MONTE GUAIDONE Una cima poco conosciuta posta a cavallo dei Piani di Castelluccio

l’itinerario proposto è poco frequentato, facile, adatto a tutti e permette di avere una visione aerea completa dei due dei tre piani carsici di Castelluccio, il Piano Grande ed il Piano Piccolo con il bellissimo Laghetto, quest’ultimo piano meno conosciuto in quanto rimane nascosto proprio dal Monte Guaidone.

Tale cima, pur essendo alta solo 1647 metri, presenta un dislivello di circa 400 metri dai due piani carsici e presenta un panorama davvero unico sui piani di Castelluccio e sul versante Ovest della catena dei Monti Sibillini con l’imponente Cima del Redentore in primo piano.

Si consiglia di effettuare l’escursione o in primavera intorno alla metà di maggio per avere una visione dall’alto anche della fioritura spontanea (non dei campi coltivati) del Piano Grande, già riportata in articolo in questo sito (la fioritura spontanea primaverile a Castelluccio) o verso la metà di Ottobre quando le faggete della Macchia Cavaliera del Piano Piccolo si tingono dei colori autunnali.

D’inverno è una salita che può essere molto divertente con le ciaspole ma richiede maggiore pratica in quanto si devono affrontare due tratti di ripida salita.

ACCESSO: Si consiglia di raggiungere in auto il Ranch-camping (352485,3 E – 4740756 N; 1280 m.) presente nel Piano Grande, se si proviene da Norcia, lo si trova sulla strada Provinciale n.477 del Piano Grande a circa 2 km prima della salita per Castelluccio, se si proviene da Castelluccio si scende dal paese e si prosegue in direzione Norcia fino a circa metà del Piano Grande.

DESCRIZIONE: Dal Ranch si prende il tratturo in direzione Est che si inoltra nel Piano Grande in direzione della Valle del Bonanno-Pian Piccolo chiusa tra il Monte Guaidone e La Rotonda (15 minuti, foto n.1 -2).

Giunti all’imbocco della valle (2 km dall’auto, 354058 E – 4739637,8 N; 1290 m., foto n.5) si può salire il più ripido pendio di destra (itinerario di salita n.1) dove si nota una traccia che in circa 20 minuti conduce alla facile cresta Nord che si fa un po’ più ripida solo nell’ultimo tratto, visibile dal Ranch, in altri 30 minuti (1,5 km totale di cresta) conduce alla cima del Monte Guaidone (353861,4 E – 478115,8 N; 1647 m.).

Oppure si prosegue dopo la strettoia della valle ancora per altri 700 metri fino a superare in vallone che scende dal versante Nord del Monte Guaidone, si raggiunge la base della seconda cresta Nord (itinerario di salita n.2) , parallela alla prima, più lunga ma meno ripida, che sale sempre a destra verso il Monte Guaidone, e si risale senza tracciato, in meno di un’ora si raggiunge la cima.

DISCESA: O per lo stesso itinerario di salita oppure, se si vuole allungare, dalla cima si consiglia di scendere per la cresta Sud in direzione della Collina Carbonara fino a raggiungere la strada sterrata che dal valico di Castelluccio scende per il Pian Piccolo (30 minuti, 352940,8 E – 4737146 N; 1410 m.).

Da questo punto si hanno due possibilità:

1- Si continua la strada sterrata in piano verso Ovest che si inoltra nel bosco fino al parcheggio Scentinelle, si prosegue sempre nel bosco fino al valico dove, in 30 minuti, si intercetta la strada asfaltata proveniente da Norcia che scende a Castelluccio, dal piazzale panoramico si nota una traccia che scende sottostrada e velocemente conduce al Piano Grande fino ad un bivio nella zona denominata Carbonara, alle pendici della Costa Sassetti, prendendo il tratturo di sinistra si raggiunge il Fosso Mergani e l’inghiottitoio (351686,2 E – 4738171,7 N; 1255 m.) quindi per prati dirigendosi verso la strada asfaltata a sinistra, in circa 40 minuti si raggiunge il ranch (consigliata a chi non conosce l’Inghiottitoio ed il Fosso Mergani e a primavera per osservare la fioritura spontanea) oppure prendendo il tratturo di destra si costeggia tutto il Fosso Mergani passando alla base delle pendici Ovest di Costa Faeto del Monte Guaidone fino ad incrociare il tratturo preso per la salita, quindi brevemente verso sinistra si raggiunge il Ranch,

2- Si continua la strada sterrata in discesa verso il Piano Piccolo raggiungendo i ruderi del Silos Amati e il Laghetto del Pian Piccolo (15 minuti, 354057 E – 47371154,5 N; 1330 m.; consigliata in primavera per le fioriture ed in autunno per ammirare i colori delle faggete del versante Nord di Monte Macchialta e a chi già conosce il Fosso Mergani del Piano Grande). Dal Laghetto si prende il tratturo in direzione Est che costeggia le pendici Sud-est del Monte Guaidone, sotto alla Macchia Monella, nella zona chiamata “la Dogana” che, in 30 minuti riporta alla Valle del Bonanno da dove si è iniziata la salita.

