VARIANTE ALLA DIRETTA OVEST DEL MONTE BICCO Invernale

I miei amici Valerio, Gilberto, Silvia ed Elia mi hanno segnalato di aver salito in invernale una variante alle vie dirette parallele al versante Ovest del Monte Bicco, già riportate su questo sito.

La via si sviluppa su un canalone innevato situato subito a sinistra della “Direttissima al Monte Bicco, invernale ed estiva” su roccia aperta da me e Fausto il 20 aprile 2019 e della diretta alla Ovest del Monte Bicco su neve, riportata su un reportage del 26 marzo 2022, a cui si rimanda per l’itinerario di accesso.

La via in questione risale il pendio innevato a monte del sentiero per la Forcella Passaiola fino ad una bastionata rocciosa oltre il quale si trasforma in un canale più stretto.

All’altezza dei torrioni rocciosi il canale si fa più ripido, con passaggi a 45° e devia verso destra in direzione della cresta rocciosa percorsa dalla “Direttissima” indicata sopra.

Successivamente il pendio si allarga e si fa meno ripido, ci si dirige verso sinistra per evitare le rocce di uscita della “Direttissima” e si raggiunge la cresta Nord poco sotto l’uscita della via laterale indicata.

Il percorso intuitivo è riportato nella foto n. dove è indicata la via in questione (percorso in giallo) e dove sono riportate tutte le altre vie di salita, estive ed invernali, del versante Ovest del Monte Bicco.

Di seguito le immagini della salita.

1-Il pendio a monte del sentiero per la Forcella Passaiola
2- In alto i torrioni della “Direttissima al Monte Bicco, invernale ed estiva”
3- La prima parte del canale di salita proposto.
4- Nei pressi della prima fascia di rocce che stringono il pendio.
5 – 7- Oltre la prima barriera di rocce il pendio impenna.
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7- 14- Il Tratto più ripido
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8 – 9- L’uscita dal tratto più stretto e ripido, prima della cresta.
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10- La cresta del Monte Bicco
11 – 12 -La discesa dal Monte Bicco per il Canalone Maurizi nel versante Est.
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13- Il tracciato della via proposto, in giallo e le altre vie estive e/o invernali del versante Ovest del Monte Bicco.



GROTTA DI MONTE PATINO

La Grotta di Monte Patino si apre nel versante Sud del monte omonimo, a circa 1280 metri di altezza, ha rappresentato un tradizionale riparo per i pastori del luogo e probabilmente è stata frequentata dall’uomo sin dalla preistoria.

L’accesso, facile ed adatto a tutti grazie ad un ampia strada sterrata, richiede circa un’ora con partenza dalla Forca di Ancarano.

ACCESSO: Si raggiunge il valico della Forca di Ancarano sia passando da Preci che da Norcia, percorrendo in auto la Strada Provinciale n.476 e si parcheggia presso una pineta con strada imbrecciata.

DESCRIZIONE: Dal valico si segue la strada sterrata dalla parte opposta della pineta prendendo la deviazione a destra, si raggiunge in breve una fonte, si prosegue fino ad un barbecue in pietra.

Al successivo incrocio che indica la salita per la Forca di Giuda ed il Monte Patino si continua sempre a destra in costante ma lieve salita fino ad una piccola cava e ad un successivo tratto pieno di massi caduti dopo il terremoto dalla alta parete superiore. Proseguendo ancora sulla strada sterrata raggiunge un altro tratto con massi e numerosi inutili omini di pietra, come se non fosse evidente il tratturo che si percorre.

Si esce quindi dal bosco raggiungendo un prato dove si scorge Norcia e da dove si vede la parete più in basso che forma la Grotta di Monte Patino, sovrastata da una seconda fascia parallela di rocce rossicce, sulle pendici Sud del monte (348084 E – 4741947,5 N; 1280 m.).

Si percorre una curva e sulla sinistra si nota un sentiero (con omino di pietre utile in questo caso) che si inoltra nel bosco, in breve si raggiunge l’ingresso della cavità profonda una decina di metri.

La cavità e caratterizzata da pareti e soffitto completamente annerite dai fuochi che sono stati accesi nei secoli dai pastori che la frequentavano.

