LE FAGLIE DI CASALE RICCI

Girovagando su immagini satellitari attuali e vecchie dei Monti Sibillini mi sono imbattuto nella zona di Casale Ricci, sulle basse pendici Sud del Monte Castel Manardo, nella Valle dell’Ambro, ed avevo osservato delle spaccature del terreno, provocate dal sisma del 2016, visibili infatti nelle immagini successive a tale periodo. Il 14 novembre 2020, giusto il giorno prima del nuovo blocco per Covid19, mi sono recato nella zona per osservare gli effetti del terremoto in quanto erano diversi anni che non raggiungevo più la zona.

Sono partito dalla Pintura di Bolognola ed ho percorso la strada che raggiunge prima il Monte Berro poi il Casale Grascette situato nei pressi del Monte Amandola quindi, per prati per fare prima, sono sceso fino al Casale Ricci ed ho girovagato intorno ad esso fino a raggiungere la sommità di un panoramico torrione posto sopra Fonte Feletta e quindi sono risalito alla Forcella Bassete per ridiscendere alla strada Rifugio Fargno-Pintura di Bolognola compiendo tutto il giro del Monte Castel Manardo , di seguito le immagini della giornata.

Durante l’escursione ho trovato un guinzaglio con tanto di catena di acciaio per cani di grossa taglia, una chiave con telecomando di una auto Wolkswagen e due mascherine chirurgiche , a dimostrazione dell’elevato numero di apprendisti escursionisti che si avventurano, talvolta imprudentemente, sulle montagne, in particolare in quest’ultimo anno.

Ho fatto un elenco di tutti gli oggetti che ho trovato solo in questi ultimi 5 anni in montagna:

n.1 slitta condominiale nel bosco del versante Est del Monte Sassotetto, trasportata fino alla stazione ecologica del paese omonimo. (foto allegata)

n. 3 berretti invernali + 4 tra berretti estivi e bandane

n.1 Piccozza !!!!

n.1 vite da ghiaccio autofilettante in titanio !!!

ben 11 moschettoni vari con rinvio o senza !!!! (in un giorno 5 contemporaneamente)

n.5 chiodi da roccia e n.3 dadi (a terra, non infissi in parete)

n.2 caschi di cui uno con diversi segni di urti ma senza testa del proprietario dentro!!!

n.1 Zaino completo di dotazione da donna con tanto di cellulare corroso con scheda illeggibile, giacche, guanti, cibo, borraccia, maglia di ricambio e accessori prettamente femminili.

una macchina fotografica compatta ormai inutilizzabile con custodia.

n.3 sci spaiati tutti al di fuori di campi da sci

n. 2 (coppia integra) di bastoncini telescopici

n.2 (coppia integra) bastoncini fissi da sci

n.2 giacche di pile

n.1 giacca invernale

n.1 paio di ghette da neve

magliette varie in diverse taglie

guanti vari spaiati e in coppia

n.2 borracce

n.2 occhiali da sole

una pila ricaricabile a manovella

n.2 coltellini multiuso

n.1 pentola a pressione completa di coperchio lungo il torrente a valle di Capotenna !!!!!

alcuni scarponi spaiati !!!! e un numero indefinito di suole o porzioni di esse.

Solo in un giorno a Pizzo Regina ho trovato una maglietta, una pila ricaricabile, un coltello multiuso e un berretto.

Posso aprire un negozio di articoli da montagna usati !!!

1- Le faglie presenti intorno al Casale Ricci, visibile in alto a destra.
2- Immagine satellitare della zona prima del terremoto (2013), confrontate le frecce con l’immagine n.3
3- Immagine satellitare della zona dopo il terremoto (2018), in corrispondenza delle frecce sono visibili i crepacci che si sono aperti nel terreno e le frane staccate dalle paretine rocciose.
4 – 5- Uno dei più grossi crepacci che si sono aperti nel terreno intorno a Casale Ricci, ci entra una persona.
5
6- Antiche faglie prodotte probabilmente da terremoti storici.
7- La frattura cosismica più impressionante, non sono riuscito a vederne il fondo !!!
8- La frattura è lunga una trentina di metri.
9- La parte iniziale più larga ma meno profonda
10- La parte centrale stretta ma profondissima, ho cercato di illuminarne il fondo con una torcia ma non ho visto la fine.
11- L’abbassamento del terreno nella zona è visibile alla base delle paretine rocciose presenti, mediante la fascia di rocce più bianche in quanto protette dal terreno.
12- Particolare della foto n.11 dove si nota l’abbassamento del livello del terreno di circa 50 centimetri.
13- Le varie fratture presenti nella zona, alcune avranno millenni, altre solo quattro anni..
14- Una netta separazione delle rocce probabilmente a seguito di successioni di terremoti storici.
14- Un Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) nei pressi delle pareti rocciose franate dopo il terremoto del 2016.
15- Particolare delle rocce della zona, i Calcari diasprigni dove si notano le lenti di selce.
16- Nelle rocce sono anche presenti fossili di conchiglie.
17- Vista la stagione con temperature al di sopra della norma due bellissime piante di Alyssoides utriculata dai fiori gialli (sinistra) e Arabis alpina dai fiori bianchi (destra) ancora in fiore.
18- Geranium purpureum anch’esso in piena fioritura.
19 – 20- Le pareti rocciose franate.
20
21- Un Faggio è cresciuto all’interno di una frattura della roccia.
22- Bellissimo Ilex aquifolium (Agrifoglio) nei pressi del Casale Ricci.
23- Il bellissimo Casale Ricci perfettamente custodito, grazie a Mauro e Betta.
24- Unico neo negativo, il fontanile del Casale non porta più acqua.
25- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro parzialmente coperti di nebbia.
26- Altre fratture nel terreno nelle vicinanze del Casale, questa è anche pericolosa perché l’erba alta nella vallecola iniziale la ricopre parzialmente
27- I torrioni rocciosi sopra a Fonte Feletta che dominano la zona.
28- Larici da rimboschimento (non autoctoni) in versione autunnale.
29- Il sentiero che da Fonte Feletta sale fino al Casale Ricci e Casale Bassete visto in verticale dai torrioni sovrastanti.
30- veduta aerea del sottostante bosco in versione autunnale.
31 – 32-Sopra al torrione più alto caratterizzato da un profondo solco che lo distacca dal pendio che scende da Casale Ricci.
32
33- La sommità del torrione da cui ho scattato le foto n.28-32
34-Il Pizzo e la cresta che sale verso il Pizzo Regina con il bosco della zona di Prato Porfidia.
35- La zona delle Roccacce con le alte pareti rocciose che formano l’infernaccetto dell’Ambro.
36- Veduta del pianoro di Casale Ricci dal torrione della foto n.33
36- Le Roccacce viste dalla strada che sale verso Casale Bassete, a sinistra il torrione della foto n.33.
37- Altri larici in versione autunnale, sono le uniche conifere che perdono gli aghi in autunno.
38- Il Casale Ricci e lo scoglio panoramico visti dalla strada che sale verso il Casale Bassete.
39- Salendo verso la Forcella Bassete con il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi immersi nella nebbia.
40- La “slitta condominiale” trovata ad agosto nel versante Est del Monte Sassotetto, alle spalle il Monte Valvasseto.



APPENNINO UMBRO-MARCHIGIANO: MONTE CATRIA E MONTE ACUTO

Il Monte Catria con i suoi 1701 metri ed il vicino Monte Acuto 1666 metri, rappresentano le cime più alte del settore Nord dell’Appennino Umbro Marchigiano e del tratto compreso tra la catena dei Monti Sibillini a sud e l’alto Appennino bolognese con il corno alle Scale (1945 m), a nord, a cavallo tra le Provincie di Pesaro-Urbino e Perugia, in particolare nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio (provincia di Pesaro e Urbino) e del comune di Scheggia e Pascelupo (provincia di Perugia) .

La sua cima svetta rispetto alle montagne circostanti regalando uno dei più ampi panorami delle nostre montagne. La salita, effettuata l’11 novembre 2020 mi ha regalato una giornata indimenticabile per la presenza di un fantastico mare di nebbia che ricopriva Umbria e Marche.

La salita più facile alla cima può essere effettuata partendo a piedi dalla Madonna degli Scout.

La Madonna degli Scout si può raggiungere da Frontone ma per una strada stretta e piena di tornanti o più facilmente da Chiaserna, Frazione di Cantiano.

Chiaserna si raggiunge da Sassoferrato (AN) per la strada Provinciale Arceviese n.360 in direzione di Isola Fossara. Quindi si prosegue in direzione di Cantiano attraversando la suggestiva Gola del Corno, posta alla base della bastionata rocciosa del Corno del Catria, si raggiunge Valdorbia proseguendo per la Strada Statale n. 50 fino a Chiaserna. Dal paesino si sale per la comoda strada asfaltata del Monte Catria chiusa nel periodo dal 30 novembre al 30 marzo fino all’incrocio (tre strade) dalla Sella dell’Infilatoio – Madonna degli Scout, punto di partenza per l’escursione a piedi, attraversando in auto bellissime faggete.