Di seguito le immagini dell’itinerario proposto.

1- La cresta Nord di salita al Monte Guaidone, dietro l’altra cresta di salita proposta, vista dal Ranch di Piano Grande.
2- Dettaglio delle due creste parallele proposte per la salita al Monte Guaidone.
3- Giunti all’imbocco della valle del Bonanno si risale il pendio a sinistra in corrispondenza di una traccia di sentiero, di fronte il Piano Grande da cui si proviene.
4- Ranunculus ficaria ricoperto di brina.
5- Salendo il pendio della cresta Nord del M. Guaidone si nota perfettamente il tratturo di collegamento al Ranch da cui si parte.
6- Una coppia di Coturnici sale il pendio.
7- Veduta verso la Valle del Bonanno dal pendio di salita, a sinistra in lontananza i pendii del Monte Vettoretto.
8- Man mano che si sale si osserva il tratturo percorso proveniente dal Ranch del Piano Grande.
8- Veduta verso il Fosso Mergani del Piano Grande, al mattino presto era tutto sereno, verso le 9 sta arrivando da Ovest il maltempo annunciato per il pomeriggio
9- Dettaglio del Fosso Mergani con l’Inghiottitoio.
10- Veduta verso Nord con l’imponente Cima del Redentore con copertura nevosa scarsa nonostante siamo a fine stagione invernale, la neve non è presente neppure nei canaloni
11- Il Piano Grande con copertura nevosa a macchia di leopardo, il tratturo che lo attraversa è quello indicato nell’itinerario 2 proposto per il ritorno al Ranch visibile al centro della foto.
12- Castelluccio domina il Piano Grande, sullo sfondo al centro il Monte Bove Sud, a sinistra il Monte Bicco e a destra la Cima di Passo Cattivo e la Cima di Vallinfante.
13- Il Monte Porche a sinitra e il Monte Argentella a destra con i canali gemelli del versante Sud, di fronte la cima denominata non a caso “La Rotonda” .
14- La faggeta di Costa Sassetti, nel versante Nord del Monte Guaidone.
15- La mia ombra raggiunge quasi il Piano Grande, posto 400 metri più in basso.
16- Un grande telo di plastica parzialmente sotterrato e coperto da pietre sulla cima di Monte Guaidone, forse lasciato da pastori che in questi ultimi anni stanno lasciando molti rifiuti nei pressi degli stazzi estivi.
17- Innevamento ormai assente nelle cime circostanti i Piani di Castelluccio, non ci sono rilevanti accumuli di neve invernale nei canali o nelle creste sottovento.
18- La veduta a 360 gradi dalla cima del Monte Guaidone, un cumulo di pietre forse di un vecchio stazzo e una pianta di rosa, nessuna croce e nessuna iscrizione a terra per fortuna, a dimostrazione che è una cima poco frequentata..
19- Panoramica verso Nord con la Cima del Redentore
20- Panoramica verso Nord-ovest e del Piano Grande dalla cima del Monte Guaidone.
21- Panoramica verso Ovest con la parte terminale del Piano Grande nella zona del Fosso Mergani ricoperto di piccoli laghi temporanei
22- Dettaglio dei tanti laghetti temporanei che costellano il Fosso Mergani.
23- Panoramica verso Sud nel Piano Piccolo con il Laghetto.
24- Dettaglio del Laghetto del Piano Piccolo, visibile solo dalle cime che contornano il Piano.
25- Panoramica verso Sud con il Monte Macchialta e Macchia Cavaliera, sullo sfondo emergono i Monti della Laga
26- Dettaglio del Fosso Mergani con mucche al pascolo
27- Il pendio Ovest della Cima del Redentore con il Cordone del Vettore ben visibile e lo Scoglio dell’Aquila a destra.
28- Bianco e nero verso la zona di Forca Canapine e dei Pantani di Accumoli.
29- Ptilocephala plumifera, piccola farfalla diurna di circa 2 centimetri che si rinviene localizzata nei Monti Sibillini, a sfarfallamento precoce, fotografata sulla cima del Monte Guaidone.
30- Riflessi sulla via del ritorno sui tanti laghetti temporanei che costellano il Piano Grande, purtroppo le nuvole avevano già coperto il sole, la Cima del Redentore.
31- Da sinistra il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese, Monte Argentella e Cima del Redentore.
32- Bianco e nero sulla cresta di salita del Monte Guaidone.
33- Il Monte Argentella con i canali gemelli e Forca Viola sulla destra
34- La cima del Monte Guaidone con la faggeta di Costa Sassetti.
35- Bianco e nero sulla parte terminale del Piano Grande oltre l’Inghiottitoio, nel bosco in fondo passa l’itinerario di ritorno n.1 che poi scende al Piano Grande costeggiando la faggeta della foto.
36- Il il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese e Monte Argentella con i Colli Alti e Bassi di fronte e Castelluccio a sinistra.
37- La Cima del Redentore con innevamento desolante nonostante siamo a fine stagione invernale.
38- Dettaglio dello Scoglio dell’aquila con il canale di salita di San Benedetto che sale tra le rocce al suo margine sinistro ed il canale di discesa a destra.
39- Un primo Croco emerge dalla neve.
40- Alle 12 il cielo si era già coperto per il maltempo annunciato al pomeriggio, il Monte Guidone visto da Castelluccio.
41- Bianco e nero sui campi coltivati sotto alla collina di Castelluccio
42- Lupo in transito nel Piano Grande, di fronte al rimboschimento “Italia”.
Panorama a 360 gradi da Monte Guaidone
42- Pianta satellitare del percorso proposto.
ROSSO: Itinerari di Salita GIALLO: Itinerari di discesa



