MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA

La “Montagna Grande”, la Majella non è solo un grande massiccio montuoso del Sud dell’Abruzzo ma storia di eremiti e Papi come Pietro da Morrone che dapprima frequentò le grotte della Majella fondando monasteri rupestri per poi diventare Papa Celestino V nel 1294.

Ho visitato due monasteri rupestri, il Monastero di San Martino in Valle nelle vicinanze di Fara San Martino e Santo Spirito a Majella detto anche Eremo di Celestino V, raggiungibile da Roccamorice.

Di seguito le immagini delle due escursioni:

SAN MARTINO IN VALLE da Fara San Martino

1- Fara San Martino e la Valle di Macchialunga dove è presente il Monastero di San Martino in valle
2- La Val Serviera ed il noto pastificio di Fara San Martino
3- Cavità all’ingresso della Valle di Macchialunga
4- Le alte pareti all’ingresso della valle.
5- L’ingresso della forra della Valle di Macchialunga
6 – 7 – 8 – La Forra della Valle di Macchialunga
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9 – 10 – I ruderi dell’eremo di San Martino in Valle
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11- Una freschissima fontana sotto ad un grotta nella Valle di Macchialunga
12- Il grande Carpino nero cresciuto sotto alla grotta della foto n.11
13- La falesia di Fara San Martino con arrampicatore in azione, in alto sullo sfondo il paese di Civitella Messer Raimondo.
14 – 15 – Altre cavita e pareti della valle
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SANTO SPIRITO A MAJELLA o EREMO DI CELESTINO V da Roccamorice

16 – 17 – L’ingresso del Monastero ancora integro ed utilizzato.
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18- 22 – I vari ambienti del Monastero, al riparo sotto grandi tetti di roccia.
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23- Il campanile del Monastero
24- Gli ex orti di piante officinali del Monastero
25- La Campanula fragilis subsp. cavolini, endemismo della Majella.



LE MONTAGNE ISPIRANO

Le montagne non sono solo ascensioni, libertà, impegno fisico, panorami, piante, animali, minerali, tradizioni, cultura, storie, persone, suoni, profumi (che però non si possono riprodurre nel web) ma anche poesia.

Mi è stata inviata questa poesia sui Monti Sibillini che ho trovato fatta con il cuore da una persona che ha captato in pieno lo spirito dell’andare in montagna e voglio proporla ai frequentatori del mio sito.

Grazie a Romina Vittori.

Ai Sibillini

Oh miei amati Monti Sibillini,

padre e madre della Marca.

A pochi passi da questa vetta,

vi dev’essere la porta del paradiso.

Verde pace tutt’intorno,

silenzio ed eternità.

Profumo semplice del creato.

Fiori d’ogni specie e insetti laboriosi.

Come nell’Eden,

abbandono i dolori della terra,

per rifugiarmi nell’assoluto incontro

della beatitudine.




MONTE ARGENTELLA – Nel cuore della grande e selvaggia parete Est – Grotte del Fosso dell’Argentella.

Un giorno il nostro amico Paolo Petrini, recentemente scomparso, definì il nostro modo di realizzare alcuni nuovi itinerari estivi (come molti riportati nelle mie pubblicazioni e nel presente sito) come un Escursionismo Estremo Esplorativo che può essere definito dalla sigla EEE in quanto non si effettua una vera e propria salita alpinistica ma non può essere neppure paragonato ad una escursione impegnativa e con difficoltà alpinistiche come definita dalla sigla EEA.

E’ un modo diverso, alternativo di vivere la montagna che si pone tra queste due forme di attività sportiva ma che ovviamente è destinato esclusivamente a persone esperte che sappiano affrontare itinerari EEA e che, lentamente e con cautela, si spingono oltre questo limite delle escursioni e che hanno anche le basi dell’alpinismo classico per saper affrontare salite o discese su roccia applicando tecniche alpinistiche.

Questo itinerario è uno di quelli che si possono definire EEE perché si svolge in un ambiente grandioso, selvaggio, senza alcun sentiero, su terreno ripidissimo e senza alcuna indicazione su bibliografia, dove abbiamo applicato conoscenze di alpinismo nella progressione e su calate in corda doppia, neppure gli anziani della zona sono riusciti a darci indicazioni precise e non sapevano dell’esistenza di tre grotte menzionate invece in modo impreciso nel Catasto delle Grotte della Regione Marche forse a causa delle difficoltà di ricezione del segnale GPS all’interno del Fosso, per questo motivo anche io non ho potuto inserire le coordinate precise delle cavità .

Siamo quindi saliti in esplorazione, abbiamo trovato le tre grotte indicate ed un passaggio per esplorare e salire la grande e selvaggia parete Est del Monte Argentella.

Il canale dell’Argentella che esce poco più a destra della cima, d’inverno, è invece una impegnativa e lunga salita alpinistica su ghiaccio menzionata nel libro GHIACCIO D’APPENNINO di Cristiano Iurisci (Canale d’Argento, già salito nel 1983 e addirittura disceso con gli sci nel 2000).

La cresta Nord posta tra il Canale dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne è risalita da un itinerario EEA già riportato in bibliografia che inizia dal Piano della Gardosa e raggiunge la cima del M.Argentella.

