GIRO DEL MONTE CASTEL MANARDO Da M. Berro per il canale Sud-est – discesa per Forcella Bassete.

ASCENSIONE N. 997 dal 1979

Il 31 dicembre 2019 con Carlo abbiamo compiuto una ascensione classica, dalla Pintura di Bolognola fino al Monte Berro per la strada sterrata quindi siamo saliti verso la costruzione della captazione dell’acquedotto a monte del Casale Grascette ed il canale Sud-est del Monte Castel Manardo fino alla sua cima.

Siamo infine discesi per la cresta dello Scoglio del Montone fino a Forcella Bassete quindi per la strada del Fargno fino alla Pintura.

Temperature superiori alla media del periodo in quota e la poca neve presente trasformata in ghiaccio a tratti vetroso caratterizzano questo anomalo inverno del 2019-2020.

Di seguito le immagini della giornata.

1- I prati leggermente imbiancati che salgono verso il M. Castel Manardo tra il M. Berro ed il M. Amandola
2- Filo d’erba glassato dalla galaverna.
3- L’inizio del canale che conduce alla captazione dell’acquedotto con la luce radente del mattino presto.
4- Le nostre ombre sulla sponda del canale
5- L’inizio del canale, in alto a destra il M. Amandola con la traccia della strada sterrata.
6- Salendo verso il M. Castel Manardo, iniziano ad apparire il Pizzo Regina a sinistra, il Pizzo Berro al centro ed il Pizzo Tre Vescovi a destra.
7- Veduta verso sud con il Corno Grande ed il gruppo del Gran Sasso, la Maiella sullo sfondo
8- Il canale sud-est del M. Castel Manardo che, dalla strada, mantiene una sottile striscia di neve che ci ha permesso di raggiungere facilmente la cima, alle spalle Il Pizzo e la valle dell”Ambro.
9- Da sinistra il Pizzo Regina, Pizzo Berro, Pizzo Tre Vescovi e M. Acuto.
10- Sulla cima del M. Castel Manardo, il M. Rotondo sullo sfondo a destra
11- Il plateau sommitale tra la cima del M. Castel Manardo e lo Scoglio del Montone con la neve talmente gelata che non riuscivano a lasciare traccia.
12- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete (nascosta), sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi ed il M. Acuto. che sembrano collegati con la stessa cresta in primo piano.
13- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete con una spruzzata di neve solo sul versante Nord, gli anni passati grosse cornici di neve rendevano impegnativa questa discesa.



LA GROTTA DEL MACINICCIO

ASCENSIONE N. 995 dal 1979

Su richiesta di alcuni amici appassionati che non riuscivano a trovare tale grotta riporto la descrizione dell’itinerario per raggiungerla.

La Grotta del Maciniccio si apre in un banco di conglomerato all’interno di un bosco nel basso versante Ovest del Pizzo di Chioggia, a monte di Acquacanina, tra le zone denominate Cordelago e Piano della Fonte, ad una quota di 1030 metri. E’ una delle poche grotte riportate nella cartografia dei Monti Sibillini.

Le altre grotte indicate nella cartografia ufficiale sono la famosa Grotta delle Fate sulla sommità del Monte Sibilla, la Grotta dei Frati nella Valle del Fiastrone e la Grotta Bivacco sotto al Gran Gendarme nei pressi del Lago di Pilato, i cui itinerari di raggiungimento sono conosciutissimi e descritti nella bibliografia dei Monti Sibillini.

In alcune carte è indicata anche la Grotta del Diavolo nel versante Nord della Croce di Monte Bove raggiungibile però sono alpinisticamente.

Le altre grotte indicate nella cartografia ma il cui itinerario di raggiungimento non è descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini sono:

  • la Grotta delle Fate all’Aia della Regina, nel versante Sud- est del Monte Vettore, il cui itinerario di raggiungimento è descritto nel mio libro : IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI a pagina 56;
  • La Grotta dello Scortico nella Valle di Rio Sacro, il cui itinerario di raggiungimento è descritto nel mio libro : IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI a pagina 13.
  • La Grotta del Maciniccio a monte di Acquacanina il cui itinerario di raggiungimento è descritto di seguito.

Molte altre grotte, quali ad esempio le due Grotte dell’Orso nella zona di Bolognola, la Grotta Boccalarga nella Valle dell’Acqua Gilarda, le Grotte di Casali, la Grotta di Vallelunga ecc., sono presenti nei Monti Sibillini e le più ampie o le più caratteristiche sono descritte nelle mie pubblicazioni di questo sito anche se non riportate sia nella cartografia che nella bibliografia dei Monti Sibillini.

DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO:

Accesso:

Si raggiunge in auto Fiastra quindi percorrendo la strada che la congiunge con Bolognola si attraversa il comune di Acquacanina costituito da diverse frazioni, giunti al capoluogo Piè di Colle si passa di fronte alla Chiesa di Santa Maria del Vallone, infossata sulla sinistra, si continua per Campicino quindi Oppio e proseguendo si raggiunge la fontana a 4 cannelle famosa per le sue qualità diuretiche, poco prima della frazione di Vallecanto.