DUE SORGENTI POCO CONOSCIUTE: La sorgente Ribotto e la Fonte Trocca nei dintorni della Pintura del Ragnolo.

Questo breve itinerario permette di raggiungere due sorgenti poco conosciute, poste a poca distanza tra loro, situate nei pressi della Pintura del Ragnolo, nel gruppo Nord-est dei Monti Sibillini.

La Fonte Trocca è situata all’inizio del fosso Trocca che scende da Pizzo di Chioggia verso ovest in direzione di Acquacanina.

La Fonte Ribotto scende nel versante opposto nel fosso in direzione di Valle Scura, verso Monastero.

La Fonte Trocca è stata censita dal CAI e riportata nell’elenco delle sorgenti dei Monti Sibillini mentre la Sorgente Ribotto, poco distante, è solo riportata in alcune cartine.

Per raggiungere le due fonti basta arrivare in auto alla Pintura del Ragnolo salendo da Acquacanina per la strada del Ragnolo oppure da San Liberato quindi a piedi seguendo le indicazioni delle due prime foto satellitari.

Un grazie a Manuel per foto e cartine.

1- Percorso per la Sorgente Ribotto.
2- Percorso per la Fonte Trocca.
3- Cartina con la posizione delle due sorgenti.

SORGENTE RIBOTTO

4 – 6- Sorgente Ribotto in versione estiva.
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7 – 10- Sorgente Ribotto in versione invernale
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FONTE TROCCA

11 – 15- Fonte Trocca in versione invernale
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16 – 184- Fonte Trocca in versione estiva.
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AVVISO IMPORTANTE

Recentemente ho visto molte immagini sui social che “pubblicizzano” luoghi spettacolari e particolari dei Monti Sibillini poco conosciuti, molti dei quali descritti nei miei due libri o sul presente sito, quali ad esempio “Il Portico” situato alla base delle pareti del Pizzo del Diavolo e varie forre e grotte dei Monti Sibillini.

Tali luoghi rappresenteranno un richiamo irresistibile per gli “escursionisti della domenica” della prossima estate che inconsapevolmente si possono mettere in serie condizioni di pericolo in quanto tali luoghi, dopo il terremoto del 2016, si trovano sotto a pareti rocciose completamente sbriciolate e soggette a continue scariche di sassi.

Si sconsiglia pertanto di raggiungere tali luoghi o di consultare persone esperte che possono darvi consigli per la vostra sicurezza.




MONTE BICCO: due salite in un unico giorno, enchainements del Canale Maurizi alla Est e della Diretta Ovest.

Il 26 marzo 2022 con Alicia, Elia, Angelo, Federico, Gilberto e Valerio abbiamo effettuato in giornata un enchainements del classico canale Maurizi al versante Est e successivamente della diretta per il versante Ovest al Monte Bicco.

Siamo partiti dal piazzale dell’Hotel Felicita di Frontignano e abbiamo raggiunto i campi da sci Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi salendo per il canale del Cornaccione approfittando della neve compattata della pista da sci.

Quindi abbiamo traversato il versante Ovest del Monte Bicco per raggiungere la Forcella Passaiola e siamo scesi sotto alla parete Nord del Bicco fino a raggiungere la base dello spigolo roccioso oltre il quale sale il canale Maurizi al versante Est.

