LE SORGENTI DEL RIO SACRO – IL CALDERONE

Dopo oltre due mesi finalmente siamo usciti, il 17 maggio 2020 con Stefano e Adriano siamo andati nella Valle di Rio Sacro ripercorrendo l’ultimo itinerario che avevo descritto proprio per dare modo ai miei amici di visitare la valle, a cui rimando per la descrizione dell’accesso.

Stavolta, oltre a visitare per devozione la Grotta dello Scortico, dove abbiamo ritrovato una rara pianta di cui riporto scheda in fondo all’articolo, abbiamo risalito completamente la Valle fino alle Sorgenti del Rio Sacro poste in un luogo selvaggio e sconosciuto, denominato in zona “il Calderone” in quanto si giunge dentro una forra con alte pareti rocciose di forma vagamente cilindrica dove termina la valle.

Tale itinerario non è descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini, è lungo, 18 chilometri di andata e ritorno e faticoso in quanto, pur non essendoci molto dislivello, si parte da 750 metri e si raggiungono i 1200 metri di quota, per oltre la metà dell’itinerario non ci sono sentieri e occorre risalire una valle selvaggia con folta vegetazione e fondo sconnesso con salti, massi e difficoltà di cammino.

Per l’accesso alla Valle di Rio Sacro, alla Grotta dello Scortico e ai Cascinali rimando all’itinerario ” LA BADIA DI RIO SACRO”.

Per raggiungere invece “il Calderone” , dai Cascinali si prosegue la strada sterrata per un altro chilometro circa, si intercetta una deviazione a sinistra (42°59’35” N – 13°09’52” E) che conduce al “Poggiolo” e quindi al Casale Gasparri, ovviamente senza segnaletica ma indicato semplicemente con un bastone piantato a terra con alcune pietre di fianco alla strada, si prosegue altri 100 metri fino a che la strada termina in corrispondenza di un ampio slargo (1,15 ore dall’auto; 12°59’32” N – 13°09’47” E, 900 m).

Dallo slargo si prosegue nel bosco a sinistra per traccia di sentiero, mantenendosi sempre alla sinistra del torrente. Dopo circa 300 metri scende da sinistra un fossetto incassato con fondo ghiaioso (42°59’7,7″ N – 13°9’34,4″ E) che si risale per prendere un evidente sentiero che gira bruscamente a destra ed inizia ad attraversare una alta faggeta. Il sentiero risale la valle ad una decina di metri di quota rispetto al torrente che avrete sempre sulla vostra destra.

Se guardate bene su un faggio a destra del sentiero si trova infissa una vecchia lapide votiva (42°59’13” N – 13°9’35,3″ E, foto n.12-13) e successivamente grossi faggi con vecchie scritte sul tronco (foto n.11). Si prosegue il sentiero fino a che scende nel greto del Rio Sacro.

Qui iniziano le difficoltà in quanto bisogna risalire il torrente guadando più volte a destra o a sinistra a seconda delle condizioni delle sponde e della folta vegetazione o addirittura passare dentro il letto del torrente in quanto la zona non è frequentata e pertanto non ci sono sentieri.

Durante la risalita si incontrano anche diverse piattaforme di vecchie carbonaie con resti di carbone ancora a terra e a circa metà percorso sulla destra in alto scende anche una fresca sorgente proveniente dal Fosso le Frascare che scende dal versante Est del Monte la Banditella.

Dopo circa un’ora di faticosa risalita della valle il torrente si asciuga e si raggiunge una ampia ed alta faggeta con alberi secolari con sottobosco tappezzato di Allium ursinum (aglio orsino) che conferisce alla zona un intenso odore di aglio, si prosegue la valle che inizia a risalire tra pareti rocciose e dopo altri 30 minuti si divide e forma due strette forre (42°58’43” N – 13°09’51” E, 1150 m). I due rami finali della valle si possono risalire entrambe facendo attenzione alle rocce bagnate scivolosissime di alcuni salti rocciosi presenti nel fondo della forra, il ramo di sinistra è più stretto e tortuoso, si toccano entrambe le pareti con le mani, quello di destra è più largo ma entrambe terminano in un imbuto roccioso che non permette di vedere alcun panorama oltre ad un cerchio di cielo, la loro forma vagamente cilindrica ha dato il nome di “Calderone” alla zona. Il Calderone del ramo destro, da cui scende a monte la Fonte di Rio Sacro, presenta pareti più alte stillicidiose ricoperte di una folta vegetazione di verdi muschi, nonostante sia il mese di Maggio non scendevano che pochi rivoli di acqua, ricordo di esserci stato alcuni decenni fa ai primi di luglio e ancora scendeva una cascata di acqua.

L’ambiente è adatto per chi vuole trovare e cimentarsi con una natura ancora selvaggia e lontana da luoghi frequentati.

Per il ritorno si segue lo stesso itinerario.

1- La Grotta dello Scortico ancora annerita dalla fuliggine dei fuochi che accendeva il pastore di Acquacanina che la frequentava con le sue pecore, soprannominato appunto “lo Scortico”.
2- Gli alti faggi presenti nell’alta valle di Rio Sacro.
3- Muretto a secco di una vecchia carbonaia ricoperto di muschio.
4- La faggeta prima della forra con il sottobosco tappezzato da Aglio orsino.
5- Una piccola meraviglia della natura, gallerie di larve di Scolytinae (piccoli coleotteri) su un vecchio tronco senza corteccia,
La femmina prepara una galleria sotto alla corteccia dove depone le uova, dopo la schiusa, le larve si allontanano dalla galleria iniziale ognuna per la sua “strada” cibandosi del legno marcio fino a che, cresciute, escono dalla corteccia lasciando le tracce sul tronco sottostante (Ph. Stefano Ciocchetti).
6 – 7 -8 Il “Calderone” ramo orografico sinistro (destro in risalita) con la sua alta parete stillicidiosa rivestita di muschi.
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9- 10 Risalita della forra del ramo destro orografico, si risale tra alte e strette pareti di bianca roccia, in fondo un piccolo puntino rosso, Stefano che sale.
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11- Uno dei diversi tronchi di faggio intagliati da vecchi pastori, oltre alla scritta inneggiante Stalin (con la N al contrario) sotto si legge la data 20/08/(19)26.
12- 13 La lapide a ricordo di una avvenuta disgrazia del 1943 ormai inglobata nel tronco di un Acero.
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CURIOSITA’ BOTANICA

All’interno del recinto della Grotta dello Scortico, delle dimensioni di 15 metri per 20 metri di profondità, abbiamo casualmente ritrovato la seconda stazione per i Monti Sibillini della Asperugo procumbens, una rara pianta strisciante con rametti lunghi anche diverse decine di centimetri, provvista di piccolissimi aculei che attaccandosi ai nostri pantaloni ci ha fatto notare questa stazione altrimenti la pianta passa inosservata in quanto produce dei fiori azzurri piccolissimi, inferiori ad un centimetro, che non la rendono affatto visibile.