Poco prima della fontana si trova l’incrocio che sale per Santa Maria Maddalena- Piani del Ragnolo.

Si prosegue in salita per circa 3 chilometri, si giunge in un pianoro erboso con al lato destro della strada una mulattiera che conduce in 50 metri alla Fonte dello Stinco, si prosegue sempre su strada asfaltata per altri 1,5 chilometri fino ad un doppio tornante, quindi ci si trova su una lunga diretta in lieve costante salita. Dopo circa 200 metri dall’ultimo tornante si parcheggia sul lato della strada.

Descrizione:

Dalla strada si sale il pendio sovrastante senza tracciato facendosi largo tra arbusti fino a raggiungere a sommità del pendio dove si trova una costruzione in muratura che costituisce una captazione di acquedotto con, poco distante, un vecchio fontanile ormai in disuso (352511,5 E – 4765691,5 N; 1085 m.).

Dal fontanile si scende circa 50 metri verso Nord e si intercetta una traccia di sentiero che si infila in diagonale in lieve discesa nel vallone boscoso. Nel prato del versante opposto si nota una traccia di sentiero che prosegue e che inganna a scendere ulteriormente invece bisogna mantenersi più alti di esso. Noi infatti, come visibile sulla traccia GPS, abbiamo seguito la traccia più bassa ma poi siamo stati costretti ad una faticosa risalita dello stretto fosso fino alla grotta.

In 15 minuti si raggiunge il fondo del vallone boscoso in corrispondenza di una zona caratterizzata da banchi di conglomerato rossastro.

Al centro del fosso, sopra alla traccia di sentiero, su una parete di conglomerato si apre la Grotta del Maciniccio ( 352787 E – 4766155 N; 1030 m. ), la cavità è piccola, in parte anche crollata di recente forse dopo il terremoto del 2016, profonda 4 metri ed alta 2 con una seconda cavità più piccola laterale ma rappresentava un ottimo rifugio in caso di maltempo per i vecchi pastori che frequentavano quel versante della montagna ormai abbandonato da decenni.

Ritorno: Stesso itinerario

Commento di Manuel

recentemente, in una mattinata autunnale in cui avevo tempo solo per una camminata non troppo lunga, ne ho approfittato per andare a cercare questa grotta. Al contrario di voi sono stato più fortunato, imbroccando subito la traccia giusta e senza finire troppo in basso come vi è capitato. Dopo aver raggiunto la grotta, ho proseguito al di sopra di essa constatando come in realtà, la prima volta che ci si va, sia più facile riuscire a trovarla arrivandoci da sopra. Pertanto mi sentirei di consigliare anche il seguente percorso alternativo:

in auto, completare il tratto rettilineo di strada in lieve salita, menzionato sopra, fino a raggiungere un tornante dove si incrocia una strada sterrata (che conduce verso l’abitato di Podalla). Lì è presente un ampio slargo dove è possibile lasciare l’auto. Procedendo a ritroso rispetto alla direzione da cui si è arrivati con l’auto, a destra si imbocca il vallone (che sulle carte non ha nome) dove più in basso inizia il fosso in cui si trova la grotta. Si procederà inizialmente su un campo in lieve discesa. Al termine del campo inizia a delinearsi il fosso, prima in maniera appena accennata poi via via sempre più marcato man mano che si scende. Conviene appena possibile portarsi alla sua destra (rispetto alla direzione di discesa), e procedere al fianco di esso avendolo dunque sempre a sinistra. Si procede in spazi aperti e dunque fin lì è facile orientarsi. Non appena si giunge al limitare del bosco (sempre con il fosso alla propria sinistra), ci troveremo davanti una scarpatina dove si potrà notare una traccia di sentiero che scende. La grotta si trova proprio lì sotto, ad una ventina di metri. A quel punto, dopo aver visitato la grotta, si può proseguire per la traccia di sentiero descritta nell’itinerario sopra (che in direzione contraria presenta il vantaggio di minor rischio di errore) e, passando per il vecchio fontanile e la presa d’acqua, risalire alla macchina completando così un percorso ad anello.

Grazie per il contributo Manuel

1- La captazione dell’acquedotto
2- La vecchia fontana nei pressi della captazione visibile a destra tra Stefano e Fausto.
3- La Grotta del Maciniccio
3- La grotta a sinistra e la seconda cavità più piccola a destra
5- La traccia di sentiero all’interno del fosso, la grotta si intravede a sinistra di Federico, sul margine sinistro in basso si nota la breccia franata di recente dalla parete di conglomerato dove si apre la grotta.
6- La traccia di sentiero all’interno del bosco che riporta verso la captazione.
7- pianta satellitare del percorso proposto.
8- Traccia GPS del percorso effettuato da noi per il raggiungimento della Grotta, la parte più in basso va evitata per non scendere troppo nel fosso.