Risalito il facile e classico canale e raggiunta la sella prima della cima del Monte Bicco siamo scesi nel versante Ovest in direzione del canale che costeggia gli impianti di risalita passando alla base delle placche rocciose del versante Ovest, dove sono presenti diverse vie di roccia attrezzate (palestra di arrampicata).

Superate le placche rocciose abbiamo iniziato la traversata in quota del versante fino alla verticale della cima quindi siamo risaliti in linea retta raggiungendo cosi due volte il Monte Bicco nella stessa giornata da due versanti diversi.

Il Canale Maurizi è una via invernale classica indicata nella bibliografia dei Monti Sibillini mentre la Diretta Ovest invernale al Monte Bicco è riportata solo nel mio sito (La direttissima al Monte Bicco), entrambe sono facili, presentano pendenze che superano di poco i 40°, in particolare la diretta Ovest poco prima della cima e, vista la loro vicinanza e il relativo dislivello, sono percorribili entrambe in giornata, anche se in totale si percorre comunque circa 1000 metri di dislivello in salita dal parcheggio.

CANALE MAURIZI INVERNALE ALLA EST DEL MONTE BICCO

1- La traversata del versante Ovest del M. Bicco verso la Forcella Passaiola, a sinistra.
2- Il versante Ovest del M.Bove Nord e la sottostante Val di Bove visti dalla base della parete Nord del M. Bicco.
3- Aggiriamo lo spigolo Nord del M.Bicco per prendere l’attacco del Canalone Maurizi, in alto sullo sfondo la stazione della ex funivia del M.Bove Sud.
4 – 5- L’attacco della salita del Canale Maurizi, sullo sfondo la Croce di M.Bove già in versione primaverile senza neve (ph. Federico G.)
5 (ph. Federico G.)
6 – 9- Fasi di salita del Canalone Maurizi (ph. Gilberto).
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8 (ph. Angelo C.)
9 (ph. Angelo C.)
10- Camoscio curioso ci osserva dalla cresta Est del M.Bicco.
11 – 12- Canalone Maurizi – Zona centrale con il M.Bove Nord alle spalle.
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13 – 14- Canalone Maurizi – Il tratto più ripido, saliamo tra ombra e sole.
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15 – 16- Canalone Maurizi – L’uscita sulla sella poco prima della cima del M. Bicco.
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17- Il versante Ovest del Monte Bove Nord con scarso innevamento.
18- Raggiunta la cima del M.Bicco scendiamo subito per affrontare la seconda salita
19- Le bellissime placche attrezzate nel versante Sud-ovest del M.Bicco.
20- Ultimi scogli prima della traversata per la Diretta Ovest, in fondo il canalone del campi da sci Jacci di Bicco. (ph. Federico G.)

DIRETTA OVEST INVERNALE AL MONTE BICCO

21-Diretta Ovest- Raggiunta la verticale della cima del M. Bicco ricominciamo la seconda salita.
22 – Diretta Ovest- Si costeggiano le particolari formazioni rocciose a gradoni del versante Ovest del M. Bicco, preferite dai camosci.
23- Diretta Ovest- Fasi di salita, sullo sfondo gli impianti di risalita Jacci di Bicco.
24- Diretta Ovest- Inizia il tratto più ripido.
25- Diretta Ovest- Fa caldo ma per fortuna la neve è ancora discreta (ph. Gilberto).
26 – 28- Diretta Ovest- Gli ultimi torrioni prima della cima.
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29- Diretta Ovest- L’ultima ripida crestina nevosa. prima della cima.
30- In cima al Monte Bicco per la seconda volta in giornata (ph. Valerio B.)
31- Foto di gruppo sulla cima del Monte BIcco (ph. Valerio B.)
32- Il Monte Bove Sud e la testata della Val di Bove visti dal Monte Bicco.
33- Meritata pausa pranzo dal nostro amico Tonino del Ristorante La Filanda di Visso.



PIZZO DI META – MONTE RAGNOLO – PIZZO DI CHIOGGIA – MONTE MONTIOLI

Piccole e a prima vista insignificanti cime del gruppo Nord dei Monti Sibillini collegate tra loro che, con le loro verticali pareti, delimitano ad Est i Piani di Ragnolo, d’inverno acquistano un fascino particolare per gli scorci che donano.

Da sottolineare che difficilmente si cammina da soli anche nei giorni infrasettimanali in quanto i Piani di Ragnolo sono rinomati per le ciaspolate e per la lunga pista da sci da fondo .

Di seguito le immagini della ciaspolata fatta con Federico e Davide partendo dalla Maddalena di Sassotetto salendo verso il Pizzo di Mèta per poi proseguire per le creste degli altri tre monti, in una giornata caratterizzata da una freddissima tramontana.