Volendo si scavalca a sinistra la parete e si risale su un ripido tratto rupestre per raggiungere la fascia rocciosa sovrastante dove è presente un’altra piccola cavità.

Se si continua la strada sterrata di fondovalle si raggiunge dapprima la Fonte di Patino e quindi, in netta e più ripida salita, si raggiunge la Forca di Giuda e quindi la cima del Monte Patino (2 ore dalla Grotta).

RITORNO: Stesso itinerario. Se si transita per Preci si consiglia di visitare la chiesa della Madonna Bianca situata nella frazione di Ancarano – Sant’Angelo, ben segnalata a pochi passi a piedi dalla strada provinciale.

1- La fonte presente all’imbocco del tratturo
2- La deviazione per la Forca di Giuda stranamente segnalata.
3- Una vecchia tabella di divieto di caccia inglobata dall’albero su cui era stata infissa.
4- La piccola cava lungo il tratturo
5- La alta parete che sovrasta la sterrata.
6- Il tratto pieno di massi caduti da terremoto alla base della parete della foto n.4.
7- Inutili omini di pietra posti vicinissimi uno dopo l’altro come se la strada non fosse visibile.
8- Altri grandi massi sulla strada.
9 – 10 – i massi caduti dalla parete recano spalmature di minerali ferrosi
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11- 12- Superata la parete si continua a risalire la valle.
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13- Nel cuore della parete è presente un vecchio nido di rapaci.
14- Il tratto all’uscita dal bosco dove si scopre Norcia.
15- Le pareti di roccia rossa, alla base di quella a destra si apre la Grotta di Monte Patino.
16- L’omino di pietre all’imbocco del sentiero che conduce alla Grotta di Monte Patino già visibile.
17- La parete che forma la Grotta.
18-25- La Grotta di Monte Patino, la parete sovrastante reca i segni di secolari fuochi accesi dai pastori che la frequentavano
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26- Superando la parete si può risalire verso la fascia rocciosa più in alto.
27- La parete di roccia rossa è stranamente caratterizzata da spigoli molto vivi, piuttosto particolare per roccia calcarea.
28 – 30 – La grotta più piccola presente alla base della fascia rocciosa superiore.
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31- 32- La cengia prosegue per tutta la base della parete
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33- La città di Norcia
34-35- Una grande pianta di Ephedra nebrodensis cresce nella verticale parete rocciosa della fascia superiore
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36-38- Ad Ancarano (Sant’Angelo) è presente la bellissima ma inagibile chiesa della Madonna Bianca.
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38- Due leoni scolpiti su pietra intorno all’anno 1000 caratterizzano l’ingresso della chiesa.
39- Pianta satellitare del percorso proposto. ROSSO : itinerario per la Grotta di Monte Patino. GIALLO: Itinerario per Monte Patino.



CASCATA DELL’ACQUA DEL PERO o Fosso di Casali

La Cascata del Fosso dell’Acqua del Pero è una cascata poco conosciuta, formata dal fosso situato nei pressi della frazione di Casali di Ussita, a valle del paese, ma più facilmente raggiungibile dalla frazione di Capovallazza situata invece nel fondovalle.

L’itinerario di raggiungimento è facile anche se un po’ disagevole per la vegetazione presente in quanto poco frequentato, di poco più di cento metri di dislivello e di circa 4 chilometri di sviluppo totale, ma purtroppo, come al solito, non segnalato ne riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Visso quindi si prosegue in direzione di Ussita, giunti alla frazione di Fluminata (sede comunale) si lascia la strada che sale verso Frontignano e si gira a sinistra, si prosegue di fianco alle casette delle attività commerciali in direzione di Casali-Vallazza. Al bivio, poco dopo il ponte che attraversa il torrente Ussita, si gira a destra verso Capovallzza e lo stabilimento dell’Acqua Roana. Superato lo stabilimento si parcheggia in corrispondenza di un lungo filare di alberi che termina presso la stazione ecologica del Comune di Ussita (sbarra).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prosegue la strada asfaltata sbarrata fino alla stazione ecologica, si attraversa a sinistra passando sul ponte del torrente per raggiungere la piccola centrale idroelettrica. Dal piazzale della centrale si sale a sinistra su un prato dove, poco più avanti, prima del bosco, si intercetta una lieve traccia che percorre la sponda destra del torrente (sinistra orografica) fino ad una zona pianeggiante con alti salici dove il fiume si allarga. Tenendo sempre la destra si individua, non facilmente, una traccia che sale lievemente il pendio per proseguire in quota mantenendosi a qualche decina di metri di dislivello dal torrente.

