MONTE VETTORE PER IL CANALE SINISTRO DIRETTO ALLA VETTA – Versante Sud.
In una afosissima giornata che a malapena ci faceva osservare i vicinissimi Monti della Laga e mi ha limitato il numero delle immagini che avrei potuto allegare nella descrizione dell’itinerario, abbiamo risalito un canale più a sinistra del canale diretto alla vetta del Monte Vettore, (o anche il canale compreso tra il canale del Santuario e il Canale Diretto alla Vetta) come definito nel libro “GUIDA DEI MONTI SIBILLINI” del CAI Ascoli Piceno del 1983, già oggetto di nostra salita invernale di diversi anni fa di cui ho riportato alcune immagini nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” del 2014.
Osservando successivamente le descrizioni e relative immagini delle vie del versante Sud-est del Monte Vettore di alcuni libri in commercio (commentati al termine della descrizione della via), mi sono accorto che la via invernale che abbiamo percorso e la successiva ripetizione estiva, è una nuova via alpinistica del versante, compresa tra il canale del Santuario e il Canale Diretto alla Vetta.
Il canale è caratterizzato nella prima parte a monte del sentiero della Costa la Monna da un ripido scivolo ghiaioso che si sale sul lato erboso e a circa 1900 metri da un restringimento in corrispondenza di una fascia rocciosa che richiede una maggiore attenzione nel suo superamento. Oltre la fascia rocciosa prosegue su pendio erboso meno ripido fino ad intercettare, a quota 2100 metri, il sentiero che dalla Fonte delle Ciaole conduce alla captazione all’interno del canale diretto e quindi alla croce del Monte Vettore, già oggetto di nostra salita descritta nel presente sito.
ACCESSO: L’itinerario prevede come base di partenza la località Piè Vettore, da dove inizia il Sentiero dei Mietitori, che si raggiunge in auto dopo 500 metri da Forca di Presta scendendo verso Pretare – Montegallo. Trecento metri prima del primo tornante si nota sulla sinistra un primo nucleo boschivo e sulla destra un ampio piazzale dove si parcheggia. Nel prato pianeggiante sopra strada una volta erano presenti dei pali che segnavano l’inizio del “Sentiero dei mietitori” (358827 E – 4739979 N, 1380 m.).
DESCRIZIONE: Si percorre il sentiero dei Mietitori per circa 200 metri quindi, senza percorso, si risale per altri 200 metri di dislivello il pendio verso nord-ovest caratterizzato da arbusti nani di ginepro e uva orsina in direzione del Canalone del Mezzi Litri che scende dal pendio sottostante la Forca delle Ciaole. L’imbocco del canalone è caratterizzato da ghiaioni di breccia rossastra e blocchi di conglomerato posti a strati nella sponda sinistra (358801 E – 4740792 N, 1560 m.) . Proprio alla base di tali blocchi inizia verso destra in direzione nord in salita una traccia di sentiero indicato con frequenti omini di pietra che man mano si fa più evidente (25 minuti dall’auto).
Il sentiero diventa pianeggiante ed inizia ad attraversare una bellissima zona caratterizzata da spuntoni rocciosi sparsi a valle e a monte, si continua sempre il quota superando in successione alcuni dossi e creste erbose. Dopo circa 1000 metri dall’inizio del sentiero nel Canale dei Mezzi Litri, si raggiunge un ampio ripido canale (60 minuti dall’auto, 359334,1 E – 4741567,8 N; 1740 m.), caratterizzato da uno scivolo ghiaioso nel suo fondo e da una barriera rocciosa in alto. Si inizia a salire verso la barriera rocciosa passando nel lato erboso destro fino a raggiungere, in circa 30 minuti, il restringimento roccioso. Ci si addentra nel canale dove si nota, sulla destra di due torrioni rocciosi, una rampa erbosa (359233,3 E – 4741801,4 N; 1935 m.) che permette di risalire il canale fino al termine della barriera rocciosa, tenendosi sempre sulla sponda destra più erbosa. Questo tratto è il più impegnativo e richiede attenzione in quanto ripido e caratterizzato da roccette ed erba. La parte superiore del canale è caratterizzato invece da pendii erbosi non eccessivamente ripidi che in circa 200 metri di dislivello permettono di intercettare, in altri 30 minuti, il sentiero (359040,1 E – 4742013,2 N; 2150 m.) che dal Casale – Fonte delle Ciaole verso destra, conduce alla captazione (359238,2 E – 4742197,7 N; 2200 m.) all’interno del canale diretto alla Vetta da cui, in circa 40 minuti di ripida salita si raggiunge la cima del Monte Vettore in corrispondenza della croce, (vedere itinerario MONTE VETTORE DALLA FONTE DELLE CIAOLE PER IL CANALE SUD). Il giorno della salita, per motivi di tempo, non siamo saliti fino alla cima del M.Vettore per il sentiero per la Fonte delle Ciaole ma il pendio sovrastante era stato già da noi esplorato e addirittura siamo ridiscesi per lo stesso canale di salita.
