Escursione classica riportata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini, con partenza da Villa da Capo di Bolognola seguendo l’attuale sentiero di recente sistemazione ma già franato che aggira le pendici del Balzo della Croce, attraversa il Fosso Sacraro e si insinua nella Valle dell’Acquasanta seguendo il percorso del canale di adduzione della Centrale di Bolognola fino alla diga dell’Acquasanta che chiude la forra omonima.
Il sentiero sembra in piano in realtà presenta una pendenza in discesa (verso la centrale di Bolognola) del 2 % che consente all’acqua raccolta di defluire verso Casetta Piema’ dove scende la condotta forzata.
Attualmente, a causa di una grande frana, il canale di adduzione è in parte vuoto, acquista acqua solo in prossimità delle cascate dell’Acquasanta.
Una volta giunti sotto alle cascate si prosegue con attenzione (cavi di acciaio in loco) e si raggiunge la diga. Si risale la diga al suo lato e ci si immerge nella incredibile forra per diverse centinaia di metri fino a raggiungere il punto più stretto, largo neppure un metro, da cui è possibile solo scendere dalla Val di Tela per chi pratica torrentismo.
Di seguito le immagini dell’escursione.
Purtroppo essendo una valle ad esposizione verso Nord-est, dall’autunno alla primavera il sole non riesce ad entrare nella forra per cui la qualità delle immagini non è delle migliori .
1 – Grandi aceri a Villa da Capo di Bolognola.2- Un moscardino o topo delle nocciole (Muscardinua avellanarius)3- Il sentiero sotto al Balzo della Croce4- Il tratto con il canale in cemento5- Il tratto con il canale metallico6- La grande frana che ha interrotto il canale, visibile a destra.7- Il Monte Cacamillo e la Valle dell’Acquasanta a sinistra.8- Un capanno lungo il sentiero, forse per osservazioni fanistiche.9- Il sentiero nella Valle dell’Acquasanta10- Particolari pieghe delle rocce lungo il sentiero.11- Nel bosco della Valle dell’Acquasanta è presente una notevole stazione di alberi di Tasso (Taxus baccata).12 – 13- Le cascate dell’Acquasanta, la cascata più alta.1314 – 15 – La cascata con maggior afflusso di acqua, paragonata ad un grande tronco di faggio abbattuto dalle slavine..1516- La Grotta dell’Orso, situata nei pressi della diga ma poco conosciuta e soprattutto chiusa da un muretto !!!! 17- Pipistrello a riposo nella grotta, è il puntino nero in alto leggermente a destra della foto precedente.18- Risalita della scaletta della diga19- Scutellaria columnae ancora fiorita a fine Ottobre all’imbocco della Forra dell’Acquasanta, visibile sullo sfondo.20 – 24 – L’ingresso della forra a monte della diga, man mano che si va avanti diventa sempre più stretta.21222324
CENGIA DEI FIUMARELLI E GROTTE DE LE CUTE Sempre meravigliose e con nuove scoperte
Una escursione da Casali di Ussita alla Cengia dei Fiumarelli, pur avendola percorsa decine e decine di volte, mi regala sempre forti emozioni.
La successiva visita alle Grotte de Le Cute, ed in particolare alla Grotta Nascosta, non riportata sul Catasto Grotte della Regione Marche, già descritta sul presente sito, stavolta ci ha fatto scoprire dei reperti ossei non osservati nella prima visita e il ritrovamento anche del raro Geotritone Italiano (Speleomanteus italicus).
Di seguito le immagini delle due escursioni effettuate nella stessa giornata.
Ringrazio Manuel e Romolo per avermi concesso alcune delle loro foto.
1- Un camoscio all’ingresso del Fosso La Foce, mai osservato prima a quote così basse.2- Foliage nel Fosso La Foce3 – 4- 5 – La prima parte della Cengia dei Fiumarelli che attraversa la destra orografica del Fosso La Foce.4 5 6- 7L’ultimo tratto della Cengia dei Fiumarelli visto dalla parte centrale, a destra lo scoglio della foto n. 20.78 – 9 -La finestra della Cengia dei Fiumarelli910- Il tratto più stretto della Cengia dei Fiumarelli11- La cascata più piccola del lato sinistro orografico del Fosso La Foce.12- La cascata più alta13- Veduta quasi verticale verso la Val di Panico14 – 15 – La parte terminale del Fosso La Foce vista in verticale dalla Cengia dei Fiumarelli151 6-17 – Il ramo sinistro orografico del Fosso La Foce dove confluiscono le due cascate delle foto n. 11 e 12.1718- L’intero Fosso La Foce ed In alto il Monte Rotondo visto dallo scoglio della foto n.2019- La cascata più alta del Fosso La Foce.20- Lo spettacolare scoglio (foto n. 6 e 7) dell’uscita della Cengia dei Fiumarelli con il Monte Bove Nord alle spalle.21- Il Monte Bove Nord con Acero in versione autunnale in primo piano.
