorso n.4.
20- La cengia erbosa attraversa tutti i canali de Le Vene.
21- il torrione sinistro orografico de Le Vene visto dall’itinerario n.4.
22- La parte inferiore, molto più ripida, dei canali de Le Vene, in basso a destra, sopra al nucleo boschivo, si vede il sentiero n.1 che attraversa l’imbuto e risale il torrione sinistro de Le Vene. Al centro della foto risale invece l’impegnativo itinerario n.3
23- Veduta verso la “Corona” del M. Sibilla alla base della quale passa l’itinerario n.6, al centro della foto si nota, in alcuni tratti, la debolissima traccia dell’itinerario n.5

ITINERARIO N.5

Una ennesima cengia principalmente erbosa che taglia in quota il versante Nord del Monte Sibilla, parallelamente all’itinerario 4 e 6, viene percorsa da una sottile traccia che a volte si perde ma rimane intuitiva, anche perché non si hanno altre possibilità di deviazioni.

Percorso da me molti anni fa come per l’itinerario n.6, non mi risulta descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini, è destinato solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti con esperienza alpinistica, rigorosamente necessaria una piccozza, da percorrere in estate quando i canali dell’imbuto de Le Vene sono sgombri dalla neve altrimenti il tracciato può essere reso molto pericoloso.

ACCESSO: Il primo tratto di raggiungimento di questo percorso è in comune con l’itinerario n.4; una volta traversati i Fossi di Meta ed arrivati alla cresta che divide il Fosso di Meta III dal Fosso Le Vene, risalita dall’itinerario n.2, (358417,5 E – 4751758,8 N; 1850 m. 2 ore dal Rifugio).

DESCRIZIONE; Dalla cresta ci si immette nel versante Nord dove si nota, in alcuni tratti un po’ più evidente, una lieve traccia in quota che passa anch’essa in una cengia erbosa che inizia ad attraversare i vari fossi de Le Vene.

Dopo circa 300 metri dove si attraversano due canali con fondo ghiaioso fino a raggiungere il centro del Fosso Le Vene dove un ripidissimo canale con sponde rupestri richiede dei passaggi delicati su una strettissima cengia obbligata che ricorda molto la Cengia dei Fiumarelli.

Si prosegue quindi su un tratto erboso meno ripido fino a raggiungere un secondo canale molto intagliato caratterizzato da una zona rocciosa con una fascia più in alto di colore rosa, questo è il tratto più impegnativo, si attraversa con molta attenzione il canale passando proprio alla base delle rocce per poi ritrovarsi su pendio ghiaioso ma meno ripido dove si individua di nuovo una traccia che attraversa lunghi pendii ghiaiosi alternati ad erba e che riporta facilmente verso la cresta Ovest del Monte Sibilla (4 ore dal Rifugio).

24 – 25- I tracciati di raggiungimento nel versante di Meta degli itinerari proposti al versante Nord del Monte Sibilla.
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26 – 27- Veduta dalla cima del Monte Sibilla degli itinerari del versante Nord de Le Vene .
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28 – 29- Veduta dalla cresta degli imbuti (itinerario n.2) degli itinerari proposti al versante Nord del Monte Sibilla.
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30- Pianta satellitare del Fosso Le Vene, dettaglio dei percorsi 3 e 4.
31- Pianta satellitare del Fosso Le Vene, dettaglio dei percorsi 5 e 6.

ITINERARIO N.6

Questo itinerario è veramente una sottile traccia, larga poco più di 20 centimetri, che attraversa in quota l’imbuto delle Vene, poco sotto la cosiddetta “Corona della Sibilla”, al di sopra di tutti gli altri itinerari descritti, dal n.1 al n.5.

E’ un itinerario che si snoda su un pendio di oltre 45-50 gradi di pendenza dove non ci si può permettere di scivolare ed è anch’esso valutato EEA, è anch’esso destinato solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti con esperienza alpinistica, rigorosamente necessaria una piccozza, come per l’itinerario n.5 da percorrere in estate quando i canali dell’imbuto de Le Vene sono sgombri dalla neve.

