LE “FINESTRE” DEI MONTI SIBILLINI parte 1 Il tempio della Sibilla, l’occhio del Ciclope, Arcofù e l’Arco di Meta nella Valle del Tenna.

Nell’alta valle dell’Infernaccio sono presenti quattro grandi “finestre” o archi di roccia, il Tempio della Sibilla, l’Occhio del Ciclope, L’Arco del Fosso della Sibilla o Arcofù e l’Arco di Meta (o Arcufu’ secondo un autore), di seguito si riportano le descrizioni per la loro osservazione.

IL TEMPIO DELLA SIBILLA

Una delle più spettacolari “finestre” o archi naturali dei Monti Sibillini, nonché il più facilmente raggiungibile, è il cosiddetto “Tempio della Sibilla”, arco di roccia naturale posto sul versante Sud del Monte Priora, sopra le gole del Tenna, in prossimità della Cengia delle Ammoniti.

L’itinerario di raggiungimento, divenuto ormai un classico, è descritto a pagina 37 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito sotto la voce “pubblicazioni” a cui rimando.

L’itinerario è anche indicato nell’articolo del presente sito “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – PARTE 3”

Di seguito inserisco le bellissime immagini dell’ultima escursione a questo arco di roccia, al ritorno consiglio inoltre di visitare anche la Cascata Dimenticata o come viene chiamata attualmente la Cascata della Rota, il cui itinerario è descritto anch’esso nel mio libro.

1- Il Casale dei Grottoni dove passa il sentiero per il Tempio della Sibilla e la cengia delle Ammoniti.
2- Di fronte al sentiero le verticali pareti delle Forre del versante Nord del Monte Sibilla.
3- Il sentiero per raggiungere il Tempio della Sibilla si snoda sotto alla Cengia delle Ammoniti.
4 – 13- L’arco naturale del Tempio della Sibilla.
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14- Sguardo in verticale sulla sottostante valle dell’Infernaccio.
15 – 18- Sulla sommità dei vari torrioni che compongono la zona denominata “I Grottoni”
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19 – 23- Visita anche alla Cengia delle Ammoniti.
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23- Esplorazione di piccole cavità intorno alla Cengia.
24- Traccia di Ammonite fossile, molte concihglie sono state asportate in questi ultimi anni.
25- Al ritorno ci dirigiamo verso la Cascata Dimenticata (da non confondere con la cascata nascosta posta molto più in basso) e scopriamo segni di trivella usata per aprire il sentiero per il Casale del Rio.
26 – 27- La parte superiore del Fosso del Rio
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28 – 30- La Cascata Dimenticata o Della Rota.
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31- Ritornando per il Romitorio di San Leonardo passiamo per i ruderi della vecchia fontana.
32- Profilo umano sulle pareti delle Pisciarelle.

L’OCCHIO DEL CICLOPE

L’Occhio del Ciclope è la grande finestra che si può osservare nel tratto di strada tra la Gola dell’Infernaccio e Capotenna, guardando verso le pareti dei Grottoni del Monte Priora.

Attualmente la grande finestra è raggiungibile solo alpinisticamente dalla Cengia delle capre, l’itinerario è descritto nel seguente link:

http://auaa.it/articoli-alpinismo/183-via-occhio-del-ciclope-monti-sibillini

Dalla Cengia delle Capre è possibile scendere, con estrema attenzione, per il ripidissimo vallone erboso situato a sinistra dell’Occhio del Ciclope, fino ad avvicinarsi in modo considerevole ma per sicurezza non riporto la descrizione di tale discesa in quanto molto pericolosa.

1- L’occhio del Ciclope visto dalla strada per Capotenna.
2- Il ripidissimo vallone a sinistra dell’Occhio del Ciclope.
3- Iniziamo la ripida discesa per avvicinarci alla finestra.
4- Ed ecco la grande finestra dell’Occhio del Ciclope.
5- Nel torrione in alto i nostri amici.
6- L’Occhio del Ciclope visto dal torrione di fronte.

L’ARCO DEL FOSSO DELLA SIBILLA o ARCOFU’ – I LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI parte 2

DESCRIZIONE: Percorrendo la Valle dell’Infernaccio verso Capotenna si raggiuge il laghetto effimero prodotto dalla frana del terremoto del 2016 già descritto in questo sito (articolo: Infernaccio, mai più come prima, del Maggio 2017), si prosegue la valle per la sterrata, si supera l’ingresso, a sinistra, dell’Imbuto Le vene, anch’esso descritto in questo sito (articolo: I luoghi più selvaggi dei Monti Sibillini) e si continua per altri 600 metri, fino ad intercettare una traccia che scende verso il fiume, poco prima che la strada inizia a salire di quota verso Capotenna.