Mentre la cresta Est è stata risalita da noi in un itinerario anch’esso EEA descritto a pagina 72 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

ACCESSO: Il versante Est del Monte Argentella si raggiunge da Foce di Montemonaco. Si parcheggia l’auto alla fine del paesino (il proseguimento con auto verso il Piano della Gardosa è vietato !!!) e si continua la strada sterrata a piedi che conduce verso il Lago di Pilato.

DESCRIZIONE: Si percorre tutto il Piano della Gardosa (20 minuti) fino ad arrivare sulla verticale del Fosso dell’Argentella. Nel prato a destra della strada si nota un tratturo (358040,3 E – 4746606,4 N; 1120 m.) che sale dritto verso il fosso e che veniva usato per prelevare gli alberi abbattuti dalle slavine invernali. Si prende il tratturo e si risale faticosamente il ripido pendio che attualmente presenta numerosi arbusti che obbligano molte deviazioni. Dopo circa 30 minuti di salita dalla strada si raggiunge, sulla sinistra, un alto sperone roccioso oltre il quale il canale si biforca.

Si traversa verso sinistra per raggiungere la base del torrione dove si apre una prima cavità poco profonda ma caratterizzata da una volta perfettamente circolare, che, secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna nel Fosso dell’Argentella” (foto n. 2-3; 357587,7 E – 4746807,3 N; 1350 m.).

Si prosegue la cengia di sinistra che corre alla base dei torrioni rocciosi e che prosegue dalla prima grotta, dopo 100 metri si risale un po’ e si raggiunge una grande caverna, alta almeno 4 metri e profonda una decina che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna presso il Fosso dell’Argentella” (foto n. 4-5-6-7, coordinate imprecise).

Si ritorna indietro e si riprende il Fosso dell’Argentella che, poco più a monte dello sperone roccioso si divide in due rami. Il ramo sinistro (in salita) si presenta ripidissimo e caratterizzato da saltini rocciosi e massi instabili (foto n.10) che non permettono la sua risalita. Il ramo destro (in salita) si presenta caratterizzato da un fondo erboso anche se molto ripido (foto n.11).

Qui abbiamo salito in esplorazione questo ramo del canale dove la sponda destra rappresenta la cresta che si percorre nell’itinerario EEA già riportato in bibliografia che dal Piano della Gardosa raggiunge la cima del M.Argentella risalendo appunto la cresta Nord dell’Abbandonata posta tra il Canale dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne (indicato nella pianta satellitare n. 47 e 49, foto n. 1A-17A ).

Si risale il canale fino al suo termine (357545 E – 4746947,5 N; 1435 m.) dove delle rocce obbligano a deviare verso sinistra risalendo un ripido pendio erboso e dirigendosi sempre verso sinistra in direzione dell’altro ramo parallelo del canale traversando su terreno molto ripido dove è consigliato l’uso di una piccozza (30 minuti; foto n.13-14-16).

Si superano due valloni erbosi con isolati alberi fino a raggiungere la sponda del ramo sinistro del Fosso (foto n. 19-20-21-22).

Qui dapprima la ripidità del Fosso e le incombenti stratificazioni di rocce sovrastanti sembrano precludere il proseguimento invece salendo in verticale la sponda destra (in salita) del Fosso fino alla base delle rocce ( 357311,6 E – 4746822,1 N; 1550 m.) si nota, con estremo stupore, una lieve traccia di un vecchio passaggio che taglia in quota il ripidissimo pendio destro del Fosso per entrare in esso e raggiungere così il cuore della parete Est del M. Argentella (foto n.28-29-30-31).

Si entra quindi nel canale caratterizzato da un fondo detritico e pareti rocciose laterali fino ad una grande stratificazione oltre la quale le sovrastanti pareti verticali impediscono la risalita (20 minuti).

Secondo anziani della zona il tracciato dovrebbe proseguire verso la sommità della Ripa Grande situata sulla sinistra del Fosso ma non abbiamo trovato traccia ne possibilità di traversata nonostante le nostre ricerche.

Dal cuore della grande parete Est del M. Argentella abbiamo visto però la possibilità di raggiungere la sovrastante zona denominata “l’Abbandonata” risalendo in diagonale verso destra i ripidissimi prati alternati da caratteristiche lunghe fasce rocciose affioranti facilmente superabili fino ad uscire sulla cresta Nord del Monte Argentella posta appunto tra il Fosso dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne e raggiungere la cima seguendo l’itinerario già menzionato riportato in bibliografia e che abbiamo percorso anni fa.

Per motivi di tempo e per la minaccia di temporali pomeridiani la nostra esplorazione è proseguita ancora per un centinaio di metri di quota ma poi si è fermata qui ma ciò non toglie che la porteremo a termine in altra occasione.

Durante la discesa effettuata per lo stesso itinerario di salita siamo ritornati di nuovo alla confluenza dei due rami del Fosso dell’Argentella e abbiamo quindi ricercato la terza cavità indicata nella zona, costeggiando il bosco alla destra del canale (in discesa, a valle delle prime grotte raggiunte) siamo passati sotto ad una grande parete franata quindi costeggiato in discesa uno sperone roccioso ed infine abbiamo risalito in cordata un ripidissimo canale boscoso devastato dalle frane del terremoto del 2016 fino al suo termine dove, sotto alla parete rocciosa, abbiamo ritrovato la terza piccola cavità che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come il “Buco del Fosso dell’Argentella” (foto n.38-39-40-41-42; 357707,6 E – 4746626,7 N approssimate per difficoltà di ricezione GPS, 1295 m:).