La stazione è costituita da una ventina di piante, si ritrova solo dentro alla grotta e occupa una superficie di 4-5 metri quadri, è stata segnalata al mio amico Dott. Sandro Ballelli, esperto botanico UNICAM.

14- La Grotta dello Scortico con, a destra sotto all’arbusto, la stazione ad Asperugo procumbens.
15- Mia figlia Miriana con cui sono ritornato a fare le foto, ai piedi della stazione fornisce le dimensioni .
16- La Asperugo procumbens con il suo portamento strisciante
17- I rametti con corpo fruttifero della Asperugo proumbens ricoperti di piccoli aculei.
18- I piccolissimi fiori della Asperugo.
19 – 20- Nella sabbia del pavimento della grotta sono presenti anche dei curiosi fori imbutiformi prodotti dalle gocce d’acqua che cadono dal soffitto.
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LA BADIA DI RIO SACRO

Aspettando che passi questa epidemia di Coronavirus per poter ritornare in montagna, l’ultima ascensione è datata 5 marzo 2020, riporto l’itinerario per la ricerca dei ruderi della vecchia Badia di Rio Sacro.

Parlando giorni fa con alcuni amici che avevano intrapreso invano la ricerca dei ruderi della Badia e della Grotta dello Scortico nell’ottobre 2019 nella Valle di Rio Sacro ed essendoci stato praticamente un anno fa, il 27 aprile 2019, ho rispolverato le foto fatte quel giorno, anche se non di ottima qualità a causa della giornata nuvolosa e riporto la descrizione dell’itinerario sia per ritrovare i ruderi della vecchia Badia che della Grotta dello Scortico . Di quest’ultima ho riportato la descrizione di raggiungimento nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” che potete scaricare e quindi consultare in questo sito ma che, per mancanza di segnaletica, attualmente non risulta di facile ritrovamento.

Per l’accesso e raggiungimento rimando alla pagina 15 del libro, per trovare il punto di salita alla Grotta dello Scortico, dalla strada, una volta raggiunto il greto del torrente (30 minuti dalla strada dove si parcheggia l’auto) si continua su un tratto rettilineo per circa 100 metri, si intercetta a destra un altissimo pioppo, si continua per altri 200 metri in rettilineo fino ad intercettare un secondo pioppo gigantesco inconfondibile sulla sinistra della strada, l’unico della zona, di fronte il quale avevamo posto un omino di pietre che spero sia ancora presente.

Fino a qualche anno fa era presenta un vecchio cartello di legno indicante il punto di salita per la Grotta ma attualmente è mancante, come del resto della segnaletica dei Monti Sibillini.

Si prosegue per 10 metri fino a trovare sia a destra che a sinistra della strada altri due omini di pietra, in questo punto ci si addentra nel bosco a destra dove c’è un quarto omino di pietra che individua la traccia di sentiero che conduce alla Grotta dello Scortico.

Si confermano le coordinate UTM della strada nel punto in cui si sale per la Grotta indicate nel libro o, in alternativa, le seguenti: 43° 00′ 7,5” N – 13° 10′ 41″ E

Seguire poi le indicazioni a pagina 15 e 17 del mio libro a cui si rimanda.

1- Alba nella valle di Rio Sacro con alone solare
2- Risalendo la valle non si può non notare il grande Pioppo.
3- Il punto di salita alla Grotta dello Scortico visto scendendo dalla valle.

Una volta visitata la Grotta si ridiscende alla strada e si prosegue verso i Cascinali. Dopo circa 300 metri dal punto di salita alla Grotta ci si trova in un altro punto caratteristico della valle.

Un rettilineo con una barriera rocciosa a destra della strada con un grande Tasso (Taxus baccata) che si sporge verso il fiume direttamente dalla parete rocciosa, poco prima di uno slargo della roccia che forma un riparo naturale.

Osservando bene la parete rientrante dello slargo roccioso si nota a sinistra un vecchio tronco di albero incastonato nella parete e a destra una finestra naturale rettangolare laterale, a circa 6 metri di altezza. Nella finestra mi ricordo che fino a 20 anni fa c’era una cornice recante una immagine sacra ormai scolorita che i pastori di Acquacanina avevano posto moltissimi anni fa. Mi sono pentito di non averla fotografata mai.

All’interno della finestra ancora si vedono i chiodi di aggancio della cornice e per terra tra le sterpaglie ho avuto la fortuna di ritrovare ancora riconoscibili i listelli di legno che componevano la cornice caduti dalla parete.

4- Proseguendo la valle di Rio Sacro si raggiungono le prime pareti rocciose dove si apre un caratteristico slargo.
5- La parete dello slargo che forma un riparo naturale .
6- Zoom sul vecchio tronco incastonato sulla roccia che sembra riprendere vita, si notano dei nuovi ramoscelli verdi.
7- Zoom sulla finestra dove si vedono ancora due chiodi con del filo di ferro tra i due rametti verdi che fissavano la cornice con immagine sacra.
8- Due listelli ancora riconoscibili che componevano la cornice di legno incastonata nella finestra rocciosa.

Proseguendo la risalita della valle in altri 20 minuti circa si raggiunge un ampio slargo che termina poi con un brusco restringimento della valle che forma una breve forra rocciosa.

Questa è la zona dove sorgono i cosiddetti “Cascinali”, piccole costruzioni in pietra a secco che erano anticamente utilizzate d’estate dai pastori di Acquacanina.

Si ma il visitatore che arriva per la prima volta qui si domanda “dove stanno queste costruzioni ?” A prima vista non si vedono poi avvicinandosi al restringimento della valle, guardando bene sulla destra si notano dei pezzi di muri a secco che difficilmente emergono a tratti da una lussureggiante vegetazione. Sono i resti dei Cascinali.