IL CANALE NORD DI CIMA BASSETE

ASCENSIONE N. 996 dal 1979

Il 27 dicembre 2019, nell’unica giornata di maltempo e fredda tramontana di fine dicembre, andando alla disperata ricerca di un canale innevato per far provare al nostro nuovo amico Federico una facile e didattica salita su ghiaccio abbiamo risalito il Canale Nord di Cima Bassete (non riportata sulle carte e posta sulla cresta tra Forcella Bassete e Cima Acquario, anch’essa non riportata in cartografia, e che prosegue fino a Monte Acuto), nella Valle del Fargno, non riportato sulla bibliografia dei Monti Sibillini.

Il facilissimo canale, già risalito da me e i miei amici alcune decine di volte nei decenni passati, è posto tra il canale n.3 ed il n.4 descritti nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI Pag. 86-87, era l’unico che presentava una seppur sottile ma quasi continua striscia di ottima neve ghiacciata.

Il canale, per la sua brevità e facilità lo abbiamo spesso usato gli inverni passati per effettuare anche la rapida discesa da Forcella Bassete anziché scendere dal canale della fontana.

Il canale si raggiunge dalla Pintura di Bolognola percorrendo la strada, chiusa in inverno, per il Rifugio del Fargno.

Dopo circa 2 chilometri dalla Pintura, usciti dal bosco e superato il grande scoglio tagliato dalla strada, si raggiunge la Fontana posta sulla verticale di Forcella Bassete. Si continua sulla strada per altri 200 metri fino ad arrivare alla base del canale, il più incassato del versante, 200 metri prima dell’attacco al versante Nord di Cima Acquario (Vedi IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI Pag. 86-87)

Si risale lo stretto canale su pendii di 30-40° fino al suo termine che, quest’anno per la mancanza di neve, presentava un ripido tratto di misto di 45°.

La facile salita invernale del canale è consigliata a chi si vuole cimentare con le prime salite alpinistiche su ghiaccio.

Terminato il canale si raggiunge a destra la Cima Acquario da cui si può proseguire per il Monte Acuto.

Dirigendosi invece a sinistra si raggiunge Cima Bassete da cui si scende a Forcella Bassete da cui, percorrendo l’ampio canale sottostante, si raggiunge la fontana presente sulla strada.

La salita del canale in questo particolare periodo è stata interessante in quanto le particolari condizioni di innevamento e gelo lo avevano trasformato in un ripido scivolo ghiacciato dove entravano a malapena le punte dei ramponi e le becche delle piccozze, per questo motivo e per addestramento del nostro nuovo compagno siamo saliti in cordata.

Le particolari condizioni di innevamento e gelo hanno trasformato in questi giorni le montagne in severi e pericolosi ambienti, non sono stati pochi infatti gli infortuni e i recuperi da parte del soccorso alpino di escursionisti in difficoltà illusi dalle condizioni quasi estive della montagna.

Abbiamo documentato infatti nell’uscita fatta alla Valle Orteccia (vedi reportage post-terremoto ascensione n. 992) gente che va in montagna con scarpette da calcetto, senza ramponi e senza le dovute informazioni e precauzioni e soprattutto senza avere l’umiltà di decidere una eventuale ritirata.

Poi non ci lamentiamo se accadono incidenti in montagna.

Di seguito le immagini della facile salita su ghiaccio.

1- Io salgo il primo tiro, pianto anche un fittone da neve, in basso la strada Pintura Bolognola-Rifugio del Fargno
2- Arriva Fausto, notare che a causa del duro ghiaccio entrano solo le punte dei ramponi e le becche delle piccozze.
3- Stefano apre i tiri superiori
4- Federico sale da secondo.
5- A metà canale arriva anche nebbia e nevischio.
6- Io curo la “regia” e chiudo la “strana” cordata a quattro (non imitateci), la strada è sempre più in basso.
7 – 8 La parte terminale del canale.
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9- Verso l’uscita del canale su pendio sempre più ripido.
10 – 11 L’ultimo lembo di ghiaccio poi uscita su ripido misto.
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12- Il canale visto dal suo termine
13- L’uscita dal canale con l’ultimo punto di sosta.
14- Il pendio finale.
15- L’uscita nei pressi di Cima Acquario, a sinistra.
16- La Valle del Fargno vista dalla Pintura di Bolognola con il canale di salita e la discesa da Forcella Bassete (in verde).



VAL DI PANICO – FORCA CERVARA

ASCENSIONE N. 994 dal 1979

Il 14 Dicembre 2019, con Fausto, Stefano e Federico, partendo da Casali di Ussita che abbiamo raggiunto in auto richiedendo apposita autorizzazione, abbiamo risalito tutta la Val di Panico. Nella valle si alternavano tratti di neve fresca accumulata dal vento con tratti di neve precedente ghiacciata. Nel pendio sotto a Forca Cervara (o Forcella della neve) abbiamo trovato la odiosissima neve non compattata ma con crosta superficiale ghiacciata che si sfondava ad ogni passo. Per fortuna ci siamo alternati nella traccia e alla fine, con non poca fatica, siamo riusciti a raggiungere la Forcella ma poi per il forte vento abbiamo deciso di non proseguire per altra meta

Di seguito le immagini della bellissima giornata invernale.