Dalla cavità, per facilitare la discesa su questo tratto ripidissimo e pieno di ostacoli (massi, arbusti e alberi abbattuti) siamo scesi in corda doppia facendo sosta su alberi per poi raggiungere il tratto boscoso iniziale del canale fino al prato da dove siamo risaliti e ritornare quindi a Foce per il Piano della Gardosa (foto n. 45-46).

1- Il primo tratto del Fosso dell’Argentella prima del suo sdoppiamento, in basso la strada del Piano della Gardosa
2- Lo sperone roccioso oltre il quale il canale si sdoppia, a sinistra la prima cavità raggiunta (Ph. Valerio).
3- La prima cavità che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna nel Fosso dell’Argentella”, poco profonda ma caratterizzata da una perfetta volta circolare.
4-5 – La seconda grotta più a sinistra della prima e più ampia che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come la “Caverna presso il Fosso dell’Argentella”
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6-7 – veduta dall’interno della grotta.
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8- Lasciamo la cengia che forma le due grotte per proseguire la salita del Fosso dell’Argentella.
9- Al lato sinistro della cengia domina la parete Est della Ripa Grande.
10- Il ramo sinistro (in salita) del Fosso dell’Argentella caratterizzato da salti rocciosi e massi instabili che impediscono la salita in sicurezza.
11- Proseguiamo per il ramo destro (in salita) erboso anche se molto ripido, di fronte la cresta Ovest del Monte Torrone (già oggetto di salita descritta nel mio sito) e la zona de Le Svolte sul sentiero per il Lago di Pilato.
12- Risaliamo ancora nel canale mantenendoci sulla sinistra.
13- Siamo giunti al termine del ramo destro, ormai si devono risalire i ripidissimi pendii erbosi con roccette affioranti che si vedono di fronte, in alto a sinistra la cima del M. Argentella.
14- Foto n. 13 vista dall’albero sovrastante nello spigolo destro.
15- La Ripa Grande in primo piano ed il M.Torrone e l’Antecima Nord del M. Vettore sullo sfondo (Ph. Valerio).
16- Il pendio di risalita sopra al ramo destro del Fosso dell’Argentella.
18- Bellissima immagine di Valerio che racchiude il senso dell’amicizia e della passione per la montagna che ci accomuna.
19- Fasi di risalita del primo vallone verso il cuore della parete Est (Ph. Valerio).
20- In alto la cima del M.Argentella (Ph. Valerio).
21- Grandi placche rocciose caratterizzano il Fosso dell’Argentella.
22- Ci apprestiamo ad affrontare il secondo vallone per raggiungere il cuore della parete.
23- Sopra le nostre teste la zona denominata “L’abbandonata” che dice tutto, con le lunghe fasce rocciose affioranti e dove è possibile una risalita a destra dello spuntone, fino alla cresta sovrastante già risalita anni fa.
24- La ripidità del pendio a 45° costanti e, di fronte, la cresta Est che risale tra il Fosso dell’Argentella ed il Fosso Mozzacarne, situato oltre la cresta,
25- Raggiungiamo così la sponda destra 8in salita del Fosso dell’Argentella.
26- Il Monte Banditello e la Cima delle Prata visti dal Fosso dell’Argentella.
27- Guardiamo titubanti il pendio sovrastante che, all’apparenza, non offre possibilità di proseguimento poi, raggiungendo il ginepro a destra, si scopre una vecchia lieve traccia che entra nel fosso.
28-29-30-31- Iniziamo la traversata su terreno ripidissimo che ci ricorda il Fosso La Foce.
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30 – (Ph. Valerio).
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32-33 – Ed entriamo nel Fosso, in un luogo magico nel cuore della grande Parete (Ph. Valerio).
33- In alto la cima del M. Argentella (Ph. Valerio).
34- Le sovrastanti pareti impediscono dentro al Fosso una sicura prosecuzione estiva.
35- Per cui decidiamo di ridiscendere, anche per il sopraggiungere della nebbia in quota che poi alle 14 scenderà fino a circa 1300 metri di quota.
36- La sommità della Ripa Grande che, secondo un anziano della zona, si può raggiungere da questo versante, ritorneremo !!!.
37- Le condizioni di traversata nel bosco della parte destra (in discesa) del Fosso dell’Argentella per ricercare l’ultima cavità di cui abbiamo notizia, in questo tratto le frane prodotte dal terremoto del 2016 hanno devastato il bosco lasciando integro questo altissimo Faggio.
38-39 – Quindi con una arrampicata di sicurezza in un tratto di bosco distrutto dalle frane raggiungiamo la terza cavità.
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40- La friabilissima parete che forma la terza cavità che secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche dovrebbe essere identificata come il “Buco del Fosso dell’Argentella”
41-42 – La piccola e bassa ma profonda cavità raggiunta (Ph. Valerio).
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43- Veduta dall’interno del “Buco”.
44- Il Piano della Gardosa con tende di Scout visto dalla terza cavità.
45-46 – Approntiamo una serie di corde doppie per agevolare la discesa su terreno sconnesso.
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IMMAGINI DELLA SALITA DELLA CRESTA NORD DAL PIANO DELLA GARDOSA Luglio 2013 insieme al nostro amico Bruno (Itinerario riportato in altra bibliografia).

