CIMA VALLELUNGA DA ISOLA SAN BIAGIO

Il 12 Dicembre 2020, con Federico e con tanta voglia di camminare sulla neve dopo il nuovo lookdown, siamo partiti all’alba da Isola San Biagio (932 m.) e abbiamo raggiunto Cima Vallelunga (2221 m.), percorrendo oltre 15 chilometri andata e ritorno e compiendo uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini. Il primo tratto di salita è poco conosciuto e non è riportato ne nella bibliografia ufficiale ne in alcune cartine dei Monti Sibillini per cui ho reso interessante descriverla, l’avevamo percorso alcuni anni fa in discesa in occasione della salita della cresta Nord-est del Monte Zampa a cui rimando all’itinerario riportato alla stessa sezione “nuovi itinerari”. La seconda parte si limita a risalire la strada del Monte Sibilla tagliando per prati innevati alcuni tornanti per evitare i grandi accumuli di neve formatisi sulla strada.

L’itinerario invernale non presenta difficoltà alpinistiche ma essendo molto lungo e con un dislivello di quasi 1300 metri è adatto solo ad escursionisti ben allenati soprattutto se si incontrano accumuli di neve fresca sulla strada che rendono faticosa l’andatura, come è capitato a noi. Consigliatissimo come allenamento estivo.

Chiaramente da evitare con il versante Est del Monte Sibilla sovraccarico di neve per l’elevato pericolo di slavine. Le slavine che scendono per il Fosso del Balzo giungono ad interrompere la strada per Foce !!!

Accesso: Si raggiunge Isola San Biagio da Montemonaco, al bivio della strada del Monte Sibilla si gira a destra e si raggiunge la frazione.

Salita: Da Isola S. Biagio si prende una stradina asfaltata che passa nelle case più in alto del paese dove al suo termine parte un tratturo sterrato in piano che si dirige verso Nord. (361841,3 E – 4752191,8 N; 950 m.). Il tratturo si snoda quindi in lieve salita sempre verso nord, dopo circa 650 metri m si superano due tornanti sempre in salita. Giunti ad una netta curva in un ripiano erboso (30 minuti; 361539,6 E – 4753102,7 N; 1130 m.) si lascia il tratturo principale che si dirige verso un edificio situato nei prati più in alto a destra. Si devia quindi a sinistra per un sentiero appena accennato ma recentemente segnalato con numerosissimi bolli rossi a terra che, passando vicino alla piccola Fonte di Pianamonte sotto a caratteristici evidentissimi massi denominati “i guardiani” (foto n.31; 361106 E – 4752613 N; 1300 m.), in circa 1,20 ore dal paese conduce al tornante della strada per il Monte Sibilla, poco prima del Rifugio omonimo (360653 E – 4752103,8 N; 1520 m.). Quindi abbiamo proseguito seguendo la strada e tagliando per prati alcuni tornanti, fino al termine della strada nella cresta tra il Monte Sibilla e Cima Vallelunga (ore 2 dal Rifugio).

Da qui, in altri 30 minuti per parte, si raggiungono le cime dei due monti poste una opposta all’altra rispetto al termine della strada.

Discesa: Obbligatoriamente si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

1- Erba glassata al mattino intorno alla fonte di Pianamonte nei pressi dei cosiddetti “guardiani”, a monte di Isola San Biagio (vedi foto n.31).
2- Giunti nei pressi del Rifugio Sibilla si vede anche il Casale della Banditella.
3- Versante Est del Monte Sibilla con la cosiddetta “corona” rocciosa.
4- Il Sasso di Palazzo Borghese con la sua parete Est in piena forma invernale.
5- Il versante Nord e Nord-Est del Monte Argentella.
6- La Valle del Lago di Pilato con il Monte Vettore a sinistra e il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.
7- IL versante Est di Cima Vallelunga che sale dalla Frondosa.
8- Il Monte Porche e la zona della Fonte del Faggio e Ramatico, sotto alle pareti del versante Est di Cima Vallelunga
9 -Saliamo il pendio sopra alla Banditella per evitare gli accumuli di neve fresca sulla strada della Sibilla.
10- La cima del Monte Sibilla vista a monte della Banditella.
11 – 12- La strada della Sibilla con accumuli anche di più di un metro di neve fresca.
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13- Nei pendii parzialmente scoperti invece la neve non supera mediamente i 30 centimetri.
14- Il Fosso del Balzo scende ripidamente verso la Valle di Foce., per fortuna l’innevamento è scarso e non si ha pericolo di distacco di slavine.
15- Giunti ormai quasi alla cresta con la strada praticamente sommersa dalla neve.
16- Cima Vallelunga con gli scogli denominati ” i tre Vescovi”
17- La cresta Ovest del Monte Sibilla con Federico che si appresta a raggiungere la cima.
18- Il Monte Sibilla visto dalla cresta per Cima Vallelunga.
19. Cima Cannafusto e il Monte Bove Sud sullo sfondo.
20- Il Pizzo Regina (M.Priora) a destra ed il Pizzo Berro a sinistra.
21- Il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
22- Il versante Sud del Pizzo Regina.
23- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese .
24- Il Pian delle Cavalle illuminato, nel versante Nord del Monte Argentella.
25- All’improvviso arriva la nebbia, in 10 minuti si è chiuso il cielo, cosa normale in montagna.
26- Scendiamo da Cima Vallelunga immersi nella nebbia.
27- Per fortuna la nebbia forma una fascia in quota.
28- La zona della Fonte del Faggio.
29- 30- La lunga discesa nella strada della Sibilla piena di neve.
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31- Ritorniamo alla fonte di Pianamonte, l’erba intorno si è scongelata, sopra si vedono i due scogli isolati denominati i “guardiani”, a monte di Isola San Biagio.
Pianta satellitare del solo primo tratto di salita meno conosciuto, da Isola San Biagio al Rifugio Monte Sibilla, il secondo tratto segue la strada del Monte Sibilla fino al suo termine.