Giunti al bivio si parcheggia e si sale il pendio erboso in direzione della cima fino a raggiungere il Rifugio della Vernosa con l’omonima fonte, dal rifugio si prosegue nel bosco fino a raggiungere la cresta Est da cui si può salire direttamente (più panoramica) oppure proseguire il sentiero sottostante fino ai prati di cima in cui svetta la gigantesca croce (foto n.24).

Il Monte Acuto può essere salito partendo sempre dalla Madonna degli Scout oppure proseguendo per poche centinaia di metri in auto verso gli impianti sciistici per parcheggiare alla sella successiva dove si prende un sentiero che dapprima sale nel bosco poi prende la cresta Est che conduce direttamente in cima senza difficoltà (foto n.25).

Purtroppo anche queste montagne sono fortemente degradate, sia dal turismo selvaggio, basta guardare gli assurdi impianti sciistici che saranno aperti solo per pochi giorni l’anno, vista la quota e le scarse precipitazioni nevose degli ultimi anni, dalle gigantesche croci e misteriose costruzioni di vetta (foto n.10) e, per finire anche all’allevamento allo stato brado indiscriminato e senza regole e presenza di animali selvatici in sovrannumero che nessun ente riesce a dare autorizzazioni per fare abbattimenti selettivi.

1- La cresta sommitale del Monte Catria con la gigantesca croce.
2- Mare di nebbia sopra le Marche, emerge il Monte della Strega in primo piano ed il Monte Sam Vicino sullo sfondo destra.
3- Cavalli al pascolo hanno fortemente degradato i prati sommitali del Monte Catria.
4- Il Monte Acuto e le vallate umbre sullo sfondo visti dalla cresta del Monte Catria.
5- Giunti quasi in cima al Monte Catria.
6- L’Appennino Umbro-Marchigiano dove emergono le Serre di Burano.
7- La gigantesca croce di vetta visibile addirittura dai Monti Sibillini.
8- Veduta verso Sud, al centro i Monti Sibillini, a destra il massiccio del Monte Cucco.
9- I prati sommitali devastati sia dagli cavalli al pascolo che dai cinghiali., è difficile non calpestare sterco o cadere in qualche buca.
10- Nei pressi della croce è presente una costruzione di soli 4-5 metri quadri di superficie, non capisco il suo scopo ma mi raccomando……chiudete la porta quando uscite !!!!! E’ solo quello che rimane delle pareti esterne. Ma qualcuno che la rimuove no ?
11- La mia ombra si sovrappone a quella della croce. In alto l’incrocio in corrispondenza della Madonna degli Scout dove si parcheggia per salire al tracciato più semplice per il Monte Catria.
12- Scendendo verso l’auto si notano i due pali metallici piantati alla Sella dell’Infilatoio e i soliti cavalli al pascolo., sullo sfondo il Monte Acuto.
13- Il Monte Catria visto dalla cresta Nord-est del Monte Acuto.
14- Veduta verso Nord dal Monte Acuto, emergono il Monte Tenetra in prima piano, il Monte Petrano ed il Monte Nerone, appena visibili sullo sfondo a destra il Sasso Simone ed il Monte Carpegna.
15- Gli impianti sciistici del Monte Acuto con la funivia del Catria che sale da Frontone hanno devastato le faggete di quota, mi domando quanti giorni all’anno saranno in funzione considerato le scarse nevicate degli ultimi anni e la bassa quota delle piste, che arrivano appena a 1400 metri di quota.
16- Pendii in successione, dal Monte Acuto, al Monte Catria al Monte della Strega.
17 Il versante Nord del Monte Acuto.
18- Il Monte Catria visto dal Monte Acuto.
19- Il ripido versante rupestre Nord del Monte Acuto.
20 – La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, vista verso Est con il Monte Catria a destra.
21- La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, veduta verso Nord con il Monte Petrano ed il Monte Nerone..
22- Le bellissime faggete di quota del Monte Catria lungo la strada che sale da Chiaserna.
23- Interessanti canali rocciosi per salite invernali nel versante Sud del Monte Acuto.
24- Itinerario di salita al Monte Catria visto dal Monte Acuto.
25- Itinerario di salita al Monte Acuto visto dal Monte Catria.



MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA.

Il 7 novembre 2020 con Stefano e Monica siamo partiti a piedi dalla Pintura di Bolognola, abbiamo raggiunto il Rifugio del Fargno e proseguito per la cresta Sud del Monte Rotondo quindi all’inizio della cresta abbiamo traversato in quota su traccia di sentiero il ripidissimo versante Est del Monte Rotondo in direzione di Forcella Cucciolara. Tale traversata è consigliata solo ad escursionisti esperti in quanto di svolge su un terreno scosceso e con pendenze di 45 – 60 gradi. Altrimenti dal Rifugio si scende in direzione delle sorgenti del Fiastrone sottostanti nel versante Est, giunti sulla verticale del canalone della Forcella Cucciolara si sale per evidente sentiero riportato sulla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Quindi siamo scesi nella bellissima e selvaggia Val di Tela e abbiamo risalito per il sentiero che sale e attraversa tutto il versante Est del Monte Rotondo fino alla sella a monte del cosiddetto Orto della Regina, sulla verticale della Valle dell’Acquasanta, il sentiero è segnato su carte e riportato sulla bibliografia ufficiale anche se, essendo poco frequentato, in alcuni tratti poco visibile e assolutamente, come spesso accade sui Monti Sibillini, privo di segnaletica.

Dall’uscita del pendio del versante Est del Monte Rotondo abbiamo proseguito in cresta verso il Monte Pietralata. All’inizio della salita della cresta rocciosa che conduce alla cima del Monte Pietralata abbiamo ritrovato un cippo di confine in pietra recante due iniziali “G” e “B” scolpite in due facce, pur essendo passato molte altre volte non l’avevo mai visto perché si trova sulla cresta alcune decine di metri sopra al normale sentiero che conduce alla cima. Le due iniziali potrebbero essere il confine della proprietà di “Gasparri”, famiglia di Ussita e “Bentivoglio”, famiglia di Bolognola, o semplicemente le iniziali del padre del Cardinale Gasparri, proprietario dell’omonimo Casale sottostante, di nome Bernardino Gasparri di cui le iniziali B e G.

Raggiunta quindi la cima del Monte Pietralata siamo ritornati indietro e saliti fino alla cima del Monte Rotondo per la rocciosa cresta Nord. Quindi siamo ridiscesi al Rifugio del Fargno per la cresta Sud ed infine ritornati alla Pintura dopo circa 22 chilometri di camminata in una splendida e limpida giornata autunnale.

1- La Forcella Cucciolara vista dal sentiero che attraversa in quota in ripidissimo versante Est del Monte Rotondo.
2- 3- Momenti di traversata verso la Forcella Cucciolara.
3
4- La Forcella Cucciolara con vista a Nord verso la sottostante val di Tela, a destra la Punta Bambucerta, al centro il M. Cacamillo e a sinistra il M. Pietralata.
5- La Isolata Punta Bambucerta, non a caso chiamata localmente “l’Abbandonata”, sullo sfondo a sinistra il Monte San Vicino.
6- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra,
7- L grande grotta presente nelle pareti rocciose del versante Est del M. Pietralata e, a quanto mi risulta, non ancora esplorata.
8- Placca di roccia scivolata a valle dopo il sisma del 2016 nel versante Est del Monte Rotondo.
9- La città di Camerino si staglia nella vallata verso Nord, tra il M. Cacamillo ed il M. Pietralata.
10 – 11- Il sentiero che sale dalla Val di Tela nella bastionata rocciosa del versante Est del Monte Rotondo, sulla verticale della cima.
11
12 – Il sentiero prosegue in diagonale su ripidi prati verso la Forcella sopra l’Orto della Regina.
13- Il versante Ovest della Punta Bambucerta.
14- Coppia di Camosci nel versante Est del Monte Rotondo.
15- La Villa da Piedi di Bolognola, il Pizzo di Meta ed il Monte Sassotetto visti dalla cresta Nord del Monte Rotondo.
16- La ripidissima cresta Nord della Punta Bambucerta precipita verso la sottostante Valle dell’Acquasanta, a sinistra sullo sfondo il M. Castel Manardo.
17- Il cippo di Confine ritrovato sulla cresta del Monte Pietralata con la lettera “B” scolpita.
18- L’altro lato del cippo di Confine con la lettera “G” scolpita.
19-Il cippo di confine sulla cresta e sullo sfondo a sinistra il Casale Gasparri, sulla testata della valle di Rio Sacro.
20- La cresta Nord del Monte Rotondo, a sinistra la Val di Tela.
21- Salendo verso il Monte Rotondo, alle spalle il Monte Pietralata
22- La Croce di Monte Rotondo con il Casale Gasparri, sulla testata della Valle di Rio Sacro.
23- Sulla rocciosa cresta Nord del Monte Rotondo.
24- Veduta verso Nord-Est dalla cima del Monte Rotondo.
25- Veduta verso Nord dalla cima del M. Rotondo
26- Veduta verso Sud dalla cima del Monte Rotondo, A destra il Pizzo Berro, al centro il Pizzo Regina, avanti il Pizzo Tre Vescovi e a sinistra il Monte Acuto.
27- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo con il Monte Castel Manardo.
28- La cima del Monte Rotondo con la solita pietra scritta col pennarello .
29- Il Monte Catria a destra e il Monte Cucco a sinistra, nella veduta verso Nord.
30- La cima del Pizzo Regina mantiene ancora un po di neve di ottobre nei canaloni sommitali.
31- Il Pizzo Berro.
32- Il lontano Monte Amiata nella veduta verso Ovest con passaggio di aereo.
33. Veduta verso Sud-ovest con il Monte Terminillo.
34- La vedetta a guardia di un gregge di capre.
35- La lapide a ricordo di due sventurati amici deceduti a distanza di un giorno nell’anticima Sud del Monte Rotondo, il secondo era andato a vedere il punto dove era deceduto l’amico il giorno prima. Entrambe furono traditi da lastre di neve gelata nel versante Nord della montagna.
36- La bellissima cresta Nord del Monte Acuto tagliata dall’assurda strada che conduce al Rifugio del Fargno.
37- Ritorno pomeridiano alla Pintura di Bolognola, nonostante l’assenza di neve e periodo di Covid tutti ammassati nei locali di ristoro del luogo.