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17A- Fausto e Bruno nei pressi della cima del M. Argentella.
Il Fosso dell’Argentella in versione invernale.
47- Pianta satellitare del percorso proposto.
48- Dettaglio satellitare delle cavità visitate.
49- Posizione delle cavità secondo il Catasto delle Grotte della Regione Marche.
49- Il percorso proposto visto dalla Cima delle Prata.
50- Dettaglio delle cavità visitate.
51- Il Canale d’Argento, percorso invernale di salita al Fosso dell’Argentella.



MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – Ancora effetti del terremoto del 2016 – Torrione di Mèta

Il 16 luglio 2022, dopo quasi sei anni dal terremoto del 2016, ho visitato un ennesimo luogo dove sono visibili i disastrosi effetti di tale evento.

Su indicazione del mio amico geologo Pietropaolo ho raggiunto il primo torrione della zona denominata “Mèta” sul versante Nord del Monte Sibilla, dove il terremoto ha provocato una profonda spaccatura della sommità del torrione di cui una parte si è pericolosamente piegata verso valle e sta incombendo nel bosco sottostante. Non si può stabilire se e quando cadrà ma certamente la visione non è delle più rassicuranti.

Il sito geologico si raggiunge salendo dal Rifugio Sibilla per la forcella del Monte Zampa quindi scendendo per il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante opposto, riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Il sentiero che attraversa tutto il versante Nord del Monte Sibilla fino al fosso Le Vene prosegue poi per il Casale Lanza per poi risalire al Casale della Sibilla, raggiungere la cresta e quindi la cima del Monte Sibilla e scendere per la cresta Est chiudendo così il grande giro.

Una volta raggiuto il primo torrione di Mèta si scende dal sentiero e si raggiunge la sua sommità che presenta tre cime distinte, la faglia si trova nella cima del terzo torrione più a sinistra, chiaramente si raccomanda la massima attenzione per raggiungere la zona del distacco in quanto si trova proprio sulla parte esterna laterale del torrione, a piombo sul sottostante bosco di Mèta con quasi 500 metri di salto.

Una volta visitato il sito si consiglia di proseguire il giro del versante come indicato sopra.

1- Il versante Nord del Monte Sibilla con i tre Torrioni di Mèta e il Torrione de Le Vene a destra. Il sito geologico è situato sulla cima del torrione in primo piano, parzialmente il ombra.
2- La Valle dell’Infernaccio con, da destra, il Monte Priora, Pizzo Berro, Monte Bove Sud e Cima Cannafusto.
3- Il sentiero de Le Calle della Sibilla, prima di raggiungere il primo torrione di Mèta.
4- Il sentiero della foto n.3 visto dalla cima del primo torrione di Mèta.
5- Dalla forcella del Monte Zampa, il sentiero de “Le calle della Sibilla” il più in alto, si dirama in tornanti per scendere verso i torrioni del Monte Zampa.
6- La caratteristica “corona” del Monte Sibilla e il primo torrione di Mèta, la faglia si trova nel lato opposto della cima più alta.
7- Il Pizzo visto dal primo torrione di Mèta, a destra i torrioni Nord di Monte Zampa.
8- Veduta verticale dal primo torrione di Mèta con la sommità devastata dal terremoto.
9- la prima cima del torrione, completamente distrutta dal terremoto e con grandi massi ancora in bilico.
10- La parete della prima cima del torrione.
11- La seconda cima del torrione.
12- La seconda cima e il Monte Sibilla sullo sfondo, la faglia si trova nella parte opposta di questa cima
13- Una grotta sotto alla seconda cima.
14 -Veduta verticale dal primo torrione di Mèta nel sottostante bosco omonimo, si vedono distintamente le ombre dei torrioni del Monte Zampa.
15- Di fronte, nel costone boscoso, il Romitorio di San Leonardo.
16- La terza cima del torrione con l’enorme spaccatura prodotta dal terremoto del 2016.
17- Il pinnacolo rimasto in piedi.
18 – 19- La parte esterna del torrione piegata verso valle, per fare la foto mi sono messo seduto sulla sommità del torrione, a sinistra avevo il vuoto.
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20- Le dimensioni del sito geologico.
21- Il sentiero continua verso i Fossi di Mèta e le successive Vene.
22- La sommità del secondo Torrione di Mèta.
23- Pecore al pascolo verso la Corona del Monte Sibilla.
24- La parete del primo Torrione di Mèta vista da secondo torrione.
25- La valle dell’Infernaccio con il torrione de Le Vene franato a sinistra ed i Grottoni a destra ed il sottostante Fosso di Mèta 1.
26- La traccia di sentiero che sale di quota rispetto al sentiero de “Le Calle della Sibilla” ed il sovrastante sentiero che corre parallelo più in alto, i tre sentieri proseguono paralleli anche nel ripidissimo versante de Le Vene
27-28-29-30 Noduli di pirite e stratificazioni di Rosso Ammonitico nella sommità del primo torrione di Mèta, in corrispondenza del sentiero stesso (foto n.30).
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31- Veratro nero, velenoso (Veratrum nigrum).
32-33- Parnassius apollo su carduus.
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34- veduta dell’itinerario proposto dalla Cengia delle Ammoniti.
35- Pianta satellitare dell’itinerario proposto.



SASSO DI PALAZZO BORGHESE – Canale Nord salita estiva.

Il canale Nord del Sasso di Palazzo Borghese lo abbiamo già salito in invernale con Stefano il 27 gennaio 2022 a cui rimando.

