MONTE SASSOTETTO una affilata cresta poco conosciuta ed un fenomeno atmosferico rarissimo.

La lunga cresta Est del Monte Sassotetto, di circa un chilometro di lunghezza, si innalza dalla Forcella del Monte Valvasseto per arrivare, con qualche breve interruzione, fino alla sua cima dove, poco al di sotto, è presente un altissimo traliccio metallico con ripetitori, contornando il versante Nord deturpato dagli impianti di risalita delle piste da sci.

La risalita della cresta è facile ma presenta alcuni passaggi aerei larghi neppure un metro ed un versante Nord verticale che precipita verso i campi da sci di Sassotetto che rendono emozionante questo itinerario.

L’itinerario decritto non è certamente nuovo, percorso già da alcuni decenni ed in tutte le condizioni, non mi risulta riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Il 4 gennaio 2023 ho percorso questa cresta in assenza di neve e condizioni quasi primaverili, sono ritornato il 10 gennaio dopo una lieve nevicata e forte vento ed una terza volta il 20 gennaio con ancora più neve per mostrare come la neve trasforma la cresta in un ambiente quasi di alta quota e soprattutto che ogni salita in montagna non è mai uguale all’altra e ciascuna regala emozioni e visioni diverse.

Inoltre il 20 gennaio ho assistito, per la terza volta nella mia carriera di salitore di montagne, al rarissimo fenomeno della Diamond Dust, detta anche polvere di diamante.

Questo è un tipo di nube che si forma in prossimità del suolo, composta da piccoli cristalli di ghiaccio, e proprio per questa loro composizione, la polvere di diamante è anche considerata anche come una precipitazione a cielo sereno, questo particolare fenomeno è sconosciuto alla maggior parte della gente ed essendo formato da cristalli di ghiaccio submillimetrici sospesi in aria è anche molto difficile da fotografare. 

Il fenomeno si forma quando della nebbia (vapore acqueo) a temperatura maggiore sale di quota verso la montagna ed incontra uno strato di aria a temperatura minore, provocando un aumento dell’umidità relativa vicino al suolo: se questo aumento dell’umidità relativa supera una certa soglia, si formeranno i cristalli di ghiaccio che danno vita al Diamond Dust.

La salita della cresta può essere effettuata direttamente dalla Pintura di Bolognola salendo ai Piani Gra sovrastanti e quindi al Monte Valvasseto per ridiscendere verso Ovest su traccia di sentiero di fianco alla Falesia della Palestra di Arrampicata quindi si attraversa la valletta de La Forcella, caratterizzata da bruttissimi tralicci dell’alta tensione, dirigendosi verso le Grotte di Monte Sassotetto già descritte in un precedente itinerario dell’Aprile 2021 a cui si rimanda.

Dalla Grotta grande si risale un canalone erboso alla sua sinistra per prendere la cresta rocciosa che in breve, con facili passaggi su roccette, conduce alla antecima superiore, da cui parte la lunga cresta verso Ovest in direzione della cima del Monte Sassotetto.

Oppure si può risalire direttamente a La Forcella parcheggiando sulla curva della strada Pintura di Bolognola-Sassotetto in corrispondenza del cartello indicante la palestra di arrampicata della Falesia di M.Valvasseto.

Quindi si risale il pendio sovrastante su comodo sentiero e si raggiunge la valletta de La Forcella da cui si raggiungono le Grotte del M. Sassotetto da dove parte la cresta in oggetto.

Raggiunta l’antecima sovrastante La Forcella si percorre la aerea cresta, evitando il più basso e banale sentiero che passa a mezza costa a sinistra nel versante Sud, fino a raggiungere una conca dove iniziano gli impianti di risalita del versante Nord.

Qui parte un secondo tratto di cresta molto più ripido che, con ripidi ma facili passaggi su roccette, conduce fino alla cima del Monte Sassotetto con il grande traliccio.

Oppure, una volta arrivati alla conca nei pressi degli impianti di risalita si può traversare verso sinistra nel versante Ovest passando alla base della alta parete rocciosa che caratterizza questo versante del Monte Sassotetto fino ad un ripido canale erboso che si risale con attenzione fino al grande traliccio sovrastante (355786 E – 4762924,5 N; 1624 m.) .

Nella parete Ovest sono presenti anche due vie su roccia di media difficoltà attrezzate con Spit per effettuare la salita in sicurezza.

Per la discesa si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

Di seguito le immagini delle due diverse giornate di salita.

4 Gennaio 2023

1- Il cartello presente sulla strada Bolognola-Sassotetto che indica le vie di arrampicata della Falesia di Monte Sassotetto.
2- A destra la Grande Grotta del versante Sudest del Monte Sassotetto da cui parte la lunga cresta verso Ovest.
3- Il punto di inizio della salita della cresta del Monte Sassotetto, sopra la Grande Grotta.,
4- La lunga cresta del Monte Sassotetto precipita verticalmente sui sottostanti campi da sci e con la cima più alta sullo sfondo dove è visibile il grande traliccio metallico.
5 – 9 – I tratti più stretti della lunga cresta
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10- La conca posta nei pressi degli impianti di risalita, la cresta rocciosa riprende ancora più ripida nei pressi della cima posta di fronte.
11- Tratti di facile arrampicata della cresta rocciosa finale.
12- L’intera cresta percorsa vista dall’ultimo tratto prima della cima, sullo sfondo a destra il Monte Valvasseto.
13- Il tratto finale della lunga cresta.
14- L’uscita del camino del versante Ovest dove è presente una via su roccia attrezzata come visibile dagli spit poco sotto i miei scarponi.
15- La cima del Monte Sassotetto con il grande Traliccio.
16- Veduta verso Nord sui sottostanti campi da sci di Sassotetto con il Pizzo di Mèta a destra.
17- Nebbia sulla cresta appena percorsa.