LA MINIERA DI PECORILE

Itinerario diverso da quelli che normalmente descrivo, non è un itinerario escursionistico di montagna ma è consigliato ad appassionati di grotte e mineralogia, permette di esplorare antiche gallerie di coltivazione di minerali ferrosi eseguite agli inizi del 1900 ma coltivate per un breve tempo per la scarsità del minerale ferroso presente. Le Marche sono scarse di luoghi mineralogici, grandi miniere di zolfo erano attive nel Pesarese fino agli anni 50 dello scorso secolo ma per il resto questa è una delle rare miniere aperte della nostra regione.

La miniera si trova nella parte settentrionale del gruppo montuoso del Monte San Vicino, si raggiunge praticamente in auto, basta poi camminare neppure 100 metri nel bosco per arrivare all’ingresso delle due antiche gallerie.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Serra S. Quirico (AN) mediante la superstrada SS 76 da Ancona o da Fabriano. All’uscita della superstrada si prende la SP 14 in direzione Sant’Elia – Domo. Si inizia a salire di quota con diversi tornanti verso le propaggini del gruppo del Monte San Vicino, si raggiunge il paese di Sant’Elia e si prosegue in direzione di Domo. Dopo circa 1,5 km si prende la deviazione verso destra in direzione di Pecorile -Precicchie. Si supera in salita su strada strettissima il paesino di Pecorile (frazione di Fabriano) e si continua salendo in un vallone boscoso per altri 500 metri fino ad un cambio di versante della strada dove si parcheggia (foto n.1). Quindi ci si addentra nel bosco per traccia di sentiero e dopo circa 100 metri si individua nel versante sinistro (destro orografico) due aperture nelle pareti rocciose. La prima galleria è in discesa per poche decine di metri, le altre due successive sono percorribili con attenzione, muniti di casco e lampada frontale, per quasi un centinaio di metri. Nelle pareti e nel fondo si possono trovare frammenti di minerali di ferro riconoscibili per il loro caratteristico color ruggine. Molti frammenti di minerale estratto sono presenti nel più sicuro terreno antistante le due gallerie, basta scavare tra le foglie e il terreno. I minerali presenti sono ossidi di ferro quali limonite e goethite dal classico colore giallo e marrone ruggine, calcite in grandi cristalli bianchi o rossastri per la presenza di ferro oppure in masse cristalline bianche di notevole spessore, se si è fortunati si possono trovare spalmature di minerali di rame quali azzurrite di colore azzurro e malachite di colore verde sopra gli stessi minerali di ferro e rarissime incrostazioni di fluorite in sferette bianche anch’esse sopra croste di minerali di ferro. Ovviamente, essendo Parco del Monte San Vicino è vietato raccogliere i minerali, solo fotografie.

E’ vivamente consigliata anche una visita alla frazione di Precicchie con il suo piccolo ma bellissimo castello.

1- Il cambio di versante della strada dove si parcheggia, le miniere sono all’interno del bosco dietro l’auto.
2 – 3 – L’ingresso delle gallerie nelle pareti rocciose dentro al bosco.
4- La galleria più ampia ma poco profonda, si notano nelle pareti i filoni dei minerali ferrosi dal classico color ruggine.
5- La galleria più corta con i filoni ferrosi ancora visibili.
6- Veduta d’insieme delle due gallerie.
7- La terza galleria, proprio di fianco alla strada salendo verso Precicchie.
8- Blocchi di bianca calcite nella seconda galleria.
9 – 12- Ci addentriamo nella seconda lunga galleria.
10
11
12
13- 14 – La terza galleria
14
15 – 18- Alcuni ragni vivono all’ingresso delle gallerie, anche se in ambienti molto umidi
16
17
18
19- Una chiocciola all’ingresso della galleria.
20 – 21 – E non potevano mancare diversi pipistrelli.
21
22 – 23 – Con una torcia a LED ultravioletti si evidenzia la calcite più luminosa tra le pietre del fondo delle gallerie.
23
24 – 25- Minerali ferrosi presenti nel terreno antistante le due gallerie.
25
26- L’ingresso della galleria superiore posta di fianco alla strada.
27 – 29- La galleria più profonda presente di fianco alla strada nella curva superiore
28
29
30- Ancora pipistrelli
31- Una diramazione laterale con pozzo finale: ATTENZIONE !!!!
32- Concrezioni limonitiche sul soffitto
33- La parte finale della lunga galleria
34- Campione di calcite in grandi cristalli.
35- Grande cristallo di calcite di colore rossastro per la presenza di minerali ferrosi.
36- Campione di minerale di ferro compatto.
37- Crosta Limonitica
38 – 39- Campioni di Goethite.
39
40- Spalmature verdi di Malachite (minerale di rame) su minerale ferroso.
41 – 42- Bel campione di limonite con evidenti incrostazioni di minerali di rame quali azzurrite (azzurra) e malachite (verde).
42
43- Rarissimo campione di crosta limonitica con sferule di Fluorite bianca.



MONTE BANDITELLO SALITA DIRETTA PER LA CRESTA EST

Il 31 ottobre 2020, insieme a Carlo e Federico, abbiamo risalito la cresta Est del Monte Banditello fino alla cima partendo da Altino.

Il percorso è facile ma faticoso, adatto a chi vuole fare lunghe e ripide salite ma non offre particolari difficoltà, è interessante in quanto si svolge in una zona dei Monti Sibillini pochissimo frequentata e lontana dai classici percorsi escursionistici che si limitano a percorrere la cresta Cima delle Prata-Monte Banditello-Monte Torrone-Monte Vettore che si può raggiungere o da Altino o da Foce nel versante opposto. Se si raggiunge la cima del Monte Vettore si sale uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini di oltre 1400 metri .

ACCESSO: L’itinerario inizia da Altino (1035 m.) , frazione di Montemonaco, che si raggiunge in auto dal Capoluogo o salendo per la Valdaso passando per il Lago di Gerosa.

DESCRIZIONE: Dalla parte superiore del paese di Altino si prende l’ampio tratturo segnalato che sale verso destra in direzione Cima delle Prata – M.Vettore. A sinistra invece giunge da Santa Maria in Pantano il sentiero dei Mietitori che si può percorrere al ritorno. In circa 30 minuti di comoda salita nel bosco si raggiuge un ampio pianoro erboso con fonte ed il Casale della Comunanza (361060,5 E – 4748471,8 N; 1255 m.) . Si prosegue il tratturo fino al primo tornante sopra al Casale dove, nella curva a sinistra (360915,8 E – 4748368,1 N; 1308 m.) prosegue un tracciato che si inoltra nel bosco e dopo circa 300 metri si trasforma in un esile sentiero che si dirige in piano verso Sud uscendo poi su ampi dossi erbosi. Dopo circa 500 metri si incontra un vecchio fontanile (360706 E – 4747485 N; 1415 m.) con tre vasche che non porta più acqua quindi dopo altri 100 metri si raggiunge la cresta di salita oltre la quale si apre la visione sul vallone del Fosso della Rota a monte di Vallegrascia dove, al margine del bosco, è presente il poco conosciuto Casale de Le Pozze neppure riportato sulle carte. Poco sopra si supera infatti un sentiero (360563,3 E – 4747455,8 N; 1505 m.) che a sinistra scende proprio verso il Vallone del Casale. Si continua a salire quindi direttamente sul filo di cresta per una caratteristica zona rocciosa con facili ma ripidi passaggi aerei. Si prosegue sempre in netta salita per ripidi prati dove si scopre poi di fronte a sinistra, in direzione del Monte Vettore, il pianoro del Casale de Le Pozze ed in circa 1,5 ore dall’inizio della cresta si raggiunge la cresta sommitale (359990,1 E – 4747678,6 N; 1845 m.) e quindi la cima del Monte Banditello (1873 m.) dove si scopre l’intera valle di Foce con le cime circostanti. Giunti al Monte Banditello è consigliabile proseguire la cresta in direzione del Monte Vettore scendendo dapprima per la Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) e risalendo verso il Sasso D’Andre’ quindi Monte Torrone , l’ardita cresta dell’Antecima Nord e raggiungendo la cima del Monte Vettore in almeno altre due ore di cammino.