CANALE DESTRO SCOGLIO DEL MONTONE

11 Dicembre 2020, prima uscita post lookdown finalmente con buon innevamento e in mattinata, all’alba, dalla Pintura di Bolognola sono salito per il canale destro dello scoglio del Montone al Monte Castel Manardo per poi discendere a Forcella Bassete quindi alla strada del Fargno per continuare la ricerca della Chionea che avevamo già trovato esattamente un anno fa (vedi itinerario del 7 dicembre 2019).

In breve inserirò una scheda descrittiva della rara specie di insetto, sto aspettando notizie più accurate da parte di un esperto che abbiamo contattato.

Salita classica già descritta nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” . La bellissima recente nevicata e la limpida mattinata mi hanno regalato le seguenti immagini.

1- Prime slavine sulla strada per il Rifugio del Fargno.
2- Il canale destro dello Scoglio del Montone visto dalla strada.
3 – 4- Il Monte Acuto visto dal canale man mano che mi innalzo .
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5- L’uscita sulla cresta dello Scoglio del Montone.
6- La cresta di discesa dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete.
7- Semi di Bardana (Arctium lappa) ricoperti di neve.
8- Geometrie triangolari a Forcella Bassete, la neve è poca e non riesce a ricoprire le piante ormai secche.
9- La Valle di Bolognola in parte immersa nella nebbia.
10- Un grosso lupo mi ha preceduto da poco a Forcella Bassete.
11- Forcella Bassete con vista verso il Monte Acuto immerso nella nebbia.
12 – 13- La Pescolletta
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14-Il versante Ovest del Monte Castel Manardo.
15- Veduta verso Nord con la Costa Vetiche in primo piano, il Monte Cacamillo a sinistra e il Monte Cucco ed il Monte Catria (a destra) sullo sfondo.
16- Il Monte Catria emerge dalla nebbia.
17- Il versante Est del Monte Rotondo.
18- Erba gelata a Forcella Bassete.
19- Finalmente il Pizzo Regina è emerso dalla nebbia.
20- Anche il Pizzo Tre Vescovi (a sinistra) ed il Monte Acuto emergono dalla nebbia che si va diradando man mano che si scalda l’aria.
21-Si vede anche la croce di Pizzo Tre Vescovi piena di galaverna.
22 – 23 -La bellissima cresta Est del Pizzo Tre Vescovi salita nell’Ottobre del 2019 (vedi itinerario).
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24- Il Versante Nord-est del Pizzo Berro.
25 – 26- Già i primi distacchi di slavine nel versante Nord del Pizzo Regina.
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27- Scendendo da Forcella Bassete verso la strada che riporta alla Pintura di Bolognola con un mare di nebbia verso la cosiddetta “marca”.
28- Il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) sembra già addobbato per Natale.
29- Disco solare nella strada nei pressi della Pintura di Bolognola.
30 – 31- Esemplare di Chionea spp. ritrovato nella strada del Fargno più a valle rispetto al ritrovamento dello stesso periodo del 2019.
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PICO DEL TEIDE – TENERIFE

Raccontando ad un mio amico l’esperienza avuta nell’Aprile 2018 a Tenerife della salita al vulcano più alto d’Europa (l’Etna è alto 3350 metri), chiedendomi di vedere alcune foto ho colto l’occasione per inserirle nella rubrica “Oltre i Monti Sibillini” dedicata a salite in altre catene montuose.

Il Teide è un vulcano che si trova sull’isola di Tenerife nell’arcipelago delle Canarie. Con i suoi 3718 metri di altezza sul livello del mare (e circa 7.000 metri sopra la piattaforma oceanica) è la vetta più alta della Spagna e anche la montagna più alta delle isole dell’Oceano Atlantico. È il terzo vulcano del mondo per altitudine dalla sua base dopo il Mauna Loa e il Mauna Kea alle Isole Hawaii.

La sua particolare altezza in un contesto di totale assenza di montagne nelle vicinanze (è l’unica cima dell’isola) conferisce al Pico del Teide (la punta del vulcano) un grande fascino per gli escursionisti che da qui possono godere di una vista a 360°.

Di seguito le immagini della settimana di escursioni nei dintorni del Teide , nei vari Barranco ed arrampicate effettuate con il mio Amico Davide.

1- Il Pico del Teide visto dalla costa di Tenerife.
2- La pianta simbolo delle Canarie, La Dracaena Draco o El Drago il cui tronco se tagliato essuda di un lattice rosso sangue.
3- Una delle moltissime specie di Aeonium, piante grasse tipiche anch’esse delle Canarie.
4- Escursione al Barranco (vallone) de Ruiz tra grotte vulcaniche e canyon a picco sul mare.
5- Escursione nell’entroterra nella desertica valle di Masca
6 – 7- Salite ad alcuni torrioni vulcanici
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8- Aloe canariensis coltivata nell’Isola per la produzione di prodotti cosmetici.
9 – 10- La Valle di Masca.
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11- La Caldera del Teide.
12- La funivia che permette di giungere rapidamente in quota sul Teide.
13- L’arrivo della stazione della funivia e la cima del Pico del Teide sullo sfondo.
14- Si inizia la salita al Pico del Teide tra colate di lava di vari colori.
15- Giunti nei pressi del cratere sommitale si osserva tutta l’Isola di Tenerife immersa nella nebbia mattutina.
16- Il tratto iniziale della salita già a circa 3500 metri di altezza, siamo partiti poco meno di due prima dal livello del mare ed il notevole dislivello fatto un così poco tempo si fa sentire.
17- il Pico mantiene ancora un po di neve invernale nonostante ci troviamo di fronte alle coste a Sud del Marocco.
18- L’immensa Caldera del Teide con le varie colate laviche di diversi colori.
19 – 20- Il Cratere sommitale con le fumarole ricoperte di Zolfo.
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21- In cima con il mio amico Davide, alle spalle la parte Occidentale dell’Isola ricoperta di boschi.
22 – 23- Giro intorno al Pico del Teide tra gigantesche colate laviche.
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24- Attimo di riposo in cima al Teide, alle spalle la Caldera.
25- Formazione di “mini” Penitents nei tratti dove ancora rimane la neve, guglie di ghiaccio formate dal vento, questi sono alti qualche decina di centimetri, nelle Ande sono alti anche diversi metri !!!
26- Il sentiero sulle sabbie vulcaniche che riporta in cima.
27 – 28- Il Pico del Teide con la stazione della funivia visto dalla Caldera dove sorgono particolari formazioni rocciose, le Roques de Garcia, questa è una delle immagini più caratteristiche di Tenerife.
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29- Formazioni laviche della Caldera del Teide con una pianta di Echium wildpretii al centro che colonizza la lava.
30- 31- Guglie di Basalto intorno alle Roques de Garcia.
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32- Davide in arrampicata sulle guglie di Basalto.
33- Arrivo io.
34- Altra pianta caratteristica delle Canarie, l’Euphorbia canariensis
35- E questa pianta non può che provenire dalle Canarie, si chiama infatti la Canarina canariensis.
36- L’unica cascata di Tenerife al Barranco del Infierno.
37- Altra pianta tipica delle Canarie, l’ Echium giganteum arboreo.
38 – 39 – 40 – 41 – 42 – 43- Fasi di arrampicata nella falesia delle Roque de Jama ad Arona
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44 – 45 -46 – Paesaggio lunare alla Montana Blanca con immense dune di pietra pomice (che galleggia sull’acqua) accumulato dalle eruzioni del Teide. In questo luogo hanno girato scene di numerosi film tra cui la Furia dei Titani e 2001 Odissea nello Spazio.
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47- Una Violacciocca (Erysimum scoparium) caratteristica delle sabbie vulcaniche della Caldera del Teide.
48- Il Pico del Teide a destra con il Pico Viejo più basso e la Caldera riempita dalle colate storiche che si sono susseguite, di diversi colori, dal grigio al marrone al nero.