10 Gennaio 2023

1- La cresta Est del Monte Sassotetto vista da La Forcella, all’apparenza poco interessante.
2- Il Monte Bove Nord sferzato dal vento.
3 – 4- Le rocce della cresta rivestite di alpine ice.
4- Sulla destra La Forcella e il Monte Valvasseto, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
5- Sempervivum arachnoides rivestito di galavernia.
6- Veduta dalla cresta con, da sinistra, il Pizzo Regina, Pizzo Berro e Monte Acuto.
7- Il primo tratto di cresta a monte de La Forcella, dove si vedono i tralicci dell’alta tensione, con le rocce rivestite di ghiaccio.
8- La cresta vista dall’anticima verso la lontana cima del Monte Sassotetto.
9 – 15- I tratti più stretti della lunga cresta fotografati sei giorni prima in assenza di neve, la neve cambia l’aspetto della montagna
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16 – 17- Neve modellata dal vento nella conca prima degli impianti di risalita.
18- Il Pizzo di Mèta con Recanati, Osimo ed il Monte Conero sullo sfondo.
19- La cima del Monte Sassotetto con la ripida cresta e la parete rocciosa del versante Ovest.
20- I campi da sci e Sassotetto visti dalla verticale cresta sovrastante.
21- Il versante Ovest del Monte Sassotetto presenta una alta parete rocciosa dove è presente anche un piccolo riparo di pietre alla sua base, a destra la lunga cresta di salita.
22- La parete Ovest del Monte Sassotetto con le due vie su roccia attrezzate.
23- Il canalino roccioso di risalita sulla sinistra della parete.
24 – 26- Risalita del ripido canalino roccioso della parete Ovest del Monte Sassotetto.
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27- La cima del Monte Sassotetto con il grande ripetitore.
28- Vento forte in quota.
29 – 30- La discesa dalla cresta rocciosa salita sei giorni prima senza neve.
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31- La Falesia del Monte Valvasseto dove sono presenti le vie della foto n.1, vista da La Forcella, a destra il canalino erboso di discesa.
32- Profilo umano nelle rocce intorno a La Forcella al tramonto con lo sfondo del Mare Adriatico.

20 GENNAIO 2023

1 – 2- Il rarissimo fenomeno della Polvere di diamante alla Pintura di Bolognola.
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3- Nuvola di nebbia formata da microcristalli di ghiaccio scompone la luce del sole.
4- I Piani Gra, a monte della Pintura di Bolognola.
5- Salita al Monte Valvasseto.
6- Orme di volpe paradossalmente in rilievo, l’animale è passato sulla neve fresca comprimendola, successivamente il vento ha portato via la neve polverosa fresca lasciando le orme compresse in rilievo.
7- Salti di lepri.
8- 9 – In cima al Monte Valvasseto.
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10- La cresta del Monte Sassotetto vista dal Monte Valvasseto, nel bosco di destra si apre la grande grotta.
11- Il ripido pendio scendendo dal Monte Valvasseto verso la Forcella, nei pressi della falesia di arrampoicata.
12 – 14- Immagini dallinterno della grande grotta di Monte Sassotetto.
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15- 18- La lunga cresta di Monte Sassotetto.
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33- Il tratto di salita dal M. Valvasseto e La forcella verso la cresta Est del Monte Sassotetto.
34- Il percorso della lunga cresta del Monte Sassotetto.
35- La salita all’ultimo tratto di cresta con il percorso invernale (in celeste) e le due vie su roccia del versante Ovest.
36- Pianta satellitare del percorso proposto.



GROTTE AD ACCESSO LIBERO NELLA GOLA DI FRASASSI

Nella Gola di Frasassi, oltre alle famosissime Grotte di Frasassi visitabili dal pubblico a pagamento, sono presenti numerose altre cavità naturali, senza evidenti divieti se non chiuse con cancellate metalliche, che possono essere visitate da tutti esclusivamente con un minimo di attrezzatura Speleo quale casco, scarponi antiscivolo, abbigliamento impermeabile e frontale con batterie o altra pila di riserva ma senza la necessità di utilizzare attrezzatura per discese o risalite su corda.

In particolare si può visitare la Grotta Bella il cui ingresso è situato un centinaio di metri dall’ingresso al pubblico delle Grotte di Frasassi, scendendo una scaletta metallica presente in un tombino di fianco alla strada di accesso.

La grotta è composta da quattro ambienti circa sullo stesso piano collegati da passaggi stretti, occorre fare attenzione a dei pozzi laterali poco visibili. L’ultima cavità presenta anche discrete concrezioni (stalattiti e stalagmiti) e piccole pozze e una fessura di risalita di aria (acqua) sulfurea (da cui il nome della Grotta) dove, nei pressi, si formano concrezioni millimetriche di Zolfo e Gesso. l’intera visita dura poco più di un’ora se ci si vuole fermare ad osservare concrezioni e fare foto.

Nella stessa giornata è poi possibile terminare la visita con la vera Grotta di Frasassi dove è presente il Tempietto del Valadier dove, anche qui con attrezzatura Speleo minima, si può proseguire per alcune centinaia di metri la lunga e tortuosa galleria che prosegue oltre il cancello metallico, attualmente aperto.

