CIMA DI VALLINFANTE Da Macchie per la Fonte delle Vene e le Porche di Vallinfante.

L’itinerario ad anello proposto, come di consueto, non è riportato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini ed è indicato solo in traccia senza numerazione in alcun carte del gruppo montuoso, è stato effettuato il 30 aprile 2022 con Federico, Alicia, Davide e Valentina.

E’ un itinerario lungo ed impegnativo, consigliato a buoni camminatori, presenta infatti uno sviluppo di più di 12 chilometri e oltre 1000 metri di dislivello in quanto si parte dai 1070 metri di Macchie di Vallinfante fino a raggiungere i 2113 metri di Cima di Vallinfante, attraversando un versante praticamente sconosciuto alla maggior parte degli escursionisti dei Monti Sibillini, la zona delle “Pianelle” fino alla Fonte delle Vene e proseguendo in quota per tutte le “Porche di Vallinfante” fino a raggiungere la cima omonima per poi scendere a Macchie per il Passo Cattivo e la Fonte del Lupo – Fonte Raiole.

Presenta qualche difficoltà di orientamento per uscire dall’ultimo tratto di bosco fino ai prati sommitali prima della Fonte delle Vene in quanto recenti slavine hanno degradato il sentiero che risulta poco visibile.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Castelsantangelo sul Nera quindi si prosegue nel fondovalle in direzione di Vallinfante – Sorgenti del Nera, proseguendo in salita con due tornanti si raggiunge la frazione di Macchie dove si parcheggia su un prato in corrispondenza di uno slargo di una curva con muretto in cemento poco prima di ciò che rimane della frazione distrutta dal terremoto del 2016 (351725,3 E – 4750966,5 N; 1070 m.).

DESCRIZIONE: Dalla curva del parcheggio sale un tratturo in netta salita, dopo circa 50 metri, sotto ad uno stazzo recintato (foton.1), si dirama a destra un largo sentiero in piano in direzione Est aggirando a bassa quota il Colle la Croce (351797,3 E – 4750991,6 N; 1080 m.). Il comodo sentiero dapprima attraversa la zona denominata “Frascare” caratterizzata da resti di campi ormai incolti (foto n.2) e ricoperti da piante, divisi da vecchi muretti a secco e si inoltra in salita nel bosco. Ignorando alcune deviazioni sia a destra che a sinistra meno evidenti si aggira il costone della montagna nella zona denominata “Le Pianelle” caratterizzata da delle radure nel bosco che aprono la vista sul Monte Cardosa e sul Monte Prata. Dopo circa un chilometro di sentiero si raggiunge una radura nel bosco (foto n.5; 40 minuti, 352464,1 E – 4750374,4 N; 1260 m.) caratterizzata da un alto muretto a secco di contenimento dove forse erano presenti delle carbonare, qui il sentiero si fa meno evidente ma si prosegue sempre verso Est in netta salita fino a raggiungere in breve un tratto di bosco in media pendenza distrutto da recenti valanghe (foto n. 6-7) . Consiglio di salire il tratto costeggiando il bosco anziché raggiungere il tratto devastato senza alberi in quanto meno faticoso. In ogni caso bisogna raggiungere i prati sovrastanti meno ripidi dove, in corrispondenza di una cresta rocciosa in salita ed un grosso Faggio isolato si ritrova la traccia di sentiero (foto n. 8-9; 20 minuti, 352965,2 E – 4750571,6 N; 1485 m.). Da questo punto il sentiero si fa netto e taglia in salita un inciso canalone detritico con una piccola grotta posta una decina di metri sopra al sentiero (foto n.12-13; 353115,6 E – 4750615,2 N; 1510 m.) , si prosegue sempre in salita affacciandosi nel grande canalone detritico dove è presente la Fonte delle Vene provvista di ottima acqua (foto n. 14-15; 30 minuti, 353308,4 E – 4750640,2 N; 1530 m.). Si prosegue sempre verso Est prendendo sempre la traccia in salita più evidente in quanto la fonte, essendo frequentata d’estate da mandrie di bovini, presenta elevato degrado e numerose deviazioni che confondono le idee. In breve si raggiunge una spianata erbosa delimitata ad Est da un inciso fosso che a primavera porta acqua (10 minuti, 353468 E – 4750590,4 N; 1570 m.)

Dal pendio ghiaioso sovrastante scende da sinistra un sentiero che proviene da Colle La Croce che si deve ignorare, invece ci si addentra nel canale detritico a destra dove una traccia sale nel fondo risalendo il ramo sinistro, passando sotto ad un tratto di rimboschimenti a pini e larici fino ad uscire dal canale e raggiungere un prato a destra (foto n.18-20; 10 minuti, 353468 E – 4750590,4 N; 1570 m.) dove sopra si scorge un sentiero che sale in diagonale verso le Porche di Vallinfante (foto n.21-22). Si prende il sentiero e lo si segue in direzione del Monte Porche, ci si avvicina allo Scoglio della Volpe, caratterizzato da una profonda frattura del terreno prodotta dal terremoto del 2016 (foto n.26) già visibile dal sentiero (vedere articolo FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016). Se si segue fedelmente il sentiero in costante ma lieve salita si attraversano i vari canali delle Porche di Vallinfante fino a giungere quasi sulla verticale dello Scoglio della Volpe dove un tornante (1 ora, 354636,7 e – 4749660,2 n; 1920 m.) sempre in netta salita fa cambiare direzione fino a raggiungere, in 20 minuti, la cresta tra il Monte Porche e la Cima di Vallinfante, da questa, proseguendo verso nord, si giunge in cima. Oppure se non si vuole allungare, giunti prima dello Scoglio della Volpe, sulla verticale della Cima di Vallinfante, (354377,5 E – 4750022,7 N; 1835 m.) si sale dritti su pendii ripidi ma caratterizzati da cotica erbosa scalettata che facilita la salita fino alla cima omonima (40 minuti, 354610,5 E – 4750517,6 N; 2113 m.).

DISCESA: Dalla Cima di Vallinfante si scende per ripida cresta in direzione Nord fino ad una sella che sovrasta la Valle Orteccia per poi risalire la Cima di Passo Cattivo (20 minuti). Si scende quindi per comodo sentiero al disastrato Passo Cattivo (20 minuti) mantenendosi verso il prato anziché percorrere la cresta resa pericolosa della frane prodotte dal terremoto del 2016 fino a raggiungere la strada che scende verso il Monte Cornaccione. Si percorre la strada fino a superare tutte le formazioni rocciose sottostanti che conformano il Passo Cattivo e dopo un lieve tratto in salita della strada essa ridiscende in corrispondenza di un canalone al termine del quale si raggiungono i pendii ghiaiosi del rimboschimento a pini dove si nota un evidente sentiero che scende a tornanti (20 minuti, 352822,8 E – 4752370,3 N; 1835 m.). In breve si raggiunge la Fonte del Lupo (foto n.48; 10 minuti, 352685,5 E – 4752169,8 N; 1700 m.), si continua la discesa verso sinistra in direzione di uno sperone roccioso (foto n. 51-52) al margine del rimboschimento oltre il quale si attraversa il canalone costeggiato in alto dalla strada. Si prosegue per evidente sentiero a volte addirittura segnalato che scende a tornanti verso la vallata sottostante. Si raggiunge un tratto boschivo sotto alle pareti del Passo Cattivo e continuando la discesa appena usciti dal bosco si intercetta la strada sterrata che in breve raggiunge la Fonte Raiole (40 minuti, 352056,3 E – 4751394,7 N; 1210 m.) e da qui in altri 30 minuti si giunge a Macchie dove si è parcheggiata l’auto