Per raggiungere invece i ruderi della Badia risulta più agevole continuare la strada passando oltre il restringimento roccioso subito dopo i Cascinali e dopo circa 30 metri salire il pendio boscoso a destra dove si trova una traccia di sentiero. Si risale mantenendosi verso destra fino a raggiungere un plateau di fianco allo spuntone roccioso che forma la strettoia nel fiume, qui sorgono dei ruderi di piccoli edifici cui quello più grande verso Nord dovrebbe essere stato la Badia riadattata poi nei secoli a Cascinale.

Si può notare infatti che un montante della porta, ancora in piedi, è anzitutto fatto con mattoni e pietre murate al contrario delle altre casine dei Cascinali che presentano tutti dei perfetti muretti a secco realizzati con molta maestria e soprattutto tiene ancora incastonate nella struttura muraria delle cosiddette “pietre spugna” o “pietre sponga” ossia blocchi di travertino molto più teneri della pietra calcarea che compone le nostre montagne.

Probabilmente gli eremiti che vivevano nella Badia avevano utilizzato tali pietre spugna per decorare la struttura della Badia in quanto facilmente modellabili, infatti una di esse presenta delle lavorazioni ancora visibili (foto n.15).

Importante è notare che nella Valle di Rio Sacro non si trovano affioramenti di travertino, ma allora da dove proviene? Ebbene nei pressi dell’attuale Lago di Fiastra e più precisamente a monte della strada che lo costeggia, poco prima dell’incrocio per Podalla, è presente un grande affioramento di questa pietra spugna molto usata dagli abitanti del luogo proprio per la sua facilità di essere modellata. Attualmente l’affioramento roccioso è franato con il terremoto del 2016 ed aveva anche reso inagibile il tratto stradale per parecchio tempo.

Quindi i monaci della Badia che avevano un notevole influenza nella valle si erano fatti portare fino a Rio Sacro delle pietre spugna per decorare la loro chiesa.

9- Grosso Cervo nei pressi dei Cascinali.
10- La zona dei Cascinali e il luogo dove sono presenti ancora i ruderi della vecchia Badia.
11- Il restringimento della valle a formare quasi una breve forra subito dopo i Cascinali
12- Il punto oltre la strettoia dove si sale a destra per raggiungere i ruderi della Badia. Di fronte sulla destra in alto è presente un caratteristico scoglio strapiombante dove mio nonno e i suoi amici da ragazzi si mettevano a cavalcioni !!!!
13- I ruderi della ex Badia trasformata poi nei secoli in Cascinale. Si nota nel montante della porta ancora in piedi e sul muro laterale delle grandi pietre spugna di sostegno provenienti molto probabilmente dalla chiesetta.
14- Immagine laterale della foto n.13 dove si vede bene la pietra spugna di sostegno del montante le mura perimetrali cementate e non a secco come negli altri Cascinali più a valle.
15- Una pietra spugna caduta che reca segni inconfondibili di lavorazione artistica sul lato destro.
15-Il muro perimetrale della ex Badia ricoperto ormai da una vegetazione quasi tropicale con vitalbe secolari.

La Badia di Rio Sacro ha origini antichissime, secondo quanto riportato nel libro LA BADIA DI RIO SACRO E LA VALLE DEL FIASTRONE scritto da Claudio Marinangeli della serie “I quaderni dell’Appennino Camerte” del 1971 lasciatomi da mio Nonno ed ormai introvabile, la Badia sembra essere stata fondata dai primi seguaci di San Benedetto che andarono a rifugiarsi nella valle del fiastrone, a Rio Sacro appunto e nella zona a valle del Lago di Fiastra dove sono presenti le cosiddette Grotte dei Frati, prima dell’anno 1000 in quanto è presente una bolla Pontificia di Celestino III datato 1192 dove elenca le ingenti proprietà della Badia di Rio Sacro, un dominio che non si era potuto formare in pochi anni.

Alla Badia fu concesso il contratto dell’enfiteusi, una pratica nota già nel diritto romano con la quale si dava in locazione terre incolte a scopo di dissodamento, da questa antica autorizzazione se così si vuole chiamare, nacque il Consorzio dei Particolari di Rio Sacro con il quale si regolavano le norme per l’utilizzo dell’agricoltura, silvicoltura e pastorizia della Valle.

Sinceramente non so se il Consorzio è ancora attivo perché gli anziani che conoscevo sono tutti scomparsi, probabilmente si perché gli abitanti di Acquacanina ancora utilizzano la Valle soprattutto per la produzione di legna da ardere, ho una copia dello statuto del 1853 rinnovato poi nel 1938, entrambe originali che mi ha lasciato mio nonno.

Spero di poterli rendere interamente consultabili sul mio sito insieme al volume sopra menzionato, per il momento allego solo le prime pagine.

Nella Badia era presente un Crocifisso molto probabilmente intagliato dagli stessi monaci e quindi di valore inestimabile che poi era stato trasferito alla Chiesa di S.Maria di Meriggio da cui nel 1972 fu rubato e mai ritrovato.

La leggenda narra che il crocifisso fu oggetto di un miracolo come si può leggere nella foto n.19 di un pagina del libro sopra menzionato.

16- Lo statuto del Consorzio datato 1853.
17- Lo statuto del Consorzio datato 1938.
18- Il crocifisso miracoloso della Badia di Rio Sacro ormai perduto, questa immagine ormai fa parte della storia della valle.
19- La pagina del libro che narra della leggenda del Crocifisso con il commento scritto di proprio pugno da mio nonno sul furto del Crocifisso.
20- Il restringimento della valle visto da monte, di fronte si vedono ancora i tronchi trascinati a valle dalle valanghe dell’inverno 2017. I Cascinali sono subito sulla sinistra.
21- L’ampio slargo della zona dei Cascinali che sono nascosti nella vegetazione subito a sinistra, di fronte si vedono ancora i tronchi trascinati a valle dalle valanghe dell’inverno 2017.
22- 23 Alcuni muretti dei Cascinali parzialmente ricoperti di vegetazione.
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24- La perfetta esecuzione del muretto a secco fatta da un abile maestro ha fatto sì che stia in piedi da secoli.
25- Dentro al perimetro di un Cascinale, si nota sullo sfondo la forra del restringimento della valle.
26 – 27 L’unico cascinale che rimaneva ancora in parte visibile il 27 Aprile 2019, confrontarlo con la foto n.28 !!!!!!.
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28 – Il Cascinale della foto n. 26-27 fotografato il 7 marzo 1993 come visibile nella data, ancora presentava il tetto integro che però è caduto molti anni prima del terremoto del 2016 per abbandono, questa foto è riportata nel mio secondo libro, in 26 anni siamo riusciti a distruggere e far dimenticare un luogo storico nonostante sia dentro ai confini del Parco Nazionale che dovrebbe tutelare proprio queste cose.