Si lascia l’auto nel piazzale di parcheggio e si risale il comodo sentiero lastricato verso l’ampia cavità dove è presente il tempietto del Valadier quindi si prosegue la visita risalendo il pendio retrostante fino ad un cancello. La galleria, oltre il cancello, presenta, nelle pareti, delle frecce rosse di orientamento e saliscendi ripidi e scivolosissimi in quanto sporchi di terra dove fare molta attenzione, il percorso andata e ritorno dura circa due ore.

GROTTA BELLA, di seguito le immagini della visita:

1- A destra il tombino di fianco alla strada da cui si scende alla Grotta Bella.
2 – 3- La scaletta di discesa.
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4 – 5- Il primo cunicolo il leggera discesa.
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6- Poi la galleria di apre.
7 – 8 – 9- Particolari concrezioni dall’aspetto terroso tappezzano le pareti nei primi ambienti di questa grotta, dette “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti..
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10 – 11- In prossimità delle sorgenti di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
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12- I punti di gocciolamento sono numerosi, non toccate le concrezioni con le mani.
13 – 20-I successivi ambienti
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21 – 22- La parte finale della Grotta.
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23 – 30- Nella grotta sono presenti belle concrezioni e pozze.
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31 – 32- I gocciolamenti da stalattiti con illuminazione laterale sembrano tanti punti di luce LED.
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33-Anche qui dentro sono arrivati i soliti maleducati.
34- Concrezioni formate da millimetrici cristallini di zolfo e gesso presenti nei pressi delle fessure da cui esala aria contenente acido solfidrico proveniente da vene di acqua sulfurea.
35 – Cristalli millimetrici di Gesso
36- Cristalli centimetrici tabulari di Gesso
37- Cristalli geminati centimetrici di Gesso

LA GROTTA DI FRASASSI E IL TEMPIETTO DEL VALADIER

1- Il Tempietto del Valadier visto dalla parte posteriore della Grotta di Frasassi da cui prosegue la galleria
2- La prima parte della grande Galleria ed il cancello appesa visibile, attualmente aperto.
3- Il cancello metallico aperto con un reggiseno appeso, roba da non credere ai propri occhi.
4- La parte successiva della lunga galleria con concrezioni e soprattutto saliscendi sporchi di terra, scivolosissimi, dove fare molta attenzione.
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14- Le frecce di vernice rossa aiutano a ritrovare l’uscita della tortuosa galleria.



QUARTO SAN LORENZO Salita per il canale Ovest.

Il 20 dicembre, nonostante il penoso innevamento, abbiamo risalito su ottima neve gelata con amici che non avevano mai messo ramponi, il canale Ovest di Quarto San Lorenzo per poi ridiscendere per il canale Ovest di Cima di Forca Viola, meno ripido.

Il canale Ovest di Quarto San Lorenzo è facile, essendo in ombra fino in tarda mattinata mantiene a lungo la neve dura, adatto per chi affronta per le prime volte la montagna invernale, si innalza per oltre 800 metri di dislivello su pendenze di 35 gradi per toccare i 45 gradi poco prima della cresta finale.

Si accede all’imbocco del canale partendo dal parcheggio nella curva sottostante la collina di Castelluccio (strada per Capanna Ghezzi) per poi prendere il tratturo a destra che conduce alla Valle delle Fonti.

Giunti al pianoro dove una volta sorgeva una fontana si scende nella valle delle Fonti fino all’imbocco del canale situato subito sulla destra dopo un ripido pendio rupestre.

1- L’avvicinamento al canale Ovest, a destra.
2- Castelluccio e il Piano Grande visto dall’imbocco del canale di salita.
3- La Valle delle Fonti ed il Monte Argentella.
4- L’imbocco del canale di salita con una sottile e penosa striscia di neve per fortuna ottimamente gelata.
5- La parte iniziale del canale, meno ripida.
6 – 9 -Poi la pendenza va aumentando man mano che si sale.
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10 – 11- Giunti qualche centinaio di metri dalla cima il pendio si impenna raggiungendo i 45 gradi di pendenza.
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12- La cresta che collega Quarto San Lorenzo alla Cima dell’Osservatorio.
13- La Cima dell’Osservatorio
14- Il Pizzo del Diavolo
15 – 16- Il Monte Vettore
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17- Accenno di cornici sulla cima di Quarto San Lorenzo.
18 – 19- La cima di Quarto San Lorenzo
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20- Veduta aerea del Piano Grande.
21- Veduta aerea di Castelluccio
22- Il canale di salita visto dalla cima di Quarto San Lorenzo.
23- Il sole a mezzogiorno a dicembre è molto basso sull’orizzonte e regala ombre quasi aliene.
24- Il canale Ovest di Cima di Forca Viola da cui siamo ridiscesi.
25- Il versante Sud del Monte Argentella con i Canali Gemelli visto dalla Valle delle Fonti, senza innevamento.
26- Foto n.1 in versione pomeridiana illuminata dal sole
27- L’itinerario di salita in rosso e quello di discesa in giallo.



LA GROTTA DI SASSO DI PALAZZO BORGHESE

Itinerario proposto da Patrizio Rapacci dove, nella parte destra della parete Est di Sasso di Palazzo Borghese, ha trovato una profonda grotta non riportata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Dall’area pic-nic presente poco prima del paese di Foce si prende il conosciutissimo sentiero del “Canale” che conduce al Laghetto di Palazzo Borghese.