Si prosegue su traccia di sentiero, a tratti sconnesso e con molta vegetazione, risalendo la valle sempre sulla sponda destra fino ad un guado dove si passa nella sponda sinistra e, dopo poche decine di metri, si ritorna a destra.

Si prosegue fino ad una piccola cascata che si supera sempre a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto su un grande faggio.

Si risalgono con qualche difficoltà successivamente alcuni speroni rocciosi fino a raggiungere il restringimento della valle in corrispondenza di alte pareti rocciose ed arrivare in vista del cascata, posta in alto nel versante opposto.

Si scende nel torrente e lo si attraversa facilmente per arrivare alla base delle due cascate che si formano per sdoppiamento della cascata più alta superiore.

Si può proseguire nella risalita del torrente fino ad arrivare alle sorgenti ma il percorso è impegnativo in quanto senza alcuna traccia e per i diversi guadi del torrente che bisogna effettuare.

DISCESA: Stesso itinerario.

Di seguito le immagini dell’itinerario, effettuato purtroppo in condizioni di maltempo, pioggia a tratti e vento, che non ci avevano permesso di salire in quota.

1- La traccia di sentiero che risale la valle nella sponda destra (in salita) del torrente Ussita.
2- Il sentiero risale la valle a qualche decina di metri sopra il torrente.
3- I primi contrafforti della valle, la cascata è ancora più avanti.
4- Il guado prima della cascata da cui si passa prima a sinistra poi si ritorna a destra del torrente (in salita)
5- I primi fiori primaverili, primula acaulis e anemone epatica.
6- I resti di un pasto a base di Merlo.
7- 9- La piccola cascata del torrente Ussita, si prosegue a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto.
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10- La corda permette di risalire oltre il grande faggio a destra visibile nella foto.
11- Un grande faggio posto poco prima di arrivare in vista della cascata.
12- La Cascata dell’Acqua del Pero come visibile dal fondovalle.
13- Zoom sulla parte superiore della cascata.
14-17- Le due cascate finali formate dallo sdoppiamento della parte superiore.
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18- Proseguendo a risalire il torrente si arriva sotto alle pareti del Monte Bove Nord.



GOLA DEL SALINELLO Grotte di S. Angelo e cascata.

Al confine tra Marche e Abruzzo, la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli, sono divisi da un fiume: il Salinello che, nel suo scorrere verso il mare, ha creato profonde e strette forre.

Le gole del Salinello, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sono un lungo e profondo canyon, tra il Monte Girella e il Monte Foltrone, nella valle si aprono anche diverse cavità raggiunte da un comodo sentiero tra cui la Grotta di Sant’Angelo.

L’accesso alla grotta e alla cascata è facile ed adatto a chiunque purché si indossino scarpe da trekking.

Queste località, benchè scomode e poco accessibili, risultano abitate già dal Paleolitico Superiore (10.000 anni a.C.); nella grotta di Sant’Angelo sono stati ritrovati molti reperti archeologici di notevole interesse storico; oggi è possibile visitare l’interno nei giorni di apertura accompagnati da guide su un percorso attrezzato con passerelle di metallo e con pannelli illustrativi che descrivono l’ambiente, l’altare duecentesco (1236) e la scala in pietra sotto l’apertura principale. Questa, come altre cavità, è state adibite al culto di San Michele Arcangelo. Sotto la grotta principale esiste un’altra cavità chiamata grotta di Salomone ed altre cavità laterali.

Se si vuole proseguire nell’esplorazione più approfondita delle varia cavità accessibili liberamente presenti in questa valle è necessaria attrezzatura ed esperienza Speleo.

Proseguendo nella gola, si possono visitare alcuni eremi del XII e XIII secolo, tutti posizionati in luoghi di difficile accesso. 

Riporto comunque la descrizione dell’itinerario per raggiungere la Grotta di Sant’Angelo e la cascata “Lu Caccheme”, anche se ampiamente indicato sul web e perfettamente segnalato in loco (al contrario di altri parchi nazionali).

ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 81 in direzione di Civitella del Tronto (TE), quindi per la S.P. 53 si raggiunge Ripe di Civitella (611 m), si prende la strada bianca che costeggia la chiesa del paese ed entra nelle gole. Dove questa termina (sbarra, tavoli da pic-nic e fontana ) si parcheggia (590 m).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio (590 m, ) si segue la strada  che scende verso il fiume e raggiunge  in breve la grotta di Sant’Angelo e le altre tre cavità minori laterali. Sempre sul sentiero principale si giunge ad un bivio. Prendere a sinistra dove, dopo una breve ripida discesa, attrezzata con scalini e corde, si raggiunge il fondo del torrente proprio sopra e sotto la cascata “Lu Caccheme” (550 m circa, 0:10 ore).

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Valle del Salinello e l’inizio del sentiero di accesso dal parcheggio.
2- Le Grotte di Sant’Angelo, a sinistra le tre più piccole, a destra con muretto la più grande.
3- La Grotta di Sant’Angelo con accesso al pubblico solo nei giorni di apertura.
4- L’apertura più alta della Grotta di Sant’Angelo che si raggiunge solo con una arrampicata alpinistica .
5 – 8- Le due cavità di modesto sviluppo liberamente accessibili al pubblico.
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9 – 15 – La terza cavità poco più profonda.
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16- Le scalette in pietra di accesso alla Grotta di Sant’Angelo.
17- 19- L’interno della Grotta di Sant’Angelo.
18- Il Forno
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20 – 21- L’altare di San Michele con i pannelli esplicativi
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22- Particolare dell’altare in pietra.
23 – 24- Prosecuzione nella parte più interna della Grotta di Sant’Angelo.
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25- Una grande frana chiude il fondo della Grotta.
26 – 30 -Concrezioni varie nella parte più interna.
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31- Il soffitto stratificato.
32- Colonia di Pipistrelli
33- Lepidotteri del genere Catocala in svernamento all’interno della grotta.
34- Un Ortottero di grotta.
35 – 38- La grande Stalagmite presente in una cavità laterale della Grotta di Sant’Angelo, che “presto” diventerà una colonna.
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39 – 41- Prosecuzione nelle altre cavità laterali.
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42 – 44- Altra cavità laterale che però necessita di attrezzatura Speleo per l’accesso.
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45- Il pozzo attrezzato della cavità delle foto precedenti.
46- La Grotta di Sant’Angelo vista dall’apertura superiore.
47 – 48- L’apertura superiore.
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49- Il rarissimo relitto del terziario, l’Ephedra nebrodensis sulle pareti verticali proprio intorno all’apertura superiore
50- La segnaletica inequivocabile presente nel Parco.
51 – 52- Il torrente Salinello sopra alla cascata “Lu Caccheme”.
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53 – 54- Il sentiero di accesso alla base della cascata.
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55 – 59- La cascata “Lu Caccheme”.
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GIRO INTORNO AL MONTE GUAIDONE, PIAN GRANDE – PIAN PICCOLO

Ciaspolata di 12 chilometri girando intorno al Monte Guaidone, siamo partiti dal Ranch di Piano Grande di Castelluccio e ci siamo diretti verso la Valle del Bonanno, abbiamo percorso tutto il Pian Piccolo per salire fino alla Collina Carbonara quindi siamo ridiscesi al Pian Grande per Costa Sassetti.

Ci ha sempre accompagnato un forte freddo vento , di seguito le immagini della giornata.