Negli anni ’90 con mio padre ci venne l’idea di ritrovare e restaurare il cascinale di proprietà della famiglia di mio Nonno Angelo Renzi di Acquacanina ma incontrammo così tante difficoltà burocratiche tra i vari Enti ed Istituzioni che hanno competenze nella zona, anche sovrapposte e che neppure loro riuscivano a comunicare tra loro e non sapevano come poter affrontare tale richiesta e alla fine abbandonammo l’impresa. Non avevamo chiesto di costruire un rifugio ma semplicemente rimettere in sesto la piccola costruzione a secco solo per memoria storica almeno della nostra famiglia o almeno poterlo tenere pulito ma ci fu impedito anche questo ultimo gesto di buona volontà. Attualmente i cascinali, e anche la Grotta dello Scortico, sono praticamente dimenticati pur essendo riportati nelle carte geografiche dei Monti Sibillini. Mi meraviglio come nessuno si sia mai preoccupato di tenere pulita la zona, togliere le sterpaglie che ricoprono i cascinali e mantenere il ricordo di chi viveva in quei luoghi con grandi sacrifici e fatica. Eppure non si può dire che la valle non sia ancora sfruttata.

Le piante che sono state trascinate a valle fino ai Cascinali con le valanghe dell’inverno 2017 sono state tagliate e sono pronte per essere portate via, è stata sistemata la strada ma nessuno ha tagliato i rovi e le vitalbe che coprono le costruzioni. Mi viene da pensare che le Istituzioni che hanno potere di controllo nella zona non sappiano neppure della loro esistenza.

E per finire una ultima curiosità, risalendo la valle mi sono imbattuto in degli esemplari di Euphorbia cyparissias  di aspetto piuttosto diverso dal normale, sono alcuni esemplari della specie botanica che sono stati parassitati da un fungo Uromyces pisi-sativi, che gli fa assumere quell’aspetto.

29 – Euphorbia cyparissias sana .
30 – Euphorbia cyparissias parassitata dal fungo Uromyces pisi-sativi .



MONTE CASTEL MANARDO

Ascensione classica pomeridiana del 5 marzo 2020 con partenza dalla Pintura di Bolognola.

Montagne appena imbiancate oltre i 1700 metri e praticamente solo sui versanti Nord, come consuetudine di questo anomalo inverno.

Iniziato la salita con il sole ed in maniche di camicia, una spessa barriera di nuvole avanzava da Ovest, giunto in cima in 45 minuti di cammino è iniziato a montare un vento sempre più forte, durante la discesa addirittura è anche iniziato a nevicare.

Questa è la montagna, anche in una banalissima ascensione di alcune ore.

Di seguito le immagini della ascensione.

1- Il versante Nord del Monte Castel Manardo con la strada per il Monte Amandola giunti a marzo senza neve.
2- L’uscita del canale Nord di Fonte Gorga, anch’esso senza neve.
3- Veduta verso Il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e dalla parte opposta della vallata, il Monte Rotondo.
4- Nei pressi della cima di Monte Castel Manardo, caratterizzata da prati di Falasco.
5- Il Pizzo Regina con il palo che delimita il perimetro del Parco, che rappresenta nel migliore dei modi la sua situazione.
6- Da destra il M. Acuto, Pizzo Tre Vescovi e Pizzo Berro.
7- Sul Pizzo Regina già soffia vento. ma verrà peggio in pochi minuti.
8- Le pendici Nord del Pizzo Regina con addirittura delle slavine arrivate fino al bosco, eppure la neve è pochissima e appena imbianca l’erba., sullo fondo il M.Sibilla.
9- Il laghetto di Pescolletta, quasi asciutto e gelato con la neve solo sul versante Nord.
10- Il Monte Acuto con le nuvole di maltempo.
11-Le pendici superiori del Pizzo Regina con ancora una striscia di sole.
12- 13 Il versante Nord del Monte Sibilla emerge dalle pendici del Pizzo Regina.
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14 – Il vento aumenta sulla cima di Pizzo Regina.
15 – Dopo 15 minuti dalla foto n.14
16 – 17 Dopo altri 15 minuti della foto n.15
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18- Successione di creste dal Pizzo Regina, Monte Zampa (con sole), Monte Banditello, Monti della Laga e, in fondo, Gruppo del Gran Sasso.



SORGENTI DEL FIASTRONE Uscita fotografica

Il 22 febbraio 2020 ho effettuato una uscita prettamente fotografica nella Valle del Fargno, dall’Area Pic-nic poco più a monte di Bolognola fino alle Sorgenti del Fiastrone passando per i faggi secolari della zona della Grotta dell’Orso, in una meravigliosa giornata primaverile.

Unica nota negativa il greto del torrente Fiastrone asciutto per la mancanza di acqua e parzialmente ostruito da piante abbattute dall’uomo e dalle slavine degli anni precedenti, quale migliore occasione adesso per fare la pulizia dell’alveo, dopo non ci lamentiamo se avvengono inondazioni e disastri idrogeologici.

Ma ci sarà qualche ente o istituzione che ha l’obbligo di occuparsi di questi problemi ?

Di seguito le immagini della giornata.

1- Fiori di nocciolo (Corylus avellana).
2- Bucaneve (Galanthus nivalis) quest’anno cresciuti praticamente nani per la mancanza di acqua.
3- Verso le sorgenti del Fiastrone, di fronte le pendici est del Monte Rotondo.
4 – 5 – 6 – 7 Uno dei faggi secolari della Grotta dell’Orso.
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8- Veduta d’insieme dei due faggi secolari della zona della Grotta dell’Orso.
9 – Piè di Gallo (Eranthis hyemalis) e Bucaneve (Galanthus nivalis) sullo sfondo.
10 – Messa a fuoco invertita: Bucaneve (Galanthus nivalis) sullo sfondo e Piè di Gallo ( Eranthis hyemalis ) in primo piano.
11 – Piè di Gallo (Eranthis hyemalis)
12- Bellissimo cespuglio sempreverde di Daphne laureola.
13 – 14 Ombre della faggeta
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15 – 16 I salici (Salix caprae) si preparano ala fioritura.
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17 Il greto del torrente Fiastrone asciutto per la mancanza di acqua e parzialmente ostruito da piante abbattute dall’uomo e dalle slavine degli anni precedenti, quale migliore occasione adesso per fare la pulizia dell’alveo, dopo non ci lamentiamo se avvengono inondazioni e disastri idrogeologici.