BALZO ROSSO, al cospetto di una grande ma sconosciuta parete rocciosa.

Il 9 settembre 2020, con il mio amico botanico Sandro, abbiamo raggiunto la base di una delle più maestose pareti rocciose dei Monti Sibillini anche se meno conosciuta.

Il Balzo Rosso si eleva per oltre 250 metri di completa verticalità dalle pendici Sud-est del Monte Amandola, del gruppo del Monte Castel Manardo. La parete, essendo formata da friabile Scaglia Rossa, non è facilmente arrampicabile, non esistono vere e proprie vie alpinistiche ma solo tentativi e brevi salite e per questo non è frequentata e quindi nota agli arrampicatori.

Eppure la parete è verticalissima, al contrario delle altre pareti del Monte Bove o del Pizzo del Diavolo, caratterizzate da torrioni, canali, e cenge che ne interrompono la verticalità.

Per raggiungere la base della parete si può partire comodamente da Capo Valle raggiungibile in auto dalla strada per il Santuario della Madonna dell’Ambro.

Dalla parte superiore della frazione si prende un evidente tratturo indicato sulle carte con il n.228 che si inoltra per campi coltivati ed incolti in direzione del Balzo Rosso. Si tralasciano tutte le diverse deviazioni laterali meno evidenti, si supera un canalone roccioso con fonte e sorgente e ci si addentra in un bosco.

In circa 40 minuti si raggiunge un incrocio dove a destra si trova un sentiero (segnalato) che conduce verso Campolungo al Rifugio Città di Amandola ed un secondo che scende verso il Santuario, si prosegue nel meno frequentato e conosciuto sentiero centrale che si dirige verso le pareti che si raggiungono in altri 15 minuti.

Dal sentiero si può salire direttamente verso la base delle pareti oppure si può continuare per il sentiero n.226 verso il Casale S. Giovanni Gualberto.

Il sentiero è indicato in alcune guide e carte dei Monti Sibillini, per il ritorno si compie lo stesso itinerario.

1- Il Monte Zampa a sinistra, il Monte Sibilla di seguito e a destra Il Pizzo, visti da Capo Ripa, nei pressi di Capovalle.
2- Il Monte Priora con Il Pizzo ed il Poggio della Croce.
3- Il Monte Zampa a sinistra e il Monte Sibilla a destra.
4- Veduta d’insieme del Balzo Rosso.
5- Allium lusitanicum
6- la particolarissima orchidea Spiranthes spiralis nei prati di Capovalle.
7- Il tratturo che da Capovalle conduce verso il Balzo Rosso per poi dividersi per Campolungo e per la Valle dell’Ambro
8- Aquila alta in volo sopra al Balzo Rosso.
9- La parete Est del Balzo rosso
10- La parete Sud del Balzo Rosso, una lama di roccia che si innalza per oltre 250 metri.
11- Bivacco di fortuna nei massi sottostanti il Balzo Rosso.
12- L’imponente parete Sud del Balzo Rosso nei pressi dell’incrocio con il sentiero che sale dalla Santuario della Madonna dell’Ambro con quello che devia a destra verso Campolungo.
13- Allium saxatile
14- Sulla verticale della grande parete.
15- Saliamo sopra al sentiero verso la parete.
16 – 17- Balestrucci si riposano sotto a dei grandi tetti prima della partenza per la migrazione.
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18 – Sandro in esplorazione alla base della parete.
19- Il sentiero passa a poche decine di metri dalla parete.
20- La Priora con il Pizzo a sinistra e Il Pizzo Regina a destra.
21 – 22- L’imponente parete del Balzo Rosso si staglia sopra al bosco.
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23- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto nell’alta Val d’Ambro con la barriera delle Roccacce in ombra
Pianta satellitare del percorso proposto.



MONTE LETEGGE: In attesa di tempi migliori.

Il 23 Novembre 2020, per l’impossibilità di uscire dal comune di residenza senza valido motivo a causa delle imposizioni del Governo e della Regione Marche per limitare l’epidemia da COVID19, mi accontento di uscire nelle montagne del comprensorio del comune di Camerino.