1- Il Pizzo di Mèta con la croce di vetta.
2- Panorama verso Sud dal Monte Ragnolo, a sinistra il Monte Castel Manardo, al centro svetta il Pizzo Regina, a destra il Pizzo Berro, Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
3-Panorama verso Ovest con il Monte Rotondo, a destra il Monte Pietralata e il Monte Cacamillo, di fronte gli ampi Piani di Ragnolo con la sinuosa la pista da fondo che solca l’appezzamento di prato di cui sono comproprietario.
4- Il versante Est del Monte Ragnolo scende ripidissimo verso Rio Terro.
5- Il versante Est di Pizzo di Chioggia e Monte Montioli, nel bosco sullo sfondo a ridosso delle pareti è presente una rigogliosa stazione di Iris marsica a fioritura primaverile.
6- La cima di Monte Ragnolo, la più alta, 1557 m.
7- Federico e Davide nella distesa bianca dei Piani di Ragnolo.
8- Orme di animale (forse volpe) in rilievo, quando l’animale è passato sopra la neve fresca l’ha compressa, successivamente il vento ha portato via la neve fresca lasciando le orme più compatte in paradossale rilievo anziché lasciarle infossate.
9- La cima di Monte Montioli, a destra nella vallata i Piani di Pieca, nei pressi di Sarnano.
10- Accumuli di neve a vento nei pressi della cima di Monte Montioli.
11- L’aerea cresta di Monte Montioli domina la distesa bianca dei Piani di Ragnolo con le cime del gruppo Nord dei Monti Sibillini sullo sfondo, indicate nelle foto n.2 e 3.
12- L’impercettibile confine tra neve dura e neve fresca.
13- Si ciaspola tra percorsi paralleli di animali, forse avevano litigato !!!
14- Zoom verso il Pizzo Berro (a sinistra), Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e Monte Bove Sud con sciatori sui Piani, siamo insignificanti rispetto alla natura che ci circonda.
15- L’imponente versante est del Monte Rotondo con la Punta Bambucerta di fronte e la nascosta Val di Tela tra i due.
16- Biancospino a tutti gli effetti pur non essendo ancora fiorito.
17- Ombre patagoniche sulle piste da fondo, mi ricordano il Cerro Torre e il Fitz Roy.
18-21- Texture artificiali sulla neve, pur essendo opera dell’uomo e sconvolgono l’aspetto della montagna hanno comunque il loro fascino fotografico.
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VAL DI PANICO Ciaspolata da Casali a Forca Cervara

Classica e facile escursione di fondo valle resa più impegnativa dalla recente neve ancora non assestata che ci ha costretto ad usare le ciaspole già dalla partenza da Casali di Ussita e con cui siamo arrivati, con Silvia, fino alla base della Forca Cervara, con circa 11 km di sviluppo e 800 metri di dislivello.

Senza le ciaspole saremo arrivati non oltre le sorgenti del torrente Ussita.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Grande cornice nel bordo del canale di Fonte Angagnola.
2- La Cima del Lupo sul bordo sinistro del Canalone Nord con scarso innevamento, si nota la traccia a sinistra che permette di scavalcare la cresta rocciosa di fronte per raggiungere la cima.
3 – 4- La parete Est del Monte Bove Nord con il grande torrione della Punta Anna.
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5- Dettaglio della Punta Anna denominata anche “testa di scimmia”..
6- I verticali canaloni della parete Est del Monte Bove Nord.
7- Il Monte Bove Sud e la testata della Val di Panico.
8- I versanti Sud della Croce di Monte Rotondo a sinistra, sgombra dalla neve e il Monte Rotondo a destra.
9- Steli di Verbascum emergono dalla neve purtroppo non abbondante.
10- Le pareti Nord del Monte Bove Sud con, al centro, la cascata di ghiaccio denominata “Torre di Luna” .
11- La cascata ghiacciata Torre di Luna in condizioni non eccezionali.
12- Tra ombra e luce sale il canale Maurizi, facile salita invernale, situato sulla parte destra delle pareti del Monte Bove Sud.
13- Siamo i primi a salire la val di Panico, qui nella zona denominata “il pozzetto” dove, d’estate, è presente una sorgente.
14- 15- Cammini paralleli: noi e una volpe passata di recente.
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16- 17- Le tracce delle nostre ciaspole segnano la neve fresca della Val di Panico.
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18- La seconda parte della testata della Val di Panico sotto al versante Est del Monte Bove Sud.
19- Il bellissimo e ripidissimo canale Est del Monte Bove Sud salito da me anni fa, in prima salita, e descritto a pagina 119 del mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI
20- Esercitazioni aeree di caccia militari sopra la Val di Panico, nemmeno quassù si può stare in pace.
21- Il Pizzo Tre Vescovi e la Forcella Angagnola da cui tracima la nebbia dalla Valle dell’Ambro.
22- Il Pizzo Berro e la nebbia che tracima invece dalla Valle del Tenna.
23- E ormai la nebbia sta scendendo dalla Forca Cervara anche il Val di Panico
24- Sciatori salgono sotto al Monte Cascino mentre noi già scendiamo.
25- Il Monte Cascino divide la Val di Panico, a destra si va alla testata verso Forca Cervara a sinistra si sale a Valle Vipera, sotto al pericoloso versante Ovest di Pizzo Berro.
26- Piccola slavina da manuale, partita da un punto in alto e termina con la cosiddetta “palla di neve”
27- Altra slavina a lastroni di scorrimento sulla Costa dell’Asino, sotto al Rifugio del Fargno.
28- Natura morta in bianco e nero.
29- Immagine particolare: l’ombra della staccionata, posta casualmente parallelamente al percorso del sole, ha preservato la neve che ha formato quindi due cornici più alte rispetto all’altra neve della strada che si è sciolta e larghe quando la stessa ombra.
30- 34- Battaglia aerea tra una cornacchia e un aquila reale.
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CASCATA DEL FOSSO DELLA RIGUARDATA o “Sarà una letizia”.