LE GROTTE DE LE CUTE
22- La Grotta Grande alle Cute conserva un vecchio secchio per la raccolta delle acque di stillicidio.23- L’ingresso della Grotta Nascosta.24- Concrezioni ormai asciugate dalla torrida estate all’interno della Grotta Nascosta25 – 26 – Un Geotritone italiano (Speleomanteus italicus) se ne va in giro all’interno della Grotta Nascosta2627- 28 – Ritrovamento di varie ossa all’interno della Grotta Nascosta.2829- Casali di Ussita, ormai un paese fantasma.
MONTE VENTOSOLA – PIANO GRANDE e le meraviglie della natura
I Piani di Castelluccio non solo donano la meraviglia della fioritura spontanea a Maggio e dei Campi coltivati a Luglio ma permettono di osservare un’altra meraviglia della natura, la perfezione delle ragnatele con la rugiada o con la brina del primo mattino che mettono in evidenza la geometria e le forme di queste incredibili costruzioni realizzate dai ragni.
Con la nebbia che si dirada si può anche osservare il raro spettacolo della Gloria Solare che in questo caso non forma il classico arcobaleno circolare ma si limita ad un arco che volteggia sopra ai Piani illuminati dal primo sole mattutino.
Terminata la visita al Piano Grande si può proseguire verso il Valico di Castelluccio dove si parcheggia, quindi si prosegue a piedi per l’evidente strada sterrata in direzione Ovest che coincide con il Grande Anello dei Sibillini, si raggiunge dapprima il passo tra Il Castellaccio e Monte Ventosola.
Quindi salendo il ripido pendio verso sinistra, facilmente in circa 30 minuti dall’auto, si raggiunge la cima del Monte Ventosola a quota 1718 m. dove si ammira un bel panorama di tutta la catena dei Monti Sibillini, dei Piani di Castelluccio e del Piano di Santa Scolastica di Norcia.
Di seguito le immagini della splendida giornata.
RAGNATELE BRINATE E CON LA RUGIADA
GLORIA SOLARE AL PIANO GRANDE
SALENDO VERSO IL VALICO DI CASTELLUCCIO
SALITA AL MONTE VENTOSOLA
1- 2- Il Monte Ventosola a sinistra e Il Castellaccio a destra.23- Il tratturo ormai ridotto ad una serie di solchi paralleli e senza alcun divieto di transito si dirige verso il Monte Ventosola a sinistra.4- La Cima del Redentore, il Piano Grande e, a sinistra il Monte Castello, visti dalla cima del Monte Ventosola.5- Il Monte Castello con lo sfondo del Pizzo Berro a sinistra ed il Monte Porche a destra.6- Il Valico di Castelluccio da cui si parte per raggiungere il Monte Ventosola, nella curva della strada il Rifugio Perugia.7- Veduta verso Nord-ovest dal Monte Ventosola dove emerge la sommità rocciosa del Monte Patino oggetto di recente itinerario.8- Norcia emerge dalla nebbia che si dirada.9- Le geometrie dei campi coltivati del Piano di Santa Scolastica di Norcia.10- Il Piano Grande e Castelluccio11- Arte moderna sul valico tra Il Castellaccio e Monte Ventosola, nessuno che rimuove questi pericolosi grovigli.12- Le pendici del Monte Cappelletta con le faggete che degradano verso il Piano Grande13- Cavalli al pascolo nel Piano Grande.14 – Sorbo montano in versione autunnale.15- Sorbo montano, sullo sfondo lo Scoglio dell’Aquila.16- Acero in versione autunnale con il Monte Cardosa di fianco17- Faggio in versione autunnale con il Monte Cardosa.
FORESTE CASENTINESI – BOSCO DI SASSO FRATINO
Due giorni di escursioni nel Parco delle Foreste Casentinesi:
14 ottobre 2022= Santuario di La Verna
15 ottobre 2022= Da Badia Prataglia all’Eremo e Santuario di Camaldoli
16 ottobre 20220= Da Prato alla Penna al Bosco di Sasso Fratino fino al Poggio Scali (1520 m.)
Di seguito le immagini delle due escursioni.
Vanessa pavone ancora in giro nonostante siamo alla metà di Ottobre.Santuario de La Verna.Eremo di Camaldoli
FORESTE CASENTINESI
FUNGHI DELLE FORESTE CASENTINESI
C’ERA UNA VOLTA IL LAGO DI PILATO……
I Monti Sibillini sono ricchi di leggende, la Sibilla, il Guerrin Meschino, ormai ci sono anche delle favole, e come tutte le favole iniziano con.. C’era una volta…….
Si è cosi, ormai dovremo dire ogni estate che nei Monti Sibillini c’era una volta il Lago di Pilato.
E presto avremo anche delle sponde boscose intorno al Lago, alcune specie di alberi tra cui Salix caprea, Salix apennina e Atadinus alpina (o Rhamnus alpina), già indicate in una mia precedente escursione e tenute sotto controllo da circa dieci anni a questa parte, stanno crescendo di anno in anno e presto arriveranno a fare ombra intorno al Lago.