L’uscita di questo tracciato è indicata nel reportage “VERSANTE NORD DEL MONTE SIBILLA Ancora effetti del Terremoto del 2016” del 14 luglio 2021.

Percorso da me molti anni fa come per l’itinerario n.5, non mi risulta descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Per percorrere questo tracciato si sale dal Rifugio Monte Sibilla per il classico itinerario n.7 (come indicato per il raggiungimento degli attacchi degli altri itinerari) , si percorre la cresta in direzione dalla cima del Monte Sibilla ed una volta giunti a quota 1960 metri il sentiero dell’itinerario n.7 scende leggermente verso il versante Sud in corrispondenza di uno spuntone roccioso che sporge verticale verso il versante Nord (359064,3 E – 4751494,4 N; 2 ore dal Rifugio).

DESCRIZIONE: In questo punto si devia nettamente nel versante Nord e si passa sotto allo spuntone dove si nota una lieve traccia che, in quota, raggiunge, in 20 minuti, la cresta degli imbuti percorsa dall’itinerario n.2 (358439,3 E – 4751533,1 N; 1945 m.). Ci si sporge verso il versante de Le Vene dove la traccia prosegue vertiginosamente in quota attraversando pendii rupestri alternati a canali molto ripidi dirigendosi verso un canale obliquo ghiaioso dove la traccia diventa un sentiero che permette di salire sulla cresta Ovest dove si riprende il sentiero (segnato, pannello panoramico ) che, in direzione Est, segue fedelmente l’affilato crinale fino alla vetta del monte Sibilla (2173 m, 3,5 ore dal rifugio ).

32- Pianta satellitare della prima parte dell’itinerario n.6 (imbuto di Meta).
33- Pianta satellitare della seconda parte dell’itinerario n.6 (imbuto Le Vene).
34- Veduta del tracciato n.6 dalla cima del Monte Sibilla. dall’alto si nota la traccia di sentiero presente sotto alle rocce della “Corona”
35- La cima del Monte Sibilla vista dall’imbocco del tracciato n.6

ITINERARIO N.7

E’ il classico itinerario escursionistico facile, adatto a tutti, che risale dal Rifugio M. Sibilla alla Sella del Monte Zampa per proseguire poi per cresta con evidente sentiero, superando il tratto attrezzato con catene della “Corona della Sibilla”, fino alla Grotta delle Fate ped alla cima del Monte Sibilla (3 ore dal Rifugio).

Rappresenta anche la discesa in comune di tutti gli altri itinerari descritti.

E’ riportato sulla bibliografia classica e cartografia dei Monti Sibillini a cui rimando.

36- >Pianta satellitare del versante Nord del Monte Sibilla con tutti gli itinerari proposti.



MONTE PORCHE Cresta Nord e il Crepaccio sotto la cresta.

Itinerario non particolarmente lungo ma che richiede una certa pratica per l’attraversamento di terreni erbosi ripidi, permette di raggiungere la cima del Monte Porche attraversando la testata della Valle lunga e passando per il Crepaccio della cresta Nord.

L’itinerario non è riportato sulla bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il nuovissimo parcheggio del Monte Prata da cui si parte a piedi proseguendo la strada sterrata per la Fonte della Giumenta.

DESCRIZIONE: Raggiunta la Fonte della Giumenta si sale per il classico sentiero verso il Monte Porche. Giunti alla sella anziché proseguire in direzione Sud verso la sella del Monte Palazzo Borghese si sale in direzione della cima del Monte Porche su traccia di sentiero che devia verso sinistra.

Giunti alla sella Nord-ovest del Monte Porche (1 ora dall’auto, 355018 E – 4748967,7 N; 2035 m.) , si scende la valletta sottostante per risalire la sponda opposta a riprende la cresta Ovest del Monte Porche in direzione della Valle Lunga.(355458,2 E – 4749069,1 N; 2038 m.)

Giunti a scoprire la Valle Lunga si costeggiano delle rocce a destra della cresta e si entra nella testata della valle.