Bellissima candela di ghiaccio che si forma nel Fosso della Riguardata, nel versante Nord del Monte Torrone, sia l’accesso che la salita della candela di ghiaccio è descritta nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Per chi volesse raggiungere la base della cascata, da effettuare solo con neve ben assestata in quanto i versanti a monte sono estremamente valangosi, riporto comunque l’itinerario di accesso.:

Da Foce si risale il Piano della Gardosa fino all’ultima fontana in prossimità di alcuni grandi Faggi, quindi si inizia a salire un largo canalone (Fosso della tagliola) in salita verso sinistra su un tracciato che sale verso un bosco di Faggi a destra di uno scoglio (scoglio de le porcarecce) alla cui base dalla strada si può osservare la grotta della tagliola.

Usciti dal bosco si devia a destra per il Fosso della Riguardata che inizia con una breve cascata generalmente sommersa dalla neve che si risale su una ripida rampa nevosa all’interno delle sponde rocciose del fosso, si prosegue su pendio ripido superando facili salti per poi spianare fino a sotto la cascata ghiacciata. (1,3 ore da Foce)

Grazie a Federico, Gilberto e Valerio per le bellissime immagini.

1- L’inizio del Fosso della Rigurdata
2- Il pendio sopra la prima cascata
3- 4- Si prosegue nel fosso superando ancora altri risalti nevosi
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5- 10- E si giunge sotto alla candela di ghiaccio alta circa 30 metri.
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9- La cascata si presentava già in fase di scioglimento
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11- Il Fosso visto dalla sponda destra.



FONTE CERESETO da Rio Sacro per il Poggiolo

Anche questo itinerario è proposto dal nostro amico Manuel che si sta rilevando uno dei maggiori conoscitori della Valle di Rio Sacro.

L’itinerario si ricongiunge a quello proposto da Federico che invece ha raggiunto la Fonte Cereseto dal Vallone di Pian Camillo.

La Fonte Cereseto, assieme alla Fonte della Pernice, al fontanile della Val di Fibbia ed all’ormai perduta Fonte del Rio Sacro, completa la serie dei fontanili attorno al Rio Sacro che oggi giacciono pressochè dimenticati ed in abbandono, in zone a volte impervie e non facili da raggiungere.
L’itinerario qui proposto, a completamento/integrazione del percorso proposto da Federico (Monte Cacamillo-Fonte Cereseto-Rio Sacro), permette tramite un sentiero piuttosto antico un più comodo collegamento tra la Fonte Cereseto ed il Rio Sacro. La risalita o discesa del canalone antistante la zona dei cascinali, infatti, è ad oggi difficilmente percorribile perché il pendio già ripido di suo è invaso dalle molte piante abbattute dalle slavine. Inoltre occorre guadare il Rio Sacro cosa che, nei mesi in cui la portata d’acqua è maggiore, non sempre è così facile.

PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA: Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

Si oltrepassa la sbarra e si scende per la strada sterrata, proseguendo su di essa.