VARIANTE: E’ possibile anche una variante di salita anziché dal parcheggio deviare poco dopo a destra si continua a salire per la strada sterrata di fondovalle (che si percorre poi in discesa) si raggiunge Fonte Raiole e si continua la salita fino a raggiungere l’ampio bosco sotto al Passo Cattivo dove, con un po’ di fatica, si intercetta un sentiero sulla destra che si addentra nel bosco e risale con un lungo traverso fino a Colle la Croce. Dalla Croce si continua la traccia sul versante opposto che scende in diagonale in direzione del rimboschimento a pini a larici che si intercetta nell’itinerario di salita descritto, quindi si prosegue come descritto sopra, questo itinerario l’ho percorso molti anni fa. Da tenere conto che da Colle La Croce sale per il crestone erboso in direzione di Passo Cattivo un vecchio, ripido e impegnativo sentiero che, prima del terremoto del 2016, permetteva di raggiungere il Passo Cattivo in corrispondenza della cresta attualmente franata, tale sentiero è assolutamente da evitare per l’elevato rischio di frane e cadute di massi.

Consultare anche l’itinerario : PASSO CATTIVO, SOTTO ALLE PARETI DEL VERSANTE OVEST DA MACCHIE DI VALLINFANTE Giugno 2020.

PROPOSTA DI ESPLORAZIONE: Dal pendio sottostante il canale della Fonte delle Vene parte un sentiero in piano che si inoltra nella parte mediana delle Porche di Vallinfante e che conduce, secondo alcune carte, alla Fonte dell’Acero. Dalla Fonte la traccia sembra proseguire nella zona più ripida e selvaggia delle Porche di Vallinfante fino ad uscire sotto allo Scoglio della Volpe e ricongiungersi con il sentiero che proviene dalla Fonte della Giumenta, tale itinerario sarà oggetto di una prossima esplorazione ma nel frattempo se qualcuno lo percorre mi dia notizia ed immagini che provvederò pubblicarne la descrizione.

1- La deviazione a destra sotto allo stazzo recintato, a 50 metri dall’auto
2- I vecchi campi di Macchie delimitati da muretti a secco e ormai ricoperti da alberi
3- La prima radura nella zona “le pianelle” con vista sul Monte Cardosa.
4- Il sentiero nel bosco dopo “le pianelle”
5- La radura con il grande antico muro a secco prima del tratto degradato dalle slavine.
6- Il margine del tratto di bosco distrutto dalle slavine che bisogna risalire fino al prato sovrastante.
7- Il tratto di bosco degradato dalle slavine con il Monte Prata di fronte.
8- La cresta rocciosa sopra al tratto degradato dalle slavine con il grande faggio isolato sopra il quale si ritrova il sentiero, visibile alla sua destra.
9- Il grande faggio isolato con il camping di monte Prata di fronte.
10- Il sentiero si ritrova evidente oltre la cresta rocciosa, in alto la Cima di Vallinfante, mèta dell’itinerario proposto (ph. Alicia).
11- Il fondo il Monte Porche con i ripidi canali delle “Porche di Vallinfante”.
12- Il canale detritico con la grotticella, poco prima della Fonte delle Vene.
13- Il traverso fino alla Fonte delle Vene visibile nel canalone detritico.
14- La Fonte delle Vene.
15- L’antico muretto a secco della Fonte delle Vene.
16- Il traverso della foto n. 13 visto da oltre la Fonte delle Vene.
17- La spianata a monte della Fonte delle Vene, sul pendio di fronte sopra la canale detritico si nota il sentiero che sale in diagonale verso la Cima di Vallinfante in alto.
18- Il ramo sinistro del canale detritico che si deve risalire fino a sotto il rimboschimento di pini e larici visibile in alto.
19- ramo di pino finemente lavorato dai tarli.
20- Il ramo sinistro del canale detritico sotto al rimboschimento.
21- 22- La spianata erbosa di lato al rimboschimento dove sale il sentiero per le Porche di Vallinfante.
22- (ph. Alicia)
23- Il rimboschimento a pini e larici sotto alla Cima di Passo Cattivo visibile in alto.
24- Il rimboschimento della foto n.23 con il sentiero che proviene da Colle La Croce, visibile nel pendio a sinistra sullo sfondo.
25- Il canale detritico e la spianata erbosa con il sentiero sotto al rimboschimento delle foto n.20-21-22, viste dal sentiero che sale verso la Cima di Vallinfante
26- La zona fortemente fratturata dal terremoto del 2016 posta sopra allo Scoglio della Volpe, visibile nel margine destro della foto (vedere articolo: FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016) .
27- Risalita del pendio sulla verticale della Cima di Vallinfante, in alto in corrispondenza degli accumuli di neve.
28- Il pendio di risalita nella zona delle Porche di Vallinfante.
29-Il Colle La Croce ed il rimboschimento delle foto n. 23-24.
30- Le rocce sotto alla Cima di Vallinfante, a sinistra la Cima di Passo Cattivo.
31- Discesa dalla Cima di Vallinfante con il ripido canalino Nord innevato salito in occasione dell’itinerario: LA GRANDE FRANA DI VALLE ORTECCIA – CIMA DI VALLINFANTE PER IL CANALE NORD.
32 – 33- la cresta dalla Cima di Vallinfante (a destra) che prosegue verso la Cima di Passo Cattivo.
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34- La Valle Orteccia e la Cima Cannafusto.
35- Il Pizzo Berro a sinistra e il Pizzo Regina (o Monte Priora) a destra.
36- Il Passo Cattivo visto dalla cima omonima, a destra il Monte Bove Sud.
37- La Cima di Passo Cattivo con lo sfondo della Cima Cannafusto.
38- La zona denominata “Le Fosse” con il laghetto e la strada che da Passo Cattivo scende a Capotenna, sullo fondo il Monte Bove Sud.
39- L’uscita del ripido canale di salita invernale de “Le Fosse” descritto a pagina 98 del mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.
40 – 41- I torrioni franati del Passo Cattivo, dalle foto fatte nel 2017 dopo il terremoto la situazione è sempre in peggioramento.
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42 – 43- Le grandi frane del Passo Cattivo.
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44- Al Passo Cattivo, proprio nei pressi di una frana, una lapide ricordativa di un amante dei nostri Monti scomparso.
45- Scille (Scilla bifolia VELENOSA) al Passo Cattivo, sullo sfondo il Pizzo Berro ed il Pizzo Regina.
46- Una trincea prodotta dal terremoto del 2016, già fotografata nel 2017.
47- Il Passo Cattivo visto dal sentiero che dalla strada scende verso la Fonte del Lupo.
48- La Fonte del Lupo
49- Lo spuntone roccioso da cui si scende dalla Fonte del Lupo verso Macchie di Vallinfante (ph. Alicia).
50- Pini sradicati dalle slavine nel rimboschimento a valle della strada Cornaccione-Passo Cattivo
51 – 52- Lo spuntone della foto n.49
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53- Dallo spuntone a valle della Fonte del Lupo si scende nel canalone che scende direttamente dalla strada soprastante.
54- Le frane del versante Ovest del Passo Cattivo.
55 – 56- Durante il tragitto dell’escursione abbiamo trovato due palchi di Cervo maschio.
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PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO PROPOSTO
Rosso: Itinerario di salita
Giallo: Itinerario di discesa
DETTAGLIO SATELLITARE DI MACCHIE DI VALLINFANTE con inizio percorso di salita e fine discesa



LE GROTTE DI BUGGERO o “De Lu Purgiaru”.