Di seguito le toccanti immagini della escursione del 6 ottobre 2022 confrontate con le immagini del 30 ottobre 2010.
1- Castelluccio emerge dalla nebbia visto da Forca Viola2- Il versante Est del Monte Argentella visto da Forca di Pala.3- I ghiaioni del versante Est di Quarto San Lorenzo4- 5- Il Pizzo del Diavolo56 – 9 – In questa conca c’era una volta il Lago di Pilato78910- 11 – Il Salix caprea più grande, ha circa 10 anni ed è alto più di due metri, è cresciuto molto in questi tre ultimi anni1112- L’Atadinus alpina o Rhamnus alpina13- Altro Salx caprae sotto al Pizzo del Diavolo14- Salix caprae e Salix apennina con lo sfondo del Castello.14-15- Il secondo Lago anch’esso prosciugato con i molti massi caduti dal Pizzo del Diavolo dopo il terremoto del 20161516- Il Castello visto dai grandi massi a Sud del Lago di Pilato.17- Il Lago o i laghi di Pilato visti dalla sommità del masso più grande a Sud della conca.18- La parete Nord della Cima del Lago19- Tracce ancora visibili lasciate da un masso caduto dalle pareti dopo il terremoto del 201620- La conca del Lago di Pilato21- Salix retusa in frutto, questo salice strisciante è tipico delle alte quote ed è sempre stato presente intorno al Lago, al contrario degli altri salici delle foto 10-14.22- Notevole stazione di Salix retusa di diversi metri quadri di superficie con le foglie già in versione autunnale.23- La stazione di Salix retusa della foto n.22 ed il grande masso dalla cui sommità sono state scattate le foto n.16-20.24-25- La grotta situata alla base del grande masso della foto n.232526- Il Pizzo del Diavolo visto dalla grotta del grande masso a Sud del Lago di Pilato.27- Luce pomeridiana sul Gran Gendarme.28- La Valle del Lago di Pilato con il Monte Sibilla sullo sfondo29-30 -Atadinus pumilus (o Rhamnus pumila) anch’esso in versione autunnale vive abbarbicato sulle rocce..
COME SONO LONTANE LE IMMAGINI DEL LAGO DI PILATO GELATO DEL 30 OTTOBRE 2010 ACCOMPAGNATO DAL NOSTRO AMICO BRUNO E CON LA PRIMA NEVE DELLA STAGIONE
Il sito della foto n.13 dove attualmente è presente il grande arbusto di Salx caprea, nel 2010 era invisibile perché alto qualche decina di centimetri.
MONTE PATINO E MONTE DELLE ROSE Da Castelluccio
Su richiesta di alcuni lettori che giustamente mi rimproverano di descrivere nel sito itinerari sempre piuttosto impegnativi, stavolta propongo un percorso ad anello facile, adatto a tutti anche se lungo 15 chilometri ma con soli 450 metri di dislivello.
Il percorso ad anello non è indicato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.
ACCESSO: L’itinerario prevede la partenza dalla Piazza di Castelluccio (1432 m.) dove si parcheggia l’auto e permette di raggiungere come altezza massima il Monte delle Rose e il Monte Patino, con ritorno per la parte superiore della Val Canatra.
SALITA: Dalla Piazza di Castelluccio si prende la strada sterrata che sale nel versante Est del Monte Veletta, verso sinistra, sopra al Cimitero, e che conduce al punto di decollo dei parapendii. Raggiunte le pendici Sud di Poggio di Croce, nei pressi delle Coste i Forconi dove è presente la manica a vento del punto di decollo dei parapendii si prosegue la strada fino ad arrivare al pianoro di quota 1800 metri dove la sterrata si snoda in direzione Nord-ovest (foto n.8).
Si prosegue la sterrata deviando per sentiero (foto n.11) verso sinistra in direzione di Forca di Giuda (1794 m.) dove si raggiunge la cresta del Monte delle Rose che si risale fino alla cima (1887 m.).
Dal Monte delle Rose, dove paradossalmente non c’è neppure una pianta di rose selvatiche, si prosegue in discesa fino alla sella e si risale la cresta rocciosa verso la grande croce di Monte Patino (1883 m.).
DISCESA: Dal Monte Patino si ritorna indietro alla sella tra il Monte delle Rose e si taglia il versante Nord-ovest e successivamente quello Nord per comodo sentiero in quota che attraversa anche un vasto mirtilleto fruttificante, piuttosto raro a queste quote (foto n.22-23).
Giunti di nuovo alla Forca di Giuda si riprende la sterrata percorsa in salita fino al pianoro di quota 1800 m. e si prosegue verso Sud-est
Qui, giunti ad una deviazione si prosegue il tratturo di sinistra (foto n. 25) che si inoltra verso la valletta nella zona denominata Coste i Valloni attraversando vetusti lembi di faggeta (foto n. 29-30). Il tratturo gira nella valletta e percorre le in direzione Nord le pendici di Colle Bernardo, nella parte superiore di Valle Canatra, (foto n.33) per cambiare di nuovo direzione dirigendosi verso Est verso Coste le Prata (foto n.35) per congiungersi con la strada sterrata percorsa in salita nei pressi di Monte Veletta da cui in breve si raggiunge Castelluccio chiudendo così il percorso ad anello.