Si scende nel fiume che, oltre questo tratto, forma una seconda forra meno conosciuta dell’Infernaccio ma altrettanto bella e selvaggia, si guada bagnandosi molto e ci si dirige verso l’ingresso scuro e cupo del Fosso della Sibilla che si apre di fronte.

Si raggiunge faticosamente , tra tronchi e, a seconda della stagione, grossi accumuli di neve, il fondo del Fosso dove scende una piccola cascata che precipita dall’alto e dove, ancora più in alto si apre la grande finestra denominata “Arcofù”.

1- L’ingresso della seconda, meno conosciuta, Forra dell’Infernaccio
2-Nel fondo del Fosso della Sibilla si apre anche una grande caverna
3- Veduta dall’interno della caverna.
4- Attraversato il fiume Tenna ci si dirige a sinistra verso il fondo del Fosso della Sibilla, tra tronchi e massi.
5- I Grottoni della Priora visti dal Fosso della Sibilla.
6 – 7- Risalita del fondo del Fosso della Sibilla che, fino a tarda primavera, nasconde grandi accumuli di neve.
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8 – 9- ll fondo del Fosso della Sibilla, in alto il grande arco di Arcofù ancora non ben evidente.
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10- La grande cavità posta alla base del Fosso.
11- Il grande Arco del Fosso della Sibilla, sicuramente uno dei luoghi più selvaggi dei Monti Sibillini.
12- Veduta dei Grottoni della Priora dal fondo del Fosso.
13- La cascata che scende dall’alto fino a tarda primavera.
14 – 17- Gli accumuli di neve sul fondo del Fosso della Sibilla.
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18- La cascata e l’arco.

L’ARCO DI META (o ARCUFU’ secondo un autore)

Un quarto arco di roccia è presente nell’alta valle dell’Infernaccio, l’Arco di Meta (o Arcufu’ secondo un autore) si trova nel sentiero delle Vene della Sibilla che si snoda tra i vari fossi del versante Nord del Monte Sibilla.

Premetto che il sentiero non è adatto a tutti ma solo ad escursionisti esperti che i sanno muovere su terreni ripidi e sconnessi.

DESCRIZIONE: L’itinerario per raggiungere l’Arco di Meta è descritto nel mio reportage “MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DEL 2016 – TORRIONE DI MÈTA”  percorrendo il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante Nord, riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Una volta scesi nel versante Nord per l’evidente sentiero si supera facilmente il Fosso di Meta I, si prosegue superando con attenzione il Fosso di Meta II che, in genere a primavera, risulta ancora pieno di neve di accumulo di slavine, si prosegue quindi su terreno erboso ripido e si raggiunge la base di una alta lama rocciosa dove si apre l’Arco di Meta.

Proseguendo la traccia di sentiero si supera anche il Fosso di Meta III e si arriva al Fosso delle Vene, volendo si prosegue per sentiero evidente che scende nel fosso per poi risalire e dirigersi verso il Casale Lanza e quindi salire ulteriormente al Casale della Sibilla dove si raggiunge la cresta del Monte Sibilla chiudendo un percorso ad anello.