ITINERARIO: Raggiunto il Laghetto di Palazzo Borghese si prosegue verso la parete Est e si risale il canalone ghiaioso che sale a destra, verso lo spigolo Nord della parete di Sasso di Palazzo Borghese da cui è visibile l’ingresso della grotta.

Si risale il canale fino alle pareti rocciose sovrastanti che lo chiudono in alto, dove è presente la cavità.

Grazie Patrizio.

1- La parete Est di Sasso di Palazzo Borghese in assenza di innevamento a metà dicembre, il Laghetto già si è formato.
2- Il canalone si chiude tra alte pareti rocciose al di sotto delle quali si apre la cavità.
3- Lo stretto ingresso della grotta che poi si apre nel suo interno.
4 – 5-Veduta del Laghetto di Palazzo Borghese dall’interno della grotta.
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6- Immagini dall’interno dell’ampia cavità.
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16- La veduta dall’ingresso della grotta.
6- L’itinerario di raggiungimento della grotta di Sasso di Palazzo Borghese.



MONTE AMANDOLA da Garulla

Escursione organizzata dalla sezione del Club Alpino di Fermo che ringrazio per avermi concesso di pubblicarla.

Partenza da Garulla (861 m.), preso il sentiero N4 fino a Casalicchio, risalita al Rifugio Città di Amandola quindi per il sentiero E6 (241) saliti fino al Monte Amandola (1707 m.) , ridiscesi per lo stesso sentiero, ritorno a Garulla per il Rifugio Casale di Vallecaprina (11 Km di sviluppo a/r, 850 m. di dislivello).

1- 2- Nebbia mattutina nelle valli intorno ad Amandola
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3- Il sentiero N4
4- Vecchio muretto a secco nel sentiero N4
5 – 6- La frazione di Casalicchio, sullo sfondo a destra il Balzo Rosso, a sinistra Il Pizzo quindi, ancora più a sinistra, coperto dalla nebbia, il Monte Zampa.
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7 – 8- Risalita verso il Rifugio Città di Amandola
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9- Il Rifugio Città di Amandola
10- Il panorama a monte del Rifugio
11 – 16-Fasi di risalita per il sentiero E6 (241) verso il Monte Amandola
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17- La croce di cima del Monte Amandola
18- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dal Monte Amandola
19- Il Pizzo Regina.
20- Il Monte Castel Manardo ed il Casale Grascette.
21- Foto di gruppo sulla cima del Monte Amandola
22 – 23-Discesa per lo stesso itinerario.
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24- Campolungo, nei pressi del Rifugio Città di Amandola
25- Le pendici Est del Monte Amandola con, in alto, il sentiero percorso.
26- Il Rifugio Casale di Vallecaprina, ormai con il sole tramontato.
Pianta del percorso



MONTE CASTEL MANARDO Prima neve a distanza di 4 giorni.

4 Dicembre 2022, maltempo e vento.

1- Sulla strada per il Rifugio del Fargno, nei pressi di Fonte Bassete.
2- Il Monte Rotondo visto salendo verso Forcella Bassete.
3- Lo Scoglio del Montone da Forcella Bassete.
4- Forcella Bassete con il Monte Priora immerso nella nebbia.
5- Il Monte Acuto da Forcella Bassete.
6- Salendo verso il Monte Castel Manardo.
7- Lo Scoglio del Montone.
8- La cresta che scende verso Forcella Bassete.
9- In cima a Monte Castel Manardo.
10-11- Discesa verso Casale Grascette.
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12-13- Il Casale Grascette con ancora le mucche al pascolo.
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14- La strada che ritorna alla Pintura di Bolognola da Monte Berro.

8 Dicembre 2022, mare di nebbia nelle vallate e sprazzi di sole ma alte temperature, neve in dissolvimento.

1- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dai campi di sci di Bolognola.
2- 3- Il mare di nebbia verso “la Marca” visto dalla Porta di Berro.
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4- La Pintura di Bolognola.
5- Le pendici Nordest del Monte Castel Manardo.
6- In cima a Monte Castel Manardo, sullo sfondo al centro la città di Camerino illuminata.
7- Veduta verso Nord dalla cima del Monte Castel Manardo.
8- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro.
9- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete.
10-11- La cima del Monte Castel Manardo vista dallo scoglio del Montone con la neve solo nei versanti Nord.
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12- Lo Scoglio del Montone.
13- Il Monte Acuto visto da Cima Acquario.
14- I versanti Est e Nord del Monte Acuto.
15- Il versante Nord del Pizzo Regina.



RIO SACRO – VAL DI FIBBIA

Itinerario proposto da Manuel e Federico, è indicato (come sentiero secondario) anche sulla cartografia ufficiale del Parco dei Monti Sibillini, ma versa in stato di abbandono da molti anni ed è totalmente privo di segnaletica in loco.

PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA: Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

Si oltrepassa la sbarra e si scende per la strada sterrata, proseguendo su di essa e percorrendo la Valle del Rio Sacro fino ad oltrepassare la zona denominata “I Cascinali”.

Una ventina di minuti dopo aver oltrepassato la zona dei cascinali, e poco prima di intercettare sulla sinistra il più conosciuto sentiero che sale verso il Casale Gasparri (sentiero CAI , si incontra sulla destra del tratturo un ponticello in cemento, che permette di oltrepassare il Rio Sacro e raggiungere il sentiero in oggetto.