1- Il gruppo di amici alla partenza dal Ranch del Piano Grande.
2- Direzione Valle del Bonanno.
3- Spicca il colle denominato “La Rotonda” sopra alle nostre teste
4- La Cime del Redentore è avvolta dalla nebbia proveniente dal versante Adriatico, sospinta dal vento di Tramontana, spicca lo Scoglio dell’Aquila.
5- L’imbocco della Valle del Bonanno, sferzato da forti raffiche di vento.
6- Il Piano Grande si allontana sempre di più.
7- Il versante Nord del Monte Guaidone con la sottostante Valle del Bonanno..
8- Girando la valle entriamo nel Pian Piccolo spazzato dal vento che solleva la neve, di fronte la Macchia Cavaliera ed il Monte Macchialta.
9- La Cima del Redentore vista dal Pian Piccolo.
10. Orme di Volpe a sinistra e Lepre a destra nel Pian Piccolo.
11- Il lungo Pian Piccolo.
12- Il Laghetto del Pian Piccolo, con la superficie gelata ma visibile.
13- Il Pian Piccolo visto dalla salita per la Collina Carbonara dove sono presenti grandi esemplari di Biancospino.
14- Dalla Collina Carbonara ci immettiamo nel canale boscoso che scende verso Costa Sassetti fino al Piano Grande, sullo sfondo il Monte Ventosola.
15 – 16- Discesa dal bosco verso Costa Sassetti.
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17 – 19-Discesa verso Costa Sassetti.
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20- Ritorniamo all’immenso Pian Grande.
21- Le macchine sulla strada per Norcia, poco sopra la linea d’ombra, sono ancora piccolissime.
22 -23- Tracciamo a turno sulla neve fresca immacolata di questa zona del Piano Grande per risparmiare la fatica.
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24- Una lepre ha attraversato tutto il Piano Grande dall’Inghiottitoio del Fosso Mergani, visibile sullo sfondo sotto alla strada Per Norcia.
25- 26- Il colle “La Rotonda” in ombra sembra un parallelogramma, sullo sfondo troneggia la Cima del Redentore.
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27- L’abitato di Castelluccio sulla sinistra e di fronte a noi un vasto lago temporaneo gelato.
28- Il Monte Castello in ombra con la strada per Norcia.
29- Il Monte Guaidone e la macchia di Costa Faeto con il lago temporaneo gelato
30- La parte terminale del Piano Grande verso il Fosso Mergani.
31 – 32- La Cima del Redentore a fine giornata si è scoperta dalla nebbia.
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33- Ormai giunti nei pressi delle auto, il Piano Grande è davvero Grande.
34- Pianta satellitare del percorso effettuato.



FOCE – IL CANALE – IL LAGHETTO. Alla base della imponente parete Est del Sasso di Palazzo Borghese.

Salita classica alla base della imponente parete Est del Sasso di Palazzo Borghese da Foce per Il Canale fino alla conca del Laghetto con le ciaspole e con oltre mezzo metro di neve, grande fatica ripagata dalle meravigliose immagini della parete glassata di alpine ice (galaverna).

1 – 3- Il bosco del Canale, più si sale e più c’è neve.
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4- Particolare formazione di equilibrio di ghiaccio di fusione su un faggio.
5- Finalmente si esce dal bosco ma la fatica non termina.
6 – 12- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese si fa sempre più imponente man mano che si risale la valle.
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13 – 14- La conca del Laghetto di Palazzo Borghese
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15- 16- Dettagli della parete Est del Sasso di Palazzo Borghese rivestita di galaverna o alpine ice.
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17- Il Monte Sibilla.
18 – 20- Piccole slavine di scorrimento di neve fresca su quella vecchia sottostante distaccatesi dopo alcuni minuti dal nostro passaggio nonostante la pendenza in questo punto sia minima.
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21- Il grande Faggio del Canale.
22- Una cavità presente nella parte rocciosa iniziale del Canale, a monte di Foce.



PIAN PERDUTO – COLLI ALTI E BASSI – CAPANNA GHEZZI – SAN LORENZO – PIAN PERDUTO Ciaspolata di 11 chilometri con molta neve fresca.

Di seguito le immagini della meravigliosa giornata, finalmente con molta neve e con un numeroso gruppo di amici.