Oppure si può decidere di scendere per la bellissima Valle Canatra, una volta raggiunta la zona Coste i Valloni anziché proseguire il tratturo si scende direttamente nella valletta boscosa sottostante su traccia di sentiero, dapprima stretta poi man mano si allarga e gira verso destra da cui si apre la vista verso il Pian Perduto, fino a scendere alla Fonte Valle di Canatra.
Dalla grande fontana si sale lievemente al margine del bosco sulla destra e si prende un tratturo che conduce direttamente all’abitato di Castelluccio.
1- Nebbia mattutina al Pian Perduto, sullo sfondo il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.2- Nebbia al Piano Grande3- Veduta aerea del Paino Grande con i Monti della Laga sullo sfondo.4- Il sole sorge dalla Cima del Redentore5- Lentamente il Piano Grande viene illuminato da sole.6- Bellissima pianta di Astragalus sempervirens ai lati della strada nel versante est del Monte Veletta7- Il Monte Castello e, a destra, il Monte Ventosola8- Il pianoro ad Ovest del Poggio di Croce con i Monte Patino a sinistra e il Monte delle Rose al centro.9- Veduta di Camerino dal Monte delle Rose, a destra il Monte San Vicino.10- Il Monte Lieto visto dal Monte delle Rose.11- La sterrata che si snoda verso il Monte delle Rose, in alto si nota a sinistra il sentiero per Forca di Giuda.12- Veduta dal Monte delle Rose del versante Ovest dei Monti Sibillini, dalla Croce di Monte Rotondo a sinistra fino al Monte Argentella a destra.13- Veduta dal Monte delle Rose del versante Ovest dei Monti Sibillini, dal Monte Porche a sinistra fino alla Cima del Redentore a destra.14- Il Monte delle Rose e, a sinistra, il Monte Patino con la grande croce.15- Il Monte Patino.16- Veduta verso Nord con le cime arrotondate del Monte Fausole, Monte Colventoso, Monte Prata e Monte La Bandita con il Monte Cardosa che svetta sullo sfondo.17- L’ultimo tratto di cresta rocciosa del Monte Patino.18- La Valle di Patino con la Montagna Fusconi.19- Veduta di Norcia e del Piano di Santa Scolastica dal Monte Patino.20- L’enorme croce del Monte Patino.21- Affioramenti ad Ossidi di Ferro lungo il sentiero per il Monte Patino.22-23- Rarissimo mirtilleto fruttificante a quota 1700 metri nel versante Nord del Monte delle Rose.2324- Colchicum alpinum con due lepidotteri25- La sterrata che scende a Castelluccio passando le le Coste I Valloni.26- La sterrata della foto n.25 che si inoltra in bellissime e vetuste faggete è percorsa dal Sentiero Italia,27- Nella vetusta faggeta delle Coste I Valloni sono presenti grandi formazioni del raro lichene Lobaria pulmonata.28- Vecchia ceppaia di Faggio con enormi radici.29-30- La sterrata che serpeggia verso le Coste I Valloni.3030- Strane formazioni rocciose assomiglianti a dei Menhir nella Costa I Valloni.31- Un Sorbus aucuparia è cresciuto stranamente all’interno di un tronco cavo di Faggio32- Il lungo fusto del Sorbus aucuparia della foto n.31 percorre tutto il tronco cavo del Faggio che lo ospita, fino al terreno.33- La sterrata curva sopra Colle Bernardo, sopra la Valle Canatra, per dirigersi verso Coste Le Prata, sullo sfondo il Monte Lieto..34- La Valle Canatra con il Pian Perduto e i boschi del San Lorenzo sullo sfondo, sotto al Monte Porche.35- il Pianoro sotto Coste Le Prata36- Veduta di Castelluccio e della Cima del Redentore dalla strada sotto a Monte Veletta.37- I campi coltivati del Piano Grande in versione di fine estate.38- Ragnatela nel bosco di Coste I Valloni.39- Il 2 gennaio 2023, in assenza ancora di neve, abbiamo ripercorso l’itinerario e, tra le rocce del versante Sud del Monte Patino, abbiamo ritrovato dei resti di un Camoscio, corna e pelo, visibile più in alto e diverse ossa sparse.40- La cima del Monte Patino41- La Valle Canatra42- La Fonte di Valle Canatra con il Piano Grande sulla sinistra, sulla destra al margine del bosco c’è il tratturo per Castelluccio.43- Il versante Sud del Monte Lieto con il canale di salita, tra luce ed ombra, descritto in un altro itinerario.39- Pianta satellitare del percorso proposto ROSSO: Itinerario di salita GIALLO: Itinerario di discesa.
MONTE LIETO – DIRETTISSIMA
Il pomeriggio successivo all’escursione al Monte Castel Manardo, approfittando delle limpide giornate, ho salito di pomeriggio il ripido canale che si apre nel versante Est del Monte Lieto, nella Val Canatra.