Escursione pomeridiana, partendo a piedi dall’incrocio della strada per Monte D’Aria – Serrapetrona – Camerino, per comoda strada sterrata e prati ho raggiunto la sommità del Monte Letegge da cui si gode di un bel panorama a Sud verso i Monti Sibillini e a Nord verso le montagne della vallata che va da Camerino fino a Fabriano.

In questi giorni sui social (principalmente facebook) molti frequentatori di montagna residenti in comuni (Fabriano, Civitanova, Macerata ecc.) al di fuori del comprensorio dei Monti Sibillini stanno mettendo immagini di escursioni effettuate con i monti innevati senza alcuna vergogna pur sapendo che non possono uscire dal proprio comune senza un valido motivo.

A che serviranno poi le regole se tanto non c’è nessuno che controlla.

Tanto si sa, se aspettiamo che gli Italiani abbiano, senso civico, dovere e rispetto per il prossimo e per il mondo che li circonda allora siamo a posto !

1- Il gruppo Nord dei Monti Sibillini visto dal Monte Letegge.
2- Zoom da Est con il Monte Castel Manardo, il Pizzo Regina e Monte Acuto.
3- Zoom sulla parte centrale con il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Pizzo Berro e il Monte Rotondo.
4- Zoom sullo sfondo con Monte Rotondo, Monte Bove Nord (a destra), Monte Cacamillo in primo piano a sinistra e Monte Pietralata in secondo piano centrale.
5- Zoom ad Ovest con La Croce di Monte Rotondo sullo sfondo e il Monte Coglia in primo piano.
6- La bellissima piramide del “piccolo” Monte Acuto.
7- Il Montigno (o Monte Igno), del gruppo dei monti di Montelago, nei dintorni di Camerino delimita la vallata del Chienti (a sinistra) prima di Serravalle.
8- La maestosa Priora con il Pizzo Regina domina il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
9- Veduta verso Nord ovest con il Monte Catria, visitato pochi giorni fa. (vedi itinerario)
10- Il Monte d’Aria con il ripetitore e le gigantesche pale eoliche visibili da tutta la costa da Ancona a Porto S- Elpidio.
11- Veduta da Nord con la successione dei monti del gruppo del Monte San Vicino.
12- Una delle pale eoliche del Monte d’Aria confrontata con la strada sterrata sottostante.
13 – 14- Nei tratti rocciosi del versante Camerte del Monte Letegge è possibile ritrovare bellissime e grandi porzioni di selce rossa.



APPENNINO TOSCO EMILIANO. LAGO SANTO E LAGO BACCIO Da Pievepelago. VALLE DELL’ORSIGNA e l’albero con gli occhi di Tiziano Terzani.

Come già fatto nel Settembre 2019, ho continuato le escursioni per visitare i laghi dell’Appennino Tosco Emiliano. Quest’anno, il 4 settembre, ho raggiunto il Lago Santo, raggiungibile praticamente in auto da Pievepelago risalendo la Valle delle Tagliole, si parcheggia infatti a poche centinaia di metri dal Rifugio Marchetti sitato sulle sponde del bellissimo lago di montagna. Quindi per comodo sentiero, in circa 30 minuti si raggiunge l’altro lago limitrofo, il Lago Baccio posto in un caratteristico ambiente di alta quota. L’itinerario classico è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano. Anche questo itinerario è segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, unica raccomandazione, da non percorrere in piena estate per la presenza di troppi escursionisti essendo un percorso adatto e raggiungibile da tutti.

Il 5 settembre invece ho effettuato una escursione in una boscosissima e poco conosciuta valle, la Valle del torrente Orsigna, in particolare siamo stati a visitare il cosiddetto “albero degli occhi” in memoria dello scrittore Tiziano Terzani nativo della valle. La Valle dell’Orsigna si raggiunge percorrendo la SS 632 Porrettana da Porretta (BO) in direzione di Pracchia (PI), poco prima del paese si devia a destra per una stradina strettissima da percorrere con molta cautela. Oppure se si sale da Pistoia in direzione di San Marcello Pistoiese, al paese di Pontepetri si devia per la Porrettana in direzione di Pracchia quindi incrocio a sinistra poco dopo il paese.

1- Il Lago Santo, nel Parco Regionale del Frignano, in provincia di Modena.
2 – 3 – 4 – 5 – 6- Il Lago Santo si apre in una boscosissima valle.
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7- Il Monte Giovo (1991 m.) si specchia nelle acque del Lago Santo.
8- Il tratto settentrionale del Lago Santo dove si aprono dei prati ancora pieni di fiori alpini.
9- La gentiana asclepiadea
10- Aconitun napellus ancora in piena fioritura ma fortemente velenoso.
11 – 12- Il Lago Baccio situato a quota più alta del Lago Santo, in un ambiente prettamente alpino
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13- La testata della rocciosa valle che contiene il Lago Baccio.
14- Il Balzo delle Rose (1955 m.) domina il Lago Baccio.
15- La parte iniziale paludosa del Lago Baccio
16- La rara Caltha palustris sulle sponde del Lago Baccio.
17- La valle dell’Orsigna e le indicazioni per l’Albero con gli occhi in memoria di Tiziano Terzani, scrittore nativo della valle.
18 – 19 – 20- L’albero con gli occhi, un bellissimo pluricentenario ciliegio selvatico, con i vari omini di pietra a terra lasciati dai visitatori in memoria di Tiziano Terzani.
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21- La boscosissima ed isolata Valle dell’Orsigna.
22 – 23- Nei pressi c’è anche l’Albero dell’Amore, due faggi nati vicinissimi e fusi insieme durante la crescita a costituire un solo albero.
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24- Il vecchio Mulino della Valle dell’Orsigna, ristrutturato e trasformato ora in Museo da chi ama la propria terra.



LE FAGLIE DI CASALE RICCI

Girovagando su immagini satellitari attuali e vecchie dei Monti Sibillini mi sono imbattuto nella zona di Casale Ricci, sulle basse pendici Sud del Monte Castel Manardo, nella Valle dell’Ambro, ed avevo osservato delle spaccature del terreno, provocate dal sisma del 2016, visibili infatti nelle immagini successive a tale periodo. Il 14 novembre 2020, giusto il giorno prima del nuovo blocco per Covid19, mi sono recato nella zona per osservare gli effetti del terremoto in quanto erano diversi anni che non raggiungevo più la zona.