1- Funghi prataioli (Psalliota macrosporum) nei pressi della forcella tra il monte Zampa ed il Monte Sibilla, visibile a sinistra
2- La cresta M.Sibilla-M. Zampa con il sentiero in discesa che attraversa tutto il versante Nord del M. Sibilla.
3- Il sentiero che dalla sella del Monte Zampa scende verso il versante Nord del Monte Sibilla, visto nei pressi del Fosso di Meta I.
4- Il versante Nord del Monte Zampa.
5- Superato il Fosso di Meta I si continua su terreno ripido verso gli altri due fossi, lontano a destra, il torrione de Le Vene.
6- Il Monte Priora ed il Pizzo Berro con la Cengia delle Ammoniti, visti dal Fosso di Meta I.
7- Ripida traversata per entrare nel Fosso di Meta II.
8 – 10- Il Fosso di Meta II ancora conserva della neve.
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11- Il Fosso di Meta II con la “corona” del Monte Sibilla in alto.
12- Superato anche il Fosso di Meta III, meno inciso degli altri due, ci si avvicina al Fosso de Le Vene
13 – 14 -L’Arco di Meta (o arcufu’ secondo un autore)
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15- L’ultimo tratto erboso leggermente meno ripido prima del fosso de Le Vene, sullo sfondo l’intero pendio attraversato.
16- Il ripidissimo e selvaggio imbuto del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.
17- Il sentiero prosegue scendendo nel Fosso Lre Vene e risalendolo dalla parte opposta quindi prosegue verso il Casale Lanza che si vede nel pianoro erboso in direzione di Cima Cannafusto.
18- Il Monte Priora ed il Pizzo Berro con la Cengia delle Ammoniti precedentemente descritta.
19- Il ritorno, sempre sullo stesso sentiero.
Pianta satellitare della Valle del Tenna nel tratto Infernaccio – Capotenna con le finestre descritte.



GARGANO – IL SENTIERO DELLE ORCHIDEE

Il Promontorio del Gargano è una delle tante meravigliose zone d’Italia, con paesi incantevoli e una flora ricca di specie tra cui molti endemismi che si trovano solo in questa zona della Terra.

Per percorrere il cosiddetto “sentiero delle Orchidee del Gargano”, si parte dal particolare paese di Mattinata, sul versante Sud del Gargano, in Puglia, prendendo le indicazioni per Monte Sacro.

Giunti nei pressi del B&B Monte Sacro un grande cartello, anche se in gran parte illeggibile, indica l’inizio del Sentiero Naturalistico, conosciuto anche con il nome di “Sentiero delle Orchidee” che conduce fino alle straordinarie rovine del complesso monastico di Monte Sacro, abbandonato da secoli.

Lungo il percorso, che si snoda tra le caratteristiche garighe del Gargano, è possibile osservare una grande varietà di specie floristiche tra cui molte Orchidee di cui alcune specie anche endemiche della zona.

L’escursione va fatta tra metà di Maggio e metà di Giugno in quanto è il periodo di massima fioritura della maggior parte delle Orchidee selvatiche.

Personalmente sono rimasto un po’ deluso in quanto, anche come pubblicizzato sui social, mi aspettavo di trovare numeri elevati, sia in specie che in quantità, di Orchidee invece mi sono reso conto che non sono poi così comuni come indicano.

Forse perché sono abituato a zone delle Marche come nei dintorni di Camerino, Fabriano e alcune zone dei Monti Sibillini, dove si possono osservare fioriture immense e anche con decine di specie diverse contemporaneamente fiorite ma, per fortuna, sconosciute alla massa o poco pubblicizzate.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- L’inizio del sentiero naturalistico di Monte Sacro si snoda tra le caratteristiche Garighe del Gargano punteggiate di rocce.
Serapias apulica
Serapias vomeracea
Serapias cordigera
Serapias lingua
Gruppo di Serapias
Ophrys holosericea
Ophrys holosericea subsp. dinarica
Anacamptis coriophora
Orchis tentredinifera
Orchis tentredinifera
Ophrys passionis subsp. garganica
Ophrys sphegodes
Ophrys sphegodes
Orchis anthropophora
Orchis simia
Orchis x bergonii (ibrido tra la O. Anthropophora e O. simia)
Orchis quadripunctata
Neotinea tridentata
Anacamptis pyramidalis
Ophrys bertolonii o uccelletto allo specchio (se vista di lato)
Ophrys bertolonii o uccelletto allo specchio
Ophrys apifera
Anacamptis morio
Ophrys insectifera
Ophrys fusca subsp. funerea
Orchis purpurea
Cephalantera longifolia
Asphodelus ramosus
le rovine del complesso monastico di Monte Sacro sono imponenti e coprono diversi ettari.



LE FUMAROLE E LE BIANCANE DI SASSO PISANO – LARDERELLO

Dall’incredibile paese di Larderello, nel comune di Pomarance in provincia di Pisa, dove enormi torri di raffreddamento rilasciano colonne di vapore che sembrano raggiungere le nuvole e una miriade di tubi trasportanti vapore dal sottosuolo si intrecciano tra case e campi, si raggiunge in auto Sasso Pisano.

Quindi al paese si seguono le indicazioni turistiche per le Fumarole e Biancane che si raggiungono a piedi percorrendo la Via Etrusca Volterra – Piombino.