1- La partenza da Pian Perduto, sullo sfondo il Monte Argentella da cui tracima la nebbia dal versante Est.
2- Il boschetto dei Colli Alti e Bassi che abbiamo raggiunto per la valletta Ovest.
3- Il Boschetto dei Colli Alti e Bassi con il Monte Porche sullo fondo.
4 – 5-Le pendici Ovest della Cima del Redentore tra la nebbia.
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6 – 9-Dai Colli Alti e Bassi scendiamo verso la valle che conduce alla Capanna Ghezzi.
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10 – 13- La valletta che conduce verso Capanna Ghezzi.
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14 – 15- I nuclei di Faggio nei pressi della Capanna Ghezzi.
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16- La Capanna Ghezzi, alle falde del versante Ovest del Monte Argentella.
17- La Macchia del San Lorenzo
18- La conca del San Lorenzo.
19- Il Monte Palazzo Borghese visto da San Lorenzo.
20 – 21- La Portella del Vao, la strettoia rocciosa che mette in comunicazione San Lorenzo con il Pian Perduto.
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22 – 23- Il Monte Porche ed il Monte Palazzo Borghese dominano la conca del San Lorenzo.
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24- I Colli Alti e Bassi chiudono a Sud il Pian Perduto.
25- Attraversando il Pian Perduto
26- Ripassiamo di fronte al boschetto del Pian Perduto chiudendo il percorso della giornata.
27- Il Monte Lieto, situato di fronte al Pian Perduto, sulla strada una lunga fila di auto di escursionisti..
28- Siamo ormai giunti anche noi all’auto concludendo la splendida ciaspolata.
29- Pianta satellitare del percorso della ciaspolata



MONTE BICCO – Cresta Nord

Dopo la prima, scarsa, nevicata della stagione, il 15 Gennaio 2023, con un numeroso gruppo di amici abbiamo effettuato una escursione in Val di Bove quindi siamo saliti con nebbia al Monte Bicco per la cresta Nord.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Le Quinte con la grande frana prodotta dal terremoto del 2016 viste dalla Val di Bove
2- La Val di Bove e la parete Nord del Monte Bicco.
3- Il versante Ovest del Monte Bove Nord. nei pressi della Fonte di Val di Bove, con scarsissimo innevamento
4- Sul sentiero per la Forcella Passaiola, sotto alla grande frana del Monte Bicco.
5- Verso la Forcella Passaiola.
6- Foto di gruppo alla Forcella Passaiola.
7 – 15- Momenti di salita della cresta Nord del Monte Bicco.
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16- Veduta della parete Nord dalla cima al Monte Bicco con nebbia.
17- La cresta verso il Monte Bove Sud.
18- Il versante Est del Monte Bicco.
19- Il Monte Bove Nord in un momento di diradamento della nebbia.



LA CASCATA DI RIO FESSA E LA FESSA – VALLE DEL FIASTRONE

La cascata di Rio Fessa è una bellissima ma sconosciuta cascata del Rio Fessa, un torrente laterale del Fiastrone, che forma un inciso fosso tra il Monte Corvo ed il Monte dei Cancelli, attraversato dalla strada che collega la frazione di Monastero di Cessapalombo a Fiastra, a qualche chilometro dopo l’abitato.

L’accesso è facile e adatto a tutti ed anche entusiasmante perché bisogna attraversare il torrente diverse volte ed affrontare terreni sconnessi per arrivare alla base della cascata suddivisa in diversi salti ed alta complessivamente circa trenta metri. I muschi che crescono nelle pareti rocciose della cascata formano anche un potente banco di Travertino di cui una parte si è staccata rimanendo appoggiata a chiudere la piccola forra.

Per i più esperti si può proseguire fino a raggiungere la “Fessa” una stretta fessura creata dal torrente in un banco di travertino

La zona è più conosciuta per la Grotta dei Frati, le Lame Rosse e la Forra del Fiastrone e questa cascata completa l’interesse naturalistico della Valle.

ACCESSO: Per chi proviene da Sarnano o da Caldarola o da Passo S. Angelo si raggiunge la località Pian di Pieca quindi si prende la strada che conduce alla frazione di Monastero di Cessapalombo, da cui si può partire anche per l’escursione alla Grotta dei Frati – Forra del Fiastrone.

Si raggiunge in auto la frazione di Monastero e prosegue in auto in direzione di Fiastra, dopo circa 2 chilometri dal piccolo abitato la strada si addentra in un profondo vallone facendo una ampia curva. Si parcheggia all’inizio della curva dove è presente uno slargo in corrispondenza di una cavita di una parete rocciosa posta di fianco alla strada (354912 E – 4769165 N; 730 m.).