Qui devo fare una precisazione: In realtà la cima attualmente nota nelle carte come Sasso d’Andre’ in realtà, secondo i valligiani di Montegallo, non ha nome mentre la successiva cima dopo la sella sarebbe il Monte Torrone. Il Sasso d’Andre’ sarebbe invece lo scoglio isolato presente nel sentiero che da S.Maria in Pantano sale verso la cima del Monte Vettore ed è indicato attualmente come “Il Sassone”.

DISCESA: Si hanno due possibilità.

ll tragitto più breve consiste nel ripercorrere la cresta fatta in salita superando la Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) , risalendo per il Monte Banditello e giungendo però fino alla Cima delle Prata, si scende ulteriormente la cresta in direzione Nord e a destra si riprende il sentiero che scende verso il Casale della Comunanza e quindi scende al Altino, l’itinerario è segnato sulle carte e descritto nella bibliografia ufficiale per raggiungere il Monte Vettore da Altino.

Il secondo tragitto di discesa più lungo, che abbiamo percorso noi, invece prevede il ritorno dalla cresta alla Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) quindi anziché risalire per il Monte Banditello si scende a destra nel versante Est per il sentiero appena accennato segnato con ometti di pietre che in circa un’ora raggiunge il casale (360197,2 E – 4745663,1 N; 1605 m.) sovrastante la Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) con i suoi caratteristici blocchi di conglomerato quindi sempre in discesa in altri 30 minuti circa raggiunge la chiesina di Santa Maria in Pantano ridotta purtroppo ormai ad un cumulo di macerie. Dalla chiesa si scende sulla strada ed al bivio sottostante si prende a sinistra il Sentiero dei Mietitori che in circa 1,5 ore riporta comodamente ad Altino attraversando prima dei prati poi degli stupendi boschi misti con grandi faggi e castagni.

1- L’inizio del sentiero nel tornante sopra al Casale della Comunanza, a monte di Altino.
2- Uscita definitiva dal bosco.
3- La vecchia fontana poco prima della cresta di risalita con le vasche riempite dall’acqua piovana.
4- L’inizio della cresta da dove si scopre la cima del Monte Vettore.
5- Il tratto roccioso più ripido della cresta, a destra nel prato i tornanti del tratturo che da Vallegrascia sale verso il Casale de Le Pozze.
6 – 7 – 8- Il tratto roccioso più ripido della cresta.
7
8
9 – 10- La parte finale del termine del tratto roccioso.
10
11- Si prosegue su ripidi prati
12- Giunti in vista della cresta sommitale.
13- In basso nel pianoro erboso si nota lo sconosciuto Casale de Le Pozze.
14- Veduta dell’intera cresta di salita con il tratto roccioso iniziale in basso, vista dalla cima del Monte Banditello.
15- Giunti in cima al Monte Banditello, si prosegue verso la Fossa Medica, a sinistra il M. Sibilla.
16- La Fossa Medica con, a destra, il sentiero che sale da Foce e scende a sinistra verso S.M.in Pantano, di fronte il gruppo M. Vettore – Cima del Redentore – Cima di Forca Viola.
17- Il versante Nord ed Est del Monte Argentella.
18- Il M. Palazzo Borghese, il Sasso ed il M. Porche.
19- Cima Vallelunga e il M. Sibilla, in basso nella valle l’abitato di Foce.
20- Il Tratto roccioso della cresta che sale verso il Sasso d’Andre’.
21- La cima di quello che attualmente è indicato nelle carte come Sasso d’Andre’ (forse erroneamente) con la solita scritta con pennarello.
22- L’antecima Nord e, dietro, la cima del Monte Vettore.
23- La cresta di salita vista dalla cima del Sasso d’André.
24- Il casale a monte della Fonte del Pastore, nel sentiero di discesa verso Santa Maria in Pantano.
25- Il ripiano erboso della Fonte del Pastore, nel prato verde a sinistra e i particolari blocchi di conglomerato.
26 – 27 – 28-I grandi blocchi di conglomerato staccati dalla parete sovrastante la Fonte del Pastore.
27
28
29- I prati nel sentiero dei mietitori, nei pressi di Santa Maria in Pantano, completamente “arati” per ettari dai cinghiali in sovrannumero impediscono il pascolo del bestiame, una cosa impressionante
30- L’itinerario di salita visto dal Sentiero dei Mietitori sulla verticale del Monte Oialona.
31- La cresta di salita con la zona rocciosa iniziale vista dalla strada che da Vallegrascia conduce al Casale de Le Pozze.
32- L’itinerario di salita e discesa visti dalla Cima di Pretare.
Pianta satellitare dell’intero percorso con :
ROSSO: itinerario di salita
VERDE: Itinerari di discesa proposti



IL FAGGIO DI MACCHIA TONDA – PINTURA DI BOLOGNOLA

Nei pressi della Pintura di Bolognola è presente una bellissima faggeta di alto fusto per fortuna poco conosciuta dalla massa di frequentatori della montagna ma nello stesso tempo purtroppo dimenticata da chi invece se ne dovrebbe interessare invece di pensare solo alla fauna selvatica come se nei Monti Sibillini esistono solo animali da proteggere e salvaguardare (anche se delle volte, con risultati molto discutibili) e non piante che sono comunque sempre esseri viventi anche se non si muovono.

Con questo articolo non descrivo l’itinerario per visitare questo ennesimo meraviglioso luogo, come faccio di solito, ma una grave situazione di dissesto idrogeologico che sta compromettendo un essere vivente che da oltre 3 secoli vive in questo luogo dei Monti Sibillini.

Nella faggeta è presente un faggio plurisecolare, con un tronco della circonferenza di oltre 6 metri, inserito nell’elenco degli alberi monumentali delle Marche che purtroppo vegeta in una zona che versa in una grave situazione di dissesto ed abbandono.

La situazione in cui versa la zona dove cresce l’albero mi fu segnalata agli inizi di settembre 2020 dal mio amico Sandro Polzinetti, noto per le sue famose foto dei Monti Sibillini pubblicate in molti calendari , scomparso poco tempo fa a cui mando un caro saluto.

Diversi giorni fa sono andato a visitare l’albero ed ho trovato una situazione di degrado del terreno della faggeta prodotta sia dalla presenza di bestiame al pascolo allo stato brado sia dall’incuria e dissesto idrogeologico a causa delle precipitazioni piovose che ha scavato grossi canali intorno al grande faggio mettendo a nudo le radici compromettendo la sopravvivenza del secolare albero.

Nella faggeta sono presenti recinzioni metalliche divelte e parziali zone recintate con reti elettrificate che non riescono a tenere lontano il bestiame dal bosco e il loro calpestio crea un ulteriore degrado del terreno contribuendo ancora di più al dissesto idrogeologico della zona.

Per motivi di salvaguardia non indico neppure la zona precisa dove è presente il Faggio secolare anche se si trovano numerose indicazioni sul WEB e la zona è stata inserita nei luoghi del cuore del FAI ma chi deve intervenire spero che sappia della sua esistenza e l’esatta ubicazione e che, oltre agli animali, esistono anche delle piante da salvaguardare.

Credo che sia in grado di intervenire al più presto per la salvaguardia dell’albero e dell’intera zona.

1- Il grande Faggio della Pintura di Bolognola.
2- Le radici del lato destro del grande faggio scoperte dal terreno a causa dell’acqua piovana che giunge tramite un vero e proprio solco nel terreno sovrastante.
Si possono notare che molte radici non sono ricoperte di muschio e sono quelle che prima erano sotto terra.
3- Alcune radici, non ricoperte da muschio, sono state scoperte di recente dall’acqua piovana che ha trascinato via la terra.
4- Il solco prodotto dalle precipitazioni temporalesche giunge proprio sopra alle radici del Faggio.
5- Nel lato sinistro del Faggio manca una grossa fetta di terreno, si è formata una vera e propria buca.
6- Il tronco del grande “vecchio” faggio, segnato dal tempo e adesso dall’incuria dell’uomo.
7- Nella faggeta sono presenti reti metalliche divelte visibili sullo sfondo e, a destra, alcuni paletti metallici di recinzioni elettrificate che non garantiscono la protezione dal bestiame al pascolo.
8- Il profondo solco scavato dalle acque meteoriche si dirige proprio verso il grande Faggio.
9- Il Faggio fotografato nel luglio 2018, la zona ancora non risultava nello stato di degrado in cui versa oggi.
10- Le notizie sul WEB sulla faggeta di Macchia Tonda



LE GROTTE DEL VERSANTE SUD DI FORCA CERVARA.