MONTE VETTORE

Il 23 febbraio 2020, in condizioni primaverili per la mancanza di neve ed un fortissimo vento che ha aumentato di potenza durante la giornata, sono salito al Monte Vettore per l’itinerario classico di salita da Forca di Presta per il Rifugio Zilioli con l’intero tracciato senza neve quindi ho raggiunto la cima risalendo il Canale Sud giusto per calpestare un po di neve dura.

Come di consueto ho incontrato gente che saliva con scarponi estivi, tuta e zaino scolastico che pretendeva di scendere al Lago di Pilato credendolo con acqua e senza un minimo di attrezzatura e abbigliamento invernale e gente che alle 12.45 si trovava ancora al M. Vettoretto con l’intenzione di salire al M. Vettore con un vento che aumentava di potenza nonostante le mie raccomandazioni di desistere dalla salita.

Ormai non ho più parole e non mi meravigliano i tanti infortuni che stanno accadendo in questi ultimi anni.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Dal Monte Vettoretto verso il Rifugio Zilioli senza calpestare neve.
2- La Punta di Prato Pulito e la Cima del lago dalla Forca delle Ciaole con la neve solo sui versanti Nord.
3- I versanti Sud delle altre cime dei Monti Sibillini praticamente senza neve.
4- La cima del M. vettore con neve solo nel canale Sud.
5- Lichene Rhizocarpon geographicum spicca tra i massi alla Forca delle Ciaole.
6- La via Maurizi, il canale tra il “Castello” e la Punta Maria al Pizzo del Diavolo in condizioni appena sufficienti per una salita invernale.
7- La Cima del Lago con le uscite dei canali della Nord anch’essi in condizioni minime per le salite invernali.
8- Il Pizzo del Diavolo e la Cime del Redentore viste dal canale Sud del M. Vettore.
9- La Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago viste dal canale Sud del M. Vettore.
10- La Sella o Forca delle Ciaole con il Rifugio Zilioli a destra.
11- 12 Dettagli sul Pizzo del Diavolo dalla cima del M. Vettore.
12- Il Gran Gendarme con la conca del Lago di Pilato quasi senza neve.
13- Veduta d’insieme dalla cima del M. Vettore.
14- La cresta di Cima di Pretare anch’essa con pochissima neve.
15- Discesa verso la Forca delle Ciaole con vento in aumento che solleva neve dalla cresta della Punta di Prato Pulito.
16- Il Pizzo del Diavolo visto dalla Forca delle Ciaole illuminato dal sole di mezzogiorno.
17- Giunto al Rifugio Zilioli avevo difficoltà a stare in piedi dal forte vento, come ben visibile nella cresta di fronte.
18- L’alta temperatura, 8°C, ed il vento hanno trasformato il sentiero in un ruscello sciogliendo la poca neve laterale e aumentando l’erosione. eppure non ci vorrebbe molto a fare qualche solco di scolo laterale.
19- Alle 12,43 escursionisti sul pianoro del M. Vettoretto che, con un fortissimo vento, sono decisi raggiungere la cima del Monte Vettore nonostante i miei tentativi di farli rinunciare alla salita.
20- Ranunculus ficaria già in fiore a Forca di Presta

Poi al pomeriggio una sosta ai Piani di Castelluccio:

21- Il Monte Guaidone con due persone appena visibili a sinistra nel Piano Grande….come si è piccoli di fronte alle montagne.
22- La Cima del Redentore in versione “maggio” con centinaia di talpe nei prati già uscite dal letargo invernale.
23- laghetti del Piano Grande con, intorno, centinaia di buche di talpe.
24- Uno dei tanti laghetti primaverili del Piano Grande.



MONTE ARGENTELLA E MONTE PALAZZO BORGHESE Da S. Lorenzo per il canale Ovest.

Anello classico, il 15 febbraio con Federico abbiamo raggiunto in auto la zona del S.Lorenzo dalla Madonna della Cona di Castelluccio e siamo partiti a piedi dalla fonte omonima.

Abbiamo risalito in tratto di bosco in direzione del canale Ovest del Monte Argentella quindi, su neve gelata e continua (avevo visto il canale dal M. Cardosa che era l’unico con neve fino alla cima) abbiamo raggiunto l’antecima ovest del M. Argentella quindi la cima più alta e siamo scesi anche verso il versante Nord per affacciarci sulla ripida parete denominata l’Abbandonata che scende a picco verso il Piano della Gardosa.

Quindi siamo risaliti di nuovo in cima e proseguito la cresta in direzione del Sasso di Palazzo Borghese, abbiamo raggiunto la cima dello scoglio gemello.

Siamo quindi scesi al fianco nord dello scoglio gemello un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese, oggetto già di una nostra salita invernale inedita, per fare delle foto e far provare a Federico una breve ma impegnativa salita su ghiaccio, infatti siamo risaliti su un canalino di neve gelata piuttosto ripido fino alla Sella di M. Palazzo Borghese.

Abbiamo quindi salito la cima del Sasso e quindi del M. Palazzo Borghese quindi siamo scesi dalla cresta in direzione dello scoglio denominato “il cammello” da cui abbiamo preso la “strada imperiale” fino ad intercettare il canale di salita.