Il 16 aprile 2022, con Alicia, Romina, Manuel, Federico, Davide, Francesco, Ivana e Luciano, abbiamo finalmente ritrovato le Grotte di Buggero o dette in zona anche “Grotte de lu Purgiaru” (forse perché usate da un pastore tirchio-pidocchioso o sporco), due cavità naturali non censite nel Catasto delle Grotte delle Marche (http://www.ambiente.marche.it/Ambiente/Natura/Turismosostenibile/CatastoGrotte.aspx) ma descritte nel libro “I SENTIERI DEL SILENZIO” di Andrea Antinori in un itinerario complesso, in modo vago e con un grave errore nella didascalia di una foto del luogo il che fa supporre che probabilmente non sono mai state raggiunte dall’autore ma conosciute solo grazie a indicazioni orali di anziani della zona. Sulla base delle informazioni ricevute da un anziano di Bolognola che ancora ricorda l’ubicazione delle grotte, abbiamo effettuato una ricerca nella zona che ci ha permesso di ritrovarle, tra l’altro anche abbastanza facilmente, grazie alla precisione delle indicazioni.

Dalla documentazione storica sembra che tali grotte siano state usate da frati eremiti nel XII – XIII secolo e sono sicuramente collegate al millenario sentiero che collegava l’Abbadia di Rio Sacro con Bolognola dove, il cui tragitto contemplava anche un rifugio in pietra posto poche centinaia di metri più a valle delle grotte ed indicato nel percorso descritto a Novembre del 2021 : MONTE CACAMILLO – SENTIERO PER I CAMPI DI BUGGERO – VECCHIO RIFUGIO DEI FRATI a cui rimando per la descrizione.

Si consiglia di ripetere l’itinerario in tardo autunno o ad inizio primavera, quando il bosco è spoglio in quanto permette cosi di identificare meglio la zona rocciosa con i Lecci (Quercus ilex) sempreverdi alla base della quale sono presenti le grotte.

ACCESSO: Come per l’itinerario sopra indicato: la centrale idroelettrica di Bolognola si raggiunge dalla Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro, si prosegue per altri 400 metri fino a trovare una stretta deviazione asfaltata a destra che scende e la si segue fino ad un tornante con slargo a destra, prima del ponte della centrale, dove si parcheggia (352190,2 E – 4763361,8 N; 750 m.).

DESCRIZIONE: Dallo slargo si scende a piedi verso la centrale, al ponte si scende al fiume e si costeggia il perimetro del muro di cinta, con molta attenzione, fino al suo termine, nella parte posteriore ella centrale, dove, oltre la recinzione, parte un sentiero che sale nettamente nel bosco. Il comodo sentiero si snoda con 24 tornanti in salita fino alla casetta Piemà dove termina il canale di accumulo della condotta forzata della centrale (1 ora, foto n.1).

Si costeggia lungo la recinzione del canale fino al termine dove poi c’è una parte sotterranea e dopo alcuni centinaia di metri ritorna scoperto per un breve tratto. Terminata la parte di canale a vista si prosegue per circa 200 metri fino a vedere da lontano delle rocce sopra e sotto l’intaglio del canale con numerosi Lecci sempreverdi abbarbicati sui torrioni (gli unici della zona). Qui, (352591,4 E – 4762412 N; 1055 m.) a circa metà strada dal canale scoperto alle rocce, si scende liberamente nel bosco sottostante (30 minuti, bollo rosso in un grande albero), con attenzione, per circa 200 metri mantenendosi verso destra in corrispondenza della base delle rocce che caratterizzano questo tratto di montagna. Giunti alla base del torrione roccioso uno spigolo permette di aggirare il versante (30 minuti, 352629 E – 4762332 N; 995m.) e scoprire così la parete opposta al di sotto della quale sono presenti le due cavità.

La prima cavità che si incontra è parzialmente nascosta da un grosso albero che è cresciuto proprio nel suo ingresso, continuando altri 50 metri si scopre la seconda grotta, un po’ più piccola e nascosta da una lama rocciosa. Alla base del torrione roccioso che forma le due grotte si nota una traccia di una antico sentiero che si inoltra nel bosco sottostante e forse collegava le grotte alla chiesina di cui abbiamo ritrovato alcuni resti di muri, situata alcune centinaia di metri di dislivello più in basso.

RITORNO: Stesso itinerario fino al canale quindi si consiglia di proseguire il canale dove sono presenti il Fosso e le Cascate di Buggero (15 minuti) dove a primavera si può osservare un notevole accumulo di neve prodotto dalle slavine invernali che scendono dall’imbuto Nord del Monte Cacamillo, a circa metà strada, si può osservare sopra al canale un muretto a secco e uno scavo dove veniva preparata la calce per la costruzione del canale. Mentre ritornando indietro alla Casetta Piemà si può salire la cresta erbosa soprastante fino al Puntome Piemà per raggiungere la Cima del Monte Cacamillo per la ardita e rocciosa cresta della Costa dei Frati il cui itinerario è descritto a pagina 68 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”.

1- La Casetta Piemà dove termina il canale di accumulo e inizia la condotta forzata della centrale di Bolognola (Ph. Manuel).
2- Il canale di accumulo nel tratto scoperto.(Ph. Manuel).
3- Il tratto di canale sotterraneo subito dopo il secondo tratto a vista, in fondo sulle rocce sopra la canale si vedono de Lecci sempreverdi, qui si scende nel bosco.
4- Oltre lo spigolo a destra si scopre la prima grotta, più ampia ma nascosta da un tronco di un grande albero e da un piccolo Leccio.
5- Dettaglio della prima grotta.(Ph. Alicia).
6- Le dimensioni della prima grotta.
7- Il fondo della prima grotta con le pieghe delle rocce che l’hanno formata, con un po’ di fantasia sembra vedere due busti umani con aureola. (Ph. Manuel).
8 – 9 – 10 – 11- La seconda grotta più piccola ma più profonda.(Ph. Romina).
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11- (Ph. Manuel).
12- Lo scavo presente a monte del canale, poco prima dell’imbuto di Buggero, dove probabilmente veniva preparata la calce necessaria per le opere murarie del canale .(Ph. Francesco)
13- Il muretto a secco che delimita lo scavo della foto n.12, visto dal canale.
14 – 15- L’imbuto di Buggero ricolmo di neve dalle slavine invernali, anche se di solito la neve in questo periodo supera la cascata.
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16- Il canale visto dalla sommità del cumulo di neve (Ph. Francesco).
17- Il piccolo tratto di cascata che non è stato sommerso dalla neve, qui il cumulo è alto circa 20 metri ed è MOLTO PERICOLOSO avvicinarso al bordo della cascata in quanto crea una galleria sotto alla neve che può sprofondare. (Ph. Alicia)
18- Dalla Casetta Piemà saliamo verso il Puntone Piemà da dove si ha una veduta centrale della Valle del Fiastrone da Bolognola al Lago di Fiastra.
19- Il versante Sud del Monte Coglia
20 -21 – Il “Termine” di Bolognola, cippo di calcare sulla cima del Puntone Piemà che segna il confine tra Bolognola ed Acquacanina.
21- Veduta di Bolognola
22- Il Puntone Piemà con il “Termine” di pietra.
23- Le pendici Nord del Monte Cacamillo dove addirittura nel bosco di fronte si osserva un vecchio sentiero che si dirige verso l’imbuto di Buggero che veniva usato anticamente per la raccolta della legna abbattuta dalle slavine.
24- La cresta rocciosa de La Costa dei Frati sale verso il Monte Cacamillo, per raggiungere la cima si deve salire per l’mbutino a destra della fascia rocciosa che chiude la cresta.
25- L’aerea cresta rocciosa di Scaglia Rossa de La Costa dei Frati, a sinistra si nota la strada di breccia che scende a Rio Sacro e quella sopra parallela asfaltata che conduce alla Centrale idroelettrica mentre sopra a tutte la strada Fiastra-Bolognola.
26- Veduta verso Nord con il Monte Fiegni a destra dei miei amici e sullo sfondo il Monte San Vicino a sinistra.
27- Le rocce da cui forse proviene il cippo del Puntone Piemà.
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29 (Ph. Romina)
30- Versante Est del Puntone Piemà con il percorso per il raggiungimento delle Grotte di Buggero, visto da Bolognola.
Pianta satellitare del percorso proposto.
ROSSO: Itinerario di accesso
ROSSO TRATTEGGIATO: Itinerari proposti per Buggero o per M. Cacamillo