Il 16 luglio 2022 ho ripetuto la salita risalendo il canale Nord su roccette e ghiaia fino alla cima, scendendo dapprima dalla sella di Sasso Borghese verso la parete Nord fino quasi al sentiero che sale dal Laghetto quindi prendendo l’imbocco del canale che, man mano che si sale, si fa più ripido fino all’uscita, su pendii di 45 gradi.

In occasione di questa salita ho effettuato una variante finale, risalendo un canalino roccioso sul lato sinistro che conduce a pendii erbosi paralleli al canale e con uscita poco più a destra del termine del canale Nord.

Di seguito le immagini della salita.

1- Il Monte Palazzo Borghese visto dal sentiero che sale da Capanna Ghezzi.
2- Il Monte Argentella e la bellissima conca nivale ancora verde tra questo monte ed il Monte Palazzo Borghese.
3 – 4 -La parete il canalone Est del Sasso di Palazzo Borghese.
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5- La stretta parete Nord di sasso di Palazzo Borghese con il ghiaioso canalone di salita estiva ed invernale, al centro della fascia rocciosa il canalino roccioso che ho risalito per prendere i pendii erbosi paralleli al canale Nord.
6- fase di discesa dalla sella di Monte Palazzo Borghese all’attacco del canalone Nord.
7- Inizio della salita del canalone Nord.
8- Il Monte Porche visto dal canalone Nord di Sasso di Palazzo Borghese.
9- A destra il Monte Sibilla.
9- A sinistra il canalino risalito per prendere i pendii erbosi paralleli al canalone Nord.
10- L’uscita del canalino sinistro.
11- La cima del Sasso di Palazzo Borghese con i massi smossi e spaccati dal terremoto del 2016.
12- Veduta verticale dalla parete di Sasso di Palazzo Borghese verso il sottostante “Laghetto”.
13- Il Piano Grande e Castelluccio visti dal Sasso di Palazzo Borghese.
14- Le dimensioni degli escursionisti sulla cima del Sasso di Palazzo Borghese paragonate alle dimensioni della parete.
15 – 16 – 17 -Camosci nella parete Sudest di sasso di Palazzo Borghese, la prima volta che li vedo in questa zona.
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18- Uno dei due camosci ha trovato rifugio sotto alla cima, a debita distanza dagli ignari escursionisti.
19- La cima gemella parallela al Sasso di Palazzo Borghese completamente distrutta dal terremoto del 2016 e con massi ancora in bilico.
20- L’intera parete Sudest di Sasso di Palazzo Borghese con il ripido canalone est già salito da noi, vista dalla cima gemella.
21- La cima gemella, più piccola e situata più a Sud, a destra il Monte Sibilla.
22- La cima di Sasso di Palazzo Borghese e la cima gemella più bassa
23- La cima gemella con escursionisti e la faglia aperta dal terremoto del 2016 poco sotto il sentiero di cresta.
24- Cherleria (ex Minuartia) capillacea
25 – 26- Geranium argenteum dell’unica stazione dei Monti Sibillini, la più a Sud d’Italia.
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27- Potentilla apennina
28- Campanula scheuchzeri
29- Masso isolato nella valletta tra Monte Argentella e Monte Palazzo Borghese con Sempervivum arachnoideum
30- Dettaglio della foto n.29
31- Fringuello alpino (Montifringilla nivalis) morto, è già il terzo che trovo questt’anno.
32- La strada del San Lorenzo vista dall’alto con il grande Faggio della Forca di Gualdo.
33- Epipactis atrorubens con Imenotteri.
34- Digitalis ferruginea con Bombi e Xylocopa violacea (Bombo del legno)



MONTE VETTORE – ANTICIMA NORD

Salita classica dalla Valle Santa, per evitare l’orribile e degradato sentiero che sale da Forca di Presta, alla cima massima dei Monti Sibillini quindi successiva discesa fino all’anticima Nord del Monte Vettore e ritorno per lo stesso itinerario.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Il versante sud della Cima del Lago e della Punta di Prato Pulito visto dalla Valle Santa.
2- Inutile ometto di pietre sulla “strada” per il Rifugio Zilioli, come se non fosse sufficientemente visibile.
3- La Punta di Prato Pulito a sinistra e la Cima del Lago a destra, viste dalla cima del Monte Vettore.
4- La Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo, a sinistra la Cima del Lago e a destra la Cima dell’Osservatorio.
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5- La cresta da Quarto San Lorenzo alla Cima di Forca Viola., a destra il Monte Argentella.
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6 – 7 – Veduta verso Sud con foschia nelle valli ed il Gran Sasso che emerge imponente.
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8- Il Monte Camicia ed il Monte Prena.
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9- I Monti Gemelli.
10- Il versante Nord della Cima del Lago
11- I ghiaioni tra Forca di Pala e Quarto San Lorenzo
12- La Valle del Lago di Pilato vita dall’Antecima Nord del Monte Vettore.
13- L’imponenza del Pizzo del Diavolo con i segni delle frane sulle pareti e nei ghiaioni alla base prodotte dal terremoto del 2016.
14- Il torrione del “Portico”, uno dei luoghi più particolari della Valle ma anche uno dei più pericolosi.
15- Le pareti Nord del Pizzo del Diavolo
16- Zoom della foto n.15 con i massi ancora in bilico mossi dal terremoto del 2016
17- La cima del Pizzo del Diavolo con escursionista sulla cresta tra la Cima del Lago e la Cima del Redentore.
18- Zoom della foto n.1 con i massi ancora in bilico mossi dal terremoto del 2016
19- 20- La cresta che scende dall’Anticima Nord del Monte Vettore al Monte Torrone.
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21- La cresta tra il Monte Torrone ed il Monte Banditello.
22- La cima del Monte Vettore vista dall’Anticima Nord.
23- La ripidissima cresta che sale tra il Fosso di Casale ed il Fosso di Colleluce con il Sassone e, dietro, il Sasso Spaccato.
24- Zoom sul Sassone e, dietro, sul Sasso Spaccato
25- La Cima di Pretare con la catena del Gran Sasso sullo fondo.
26- Escursionisti sulla Cima di Pretare
27- Escursionisti sulla Cima del Redentore.
28- Il Lago di Pilato visto dalla cima del Monte Vettore con gli arbusti di Salix caprae che, da diversi anni, stanno crescendo nelle sue sponde.
29- Veduta verso Nord della catena dei Monti Sibillini con, da sinistra, La Cima Vallelunga che si confonde con il PIzzo Berro, il Pizzo Regina e il Monte Sibilla con l’orribile strada.
30- Il canale Nord di Quarto San Lorenzo, usato per divertenti salite invernali.
31 – 32- Sfinge colibrì (Macroglossa stellatarum) in volo su Garofano (Dianthus Sylvestris)
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33- La Stella alpina dell’appennino (Leontopodium nivale)
34- Armeria magellensis
35- Saxifraga exarata subsp. ampullacea su cuscino di Silene acaulis
36- Cuscinetto di Saxifraga exarata subsp. ampullacea
37 – 38 – 39-Campanula tanfanii.
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EVENTO