Il 17 ottobre 2020, insieme a Federico, accompagnati dalla presenza di molti animali selvatici e domestici, abbiamo raggiunto alcune grotte presenti nel versante Sud-est tra Monte Bove Sud e Forca Cervara, nei dintorni del Casale del Berro, che avevamo individuato da tempo dai versanti opposti della montagna. Le grotte si raggiungono a piedi da Passo Cattivo.

ACCESSO: Per raggiungere Passo Cattivo si sale in auto a Frontignano quindi giunti al bivio per Nocria attualmente chiuso, si prosegue per 200 metri quindi si gira a destra, si passa nel piazzale dell’ex palazzetto dello sport, si prosegue verso il gigantesco albergo danneggiato dal terremoto e si prosegue fino raggiugere la strada sterrata che in circa 4 chilometri arriva fino al parcheggio del Monte Cornaccione, alla stazione degli impianti di risalita di Pian dell’Arco. Assurdamente non si può parcheggiare nell’ampio parcheggio posto nei pressi della stazione della seggiovia in base ad una delibera comunale ma occorre lasciare l’auto lungo la strada, intasata d’estate, per evitare sanzioni.

DESCRIZIONE : Dal parcheggio (351010,4 E – 4752610,7 N; 1640 m.) si prosegue a piedi per la strada sterrata che conduce al Cristo delle Nevi – impianti di risalita di Jacci di Bicco, giunti al bivio che conduce agli impianti si prosegue in piano e in circa un’ora dall’auto si raggiunge il disastrato Passo Cattivo. Appena ci si affaccia nella Valle del Tenna sottostante il Passo Cattivo si nota a sinistra, nel pendio che sale verso Monte Bove Sud, una traccia di sentiero in quota (353339,2 E – 4751949,4 N; 1890 m.) che si dirige verso Nord-est in direzione di Pizzo Berro. Si prosegue per il sentiero dapprima ben visibile che poi si trasforma in una traccia appena percettibile ed in circa 30 minuti dal Passo Cattivo raggiunge la parte superiore di una particolare cresta rocciosa (foto n. 7-8) in pendio aperto che scende verso valle (353702,7 E – 4753051 N; 1890 m.). Si lascia quindi il sentiero e si scende per circa 100 metri lungo la cresta rocciosa costeggiandola nel lato sud-ovest a metà della quale si apre la prima grotta raggiunta profonda neppure una decina di metri ma con una bella visuale sulla valle Orteccia posta di fronte (353753,7 E – 4753012,2 N; 1850 m.; foto n.11-12)

Visitata la prima cavità si risale il pendio per riprendere la traccia di sentiero lasciata prima e la si segue dapprima sempre in quota poi in leggera e costante salita fino alle rocce della Forca Cervara.

Poco prima di raggiungere la Sella della Forca Cervara (354345,2 E – 4753708,1 N; 1950 m.) si notano nella stessa quota a destra verso la cresta Sud del Pizzo Berro, dei contrafforti rocciosi (foto n.16 e 22)ed una traccia di sentiero che scende a tornanti verso valle per poi raggirare il primo contrafforte e risalire verso il contrafforte successivo dove, in alto, si notano le altre due cavità presenti. Si risale faticosamente il ripido pendio per circa 100 metri e si raggiunge la prima grotta posta alla base dello sperone roccioso (354515,6 E – 4753794,7 N; 1950 m.). Sopra di essa, in parete, è presente una seconda cavità (foto n.17-18-19-20-21) che si raggiunge in arrampicata risalendo una paretina rocciosa a destra di circa 15 metri. Per la discesa è consigliato portarsi qualche chiodo da lasciare in loco per effettuare una più sicura discesa in corda doppia. Entrambe le cavità sono anch’esse profonde circa una decina di metri ma offrono un sicuro riparo in caso di maltempo.

Visitate queste due grotte si ridiscende il pendio dirigendosi in diagonale verso valle in direzione del Casale del Berro che si nota sulla sinistra sotto ad una zona rocciosa. Si costeggiano le rocce e si attraversa obbligatoriamente sotto a delle alte pareti (354335,4 E – 4753175,8 N; 1700 m.) oltre le quali si apre un grande anfiteatro roccioso (foto n.24-25-26 e 32) posto sulla verticale del Casale. Si risale il pendio erboso entrando nell’anfiteatro dove le pareti rocciose poste a semicerchio creano un caratteristico eco sonoro e lo si costeggia passando sotto ad una alta parete grigia stillicidiosa (foto n.27-28), si prosegue sotto alle pareti e al termine della barriera rocciosa, in prossimità di un canale erboso, si raggiunge la Fonte Vissana (foto n. 29-30-31) più particolare dei Monti Sibillini, costruita nel 1800 e costituita da un muro roccioso artificiale sopra la quale è presente una vasca interrata di circa 1 metro cubo da cui partono ben due tubi metallici da cui sgorga acqua. La fonte, (354236,7 E – 4753163,7 N; 1705 m.) non ha alcun nome, non è riportata sulle carte e non è neppure censita nel catasto delle fonti del Parco Nazionale dei Monti Sibillini effettuato dal CAI nel 2011.

Superato l’anfiteatro, con una lunga diagonale in leggera salita su pendii erbosi, ci si dirige verso la strada di fondovalle che sale verso il Passo Cattivo che si raggiunge in circa 30 minuti passando per la zona denominata “le Fosse” dove è presente un laghetto di abbeveramento per il bestiame ( foto n.36)

DISCESA: Da Passo Cattivo si prosegue la strada sterrata per il Monte Cornaccione ed in circa 40 minuti si raggiunge l’auto.

1- Caprioli in fuga sotto alla strada per Passo Cattivo
2- Tre femmine di Cervo incuriosite dal nostro passaggio sulla pineta sotto alla strada per Passo Cattivo, il maschio era fuggito prima.
3 – 4 Convivenza tra animali domestici e selvatici, anche se ormai i camosci si possono considerare semiaddomesticati.
4
5- Camosci al pascolo a 10 metri da noi non manifestavano alcun timore.
6- Far foto ai camosci ormai non ha più senso, troppo banali, non è più una novità.
7- Il pendio del versante Sud-est di Monte Bove Sud con la cresta rocciosa a metà percorso dove si apre la prima grotta, coperto dalla nebbia ed imbiancato il Pizzo Berro.
8- La cresta rocciosa a metà percorso con la cavità visitata
9- Il Pizzo Berro con la cresta Sud che abbiamo salito e descritto alcuni anni fa, a sinistra in alto sotto alla cresta la barriera rocciosa che nasconde le due altre grotte, in basso a sinistra invece l’anfiteatro visitato al ritorno.
10- Il caratteristico anfiteatro roccioso posto a monte del Casale del Berro
11- La prima grotta sulla cresta rocciosa posta a metà percorso.
12- Veduta panoramica dall’interno della prima grotta.
13- Si prosegue verso la Forca Cervara, sullo sfondo il tracciato che proviene da Passo Cattivo e, fuori ombra, la cresta rocciosa a metà percorso dove è presente la prima grotta.
14- Giunti in prossimità della Forca Cervara, sullo sfondo il Pizzo Berro e dietro il Pizzo Regina.
15- La sottile cresta della Forca Cervara in alto mentre scendiamo il ripido pendio per raggiungere le altre due grotte
16- I contrafforti rocciosi tra Forca Cervara e la cresta Sud del Pizzo Berro che nascondono le altre due grotte.
17- Il primo contrafforte a sinistra, a destra il secondo contrafforte con le due cavità presenti, una alla base a l’altra in parete.
18 – 19 La grotta alla base del secondo contrafforte.
19
20- Le due grotte del secondo contrafforte, una alla base e l’altra in parete.
21- Veduta verso la Valle Orteccia dalla grotta alla base del contrafforte.
22- Veduta dei contrafforti tra Forca Cervara e la cresta Sud del Pizzo Berro con le due cavità raggiunte.
23- Discesa verso valle in direzione del Casale del Berro con vista verso Cima Cannafusto e Valle Orteccia.
24 – 25 – 26 – L’Anfiteatro roccioso posto a monte del Casale del Berro, le pareti poste a semicerchio creano un particolarissimo eco sonoro.
25
26
27- 28- La parete grigia stillicidiosa posta al termine dell’anfiteatro roccioso.
28
29 – 30 – 31- La Fonte Vissana, dimenticata e posta tra l’anfiteatro roccioso ed un canale erboso.
30
31
32- Veduta dell’anfiteatro roccioso con la sorgente al suo termine sinistro.
33 – 34 – L’anfiteatro con lo sfondo del Pizzo Berro imbiancato.
34
35- Il pendio Sud-est del Monte Bove Sud dove si sviluppa l’itinerario proposto con veduta dei siti visitati (ai lati e alla base della zona d’ombra) popolato da bovini.
36- La zona denominata “Le Fosse” con il laghetto di abbeveramento sul versante Est sotto al Passo Cattivo, sullo sfondo la cresta che collega Cima Cannafusto con Cima di Vallinfante.
37- Il versante Sud della cresta compresa tra Monte Bove Sud e Forca Cervara con l’itinerario per raggiungere le grotte.
Pianta satellitare con il percorso proposto.
ROSSO: Itinerario di raggiungimento
VERDE: Itinerario di ritorno



GALLERIA DI IMMAGINI STORICHE

Galleria di immagini storiche dei Monti Sibillini gentilmente fornite dal mio amico Giorgio Micarelli di Camerino.