Dal canale di salita siamo scesi velocemente scivolando su neve ormai ammorbidita fino ai boschi di San Lorenzo quindi brevemente fino alla fonte omonima.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Il canale Ovest del M. Argentella nel tratto iniziale poco sopra al bosco al mattino presto e con forte vento, al sole la zona di San Lorenzo
2- A metà canale, sullo sfondo il Monte Prata e il Monte Cardosa.
3- Uscita del canale nei pressi dell’antecima Ovest del M. Argentella, sullo sfondo Il M. Palazzo Borghese, il Sasso e il M. Porche
4- Innevamento scarso sul plateau sommitale del M. Argentella.
5- Salendo verso la cima del M. Argentella si scopre il gruppo del M. Vettore a sinistra e la Cima del Redentore a destra
6- Le nostre ombre verso il M. Palazzo Borghese e M.Porche.
7- Scendendo dalla cima del M. Argentella verso l’antecima Nord
8- La ripidissima parete Nord del M. Argentella con la neve solo nel lato Nord mentre il lato Est è completamente pulito, scherzi di questo strano inverno. Nel filo di cresta centrale e nel canalino sinistro sale la nostra via estiva descritta nel mio secondo libro
9- Dimostrazione della verticalità della parete Nord denominata anche “L’abbandonata”.
10- veduta verso Sud, il M. vettore e la conca del Lago di Pilato.
11- Forca Viola e la cresta da Quarto S. Lorenzo alla Cima del Redentore.
12- Veduta verso Nord, sullo sfondo il M. Porche e l’imponente Sasso di Palazzo Borghese con lo scoglio gemello più piccolo ed il canalino che costeggia la parete salito per la prima volta da noi e descritto nel sito.
13- La Cima Vallelunga e sullo sfondo Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.
14- Il M. Sibilla praticamente senza neve.
15- La cresta di discesa dal M. Argentella verso il M. Palazzo Borghese e i due scogli gemelli.
16- La cima dello scoglio gemello del sasso di Palazzo Borghese completamente squarciato dal terremoto del 206 con ancora un alto pericolo di crolli di massi, sullo sfondo il M. Argentella.
17- Il Sasso di Palazzo Borghese con il canalino alla base della parete Sud della nostra via invernale,.
17- Il ripido canalino ghiacciato tra i due scogli che abbiamo risalito dopo essere scesi un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese.
18- Il tratto più ripido del canalino.
19- L’uscita con alle spalle la parete Sud del Sasso di Palazzo Borghese.
20- Il tratto risalito delle foto 17-19 visto in verticale dalla cima di Sasso di Palazzo Borghese.
21- Il gruppo Sud del Monti Sibillini visto dalla cima di sasso di Palazzo Borghese.
22- La martoriata cima del Sasso di palazzo Borghese con massi ancora instabilissimi, sullo sfondo il M. Porche.
23- la cima del M. Palazzo Borghese.
24- La mia ombra si riflette su un masso della parete Nord di Sasso di Palazzo Borghese, sullo sfondo il sentiero che proviene dalla Fonte dell’Acero.
25- Facili roccette prima della cima di M. Palazzo Borghese, in fondo la sella tra il Sasso (a sinistra) e lo scoglio gemello (a destra)
26- Veduta verso Castelluccio ed il Piano Grande in condizioni autunnali o meglio primaverili.
27- La valletta tra il M. Argentella e il M. Palazzo Borghese.
28- Scogli alla forcella della “Strada imperiale”
29- Lo scoglio denominato “il cammello”
30- La rapida discesa in scivolata su neve ammorbidita nel canale Ovest risalito al mattino con neve ghiacciata.
31- 32 Steli di Verbascum e Digitalis nella Valle di San Lorenzo
32
33- Larva di insetti del genere Tricottero nell’acqua della Fonte di San Lorenzo racchiusa in un guscio di sassolini incollati tra loro.
34- Il percorso dell’escursione.



MONTE ACUTO da F. Bassete escursione pomeridiana

Non vorrei essere noioso riproponendo itinerari uguali a poca distanza di tempo ma con questa uscita voglio semplicemente dimostrare come anche lo stesso luogo, in momenti diversi, possa continuare a regalare immagini ed emozioni nuove.

L’escursione l’ho compiuta il pomeriggio del 12 febbraio, la notte successiva alla mia escursione è arrivata una veloce perturbazione da Nord che ha imbiancato i monti e la mattina un forte vento aveva trasformato un luogo autunnale in una fredda giornata invernale.

Da Camerino vedevo lunghi pennacchi di neve sollevata dal forte vento, la cosiddetta “refena”, in quei luoghi che neppure 12 ore prima mi avevano regalato un tiepido pomeriggio.

Di seguito le immagini delle due giornate.

1- Pomeriggio in versione autunnale a Forcella Bassete nel sentiero che sale verso M. Acuto, salgo in maniche di camicia.
2- Verso il Monte Acuto
3- I canaloni della Nord di Pizzo Regina in ombra anche verso il tramonto sono gli unici che riescono a mantenere la neve di questo strano inverno.
4- Zoom sulla cima di Pizzo Regina con la croce.
5- Un’ombra raffigurante una testa di un cane si forma al tramonto sul versante Nord di Pizzo Regina.
6- Il sole illumina di colori una nuvola di nebbia sulla cima del Monte Acuto
7- L’intero versante Nord di Pizzo Regina quasi senza neve.
8- Tramonto dietro ala cima di Monte Acuto.
9- Scendendo dal M. Acuto verso il tramonto la sua ombra è giunta a Forcella Bassete.
10- La Pescolletta si sta immergendo nell’ombra
11- Luci ed ombre alla Forcella Bassete, sullo sfondo il Pizzo ed il Poggio della Croce.
12- Cambiando posizione il sole è sceso sull’orizzonte lungo la cresta Nord del Monte Acuto.
13- Al tramonto già iniziano ad addensarsi minacciose nuvole, preludio di una notte di bufera.
14- Ultimo raggio di sole sugli ultimi faggi della Valle del Fargno.
15- Rami contorti di faggio sulla strada del ritorno.

13 febbraio 2020 veduta da Camerino dopo una notte di bufera di vento e neve in quota oltre i 1000 metri.

16- Il M Cacamillo in primo piano e il Pizzo Regina sullo sfondo con colonne di neve fresca sollevate dal vento alte anche 100 metri sulla cresta.
17- Il M. Rotondo sulla destra con una colonna di neve alta forse anche 200 metri.



ASCENSIONE N.1000 MONTE CARDOSA

Finalmente l’8 febbraio 2020 ho effettuato la mia millesima ascensione sui Monti Sibillini.

Molti mi hanno chiesto come ho fatto a ricordare che ho effettuato 1000 ascensioni solo sui Monti Sibillini, facile le ho scritte tutte, dal 1979 fino ad oggi e lo dimostro mettendo le pagine più significative del mio diario.