La mostra sarà aperta all’interno dell’Orto Botanico di CAMERINO in Viale Giacomo Leopardi, tutti i giorni del mese di Luglio dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.




MONTE BOVE SUD – Itinerario alternativo a picco sulla Val di Panico

L’itinerario che propongo non è un vero e proprio nuovo tracciato ma un modo diverso di vivere il Monte Bove Sud, si può definire come un itinerario alternativo.

Anziché raggiungere semplicemente la cima del Monte Bove Sud deturpata dalla vecchia stazione della funivia, dai cavi a dai piloni, propongo un giro intorno al plateau sommitale della cima, destinato tanti anni fa ad un folle progetto di trasformarlo in pista da sci, ma passando ad una quota in modo da non vedere più quelle orribili strutture e nello stesso tempo avere una visione verticale della sottostante Val di Panico.

Ho evitato deliberatamente di fotografare la stazione della vecchia funivia e gli orribili piloni rimasti a sorvegliare l’area faunistica protetta del camoscio dell’appennino poiché purtroppo sicuramente conosciuti da tutti i frequentatori di questa zona dei Monti Sibillini.

Forse prima di liberare i camosci nella zona era opportuno rimuovere i cavi, i piloni e perché no, anche la vecchia stazione della funivia.

Molte immagini, per far notare la verticalità dei pendii, riprendono volontariamente i miei scarponi proprio per far capire che sono state scattate dall’alto verso il basso e non per pubblicizzarli.

L’itinerario alternativo proposto si snoda nel perimetro della cima, scendendo dai prati sommitali dapprima verso le pendici del versante Nord, verso il cosiddetto “Canale Maurizi”, canale di salita noto ai frequentatori invernali di questa montagna, per poi proseguire in quota su ripidi pendii erbosi con vista verticale sulle sottostanti pareti rocciose che formano la testata sinistra (orografica) della Val di Panico, superando in quota il canale Nord e raggiungendo la sommità dell’uscita della via invernale alla Cascata “Torre di Luna”.

Quindi si cambia lentamente versante dirigendosi verso i pendii del lato Est sorvolando nel vero senso della parola la testata della Val di Panico sottostante la Forca Cervara.

Quindi si consiglia di proseguire tutto il versante, scendere per il sentiero della Forca Cervara e raggiungere la cima che sovrasta la Forcella stessa in modo da avere una visione di tutto il versante Est del Monte Bove Sud appena traversato.

Quindi si risale in cima per il sentiero Monte Bove Sud-Forca Cervara, anche in questo caso, se si vuole, tenendosi bassi in modo da avere la visione dei piloni ma inevitabilmente rimarrà comunque in vista la Stazione della ex funivia.