1-La parete Nord del Monte Bove Nord.
2- La parete Est del Monte Bove Nord
3- La parete Est del Monte Bove Nord dove spicca la Punta Anna o Testa di Scimmia
4- Il versante Sud-Ovest del Monte Rotondo con alte colonne di neve fresca sollevata dal forte vento in quota.
5- La testata della Val di Panico con le pareti del Monte Bove Sud.
6- Fasi si salita in Val di Panico
7- Il versante Ovest del Pizzo Berro.
8- La poca neve lascia scoperte ancora piante secche di Gentiana lutea.
9- Il versante Ovest del Pizzo Tre Vescovi con l’ultimo lembo di bosco della Val di Panico.
10-. Giunti alla testata della Val di Panico il sole sta sorgendo adesso, ore 9,30.
11- La testata della Val di Panico con la cascata “Torre di Luna” ancora non in piena condizione invernale.
12- La cascata “Torre di luna”
13 – 14 – 15 Ci dirigiamo verso la Forca Cervara nella magia della neve fresca
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16 – 17 Salendo verso Forca Cervara ci confrontiamo anche con il forte vento di quota.
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18- Finalmente, con non poca fatica, arriviamo a Forca Cervara
19- Il versante Ovest del Pizzo Berro
20 – 21 Il versante Est del Monte Bove Sud.
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22 – 23 – 24 Le nostre ombre si riflettono sulla neve grazie al sole di metà dicembre molto basso sull’orizzonte durante la discesa in Val di Panico.
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FORCELLA ANGAGNOLA DALLA PINTURA DI BOLOGNOLA Osservazioni particolari

ASCENSIONE N. 993 dal 1979

La facile e banalissima escursione dalla Pintura di Bolognola alla Forcella Angagnola risalendo per il Rifugio del Fargno non è chiaramente oggetto di pubblicazione se non sarebbe per alcune particolarità che abbiamo osservato io e Carlo durante il cammino.

Anzitutto giunti al 5 dicembre praticamente non c’è neve in montagna se non fosse per una spruzzatina centimetrica modellata dal vento da 1800 metri in su e praticamente solo nei versanti Nord.

Mi era capitato un inverno di molti anni fa di giungere al Natale e non c’era praticamente neve in montagna ma poi si rifece successivamente, speriamo sia così anche quest’anno soprattutto per garantire il riempimento del Lago di Pilato che ormai è asciutto.

Poi abbiamo incontrato ancora insetti in piena attività in quanto di fatto le temperature in montagna non sono ancora mai scese di molti gradi sottozero per lunghi periodi anche se sulla strada si erano formate delle sottili colate di ghiaccio.

Infine ci siamo imbattuti in strane ed inspiegabili “palle di neve” compatta scese dal versante Nord della cresta Acquario sia sul pendio che fino alla strada dove praticamente a monte non c’erano accumuli di neve o cornici tali da poter giustificare possibili microslavine ne aveva tirato vento forte tale da poter fare rotolare neve di accumulo.

Non ho mai visto un fenomeno del genere in 40 anni di ascensioni in montagna.

Tutto ciò è documentato nelle immagini che seguono.

1- Vivace insettino sulla neve, sembra sia un Dittero della specie di Chionea con zampe simili ad un ragno ma ovviamente in numero inferiore, tra l’altro anche raro.
2- Le dimensioni dell’insetto
3- La Val di Panico vista dalla Forcella del Fargno
4- Il PIzzo Regina vista da Forcella Angagnola
5- La Forcella Angagnola con l’antecima Nord del Pizzo Berro,
6- Carlo con il Monte Bove Nord alle spalle.
7- La parte sommitale del versante Nord del Pizzo Regina
8- Il sottoscritto sulla cima di Forcella Angagnola, alle spalle il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.
9- Il PIzzo Berro visto dalla Forcella del Fargno.
10 – 11 Erba glassata sulla strada per il Rifugio del Fargno
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12- Le prime sottili colate di ghiaccio sulle pareti della strada
13- L’acqua uscente da un tratto breccioso è gelata a contatto con la parete di roccia.
14- Piantina di Robertia taraxacoides glassata su parete di scaglia rossa.
15- La strada con le colate di ghiaccio, sullo sfondo i pendii della zona denominata “Acquario” con una spruzzata di neve tale da non poter giustificare la formazione di microslavine o distacchi di neve.
16 – 17 I pendii sopra strada della zona denominata “Acquario” con le “palle di neve” ben visibili tra l’erba secca, a monte praticamente non c’è neve !!!!.
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18- Le strane ed inspiegabili “palle di neve” compatta ritrovate anche sulla strada.



LA GRANDE FRANA DI VALLE ORTECCIA – CIMA DI VALLINFANTE Per il canale Nord

ASCENSIONE N. 992 dal 1979

A tre anni dal terremoto del 2016 ancora ci ritroviamo a visitare luoghi di distruzione.

Dopo averla vista dal Pizzo Regina e dal Monte Bove Sud finalmente abbiamo raggiunto la grande frana che si è staccata nelle pareti del versante sinistro orografico della Valle Orteccia, sul versante Nord di Cima di Passo Cattivo, in una zona pochissimo frequentata in quanto piuttosto lunga da raggiungere e non percorsa da itinerari classici.