Qui si inizia una lunga traversata in quota su pendio molto ripido della testata della valle con tratti a 45 gradi su pendio a cotica erbosa chiusa molto scivolosa da percorrere con molta attenzione, passando sotto a rocce ed superando l’attacco dei canali di salita invernali del versante Nord del Monte Porche descritti a pagina 62 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”.

Si continua in quota in direzione della rocciosa cresta Nord del Monte Porche fino ad intercettare una faglia più infossata rispetto al ripido piano erboso che scende verso la Valle Lunga, dove si apre il Crepaccio riportato sul Catasto delle Grotte della Regione Marche (1 ora, 355850,5 E – 4748823,8 N; 2100 m.).

Il crepaccio di faglia, prodotto sicuramente da antichi terremoti, risulta profondo una decina di metri ma ha subito ulteriori allargamenti e crolli con il terremoto del 2016 per cui risulta pericoloso entrare fino al fondo.

Dal crepaccio si risale la cresta rocciosa Nord sovrastante fino a raggiungere la cresta Cima Vallelunga – Monte Porche percorsa dal classico sentiero con cui si raggiungono le due cime.

DISCESA: Dalla cima del Monte Porche si scende per il classico sentiero di salita verso la Fonte della Giumenta.

Di seguito le immagini dell’itinerario proposto.

1- La valletta sotto al versante Nordovest del Monte Porche che bisogna attraversare per immettersi nella Valle Lunga.
2- Giunti sulla cresta Ovest del Monte Porche si scopre la Valle Lunga.
3- E si inizia ad attraversare la testata della Valle Lunga
4- Si traversa in quota in direzione delle rocce del versante Nord del Monte Porche.
5- Il terreno si fa più ripido man mano che ci si avvicina ai canali di salita invernali al versante Nord del M. Porche.
6- La testata della Valle Lunga.
7- Proseguiamo verso la cresta Nord del Monte Porche visibile a destra in ombra dove si apre anche il crepaccio di faglia.
8 – 9- Passiamo sulla verticale dei canali di salita invernali al versante Nord del Monte Porche, caratterizzati da un piccolo torrione roccioso che si divide.
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10 – 11- Salix retusa di grandi dimensioni vegetano nel versante Nord del Monte Porche.
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12- Si prosegue oltre la testata della Valle Lunga osteggiando rocce su terreno molto ripido.
13- Quindi ci dirigiamo verso il crepaccio di faglia, visibile in basso al centro, a destra la Cima Vallelunga, di fronte il Pizzo Regina, il Pizzo Berro e la Cima di Vallinfante a sinistra, contornano la Valle Lunga..
14- Il crepaccio della Cresta Nord del Monte Porche, in questo punto ha subito ulteriore allargamento dopo il terremoto del 2016.
15 – Il crepaccio e il Monte Porche a destra.
16- Il crepaccio e Cima Vallelunga.
17 – 18 – Proviamo ad entrare.
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19- Ancora alcuni metri relativamente sicuri.
20- Ma poi è meglio fermarsi.
21 – 22 – Più a valle un ulteriore crepaccio aperto dal terremoto del 2016.
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23- Campanula scheuchzeri l’ingresso del crepaccio.
24- La Valle Lunga.
25- Il tratto da cui si accede alla testata della Valle Lunga.
26 – 29 – La ripida cresta Nord del Monte Porche, che risaliamo fino alla cresta che collega il M. Porche alla Cima Vallelunga.
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30 – 31 -Raggiungiamo infine la cresta sommitale che ci conduce facilmente al M. Porche.
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32- Veduta verso Nord dalla cima di M. Porche, a destra Cima Vallelunga, in fondo il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro , il Monte Rotondo e la Cima di Vallinfante a sinistra.
33- Veduta verso Sud dalla cima di M. Porche, a destra Il Monte Palazzo Borghese e Sasso di Palazzo Borghese, sopra il Monte Argentella, sullo sfondo la Cima del Redentore a destra e il Monte Vettore a sinistra.
34 – 35 – La cima del Monte Porche.
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36- La faglia prodotta dal terremoto del 2016 nel versante Ovest del Monte Porche
37 – 39 – Rosalia alpina a monte della Fonte della Giumenta.
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40- Veduta dell’itinerario dalla cima del Monte Porche.
41- Veduta dell’itinerario dalla cresta Ovest del Monte Porche.
42- Dettaglio della posizione del crepaccio.
43- Pianta satellitare del percorso proposto.