Sono partito dalla Pintura di Bolognola ed ho percorso la strada che raggiunge prima il Monte Berro poi il Casale Grascette situato nei pressi del Monte Amandola quindi, per prati per fare prima, sono sceso fino al Casale Ricci ed ho girovagato intorno ad esso fino a raggiungere la sommità di un panoramico torrione posto sopra Fonte Feletta e quindi sono risalito alla Forcella Bassete per ridiscendere alla strada Rifugio Fargno-Pintura di Bolognola compiendo tutto il giro del Monte Castel Manardo , di seguito le immagini della giornata.

Durante l’escursione ho trovato un guinzaglio con tanto di catena di acciaio per cani di grossa taglia, una chiave con telecomando di una auto Wolkswagen e due mascherine chirurgiche , a dimostrazione dell’elevato numero di apprendisti escursionisti che si avventurano, talvolta imprudentemente, sulle montagne, in particolare in quest’ultimo anno.

Ho fatto un elenco di tutti gli oggetti che ho trovato solo in questi ultimi 5 anni in montagna:

n.1 slitta condominiale nel bosco del versante Est del Monte Sassotetto, trasportata fino alla stazione ecologica del paese omonimo. (foto allegata)

n. 3 berretti invernali + 4 tra berretti estivi e bandane

n.1 Piccozza !!!!

n.1 vite da ghiaccio autofilettante in titanio !!!

ben 11 moschettoni vari con rinvio o senza !!!! (in un giorno 5 contemporaneamente)

n.5 chiodi da roccia e n.3 dadi (a terra, non infissi in parete)

n.2 caschi di cui uno con diversi segni di urti ma senza testa del proprietario dentro!!!

n.1 Zaino completo di dotazione da donna con tanto di cellulare corroso con scheda illeggibile, giacche, guanti, cibo, borraccia, maglia di ricambio e accessori prettamente femminili.

una macchina fotografica compatta ormai inutilizzabile con custodia.

n.3 sci spaiati tutti al di fuori di campi da sci

n. 2 (coppia integra) di bastoncini telescopici

n.2 (coppia integra) bastoncini fissi da sci

n.2 giacche di pile

n.1 giacca invernale

n.1 paio di ghette da neve

magliette varie in diverse taglie

guanti vari spaiati e in coppia

n.2 borracce

n.2 occhiali da sole

una pila ricaricabile a manovella

n.2 coltellini multiuso

n.1 pentola a pressione completa di coperchio lungo il torrente a valle di Capotenna !!!!!

alcuni scarponi spaiati !!!! e un numero indefinito di suole o porzioni di esse.

Solo in un giorno a Pizzo Regina ho trovato una maglietta, una pila ricaricabile, un coltello multiuso e un berretto.

Posso aprire un negozio di articoli da montagna usati !!!

1- Le faglie presenti intorno al Casale Ricci, visibile in alto a destra.
2- Immagine satellitare della zona prima del terremoto (2013), confrontate le frecce con l’immagine n.3
3- Immagine satellitare della zona dopo il terremoto (2018), in corrispondenza delle frecce sono visibili i crepacci che si sono aperti nel terreno e le frane staccate dalle paretine rocciose.
4 – 5- Uno dei più grossi crepacci che si sono aperti nel terreno intorno a Casale Ricci, ci entra una persona.
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6- Antiche faglie prodotte probabilmente da terremoti storici.
7- La frattura cosismica più impressionante, non sono riuscito a vederne il fondo !!!
8- La frattura è lunga una trentina di metri.
9- La parte iniziale più larga ma meno profonda
10- La parte centrale stretta ma profondissima, ho cercato di illuminarne il fondo con una torcia ma non ho visto la fine.
11- L’abbassamento del terreno nella zona è visibile alla base delle paretine rocciose presenti, mediante la fascia di rocce più bianche in quanto protette dal terreno.
12- Particolare della foto n.11 dove si nota l’abbassamento del livello del terreno di circa 50 centimetri.
13- Le varie fratture presenti nella zona, alcune avranno millenni, altre solo quattro anni..
14- Una netta separazione delle rocce probabilmente a seguito di successioni di terremoti storici.
14- Un Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) nei pressi delle pareti rocciose franate dopo il terremoto del 2016.
15- Particolare delle rocce della zona, i Calcari diasprigni dove si notano le lenti di selce.
16- Nelle rocce sono anche presenti fossili di conchiglie.
17- Vista la stagione con temperature al di sopra della norma due bellissime piante di Alyssoides utriculata dai fiori gialli (sinistra) e Arabis alpina dai fiori bianchi (destra) ancora in fiore.
18- Geranium purpureum anch’esso in piena fioritura.
19 – 20- Le pareti rocciose franate.
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21- Un Faggio è cresciuto all’interno di una frattura della roccia.
22- Bellissimo Ilex aquifolium (Agrifoglio) nei pressi del Casale Ricci.
23- Il bellissimo Casale Ricci perfettamente custodito, grazie a Mauro e Betta.
24- Unico neo negativo, il fontanile del Casale non porta più acqua.
25- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro parzialmente coperti di nebbia.
26- Altre fratture nel terreno nelle vicinanze del Casale, questa è anche pericolosa perché l’erba alta nella vallecola iniziale la ricopre parzialmente
27- I torrioni rocciosi sopra a Fonte Feletta che dominano la zona.
28- Larici da rimboschimento (non autoctoni) in versione autunnale.
29- Il sentiero che da Fonte Feletta sale fino al Casale Ricci e Casale Bassete visto in verticale dai torrioni sovrastanti.
30- veduta aerea del sottostante bosco in versione autunnale.
31 – 32-Sopra al torrione più alto caratterizzato da un profondo solco che lo distacca dal pendio che scende da Casale Ricci.
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33- La sommità del torrione da cui ho scattato le foto n.28-32
34-Il Pizzo e la cresta che sale verso il Pizzo Regina con il bosco della zona di Prato Porfidia.
35- La zona delle Roccacce con le alte pareti rocciose che formano l’infernaccetto dell’Ambro.
36- Veduta del pianoro di Casale Ricci dal torrione della foto n.33
36- Le Roccacce viste dalla strada che sale verso Casale Bassete, a sinistra il torrione della foto n.33.
37- Altri larici in versione autunnale, sono le uniche conifere che perdono gli aghi in autunno.
38- Il Casale Ricci e lo scoglio panoramico visti dalla strada che sale verso il Casale Bassete.
39- Salendo verso la Forcella Bassete con il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi immersi nella nebbia.
40- La “slitta condominiale” trovata ad agosto nel versante Est del Monte Sassotetto, alle spalle il Monte Valvasseto.