MONTE CASTELLO E CASTELLACCIO. Altre cime poco conosciute che dominano il Piano Grande.

Anche questo itinerario proposto è poco frequentato, facile, adatto a tutti e permette di avere una visione aerea completa del Piano Grande dalla parte opposta del Monte Guaidone, il cui itinerario di raggiungimento è stato descritto in questo sito soltanto una settimana fa, in cui si è passati da condizioni invernali con innevamento seppure scarsissimo alle attuali condizioni di primavera inoltrata.

Tale cima, pur essendo alta solo 1588 metri, presenta un dislivello molto ripido di 300 metri dal Piano Grande in quanto propongo di partire direttamente dalla strada Castelluccio-Norcia in corrispondenza del temine del Piano ed inizio della salita per il Valico di Castelluccio .

Tale salita è sicuramente più impegnativa e interessante rispetto all’eventuale itinerario di raggiungimento alla cima che può essere effettuato più facilmente dal Valico di Castelluccio prendendo il sentiero per Costa Precino fino al Monte Ventosola per deviare a destra per il Castellaccio e quindi per il successivo Monte Castello ma con ritorno obbligato per lo stesso itinerario in quanto il Monte Castello è una cima separata che deve essere raggiunta appositamente.

Invece l’itinerario che propongo permette un giro ad anello scendendo direttamente per la bellissima Valle Caprelli o dal Malpasso fino al Casaletto Guglielmi, per una valletta laterale del Piano Grande che rimane invisibile dalla strada e quindi meno conosciuta, in quanto racchiusa tra il Monte Ventosola ed il Monte Castello, per poi raggiungere la strada nel punto in cui si è lasciata l’auto.

In ogni caso l’itinerario prevede anche la eventuale salita al Monte Ventosola 1718 m.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il Piano Grande di Castelluccio tramite la strada provinciale n.477, se si proviene da Norcia, una volta raggiunto il Rifugio Perugia ed il Valico di Castelluccio si scende al Piano Grande, appena terminata la discesa si parcheggia dopo la curva di fianco alla strada (non sui prati, 351299 E – 4739559,8 N; 1285 m.), se si proviene da Castelluccio si scende dal paese e si prosegue in direzione Norcia, si percorre tutto il Piano Grande fino alla curva da dove inizia della salita dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dall’auto si scende nel Piano Grande in direzione Nord-ovest in direzione della cresta sovrastante, dopo circa 200 metri ci si trova alla base della cresta caratterizzata da rocce affioranti che si sale direttamente senza itinerario, su pendii piuttosto ripidi, si supera un grande masso distaccato dal terremoto ed in circa 40 minuti dall’auto si raggiunge la cima del Monte Castello (350914,6 E – 4738708,7 N; 1588 m.) da cui si osserva la nascosta Valle Caprelli sottostante il versante Ovest della montagna e tutto il Piano Grande, dall’Ingiottitoio fino alla Cima del Redentore che lo chiude a Nord-Est.

Dal Monte Castello si scende per cresta rocciosa obbligata in direzione Sud fino alla sella a 1545 m. (350979 E – 4738198,5; 10 minuti) per poi riprendere la salita, sempre caratterizzata da rocce affioranti, fino al Castellaccio (15 minuti, 351126,3 E – 4737549,5 N; 1655 m.) da cui si apre la veduta verso il Valico di Castelluccio da cui si può provenire per chi non ama le salite ripide di montagna !!!

Da qui, se si vuole raggiunge la cima del Monte Ventosola che si innalza a destra, si scende la cresta in direzione Ovest, si risale la cima di quota 1660 m. (350865 E – 4737417,7 N), si ridiscende sempre verso Ovest fino al tratturo imbrecciato sottostante quindi si risale alla cima del Monte Ventosola direttamente per pendio erboso senza tracciato (30 minuti dal Castellaccio, 350358,2 E – 4737397,4 N; 1718 m.)

DISCESA: Dal Castellaccio si scende direttamente, senza itinerario, nella Valle Caprelli sottostante nel versante Nord-ovest costeggiando la faggeta presente nel fosso che scende dalla cima fino ad intercettare un sentiero di fondovalle che, in un’ora, riporta all’auto passando nei pressi del diroccato Casaletto Guglielmi che si osserva dall’alto durante la salita (350426 E – 4739358 N; 1309 m.) tenendosi sempre verso destra in direzione Est costeggiando sempre il Monte Castello.

Dalla cima del Monte Ventosola non si scende per l’itinerario di salita ma invece si scende liberamente verso Nord-ovest per raggiungere il tratturo che attraversa in quota il versante (attraversato durante la salita) fino al canalone che scende verso la Valle Caprelli, dove si intercetta un sentiero che scende a mezza costa del versante Est del Monte Callarelle fino al canalone del Malpasso e, sempre in discesa, fino al Casaletto Guglielmi (1 ora).

Dal Casaletto in altri 15 minuti tenendosi sempre alla base del Monte Castello si raggiunge la strada da dove è iniziata la salita.

Prima di andare via dal Piano Grande non poteva mancare un giro nei vari laghetti temporanei che, grazie alla limpida giornata, si sono trasformati in tanti specchi regalando fantastiche immagini delle cime del gruppo Sud dei Monti Sibillini (foto e video 43-56).