RITORNO: Se si raggiunge la cima del Monte Vettore, in 2,5 ore si può scendere dal sentiero classico per Forca di Presta e da qui per strada asfaltata si scende a Piè Vettore dove si è lasciata l’auto. Oppure una volta raggiunto il Rifugio Zilioli alla Forca delle Ciaole si scende liberamente il pendio sottostante in direzione della piattaforma erbosa dove sorge il visibile Casale delle Ciaole (358548,7 E – 4741644,5 N; 2060 m.) . Continuando in discesa il pendio si restringere per formare, più a valle, il Canale dei Mezzi Litri (358624,2 E – 4742197,7 N; 1840 m.) che riporta esattamente nel punto di inizio del Sentiero della Costa La Monna da cui si è partiti. Questo itinerario di discesa è sicuramente più breve (2 ore) ma più impegnativo per la presenza di tratti erbosi e rupestri ripidi nella parte iniziale del Canale dei Mezzi Litri. E’ possibile anche scendere direttamente dal canale di salita per riprendere il sentiero della Costa La Monna ma è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto il tratto roccioso all’interno del canale è piuttosto ripido.
COMMENTO ALLA BIBLIOGRAFIA PUBBLICATA:
Nel libro “GUIDA DEI MONTI SIBILLINI” del CAI Ascoli Piceno del 1983 viene indicato il tracciato e descrizione della via invernale del “Canale del Santuario” n.3.15 e del “Canale Diretto alla Vetta” n.3.14, ho riportato il tracciato della nostra via indicata in rosso e, come visibile, passa tra le due in un canale non indicato.
Nel libro “GHIACCIO D’APPENNINO” di C. Iurisci del 2012 nella immagine di pagina 104 vengono indicati il tracciato della via invernale n.27 senza inserire la descrizione e del “Canale Diretto alla Vetta” n.28 con relativa descrizione, secondo questa immagine la nostra via passa in corrispondenza della via n.27.
Ma successivamente nella immagine a pagina 106 dello stesso versante vengono riportate entrambe le vie n.27 e 28 ma il tracciato della via n.27 è spostato più a sinistra dove in realtà passa la via “Canale del Santuario”, come giustamente indicato nel libro “GUIDA DEI MONTI SIBILLINI” del CAI Ascoli Piceno del 1983 , nella immagine ho riportato la nostra via indicata in giallo e passa tra le due, n.27 e n.28, in un canale non indicato.
E come visibile non viene riportata la descrizione della via n.27 indicata nelle foto di pagina 104 e 106 (canale del Santuario) ma viene riportata al n.27 la descrizione della via “Canalone Nord” al Pizzo del Diavolo con relativo numero nella immagine a pagina 103 che non ha nulla a che fare con la via n.27 indicata nelle immagini del Versante Sud-est del Monte Vettore di cui pertanto non si ha descrizione e sovrapposizione di numerazione.
MONTE TORRONE Salita diretta per la cresta Est.
La cresta Est del Monte Torrone sale in verticale leggermente sulla sinistra della Fonte del Pastore, a monte di Santa Maria in Pantano, per culminare in realtà sulla cima denominata Sasso D’Andre’ da cui la cima principale del Monte Torrone è collegata tramite il cosiddetto “intaglio” o “sella del torrone”.