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Dopo il ponticello l’inizio del sentiero è ben evidente

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Tuttavia dopo pochi metri ci troviamo nel fitto del bosco senza riferimenti. Inizialmente ci si ritrova su un tratto abbastanza pianeggiante, dove sono presenti alcuni faggi contrassegnati con vernice. Non sono indicazioni sentieristiche ma riferimenti sulla crescita degli alberi che venivano utilizzate dai boscaioli. Sulla sinistra si avrà una depressione che è il letto asciutto del fosso, colmo di vegetazione, che ci sarà di aiuto in quanto basterà costeggiarlo per procedere nella giusta direzione. Appena passato questo iniziale tratto pianeggiante, il letto del torrente disegna una “S”, facendo una curva a destra subito seguita da un’altra curva a sinistra. In questo punto, dove il fondo del fosso è caratterizzato da un ghiaione, è meglio attraversare in quanto dall’altra parte si ritrova subito la traccia del vecchio sentiero. Abbiamo anche incontrato alcuni omini in pietra, messi di recente da qualcuno, che ci hanno aiutato. Appena prima dell’attraversamento sopra indicato, si incontra sulla destra una lieve traccia di sentiero che però va evitata. In effetti, osservando la carta dei sentieri, subito dopo l’attraversamento del Rio Sacro è segnato con linea tratteggiata un sentiero che sale sulla destra portandosi sopra la zona dei cascinali (potrebbe essere uno spunto per future “esplorazioni”).

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Dopo aver ritrovato la traccia giusta e costeggiato per un pò il greto (sempre asciutto) del torrente si arriva all’unico punto dove il sentiero si discosta leggermente (bivio segnalato con omino in pietra), il sentiero a questo punto procede su tratti erbosi facendo qualche curva ma diventando allo stesso tempo più evidente. Poi più in alto si riprende a costeggiare il fosso.

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In questo tratto abbiamo trovato anche i resti di un  muretto a secco.
Salendo ancora, si raggiunge l’unico tratto un po’ difficoltoso a causa delle numerose piante abbattute dalle piene, che ostacolano il passaggio.

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In questo tratto, risalendo faticosamente su un piccolo canale sulla destra, ho rinvenuto quella che sembra una vecchia sorgente, non segnalata sulle carte ma comunque completamente in secca.

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Dopo aver oltrepassato il tratto più disagevole, si arriva finalmente in una zona più aperta con la traccia del torrente che piega verso destra. Si deve salire ancora un poco prima di piegare anche noi verso destra, si arriverà così al fontanile senza nome segnato sulla carta.

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Purtroppo insieme al fontanile ci si trova davanti a tre enormi orribili serbatoi, davvero brutti anche se sicuramente utili in periodi di siccità. Durante la nostra visita autunnale, l’acqua sgorgava però naturalmente da una piccola sorgente posta poco sopra la fonte.

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Foto del fontanile.

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La sorgente e la cascatella poco sopra il fontanile

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Nei pressi della fontana abbiamo anche trovato una pietra sulla quale è stata raffigurata curiosamente un muso di lupo

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Sulla sinistra rispetto alla fonte, l’imbocco sulle rocce della traccia che prosegue verso il Casale Piscini

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Si prosegue su un tratturo abbastanza evidente dentro al bosco, risalendo il versante opposto al Monte Valdifibbia.

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Si esce infine per l’ultimo tratto sui prati, basta seguire l’evidente tratturo fino alle rovine del casale Piscini, che è crollato in seguito al sisma del 2016.

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Un’unica parete è rimasta in piedi del vecchio Casale Piscini, quella dov’era la porta di ingresso. Sulla porta sono incise delle vecchie scritte simili a quelle che troviamo sulle porte dei vecchi cascinali del Rio Sacro.

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Un foto scattata dal Monte ValdiFibbia dove si vede ben evidente l’ultima parte del tratturo sui prati sotto al Casale Piscini.

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Dal Casale si prende un sentiero che procede in direzione della carrareccia che passa sul Pian del Capriolo, raggiungendo un casaletto con annesso fontanile denominato rifugio di Edro.

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Il rifugio di Edro recentemente ristrutturato da un’azienda che in questa zona porta la pascolo le proprie mucche, è stato denominato “rifugio Monte Coglia”. In realtà sulle cartine troviamo ancora, con questo nome, il vecchio rifugio di Monte Coglia che è poco lontano all’imbocco della Valle Trocca. Quest’ultimo è però ormai in abbandono da parecchi anni.

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Per il ritorno, dal rifugio di Edro si può tornare al fontanile passando per il vallone sotto alla cime del Monte Valdifibbia. Si scende inizialmente su prato poi nel bosco si segue una conduttura dell’acqua su una traccia di sentiero che non è segnata sulle carte, fino ad arrivare di nuovo al fontanile e poi riscendere al Rio Sacro tornando verso l’autovettura.

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Vista del precorso proposto

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Il percorso sulla carta dei sentieri dei Monti Sibillini, scala 1:25000

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Infine, un confronto tra la vista satellitare attuale ed una vista aerea del 2000 (foto 21 e 22), dove si vede come il sentiero risultasse ancora ben evidente una ventina di anni fa. Gli eventi alluvionali del 2007 e del 2013 che hanno reso inaccessibile la zona per molto tempo, hanno portato ad un abbandono della zona ed al conseguente degrado dei sentieri.

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ANELLO DEL MONTE COGLIA

Itinerario proposto da Manuel che ringrazio.