Per chi proviene da Fiastra si raggiunge la diga del Lago di Fiastra e si prosegue per circa 4 chilometri fino a superare una breve galleria della strada aperta sotto ad un grande scoglio e proseguendo per poche centinaia di metri fino all’ampia curva descritta sopra dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dalla strada, di fianco alla cavità, si segue un sentiero che entra nel fosso, si attraversa il torrente risalendo alla destra fino ad un ghiaione, il sentiero rientra poi nel fosso in corrispondenza di un capanno in legno attraversandolo di nuovo quindi si trasforma in una lieve traccia che, inoltrandosi nella stretta gola, effettua diversi guadi e risalite di pendii scoscesi costeggiando il torrente fino alla base della cascata che si nota solo quando si è arrivati nei suoi pressi.

Si consiglia di effettuare questo itinerario dall’inverno fino alla primavera il modo da avere la massima portata idrica, d’estate il fosso si asciuga quasi completamente.

LA “FESSA”

Se si risale il ripidissimo pendio sulla sinistra della cascata, si costeggia la barriera rocciosa che la forma fino ad una cengia che permette di superarla e di ritornare in direzione del fosso, al di sopra della cascata.

Si prosegue in un tratto di bosco per traccia di sentiero per ridiscendere nel greto del torrente che lo si risale con qualche difficoltà alternandosi a destra o a sinistra su traccia di sentiero, a causa delle sponde molto ripide, in vista della parete della “Fessa” si raggiunge una grotta poco visibile la cui apertura è situata proprio sulla sponda destra del torrente ed, in circa 20 minuti, si arriva alla “Fessa” una parete di travertino scavata dal torrente in una strettissima fessura dove, in caso di poca acqua, si può entrare nel suo fantastico interno.

Salendo invece a sinistra della “Fessa” in corrispondenza di uno stretto camino si risale la parete di travertino e si può raggiungere la seconda cascata più in alto, nascosta dalla “Fessa”.

In tal caso può essere utile una corda da mettere doppia in un albero per ridiscendere.

RITORNO: Stesso itinerario, facendo attenzione ai ripidi pendii se si raggiunge la “Fessa”.

Di seguito le immagini del 20 gennaio 2023.

1- 3- Il primo tratto del torrente di Rio Fessa, ricco di felci.
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4- La piattaforma di una vecchia carbonaia poco prima della cascata.
5 – 12- La cascata di Rio Fessa
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13- I muschi che crescono nelle pareti della cascata formano uno spesso banco di travertino.
14- Un grande blocco di travertino staccatosi è rimasto in bilico davanti alla cascata.
15- Risalendo il fosso a monte della cascata si può raggiungere la sorgente ricoperta di felci in particolare dalla Lingua Cervina.
16- Nonostante siamo ai primi di Gennaio i Bucaneve già stanno preparandosi a fiorire.
17- 18 – La “Fessa” da cui esce il torrente.
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19 – la parte sinistra della “Fessa” da cui si può risalire per osservare la seconda cascata nascosta.
20 – L’ingresso della “Fessa”
21 – 22 – Il magico interno della “Fessa”
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23- la seconda cascata nascosta dalla “Fessa”
24- la discesa in corda dalla parte superiore della “Fessa” per andare a vedere la seconda cascata.



PUNTA BAMBUCERTA Itinerario classico

Su richiesta di alcuni miei amici che non hanno mai salito Punta Bambucerta, cima poco conosciuta nel gruppo Nord dei Monti Sibillini, riporto la descrizione dell’itinerario più facile per raggiungerla.

Neppure questo itinerario è riportato nella bibliografia e cartografia dei Monti Sibillini, è lungo circa 13 chilometri andata e ritorno e con circa 800 metri di dislivello ma non presenta difficoltà.

Ricordo che in questa cima ho effettuato diversi itinerari molto impegnativi quali la traversata e salita invernale della parete Nord riportate a pagina 49 del mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito e la salita alla cima per la cresta Nord Est dall’Efre, del Maggio 2022, riportata sempre in questo sito.

La salita nelle immagini è stata effettuata con un numeroso gruppo di amici, che ringrazio anche per le foto che mi hanno fornito, il 6 gennaio 2023 in condizioni di temperatura autunnali.

ACCESSO: Si raggiunge con l’auto l’abitato di Bolognola, superata la piazza si prosegue in salita in direzione della Pintura fino al primo tornante dove una deviazione su strada sterrata a destra conduce ad un’area pic nic dove si parcheggia (356114,3 E – 4760420,1 N; 1120 m.).