L’escursione è breve, può essere fatta in mezza giornata, non presenta difficoltà ma è piuttosto ripida, in soli 2,2 km di salita si effettuano ben 650 metri di dislivello.
ACCESSO: Si raggiunge con l’auto il Pian Perduto salendo da Castelsantangelo sul Nera, si prosegue in direzione di Castelluccio e una volta arrivati all’imbocco della Val Canatra si parcheggia nello slargo della strada.
SALITA: Dallo slargo della strada si risale la Val Canatra per traccia di tratturo. Giunti alla base del canalone Est del Monte Lieto ci si dirige verso l’intaglio che esso forma nel versante della montagna.
Si risale all’interno del canale superando alcune facili formazioni rocciose alternate ad erba e massi fino ai più ripidi pianori sommitali, in 1,5 ore dall’auto si raggiunge la cima di Monte Lieto (1940 m.).
DISCESA: Si ritorna all’auto visibile dalla cima percorrendo il pendio erboso al lato sinistro (in discesa) del canale stesso senza tracciato.
1- Il canale Est del Monte Lieto visto dalla strada del Pian Perduto, all’imbocco della Val Canatra.2- La prima parte del canale meno ripida.3- Fase di salita del canale e la strada per Castelluccio con la mia auto nello slargo in alto a sinistra.4 – 5 – Il fondo del canale con erba e tracci rocciosi. 56- La Cima del Redentore vista dalla parte mediana del canale.7- L’ultimo tratto ripido del canale con roccette prima dei pendii erbosi sommitali.8 – Le rocce al lato del canale che formano una piccola grotta, al lato il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese9- La grotticella vista dal lato destro.10- I facili risalti rocciosi finali.11- Tutto il canale visto dall’inizio del pendio erboso sommitale.12- Il Monte Porche, Monte Palazzo Borghese e Monte Argentella con il pendio di discesa con pendenza costante di 40°.13- Veduta dalla cima di Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini da sinistra la Croce di Monte Rotondo, La Croce di Monte Bove , il Monte Bove Nord, il Monte Bove Sud, Pizzo Berro, Pizzo Regina e la Cima di Vallinfante. 14- Veduta dalla cima di Monte Lieto, da sinistra il Monte Bove Sud, Pizzo Berro, Pizzo Regina e la Cima di Vallinfante, Cima Vallelunga, Monte Porche e Monte Palazzo Borghese.15- Veduta dalla cima di Monte Lieto, da sinistra il Monte Argentella, Forca Viola, Cima di Forca Viola, Quarto San Lorenzo, Cima dell’Osservatorio, Cima del Redentore e Cima del Lago con il sottostante Scoglio dell’Aquila.16- Veduta dalla cima di Monte Lieto verso Castelluccio., 17- Veduta dalla cima di Monte Lieto verso il Piano Grande, Monte Macchialta e Monte Guaidone con i Monti della Laga sullo sfondo., 18- Veduta dalla cima di Monte Lieto verso il Monte delle Rose e Monte Patino.19- Veduta dalla cima di Monte Lieto verso il Monte Cardosa. 20- Veduta dalla cima di Monte Lieto verso Camerino, 21- Il canale di salita visto durante la discesa nel pendio erboso al lato sinistro.22- La parte iniziale del canale di salita visto da Castelluccio23- La parte mediana del canale di salita.24- La parte finale del canale di salita.25- Il canale Est di salita al Monte Lieto26- Pianta satellitare del percorso proposto ROSSO: Itinerario di salita GIALLO: itinerario di discesa
WEEKEND AL GRUPPO DEL GRAN SASSO
Il 17 settembre abbiamo raggiunto il Monte Brancastello per l’itinerario classico passando per Vado di Corno sotto un vento sferzante ad 80-90 km/h e nebbia che ha reso più emozionante la facile ascensione. Poi al pomeriggio, approfittando di un miglioramento del tempo abbiamo raggiunto la vecchia Miniera di bitume alle pendici sud-est del Monte Camicia partendo dalla fiumana che si incontra sulla strada per il Rifugio di Fonte Vetica.
Il 18 settembre invece il tempo è migliorato nettamente regalandoci una giornata limpidissima dove, dalla Vetta Occidentale del Corno Grande, si vedeva il Mare Adriatico ed il Mare Tirreno.
Di seguito le immagini delle due splendide giornate.
MONTE BRANCASTELLO DA VADO DI CORNO
1- Il parcheggio per Vado di Corno, sulla destra.2- La cresta da Vado di Corno al Monte Brancastello.3- Il Corno Grande coperto di nebbia.4- Il Monte Aquila a sinistra ed il Corno Grande a destra, per tutto il giorno sono stati coperti dalla nebbia.5- Verso il Monte Brancastello6- In prossimità della cima si vede in lontananza il Vado di Corno.7- La cima del Monte Brancastello con tanto di targa in acciaio, mica la scritta con il pennarello su una pietra come nei Monti Sibillini.8- La cresta continua verso le Torri di Casanova ma con il forte vento non è opportuno proseguire.