RIO GARRAFO E GROTTA FREDDA – Acquasanta Terme

Il Rio Garrafo scende a valle di Umito, frazione di Acquasanta Terme.

Il vallone in realtà scende dalle pendici della Macera della Morte, nei Monti della Laga, formando, nella parte terminale, una stretta e selvaggia gola.

Inoltre la zona presenta anche numerose grotte e cavità.

L’escursione è impegnativa in quanto presenta numerosi passaggi attrezzati con corde dove è strettamente consigliato imbraco, set da ferrata e caschetto.

L’itinerario è riportato sul web a cui si rimanda per la descrizione.

In zona sono presenti anche guide che accompagnano escursionisti meno esperti.

Al ritorno abbiamo anche visitato la Grotta Fredda.

Noi siamo stati fortunati per la piovosa stagione che quest’anno ha elevato la portata idrica rendendo il torrente impetuoso e molto più impegnativo per i numerosi guadi e passaggi scivolosi.

Di seguito le immagini dei vari spettacolari passaggi della bellissima escursione.

Ringrazio tutti i partecipanti all’escursione per le foto fornite.

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23- la parte finale della risalita del Rio Garrafo oltre la quale una alta pozza di acqua impedisce il proseguimento verso monte.
24- Una vera rarità: Ruscus aculeatus e ruscus hypoglossum che crescono adiacenti.
25- La folta vegetazione di muschi del Rio Garrafo lo fanno sembrare quasi un luogo tropicale.
26- Bellissime felci che crescono abbondanti sulle pareti del torrente.
27- Al ritorno visitiamo anche la Grotta Fredda
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33- La cavità dove Maurizio Montalbini ha effettuato Il suo ultimo esperimento di isolamento in grotta, avvenuto all’interno proprio della grotta fredda, denominato Timeless, che si è concluso il 7 giugno 2007 dopo 235 giorni dal suo ingresso.
Ricordiamo Maurizio che è deceduto nel 2009 per un infarto nella frazione Pie’ di Casavecchia di Pievetorina.
 
34- 35- Concrezioni nella Grotta Fredda.
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37 – 38 – Il cunicolo d’uscita.
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39- La cengia a picco sul Rio Garrafo dove c’è l’uscita della Grotta Fredda.
40- I simpatici amici della bellissima escursione.



CASCATA DELLE CALLARELLE da Calcara di Ussita.

Su richiesta di alcuni miei amici riporto questo percorso classico ma non indicato nella bibliografia, facile ed adatto a tutti, attualmente frequentatissimo dalle numerose guide escursionistiche che organizzano escursioni sui Monti Sibillini per i loro clienti.

L’itinerario, con partenza da Calcara di Ussita, permette di raggiungere la particolare Cascata delle Callarelle, situata nella Valle del Torrente Ussita, a monte della Cascata di Casali (o del Fosso del Pero), già descritta in questo sito, e in prossimità della piccola centrale idroelettrica del Comune di Ussita, alle falde della parete Nord del Monte Bove nord.

La cascata è particolare perchè è situata in una piccola forra che a monte presenta due grandi e profonde “Marmitte dei Giganti”, vasche prodotte dall’erosione dell’acqua e dei detriti trasportati con essa.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il centro abitato di Ussita quindi, passata la piazza, si prosegue in direzione di Frontignano, si supera il Palazzetto del Ghiaccio e dopo circa 1 chilometro si trova la deviazione a sinistra per la frazione di Calcara.

Consiglio di parcheggiare in prossimità delle case al fine di evitare brutte sorprese al ritorno in quanto la strada sterrata che prosegue in direzione del Camping Colorito presenta un divieto di sosta continuo.