Giorgio al Lago di Pilato

MONTE VETTORE – CIMA DEL REDENTORE Giugno – Luglio 1972

Il Rifugio Zilioli, edificio iniziale con un solo locale. (vedi la situazione ampliata fino ad Agosto 2020 in “Gallerie”)
Il canale Ovest del Monte Vettore da Forca delle Ciaole.
Il Lago di Pilato dalla Punta di Prato Pulito
Il Lago di Pilato in piena forma visto dalle Roccette
Salita sulle rocce della Punta di Prato Pulito

LAGO DI PILATO Giugno e Agosto 1972

Giorgio sulle rive del Lago di Pilato, lo ricorderemo più con tutta questa acqua ?
Giro in canotto sul Lago di Pilato

CASTELLUCCIO – MADONNA DELLA CONA Primi accenni di fioritura, Agosto 1973

MONTE BICCO Aprile 1974

Grazie Giorgio per la collaborazione.




SASSO SPACCATO DA PASSO GALLUCCIO PER LA CRESTA OMONIMA.

Il 19 settembre 2020, insieme a Federico, abbiamo raggiunto la sommità del Sasso Spaccato, nel versante Nord-est della Cima di Pretare partendo da Passo Galluccio, salendo per la cresta omonima per poi compiere una lunga traversata in quota verso Nord fino alla sommità dello scoglio in parte franato con il terremoto del 2016. Dal Sasso Spaccato è possibile salire fino alla Cima di Pretare come già descritto ma si consiglia di effettuarlo seguendo il primo itinerario in quanto la successiva discesa è relativamente più facile. Lo stesso giorno siamo andati poi a verificare lo stato post terremoto delle pareti della Fascia Inferiore, sul versante Sud-Ovest del Monte Vettore, sotto all’Aia della Regina effettuando un lunghissimo giro traversando sotto le pareti rocciose con uscita a Piè Vettore per il Sentiero dei Mietitori.

La cima del Sasso Spaccato l’avevamo già raggiunta il 27 settembre 2014 su resti di un vecchio e difficile tracciato che attraversa tutto l’imbuto del Monte Vettore (Fosso di Casale) ad una quota compresa tra 1600 e 1800 metri partendo da Casale di cui ho riportato la descrizione alla voce ” TUTTE LE ESCURSIONI” .

Questo nuovo itinerario, anch’esso non riportato in alcuna guida e di direzione opposta al primo, rappresenta pertanto il secondo tracciato descritto per raggiungere questo luogo piuttosto sconosciuto e selvaggio.

Come molti dei miei itinerari, anche questo, sebbene meno impegnativo di quello già da me descritto in precedenza per raggiungere Sasso Spaccato, è consigliato solo ed esclusivamente a persone esperte che si sanno muovere su terreni erbosi molto ripidi, è consigliato l’uso di una piccozza nei due tratti più ripidi ed impegnativi.

ACCESSO: Per effettuare l’ascensione si deve raggiungere in auto il Passo Galluccio passando da Montegallo o da Castelluccio o da Pretare a seconda del Vostro punto di partenza per la Strada Provinciale n. 477. Arrivati al Passo Galluccio si parcheggia di lato alla strada in corrispondenza di uno slargo di fronte ad una deviazione di breccia verso Est (361877,5 E – 4741455,3 N; 1170 m.).

DESCRIZIONE: Dallo spiazzo di Passo Galluccio si continua la strada a piedi per 100 metri in direzione Sud-Ovest, verso Pretare, fino a raggiungere l’imbocco di un tratturo di breccia (361791 E – 4741371 N; 1170 m. ) che inizia sopra strada e che più avanti si inoltra nel bosco in direzione Nord e che rappresenta una porzione del cosiddetto “Sentiero dei Mietitori”. Il tratturo devia verso Nord-Ovest fino ad uscire su ampi prati. Si lascia il sentiero (3616890,7 E – 4742046,8 N; 1230 m.) e si prosegue in netta salita senza tracciato sui prati in direzione della erbosa Cresta di Galluccio che si innalza oltre la cima boscosa di Monte Pianello della Macchia che in questo modo si evita di raggiungere.

Si prosegue su esile tracciato nel filo di cresta superando sempre in salita brevi tratti alberati alternati a prati fino a raggiungere un tratto roccioso della cresta che si costeggia salendo a destra all’interno del bosco. Dopo circa 200 metri di faticosa salita il bosco diventa più ripido, si raggiunge un tratto devastato da una frana provocata dal terremoto del 2016 caduta dalla parete di sinistra. Il bosco si restringe per la presenza di rocce anche nella parte destra che obbligano a percorrerlo tutto fino al termine dove si esce su una forcella (360628 E – 4742450,6 N; 1640 m. ) sulla cresta di sinistra di fronte ad una verticale parete rocciosa (foto n.11-12-13).

Si supera la parete rocciosa risalendo per brevi cenge erbose alternate a roccette con facili passaggi di II° grado per 30 metri fino a riprendere la sottile ed erbosa cresta di Galluccio che si innalza verso le pareti sovrastanti (foto n.14-15-16) da cui già si vede, in alto a destra, la cima del Sasso Spaccato.

Si risale tutta la cresta sul filo a tratti roccioso alternato con fastidiosi ginepri striscianti fino a raggiungere una barriera rocciosa che la chiude in alto, quindi raggiunte le pareti che formano anche diverse piccole grotte (360446,2 E – 4742526,3 N; 1765 m. ) , si costeggia la barriera rocciosa deviando nettamente verso destra.

Si prosegue sempre verso destra in lieve salita ma passando sempre alla base dei torrioni e delle alte pareti rocciose sovrastanti fino a raggiungere un caratteristico masso a forma di cannone da cui si scoprono le prime frazioni di Montegallo (foto n.21) .

Si prosegue in quota per ripidi prati quindi ci si innalza in netta salita obbligati da una ulteriore barriera rocciosa con una profonda grotta (360377,5 E – 4742863,4 N; 1845 m.) al termine della quale ci si trova di fronte alla cima di Sasso Spaccato. Si prosegue in piano su terreno erboso molto ripido fino a superare un primo ripido canalino ghiaioso nascosto (360335,8 E – 4743021N; 1170 m.), dopo altri 100 metri si raggiunge un secondo canalino ghiaioso (360311,9 E – 4743034,7 N; 1877 m.) che richiede un po’ di attenzione, si è di fronte alla parete est del Sasso Spaccato che si raggiunge prendendo un ultimo canalino roccioso incassato (360310,4 E – 4743034,9 N; 1880 m.) tra due torrioni di cui uno con uno strano masso appoggiato sopra (foto n.25) risalendo una breve e facile paretina rocciosa che permette di uscire pochi metri più in alto della cima del Sasso. Quindi scendendo con attenzione la stretta forcella rocciosa e risalendo il breve pendio dove si nota una profonda spaccatura provocata dal terremoto si raggiunge la sommità del Sasso Spaccato. Scendendo un po’ verso Nord si arriva a delle levigatissime placche rocciose che caratterizzano la cima, scavate dalle acque meteoriche, da cui ci si può affacciare con estrema attenzione verso Montegallo, sporgendosi mettendosi lunghi sulle placche si riesce a vedere il sottostante intaglio nel bosco provocato dalla frana che si è formata sotto al Sasso dopo il terremoto del 2016.

DISCESA: Obbligatoriamente per lo stesso itinerario di salita facendo ancora più attenzione soprattutto nella discesa della paretina sopra al bosco.