1- Cavali al pascolo al mattino presto sulla salita per la sella di Monte Bicco.
2- Camoscio curioso giunto fino a 10 metri da me, tra poco ci brucheranno l’erba sulle mani.
3- Salendo verso il Monte Bove Sud, con la frana prodotta dal sisma del 2016.
4- La Val di Bove ed il Monte Bove Nord.
5- L’uscita del canale invernale Maurizi al Monte Bove Sud., di fronte il Pizzo Berro.
6- Le pendici Nord della cresta Monte Bove Nord-Monte Bove Sud nella Val di Panico ed il Monte Rotondo a destra.
7- Le pendici sovrastanti la cascata Torre di Luna, lo spigolo a picco sulla Val di Panico.
8- Veduta verticale sui cavalli al pascolo in val di Panico
9-10- Veduta verticale verso le doline della parte laterale della Val di Panico, i pendii sotto i miei piedi rasentano la verticalità.
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11- La testata della Val di Panico con il vecchio sentiero che sale in diagonale alla Forca Cervara.
12- La cima che sovrasta Forca Cervara
13- I pendii sovrastanti dal punto più basso raggiunto sopra la Torre di Luna, a destra l’uscita del Canale Maurizi, i piloni non sono più visibili.
14-15- A sinistra la cresta che scende verso Forca Cervara
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16- La forca Cervara vista dallo spigolo sopra la torre di Luna.
17- La cima che sovrasta la Forca Cervara vista dalle pendici Est del Monte Bove Sud.
18-19 – Veduta verticale dall’uscita del Canale Est del Monte Bove Sud, oggetto di mia salita alpinistica invernale di molti anni fa, riportato a pagina 119 del mio secondo libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.
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20-21 – Il plateau sommitale del Monte Bove Sud è ricco di bellissimi esemplari di Genziana lutea.
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22- La cresta che scende dal Monte Bove Sud alla Forca Cervara.
23- La testata della Val di Panico ed il versante Ovest del Pizzo Berro.
24- La ardita cima senza nome (sperando che nessuno gli assegni un nome di fantasia) che sovrasta Forca Cervara, vista dal versante Est del Monte Bove Sud.
25- Le vallette umide del plateau sommitale del Monte Bove Sud ospitano popolazioni estese di Gentiana lutea, di fronte il Pizzo Berro.
26- Vista verticale sulla testata della Val di Panico scendendo verso la cima che sovrasta Forca Cervara.
27- Il sottile tratto di cresta che collega il Monte Bove Sud con la cima che sovrasta Forca Cervara
28- Veduta verso Sud, in fondo la strada Passo Cattivo – Capotenna.
29- La bastionata rocciosa Est del Monte Bove Sud con il canale di salita invernale salito da me anni fa.
30-31 – La cima senza nome che sovrasta Forca Cervara con il Pizzo Berro di fronte.
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32- Veduta della Val di Panico dalla cima di Forca Cervara
33- I cavalli della foto n.8 visti da due angolazioni diverse.
34- Il Pizzo Berro e Forca Cervara vista dalla cima sovrastante.
35-36 – Vista verticale sulla testata della Val di Panico.
37- La Val di Panico, sullo sfondo il Monte Rotondo a sinistra ed i Pizzo Tre Vescovi a destra
38- Le pareti Nord del Monte Bove Sud nella zona della Cascata Torre di Luna.
39- Panoramica verso Sud sulle altre cime dei Monti sibillini fino al Monte Vettore al centro e Cima del Redentore a destra.
40- Inachi Io o Pavone di giorno, una delle più colorate farfalle della fauna europea.
41 -42 – Ottimi Psalliota marcrospora.
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43 -44 – Cerastium in corso di identificazione che si trova solo nelle pareti Nord del Monte Bove Sud.
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45- Frutto di Anemone alpina.
46- La piccolissima felce di alta quota Botrichium lunaria
47- E la piccolissima orchidea di alta quota, Coeloglossum viride.
48- Il Giglio Rosso: Lilium bulbiferum subsp.croceum
49-50 – La faglia che attraversa il versante Ovest del Monte Bicco con il lieve abbassamento del terreno di circa 20-30 centimetri evidenziato dalla riga bianca alla base della placca rocciosa.
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51- Versante Nord del Monte Bove Sud con il tracciato effettuato ed i relativi punti fotografici.
52-53- Versante Est del Monte Bove Sud con il tracciato effettuato ed i relativi punti fotografici.
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MONTE CARDOSA Per la cresta Est.

Il Monte Cardosa si trova al margine dei Monti Sibillini, sulla verticale Ovest di Castelsantangelo sul Nera ed è escursionisticamente accessibile sia dalla frazione di Rapegna per ripido sentiero che risale il vallone omonimo che da Visso tramite una lunga carrareccia.

Il mio amico Giuseppe Salvucci propone un itinerario inedito e impegnativo, ripido e di oltre 1000 metri di dislivello, che risale la cresta Est del Monte Cardosa che avevo osservato da tempo ma che non avevo mai avuto modo di salire .

ACCESSO: Si raggiunge in auto l’abitato di Castelsantangelo sul Nera passando per Visso quindi superata la piazza con le attività commerciali si prosegue in direzione di Castelluccio, alla prima curva quando inizia la salita, una deviazione a destra conduce alla frazione di Rapegna. Si prosegue in auto la strada di fondovalle per altri 600 metri  fino ad incrociare una ripida salita a destra che termina più in alto in corrispondenza di alcune case diroccate e stalle dove si parcheggia (348928,7 E – 474956,5 N; 790 m.).

DESCRIZIONE: Si continua a piedi il tratturo che sale ripido nel bosco costeggiando sulla sinistra il fosso della Valle di Rapegna per 1500 metri fino ad uscire su un prato con sorgente d’acqua (1 ora, 347561,3 E – 4748831,4 N; 1180 m.). Si sale sopra al prato a destra fino ad intercettare un ampio stradone che, in piano, ad una quota di circa 1180 metri, si inoltra nel bosco, in direzione Est (347543,9 E – 4748889,2 N).

Si segue il tratturo in leggera salita per circa 1,5 chilometri, superando tre ampi valloni boscosi fino ad uscire su una zona più aperta proprio in corrispondenza della cresta Est (30 minuti, 348192 E – 4750312,4 N; 1335 m.).