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Lungo la strada nel tratto che costeggia il Rio Sacro, un ammasso di neve caduto a fine dicembre con una slavina, grazie alla copertura di detriti  (foglie e rami), resiste bene nonostante le temperature tutt’altro che rigide di questo febbraio 2022. La foto 2 che era stata fatta un mese e mezzo prima, il 2 gennaio, ci mostra che non si è ridotto poi di molto.
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In questa invernata 2021/2022 un bell’esemplare di airone cenerino si è stabilito lungo le sponde del Rio Sacro. Lo avevamo già incontrato ai primi di gennaio e lo rivediamo oggi, più volte. Cammini lungo la stradina che costeggia il fiume e te lo trovi davanti all’improvviso, che si alza in volo dall’acqua dove cerca il cibo.
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Una volta percorsa tutta la stradina che costeggia il Rio Sacro, qualche decina di metri prima dello spiazzo finale, si imbocca il ben conosciuto sentiero n.321 che sale verso il Casale Gasparri ed il Monte Rotondo (tre omini in pietra in questo punto). Il sentiero che porta verso la Fonte Cereseto, non menzionato su nessuna bibliografia e che non ha alcuna segnaletica in loco, si stacca da quest’ultimo dopo circa un quarto d’ora di cammino. Sotto è riportata la traccia del nostro percorso su carta IGM e sulla carta dei sentieri 1:25000 edita da SER.
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Il sentiero 321 inizia a salire presentando nel tratto iniziale tre tornanti, due destrorsi ed uno sinistrorso. Al secondo tornante (sinistrorso) si incontra una vecchia traccia di sentiero che porta verso la zona delle sorgenti del Rio Sacro, e che poi si dovrebbe ricollegare al sentiero per la fonte del Rio Sacro (tragitto questo che ho in programma di provare e che ho indicato qui con delle frecce sulla Mappa). La traccia di sentiero che risale in direzione del Monte la Banditella la si vede netta dal basso in presenza di neve (la foto è scattata dallo spiazzo su cui termina la stradina che affianca il Rio Sacro). Al tornante su cui siamo passati la traccia è stata sbarrata con dei rami, presumo per non indurre in errore gli escursionisti diretti verso il Casale Gasparri.
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10 – Noi oggi invece proseguiamo verso la Fonte Cereseto. Superato il terzo tornante, inizia un tratto diritto di qualche centinaio di metri. Ad un certo punto, sulla sinistra, parte il sentiero per la fonte, il cui imbocco a causa della vegetazione non è facilmente individuabile. Si tenga come riferimento il faggio sulla sinistra, in foto. Noi abbiamo lasciato un omino di pietre che però non si sa quanto resisterà. Chi segna il sentiero verso Casal Gasparri conosce solo quella via e tende ad eliminare tutto ciò che può indurre in errore gli altri escursionisti.
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Una volta imbroccata la traccia però le difficoltà finiscono perché ci si trova davanti una comoda mulattiera denominata “strada de la Rosa”, che si intuisce un tempo essere stata importante, adatta anche ad un escursionismo semplice. Nonostante lo stato di abbandono e l’assoluta assenza di segnaletica, il sentiero non è stato invaso dalla vegetazione e si procede comodamente su pendenza non eccessiva e incontrando anche qualche suggestivo passaggio tra le rocce.
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16- Tronco di faggio abbattuto da un fulmine
17- La Val di Fibbia vista dal sentiero che stiamo percorrendo
18- I ruderi della Badia di Rio Sacro, visti dall’alto.
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Questo è il punto dove in mappa il sentiero disegna due tornanti. A metà del secondo tornante, come indicato sulla mappa, vi è in effetti un bivio ma la seconda traccia si intuisce essere secondaria e dunque vi è poca possibilità di errore.
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Dopo un altro breve tratto di faggeta si arriva su una zona più aperta. Siamo in cima al più ampio dei due canaloni che salgono di fronte alla zona dei cascinali. Si tenga come riferimento il faggio sulla sinistra indicato nella foto 22 dove prosegue il sentiero. Proseguendo diritti invece vi è un altro sentiero che si ricollega, più in alto, a quello che dalla zona de li merigghi passa per il Col di Mezzo.
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23- Intanto, l’aquila volteggia sopra il Rio Sacro
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Passando di fianco al faggio evidenziato prima ci si affaccia nel canalone e si intravede la traccia di sentiero che lo attraversa e poi prosegue. Il passaggio fortunatamente è libero mentre poco più sotto ci sono molti tronchi abbattuti dalle slavine.
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26- Attraversato il canalone, un vecchio omino indica la prosecuzione del sentiero nel bosco
27- Si risale fino ad un bel poggio roccioso, sullo sperone che divide i due canaloni, superato il quale rimane un ultimo piccolo tratto di sentiero (in verità poco evidente in quest’ultimissima parte) al termine del quale arriviamo in vista del fontanile.
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Dal fontanile, proseguendo ancora per pochi metri si arriva ad incrociare il secondo canalone. Anche da qui parte una traccia da cui si può risalire verso il Col di Mezzo. Più in alto vi è una sorgente da cui parte la captazione che porta l’acqua alla fonte, che arriva tramite un tubo in ferro interrato. Eventualmente dal Col di Mezzo si può riprendere il sentiero che riporta in direzione del Casale Gasparri. Da lì si riprende in discesa il sentiero 321 per tornare al Rio Sacro completando così un percorso ad anello. Se invece non si sale, oltre il canalone nota una vecchia traccia di sentiero da cui si dovrebbe in teoria riuscire a collegarsi all’itinerario già descritto da Gianluca per la Grotta della Rosa, con un ulteriore alternativa quindi per il ritorno verso il Rio Sacro.
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32 – 33- Il tracciato del percorso proposto, visto dal Monte Val di Fibbia.
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GIRO DEL MONTE CASTEL MANARDO