1- Il Monte Castello a destra con la cresta di salita caratterizzata da linee di neve quindi il Monte Ventosola al centro ed il Castellaccio a sinistra, a mezza costa la strada che sale dal Piano Grande a Norcia, visti verso Sud-ovest da Castelluccio.
2- La curva della strada del Piano Grande da cui inizia l’itinerario proposto al Monte Castello con, a destra, la cresta di salita con rocce affioranti.
3- In breve si guadagna quota sul Piano Grande, di fronte il Poggio di Croce,nel margine destro il Monte Porche in lontananza.
4- La ripida cresta di salita con rocce affioranti.
5 – 7- La strada del Piano Grande con il lungo rettilineo di 4 chilometri e la Cima del Redentore che troneggia sullo sfondo, nel piazzaletto prima della curva la mia auto.
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8- Foschia mattutina al Piano Grande.
9 – 10.- Un grande masso staccato dal terremoto dalla sua base incombe sul piano sottostante.
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11- Un continuo ripido pendio con lingue di neve (visibili nella foto n.1) caratterizza la cresta di salita.
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13- La cima del Monte Castello
14 – 15- L’immensa veduta aerea del Piano Grande con i tanti laghetti primaverili, dalla cima del Monte Castello.
15- Il Fosso Mergani e i Monti della Laga sullo sfondo
16- Dalla cima del Monte Castello, il Castellaccio a sinistra ed il Monte Ventosola a destra.
17- Primi fiori primaverili: Draba aizoides
18- Primi fiori primaverili: Iberis saxatilis
19- A sinistra la già verde Valle Caprelli nel versante Ovest del Monte Castello con il Casaletto Guglielmi., una settimana fa era tutto coperto dalla neve.
20- La mia ombra scende verso Valle Caprelli con il Casaletto Guglielmi
21- Zoom sul Casaletto Guglielmi frequentato da cavalli allo stato brado.
22 – 23- Buche di talpe nel Piano Grande, dall’alto si possono notare i loro tracciati sotterranei e soprattutto il numero della loro popolazione.
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24- Il lungo rettilineo della strada del Piano Grande con il Monte Argentella sullo sfondo.
25- La forcella tra il Monte Castello e Castellaccio a sinistra e il Monte Ventosola a destra, al centro il bosco di discesa verso Valle Caprelli
26- Il Monte Castello visto dal Castellaccio, a sinistra la Valle Caprelli.
27- La Valle Caprelli sottostante il Castellaccio
28- Veduta verso Sud dal Castellaccio con la strada per Norcia ed il Valico di Castelluccio da cui si può provenire in modo più banale.
29- 30- Il Monte Guaidone, il cui itinerario di accesso ho descritto per la cresta visibile a sinistra solo una settimana fa in condizioni invernali.
30-
31- Il Piano PIccolo ed il Laghetto.
32- Zoom sul Laghetto del Piano Piccolo visto dal Castellaccio
33- Veduta verso Nord, il Monte Argentella a sinistra con i canali gemelli e Cima di Forca Viola a destra.
34- La Cima di Passo Cattivo al centro , il PIzzo Berro che emerge dietro, il Monte Prata sottostante in primo piano con la strada per Fonte della Giumenta.
35- Sempervivum arachnoideus si confonde con i licheni delle rocce del Castellaccio.
36- La prima parte di Valle Caprelli sotto al Castellaccio, a destra le pendici del Monte Castello.
37- La Valle Caprelli ed il Castellaccio a sinistra del bosco.
38- Riparo di lamiera di pastori trascinato probabilmente dal vento dai pendii soprastanti nel Fosso del Malpasso, in questi ultimi anni ho documentato numerosi abbandoni indiscriminati di rifiuti vari da parte dei pastori estivi che frequentano i Monti Sibillini.
39 – 40- Il fondo della Valle Caprelli con il Casaletto Guglielmi e numerosi cavalli.
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41 – 42- Le centinaia di buche delle talpe viste dal basso anzichè dall’alto come nelle foto 22-23
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43- 44- Il Monte Porche ed il Monte Argentella.
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45- La parte terminale della catena dei Monti Sibillini, dal M.Porche alla Cima del Redentore.
46- 47- La Cima del Redentore con i suoi più di 1000 metri di dislivello dl Piano Grande.
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48- Fioritura di Crocus vernus nei pressi dei laghetti temporanei del Piano Grande
49- 50- Il Monte Guaidone, la cui salita è stata descritta una settimana prima del presente itinerario
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51- La cresta Forca di Presta -Monte Vettoretto e la Valle Santa sulla sinistra.
52- Dettaglio dell’erba che spunta dall’acqua dei laghetti temporanei del Piano Grande con le strisce di neve della Cima del Redentore che si rispecchiano nel laghetto.
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57- PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO PROPOSTO PER MONTE CASTELLO
ROSSO: Itinerario di salita
GIALLO: Itinerari di discesa



MONTE GUAIDONE Una cima poco conosciuta posta a cavallo dei Piani di Castelluccio

l’itinerario proposto è poco frequentato, facile, adatto a tutti e permette di avere una visione aerea completa dei due dei tre piani carsici di Castelluccio, il Piano Grande ed il Piano Piccolo con il bellissimo Laghetto, quest’ultimo piano meno conosciuto in quanto rimane nascosto proprio dal Monte Guaidone.

Tale cima, pur essendo alta solo 1647 metri, presenta un dislivello di circa 400 metri dai due piani carsici e presenta un panorama davvero unico sui piani di Castelluccio e sul versante Ovest della catena dei Monti Sibillini con l’imponente Cima del Redentore in primo piano.

Si consiglia di effettuare l’escursione o in primavera intorno alla metà di maggio per avere una visione dall’alto anche della fioritura spontanea (non dei campi coltivati) del Piano Grande, già riportata in articolo in questo sito (la fioritura spontanea primaverile a Castelluccio) o verso la metà di Ottobre quando le faggete della Macchia Cavaliera del Piano Piccolo si tingono dei colori autunnali.

D’inverno è una salita che può essere molto divertente con le ciaspole ma richiede maggiore pratica in quanto si devono affrontare due tratti di ripida salita.

ACCESSO: Si consiglia di raggiungere in auto il Ranch-camping (352485,3 E – 4740756 N; 1280 m.) presente nel Piano Grande, se si proviene da Norcia, lo si trova sulla strada Provinciale n.477 del Piano Grande a circa 2 km prima della salita per Castelluccio, se si proviene da Castelluccio si scende dal paese e si prosegue in direzione Norcia fino a circa metà del Piano Grande.

DESCRIZIONE: Dal Ranch si prende il tratturo in direzione Est che si inoltra nel Piano Grande in direzione della Valle del Bonanno-Pian Piccolo chiusa tra il Monte Guaidone e La Rotonda (15 minuti, foto n.1 -2).

Giunti all’imbocco della valle (2 km dall’auto, 354058 E – 4739637,8 N; 1290 m., foto n.5) si può salire il più ripido pendio di destra (itinerario di salita n.1) dove si nota una traccia che in circa 20 minuti conduce alla facile cresta Nord che si fa un po’ più ripida solo nell’ultimo tratto, visibile dal Ranch, in altri 30 minuti (1,5 km totale di cresta) conduce alla cima del Monte Guaidone (353861,4 E – 478115,8 N; 1647 m.).

Oppure si prosegue dopo la strettoia della valle ancora per altri 700 metri fino a superare in vallone che scende dal versante Nord del Monte Guaidone, si raggiunge la base della seconda cresta Nord (itinerario di salita n.2) , parallela alla prima, più lunga ma meno ripida, che sale sempre a destra verso il Monte Guaidone, e si risale senza tracciato, in meno di un’ora si raggiunge la cima.

DISCESA: O per lo stesso itinerario di salita oppure, se si vuole allungare, dalla cima si consiglia di scendere per la cresta Sud in direzione della Collina Carbonara fino a raggiungere la strada sterrata che dal valico di Castelluccio scende per il Pian Piccolo (30 minuti, 352940,8 E – 4737146 N; 1410 m.).