DESCRIZIONE: Dall’abitato di Calcara si prosegue la sterrata che si snoda verso il versante Nord della Croce di Monte Bove, si supera l’incrocio per il Camping Colorito e si prosegue a destra (cartello Callarelle, foto n.1) fino a raggiungere, in 40 minuti e circa 2 chilometri di comodissima sterrata quasi in piano, il ripiano erboso di Poggio Paradiso dove un secondo cartello indica la deviazione a sinistra (foto n.2, a destra si prosegue per la Val di Panico) e dove si può ammirare l’imponenza della parete Nord del Monte Bove Nord che incombe sopra al percorso.

La deviazione, in altri 1,5 chilometri circa, conduce all’ingresso della centrale Idroelettrica di Ussita, poco prima dell’edificio, si scende a sinistra e già si sente il fragore della cascata che si raggiunge in 10 minuti di sentiero in ripida discesa ma attualmente attrezzato con corde.

Ritornando verso la centrale si devia a sinistra su traccia di sentiero e si raggiunge la parte superiore della cascata caratterizzata dalle due grandi Marmitte dei Giganti.

Ritorno: stesso itinerario.

1- Il primo incrocio che si incontra dopo circa 500 metri dall’abitato di Calcara
2- Poggio Paradiso con il secondo incrocio ben segnalato.
3- La parete Nord del Monte Bove Nord con i suoi tre Spalti e le numerose frane prodotte dal terremoto del 2016, vista da Poggio Paradiso.
4- La sterrata finisce in prossimità del cancello della Centrale Idroelettrica di Ussita, per la cascata si scende a sinistra.
5- la ripida discesa verso il Torrente Ussita attrezzata con corde.
6 – 9- La Cascata delle Callarelle.
7- Non mancano rifiuti anche qui.
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10- La parete Nord del Monte Bove Nord con i suoi tre Spalti e le numerose frane prodotte dal terremoto del 2016, vista dal piazzale della Centrale.
11- la Centrale Idroelettrica di Ussita e la su condotta forzata, sullo sfondo il Monte Bove Nord.
12- Saxifraga australis sulle pareti della forra.
13- 18- Le due grandi e profondissime “Marmitte dei Giganti” situate a monte della Cascata.
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19- La cascata di Casali o del Fosso del Pero (anche se sfocata), vista di fronte, dalla strada per la Cascata delle Callarelle.
20- Pianta satellitare del percorso proposto.



CASTELLUCCIO E I PANTANI DI FORCA CANAPINE due luoghi sempre affascinanti per una uscita fotografica.

I Piani di Castelluccio, nel mese di luglio, non regalano solo la classica ed ormai anche banale fioritura, quest’anno anche sotto tono a causa delle condizioni climatiche, ma la nebbia del mattino presto, poco dopo l’alba, permette di vedere una gloria solare a metà e la rugiada, prima che il sole la faccia evaporare, mette in evidenza il vasto mondo degli aracnidi altrimenti invisibile.

I Laghetti dei Pantani invece, specialmente nelle giornate nuvolose, regalano spettacoli di riflessioni di luce.

Luoghi sempre affascinanti soprattutto da punto di vista fotografico.

1- La “mezza” gloria solare creata dalla nebbia al mattino presto quando il sole è ancora basso sull’orizzonte al Pin Grande di Castelluccio
2- 7 -Il fantastico mondo architettonico degli Aracnidi svelato dalla rugiada mattutina
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8- Zigaena
9 – 18- La classica ed ormai banale fioritura dei campi coltivati di Castelluccio regala però sempre scorci particolari.
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19 – 20 – Il paese cancellato di Castelluccio
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21- Il Monte Castellaccio e il Monte Ventosola a sinistra.
22- I Laghetti dei Pantani di Forca Canapine, un luogo scambiato per una stalla a cielo aperto nonostante le particolarità floristiche e faunistiche della zona, vedasi il mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a pagina 76.
23 – 26 – Immagini riflesse durante una giornata nuvolosa.
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28- I Laghetti dei Pantani per fortuna ancora regalano fioriture di Alghe rosse, il laghetto del Pian perduto ormai è un lontano ricordo
29- Il laghetto del Pian Perduto in una immagine del 12 giugno 2008, adesso anche lui è diventato una stalla a cielo aperto.