Il 1 dicembre 2019 con Fausto e Federico, salendo per il Passo Cattivo, abbiamo traversato in quota la valletta de “Le Fosse” quindi raggiunta la stretta crestina che la separa dalla adiacente Valle Orteccia siamo scesi in essa ed abbiamo raggiunto la base della frana.

La frana è gigantesca, ci ha lasciato senza fiato, sicuramente è la più grande che si è formata sui Monti Sibillini dopo il terremoto dell’Ottobre 2016, anche più grande di quella dello Scoglio del Miracolo nella Valle del Lago di Pilato.

Abbiamo quindi risalito la Valle Orteccia leggermente imbiancata dalla prima neve della stagione e abbiamo raggiunto al Cima di Vallinfante risalendo per un breve ma ripido canalino innevato, con uscita in cresta su pendenza di 45 -50°,compiendo così anche la nostra prima salita invernale della stagione.

La salita nel canalino che si apre nel versante Nord di Cima di Vallinfante non è documentata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini per cui, pur essendo facile e senza alcuna difficoltà, può essere considerata una prima salita ed è interessante in quanto la zona non offre nulla di particolare dal punto di vista alpinistico.

Durante la discesa da Cima di Vallinfante verso Passo Cattivo ci siamo imbattuti in orme di escursionisti che ci hanno preceduto che indossavano scarpe con suole da parquets tipo calcetto o pallacanestro, come visibile nella foto n.28.

Tali suole ovviamente non sono affatto adatte per escursioni in montagna specialmente su sentieri e pendii innevati in quanto non possono garantire una sicura aderenza.

Dopo non ci lamentiamo se accadono incidenti in montagna, lo stesso giorno della nostra ascensione sono morti due ragazzi alla Maiella per scivolamento su un canale innevato per mancanza di attrezzatura adeguata.

Di seguito le immagini dell’ascensione.

1- La Valle Orteccia con l’evidente frana vista dalla cima del Pizzo Regina a luglio del 2019.
La frana da lontano sembra di modeste dimensioni ma ci siamo ricreduti dopo averla raggiunta. A sinistra Cima Cannafusto e a destra la Cima di Passo Cattivo, sulla testata della valle la Cima di Vallinfante.
2- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina visti dalla zona “Le Fosse”, a valle di Passo Cattivo.
3- La cresta che separa Le fosse dalla Valle Orteccia ed il Pizzo Berro sullo sfondo..
4- Il versante ovest di Cima Cannafusto nella Valle Orteccia.
5- Il versante Sud-est del Monte Bove Sud
6- Il Pizzo Berro, versante sud con la lunga cresta già oggetto di nostra salita (Vedi Nuovi itinerari)
7- La ripida discesa dalla cresta de Le Fosse alla Valle Orteccia, sul prato di fronte le tracce
dei crolli della parete sovrastante.
8- La discesa dalla cresta de Le Fosse a Valle Orteccia.
9- La Valle Orteccia con il Pizzo Berro e Pizzo Regina sullo sfondo.
10-11-12-13-14 La grande frana di Valle Orteccia con l’accumulo di roccia sottostante, notate le dimensioni rispetto a Fausto vestito di rosso e Federico vestito di scuro.
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13- Come si può vedere le dimensioni sono davvero gigantesche
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15- L’accumulo di pietre cadute alla base della grande frana, si riesce a vedere Federico al margine a destra della foto.
16 Il sottoscritto alla base dell’accumulo di frana.
17- La frana e l’accumulo di massi alla sua base vista di lato salendo in Valle Orteccia.
18 – 19 Leggero innevamento nell’alta Valle Orteccia.
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20- L’alta valle Orteccia con la Cima di Passo Cattivo a sinistra ed il Monte Bove Sud sullo sfondo.
21- L’imbocco del canalino Nord di Cima di Vallinfante con le nostre orme di salita.
22- 23 Il canalino di salita invernale al versante Nord di Cima di Vallinfante.
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24- Il ripido tratto finale del facile canalino di salita, visto dalla cresta Nord di Cima di Vallinfante.
25- La cima del Monte Sibilla a sinistra e Cima Vallelunga a destra con la cresta Ovest che sale dalla Vallelunga già oggetto di nostra salita (Vedi Nuovi itinerari)
26- Il Monte Porche e la Cima del Redentore a destra.
27- La cresta che scende da Cima di Vallinfante verso la Cima di Passo Cattivo.
28. L’impronta di scarpa da parquets praticamente liscia confrontata con lo scarpone da ghiaccio di Fausto, c’è una bella differenza.
29- La Cima di Vallinfante con, a sinistra in ombra, il canalino di salita invernale.




MONTE ACUTO Dalla Pintura di Bolognola. Ascensione pomeridiana

ASCENSIONE N. 991 dal 1979

Il 21 novembre 2019 di pomeriggio e da solo ho raggiunto la cima del Monte Acuto partendo direttamente dalla Pintura di Bolognola in quanto la strada per il Rifugio del Fargno era già chiusa.