Da questo punto si hanno due possibilità:

1- Si continua la strada sterrata in piano verso Ovest che si inoltra nel bosco fino al parcheggio Scentinelle, si prosegue sempre nel bosco fino al valico dove, in 30 minuti, si intercetta la strada asfaltata proveniente da Norcia che scende a Castelluccio, dal piazzale panoramico si nota una traccia che scende sottostrada e velocemente conduce al Piano Grande fino ad un bivio nella zona denominata Carbonara, alle pendici della Costa Sassetti, prendendo il tratturo di sinistra si raggiunge il Fosso Mergani e l’inghiottitoio (351686,2 E – 4738171,7 N; 1255 m.) quindi per prati dirigendosi verso la strada asfaltata a sinistra, in circa 40 minuti si raggiunge il ranch (consigliata a chi non conosce l’Inghiottitoio ed il Fosso Mergani e a primavera per osservare la fioritura spontanea) oppure prendendo il tratturo di destra si costeggia tutto il Fosso Mergani passando alla base delle pendici Ovest di Costa Faeto del Monte Guaidone fino ad incrociare il tratturo preso per la salita, quindi brevemente verso sinistra si raggiunge il Ranch,

2- Si continua la strada sterrata in discesa verso il Piano Piccolo raggiungendo i ruderi del Silos Amati e il Laghetto del Pian Piccolo (15 minuti, 354057 E – 47371154,5 N; 1330 m.; consigliata in primavera per le fioriture ed in autunno per ammirare i colori delle faggete del versante Nord di Monte Macchialta e a chi già conosce il Fosso Mergani del Piano Grande). Dal Laghetto si prende il tratturo in direzione Est che costeggia le pendici Sud-est del Monte Guaidone, sotto alla Macchia Monella, nella zona chiamata “la Dogana” che, in 30 minuti riporta alla Valle del Bonanno da dove si è iniziata la salita.

Di seguito le immagini dell’itinerario proposto.

1- La cresta Nord di salita al Monte Guaidone, dietro l’altra cresta di salita proposta, vista dal Ranch di Piano Grande.
2- Dettaglio delle due creste parallele proposte per la salita al Monte Guaidone.
3- Giunti all’imbocco della valle del Bonanno si risale il pendio a sinistra in corrispondenza di una traccia di sentiero, di fronte il Piano Grande da cui si proviene.
4- Ranunculus ficaria ricoperto di brina.
5- Salendo il pendio della cresta Nord del M. Guaidone si nota perfettamente il tratturo di collegamento al Ranch da cui si parte.
6- Una coppia di Coturnici sale il pendio.
7- Veduta verso la Valle del Bonanno dal pendio di salita, a sinistra in lontananza i pendii del Monte Vettoretto.
8- Man mano che si sale si osserva il tratturo percorso proveniente dal Ranch del Piano Grande.
8- Veduta verso il Fosso Mergani del Piano Grande, al mattino presto era tutto sereno, verso le 9 sta arrivando da Ovest il maltempo annunciato per il pomeriggio
9- Dettaglio del Fosso Mergani con l’Inghiottitoio.
10- Veduta verso Nord con l’imponente Cima del Redentore con copertura nevosa scarsa nonostante siamo a fine stagione invernale, la neve non è presente neppure nei canaloni
11- Il Piano Grande con copertura nevosa a macchia di leopardo, il tratturo che lo attraversa è quello indicato nell’itinerario 2 proposto per il ritorno al Ranch visibile al centro della foto.
12- Castelluccio domina il Piano Grande, sullo sfondo al centro il Monte Bove Sud, a sinistra il Monte Bicco e a destra la Cima di Passo Cattivo e la Cima di Vallinfante.
13- Il Monte Porche a sinitra e il Monte Argentella a destra con i canali gemelli del versante Sud, di fronte la cima denominata non a caso “La Rotonda” .
14- La faggeta di Costa Sassetti, nel versante Nord del Monte Guaidone.
15- La mia ombra raggiunge quasi il Piano Grande, posto 400 metri più in basso.
16- Un grande telo di plastica parzialmente sotterrato e coperto da pietre sulla cima di Monte Guaidone, forse lasciato da pastori che in questi ultimi anni stanno lasciando molti rifiuti nei pressi degli stazzi estivi.
17- Innevamento ormai assente nelle cime circostanti i Piani di Castelluccio, non ci sono rilevanti accumuli di neve invernale nei canali o nelle creste sottovento.
18- La veduta a 360 gradi dalla cima del Monte Guaidone, un cumulo di pietre forse di un vecchio stazzo e una pianta di rosa, nessuna croce e nessuna iscrizione a terra per fortuna, a dimostrazione che è una cima poco frequentata..
19- Panoramica verso Nord con la Cima del Redentore
20- Panoramica verso Nord-ovest e del Piano Grande dalla cima del Monte Guaidone.
21- Panoramica verso Ovest con la parte terminale del Piano Grande nella zona del Fosso Mergani ricoperto di piccoli laghi temporanei
22- Dettaglio dei tanti laghetti temporanei che costellano il Fosso Mergani.
23- Panoramica verso Sud nel Piano Piccolo con il Laghetto.
24- Dettaglio del Laghetto del Piano Piccolo, visibile solo dalle cime che contornano il Piano.
25- Panoramica verso Sud con il Monte Macchialta e Macchia Cavaliera, sullo sfondo emergono i Monti della Laga
26- Dettaglio del Fosso Mergani con mucche al pascolo
27- Il pendio Ovest della Cima del Redentore con il Cordone del Vettore ben visibile e lo Scoglio dell’Aquila a destra.
28- Bianco e nero verso la zona di Forca Canapine e dei Pantani di Accumoli.
29- Ptilocephala plumifera, piccola farfalla diurna di circa 2 centimetri che si rinviene localizzata nei Monti Sibillini, a sfarfallamento precoce, fotografata sulla cima del Monte Guaidone.
30- Riflessi sulla via del ritorno sui tanti laghetti temporanei che costellano il Piano Grande, purtroppo le nuvole avevano già coperto il sole, la Cima del Redentore.
31- Da sinistra il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese, Monte Argentella e Cima del Redentore.
32- Bianco e nero sulla cresta di salita del Monte Guaidone.
33- Il Monte Argentella con i canali gemelli e Forca Viola sulla destra
34- La cima del Monte Guaidone con la faggeta di Costa Sassetti.
35- Bianco e nero sulla parte terminale del Piano Grande oltre l’Inghiottitoio, nel bosco in fondo passa l’itinerario di ritorno n.1 che poi scende al Piano Grande costeggiando la faggeta della foto.
36- Il il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese e Monte Argentella con i Colli Alti e Bassi di fronte e Castelluccio a sinistra.
37- La Cima del Redentore con innevamento desolante nonostante siamo a fine stagione invernale.
38- Dettaglio dello Scoglio dell’aquila con il canale di salita di San Benedetto che sale tra le rocce al suo margine sinistro ed il canale di discesa a destra.
39- Un primo Croco emerge dalla neve.
40- Alle 12 il cielo si era già coperto per il maltempo annunciato al pomeriggio, il Monte Guidone visto da Castelluccio.
41- Bianco e nero sui campi coltivati sotto alla collina di Castelluccio
42- Lupo in transito nel Piano Grande, di fronte al rimboschimento “Italia”.
Panorama a 360 gradi da Monte Guaidone
42- Pianta satellitare del percorso proposto.
ROSSO: Itinerari di Salita GIALLO: Itinerari di discesa



DUE SORGENTI POCO CONOSCIUTE: La sorgente Ribotto e la Fonte Trocca nei dintorni della Pintura del Ragnolo.

Questo breve itinerario permette di raggiungere due sorgenti poco conosciute, poste a poca distanza tra loro, situate nei pressi della Pintura del Ragnolo, nel gruppo Nord-est dei Monti Sibillini.

La Fonte Trocca è situata all’inizio del fosso Trocca che scende da Pizzo di Chioggia verso ovest in direzione di Acquacanina.