La ripida e rocciosa cresta la avevamo osservata in occasione della salita, effettuata nell’ottobre 2020, alla cresta Est del Monte Banditello posta parallelamente più a Nord di circa 2,5 km.
La cresta di salita è impegnativa in quanto presenta dei risalti su erba ripida alternata da roccette ed è consigliata solo a salitori esperti che si sanno muovere su terreni ripidi, è interessante in quanto si svolge in una zona dei Monti Sibillini poco frequentata e lontana dai classici percorsi escursionistici che si limitano a percorrere la cresta Cima delle Prata-Monte Banditello-Monte Torrone-Monte Vettore che si può raggiungere o da Altino o da Foce nel versante opposto. La salita, come al solito, non è descritta nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.
Una volta raggiunta la cima del Monte Torrone si consiglia di proseguire fino a raggiungere la cima del Monte Vettore salendo così uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini di oltre 1400 metri .
ACCESSO: L’itinerario inizia da Colle (1015 m.) , frazione di Montegallo, che si raggiunge in auto da Balzo, sede comunale di Montegallo.
DESCRIZIONE: Dal fosso che scende nei pressi dei giardini pubblici di Colle si prende l’ampio tratturo segnalato (361471,1 E – 4744385,6 N; 1020 m.) che sale in direzione di Santa Maria in Pantano. In circa 30 minuti si raggiunge i ruderi della chiesetta si continua nel bosco in salita per il sentiero n.131 (con indicazione Monte Vettore, 361154,3 E – 4745573,7N; 1160 m.) e dopo numerosi tornanti in altri 30 minuti si raggiunge il pianoro erboso della Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.). Alla fonte si ignora sia il sentiero che prosegue a destra (Nord) verso Fossa Medica per uscire sulla cresta tra il Monte Banditello ed il Sasso D’Andre’, sia il sentiero a sinistra (Sud-ovest) che prosegue in direzione del Sassone – Monte Vettore e si inizia invece a salire liberamente sul pendio erboso sovrastante mantenendosi a sinistra della franosa parete di conglomerato che caratterizza la conca dove è posta la fontana, dirigendosi in direzione della cresta rocciosa che sovrasta la zona alcune centinaia di metri più in alto (foto n.1).
In circa 20 minuti si raggiungono i primi contrafforti rocciosi della cresta di salita (359882,6 E – 4745045,2 N; 1725 m.) oltre i quali si apre un ripido canalone erboso che scende verso valle, si traversa il canalone in salita verso sinistra per raggiungere la base di un alto sperone roccioso, che i valligiani chiamano in realtà il Sasso D’Andre’ . Si è raggiunto così il tratto iniziale della cresta ed anche il più impegnativo in quanto ripidissimo.
Si sale in verticale tra roccette e ripidi pendii erbosi mantenendosi verso destra per aggirare il torrione e riprendere il filo d cresta alla sua sommità.
Oltre il torrione la cresta si apre un ripiano erboso da cui scende verso Sud un profondo canalone erboso verso il Fosso di Casale. Si prosegue sempre sul filo di cresta che impenna di nuovo in corrispondenza di una seconda cima rocciosa. Si prosegue con questo susseguirsi di altri tre tratti di cresta rocciosa alternati a ripiani erbosi con canaloni che scendono ripidi verso sinistra, fino a giungere, in poco più di un’ora dall’inizio della cresta, sulla cima rocciosa di quello che attualmente è riportato sulle carte con il nome di Sasso D’Andre’ (359251,7 E – 4745149,5 N; 2100 m.). Dalla cima si scende per il cosiddetto “intaglio del Torrone” e si raggiunge la vera cima del Monte Torrone a 2117 m. (359000,2 E – 4744952,7 N).