Sono salito alla Forcella Bassete ed in soli 30 minuti dalla Forcella ho raggiunto la cima del Monte Acuto risalendo la ripida cresta nord-est con nebbia a tratti e una spruzzatina millimetrica di neve oltre i 2000 metri.

In altri tempi in questo periodo la neve era caduta già copiosa.

L’aspetto più particolare delle salite autunnali pomeridiane è che non si incontra nessuno, si è praticamente soli in uno spazio immenso, per decine di chilometri di raggio intorno a me non c’è nessuno, non si sente un rumore, una voce e mi sento un po padrone di tanto spazio, mi sento dominare la natura che mi circonda pur avendo sempre la consapevolezza dei rischi che comunque nasconde.

Se mi succedesse qualcosa, una semplice distorsione o slogatura o una caduta potrei mettermi in grossa difficoltà, potrei rischiare di farmi sorprendere dalla notte e avere difficoltà a ritornare all’auto se non addirittura di dover trascorrere la notte in montagna.

Per questo quando salgo da solo amplifico la mia attenzione sui miei passi e sulla montagna che mi circonda, nello stesso tempo mi sento ancora di più immerso nella montagna perché prestando maggiore attenzione a ciò che faccio necessariamente devo essere più concentrato e libero la mia mente dai pensieri quotidiani.

Delle volte sento proprio il bisogno di salire da solo in montagna.

Il secondo aspetto che rende piacevoli le salite pomeridiane è il tramonto, d’autunno si fa notte presto e questo fatto non è da sottovalutare perché ci si rischia di mettersi in difficoltà per il sopraggiungere veloce del buio quindi bisogna pianificare una facile discesa e ritorno all’auto.

Nello stesso tempo i colori di alcuni tramonti possono essere unici e spettacolari.

Di seguito le immagini della classica salita.

1- il Pizzo Regina visto da Forcella Bassete.
2- Il Pizzo Berro
3- La ripida cresta Est del Pizzo Tre Vescovi salita nel mese di Ottobre (vedi nuove ascensioni) parzialmente immersa nella nebbia.
4- La cima di Forcella Bassete (o cima Acquario) e il Monte Acuto coperto di nebbia.
5- Il Pizzo Tre Vescovi a sinistra ed il Monte Acuto a destra immersi in un alone rossastro di nebbia.
6- La cima del Pizzo Regina rivestita da una lieve spruzzata di neve.
7- Successione di pendii che emergono dalla nebbia visti dalla cresta Est del Monte Acuto.
8- La cima del Monte Acuto tra la nebbia.
9- La ripidissima cresta Nord del Monte Acuto.
10- La Pescolla vista dal Monte Acuto.
11- La cresta Est del Pizzo Tre Vescovi che sale dalla Forcella del Monte Acuto.
12- Il PIzzo Berro visto dalla Forcella del Fargno.
13- Le conoidi delle frane del Monte Bove Nord dopo il terremoto del 2016 emergono dal bosco ormai spoglio dalle foglie.
14- Il Monte Bove Sud.
15- Il sole coperto dalle nuvole verso la Croce di Monte Bove.




MONTE BICCO Per la cresta Nord- MONTE BOVE SUD – PASSO CATTIVO. CIMA VALLINFANTE Ascensione successiva.

ASCENSIONE N. 989 dal 1979

Il 2 novembre 2019 con Fausto, con un tempo non proprio ottimale, abbiamo ripercorso la cresta Nord del Monte Bicco dalla Forcella Passaiola dapprima prendendo una crestina rocciosa più bassa e più impegnativa posta sulla destra del filo di cresta classica per ritornare su di essa in corrispondenza della zona fratturata per osservare gli effetti del terremoto di 3 anni fa.

Avevo ripercorso la cresta in inverno ma la neve nascondeva per gran parte la distruzione effettuata dal sisma.

In questa ascensione ho potuto vedere gli effetti sul tratto di cresta in corrispondenza della faglia che, provenendo da Passo Cattivo, attraversa la parte alta dei campi da sci di Jacci di Bicco per proseguire per tutto il versante Ovest del Monte Bicco e poi per immettersi nella Val di Bove.

Avevamo già documentato alcuni di questi tratti il 17 giugno 2017 (vedere itinerario nella categoria : Reportage post sisma) ed ho inserito alcune immagini per confronto.

L’itinerario di salita dal Parcheggio del Monte Cornaccione al Monte Bicco per la Forcella Passaiola per proseguire poi per Monte Bove Sud e ridiscendere a Passo Cattivo è un classico ed è descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini a cui rimando.

Attualmente la strada per Passo Cattivo è di nuovo aperta alle escursioni.

Di seguito le immagini della giornata.