A titolo informativo le pareti della Fascia Inferiore riportate nelle foto n.2-3 si possono raggiungere da Piè Vettore per la Fonte delle Cacere ed il sentiero dei Mietitori in direzione di Passo Galluccio. Giunti alle coordinate 360361 E – 4741667 N; 1315 m.; in corrispondenza di un cartello di “Lavori in corso” (???) e si un segnale bianco/rosso su un albero (foto n.1) si individua una traccia di sentiero che sale ripida nel bosco, faticosamente, con diversi tornanti e tratti rocciosi, in 20 minuti si raggiunge la base delle alte pareti denominate “Fascia Inferiore” (foto n.2-3) dove negli anni 1975-78 grandi alpinisti come Tiziano Cantalamessa, T. Ciarma, P. Mazzanti a M.Ceci hanno aperto le prime vie di sesto grado dei Monti Sibillini (Via Piagge 80, Spigolo dell’Orso, Isabella, Giuliana).

1- Il Sentiero dei Mietitori con il punto di salita per la “Fascia inferiore”
2- L’intera parete della fascia Inferiore
3- L’attacco della “Via Giuliana” nella Fascia Inferiore.
4- L’attacco della “Via Marsili” posta più a destra della Fascia Inferiore.
5- Le rocce dell’attacco della Via Marsili levigate e rese candide dalle frane post-terremoto scese dall’alto e dalle violente piogge estive.
6- 7 In traversata su terreno ripido e canali detritici dalla Fascia Inferiore verso la Cresta di Galluccio.
7
8- La Fascia Inferiore e, in alto, la cima della Piramide visti dalla Cresta di Galluccio.
9- La erbosa Cresta di Galluccio che sale dal Passo omonimo passando per il boscoso M. Pianello della Macchia .
10- Le pareti sovrastanti da Cresta di Galluccio
11- La parete che bisogna risalire all’uscita del bosco della Cresta di Galluccio.
12- la prima parte della parete all’uscita del bosco, alle spalle la Cresta di Galluccio.
13- Federico in facile arrampicata nella parete al termine del bosco.
14- Usciti dalla parete la cresta continua con tratti erbosi e rocciosi , in basso a destra si nota già la cima di Sasso Spaccato.
15- 16 La Cresta verso la barriera rocciosa che la chiude in alto ed il pendio erboso di traversata verso destra.
16
17- Una delle diverse grotte che si aprono alla base della prima barriera rocciosa di traversata.
18- Si continua a traversare alla base di una alta seconda barriera rocciosa.
19- La grotta della seconda barriera rocciosa popolata da una numerosa colonia (punta) di Coturnici che si sono levate in volo al nostro avvicinarsi.
20- Il ripido pendio di traversata verso Sasso Spaccato.
21- Il curioso masso a forma di cannone che identifica il punto a metà traversata e da cui si scoprono già le frazioni di Montegallo.
22- L’ultimo scosceso tratto erboso prima di Sasso Spaccato, che emerge a destra, e che nasconde due ripidi canali ghiaiosi da superare prima di poter raggiungere lo scoglio.
23- la sommità del Sasso Spaccato che si raggiunge risalendo un ripido canalino nascosto alla sua sinistra
24- Dalla cima di Sasso Spaccato, Federico nel pendio verso Cima di Pretare in alto.
25- Il curioso masso incastrato nel canalino al fianco sinistro di Sasso Spaccato .
26 La forcella prima del Sasso Spaccato con il ripido canalino laterale di destra che precipita verso valle e che, insieme al canalino di sinistra hanno dato il nome “Spaccato” allo scoglio
27- il canalino a sinistra della forcella con la mia ombra proiettata nelle rocce di fronte.
28- Veduta verso l’imbuto del M. Vettore con l’esile traccia del sentiero già descritto per raggiungere Sasso Spaccato, in alto a destra Il Sassone con il sentiero che sale da S.Maria in Pantano fino alla cima del M. Vettore.
29- Veduta verticale dalle placche rocciose della cima di Sasso Spaccato verso le frazioni di Montegallo ed il Fosso di Casale e la sottostante frana che ha distrutto una grande fetta di bosco provocata dal sisma del 2016.
30- Il versante Sud della Cima di Pretare con il Sasso Spaccato sulla destra, in alto a sinistra invece svetta la cima della Piramide parzialmente ricoperta dalla nebbia, visto dalla Cresta di Galluccio.
31- Il tracciato della salita descritta.
32- La parte inferiore dell’itinerario descritto .
33- la parte superiore dell’itinerario descritto .
34- Pianta satellitare dell’itinerario descritto.
35- Pianta satellitare con visione frontale dell’itinerario descritto.



CIMA DI FORCA VIOLA Per la cresta Est da Forca di Pala.

La Cima di Forca Viola non viene riportata neppure in alcune carte e non è contemplata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini, una cima dimenticata senza nessun itinerario di raggiungimento. Eppure è la prima cima che delimita a destra, salendo, la Valle del Lago di Pilato e da cui si gode di un panorama aereo su tutta la valle.

Il sentiero che sale da Forca Viola verso le creste della Cima del Redentore non tocca questa panoramicissima cima, sale a mezza costa nel versante ovest per salire in cresta solo in corrispondenza della Cima dell’Osservatorio, scavalcando la Cima di Forca Viola e il Quarto S. Lorenzo, togliendo all’escursionista il piacere di una cavalcata su una sottile cresta aerea a cavallo tra due delle zone più belle dei Monti Sibillini, la Valle del Lago di Pilato e i Piani di Castelluccio.

La salita, effettuata il 21 luglio in solitaria, si propone come il primo itinerario estivo specifico per raggiungere questa cima. Un itinerario invernale aperto da noi anni fa (descritto di seguito) sale il canale Ovest che si innalza 200 metri prima di Forca Viola, salendo sempre dalla Valle delle Fonti, per uscire proprio sulla cima, di cui le foto n.18-19 sono la testimonianza della salita.

Come molti dei miei itinerari, anche questo è consigliato solo ed esclusivamente a persone esperte che si sanno muovere su terreni erbosi molto ripidi, è consigliato l’uso di una piccozza nei due tratti più ripidi ed impegnativi.

ACCESSO: Per effettuare l’ascensione si deve raggiungere in auto il paese di Castelluccio quindi si scende dalla collina e appena terminata la discesa si gira a sinistra e si parcheggia nello spiazzo erboso. Dal parcheggio parte la strada sterrata che conduce allo spiazzo di raccolta delle macerie del paese per poi dividersi. A Sinistra si va per Capanna Ghezzi che non è consigliabile prendere in quanto più lunga.

DESCRIZIONE: Dall’area di raccolta delle macerie proseguendo invece verso destra, (addirittura anche in auto in quanto non ci sono divieti ed il fondo della strada è ottimo), si raggiunge in circa 20 minuti a piedi la fontana dell’imbocco della Valle delle Fonti (355313,2 E – 4743932,5 N; 1415 m.) . Si scende il pendio oltre la fontana che si addentra nella Valle delle Fonti e si percorre tutta la valle su comodo sentiero. Giunti, in altri 25 minuti, nei pressi di una vecchia fonte (355772,6 E – 45184,5 N; 1610 m.) si devia a destra per risalire la valletta sottostante Forca Viola. Qui si nota nel pendio di sinistra una traccia di sentiero che si raggiunge risalendo 50 metri di pendio erboso. Preso il sentiero lo si segue dapprima su tratto ghiaioso poi esso attraversa il canale che scende da Forca Viola e prosegue a destra su pendio erboso ripido nel versante opposto. Si segue la traccia fino a delle rocce di conglomerato ( 356540,5 E – 4745330,3 N; 1915 m.) ben visibili da valle oltre le quali si apre il pendio erboso della sella di Forca Viola che si raggiunge in 30 minuti dal fondovalle (1,15 ore dall’auto; 356540,5 E – 4745330,3 N; 1915 m.).

Dal ripiano di Forca Viola si scende nel versante Est opposto per il sentiero che conduce al Lago di Pilato, in altri 20 minuti si raggiunge uno spiazzo posto superiormente allo Scoglio del Miracolo (357282,3 E – 4745423 N; 1880 m.) e si prosegue per altri 300 metri fermandosi in una ansa del sentiero (357473,8 E – 4745132,7 N; 1905 m.) prima di raggiungere Forca di Pala da cui si scopre tutta la Valle di Pilato. Da qui si inizia a salire la cresta erbosa sovrastante il sentiero che sale in direzione della Cima di Forca Viola non visibile dal basso. Il primo tratto è erboso e piuttosto facile poi la cresta si impenna, si può percorrere la cresta mai affacciandosi verso il Lago di Pilato per la presenza di pareti franate oppure e si devia 50 metri a destra per scavalcare questa prima barriera rocciosa per un canalino erboso molto ripido ed impegnativo, tenendosi sempre nel versante Nord da dove si vede il Monte Argentella (20 minuti) . Quindi salita la barriera rocciosa ci si riporta verso la cresta di sinistra e da questo punto si scopre già tutta la Valle di Pilato. Si prosegue in cresta di nuovo erbosa con alcuni tratti rupestri ma non eccessivamente ripida fino a raggiungere il secondo tratto roccioso che impenna nettamente e che richiede molta attenzione (30 minuti).