N.B. La denominazione “Sasso d’Andre'” della cima di quota 2100 m. risale alla fine degli anni 1990 – inizi degli anni 2000 in quanto non è riportata nelle carte SER storiche, nella vecchissima cartina Kompass dei Monti Sibillini del 1985 e neppure nella prima cartina del Parco dei Monti Sibillini del 1993 del Club Alpino Italiano sezione di Ascoli Piceno, per cui sembra apparire dal nulla nelle nuove cartine pubblicate nei primi anni 2000 e forse erroneamente in quanto, secondo i valligiani, il vero “Sasso d’Andre'” sarebbe il primo torrione roccioso di forma triangolare proprio di questa cresta che abbiamo percorso e non la cima finale prima dell’intaglio del Torrone per cui sembra che ci sia stata una traslazione in quota del toponimo.
DISCESA: Si hanno due possibilità.
1- Il tragitto di discesa più breve consiste nel percorrere la cresta che dal Sasso D’Andre’ scende verso Nord in direzione del Monte Banditello – Cima delle Prata fino a Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.). Alla forcella anziché risalire per il Monte Banditello si scende a destra nel versante Est per il sentiero appena accennato segnato con ometti di pietre che in circa un’ora raggiunge il casale (360197,2 E – 4745663,1 N; 1605 m.) sovrastante la Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) con i suoi caratteristici blocchi di conglomerato, quindi sempre in discesa, in altri 30 minuti circa raggiunge la chiesina di Santa Maria in Pantano, ridotta purtroppo ormai ad un cumulo di macerie da dove si è partiti.
2- L’altro tragitto di ritorno più breve ma più impegnativo, che abbiamo percorso noi invece, prevede la discesa senza tracciato su ghiaia ed erba ripida direttamente nel Fosso di Casale sottostante l'”intaglio del Torrone” fino a raggiungere, molto più in basso, il sentiero che dalla Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) sale verso il Sassone a prosegue verso la cima del Monte Vettore. Raggiunto il sentiero in una zona attualmente franata lo si prende in discesa a destra fino alla Fonte del Pastore per poi scendere dall’itinerario di salita fino a santa Maria in Pantano e proseguire fino a Colle.
PERCORSO DI SALITA : ROSSO
PERCORSI DI DISCESA : GIALLO
VERSANTE NORD DEL MONTE SIBILLA Ancora effetti del terremoto del 2016.
Da una attenta visione effettuata dalla cima del Pizzo Regina sul versante Nord del Monte Sibilla avevo notato un esile sentiero che, dalla cresta Ovest, scendeva su un ghiaione sottostante per poi traversare in quota sotto cresta e collegarsi al sentiero che sale dal Casale della Sibilla per uscire in cresta in prossimità del termine della strada.
Incuriosito da questo esile tracciato avevo notato anche che attraversava una zona caratterizzata da una profonda frattura longitudinale.
Un esame delle immagini satellitari storiche ed attuali del versante Nord del Monte Sibilla sembravano dare l’impressione che tale frattura avesse subito una sensibile trasformazione dopo il sisma del 2016.
Chiaramente con la curiosità che ho ho raggiunto la zona per vedere sia il sentiero che la frattura.
Sono partito dal Rifugio Sibilla e percorrendo la strada sono salito sulla cresta Ovest, poco prima del termine della strada, in corrispondenza di una rampa erbosa che conduce ad un profondo intaglio della cresta da cui discende il sentiero osservato dalla Priora e che si stacca dal sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.
Il sentiero scende ripidamente nel ghiaione sottostante, una lieve traccia si dirige a destra verso l’imbuto Nord de “Le Vene” dove rappresenta la impegnativa uscita dei tre percorsi paralleli di difficoltà crescente con l’altezza, che permettono di attraversare il ripidissimo l’imbuto del versante Nord del M. Sibilla (descritti nel presente sito o in altra bibliografia).
La traccia più evidente piega invece in direzione Ovest parallela alla sovrastante cresta per poi ridiscendere ulteriormente, prosegue sul bordo della frattura osservata dalla Priora per congiungersi più avanti con il sentiero che sale fino in cresta dal sottostante Casale della Sibilla, posto diverse centinaia di metri più in basso.