L’escursione si snoda in un paesaggio unico che non sembra di questo pianeta tra colonne di vapore, emissioni di Acido Solfidrico e soffioni Boraciferi e vulcanelli di fango.

Di seguito le immagini della bellissima escursione anche se con tempo nuvoloso.

1- Le grandi torri di raffreddamento di una delle tante centrali elettriche geotermiche dei dintorni di Larderello.
2- Una grande tubazione di vapore attraversa la strada nei pressi di Sasso Pisano.
3- Nelle colline le tante colonne di fumo indicano le varie centrali geotermiche della zona.
4- Il tratto della via Etrusca si snoda attraverso le fumarole e le biancane.
5- Le Biancane, tratti rocciosi caldi dove il calcare, tramite i fumi solfurei, si è trasformato in bianco Gesso.
6 – 7- Camini di uscita di fumi solfurei dove lo zolfo si deposita in aghi ai bordi.
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8 – 9 – Le biancane circondate da una vegetazione specializzata che cresce nel terreno meno caldo.
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10- Dalle Biancane si vede sullo sfondo una delle tante centrali geotermiche.
11 – 16- Il sentiero prosegue verso le fumarole, dove l’aria contenente Acido Solfidrico con odore di uova marce e l’elevato calore rende l’ambiente molto suggestivo e severo.
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17 – 18- Vulcanelli di fango ribollono di continuo.
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19 – 20 – Incrostazioni di Borace ai lati delle fumarole (Soffioni Boraciferi).
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21- Il particolare ambiente intorno al paese di Sasso Pisano, ovunque salgono colonne di vapore.
22- Il cartello indicante la particolare flora delle fumarole.
23- La Calunna vulgaris
24- La Aira elegantissima.



GROTTA E CASCATA DEL PETRIENNO E SASSO SPACCATO – MONTE CERESA

Itinerario poco al di fuori dei confini del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, si snoda sulle pendici Sud del Monte Ceresa (1494 m.), nel territorio del comune di Acquasanta Terme.

L’itinerario proposto, riportato anche sul Web, inizia da Tallacano, una piccola frazione di Acquasanta Terme, sorge a 660 m.  su di un crinale nel cuore degli Appennini. Il suo centro abitato si compone di case costruite in pietra locale (arenaria) edificate intorno al 1500 ed in parte disabitate.

ACCESSO: Tallacano si trova a circa 25 km da Ascoli Piceno, si raggiunge percorrendo la via Salaria in direzione di Acquasanta Terme fino alla località di Centrale ; qui un incrocio indica la strada che conduce alla frazione che dista circa 9 km , nell’area conosciuta come Appennino Perduto.

DESCRIZIONE: Una volta lasciata l’auto poco prima di Tallacano, si prende la carrareccia fino al vicino paese di Poggio Rocchetta. Potrete scrutare, leggermente in alto sulla vostra destra, il piccolo abitato che sorge proprio in cima ad un picco a spiovente sulla vallata.

A questa altezza troverete sulla sinistra l’indicazione per Agora.

Da qui inizia un piacevole sentiero di bosco che, in circa un’ora, conduce alla Cascata di Agore quindi alla Cascata e Grotta del Petrienno.

La  Grotta del Petrienno è una cavità larga circa 60 m e profonda 15, nascosta quasi interamente da alberi e incassata in una stretta valle del tutto invisibile a distanza. Per accedere a questo luogo magico è possibile passare sotto una bellissima cascata. All’interno potrete vedere antichi edifici costruiti in pietra. Queste costruzioni fungevano da fattorie dove tenere animali da pastorizia, prevalentemente pecore.

Prima di ripartire si può raggiungere il suggestivo luogo di Sasso Spaccato, salendo per l’indicazione della Chiesa di San Pietro.

Sasso spaccato, chiamato dagli abitanti del luogo anche “Tassinara”, si tratta di una larga e profonda fenditura della montagna che appare come un netto e preciso taglio della roccia. All’interno delle pareti della spaccatura si trovano delle incisioni di nomi e piccole croci a testimonianza della presenza un antico cimitero.