VALLE DELL’ORFENTO – GRUPPO DELLA MAIELLA

Escursione classica alle Gole dell’Orfento, nel Parco Nazionale della Maiella in Abruzzo.

Di seguito le immagini della giornata, immersi in un ambiente fresco, natura lussureggiante ed acque limpidissime.

Ophrys passionis subsp. majellensis
Ophrys incubacea
Ophrys ipassionis
Ophrys molisana



L’EFFETTO “FATA MORGANA” IN MONTAGNA Tramonto a Monte Valvasseto e Alba al Pizzo di Meta.

In ottica la Fata Morgana, o Fatamorgana, è una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia posta sopra l’orizzonte.

Tale fenomeno, che può essere osservato a terra o in mare, nelle regioni polari o nei deserti, distorce così tanto l’oggetto (o gli oggetti) su cui agisce il miraggio, da renderli insoliti e irriconoscibili. Può riguardare qualsiasi tipo di oggetti “distanti”, come isole, coste o barche. Il soggetto è mostrato in evoluzione, in posizioni diverse da quelle originarie, in una visione che può passare senza soluzione di continuità dalla compressione all’allungamento.

Questo fenomeno ottico si verifica quando i raggi di luce sono incurvati dal passaggio attraverso strati d’aria a temperature diverse, in condizioni di inversione termica, in cui la transizione tra gli strati è caratterizzata da un brusco gradiente termico, con la formazione di un condotto atmosferico. Infatti, in condizioni di tempo sereno, può capitare che uno strato d’aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda: in questo caso, la differenza tra gli indici di rifrazione può dar luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione, producendo una serie di immagini sia dritte che invertite.

Nelle regioni polari, la Fata Morgana può essere osservata nelle giornate relativamente fredde, al contrario nei deserti e sulle distese d’acqua il fenomeno si verifica più facilmente in giornate la cui temperatura è superiore alla media.

Il fenomeno può essere osservato da qualunque altitudine: dal livello del mare alle cime delle montagne, o addirittura da un aeroplano. Generalmente è visibile anche ad occhio nudo, ma per una visione dettagliata è preferibile usare dei binocoli, un cannocchiale oppure un teleobiettivo.

Questo raro fenomeno è stato osservato in diverse zone d’Italia tra cui dalla cima del Monte Pennino, nell’Appennino Centrale (Nocera Umbra) dove nel periodo estivo e con particolari condizioni, si vede sorgere due volte il sole. Dapprima l’immagine riflessa, di colore rosso intenso e senza raggi, subito dopo, il sole con i suoi raggi accecanti.

Avendo letto che è questo fenomeno è stato osservato proprio in questi giorni di caldo al di sopra della norma, siamo partiti il pomeriggio del 19 luglio per vedere se, a il tramonto o all’alba, si poteva avere la fortuna di osservare questo raro fenomeno.

Abbiamo raggiunto il Monte Valvasseto, nei pressi della Pintura di Bolognola ed abbiamo aspettato il tramonto, la nostra costanza ci ha premiato, poco prima del tramonto il sole attraversando gli strati bassi dell’atmosfera, con moltissima umidità, si è allungato a dismisura prendendo la forma di un ovale anzichè circolare.

Il fenomeno, come indicato sopra, non è facilmente visibile ad occhio nudo, le immagini sono state scattate con un teleobbiettivo da 200 mm di focale.

Siamo quindi scesi ed abbiamo dormito in tenda all’area Pic Nic di Bolognola a causa del forte vento e, prima dell’alba, ci siamo diretti al Pizzo di Meta.

L’alba, comunque fantastica vista dalla montagna, non ci ha regalato questo raro fenomeno, ma siamo stati soddisfatti lo stesso, il mondo visto dall’alto è sempre fantastico.