1- La Val di Bove dalla Forcella Passaiola.
2- Camoscio di guardia sotto alla Forcella Passaiola.
3- La cresta Nord del Monte Bicco parzialmente coperta dalla nebbia.
4- La crestina più bassa e più impegnativa della cresta di salita classica.
5- La cresta Nord del Monte Bicco e a destra la Croce di Monte Bove.
6- I primi scogli fratturati dal terremoto.
7- Massi spaccati dal terremoto incombono sulla Val di Bove.
8- La zona della cresta fortemente fratturata, a circa metà salita, in alto la cima del Monte Bicco.
9 – 10 -11 La zona dove passa la scarpata cosismica, si nota perfettamente lo spostamento del terreno.
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12- La zona fratturata vista dall’alto.
13- Altri enormi massi pericolosamente in bilico verso la Val di Bove
14 – 15 L’ultimo ripido tratto della cresta Nord del Monte Bicco prima della cima.
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16- la Val di Bove con uno spiraglio di sole, in alto la Croce di Monte Bove e sullo sfondo la Croce di Monte Rotondo.
17- Il Monte Cardosa emerge dal mare di nebbia.
18- Escursionisti sulla cresta che collega il Monte Bove Sud con la cima Nord.
19- I pendii del Monte Porche e della Cima del Redentore rivestiti di nebbia discendente.
20- Camosci sul versante Ovest del Monte Bicco
21- La vedetta
22- Le rocce del versante Ovest del Monte Bicco ed il mare di nebbia all’orizzonte.
23- Il versante Ovest del Monte Bove Nord
24 – 25 Camosci sulla cresta per il Monte Bove Sud.
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26- I versanti Sud del Pizzo Berro e del Pizzo Regina visti da Passo Cattivo.
27- 28 Le grandi frane sopra Passo Cattivo
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29- I torrioni di Passo Cattivo o quel che ne rimane dopo il terremoto del 2016.
30 – 31 Gli stessi torrioni fotografati nel giugno 2017.
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32- 33 Situazione attuale di Passo Cattivo
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34- Situazione del giugno 2017.
35 – 36 La PENOSA situazione della segnaletica dei Monti Sibillini. Vedere gli ultimi itinerari (Appennino Tosco Emiliano, Gran Sasso, Terminillo) nella categoria “Oltre i Monti Sibillini”
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ASCENSIONE N. 990 DAL 1979

PARCHEGGIO CORNACCIONE – PASSO CATTIVO – CIMA VALLINFANTE

13 Novembre 2019 con Stefano, nebbia continua dall’auto fino alla cima e galaverna con una spruzzata millimetrica di neve da 1800 di quota in su.

1 – 2 Passo cattivo
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3- Stefano infreddolito sotto la Cima di Vallinfante
4- Erba glassata di galaverna
5- Un lupo ci ha preceduto di poco…….. sicuramente è senza radiocollare……..e’ ancora vivo !!!



CRESTA EST DEL PIZZO TRE VESCOVI DALLA VALLE DELL’AMBRO.

ASCENSIONE N. 986 dal 1979

Anche in questo caso dopo 40 anni di salite nei Monti Sibillini il Pizzo Tre Vescovi, all’apparenza una cima piuttosto banale e facilmente raggiungibile da tutti i versanti, nascondeva la ripida cresta Est che sale dall’alta Valle dell’Ambro, visibile solo da questa valle, ci ha regalato una ascensione impegnativa ed entusiasmante per lunghezza e ripidità.

La cresta Est del Pizzo Tre Vescovi che invece sale dalla valle denominata “Pescolletta” è una salita classica invernale (vedi ASCENSIONI CLASSICHE dal 2018 ad oggi; N.965).

Il 12 ottobre 2019, con Fausto, Stefano ed i nostri due nuovi amici Carlo e Federico, abbiamo risalito la cresta Est, l’itinerario è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto ci sono due passaggi su erba e roccette molto ripidi, che rasentano la verticalità ed è consigliato l’utilizzo della piccozza. Noi addirittura, per maggiore sicurezza con i nostri nuovi compagni, siamo saliti in cordata nei tratti più impegnativi.

Come di consueto anche questa ascensione è inedita e non è descritta nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Accesso:

Dalla Pintura di Bolognola in auto si prosegue per la strada del Fargno fino allo slargo di Fonte Bassete, ormai asciutta dopo il sisma, sulla verticale dell’omonima Forcella (355611 E – 4758267 N; 1570 m.).

Si parcheggia quindi si risale il canalone della Fonte e per tracce di sentiero in 20 minuti si raggiunge la Forcella Bassete (355966,4 E – 4758145,7 N; 1710 m.).

Qui si scende nel versante opposto in direzione dei tornanti della strada che scende dal Casale Bassete verso le sorgenti dell’Ambro e del Casale Rinaldi posto sulla testata della valle.

Si percorre la strada sterrata per circa 2 Km , fino a raggiungere la base dell’ampio canalone Est del Pizzo Tre Vescovi il cui ripido e roccioso bordo destro orografico (cresta sinistra vista da valle) rappresenta la cresta oggetto della nostra salita, a circa 1 Km dal Casale Rinaldi visibile sulla sinistra (1 ora da F. Bassete; 355510 E – 4756590 N; 1445 m.).

Descrizione:

Dalla base della cresta Est si risale il pendio sopra strada che dopo circa 250 metri di sviluppo si impenna, in corrispondenza di una fascia di roccette alternate ad erba, in questo punto si rasenta la verticalità su terreno misto e poco stabile (355247 E- 4756570,5 N; 1610 m.).