APPENNINO UMBRO-MARCHIGIANO: MONTE CATRIA E MONTE ACUTO

Il Monte Catria con i suoi 1701 metri ed il vicino Monte Acuto 1666 metri, rappresentano le cime più alte del settore Nord dell’Appennino Umbro Marchigiano e del tratto compreso tra la catena dei Monti Sibillini a sud e l’alto Appennino bolognese con il corno alle Scale (1945 m), a nord, a cavallo tra le Provincie di Pesaro-Urbino e Perugia, in particolare nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio (provincia di Pesaro e Urbino) e del comune di Scheggia e Pascelupo (provincia di Perugia) .

La sua cima svetta rispetto alle montagne circostanti regalando uno dei più ampi panorami delle nostre montagne. La salita, effettuata l’11 novembre 2020 mi ha regalato una giornata indimenticabile per la presenza di un fantastico mare di nebbia che ricopriva Umbria e Marche.

La salita più facile alla cima può essere effettuata partendo a piedi dalla Madonna degli Scout.

La Madonna degli Scout si può raggiungere da Frontone ma per una strada stretta e piena di tornanti o più facilmente da Chiaserna, Frazione di Cantiano.

Chiaserna si raggiunge da Sassoferrato (AN) per la strada Provinciale Arceviese n.360 in direzione di Isola Fossara. Quindi si prosegue in direzione di Cantiano attraversando la suggestiva Gola del Corno, posta alla base della bastionata rocciosa del Corno del Catria, si raggiunge Valdorbia proseguendo per la Strada Statale n. 50 fino a Chiaserna. Dal paesino si sale per la comoda strada asfaltata del Monte Catria chiusa nel periodo dal 30 novembre al 30 marzo fino all’incrocio (tre strade) dalla Sella dell’Infilatoio – Madonna degli Scout, punto di partenza per l’escursione a piedi, attraversando in auto bellissime faggete.

Giunti al bivio si parcheggia e si sale il pendio erboso in direzione della cima fino a raggiungere il Rifugio della Vernosa con l’omonima fonte, dal rifugio si prosegue nel bosco fino a raggiungere la cresta Est da cui si può salire direttamente (più panoramica) oppure proseguire il sentiero sottostante fino ai prati di cima in cui svetta la gigantesca croce (foto n.24).

Il Monte Acuto può essere salito partendo sempre dalla Madonna degli Scout oppure proseguendo per poche centinaia di metri in auto verso gli impianti sciistici per parcheggiare alla sella successiva dove si prende un sentiero che dapprima sale nel bosco poi prende la cresta Est che conduce direttamente in cima senza difficoltà (foto n.25).

Purtroppo anche queste montagne sono fortemente degradate, sia dal turismo selvaggio, basta guardare gli assurdi impianti sciistici che saranno aperti solo per pochi giorni l’anno, vista la quota e le scarse precipitazioni nevose degli ultimi anni, dalle gigantesche croci e misteriose costruzioni di vetta (foto n.10) e, per finire anche all’allevamento allo stato brado indiscriminato e senza regole e presenza di animali selvatici in sovrannumero che nessun ente riesce a dare autorizzazioni per fare abbattimenti selettivi.

1- La cresta sommitale del Monte Catria con la gigantesca croce.
2- Mare di nebbia sopra le Marche, emerge il Monte della Strega in primo piano ed il Monte Sam Vicino sullo sfondo destra.
3- Cavalli al pascolo hanno fortemente degradato i prati sommitali del Monte Catria.
4- Il Monte Acuto e le vallate umbre sullo sfondo visti dalla cresta del Monte Catria.
5- Giunti quasi in cima al Monte Catria.
6- L’Appennino Umbro-Marchigiano dove emergono le Serre di Burano.
7- La gigantesca croce di vetta visibile addirittura dai Monti Sibillini.
8- Veduta verso Sud, al centro i Monti Sibillini, a destra il massiccio del Monte Cucco.
9- I prati sommitali devastati sia dagli cavalli al pascolo che dai cinghiali., è difficile non calpestare sterco o cadere in qualche buca.
10- Nei pressi della croce è presente una costruzione di soli 4-5 metri quadri di superficie, non capisco il suo scopo ma mi raccomando……chiudete la porta quando uscite !!!!! E’ solo quello che rimane delle pareti esterne. Ma qualcuno che la rimuove no ?
11- La mia ombra si sovrappone a quella della croce. In alto l’incrocio in corrispondenza della Madonna degli Scout dove si parcheggia per salire al tracciato più semplice per il Monte Catria.
12- Scendendo verso l’auto si notano i due pali metallici piantati alla Sella dell’Infilatoio e i soliti cavalli al pascolo., sullo sfondo il Monte Acuto.
13- Il Monte Catria visto dalla cresta Nord-est del Monte Acuto.
14- Veduta verso Nord dal Monte Acuto, emergono il Monte Tenetra in prima piano, il Monte Petrano ed il Monte Nerone, appena visibili sullo sfondo a destra il Sasso Simone ed il Monte Carpegna.
15- Gli impianti sciistici del Monte Acuto con la funivia del Catria che sale da Frontone hanno devastato le faggete di quota, mi domando quanti giorni all’anno saranno in funzione considerato le scarse nevicate degli ultimi anni e la bassa quota delle piste, che arrivano appena a 1400 metri di quota.
16- Pendii in successione, dal Monte Acuto, al Monte Catria al Monte della Strega.
17 Il versante Nord del Monte Acuto.
18- Il Monte Catria visto dal Monte Acuto.
19- Il ripido versante rupestre Nord del Monte Acuto.
20 – La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, vista verso Est con il Monte Catria a destra.
21- La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, veduta verso Nord con il Monte Petrano ed il Monte Nerone..
22- Le bellissime faggete di quota del Monte Catria lungo la strada che sale da Chiaserna.
23- Interessanti canali rocciosi per salite invernali nel versante Sud del Monte Acuto.
24- Itinerario di salita al Monte Catria visto dal Monte Acuto.
25- Itinerario di salita al Monte Acuto visto dal Monte Catria.



MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA.

Il 7 novembre 2020 con Stefano e Monica siamo partiti a piedi dalla Pintura di Bolognola, abbiamo raggiunto il Rifugio del Fargno e proseguito per la cresta Sud del Monte Rotondo quindi all’inizio della cresta abbiamo traversato in quota su traccia di sentiero il ripidissimo versante Est del Monte Rotondo in direzione di Forcella Cucciolara. Tale traversata è consigliata solo ad escursionisti esperti in quanto di svolge su un terreno scosceso e con pendenze di 45 – 60 gradi. Altrimenti dal Rifugio si scende in direzione delle sorgenti del Fiastrone sottostanti nel versante Est, giunti sulla verticale del canalone della Forcella Cucciolara si sale per evidente sentiero riportato sulla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Quindi siamo scesi nella bellissima e selvaggia Val di Tela e abbiamo risalito per il sentiero che sale e attraversa tutto il versante Est del Monte Rotondo fino alla sella a monte del cosiddetto Orto della Regina, sulla verticale della Valle dell’Acquasanta, il sentiero è segnato su carte e riportato sulla bibliografia ufficiale anche se, essendo poco frequentato, in alcuni tratti poco visibile e assolutamente, come spesso accade sui Monti Sibillini, privo di segnaletica.

Dall’uscita del pendio del versante Est del Monte Rotondo abbiamo proseguito in cresta verso il Monte Pietralata. All’inizio della salita della cresta rocciosa che conduce alla cima del Monte Pietralata abbiamo ritrovato un cippo di confine in pietra recante due iniziali “G” e “B” scolpite in due facce, pur essendo passato molte altre volte non l’avevo mai visto perché si trova sulla cresta alcune decine di metri sopra al normale sentiero che conduce alla cima. Le due iniziali potrebbero essere il confine della proprietà di “Gasparri”, famiglia di Ussita e “Bentivoglio”, famiglia di Bolognola, o semplicemente le iniziali del padre del Cardinale Gasparri, proprietario dell’omonimo Casale sottostante, di nome Bernardino Gasparri di cui le iniziali B e G.

Raggiunta quindi la cima del Monte Pietralata siamo ritornati indietro e saliti fino alla cima del Monte Rotondo per la rocciosa cresta Nord. Quindi siamo ridiscesi al Rifugio del Fargno per la cresta Sud ed infine ritornati alla Pintura dopo circa 22 chilometri di camminata in una splendida e limpida giornata autunnale.

1- La Forcella Cucciolara vista dal sentiero che attraversa in quota in ripidissimo versante Est del Monte Rotondo.
2- 3- Momenti di traversata verso la Forcella Cucciolara.
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4- La Forcella Cucciolara con vista a Nord verso la sottostante val di Tela, a destra la Punta Bambucerta, al centro il M. Cacamillo e a sinistra il M. Pietralata.
5- La Isolata Punta Bambucerta, non a caso chiamata localmente “l’Abbandonata”, sullo sfondo a sinistra il Monte San Vicino.
6- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra,
7- L grande grotta presente nelle pareti rocciose del versante Est del M. Pietralata e, a quanto mi risulta, non ancora esplorata.
8- Placca di roccia scivolata a valle dopo il sisma del 2016 nel versante Est del Monte Rotondo.
9- La città di Camerino si staglia nella vallata verso Nord, tra il M. Cacamillo ed il M. Pietralata.
10 – 11- Il sentiero che sale dalla Val di Tela nella bastionata rocciosa del versante Est del Monte Rotondo, sulla verticale della cima.
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12 – Il sentiero prosegue in diagonale su ripidi prati verso la Forcella sopra l’Orto della Regina.
13- Il versante Ovest della Punta Bambucerta.
14- Coppia di Camosci nel versante Est del Monte Rotondo.
15- La Villa da Piedi di Bolognola, il Pizzo di Meta ed il Monte Sassotetto visti dalla cresta Nord del Monte Rotondo.
16- La ripidissima cresta Nord della Punta Bambucerta precipita verso la sottostante Valle dell’Acquasanta, a sinistra sullo sfondo il M. Castel Manardo.
17- Il cippo di Confine ritrovato sulla cresta del Monte Pietralata con la lettera “B” scolpita.
18- L’altro lato del cippo di Confine con la lettera “G” scolpita.
19-Il cippo di confine sulla cresta e sullo sfondo a sinistra il Casale Gasparri, sulla testata della valle di Rio Sacro.
20- La cresta Nord del Monte Rotondo, a sinistra la Val di Tela.
21- Salendo verso il Monte Rotondo, alle spalle il Monte Pietralata
22- La Croce di Monte Rotondo con il Casale Gasparri, sulla testata della Valle di Rio Sacro.
23- Sulla rocciosa cresta Nord del Monte Rotondo.
24- Veduta verso Nord-Est dalla cima del Monte Rotondo.
25- Veduta verso Nord dalla cima del M. Rotondo
26- Veduta verso Sud dalla cima del Monte Rotondo, A destra il Pizzo Berro, al centro il Pizzo Regina, avanti il Pizzo Tre Vescovi e a sinistra il Monte Acuto.
27- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo con il Monte Castel Manardo.
28- La cima del Monte Rotondo con la solita pietra scritta col pennarello .
29- Il Monte Catria a destra e il Monte Cucco a sinistra, nella veduta verso Nord.
30- La cima del Pizzo Regina mantiene ancora un po di neve di ottobre nei canaloni sommitali.
31- Il Pizzo Berro.
32- Il lontano Monte Amiata nella veduta verso Ovest con passaggio di aereo.
33. Veduta verso Sud-ovest con il Monte Terminillo.
34- La vedetta a guardia di un gregge di capre.
35- La lapide a ricordo di due sventurati amici deceduti a distanza di un giorno nell’anticima Sud del Monte Rotondo, il secondo era andato a vedere il punto dove era deceduto l’amico il giorno prima. Entrambe furono traditi da lastre di neve gelata nel versante Nord della montagna.
36- La bellissima cresta Nord del Monte Acuto tagliata dall’assurda strada che conduce al Rifugio del Fargno.
37- Ritorno pomeridiano alla Pintura di Bolognola, nonostante l’assenza di neve e periodo di Covid tutti ammassati nei locali di ristoro del luogo.