MINIERA DI SCISTO BITUMINOSO NEL VERSANTE SUDEST DEL MONTE CAMICIA
9- Le rocce dove sono state girate delle scene del film “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill, con tanto di cerchio di pietre per il fuoco e padella a sinistra.10- La fiumana che scende tra il Monte Prena e il Monte Camicia11- Il versante sudest del Monte Camicia con i ruderi della vecchia miniera di Bitume a sinistra alla base del canalone detritico12- Paesaggio lunare verso il Monte Prena.13- 14- 15 – I ruderi della vecchia Miniera di Scisto Bituminoso.141516- La miniera con il Monte Camicia sullo sfondo.17- Il pozzo di accesso alla Miniera.18- Le costruzioni della miniera ed il Monte Bolza sullo sfondo19- Il canalone sudest del Monte Camicia visto da una delle finestre degli edifici della miniera che ancora resistono al tempo.
CORNO GRANDE – VETTA OCCIDENTALE DA CAMPO IMPERATORE PER LA VIA NORMALE
20- Il Corno Grande visto dal Lago Pietranzoni.21- Campo Imperatore visto dal sentiero per la Sella di Monte Aquila.22- Il Corno Grande visto da Campo Pericoli.23- Il Pizzo Cefalone visto da Campo Pericoli.24- Il Pizzo d’Intermesoli.25- Il Corno Piccolo con il Mare Adriatico ai lati.26- L’ultimo tratto di salita più impegnativa per la Vetta Occidentale del Corno Grande.27- Il Corno Piccolo ancora più basso sull’orizzonte man mano che si sale28- Veduta verso Ovest con un tratto di Mare Tirreno visibile.29- L’inevitabile coda domenicale di escursionisti.30- La cima Occidentale del Corno grande.31- La cima Orientale e la conca del Calderone.32- Il Ghiacciaio del Calderone nonostante la calda estate tiene duro.33- La cresta della cima Occidentale.34- Veduta di Campo Pericoli dalla cima Occidentale del Corno Grande.35- Veduta di Campo Imperatore dalla cima Occidentale del Corno Grande con la Majella sullo sfondo a destra.36- Veduta verso Nord con i Monti della Laga e i più lontani Monti Sibillini dalla cima Occidentale del Corno Grande.
MONTE CASTEL MANARDO risalita completa della cresta Est e discesa per la cresta Nord.
Approfittando di due pomeriggi consecutivi di cielo limpido, che non accadeva da Aprile, ho effettuato due salite brevi ma inedite e di rilevante dislivello nel breve tempo che richiedono.
La prima, la presente che descrivo, è un percorso ad anello che coinvolge le due creste parallele del Monte Castel Manardo, la est in salita, inedita, e la nord classica in discesa, con un dislivello totale di 600 metri in soli tre chilometri di tragitto, effettuati in meno di un’ora e 30 minuti in sola salita.
La salita è adatta a tutti e non presenta difficoltà, può essere effettuata in mezza giornata oppure prolungata scendendo a Forcella Bassete e ritornando indietro per la strada Pintura-Casale Grascette-Casale Bassete-Casale Rinaldi.
ACCESSO: L’itinerario prevede il raggiungimento in auto alla Pintura di Bolognola e si prosegue per la strada sterrata, a destra del Ristorante La Capanna, che conduce a Garulla. Si prosegue nella faggeta per circa un chilometro e, appena essa si dirada ed inizia un tratto con pini ed abeti di rimboschimento, si parcheggia, in corrispondenza di un cartello triangolare di rischio caduta massi, dove, sulla scarpata, sale una traccia di sentiero. (357831,7 E – 4760236,7 N; 1320 m.; foto n.1).
SALITA: Dalla scarpata si sale sulla traccia di sentiero che si dirige verso un costone erboso, nella zona denominata Rocchette, dove si cambia subito versante (foto n.2) , il sentiero, allargato e sdoppiato dal passaggio di bovini al pascolo estivo, costeggia il bosco sottostante conducendo, in circa 10 minuti, alla base di torrioni rocciosi (358362,4 E – 4760271,8 N; 1435 m.; foto n. 5-6), su superano alcuni ripidi canaloni (foto n. 8-9) per poi proseguire verso prati più aperti, in altri circa 20 minuti si raggiunge la cresta Est, in corrispondenza di quello che in alcune cartografie viene indicato come Pizzo di Monte Berro (358671,5 E – 4760397,6 N; 1485 m.; foto n. 10) dove si cambia versante e si scopre il Monte Amandola.
Si sale la meno ripida cresta erbosa che sale verso destra per altri 15 minuti fino a raggiungere il Monte Berro (358358,7 E – 4759986 N; foto n.13-14; 1608 m.) dove si intercetta la strada sterrata Pintura di Bolognola-Casale Grascette-Casale Bassete-Casale Rinaldi.