Itinerario ad anello adatto a tutti ma in una zona poco conosciuta e frequentata dei Monti Sibillini che consente di godere di un bellissimo panorama su tutta la vallata del Fiastrone, il Lago di Fiastra ed i Monti che vi si affacciano.

ACCESSO: per la partenza si raggiunge l’abitato di Tribbio nel Comune di Fiastra e nel paese si seguono le indicazioni per il rifugio Tribbio (rifugio questo che è collegato al Grande Anello dei Sibillini). Se si dispone di autovettura adatta si può arrivare già abbastanza in alto percorrendo la strada sterrata (non sempre messa benissimo) che dal rifugio sale verso il Monte Coglia. Dopo averla percorsa quasi fino al grosso ripetitore TV ben visibile anche da fondovalle, si lascia l’auto in corrispondenza di un tornante verso destra dove è presente un grosso fontanile (la fonte del pozzo). In alternativa, soprattutto nei mesi invernali quando la strada è veramente malmessa o del tutto impercorribile se in presenza di neve, si può lasciare la macchina in paese nel parcheggio situato sotto al rifugio Tribbio e salire a piedi, percorrendo un tratto del sentiero del Grande Anello dei Sibillini che sbuca proprio alla Fonte del Pozzo. Si veda la mappa sottostante per le indicazioni sul punto di partenza.

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PERCORSO: Alla sinistra del tornante sopra citato parte un tratturo erboso che passa sotto ad un rimboschimento di conifere, lo si percorre arrivando in breve tempo ad un casale (Rifugio di Monte Coglia). Il tratturo prosegue oltre il casale infilandosi nel bosco in direzione del Colle della Cesa. Dopo un breve tratto si esce in un’ampia radura da cui si può già godere di un primo bel panorama sul lago di Fiastra. Dopo un paio di curve a gomito nel tratto su prato, il tratturo cambia direzione e si infila  nuovamente nel bosco, sempre con lieve salita, per sbucare dopo poco nella parte centrale della Valle Trocca, a monte del casale incontrato prima. Si sale ancora per poco all’interno della valle fino a raggiungere un grosso fontanile in cemento che è di recente costruzione. Proprio dietro al fontanile parte un sentiero che taglia diagonalmente il pendio, passando più alto rispetto al tratturo percorso in precedenza. Si imbocca questo sentiero che conduce alla Fonte Scentelle. In poco tempo si arriva alla vecchia fonte, ormai dismessa, dove c’è una presa d’acqua dalla quale parte un tubo che rifornisce il nuovo fontanile (ed infatti per arrivarci basta seguire il tubo che cammina proprio a fianco del sentiero). Proseguendo dopo la fonte si sbuca sui piani di Coglia e da qui si procede sui prati per affacciarsi sulla punta del Sasso di Monte Coglia, punto molto panoramico da cui si scoprono alla vista tutta la vallata del Fiastrone fino a Bolognola, la Valle del Rio Sacro, il puntone Piemà e tutti i monti soprastanti. Dalla punta del Sasso a questo punto si esegue un bel giro delle creste che circondano la Valle Trocca. In testa alla valle si passa dalla Cima del Monte Valdifibbia per poi scendere, sul lato opposto della valle, lungo le creste del Monte Coglia. In basso finite le creste si incontra la pineta situata al di sopra del punto da cui è iniziata l’escursione. La si aggira passando alla sua sinistra e se ne percorre il perimetro, dopodichè si incontra una traccia di sentiero che ci riporta al punto di partenza alla Fonte del Pozzo.