Da qui si risale liberamente il ripido prato sopra al tratturo  mantenendosi verso il filo di cresta fino a raggiungere una barriera rocciosa continua che obbliga a deviare nettamente sulla sinistra fino ad un canalino erboso con grande cespuglio di alberi alla base che permette di scavalcarla (20 minuti, 347873,7 E – 4750030,3 N; 1485 m.).

Si sale su ripido prato passando al centro di altre formazioni rocciose isolate, questo è il tratto più ripido del percorso ed è consigliato l’uso di una piccozza.

Oltre questa seconda barriera rocciosa si devia lentamente verso destra per ripidi prati per tornare a riprendere il filo di cresta oltre la sommità del poggio roccioso appena superato (15 minuti, 347765,3 E – 4750078,4 N; 1580 m.).

Da questo punto la cresta si fa meno ripida e con altri 700 metri di salita costante si raggiunge la croce della cima del Monte Cardosa (30 minuti, 347145,9 E – 4749926,9 N; 1820 m.).

DISCESA: Dalla cima del Monte Cardosa si scende liberamente per prati e tratti alberati nel versante Sud-ovest in direzione della strada sterrata che si vede sottostante.  Raggiunta la strada ci si dirige verso sinistra (Sud-est) fino ad incontrare il tratturo che scende nel vallone sottostante fino alla sorgente e da qui si scende per il sentiero di salita del fosso fino a Rapegna.

1- La seconda parte dell’itinerario, nel tratto di salita della cresta Est.
2-3- Dettaglio dell’itinerario nel tratto più impegnativo per il superamento della barriera rocciosa.
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4- Dettaglio dell’ultimo tratto di cresta Est prima della cima.
5- Veduta di Castelsantangelo sul Nera dal tratto aperto sopra al tratturo nel bosco.
6- Il punto dove si apre il tratturo nel bosco e si inizia la salita.
6- La Cresta Est., in alto la barriera rocciosa che si supera a sinistra.
7- Avvicinamento alla barriera rocciosa, sul margine sinistro si nota il grosso cespuglio alla base del canalino erboso di risalita.
8- La barriera rocciosa
9 – 14- Fasi di salita con veduta di Castelsantangelo sul Nera sempre più in basso.
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15- Il Poggio posto sopra alla barriera rocciosa, visto dalla cresta sovrastante.
16- L’ultimo tratto di facile cresta prima della cima del Monte Cardosa.
17- La croce di vetta del Monte Cardosa.
18- Pianta satellitare del percorso proposto. ROSSO: Itinerario di salita GIALLO: Itinerario di discesa



IL NEVAIO DI BUGGERO – 2022 Immagini nel tempo.

La zona denominata “Buggero” situata nel versante Nord del Monte Cacamillo, nel gruppo Nord dei Monti Sibillini, è un ambiente selvaggio e poco conosciuto che regala luoghi inusuali come le Grotte omonime e i ruderi della chiesina dei Frati di Rio Sacro riscoperte poco tempo fa.

L’imbuto del Monte Cacamillo regala invece la magia di un enorme nevaio di accumulo delle grandi slavine invernali che scendono dai ripidi pendii erbosi sovrastanti, alto delle volte anche oltre 25 metri, ad oggi l’unica zona dei Monti Sibillini che, grazie ad un buon innevamento invernale, conserva ancora neve nonostante le alte temperature di questi ultimi due mesi e nonostante la quota di appena 1400 metri.

In questa raccolta di immagini mie e dei miei amici ho voluto documentare l’evoluzione di questo nevaio dall’inizio della primavera ad oggi.

In questo sito sono già riportati diversi articoli che riportano immagini del sito, anche invernali, e descrivono l’itinerario di accesso alla zona a cui rimando.

Ricordo anni passati con inverni molto nevosi che il nevaio rimaneva fino ad Ottobre inoltrato e solo un anno rimase una chiazza di ghiaccio che arrivò ad essere ricoperta dalla successiva neve invernale.

Mio nonno mi raccontava che il fratello che vendeva granite ad Acquacanina, d’estate si recava a Buggero e alla Valle dell’Acquasanta per prelevare il ghiaccio necessario alla sua attività.

Un grazie di cuore ai miei amici Manuel O. e Patrizio R. che mi hanno concesso le loro immagini permettendomi di realizzare questa particolare galleria.

Sarò grato a chi vorrà continuare a monitorare lo sviluppo del nevaio inviandomi nuove immagini.

28 MARZO – Ph. Patrizio R.

16 APRILE – Ph. Patrizio R. – Gianluca Carradorini

Man mano che la neve si compatta inizia a galleggiare l’erba trascinata dalle slavine.

25 MAGGIO – Ph. Patrizio R.

Ph. Patrizio R.

15 GIUGNO – Ph. Patrizio R.

Ormai ad inizio estate la neve non si vede più in quanto completamente sommersa dall’erba trascinata dalle slavine che magicamente “galleggia” sopra e nello stesso tempo la difende dai raggi solari rallentandone lo scioglimento.

2 LUGLIO – Ph. Manuel O.

7 LUGLIO – Ph. Gianluca Carradorini

10 AGOSTO Ph. Gianluca Carradorini – Manuel O.

Interessante Leontodon spp. in corso di identificazione che colonizza le pareti verticali stillicidiose di Buggero.
Un piccolo capriolo annegato nel canale della centrale elettrica

21 AGOSTO il nevaio, nonostante la torrida estate ancora tiene duro, grazie a Nicola M. di Perugia per il contributo.