Pertanto l’esile traccia è probabilmente un tracciato percorso dai pastori che portavano le greggi al pascolo nei prati sovrastanti il Casale della Sibilla e scavalcare nel versante Sud ed è la via più breve per raggiungere la cima della Sibilla per chi sale dal Casale.
La frattura osservata da lontano è una ampia e impressionante trincea longitudinale lunga un centinaio di metri prodotta da terremoti storici ed ampliata in larghezza e profondità dal terremoto del 2016 come dimostrano le rocce rotte e di colore più bianco che sono venute alla luce dopo il sisma (che erano protette dagli agenti atmosferici dalla terra che poi ha subito un abbassamento del livello) presenti nel bordo a monte.
Di seguito le immagini dell’escursione.
CROCE DI MONTE ROTONDO da Macereto.
Itinerario di salita al margine del gruppo dei Monti Sibillini ad una cima, la Croce di Monte Rotondo, poco conosciuta e frequentata eppure molto panoramica, riportato con il numero 279 sulla cartina dei Monti Sibillini ma non dettagliatamente descritto in alcuna guida e per questo l’ho riportato nella sezione nuove salite anche se conosciuto da molti.
Percorso facile ma di tutto rispetto, infatti presenta un dislivello in salita di 850 metri con 10 chilometri di sviluppo, più interessante d’inverno con neve in quota perché permette di raggiungere più brevemente la Croce di Monte Rotondo ed il Monte Rotondo stesso che invece, in questa stagione, risulta meno accessibile.
ACCESSO: Si raggiunge con l’auto il Santuario di Macereto da Visso, dietro al santuario si gira a destra in direzione di Ussita e si prosegue per circa due chilometri su comoda strada asfaltata fino al valico delle Arette dove in corrispondenza di un ampio slargo, convergono altre due strade sterrate e si parcheggia l’auto in modo da far passare gli automezzi dove è presente un grande abbeveratorio per i bovini sulla sterrata che sale verso il M. Careschio (347779,2 E – 4758482 N; 1115 m.).
DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prende il tratturo che sale sopra strada e che si dirige in direzione Nord. Lo si segue per circa 800 metri fino ad un bivio (347887,2 E – 4759319 N; 1160 m.) dove si lascia il tratturo che gira nettamente destra e si individuano ben 3 sentieri. Si prende il primo sentiero a destra che inizia a salire verso la pineta sovrastante in direzione Nord-est. Il sentiero centrale proviene da Cupi di Visso mentre quello di sinistra proviene direttamente dal Santuario di Macereto da cui si può anche partire.
Dopo 500 metri di salita si raggiunge la base della pineta ed il sentiero cambia direzione, si sale verso Est sempre al margine del bosco, dopo circa 600 metri si attraversa un ampio canalone (348759,4 E – 4759566,5 N; 1345 m.) e dopo altri 500 metri si esce in un canale erboso in corrispondenza dei Piani di Pao dove in breve si intercetta il tornante più basso della strada Casali – Fiastra – Rifugio del Fargno. In questo canalone erboso abbiamo scoperto che, reso praticamente invisibile da un grosso nucleo di ramno alpino, c’è un vecchio casaletto di pietra che conserva ancora l’arco della porta, foto n.13 -14 /349484,6 E – 4759352 N; 1530 m.), chiaramente d’inverno i ruderi del casale sono perfettamente visibili. Il luogo è riportato nella planimetria satellitare ingrandita foto n.18.
Raggiunta la strada sterrata si può risalire il pendio erboso su traccia di sentiero che permette di tagliare il pendio ritrovandosi sul tornante superiore, tagliando ancora in salita ci si ritrova direttamente sul tratto di strada superiore in corrispondenza della cresta spartiacque, poco sopra la deviazione del tratturo che conduce al Casale Gasparri, nell’alta valle di Rio Sacro (1,3 ore dall’auto, 349926,1 E – 4759204,2 N; 1650 m.).
Dalla cresta si sale in direzione Sud-est verso le barriere antivalanghe presenti nel versante Ovest della Croce di Monte Rotondo, continuando sulla cresta sovrastante le barriere si raggiunge la gigantesca croce di cima in altri circa 30 minuti di aerea salita (350795 E – 4758482,8 N; 1930 m.).