Si risale il secondo tratto rupestre scalettato sovrastante sul filo di cresta, su pendenze di 50-60° dove si consiglia di utilizzare una piccozza, questo è il secondo tratto più impegnativo della salita. Al termine la cresta si addolcisce e si è in vista della Cima di Forca Viola che si raggiunge in altri 20 minuti (1,30 ore da Forca Viola).

La entusiasmante e impegnativa salita non ha finito di stupire, a circa 200 metri dalla cima ci si trova la cresta tagliata da una trincea prodotta dal terremoto del 2016, (357119,8 E – 4744930,1 N; 2155 m.) lunga una decina di metri, larga circa circa un metro e profonda anche due metri in un punto, che si aggiunge ai tanti luoghi dei Monti Sibillini devastati che abbiamo visitato dopo il sisma.

Si raggiunge quindi la Cima di Forca Viola(356995,6 E – 4744823,4 N; 2230 m.) indicata da una semplice pietra traballante scritta a pennarello……..ormai non mi meraviglio più dello stato di degrado in cui versano i sentieri dei Monti Sibillini.

Dalla Cima di Forca Viola è doveroso proseguire l’aerea cresta verso il Quarto S. Lorenzo, Cima dell’Osservatorio per raggiungere la Cima del Redentore percorrendo cosi’ tutta la lunga cresta che delimita la sinistra orografica della valle di Pilato.

DISCESA: Dalla Cima di Forca viola se non si vuole proseguire la cresta si scende liberamente nel versante Ovest fino ad intercettare il classico sentiero di salita che in 30 minuti scende a Forca Viola. Se si prosegue fino alla Cima dell’Osservatorio si scende prendendo lo stesso sentiero che, dalla cresta, scende e costeggia la cresta nel versante Ovest della montagna da cui si gode il bellissimo panorama aereo dei Piani di Castelluccio per scendere in circa un’ora a Forca Viola da cui si riprende l’itinerario di raggiungimento.

PERCORSO INVERNALE: Con l’occasione riporto anche la salita invernale alla Cima di Forca Viola per il Canale Ovest effettuata alcuni anni fa e non pubblicata.

Dalla fontana dell’imbocco della valle delle Fonti Si segue il percorso estivo fino a 200 metri prima delle rocce di conglomerato ( 356540,5 E – 4745330,3 N; 1915 m.) situate nel canale di salita a Forca Viola. Qui a destra parte un canale diretto con pendenze dapprima di 35° per poi impennare a 45° nel tratto finale, che si risale interamente senza particolari difficoltà fino alla Cima di Forca Viola, con 1,3 ore dall’attacco.

Discesa: Stesso itinerario estivo o più direttamente dal Canale Ovest di Quarto San Lorenzo che vi porta direttamente in Valle delle Fonti.

1- Il tratto iniziale della cresta a monte di Forca di Pala con il primo risalto roccioso. Sullo sfondo il Monte Vettore.
2- L’altro tratto di cresta di salita con il secondo risalto roccioso e la cresta finale prima della Cima di Forca Viola non visibile.
3- Il primo tratto erboso della cresta di salita domina tutto il Piano della Gardosa con la Ripa Grande, sullo sfondo il Monte Sibilla e Cima Vallelunga a sinistra
4- La pendenza ancora non eccessiva del primo tratto erboso con vista verso il Monte Argentella.
5- il primo tratto roccioso superato tramite un canalino erboso posto alla sua destra
6- Attimo di pausa sotto al secondo tratto ripido, prendo la piccozza.
7- Veduta verticale da sopra il primo tratto roccioso verso il sentiero per il Lago di Pilato, a destra l’ansa del sentiero da cui si sale per l’itinerario proposto.
8- Veduta verticale dal secondo risalto da cui si scopre la Valle del Lago di Pilato, a destra si vede il sentiero che sale dalle Svolte.
9- Superato il secondo risalto rimane la comoda cresta finale da cui si scopre la Cima di Forca Viola.
10- Veduta aerea sulla Valle del Lago di Pilato.
11- La Cima di Forca Viola con la cresta che la collega al Quarto San Lorenzo.
12- Da destra, il Quarto S. Lorenzo, Cima dell’Osservatorio, Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo con la Sella delle Ciaole a sinistra.
13 – 14 L’impressionante trincea profonda anche 2 metri aperta sulla cresta poco prima della Ccima di Forca Viola dal sisma dell’Ottobre 2016.
14
15- La trincea vista dal tratto di cresta superiore.
16- La cresta finale con la Cima delle Prata, Monte Banditello, Sasso D’Andrè e il Monte Torrone a destra.
17- La Cima di Forca Viola, per fortuna qualche volenteroso ha scritto il nome e quota della cima su una traballante pietra con uno scolorito pennarello….una targa di metallo come in tutte le altre montagne d’Italia è troppo ? Solo nei Monti Sibillini si vedono certe penose cose.
18- Immagini della salita invernale alla Cima di Forca Viola per il canale Ovest, sullo sfondo il Monte Sibilla e Cima Vallelunga a sinistra.
19- La cresta che collega Cima di Forca Viola al Quarto San Lorenzo.
20- La cresta della foto n.19 in versione estiva ripresa quasi dallo stesso punto.
21- La Cima di Forca Viola con la cresta Est di salita vista dirigendosi verso Quarto San Lorenzo.
22 – 23 Veduta aerea dalla cresta verso i piani di Castelluccio ancora in fiore.
23
24- La bellissima Scutellaria alpina sulla cresta di Quarto San Lorenzo
25- la cima di Quarto San Lorenzo o Cima Castelluccio con la solita pietra di indicazione.
26- La cresta di salita tutta illuminata dal sole, vista da Quarto San Lorenzo con il sentiero che scende da Forca di Pala per il Lago di Pilato visibile nel ghiaione a destra.
27- Piena fioritura sulla cresta per la Cima dell’Osservatorio
28- Castelluccio visto dalla cresta.
29- La Cima dell’Osservatorio con i due suoi canaloni Nord, a destra la Cima del Redentore.
30. La sottile cresta Est della Cima dell’Osservatorio che precipita verso la Valle di Pilato, con la zona franata, in corrispondenza del dente da cui emerge dietro il Gran Gendarme.
31- La parte finale della cresta della foto precedente.
32. Il punto da dove ho scattato la foto n.30
33- Altra cima (Cima dell’Osservatorio) ….altra traballante pietra che sicuramente cadrà con le prime bufere invernali.
34- La rara Saxifraga sedoides nel versante Nord della Cima dell’Osservatorio.
35- Il raro Cerastium thomasii nel versante Nord della Cima dell’Osservatorio.
36- Fringuello alpino colto in volo.
37- La cresta Est della Cima di Forca Viola descritta nel presente itinerario con l’intaglio della trincea sismica delle foto 13-14 visibile anche dalla Cima dell’Osservatorio.
38- Il Gran Gendarme e “la Conca” del Pizzo del Diavolo con i ghiaioni sottostanti riempiti dai detriti delle frane dell’Ottobre 2016.
39- Le cenge sopra “la Conca” riempite dai detriti delle frane dell’Ottobre 2016.
40- Il versante Nord del Pizzo del Diavolo con la grande frana (roccia più chiara) prodotta dal sisma dell’Ottobre 2016.
41- Il versante Nord del Pizzo del Diavolo sconvolto dal sisma del 2016 con ancora grandi massi in bilico, sullo fondo escursionisti alla Sella delle Ciaole.
42- Luci ed ombre verso le cime del gruppo Nord dei Monti Sibillini. In primo piano la Cima di Forca Viola, a destra Il M. Argentella in ombra, il Sasso di Palazzo Borghese illuminato, il M. Porche in ombra a sinistra quindi il Pizzo Berro a destra , il M.Rotondo al centro e sullo sfondo appena visibile il lontano M. San Vicino.
43- Squarcio di luce sui campi di Castelluccio.
44- Durante la discesa mi imbatto in un cerchio delle fate con grandi Psalliota macrospora.
45- E per concludere, giunto nei pressi di Forca Viola attraverso una rigogliosa stazione di Leontopodium nivale a quota relativamente bassa per la specie.

Foto dei versanti e Piante satellitari del percorso proposto.
Giallo: Itinerario di avvicinamento.
Rosso: Salita estiva proposta. Celeste: salita invernale proposta.
Verde: itinerario di discesa estivo e invernale

46- La Cima di Forca Viola con il percorso estivo, versante Est vista dal Monte Torrone.
47- La Cima di Forca Viola, versante Nord vista dal Monte Argentella
48- La Cima di Forca Viola con il percorso invernale, versante Ovest vista dal Casale dell’Argentella.
49- La Cima di Forca Viola con il percorso invernale, versante Ovest vista da Castelluccio.
50- Pianta satellitare dei percorsi proposti.
51- Dettaglio