1- La prima pagina del mio diario delle escursioni
2- La pagina del 20° anno di attività (ridotta per motivi di lavoro e familiari)
3- La pagina del 40° anno di attività

SALITA:

Insieme ai miei amici abbiamo raggiunto in auto la frazione di Nocelleto (o più precisamente Cà Bartolo) di Castelsantangelo sul Nera o meglio quel che ne rimane essendo stato distrutto dal terremoto dell’Ottobre 2016 e siamo saliti per la Valle di Varogna che si innalza alla base del versante Sud di Monte Cardosa, dove si è verificato proprio l’epicentro del terremoto della sera del 26 ottobre 2016, seguendo il sentiero n. 255 (o n.24 in un’altra cartina del Parco dei Monti Sibillini ???) fino alla Fonte del Basto, da qui per strada sterrata fino a Poggio Cavolese dove poi liberamente senza tracciato per tratti alberati e per ripido pendio erboso abbiamo risalito il versante Sud-ovest di Monte Cardosa fino alla croce di cima a quota 1818 m.

La salita, compiuta tranquillamente in meno di 3 ore, è facile ed adatta a tutti anche se presenta comunque un dislivello totale da non sottovalutare di circa 1000 metri.

In cima, da cui si può splendidamente ammirare tutto il versante Ovest della catena dei Monti Sibillini, abbiamo ricordato il nostro amico Bruno prematuramente scomparso nel 2017 che era legato particolarmente a questa cima e anche per questo motivo è stata scelta per la millesima ascensione e quindi abbiamo brindato tutti con spumante.

Giornata calda, nei prati sommitali ad oltre 1500 metri già erano fioriti i Pie di gallo (Eranthis hyemalis), i bucaneve ai margini del bosco (galanthus nivalis) e tra le rocce girovagavano delle lucertole.

Per la discesa abbiamo ripercorso lo stesso itinerario.

I Monti Sibillini versano in una situazione davvero incredibile, mai vista, i versanti Sud sono praticamente puliti dalla neve.

L’innevamento è talmente irrilevante che non c’è un canalone che sia in condizioni da permettere una salita invernale totalmente su ghiaccio.

Al ritorno ci siamo fermati poi a pranzo dal nostro amico Tonino del Ristorante “la Filanda” di Visso dove abbiamo festeggiato con tanto di torta.

4- La Cà Bartolo e sullo sfondo la zona del Passo Cattivo.
5- Il pendio erboso sommitale del Monte Cardosa
6- Arrivati quasi in cima.
7- Rocce della cresta e sullo sfondo i Monti Sibillini dal Monte Bove Sud al M. Palazzo Borghese.
8- Veduta dalla cima di M. Cardosa verso Nord con Camerino e il M. San Vicino.
9- Foto di gruppo sulla croce di vetta.
10- La cima del M. Cardosa, nelle mani una foto di mio nonno, una foto di Bruno e le mie montagne alle spalle, da destra la Croce del M. Rotondo, il M. Rotondo, La Croce di M. Bove più in basso ed il M. Bove Nord nel margine.
11- L’altra parte della catena dei Monti Sibillini, il passo Cattivo a sinistra della croce, alla mia destra il M. Porche, M. Palazzo Borghese, M. Argentella quindi il gruppo della Cima del Redentore.
12- Si brinda a spumante.
13- Il riposo del guerriero (non sono io ubriaco !!!!).
14- Il Piè di Gallo fiorito ( Eranthis hyemalis)
15- Un bucaneve (galanthus nivalis) che sta facendo la sua parte, come dice il suo nome comune.
16- Pranzo al Ristorante “La Filanda” di Visso.
17- La torta delle 1000 ascensioni.
18- Il regalo alla carriera dei miei amici, la “piccozza nella roccia”

ALBUM DEI RICORDI

1000 ascensioni solo sul gruppo dei Monti Sibillini (e qualche altre centinaia in altri gruppi montuosi) sono davvero tante, in 40 anni ho trascorso quasi tre anni sulle mie montagne , ho girato il gruppo montuoso, lungo appena 30 chilometri, in lungo ed in largo ed in altezza, da tutti i versanti ed in tutte le stagioni e ho trascorso tantissimi momenti indimenticabili e per fortuna, pochi difficili e che comunque fanno parte del gioco e della statistica, mi sono accorto che la mia esperienza è rimasta in qualche modo nella storia del gruppo montuoso, due libri all’attivo e un sito internet dedicato con apertura di diverse decine di nuove vie alpinistiche e nuovi itinerari escursionistici inediti nella bibliografia dei Monti Sibillini, questa è la mia storia fino ad oggi.

Sfogliando dei vecchi album di fotografie ho trovato delle immagini di alcune delle mie prime ascensioni che allego anche se piuttosto scolorite

Alcune delle foto o diapositive più significative le avevo già pubblicate nel mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011.

4 – 5 La prima escursione al Pizzo Regina e Pizzo Berro con mio fratello e mio padre (dietro alla fotocamera)
6 – 7 La prima escursione al Lago di Pilato e la prima arrampicata alla via Bafile al Pizzo del Diavolo
8- La prima invernale al M. Sibilla e Cima Vallelunga.
9- La prima arrampicata alla Punta Anna – M. Bove Nord
10- L’apertura della nostra via su roccia della cengia al Sasso di Palazzo Borghese.
11- La prima salita estiva alla via della Pera al M. Bove Nord.
12- La prima invernale per la cresta Est del Monte Acuto
13- La prima invernale all’imbuto Nord del Monte Vettore
14- La prima invernale al Canalino Primavera al M. Bove Sud.
15- La prima ascensione alla via del Canalino – Versante Sud-ovest del M. Vettore nel tratto attrezzato.
16- La prima invernale alla parete Nord del M. Acuto
17- La prima invernale al Canale Maurizi al M. Bicco
18- La prima escursione all’Infernaccetto dell’Ambro
19- La prima escursione al Laghetto di M.Palazzo Borghese.
20 – 21 La prima invernale al Pizzo Tre Vescovi e meritato riposo sulla testa del Gran Gendarme al Pizzo del Diavolo.
La nostra via invernale alla parete Nord di Cima Acquario – valle del Fargno.

E per concludere, un ricordo :

  • a mio nonno Angelo che mi ha fatto conoscere queste meravigliose montagne
  • al nostro amico Bruno.

Un saluto alle mie figlie Beatrice e Miriana, a mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea che non hanno potuto partecipare alla festa.