La Fonte Ribotto scende nel versante opposto nel fosso in direzione di Valle Scura, verso Monastero.

La Fonte Trocca è stata censita dal CAI e riportata nell’elenco delle sorgenti dei Monti Sibillini mentre la Sorgente Ribotto, poco distante, è solo riportata in alcune cartine.

Per raggiungere le due fonti basta arrivare in auto alla Pintura del Ragnolo salendo da Acquacanina per la strada del Ragnolo oppure da San Liberato quindi a piedi seguendo le indicazioni delle due prime foto satellitari.

Un grazie a Manuel per foto e cartine.

1- Percorso per la Sorgente Ribotto.
2- Percorso per la Fonte Trocca.
3- Cartina con la posizione delle due sorgenti.

SORGENTE RIBOTTO

4 – 6- Sorgente Ribotto in versione estiva.
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7 – 10- Sorgente Ribotto in versione invernale
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FONTE TROCCA

11 – 15- Fonte Trocca in versione invernale
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16 – 184- Fonte Trocca in versione estiva.
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AVVISO IMPORTANTE

Recentemente ho visto molte immagini sui social che “pubblicizzano” luoghi spettacolari e particolari dei Monti Sibillini poco conosciuti, molti dei quali descritti nei miei due libri o sul presente sito, quali ad esempio “Il Portico” situato alla base delle pareti del Pizzo del Diavolo e varie forre e grotte dei Monti Sibillini.

Tali luoghi rappresenteranno un richiamo irresistibile per gli “escursionisti della domenica” della prossima estate che inconsapevolmente si possono mettere in serie condizioni di pericolo in quanto tali luoghi, dopo il terremoto del 2016, si trovano sotto a pareti rocciose completamente sbriciolate e soggette a continue scariche di sassi.

Si sconsiglia pertanto di raggiungere tali luoghi o di consultare persone esperte che possono darvi consigli per la vostra sicurezza.




MONTE BICCO: due salite in un unico giorno, enchainements del Canale Maurizi alla Est e della Diretta Ovest.

Il 26 marzo 2022 con Alicia, Elia, Angelo, Federico, Gilberto e Valerio abbiamo effettuato in giornata un enchainements del classico canale Maurizi al versante Est e successivamente della diretta per il versante Ovest al Monte Bicco.

Siamo partiti dal piazzale dell’Hotel Felicita di Frontignano e abbiamo raggiunto i campi da sci Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi salendo per il canale del Cornaccione approfittando della neve compattata della pista da sci.

Quindi abbiamo traversato il versante Ovest del Monte Bicco per raggiungere la Forcella Passaiola e siamo scesi sotto alla parete Nord del Bicco fino a raggiungere la base dello spigolo roccioso oltre il quale sale il canale Maurizi al versante Est.

Risalito il facile e classico canale e raggiunta la sella prima della cima del Monte Bicco siamo scesi nel versante Ovest in direzione del canale che costeggia gli impianti di risalita passando alla base delle placche rocciose del versante Ovest, dove sono presenti diverse vie di roccia attrezzate (palestra di arrampicata).

Superate le placche rocciose abbiamo iniziato la traversata in quota del versante fino alla verticale della cima quindi siamo risaliti in linea retta raggiungendo cosi due volte il Monte Bicco nella stessa giornata da due versanti diversi.

Il Canale Maurizi è una via invernale classica indicata nella bibliografia dei Monti Sibillini mentre la Diretta Ovest invernale al Monte Bicco è riportata solo nel mio sito (La direttissima al Monte Bicco), entrambe sono facili, presentano pendenze che superano di poco i 40°, in particolare la diretta Ovest poco prima della cima e, vista la loro vicinanza e il relativo dislivello, sono percorribili entrambe in giornata, anche se in totale si percorre comunque circa 1000 metri di dislivello in salita dal parcheggio.

CANALE MAURIZI INVERNALE ALLA EST DEL MONTE BICCO

1- La traversata del versante Ovest del M. Bicco verso la Forcella Passaiola, a sinistra.
2- Il versante Ovest del M.Bove Nord e la sottostante Val di Bove visti dalla base della parete Nord del M. Bicco.
3- Aggiriamo lo spigolo Nord del M.Bicco per prendere l’attacco del Canalone Maurizi, in alto sullo sfondo la stazione della ex funivia del M.Bove Sud.
4 – 5- L’attacco della salita del Canale Maurizi, sullo sfondo la Croce di M.Bove già in versione primaverile senza neve (ph. Federico G.)
5 (ph. Federico G.)
6 – 9- Fasi di salita del Canalone Maurizi (ph. Gilberto).
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8 (ph. Angelo C.)
9 (ph. Angelo C.)
10- Camoscio curioso ci osserva dalla cresta Est del M.Bicco.
11 – 12- Canalone Maurizi – Zona centrale con il M.Bove Nord alle spalle.
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13 – 14- Canalone Maurizi – Il tratto più ripido, saliamo tra ombra e sole.
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15 – 16- Canalone Maurizi – L’uscita sulla sella poco prima della cima del M. Bicco.
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17- Il versante Ovest del Monte Bove Nord con scarso innevamento.
18- Raggiunta la cima del M.Bicco scendiamo subito per affrontare la seconda salita
19- Le bellissime placche attrezzate nel versante Sud-ovest del M.Bicco.
20- Ultimi scogli prima della traversata per la Diretta Ovest, in fondo il canalone del campi da sci Jacci di Bicco. (ph. Federico G.)

DIRETTA OVEST INVERNALE AL MONTE BICCO

21-Diretta Ovest- Raggiunta la verticale della cima del M. Bicco ricominciamo la seconda salita.
22 – Diretta Ovest- Si costeggiano le particolari formazioni rocciose a gradoni del versante Ovest del M. Bicco, preferite dai camosci.
23- Diretta Ovest- Fasi di salita, sullo sfondo gli impianti di risalita Jacci di Bicco.
24- Diretta Ovest- Inizia il tratto più ripido.
25- Diretta Ovest- Fa caldo ma per fortuna la neve è ancora discreta (ph. Gilberto).
26 – 28- Diretta Ovest- Gli ultimi torrioni prima della cima.
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29- Diretta Ovest- L’ultima ripida crestina nevosa. prima della cima.
30- In cima al Monte Bicco per la seconda volta in giornata (ph. Valerio B.)
31- Foto di gruppo sulla cima del Monte BIcco (ph. Valerio B.)
32- Il Monte Bove Sud e la testata della Val di Bove visti dal Monte Bicco.
33- Meritata pausa pranzo dal nostro amico Tonino del Ristorante La Filanda di Visso.



PIZZO DI META – MONTE RAGNOLO – PIZZO DI CHIOGGIA – MONTE MONTIOLI

Piccole e a prima vista insignificanti cime del gruppo Nord dei Monti Sibillini collegate tra loro che, con le loro verticali pareti, delimitano ad Est i Piani di Ragnolo, d’inverno acquistano un fascino particolare per gli scorci che donano.

Da sottolineare che difficilmente si cammina da soli anche nei giorni infrasettimanali in quanto i Piani di Ragnolo sono rinomati per le ciaspolate e per la lunga pista da sci da fondo .

Di seguito le immagini della ciaspolata fatta con Federico e Davide partendo dalla Maddalena di Sassotetto salendo verso il Pizzo di Mèta per poi proseguire per le creste degli altri tre monti, in una giornata caratterizzata da una freddissima tramontana.