Dalla cima della Croce di Monte Rotondo proseguendo la cresta in altre due ore di salita si può raggiungere la cima del Monte Rotondo scendendo dapprima verso La Banditella dove si intercetta un sentiero che sale dal Casale Gasparri sottostante e prosegue per la cresta Ovest fino alla cima.
DISCESA: Stesso itinerario.
MONTE ACUTO – PIZZO TRE VESCOVI Per le creste Nord-est.
Salita classica, con Davide e Virginia, dalla Pintura di Bolognola per Forcella Bassete quindi dalla Cima Bassete per cresta Est nella zona denominata Acquario quindi alla cima di Monte Acuto e successivamente al Pizzo Tre Vescovi per scendere al Rifugio del Fargno per la diretta cresta Ovest meno frequentata per la sua ripidezza. Ritorno alla Pintura per la strada del Fargno ancora chiusa al traffico veicolare.
Lungo la strada del ritorno che collega il Rifugio del Fargno alla Pintura di Bolognola c’è la possibilità di effettuare interessanti osservazioni naturalistiche, in particolare nel primo tratto di bosco sottostrada, dove sono presenti grandi e particolari Faggi.
Il 10 aprile, in occasione della medesima salita in versione invernale, avevo indicato al “segnalatore seriale” delle cime dei Monti Sibillini che mancava sulla solita pietra di cima, il nome e la quota del Monte Acuto scritte con un semplice pennarello.
Ho visto con soddisfazione che tale impegno è stato compiuto ma vorrei segnalare che, forse dalla stessa mano, sono state segnalate due cime con NOMI NON RIPORTATI IN ALCUNA GUIDA O CARTINA DEI MONTI SIBILLINI per cui sono tenuto a pensare che sono stati attribuiti IMPROPRIAMENTE nomi di fantasia senza nessun riferimento storico o toponomastico o perlomeno è quello che risulta a me.
Invito pertanto chi di dovere o chi ha segnalato impropriamente le due cime, riportate nelle immagini n.15 e 16 che seguono, a rimuovere tali nomi di fantasia oppure a documentare la veridicità delle sue affermazioni.
Nel mio sito è indicato anche l’indirizzo mail per ricevere eventuali commenti.
Di seguito le immagini della salita.
PASSO GALLUCCIO – LA FRANA DI SASSO SPACCATO Versante Nord Cima di Pretare.
In una giornata afosa e grigia siamo partiti da Passo Galluccio per un sentiero in salita in direzione di Monte Pisciano per poi deviare per prati per il Monte Pianello della Macchia alla ricerca di una rara orchidea, la Traunsteinera globosa, che puntualmente abbiamo trovato, essendo presente nei Monti Sibillini nel solo versante Est da Altino a Passo Galluccio.
Abbiamo quindi proseguito per la cresta verso la Cima di Pretare per poi deviare nel bosco in direzione Nord per scendere a prendere il sottostante Sentiero dei Mietitori da dove ci saremo diretto verso le Sorgenti del Fluvione a vedere la grande frana del Sasso Spaccato staccatasi dal grande scoglio qualche mese dopo il forte terremoto dell’Ottobre 2016.
In realtà dentro al bosco abbiamo poi intercettato una traccia di sentiero che ci ha condotto prima ad una vecchia fonte denominata Fonte de Colle Rumìte (361210 E – 4742802 N, 1355 m.slm.) che non porta più acqua e quindi, attraversando anche un lungo tratto di bosco devastato dalle slavine, ci ha condotto direttamente sulla strada per le sorgenti del Fluvione uscendo a circa 800 metri prima del cancello che attualmente chiude la strada poco prima della grande frana.
Quindi siamo scesi nel bosco sottostante la strada ed abbiamo raggiunto i giganteschi frammenti del Sasso Spaccato che sono franati a valle, creando un enorme intaglio nel bosco e un vero e proprio cratere nel punto dove si sono fermati.