Un grazie per la bellissima giornata a:

  • mia moglie Cristina

e ai miei fantastici amici:

  • Fausto
  • Stefano
  • Monica
  • Federico
  • Carlo
  • Marco
  • Veronica
  • Tony
  • Davide
  • Alicia
  • Angelo
  • Massimo



LA GOULOTTE-CASCATA DELLO SCOGLIO DEL MONTONE

ASCENSIONE N. 999 dal 1979

L’assenza di neve e le condizioni di freddo intenso di questo strano inverno 2019-2020 hanno contribuito a formare la, anche se breve, bellissima goulotte-cascata del canale destro orografico dello Scoglio del Montone al versante Nord-ovest del Monte Castel Manardo. Erano diversi anni che non si osservavano tutti i diversi saltini rocciosi dell’intero canale ricoperti di ghiaccio in quanto generalmente la neve che si accumula nel suo interno lascia scoperti solo i salti verticali più alti rivestiti di ghiaccio di colata.

Il primo salto in basso era praticamente scoperto dal ghiaccio per la carenza idrica delle sorgenti montane poi i salti successivi, alti 8-10 metri invece presentavano una buona copertura di ghiaccio di spessore di anche 30-50 centimetri, ottime condizioni per i cascatisti.

Il canale è stato già salito da noi molti anni fa e la descrizione è riportata nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” a pagina 86.

Il 16 gennaio 2020, di pomeriggio per avere maggiore luce nel versante, sono andato a vedere da vicino la bellissima, anche se breve, colata di ghiaccio.

Di seguito le immagini della mia 999′ ascensione nei Monti Sibillini.

1- Il canale destro dello Scoglio del Montone con la colata di ghiaccio interna.
2- La colata di ghiaccio con i due salti verticali.
3- La Valle di Bolognola vista dal bordo del canale.
4- Lingue di ripida neve permettono di addentrarsi nel canale, la cascata più in alto vista di lato.
5- La cascata più in alto vista dalla sua base.
6- La cascata mediana vista dalla sua base.
7- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi a sinistra.
8- La colata di ghiaccio vista dalla base del canale.
9- La cascata più in alto vista da sopra la cascata mediana.
10- Il primo salto in fondo al canale, non ricoperto di ghiaccio.
11- Ghiaccioli a sinistra nella foto n.10
12- L’intera colata vista da sopra il primo salto.
13- Il canale con la colata di ghiaccio e le lingue di neve al lato destro che permettono di addentrarsi, visto dalla sua base, a destra lo Scoglio del Montone.
14- Lo scoglio del Montone ed l sole che stra tramontando dietro al Monte Acuto.
15- Cristalli di brina ricristallizzati sopra alla neve gelata.
16- Lo Scoglio del Montone , versante Nord, con una piccola cascatina gelata a sinistra e una piccola grotta a destra.
17- Il sole ormai è sceso dietro al Monte Acuto.



PIZZO TRE VESCOVI salita per i canali Nord, discesa per Forcella Angagnola.

ASCENSIONE N. 998 dal 1979

Il 12 gennaio 2020 con Stefano abbiamo percorso il classico anello Pintura di Bolognola – Strada del Fargno – Canale Nord di Pizzo Tre Vescovi – P. Tre Vescovi – Forcella Angagnola e ridiscesa per Rifugio del Fargno e la strada.

Anche in questa occasione ci siamo imbattuti in neve ormai trasformata in vetrato, durissima e pericolosa.

Ci siamo ancora imbattuti in gente che sale in montagna SENZA RAMPONI E PICCOZZE e con scarponcini da trekking estivo.

La salita del canale Nord di Pizzo Tre Vescovi ci ha impegnato, non certo per il dislivello e la pendenza ma per la consistenza della neve, nonostante la nostra esperienza, anche se non in cordata, siamo praticamente saliti frontalmente in piolet traction martellando di forza per far entrare le becche delle due piccozze e ramponi di punta sul ghiaccio anche su terreno che per la sua pendenza, massima di 40°, non lo avrebbe certamente richiesto.

Solo pochi centimetri di acciaio ci tenevano aggrappati al ghiaccio.

Se non avessimo affrontato in questo modo la salita, una eventuale scivolata ci avrebbe portato in pochi secondi fino alle sorgenti del Fiastrone poste 400 metri più in basso, senza immaginare le conseguenze.

La discesa verso Forcella Angagnola ci ha poi regalato la visione di immagini particolari con le nebbia che nel frattempo aveva riempito la valle dell’Ambro.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Colata di ghiaccio sulle pareti della strada sotto a M. Acuto
2- salita del canale Nord di Pizzo Tre Vescovi.
3- Momento di riposo durante l’impegnativa salita, piccozze di becca e ramponi di punta, solo pochi centimetri di acciaio ti tengono aggrappati al ghiaccio.
4- Ormai raggiunta la cresta le difficoltà terminano, a sinistra il M. Acuto
5- Sulla cresta scopriamo la Valle dell’Ambro ricoperta di nebbia, sullo sfondo il Pizzo Regina.
6- Il M. Acuto e sullo sfondo il M. Castel Manardo parzialmente ricoperto di nebbia.
7- 8 Il sottoscritto durante la salita verso il Pizzo Tre Vescovi (ph. S. Ciocchetti)
8
9- Man mano che saliamo verso la cima di Pizzo Te Vescovi sale anche la nebbia
10- La nebbia che ha riempito la Valle dell’Ambro tracima verso la Val di Panico
11- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro visti dalla Cima di Pizzo Tre Vescovi.
12- Cristalli di ghiaccio in cresta
13- Massi posti sulla cresta che scende dalla cima di Pizzo Tre vescovi verso Forcella Angagnola.
14- Ci immergiamo nella nebbia nella cresta di Forcella Angagnola, la poca neve è presente solo nel versante Nord-est.
16- Il Pizzo Tre vescovi con la cresta discesa visto da Forcella Angagnola.
17- L’antecima Nord di Pizzo Berro vista da Forcella Angagnola, abbiamo scavalcato la nebbia.
18- Il Pizzo Regina emerge maestoso dalla nebbia posta pochi metri sotto ai nostri piedi.
19- Gloria solare dalla cima che sovrasta Forcella Angagnola.
20- Stefano sulla cima che sovrasta Forcella Angagnola scoperta dalla nebbia per pochi metri.
21- Il sottoscritto nella stessa posizione della foto 20 (ph. S. Ciocchetti)
22- Riprendiamo il cammino verso il Rifugio del Fargno, Stefano contornato dalla nebbia che si riversa verso la Val di Panico.