Di seguito le immagini della serata e del mattino.

1- 2 – I raggi del sole, attraversando gli strati bassi dell’atmosfera, colmi di umidità di questi giorni di afa, creano una falsa immagine di un sole ovale anzichè circolare, questo fenomeno è chiamato Fata Morgana.
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3a – 3b -Il fenomeno ingrandito in post-produzione.
3b – A sinistra l’esatta forma del sole, a destra la forma ovale allungata prodotta dal fenomeno ottico della Fata Morgana
4 – 6- Dopodichè il sole ha ripreso la sua forma circolare man mano che scendeva sull’orizzonte.
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7 – 9- Il tramonto verso i Monti di Montelago (Camerino).
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10- Un ulteriore ingrandimento mostra anche le macchie solari sulla superficie del sole.
11 – 17- Ultime fasi del tramonto
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13- Il sole prima di scomparire, a causa sempre della grande umidità atmosferica, si appiattisce perdendo ulteriormente la sua forma circolare.
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18- 19- La notte all’Area Pic Nic di Bolognola alla Valle del Fargno con un forte vento, sullo sfondo il monte Acuto.
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20- La costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro, verso Nord.
21 – 25 – Le fasi dell’alba dal Pizzo di Meta……. niente Fata Morgana ma solo tanta umidità..
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26- L’alba al Pizzo di Meta con la croce di vetta.
27- La cime del Pizzo di Meta, sullo sfondo a sinistra della croce il Monte Castel Manardo, Il Pizzo Regina, il Pizzo Berro, Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi, a destra Il Monte Rotondo ed il Monte Pietralata.



MONTE CIMONE – Appennino Tosco Emiliano

1 Giugno 2023, salita al Monte Cimone (2165 m.) nell’Appennino Tosco Emiliano per il versante Modenese, dal Lago di Ninfa.

Dal Lago di Ninfa si risale con seggiovia o a piedi nel bosco laterale alla seggiovia del comprensorio sciistico poi si devia per l’itinerario EEA per la Cresta di Gallo fino a Pian Cavallaro quindi per un successivo tratto del sentiero dell’Atmosfera e salita finale alla cima per la Direttissima al Cimone che risale la cresta Nord.

Al Lago di Ninfa è presente anche un attrezzatissimo Parco Avventura.

L’itinerario è riportato nella bibliografia della zona a cui rimando.

Di seguito le immagini della giornata, purtroppo con tempo perturbato.

1- La stazione della seggiovia del Lago di Ninfa con il Lago sottostante a destra vista dall’itinerario EEA della Cresta di Gallo.
2 – 10 -Fasi di salita dell’itinerario per la Cresta di Gallo EEA.
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11- Laghetto temporaneo primaverile a Pian Cavallaro.
12- La bellissima Anemone narcissiflora
13- L’inizio del tratto del Sentiero dell’Atmosfera che si percorre per un breve tratto prima di affrontare la Direttissima al Cimone con le giuste raccomandazioni.
14- La più ripida “Direttissima al Cimone”, a sinistra del pilone la Cresta di Gallo percorsa in salita.
15- La Vetta del Monte Cimone caratterizzata da vari edifici militari e ripetitori.
16- Gentiana verna
17- Gentiana Dinarica.
18- Una famiglia di Marmotte nei pressi della cima del Monte Cimone.
19- Veduta verso il Monte Libro Aperto a sinistra e l’Abetone a destra
20- Il laghetto temporaneo di Pian Cavallaro.
21- Viola biflora.



LE FINESTRE DEI MONTI SIBILLINI parte 2 settore Nord. LA FINESTRA DELLA Via Maurizi-Taddei, LA FINESTRA DELLA CENGIA DEI FIUMARELLI E L’ARCO DEL MONTE VALVASSETO.

Nel settore Nord dei Monti Sibillini sono presenti altre “finestre” o Archi di roccia naturali molto suggestive.

LA FINESTRA DELLA VIA MAURIZI-TADDEI AL M. BOVE NORD.