Di seguito le foto

4- La Fonte del Pozzo da dove parte il percorso. Il vecchio fontanile ormai malridotto a quanto pare verrà presto sostituito da uno nuovo con dei vasconi in cemento che erano accatastati a lato della strada
5 – 6 -Foto invernali del vecchio Casale di Monte Coglia e di un fontanile che si trova subito di fianco
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7- Altra foto invernale, con poca neve, dove è evidente sullo sfondo il tratturo che dopo il Casale  arriva al Colle della Cesa e poi più in alto torna indietro verso la Valle trocca.
8- Dal Colle della Cesa, sulla destra il tornante dove abbiamo lasciato l’auto ed il grosso ripetitore TV. A sinistra il rimboschimento di conifere sotto il quale passa il tratturo per raggiungere il Casale.
9- Veduta del lago di Fiastra e del Monte Fiegni dal Colle della Cesa. Sullo sfondo il Monte San Vicino.
10- Il nuovo fontanile della Valle Trocca posto alla fine del tratturo che risale dal Casale
11- Il sentiero che risale verso Fonte Scentelle, sulla sinistra è visibile la derivazione che porta acqua al nuovo fontanile
12- La fonte Scentelle ormai dismessa e la presa da dove parte la derivazione per il nuovo fontanile. Nella foto non si vede ma c’era un ulteriore fila di trocchi che piegava sulla sinistra, tutti rovesciati
13- Nei pressi del fontanile, le radici di un faggio scoperte dall’erosione
14- Sopra il fontanile si sbuca sui Piani di Coglia, da cui vediamo la punta del Sasso di Monte Coglia
15- Piani di Monte Coglia, sullo sfondo il lago, il Monte San Vicino, Camerino e sulla sinistra sono visibili il Monte Primo ed il Monte Castel Santa Maria, sopra Pioraco.
16- La punta del Sasso, di fronte il Colle Ripe ed in alto i prati di Ragnolo
17- 18- Dalla Punta del Sasso si apre la visuale sulla vallata del Fiastrone fino a Bolognola, in primo piano sulla sinistra il Colle Ripe, in primo piano sulla destra il Puntone Piemà e la Costa dei Frati
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19- In sequenza Monte Cacamillo, Monte Pietralata, Monte Rotondo e Croce di Monte Rotondo
20 – Foto invernale del Monte Cacamillo
21- Foto invernale del Monte Rotondo. Sotto lo strato di neve più recente, appariva a macchia di leopardo una nevicata precedente evidentemente mista a sabbia, dando questo particolare effetto caffe-latte
22- Una lama di Roccia, dalla forma particolare,  che si può vedere facilmente affacciandosi dalla Punta del Sasso
23- Verticale sulla zona dei Cascinali, nella Valle del Rio Sacro, visibile percorrendo a piedi le creste che dal Sasso di Monte Coglia si percorrono per andare in direzione della cima del Monte Valdifibbia. All’estremità superiore della foto, in cima allo stretto canalone più a sinistra, in una zona che apparentemente sembrerebbe inaccessibile c’è il punto in cui si trova la Fonte Cereseto già oggetto di altro itinerario.
24- Dalla cima del Monte Valdifibbia veduta verso la serie di creste percorsa per arrivarci dalla Punta del Sasso. Il punto più alto (1585mt) pur essendo una cima senza nome ha in realtà un’altitudine più elevata della cima del Monte Valdifibbia (1577mt).
25- Sempre dalla cima del Monte Valdifibbia veduta del Pian del Capriolo e del rifugio di Edro recentemente ristrutturato e con a fianco un nuovo fontanile
26- Il punto più alto nella serie di creste del Monte Coglia che si percorrono in discesa per tornare verso il punto di partenza, e da cui si godono ottimi panorami
27- Lago di Fiastra e Valle Trocca
28- Valle Trocca e lago in inverno con poca neve
29- 30 – 31- 32- Altre vedute dalle creste del Monte Coglia
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33- Valle Trocca: in basso a sinistra il tratturo con cui si arriva al fontanile dopo essere passati dal Colle della Cesa, il nuovo fontanile circondato da una mandria, un po’ più in alto del fontanile il sentiero che risale a mezza costa verso la Fonte Scentelle, a destra un altro sentiero che conduce ai piani di Coglia passando un po’ più in alto.
34 – 35- Il rimboschimento di conifere che va aggirato (sulla sinistra) per tornare poi al punto di partenza. Si raggiunge un bacino di accumulo idrico di recente costruzione. Va dato atto che è situato in un punto in cui risulta invisibile se non passandoci vicino
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36- Aggirata la pineta si inbocca una traccia di sentiero che riporta verso la Fonte del Pozzo al punto di partenza
37- Carta dei sentieri 1:25000 con tracciato del percorso



BALZO ROSSO – MONTE AMANDOLA

Itinerario inedito ed impegnativo, risale la cengia intermedia denominata Moje Montana, che separa il Balzo Rosso, spettacolare parete verticale di rosso calcare, dalla fascia rocciosa parallela superiore, formata invece da calcare di colore bianco, fino al Monte Amandola, con un dislivello di circa 1000 metri in poco più di 5 chilometri di sola salita.

Nella prima parte della salita si visita anche una grande caverna utilizzata da tempi storici dai pastori che hanno costruito intorno un imponente muro di pietre a secco protettivo denominata La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.

ACCESSO: Per effettuare la salita proposta si deve raggiungere la base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) che si può effettuare o da Capovalle o dal Santuario della Madonna dell’Ambro.

Da Capovalle si prende il tratturo 228 (non segnalato) che prosegue dal paese verso i campi sovrastanti verso la zona denominata Capo Ripa fino a Le Macchie quindi, dopo circa 2 chilometri si ignora la deviazione a destra che conduce al Rifugio Città di Amandola e prosegue in piano fin sotto alla imponente parete Est del Balzo Rosso fino ad intercettare il sentiero 226 che sale dal Santuario della Madonna dell’Ambro quindi si prosegue per un centinaio di metri fino alla base dello spigolo della parete (1 ora circa da Capovalle).

Dal Santuario della Madonna dell’Ambro si sale verso il Balzo Rosso per il sentiero 228 fino alla base dello scoglio fino ad intercettare il sentiero descritto sopra proveniente da Capovalle (40 minuti dal Santuario).

DESCRIZIONE: Dalla base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) si risale per un centinaio di metri ancora il sentiero 226 che conduce al Casale San Giovanni Gualberto fino a circa metà canalone che scende dalla fascia superiore del Balzo Rosso dove, alla sua base, in alto, già si può osservare la grande grotta (10 minuti).

Si risale il canalone fino alla fascia di rocce e, in 20 minuti, si raggiunge la grotta con il suo grande muro perimetrale (3595553,1 E – 4757646,7 N; 1190 m.) .

Visitata la grotta si continua a risalire la cengia in salita in direzione Est che conduce alla sommità del Balzo Rosso su traccia di sentiero che prosegue proprio oltre il termine della grotta.

Si risale faticosamente tra roccette, alberi e pendii rupestri ed in 30 minuti si raggiunge una forcella erbosa oltre la quale ci si affaccia dalla sommità del Balzo Rosso con una veduta verticale sul sentiero che si è percorso per l’avvicinamento (359928,8 E – 4557657,9 N; 1220 m.).

Dalla forcella erbosa si devia nettamente a sinistra, si aggira l’ultimo sperone roccioso che compone la fascia rocciosa superiore e ci si innalza sulla ripida cresta erbosa che prosegue in direzione Nord (359830,2 E – 4757708,6 N; 1355 m.).