1- Il Pizzo di Mèta con la croce di vetta.
2- Panorama verso Sud dal Monte Ragnolo, a sinistra il Monte Castel Manardo, al centro svetta il Pizzo Regina, a destra il Pizzo Berro, Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
3-Panorama verso Ovest con il Monte Rotondo, a destra il Monte Pietralata e il Monte Cacamillo, di fronte gli ampi Piani di Ragnolo con la sinuosa la pista da fondo che solca l’appezzamento di prato di cui sono comproprietario.
4- Il versante Est del Monte Ragnolo scende ripidissimo verso Rio Terro.
5- Il versante Est di Pizzo di Chioggia e Monte Montioli, nel bosco sullo sfondo a ridosso delle pareti è presente una rigogliosa stazione di Iris marsica a fioritura primaverile.
6- La cima di Monte Ragnolo, la più alta, 1557 m.
7- Federico e Davide nella distesa bianca dei Piani di Ragnolo.
8- Orme di animale (forse volpe) in rilievo, quando l’animale è passato sopra la neve fresca l’ha compressa, successivamente il vento ha portato via la neve fresca lasciando le orme più compatte in paradossale rilievo anziché lasciarle infossate.
9- La cima di Monte Montioli, a destra nella vallata i Piani di Pieca, nei pressi di Sarnano.
10- Accumuli di neve a vento nei pressi della cima di Monte Montioli.
11- L’aerea cresta di Monte Montioli domina la distesa bianca dei Piani di Ragnolo con le cime del gruppo Nord dei Monti Sibillini sullo sfondo, indicate nelle foto n.2 e 3.
12- L’impercettibile confine tra neve dura e neve fresca.
13- Si ciaspola tra percorsi paralleli di animali, forse avevano litigato !!!
14- Zoom verso il Pizzo Berro (a sinistra), Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e Monte Bove Sud con sciatori sui Piani, siamo insignificanti rispetto alla natura che ci circonda.
15- L’imponente versante est del Monte Rotondo con la Punta Bambucerta di fronte e la nascosta Val di Tela tra i due.
16- Biancospino a tutti gli effetti pur non essendo ancora fiorito.
17- Ombre patagoniche sulle piste da fondo, mi ricordano il Cerro Torre e il Fitz Roy.
18-21- Texture artificiali sulla neve, pur essendo opera dell’uomo e sconvolgono l’aspetto della montagna hanno comunque il loro fascino fotografico.
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VAL DI PANICO Ciaspolata da Casali a Forca Cervara

Classica e facile escursione di fondo valle resa più impegnativa dalla recente neve ancora non assestata che ci ha costretto ad usare le ciaspole già dalla partenza da Casali di Ussita e con cui siamo arrivati, con Silvia, fino alla base della Forca Cervara, con circa 11 km di sviluppo e 800 metri di dislivello.

Senza le ciaspole saremo arrivati non oltre le sorgenti del torrente Ussita.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Grande cornice nel bordo del canale di Fonte Angagnola.
2- La Cima del Lupo sul bordo sinistro del Canalone Nord con scarso innevamento, si nota la traccia a sinistra che permette di scavalcare la cresta rocciosa di fronte per raggiungere la cima.
3 – 4- La parete Est del Monte Bove Nord con il grande torrione della Punta Anna.
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5- Dettaglio della Punta Anna denominata anche “testa di scimmia”..
6- I verticali canaloni della parete Est del Monte Bove Nord.
7- Il Monte Bove Sud e la testata della Val di Panico.
8- I versanti Sud della Croce di Monte Rotondo a sinistra, sgombra dalla neve e il Monte Rotondo a destra.
9- Steli di Verbascum emergono dalla neve purtroppo non abbondante.
10- Le pareti Nord del Monte Bove Sud con, al centro, la cascata di ghiaccio denominata “Torre di Luna” .
11- La cascata ghiacciata Torre di Luna in condizioni non eccezionali.
12- Tra ombra e luce sale il canale Maurizi, facile salita invernale, situato sulla parte destra delle pareti del Monte Bove Sud.
13- Siamo i primi a salire la val di Panico, qui nella zona denominata “il pozzetto” dove, d’estate, è presente una sorgente.
14- 15- Cammini paralleli: noi e una volpe passata di recente.
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16- 17- Le tracce delle nostre ciaspole segnano la neve fresca della Val di Panico.
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18- La seconda parte della testata della Val di Panico sotto al versante Est del Monte Bove Sud.
19- Il bellissimo e ripidissimo canale Est del Monte Bove Sud salito da me anni fa, in prima salita, e descritto a pagina 119 del mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI
20- Esercitazioni aeree di caccia militari sopra la Val di Panico, nemmeno quassù si può stare in pace.
21- Il Pizzo Tre Vescovi e la Forcella Angagnola da cui tracima la nebbia dalla Valle dell’Ambro.
22- Il Pizzo Berro e la nebbia che tracima invece dalla Valle del Tenna.
23- E ormai la nebbia sta scendendo dalla Forca Cervara anche il Val di Panico
24- Sciatori salgono sotto al Monte Cascino mentre noi già scendiamo.
25- Il Monte Cascino divide la Val di Panico, a destra si va alla testata verso Forca Cervara a sinistra si sale a Valle Vipera, sotto al pericoloso versante Ovest di Pizzo Berro.
26- Piccola slavina da manuale, partita da un punto in alto e termina con la cosiddetta “palla di neve”
27- Altra slavina a lastroni di scorrimento sulla Costa dell’Asino, sotto al Rifugio del Fargno.
28- Natura morta in bianco e nero.
29- Immagine particolare: l’ombra della staccionata, posta casualmente parallelamente al percorso del sole, ha preservato la neve che ha formato quindi due cornici più alte rispetto all’altra neve della strada che si è sciolta e larghe quando la stessa ombra.
30- 34- Battaglia aerea tra una cornacchia e un aquila reale.
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CASCATA DEL FOSSO DELLA RIGUARDATA o “Sarà una letizia”.

Bellissima candela di ghiaccio che si forma nel Fosso della Riguardata, nel versante Nord del Monte Torrone, sia l’accesso che la salita della candela di ghiaccio è descritta nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Per chi volesse raggiungere la base della cascata, da effettuare solo con neve ben assestata in quanto i versanti a monte sono estremamente valangosi, riporto comunque l’itinerario di accesso.:

Da Foce si risale il Piano della Gardosa fino all’ultima fontana in prossimità di alcuni grandi Faggi, quindi si inizia a salire un largo canalone (Fosso della tagliola) in salita verso sinistra su un tracciato che sale verso un bosco di Faggi a destra di uno scoglio (scoglio de le porcarecce) alla cui base dalla strada si può osservare la grotta della tagliola.

Usciti dal bosco si devia a destra per il Fosso della Riguardata che inizia con una breve cascata generalmente sommersa dalla neve che si risale su una ripida rampa nevosa all’interno delle sponde rocciose del fosso, si prosegue su pendio ripido superando facili salti per poi spianare fino a sotto la cascata ghiacciata. (1,3 ore da Foce)

Grazie a Federico, Gilberto e Valerio per le bellissime immagini.

1- L’inizio del Fosso della Rigurdata
2- Il pendio sopra la prima cascata
3- 4- Si prosegue nel fosso superando ancora altri risalti nevosi
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5- 10- E si giunge sotto alla candela di ghiaccio alta circa 30 metri.
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9- La cascata si presentava già in fase di scioglimento
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11- Il Fosso visto dalla sponda destra.