N.B. Recentemente sui social ho visto un video dove, da alcuni non ben identificati soggetti, veniva raggiunta la cima del Monte Berro con la neve, passando appunto dalla strada indicata, chiamandola Cima Venosa anziché con il vero nome riportato su tutte le carte topografiche dei Monti Sibillini.
Faccio notare che anche in precedenza avevo indicato che altre cime dei Monti Sibillini erano state contrassegnate con tanto di pennarello sulle pietre, di nomi di fantasia senza alcuna base storica o toponomastica (Pizzo Pae, Cima Felix)
Io vorrei sapere anzitutto dove questi strani soggetti hanno trovato questo nome, non esiste ne sulle carte ne sulla bibliografia, non ha alcun riferimento alla zona, è un puro e cretino nome di fantasia e non capisco come la gente si permetta, sui social, di attribuire nomi di fantasia a luoghi che invece hanno nomi centenari se non millenari, riportati su libri o cartografie, del resto mancando del tutto la segnaletica sul posto è chiaro che ognuno di senta padrone di assegnare il nome che vuole ad una cima come se fosse il primo ad averla raggiunta.
L’adeguata e indiscutibile segnaletica sembra non esistere nei Monti Sibillini, al contrario, come ho dimostrato in recenti reportage, di quanto accade in altri Parchi dell’Italia Centrale.
Una volta raggiunta la strada sterrata si prosegue la cresta erbosa (foto n. 18-19) soprastante in corrispondenza della curva di cambio di versante, senza tracciato, dapprima in lieve salita quindi si innalza e si inizia ad incontrare delle piccole trincee parallele prodotte probabilmente da vecchi terremoti. In circa 20 minuti dalla strada si raggiunge una piccola trincea dove si apre un buco di 30 centimetri di diametro (foto n.20) che non avevo mai notato prima (Vedasi l’articolo IL BUCO DI MONTE BERRO 15 Giugno 2020), dopo altri 30 metri di raggiunge una più profonda trincea dove si nota nel suo margine destro il Buco di Monte Berro, un pozzo largo circa 50 centimetri che si inoltra nelle viscere della montagna (foto n.21; 357911 E – 4759404 N; 1780 m) .
Dal Buco si prosegue la salita in cresta fino ad una paretina rocciosa che si risale a sinistra e in breve ad intercettare una vecchia strada che conduce alla Fonte Gorga, a circa 450 metri sulla destra, dove è presente una captazione con il tetto sfondato ed un fontanile che, ormai anch’esso come molte altre fonti dopo il terremoto del 2016, non porta più acqua ma la zona comunque è piena di piccole vene di acqua (357238,3 E – 4759171,4 N; 1845 m).
Dalla Fonte o anche dal pendio erboso prima, si risale in direzione sud-ovest per prati fino alla cima del Monte Castel Manardo (1917 m.) contrassegnata da un palo con vernice bianco/rossa (15 minuti dal Buco).
DISCESA: Dalla cima del Monte Castel Manardo si ridiscende in poco più di un’ora per l’itinerario classico (usato normalmente in salita) passante per la cresta Nord , la Porta di Berro e i Campi da Sci di Bolognola, già indicato su altri itinerari del presente sito.
Una volta raggiunti gli impianti, anziché prendere la strada sterrata che proviene da M. Berro, intercettata in salita e che conduce alla Pintura di Bolognola, si continua a scendere lungo le piste da sci verso destra, fino allo skilift “Pintura 2” situato sulla strada Pintura di Bolognola-Garulla da dove si è partiti. Giunti sul prato sovrastante la cabina di trasformazione dell’impianto di risalita anziché scendere e prendere la strada sterrata percorsa con l’auto si segue un sentiero (foto n. 39) che costeggia il bosco a destra per poi ridiscendere sulla strada 400 metri prima dell’auto chiudendo così il percorso ad anello.