DESCRIZIONE: Si percorre a piedi la strada sterrata di fondovalle per circa 3 chilometri fino a che non diventa sentiero e si prosegue fino alla base di una parete rocciosa ( 354355,1 E – 4758063,4 N; 1430 m.) situata all’imbocco della strettoia della valle, ai piedi della parete Nord del Monte Acuto, poco prima delle sorgenti del Fiastrone, tra alte pareti rocciose di colore rosso.

Superata la strettoia e giunti in vista delle sorgenti si attraversa il fiume e si prosegue su un sentiero alla destra che sale verso il Rifugio del Fargno (35462,4 E – 4757944 N; 1475 m.; 1 ora).

Dopo due tornanti in salita si supera un dosso roccioso e poco dopo si entra nel vallone sottostante Forcella Cucciolara dove si lascia il sentiero che prosegue verso il Rifugio del Fargno e si risale verso destra su pendio erboso dove si notano delle tracce di vecchio sentiero (353971,2 E – 4757859,8 N; 1560 m.) che risale la sponda sinistra del canale verso la Forcella.

Dopo circa 200 metri di salita si raggiunge un vecchio stazzo di pastori caratterizzato da pianoro di verdissima vegetazione nitrofila (cardi, olibri e ortiche, 353808,1 E – 4758078,7 N; 1675 m.) con due recinti di pietra, di cui uno addossato ad una piccola parete rocciosa, oltre il quale una volta il sentiero saliva in comodi tornanti ma ormai non più visibili.

Si sale quindi liberamente il lungo pendio che si fa anche più ripido ed in circa un’ora dalle sorgenti si raggiunge Forcella Cucciolara (353574,2 E – 4758549,4 N; 1912 m.) dove ci si affaccia sulla sottostante Val di Tela.

Si risale quindi la ripida cresta rupestre sulla destra fino ad una prima cima quindi si prosegue verso sinistra in direzione una seconda cima quindi si prosegue fino a raggiungere la più alta Cima di Costa Vetiche (353682,3 E – 4758670,9 N; 1950 m.), non riportata sulle carte, quindi raggiunta la cima più alta si scende la lunga cresta Nord che prosegue aerea per più di altri 800 metri fino alla Punta Bambucerta (353545,7 E – 4759475 N; 1869 m.; 40 minuti da Forcella Cucciolara), facendo attenzione al primo tratto di discesa molto ripido.

DISCESA : Stesso itinerario a cui si può abbinare anche la salita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche di cui ho riportato in questo sito l’itinerario: “LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA” del Febbraio 2019.

1- La strettoia della valle poco prima della deviazione di salita, il profilo della valle indica la sua formazione fluvio (profilo a V in basso) glaciale (profilo a U superiore)
2- L’ampio canalone del versante Sud che conduce alla Forcella Cucciolara, sulla destra il vecchio e verde stazzo dei pastori, di fronte il Pizzo Tre Vescovi a destra e il Monte Acuto a sinistra.
3- Salita libera verso la Forcella Cucciolara in alto.
4- Veduta verso Sud dalla Forcella Cucciolara, si scopre anche il Pizzo Regina (tra il M.Acuto ed il P.Tre Vescovi) ed il Pizzo Berro.
5- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra ed il Monte Cacamillo a sinistra, sullo sfondo emerge il Monte San Vicino.
6- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Val di Tela sottostante ed il Monte Pietralata con le pendici Nord del Monte Rotondo.
7- 8- Salita della cresta rocciosa a destra di Forcella Cucciolara.
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9- Discesa della cresta Nord della Cima di Costa Vetiche (non riportsta sulle carte) fino alla Punta Bambucerta.
10 – 12 – Fasi di discesa della lunga e aerea cresta verso Punta Bambucerta
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13- Veduta verso Nord dalla Punta Bambucerta
14- Veduta verso Sud dalla Punta Bambucerta
15 – 24 – Fasi di ritorno dalla cima di Punta Bambucerta.
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25- La cresta Nord del Monte Acuto.
26- Discesa dalla Forcella Cucciolara verso le sorgenti del Fiastrone
27- Monte Cacamillo ed il Lago di Fiastra.
28- Panoramica dalla Forcella Cucciolara.
29 – 31 – Al ritorno abbiamo fatto anche visita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche (descritta nel sito in un itinerario del Febbraio 2019).
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