Tali massi sono anche più grandi di quelli che hanno creato un intaglio nel bosco sottostante la parete Nord del Monte Bove Nord, caduti anch’essi a causa del terremoto del 2016 e di cui ho riportato le immagini nella sezione dedicata ai reportage post-sisma.
Mi sono divertito nel calcolare il peso del masso più grande che abbiamo raggiunto, delle dimensioni medie di 12 x 8 x 6 metri di altezza per un totale di oltre 500 metri cubi di calcare massiccio con una densità di 2,5 tonnellate/metrocubo ecco qua’ che il masso più grande pesa più di 1200 tonnellate scese a valle da circa 1700 metri di quota fino ai 1300 metri finali !!!!!!
Per il ritorno verso Passo Galluccio siamo ritornati indietro per la strada sterrata fino al Sentiero dei Mietitori da cui brevemente fino all’auto.
In circa 300 metri di tragitto sulla strada prima del Sentiero dei Mietitori, abbiamo fatto una macabra scoperta, ben 3 roditori morti senza alcuna ferita, forse avvelenati da bocconi ???? Ma c’è qualcuno che vigila ?
FOSSO LA FOCE o Cengia dei Fiumarelli
La traversata mediana del Fosso La Foce, nominato anche erroneamente, Cengia dei Fiumarelli che in realtà è una traversata più in quota, entrambe descritte a pagina 42 del mio libro I MIEI MONTI SIBILLINI, ogni tanto la ripercorro per la sua bellezza mozzafiato.
Questa volta ho effettuato la traversata con i miei amici Monica, Virginia new entry nel nostro gruppo, Davide e Stefano, l’unico che l’aveva già percorsa.
Di seguito le incredibili immagini dell’itinerario che percorre in quota tutte le pieghe del versante Ovest del Monte Rotondo.
LA CAMOSCIARA Parco Nazionale ALM alla ricerca dell’orchidea Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus).
Il 5 giugno, con mia moglie Cristina e insieme ai nostri amici Catia e Pietropaolo, anche loro appassionati di montagna, fotografia e di orchidee, abbiamo raggiunto il paese di Villetta Barrea nel Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise dove abbiamo pernottato in un bellissimo B&B a 2 chilometri dalla nostra mèta per poi effettuare il giorno dopo una bellissima escursione, nonostante la minaccia di pioggia, nella valle della Camosciara alla ricerca della rarissima orchidea Cypripedium calceolus detta anche Scarpetta di Venere.
La Camosciara conserva una delle pochissime stazioni dell’orchidea dell’Italia Centrale .
Le singole piante che abbiamo avuto la fortuna di osservare sono protette da gabbie metalliche dall’incoscienza degli escursionisti e nonostante ciò, abbiamo trovato una pianta fiorita raccolta e lasciata vicino al greto del torrente.
L’orchidea è vistosa ed è la più grande della flora Italiana, è rarissima e per questo va assolutamente protetta, si può liberamente fotografare (avevo chiesto alla direzione del Parco la possibilità di fotografarla e mi avevano risposto che la visita alla stazione è libera anche se con le dovute cautele e divieti da rispettare) ma non deve essere assolutamente raccolta.
Di seguito le immagini dell’escursione.
GIRO IN VALLE ORTECCIA da Passo Cattivo.
Escursione classica con partenza dalla strada del Cornaccione fino al Passo Cattivo, siamo scesi al laghetto de Le Fosse ancora gelato per poi, aggirando la cresta rocciosa che separa Le Fosse da Valle Orteccia, proseguire in Valle Orteccia per andare ad esplorare un canalino nascosto nel versante Ovest di Cima Cannafusto, possibile oggetto di salita invernale su ghiaccio.
Nel bosco di Valle Orteccia abbiamo fatto interessanti scoperte quali dei grandi faggi secolari e delle vecchie carbonaie.
Al ritorno, a causa del forte vento che si era levato, abbiamo preferito non percorrere tutta la Valle Orteccia per salire fino a Cima di Vallinfante e percorrere la cresta fino al Passo Cattivo ma siamo risaliti da Le Fosse per il Passo Cattivo per riprendere la strada del ritorno.