1- Il punto di partenza dalla strada Pintura di Bolognola – Garulla.2- Il prato con il punto di cambio versante ed il sentiero che costeggia il bosco.3- L’abitato della Pintura di Bolognola visto dal sentiero della cresta Est del Monte Castel Manardo.4- Il pendio erboso prima dei torrioni rocciosi.5- Il sentiero prosegue verso le rocce.6- Il passaggio sotto ai torrioni rocciosi.7- La Valle Tre Santi sottostante.8 – 9- Il passaggio nei ripidi canaloni erbosi prima della cesta Est.910- La cresta Est del Monte Castel Manardo nel punto denominato Pizzo di Monte Berro dove si scopre il Monte Amandola.11-I ripidi canaloni della foto n. 8 visti in salita dalla cresta sovrastante.12- I ripidi pendii della foto n. 9 visti in salita dalla cresta sovrastante con il Pizzo di Monte Berro a destra. dove termina la traccia del sentiero in salita.13- Il Monte Berro dove si intercetta la strada Pintura di Bolognola-Casale Grascette-Casale Bassete-Casale Rinaldi14- Fantastica veduta fino al mare dal Monte Berro, in una giornata limpida che non si vedeva da molti mesi.15- La cresta Nord di Monte Castel Manardo usata per la discesa, vista dalla cresta Est, sullo sfondo il Monte Rotondo.16- La cresta Est di salita molto al di sopra della strada Pintura di Bolognola-Casale Grascette.17- Veduta verso Nord con la strada sottostante ed il dosso erboso più verde di salita.18- La cresta di discesa con tutto il versante del Nord del Monte Castel Manardo.19- Il primo Buco, che non avevo mai trovato prima.20- Il Buco di Berro.21- Il tubo dell’acqua dell’abbeveratoio dello stazzo vicino a Monte Berro che scende da Fonte Gorga, passa sospeso in aria proprio nella trincea dove si apre il Buco di Berro.22- Una lunga trincea poso sotto al tratturo per fonte Gorga, a destra la Pintura di Bolognola. 23- Il tratturo per Fonte Gorga.24- Zoom verso il mare con una nave all’orizzonte.25- Zoom verso il Monte Conero.25- Il Monte San Vicino a destra e addirittura il Monte Titano a San Marino a sinistra.26- La cresta Nord di discesa con il Monte Cacamillo sullo sfondo.27- Il Pizzo Regina visto dalla cima del Monte Castel Manardo.28- Il Pizzo Berro ed il Casale Rinaldi a destra sotto alla parete Nord.29- Il Pizzo Tre vescovi ed il Monte Acuto.30- Il Monte Sibilla e la cima del Monte Vettore a destra.31. Il Monte dell’Ascensione.32- La prima parte della salita della cresta Est33- La seconda parte della salita della cresta Est34- La parte finale della salita della cresta Est35- La salita vista dalla Pintura di Bolognola36- La cresta Nord di discesa sopra alla Porta di Berro.37- La cresta Nord verso la cima del Monte Castel Manardo.38- Il tratto di strada della foto n.1 dove si parcheggia ed inizia il tracciato proposto, visto dalla Porta di Berro durante la discesa..39- Il sentiero sopra la bosco che permette di raggiungere l’auto senza passare sulla strada sterrata.40- Pianta satellitare del percorso proposto: PERCORSO ROSSO: Salita PERCORSO GIALLO: Discesa
LA GROTTA DEL CAVALLONE e altri luoghi da visitare nel Massiccio della Majella.
La Grotta del Cavallone, situata nella Valle di Taranta, nel versante Est della Majella, si raggiunge con una comoda bidonvia da Taranta Peligna e con una finale scaletta da brivido che si innalza su delle pareti rocciose verticali.
Di seguito le immagini dell’escursione alla grotta e di altri luoghi da visitare intorno alla Majella.
1- Le pareti laterali della Valle di Taranta.2- 3 -La bidonvia che sale nella Valle di Taranta verso l’ingresso della Grotta del Cavallone.34- La parete dove, in alto, si apre l’ingresso della Grotta del Cavallone.5 – 6- L’ingresso in piena parete della Grotta del Cavallone con l’incredibile scaletta che bisogna percorrere a piedi per entrare nella cavità.67- La testata della Valle di Taranta vista dall’ingresso della Grotta.8 – 9- La ripidissima e stretta scaletta con cui si raggiunge l’ingresso della Grotta del Cavallone.910- 11- Veduta dall’ingresso della Grotta1112- Veduta dalla scaletta verso Taranta Peligna13- L’Aquilegia magellensis, endemismo che cresce all’ingresso delle grotte solo sul massiccio della Majella, da cui deriva il suo nome, fiorisce in primavera.14- L’ingresso della Grotta dove le guide accolgono i visitatori.15 – 19- Immagini dell’interno della Grotta del Cavallone.1617181920- Stalattiti annerite da inclusioni di bitume.21- Il massiccio del Monte Morrone visto dalla Majelletta.22- Polyommatus dolus, lepidottero delle quote alte della Majella.23- La Cima delle Murelle vista dalla Majelletta.24- L’anfiteatro delle Murelle25- Pino mugo nel versante Est della Majelletta, con una visione incredibile su tutto l’Abruzzo fino al mare.26- Le estese mughete della Majelletta lungo il sentiero Montanelli-Porreca.27- Il Rifugio Pomilio alla Majelletta.28- Cymbalaria pallida, altro endemismo dei ghiaioni della Majella all’Orto Botanico “Daniela Brescia” a S.Eufemia a Majella.29- Ricostruzione di Tholos, antica costruzione a secco fatta dai pastori, all’Orto Botanico “Michele Tenore” a Lama dei Peligni.30- Tholos originali nelle praterie di Roccamorice.31- Interno di un Tholos.32- Veduta del versante Ovest della Majella, Monte Pesco Falcone33- La sella dei Tre Portoni34- Il Monte Amaro, la cima più alta, 2793 metri.35- Il Fondo Majella36- L’ottima cartellonistica del Parco Nazionale della Majella, come del resto di tutti i parchi d’Abruzzo !!!!!!!!37- Addirittura sono segnalate anche le zone di interesse floristico come per le Orchidee spontanee intorno a Palena.38- Veduta notturna del versante Ovest della Majella vista da Pacentro.