1 – 2- Il primo tratto di sentiero che inizia dalla frazione di Poggio Rocchetta si snoda tra banchi di Arenaria.
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3 – 4- Una delle prime cascate che si incontrano nel sentiero.
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5 – 6- La cascata di Agora
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7- Alti tetti di Arenaria ai lati del sentiero.
8 – 9- Vari antichi ripari sotto alle pareti
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10 – 11- Giunti nei pressi della Grotta e Cascata del Petrienno le pareti di Arenaria formano grandi tetti solcati da vene stillicidiose di Alghe nere.
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12 – 14- La Cascata del Petrienno, situata proprio all’imbocco della Grotta omonima.
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14 – 22- La Grotta del Petrienno con i resti degli antichi insediamenti di pastori.
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23 – 24- Il soffitto di Arenaria della Grotta del Petrienno artisticamente lavorato dall’acqua di stillicidio.
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25 – 27- Sasso Spaccato.
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28 -Il Borgo di Tallacano da cui si parte per le due escursioni
29 – 30- Le abitazioni di Tallacano realizzate direttamente tra pareti di Arenaria.
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GROTTE DI FRASASSI Percorso rosso Speleologico

Il 7 Maggio, con 12 amici, abbiamo effettuato il percorso rosso Speleologico delle Grotte di Frasassi accompagnati da due guide molto simpatiche che ci hanno fatto scoprire luoghi non visitabili dal pubblico.

Il percorso non è difficile ed è veramente molto affascinante, fortemente consigliato a chi si vuole avvicinare al mondo della Speleologia ma chiaramente non deve avere paura del buio e del vuoto e soffrire di claustrofobia.

Di seguito le immagini della giornata, non mancano visi perplessi prima di alcuni passaggi !!.




FERRATE INTORNO AL LAGO DI GARDA Con la Sezione CAI di Fermo

DAL 29 Aprile al 1 Maggio, con gli amici della Sezione CAI di Fermo abbiamo percorso diverse Vie Ferrate intorno al Lago di Garda facendo base a Riva del Garda.

Il tempo è stato clemente, gli amici splendidi, un grazie a tutti i partecipanti.

Di seguito le immagini delle Ferrate percorse.

FERRATA F. SUSATTI A CIMA CAPI

FERRATA M. FOLETTI A CIMA CAPI

FERRATA RIO SALAGONI

FERRATA G. SEGA DAL RIFUGIO M.BALDO




TOUR INTORNO AL MONTE BIANCO

PUNTA HELBRONNER – COL DU GEANT per il ghiacciaio del Gigante

1- Il Dent du Geant (Dente del Gigante) visto dalla Punta Helbronner.
2- Il Glacier du Geant
3- L’Aiguille de Toule, di fronte alla Punta Helbronner.
4- La cima del Mont Blanc (Monte Bianco) vista dalla punta Helbronner.
6- La cresta de Peuterey vista dalla Punta Helbronner
7 – 8- Ci apprestiamo a scendere dalla Punta Helbronner per dirigerci verso il Col du Geant.
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9- Gli spazi sono immensi, il puntino nero a destra della traccia, al centro della foto, avanti a noi, è una tenda.
10- L’Aiguille du Midi con la stazione della funivia dal versante francese.
11- Altri alpinisti ci seguono dalla Punta Helbronner.
12- Il Mont Blanc di Tacul con il torrione granitico del Gran Capucin a sinistra.
13- Il Monte Bianco a sinistra, il Mont Maudit al centro ed il Mont Blanc du Tacul a destra.
14 -15- Il Dente del Gigante si fa sempre più vicino.
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16- Veduta verso Nord dal Col du Geant.
17- Il Col du Geant, a 3369 m.
18- Veduta dal Col du Geant verso la sottostante Val Ferret, circa 2500 metri più in basso.
19- Saliamo la cesta dell’Aiguille Marbrees
20- Il Mont Blanc du Tacul a destra ed il Mont Maudit a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
21- Il Mont Blanc al centro e la Tour Ronde a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
22- La Punta Helbronner e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
23-Il Dente del Gigante e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
24- Veduta dei monti sopra Courmayeur con il Monte Rosa sullo sfondo.
25- L’incredibile cresta de Peuterey vista dalla skyway del Monte Bianco.
26- Il comprensorio sciistico di Mont Chetif sovrastato dalla cresta della Testa d’Arp oltre la quale svetta la piramide del Monte Berio Blanc
27- Il canalone sottostante la stazione della funivia di Punta Helbronner percorso da sciatori, si nota al centro un fronte di distacco di slavina, tre giorni dopo di questa foto due sciatori saranno travolti da una ulteriore slavina, per fortuna senza gravi conseguenze.