Salita classica effettuata il giorno dopo una lieve nevicata e sopra ad un mare di nebbia che rivestiva Marche e Abruzzo, in compagnia di un bellissimo ed espertissimo cane randagio che ci ha seguito dalla Pintura di Bolognola per tutto il tragitto.

Saliti per i campi da sci di Bolognola abbiamo proseguito per la strada fino al Monte Berro quindi siamo saliti alla cima del Monte Castel Manardo per la cresta Nord-est, abbiamo proseguito per lo Scoglio del Montone e ridiscesi per la Forcella Bassete fino alla strada del Fargno da cui siamo ritornati all’auto.

Di seguito le immagini del giro.

1- La strada che collega i campi da sci di Bolognola con Il Casale Grascette e il Casale Ricci.
2- Un mare di nebbia ricopre le colline marchigiane, in basso la Valle Tre Santi.
3- Il tratto di strada con il poggio del Monte Berro in fondo.
4- Il nostro meraviglioso compagno di escursione.
5- Il Monte Amandola ed il mare di nebbia che si estende fino in Abruzzo.
6- Il poggio del Monte Berro.
7- La cresta Nord-est del Monte Castel Manardo sale dal Monte Berro.
8- Inquietante targa metallica fissata a terra sulla cima del Monte Berro, chi mette nuovo nomi alle cime scritti sulle pietre e chi mette targhe, ma nessuno vigila.
9- Da sinistra il Monte Rotondo, Monte Pietralata e Monte Cacamillo, visti da Monte Berro.
10- 11- I pendii Nord-est del Monte Castel Manardo con il penoso innevamento che, a metà Febbraio, non riesce a coprire neppure l’erba.
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12- Accumulo di 20 centimetri di neve !!!! modellata dal vento.
13- 14- Discesa dalla cima del Monte Castel Manardo verso lo Scoglio del Montone, sullo sfondo a sinistra il Pizzo Berro e a destra il Pizzo Tre Vescovi. con le cime coperte dalla nebbia.
14- Il Monte Rotondo a destra.
15- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete, dapprima pensavo che il cane fosse preoccupato dalla discesa della cresta innevata ma sbagliavo, non ha avuto la minima difficoltà anche sui pochi tratti gelati.
16- 17- Discesa dallo Scoglio del Montone con tratti gelati e tratti con 30 centimetri di neve fresca.
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18- Il versante Ovest dello Scoglio del Montone.
19- Il Pizzo Regina emerge dalla nebbia.
20 -21- 22- Il nostro peloso compagno di escursione a Forcella Bassete.
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SCOGLIO DELL’AQUILA – Versante Ovest Cima del Lago – Cima del Redentore.

Salita classica, era l’unica che, in questo periodo di carenza di neve, presentava una striscia di neve continua e anche dura dalla strada alla base dello Scoglio dell’Aquila.

Saliti con Virginia e Silvia, che era la prima volta che provava i ramponi, complimenti.

Di seguito le immagini della salita.

1- 2- Il canale di salita, l’unico con neve continua fin dalla strada, in alto a destra lo Scoglio dell’Aquila.
2 (ph. Virginia G.)
3- l’Autore (ph. Virginia G.)
4- Nel tratto dove si incontra la scarpata di faglia prodotta dal Terremoto del 2016, visibile a destra nel tratto erboso.
5 – 6- Fasi di salita
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7- Lo Scoglio dell’Aquila con il canale di San Benedetto, diventata ormai una salita classica invernale “grazie” ai social.
8- 9- 10- Il tratto più ripido alla base del Cordone del Vettore
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11- 12- Ci avviciniamo alla base dell’Scoglio dell’Aquila, sullo sfondo il Piano Grande praticamente senza neve.
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13- Alla base del Canale di San Benedetto.
14 – 15- 16- 17- Scendiamo alla base dello Scoglio dove sono presenti numerosi grandi massi per riposarci un po’ (ph. Silvia)
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18- Rapida discesa su neve fresca, a destra il paese di Castelluccio senza neve.
19 – 20- Discesa in scivolata su neve ammorbidita.
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