Si prosegue in verticalità per 100 metri quindi si continua altri 100 metri su terreno meno ripido.

Si raggiunge il secondo ripido passaggio al di sopra del quale, per altri 150 metri, la cresta si fa sottile e caratterizzata da strette guglie rocciose molto caratteristiche che regalano una salita aerea e sempre sostenuta.

Dopo altri 200 metri la cresta si fa meno ripida ed erbosa per poi impennare di nuovo in corrispondenza di altri pinnacoli rocciosi (354846,2 E – 4756560,5 N; 1910 m.).

Infine la cresta si addolcisce e in ulteriori 300 metri di facile salita si raggiunge la cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi, che scende verso Forcella Angagnola, in corrispondenza dell’inizio dell’ampio canalone Est oggetto di discesa invernale per gli amanti dello scialpinismo (1 ora e 30 minuti dalla base della cresta; 354549 E – 4756581 N; 2050 m.).

Discesa: Dalla cresta Sud si sale a destra per raggiungere la croce di cima del Pizzo Tre Vescovi quindi si scende per la cresta Nord-est fino alla sella del Monte Acuto.

Qui o si scende per evidente sentiero al Rifugio del Fargno e quindi per strada fino a Fonte Bassete oppure, più consigliata per la sua panoramicità, si sale alla cima del Monte Acuto e si scende a Forcella Bassete per la sua ripida cresta Est.

Da Forcella Bassete si riprende il sentiero fatto in salita per il raggiungimento della base della cresta, scendendo fino alla Fonte dove si lasciata l’auto.

Di seguito le immagini in successione cronologica della salita descritta.

1- La cresta di salita vista dalla strada della alta Valle dell’Ambro già in veste autunnale.
2- La cresta di salita vista dalla base del canalone Est del Pizzo Tre Vescovi.
3- Il primo tratto della cresta, in alto la parte più ripida.
4- Federico nel tratto più ripido quasi verticale.
5- La cresta di salita vista da sopra il tratto più ripido, in fondo la strada che da Casale Bassete raggiunge il Casale Rinaldi, le sorgenti dell’Ambro sono ancora in ombra.
6- Arriva Carlo nel primo tratto più ripido della cresta.
7 – L’ampio ma ripido canalone Est del Pizzo Tre Vescovi visto dalla cresta di salita.
8- Il secondo tratto ripido della cresta.
9- Le nostre ombre sulla sommità delle guglie rocciose che caratterizzano la cresta di salita.
10- Arriva Fausto e Carlo
11- 12 Il secondo ripido tratto
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13- I miei quattro compagni di salita in un momento di riposo, alle spalle la Valle dell’Ambro.
14- Stefano sullo sfondo del versante Est del Pizzo Tre Vescovi.
15- Il Pizzo Berro e il Casale Rinaldi al centro a sinistra.
16- Stefano e Federico In cima ad una delle diverse guglie che caratterizzano la cresta di salita, a destra Forcella Bassete.
17- Fausto a Carlo nella stessa guglia.
18- L’ombra della guglia delle foto 16-17
19- Il tratto terminale della cresta.
20- La cresta di salita vista dalla cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi con le ombre delle varie guglie.
21- Dettaglio della prima parte più ripida della cresta di salita, vista, chiaramente in occasione di un’altra ascensione, dal M. Castel Manardo.
22- La parte centrale della cresta di salita
23- La parte terminale della cresta con la seconda parte ripida prima del facile pendio sommitale.
24- veduta di insieme del versante Est del Pizzo Tre Vescovi, le frecce rosse indicano il tracciato di salita descritto, le frecce azzurre quelle del classico itinerario estivo (Vedi ascensione N.965)
25- Pianta satellitare del percorso proposto.
Giallo: Itinerario di avvicinamento.
Rosso: Salita proposta.
Verde: itinerario di discesa



APPENNINO TOSCO EMILIANO LAGO NERO E LAGO PIATTO dalla Riserva Naturale Campolino – Orto Botanico Forestale e la Casetta dei Pastori.

14 SETTEMBRE 2019

L’itinerario classico (sentiero n. 104) è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano.

Anche questo itinerario è segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, in alcuni tratti le segnalazioni non distano più di 50 metri.

Di seguito le migliori immagini della giornata.

1- Il sentiero di salita nella faggeta prima dei prati sommitali, impossibile perdersi.
2- Uscita dalla faggeta, i vasti mirtilleti in versione autunnale intorno al Bivacco Lago Nero.
3- Il Bivacco Lago Nero.
4 – 5 Il Lago Nero, a quota 1730 m.
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6- Tritoni alpini nelle acque del lago.
7- Il ventre giallo dei tritoni alpini
8 – 9 Le rocce silicee circostanti si rispecchiano nelle acque del Lago Nero.
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10- Il Lago Nero visto dal sentiero che proviene da Le Regine – Abetone.
11 – 12 Il Lago Piatto, situato a 1828 metri.
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13- Il Monte Gomito, situato tra i due laghi, sopra ai campi da sci ad Ovest dell’Abetone
14- Felce isolata nel bosco della Riserva Orientata Campolino, nei pressi dell’Orto Botanico della Forestale.