SALITA ALLA TESTA D’ARP DAL COMPRENSORIO SCIISTICO DEL MONT CHETIF – COURMAYEUR

1- Gli impianti di risalita che da Dolonne raggiungono le piste da sci del Mont Chetif e del versante Nord della Testa d’Arp.
2- Il Dente del Gigante e il Grandes Jorasses con la sottostante Val Ferret visti dal Mont Chetif.
3- Il Mont Chetif e Courmayeur nel fondovalle.
4- Il Glacier du Brouillard con il Rifugio Monzino al centro della foto, nel versante Sud del Mont Blanc.
5- La ripidissima parete Ovest della Tete de l’Ane.
6 – 7- Le bellissime pareti del Mont Berio Blanc a sinistra e del Mont Favre a destra.
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8- Sulla cresta della Testa d’Arp a 2747 m.
9 – 10- Il Mont Berio Blanc
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11 – 12- Il Mont Favre.
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13 – 14- Il maestoso versante Sud del Mont Blanc con i rossi piloni granitici del Freney a sinistra.
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15- Il Vallon de Youla
16- Il Glacier du Miage con le grandi morene laterali e le Jardin du Miage al centro delle due lingue glaciali.
17- Le Petit Mont Blanc e le Glacier du Miage a sinistra
18 – 20- La lunga cresta della Testa d’Arp.
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VAL FERRET, DAL PARCHEGGIO AL RIFUGIO BONATTI, 16 Km e 600 metri di dislivello in ciaspole.

1- Il Grandes Jorasses visto dalla Val Ferret.
2- L’Aiguille Rouge de Rochefort.
3- Il Mont Blanc e la cresta de Peuterey.
4 – 6- Il nucleo di case estive di Montita, circondato da due slavine.
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7- Grandi slavine scese dal versante Sudt de le Grandes Jorasses.
8 – 10- Case da sogno in Val Ferret.
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11- Il lungo tracciato con ripidi tornanti in salita che conduce al Rifugio Bonatti.
12- Il canalone oltre il bosco, prima del rifugio Bonatti.
13 – 16- Il Rifugio Bonatti con la sola stanza invernale aperta.
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17- Il Rifugio Bonatti e la parete Sud del Grandes Jorasses.
18- La Punta Walker del Grandes Jorasses
19- L’abitato estivo di Lavachey, ancora semisommerso dalla neve nonostante questo inverno non sia stata molta.
20- Il Dent du Geant visto dalla Val Ferret.
21- Al centro della foto, sopra ai muschi del masso, un Merlo Acquaiolo nella Dora di Ferret.

GHIACCIAIO DELLA BRENVA – Ovvero quel che ne rimane

Il ghiacciaio è arretrato di diverse centinaia di metri e ora, dove c’era un fronte di ghiaccio alto una decina di metri, ci sono laghetti d’acqua e rocce delle morene laterali e frontale.

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6 – 7- Il fronte del ghiacciaio rimane visibile in fondo a questo vallone di pietre
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8- Dove c’era il ghiacciaio sta già crescendo una piccola foresta.
9- L’ultimo lembo del Ghiacciaio della Brenva.

IMMAGINI DA FONDOVALLE

1- Alba sul Dent du Geant visto dal nostro albergo.
2 – 6 – Il Mont Blanc du Courmayeur visto dal nostro albergo.
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7 – 8- I bellissimi cristalli di Quarzo del Monte Bianco.
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MONTE VETTORETTO Dalla Valle Santa.

Salita classica con partenza dalla strada Castelluccio-Forca di Presta per la Valle Santa fino al Monte Vettoretto.

Abbiamo tentato la salita verso il Rifugio Zilioli – Monte Vettore ma gli accumuli di neve fresca caduta qualche giorno prima ed un vento ad oltre 80 Km/h con intense spolverate di neve, ci ha impedito la salita.

Di seguito le immagini della ventosa giornata.