La prima è la Finestra della Via Maurizi-Taddei nel versante Nord di Monte Bove Nord ed in particolare nello Spalto Occidentale.

La descrizione dell’itinerario per raggiungere la finestra è riportata a pagina 40 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a cui rimando, ricordo che è inserita in una via di roccia pertanto è consigliata solo a persone che abbiamo esperienza alpinistica.

Credevo che il terremoto avesse cancellato questa meraviglia della natura che invece ha retto bene ed è ancora in piedi.

Ricordo che attualmente la via è inserita nella zona di protezione del Camoscio Appenninico e si può raggiungere solo nel periodo che va dal 16 luglio al 30 aprile e previa comunicazione, ai sensi del D.D. 384/2014 , almeno 2 giorni prima della data prevista per l’attività alpinistica, al Collegio Regionale delle Guide Alpine delle Marche tramite il seguente indirizzo di posta elettronica: info@guidealpinemarche.com.

Di recente sui social sono apparse foto dell’itinerario ed in particolare della finestra realizzate al di fuori del periodo indicato e ovviamente senza alcuna autorizzazione, consiglio pertanto di non pubblicare foto di zone comprese all’interno dell’area protetta scattate al di fuori di tale periodo per non incorrere in sanzioni.

1- La finestra della Via Maurizi-Taddei al Monte Bove Nord in un a vecchia foto prima del terremoto.

FINESTRA DELLA CENGIA DEI FIUMARELLI o FOSSO LA FOCE

Descritta in bibliografia per la prima volta a pagina 42 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a cui rimando e in successivi e reportage del 20 giugno 2021 e del 3 novembre 2022 riportati sempre in questo sito.

1- La finestra della Cengia dei Fiumarelli
2- Affacciati alla finestra si scoprono le cascate del Fosso >a Foce.

ARCO DEL MONTE SASSOTETTO

Un piccolo arco di roccia è presente nel versante Ovest del Monte Sassotetto, riportato nell’itinerario: “LE GROTTE DEL MONTE SASSOTETTO” del 3 aprile 2021 a cui rimando.

ARCO DEL MONTE VALVASSETO

Un altro piccolo arco di roccia naturale è presente nei torrioni rocciosi del versante Ovest del Monte Valvasseto, il versante opposto alla palestra di roccia, facilmente raggiungibile dalla Pintura di Bolognola attraversando i Piani Gra.

Riporto il facile itinerario richiestomi gentilmente da alcuni amici.

ACCESSO: Si parcheggia alla Pintura di Bolognola e si sale a piedi per la strada che conduce alla pista da fondo Piano Gra- Macchia Tonda.

Giunti alla grande faggeta di Macchia Tonda la si percorre nel suo bordo sinistro in direzione del Monte Valvasseto. Giunti al termine del bosco si trova una traccia di sentiero che, il leggera salita, conduce nettamente a destra verso uno scoglio a forma di testa di Tartaruga.

Si passa sotto allo scoglio e si sale per un pendio ghiaioso in direzione di una fascia rocciosa continua, sempre traversando verso destra, si costeggiano le rocce fino a raggiungere l’arco, coperto da una folta vegetazione.

In zona ci sono anche altre particolarità molto interessanti da osservare, come indicato nei reportage del 04/11/2020, 1802/2021 e del 25/06/2022.

1- Superata la faggeta si nota a destra lo scoglio simile ad una testa di tartaruga sotto al quale si passa per raggiungere l’Arco del Monte Valvasseto.
2- Lo scoglio a forma di testa di Tartaruga con i Piani Gra ed il Monte Rotondo sullo sfondo.
3- Sulla sommità della fascia rocciosa che forma l’arco, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
4 – 7 – L’arco di roccia del Monte Valvasseto.
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8- Il piccolo arco di roccia lascia passare la luce del sole mattutino che illumina la piante posta al suo ingresso.
9 – 10 – L’arco visto dalla sua sommità.
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11- Pianta satellitare del breve itinerario per raggiungere l’Arco del Monte Valvasseto.