La cresta è molto ripida e si consiglia l’utilizzo di una piccozza, raggiunte delle roccette (359763,5 E – 4757941 N; 1520 m., 30 minuti dalla sommità del Balzo Rosso) la cresta si assottiglia e si segue fedelmente il suo filo, meno ripido, fino alla cima del Monte Amandola a 1707 metri (359267.8 E – 4758566,1 N, altri 30 minuti).

DISCESA: Dalla cima del Monte Amandola si può discendere dallo stesso itinerario anche se impegnativo in particolare se si proviene dalla Madonna dell’Ambro oppure si prende il sentiero 241 che con un lungo tornante riporta verso il Balzo Rosso quindi scende, in circa 1,5 ore, fino al rifugio Città di Amandola da cui in meno di un’ora, si ritorna a Capovalle sempre per il sentiero 228 (anche se nessuno dei sentieri nominati sono indicati in loco).

1- Il Pizzo Regina con la prima neve autunnale.
2- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dalla base del Balzo Rosso.
3- I primi contrafforti del Balzo Rosso
4- Il Balzo Rosso nella sua visione completa con le tre cime.
5- La parte laterale destra del Balzo Rosso, più articolata e meno verticale.
6 – 9- L’imponente parete sinistra del Balzo Rosso di 250 metri di sviluppo verticale anche se piuttosto friabile.
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8- La triangolare parete centrale del Balzo Rosso.
9- La parete sinistra vista dalla sua base.
10- La fascia rocciosa superiore di colore bianco con la grande grotta alla sua base.
11- 17 – La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.
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18- La vecchia porta della recinzione della grotta ancora presente in loco.
19- La parte più profonda della grotta dove è presente anche una sorgente d’acqua.
20- La Croce di Pizzo posta di fronte alla grotta.
21- Una grande pianta di edera compete in altezza con la parete rocciosa di fianco alla grotta.
22- La barriera rocciosa che sale parallela alla sottostante parete del Balzo rosso.
23- Straordinario sviluppo verticale degli strati che compongono la barriera rocciosa superiore al Balzo Rosso.
24- La cengia denominata Moje Montana prosegue fino alla sommità del Balzo Rosso.
25- La sommità del Balzo Rosso.
26- La barriera sovrastante il Balzo Rosso.
27 – 28 – Veduta dalla sommità del Balzo Rosso.
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29- Veduta verticale dalla sommità del Balzo Rosso verso il sentiero sottostante che si percorre per chi proviene da Capovalle.
30- La cresta erbosa a sinistra che dalla sommità del Balzo Rosso prosegue verso il Monte Amandola.
31- Salendo per la cresta erbosa verso il Monte Amandola.
32- La cresta erbosa oltre lo spigolo della fascia rocciosa superiore
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34- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla sommità del Balzo Rosso.
35- Un Picchio muraiolo frequenta le pareti del Balzo Rosso.
36- La cima centrale del Balzo Rosso vista al ritorno.
37- L’itinerario proposto visto dal Pizzo del Monte Priora.
38- L’itinerario proposto visto da Croce di Pizzo
39 – 40 – Dettaglio dell’itinerario proposto
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41- Pianta satellitare dell’itinerario proposto ROSSO: Percorso di salita GIALLO: Percorso di raggiungimento VERDE: Percorso di discesa alternativo a quello di salita.



MONTE SOMMA – VESUVIO

Escursione allo spettacolare cratere del Monte Somma al Vesuvio con partenza dal Vesuvio Parking inferiore da Ercolano salendo poi a piedi per la strada e infine per il sentiero sommitale i modo da allungare il percorso senza prendere la navetta che porta all’ingresso superiore del sentiero.

Sia il parcheggio che l’ingresso al sentiero sommitale sono a pagamento e devono essere prenotati on-line con giorni in anticipo.

Di seguito le sensazionali immagini del cratere del Vesuvio.

1- Una colata lavica alla base della strada che sale verso l’ingresso del parco, in alto sotto alla cresta si nota il sentiero sommitale che sale al cratere.
2 – 7- Lo spettacolare cratere ad imbuto del Vesuvio
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8 – 9 – Escursionisti in visita guidata nella parte sommitale evidenziano le dimensioni del cratere
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10- Licena posata sulle pomici dei pendii del Vesuvio.
11- Il verticale pendio sotto al sentiero sommitale
12 – 13- Le fumarole sotto al sentiero sommitale.
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14- Pannello esplicativo sulla microfauna del Vesuvio.
15 – Pannello esplicativo sui minerali del Vesuvio.
16- Veduta dal cratere verso la Costiera Amalfitana
17- Veduta dal cratere verso Napoli , un mare di edifici, ci si domanda e se il Vulcano erutta dove va tutta questa gente ?
18- Veduta verso i Campi Flegrei a L’isola di Ischia.
19- Licheni che colonizzano la lava della sommità del cratere.
20- Glaucium flavum o papavero di mare che normalmente si trova nelle dune delle spiagge cresce nelle lave del Vesuvio a 1232 metri.
21- Lucertola si mimetizza perfettamente con la lava
22- Il sottoscritto in contemplazione del cratere del Vesuvio
23- Cristalli di Augite sciolti nel terreno della cima del Vesuvio.
24- Dettaglio della foto n.23 con cristalli di forma perfetta.
25- Lava leucitica
25- Lava del Vesuvio.