1- La Valle Santa con il Monte Vettoretto al centro.
2- Il Piano Grande visto dalla Valle Santa.
3- A sinistra il canale Sud, salito anni fa, che conduce direttamente allo Scoglio del Lago.
4- La Valle Santa da metà salita.
5- L’uscita del canale, sui pianori sommitali del Monte Vettoretto.
6 – 9- Il tratto più ripido della Valle Santa, poco prima dell’uscita.
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10- Il versante Ovest del Monte Vettoretto, nei pressi del sentiero estivo, parzialmente coperto dalla neve, visibile in basso a destra.
11- L’ultimo tratto su abbondante neve fresca caduta alcuni giorni prima.
12- La Punta di Prato Pulito spazzata dal vento che solleva la neve fresca.
13- La cima del Monte Vettore, oggi irraggiungibile causa del fortissimo vento, a sinistra il Rifugio Zilioli.
14- Le forti raffiche, sollevando la neve fresca, coprono la vista del Rifugio Zilioli che si trova sulla cresta, al termine del sentiero che risale il pendio.
15- Tentiamo la salita verso il Rifugio Zilioli ma dopo alcune centinaia di metri abbandoniamo a causa del forte vento.
16 – 17- Quindi riprendiamo la discesa, sempre dalla Valle Santa.
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MONTE SERANO Terrazzo sull’Umbria e alla ricerca del raro Colchicum bulbocodium subsp.versicolor.

Su richiesta di un mio amico che intendeva fotografare il Colchicum bulbocodium Ker Gawl. subsp. versicolor riporto un facile itinerario per raggiungere il Monte Serano, che sovrasta la città di Trevi in Umbria, dove, oltre alla presenza di questa rara pianta che fiorisce intorno alla metà di marzo, si può godere di un aereo panorama di tutta la valle Umbra, da Spoleto a Sud fino oltre Perugia e Assisi a Nord.

La cima del Monte Serano è caratterizzata da diverse antenne e ripetitori visibili a distanza, le immagini sono state scattate il 17 marzo dove ho trovato il Colchicum in piena fioritura.

Il Colchicum bulbocodium subsp. versicolor è una piccola pianta erbacea, alta in genere fino a 15 cm, dotata di un piccolo bulbo, pianta piuttosto rara, in Italia vegeta nei pascoli aridi solo di alcune montagne umbre, laziali, abruzzesi e della Valle d’Aosta.
Il fiore di questo bellissima piantina ha tepali rosa intenso-lilacini, di forma lanceolata, arrotondata all’apice, queste piante possono essere scambiate con quelle appartenenti al Gen. Crocus. I colchici si distinguono per avere fiori a 6 stami, anziché 3 dei crochi.

Anche questo colchico è velenoso per la presenza di diversi alcaloidi tra cui la colchicina che è presente soprattutto nel rivestimento dei semi.

ACCESSO: Per accedere facilmente alla sommità del Monte Serano si può salire in auto dal paese di Campello sul Clitunno per la Strada Provinciale 458/1 in direzione di Campello Alto, giunti nei pressi dello splendido borgo che consiglio di visitare, si prosegue in salita su strada stretta e con tornanti, in direzione di Pettino.

Giunti a circa tre chilometri dal paese di Pettino si incontra una strada sterrata sulla sinistra con un grande cartello di legno illeggibile dove si parcheggia e si prosegue a piedi in quanto la strada è molto sconnessa (320098 E – 4745762,6 N; 1040 m.).

DESCRIZIONE: Si continua a piedi la strada sterrata principale per circa 800 metri in costante salita fino a raggiungere una pineta (25 minuti) a sinistra dove la strada si biforca, si prosegue sulla sterrata di destra (319628,2 E – 4746327 N, 1155m.).

Dopo circa 250 metri si esce dal bosco e ci si trova sui prati del versante Est del Monte Pradafitta dove la strada sterrata termina e si trasforma in un tratturo erboso che sale dritto in direzione Nord verso la cima sovrastante.

La stazione del Colchicum bulbocodium si trova sulla destra a metà salita per la cima del Monte Pradafitta, nei prati intorno a dei grandi ginepri, poco prima del bosco che si trova sottostante (319898,4 E – 4746503,7 N; 1215 m. e dintorni).

Proseguendo il tratturo, in 10 minuti si raggiunge la cima del Monte Pradafitta (1261 m.), caratterizzata da bianche rocce che emergono dal terreno.

Raggiunta la prima cima si prosegue per tratturo in direzione Nord in lieve salita fino alla Sella di Sant’Angelo (20 minuti, 1289 m.) dove si intercetta un’altra strada sterrata proveniente da Pettino e, proseguendo in direzione Nord-est per cresta erbosa, si supera un breve tratto di bosco e si risale in direzione delle antenne.