LA MINIERA DI PECORILE

Itinerario diverso da quelli che normalmente descrivo, non è un itinerario escursionistico di montagna ma è consigliato ad appassionati di grotte e mineralogia, permette di esplorare antiche gallerie di coltivazione di minerali ferrosi eseguite agli inizi del 1900 ma coltivate per un breve tempo per la scarsità del minerale ferroso presente. Le Marche sono scarse di luoghi mineralogici, grandi miniere di zolfo erano attive nel Pesarese fino agli anni 50 dello scorso secolo ma per il resto questa è una delle rare miniere aperte della nostra regione.

La miniera si trova nella parte settentrionale del gruppo montuoso del Monte San Vicino, si raggiunge praticamente in auto, basta poi camminare neppure 100 metri nel bosco per arrivare all’ingresso delle due antiche gallerie.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Serra S. Quirico (AN) mediante la superstrada SS 76 da Ancona o da Fabriano. All’uscita della superstrada si prende la SP 14 in direzione Sant’Elia – Domo. Si inizia a salire di quota con diversi tornanti verso le propaggini del gruppo del Monte San Vicino, si raggiunge il paese di Sant’Elia e si prosegue in direzione di Domo. Dopo circa 1,5 km si prende la deviazione verso destra in direzione di Pecorile -Precicchie. Si supera in salita su strada strettissima il paesino di Pecorile (frazione di Fabriano) e si continua salendo in un vallone boscoso per altri 500 metri fino ad un cambio di versante della strada dove si parcheggia (foto n.1). Quindi ci si addentra nel bosco per traccia di sentiero e dopo circa 100 metri si individua nel versante sinistro (destro orografico) due aperture nelle pareti rocciose. La prima galleria è in discesa per poche decine di metri, le altre due successive sono percorribili con attenzione, muniti di casco e lampada frontale, per quasi un centinaio di metri. Nelle pareti e nel fondo si possono trovare frammenti di minerali di ferro riconoscibili per il loro caratteristico color ruggine. Molti frammenti di minerale estratto sono presenti nel più sicuro terreno antistante le due gallerie, basta scavare tra le foglie e il terreno. I minerali presenti sono ossidi di ferro quali limonite e goethite dal classico colore giallo e marrone ruggine, calcite in grandi cristalli bianchi o rossastri per la presenza di ferro oppure in masse cristalline bianche di notevole spessore, se si è fortunati si possono trovare spalmature di minerali di rame quali azzurrite di colore azzurro e malachite di colore verde sopra gli stessi minerali di ferro e rarissime incrostazioni di fluorite in sferette bianche anch’esse sopra croste di minerali di ferro. Ovviamente, essendo Parco del Monte San Vicino è vietato raccogliere i minerali, solo fotografie.

E’ vivamente consigliata anche una visita alla frazione di Precicchie con il suo piccolo ma bellissimo castello.

1- Il cambio di versante della strada dove si parcheggia, le miniere sono all’interno del bosco dietro l’auto.
2 – 3 – L’ingresso delle gallerie nelle pareti rocciose dentro al bosco.
4- La galleria più ampia ma poco profonda, si notano nelle pareti i filoni dei minerali ferrosi dal classico color ruggine.
5- La galleria più corta con i filoni ferrosi ancora visibili.
6- Veduta d’insieme delle due gallerie.
7- La terza galleria, proprio di fianco alla strada salendo verso Precicchie.
8- Blocchi di bianca calcite nella seconda galleria.
9 – 12- Ci addentriamo nella seconda lunga galleria.
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13- 14 – La terza galleria
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15 – 18- Alcuni ragni vivono all’ingresso delle gallerie, anche se in ambienti molto umidi
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19- Una chiocciola all’ingresso della galleria.
20 – 21 – E non potevano mancare diversi pipistrelli.
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22 – 23 – Con una torcia a LED ultravioletti si evidenzia la calcite più luminosa tra le pietre del fondo delle gallerie.
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24 – 25- Minerali ferrosi presenti nel terreno antistante le due gallerie.
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26- L’ingresso della galleria superiore posta di fianco alla strada.
27 – 29- La galleria più profonda presente di fianco alla strada nella curva superiore
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30- Ancora pipistrelli
31- Una diramazione laterale con pozzo finale: ATTENZIONE !!!!
32- Concrezioni limonitiche sul soffitto
33- La parte finale della lunga galleria
34- Campione di calcite in grandi cristalli.
35- Grande cristallo di calcite di colore rossastro per la presenza di minerali ferrosi.
36- Campione di minerale di ferro compatto.
37- Crosta Limonitica
38 – 39- Campioni di Goethite.
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40- Spalmature verdi di Malachite (minerale di rame) su minerale ferroso.
41 – 42- Bel campione di limonite con evidenti incrostazioni di minerali di rame quali azzurrite (azzurra) e malachite (verde).
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43- Rarissimo campione di crosta limonitica con sferule di Fluorite bianca.