Raggiunte le prime antenne si intercetta una ulteriore strada sterrata proveniente sempre da Pettino che si percorre in direzione Nord e che conduce fino alla cima del Monte Serano (30 minuti dalla sella, 1429 m.).

RITORNO: Stesso itinerario

Allego Traccia dell’itinerario fino al Monte Pradafitta dove nel cerchio del percorso, è presente la stazione del Colchicum:

1- Il Borgo di Campello Alto, in alto la cima del Monte Pradafitta.
2- La strada sterrata con il grande cartello di legno presente a circa due chilometri da Pettino dove si parcheggia.
3- L’incrocio della strada sterrata in corrispondenza di una pineta a sinistra, si prosegue a piedi sulla deviazione di destra.
4 -5- I pascoli del versante Est del Monte Pradafitta, il lontananza le antenne del Monte Serano.
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6- Il tratturo che dalla cima del Monte Pradafitta prosegue verso la Sella di S.Angelo.
7- Veduta verso Nord-est, l’abitato di Pettino a sinistra e i Monti Sibillini sullo sfondo.
8- Zoom della parte sinistra della foto n.7: da sinistra il Pizzo Tre Vescovi, la Croce ed il Monte Bove Nord, Il Pizzo Regina (solo la cima), il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
9- Zoom della parte destra della foto n.7: La Cima del Redentore e la Cima del Lago.
10- Veduta verso Sud con il Gran Sasso ed i Monti della Laga.
11- La cima del Monte Pradafitta con le rocce che emergono dal terreno e l’ampia veduta verso Nord con il Monte Subasio a destra.
12- Veduta verso Perugia a sinistra Foligno al centro ed Assisi a destra.
14- Veduta verso la campagna di Trevi
15- Veduta verso Ovest con Montefalco.
16- Veduta verso Sud con Spoleto.
17- Nodulo di Calcedonio nelle rocce della cima del Monte Pradafitta.
18- Colchicum bulbocodium subsp. versicolor con farfalla Cedronella (Gonepteryx rhamni) svernante visibile dalle ali consumate.
19 – 23 – Il bellissimo e rarissimo Colchicum bulbocodium subsp. versicolor
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24 – 27 – Negli stessi prati vegeta anche la rara Romulea Bulbocodium.
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MONTE PORCHE Salita invernale da Monte Prata per la Fonte della Giumenta.

Il 18 marzo 2023, con Angelo e Marisa, siamo saliti al Monte Porche per la via normale, partendo dal parcheggio di Monte Prata, per la Fonte della Giumenta e Sella Nord-ovest, su neve buona.

Di seguito le immagini della bella giornata.

1- Il Monte Porche al centro ed il Monte Palazzo Borghese a destra, a sinistra si vede la strada per la Fonte della Giumenta e la sella Nordovest di salita.
2- Il versante Ovest del Monte Porche e del Monte Palazzo Borghese , con i canali di salita invernali già descritti in questo sito.
3- I primi crochi primaverili nei pressi della Fonte della Giumenta
4- Salita del pendio a monte della Fonte della Giumenta verso la sella Nord -ovest visibile in alto a sinistra, a destra la cima del Monte Porche.
5- La sella Nord-ovest.
6- A destra la Cima di Vallinfante, la Cima di Passo Cattivo al centro e il Monte Bove Sud in fondo.
7- Neve modellata dal vento sulla sella Nord-ovest.
8- La sella Nord-ovest del Monte Porche.
9- Marisa e Angelo sul sentiero estivo, alle spalle il Monte Cardosa.
10- La valletta sotto alla sella, in fondo il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
11- I soliti salitori improvvisati, senza piccozza e ramponi su neve gelata, poi non ci lamentiamo se accadono incidenti.
12- 13- Ormai nei pressi della cima.
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14- Il pendio finale prima della cima.
15- L’autore sotto alla cima.
16- La cima del Monte Porche.
17- Il versante Nord del Monte Porche con il canale di salita descritto nel mio secondo libro.
18-La Valle lunga con l’omonima cima al centro, il Monte Sibilla a destra e il Pizzo Regina a sinistra.
19- Veduta verso Nord dalla cima.
20- Veduta verso Ovest dalla cima.
21- Veduta verso Sud dalla cima.
22- La cima Vallelunga ed il Monte Sibilla.
23-26- Neve lavorata dal vento.
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27- Foto di gruppo sulla cima.