CASCATA DEL FOSSO DI SAN CHIODO Da Macchie di Vallinfante

Itinerario di bassa quota poco conosciuto, facile ed adatto a tutti, collega l’abitato di Macchie di Vallinfante nel Comune di Castelsantangelo sul Nera con quello di Frontignano nel Comune di Ussita, con deviazione per la risalita del Fosso di San Chiodo che termina in una alta e selvaggia parete rocciosa stillicidiosa ma senza portata idrica costante.

ACCESSO: Da Castelsantangelo sul Nera in auto si prosegue nella piazzetta del paese verso la frazione di Vallinfante – Sorgenti del Nera, raggiunto il piazzale delle sorgenti si prosegue per un altro chilometri circa per l’unica strada in direzione della frazione superiore, Macchie, dove si parcheggia all’ingresso di quello che rimane del paesino dopo il terremoto del 2016.

DESCRIZIONE: Dalla frazione di Macchie si entra nella via centrale che costeggia i ruderi rimasti, in direzione Ovest, al termine delle case è presente un prato con una fonte da cui parte un ampio tratturo delimitato a monte da vecchi muretti a secco.

Il tratturo entra quindi nel bosco, si trasforma più avanti in un comodo sentiero e dopo circa 1,3 chilometri (35 minuti), sempre in quota, giunge in un ampio canale molto inciso nella montagna, delimitato subito a valle da vecchi muri di contenimento in parte crollati. si è giunti nel Fosso di San Chiodo. Qui si effettua una deviazione poco conosciuta, si risale il fosso sul lato sinistro dapprima ampio poi sempre più stretto fino a raggiungere, in circa 10 minuti, la base delle alte pareti rocciose sovrastanti. Quindi il canale diventa una piccola forra dove si deve risalire una breve paretina rocciosa di 2 metri aiutandosi con degli arbusti, qui è consigliabile portarsi una corda per la discesa sfruttando alcuni alberi a monte, e si raggiunge la base della alta parete stillicidiosa nera, di oltre 30 metri, da cui gocciola un minimo flusso idrico. Attualmente, neppure a primavera, non vi è un continuo flusso idrico ma solo uno stillicidio anche se costante.

Costeggiando la base della parete destra orografica del Fosso fino al suo termine su ripidi prati quindi risalendo un ghiaione, si può raggiungere anche una piccola grotta.

Visitata la cascata del Fosso di San Chiodo si ridiscende il fosso fino al sentiero di raggiungimento e si prosegue a destra in direzione di Frontignano che si raggiunge con un’altra ora di cammino, superando il Fosso di Sant’Angelo quindi il Fosso delle Brecce a monte della frazione di Nocria costeggiando il margine inferiore dell’ampia pineta di Frontignano (versante Ovest) quindi uscendo presso la zona residenziale denominata “Sammerlano” di Frontignano.

RITORNO: Stesso itinerario oppure, per chi ha voglia di allungare di molto (almeno 3 ore), si può compiere un giro ad anello, continuando da Sammerlano la strada che conduce alla deviazione della sterrata per il Monte Cornaccione.

Presa la strada per il M.Cornaccione -Cristo delle Nevi-Passo Cattivo, dopo due tornanti in salita, al curvone nella pineta prima del parcheggio delle Saliere, si devia a destra per comodo sentiero pianeggiante nel bosco in direzione della Fonte del Lupo posta al margine della pineta (dove si intercetta anche il sentiero che scende dalla strada per Passo Cattivo sovrastante) da cui si scende per l’ampia vallata fino a Macchie per sentiero segnalato.

L’itinerario può essere effettuato anche partendo da Frontignano con discesa a Macchie sia da un senso che dall’altro.

1- Ciò che rimane della frazione di Macchie, a sinistra, in fondo alla via, parte l’itinerario proposto.
2- L’abitato di Macchie visto dall’inizio del tratturo
3- Il fontanile posto all’inizio del tratturo.
4- Gli antichi muretti a secco, ormai in parte crollati, posti a sostegno del pendio a monte del sentiero.
4- I campi di Vallinfante e le pendici di Monte Prata di fronte con il sentiero appena visibile che scende dal camping omonimo.
5- Il bellissimo bosco che si attraversa prima di giungere al Fosso di San Chiodo.
6- Anemone apennina nel bosco.
7 – 8- Il muretto di contenimento posto a valle del Fosso di San Chiodo anch’esso in parte crollato.
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9- La parete terminale del Fosso di San Chiodo con la cascata stillicidiosa nerastra.
10 – 11- Le alte pareti del lato destro orografico con tracce di conglomerati adese alla roccia.
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12- La base della cascata
13- Costeggiando la parete destra orografica su ripido pendio si può raggiungere una piccola grotta.
14- Risalita del ghiaione che conduce alla grotta con visione dell’intera parete terminale del Fosso di San Chiodo.
15 – 16- la Grotticella al termine della parete destra orografica.
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17- Un altro vecchio muretto di contenimento crollato al Fosso di Sant’Angelo
18- Tronco di un piccolo Pino scortecciato dai Cervi
19- Ritorno verso Macchie, partiti con il sole e ritornati sotto una leggera nevicata.
20 Edicola posta a valle di Macchie sul vecchio sentiero che sale al centro della vallata da Vallinfante.
21- Il tracciato proposto visto dalla cima del Monte Cardosa.
Pianta satellitare del percorso proposto.



MONTE ACUTO Salita classica per la cresta Est.

Salita dalla Pintura di Bolognola in una giornata lavorativa in cui ho incontrato un solo altro appassionato di montagna ma caratterizzato da primo strano incontro sulla strada del Fargno, all’altezza del primo bosco, 50 metri sotto la strada, in un tratto di bosco tagliato da diverso tempo e ancora con grandi tronchi a terra, i resti di un scooter senza manubrio ne motore di colore azzurro visibilissimo mi salta subito agli occhi e mi pongo una serie di domande:

1- Perché hanno abbandonato i resti di uno scooter in quel posto?

2- Lo hanno portato li con il motore e poi lo hanno smontato e portato via (ipotesi meno probabile in quanto la più faticosa) ?

3- Lo hanno portato li già smontato (ipotesi più probabile in quanto la meno faticosa) ?

4- Perché chi ha tagliato il bosco non ha portato via i grandi tronchi, visibili nella foto, che si stanno già decomponendo, dopo tutta la fatica che ha fatto per tagliarli ?

5- Le vedo solo io certe cose? E perché chi vigila non le vede ?

6-Perché la gente fa certe stupidaggini ?

Ma ormai in questi ultimi anni in montagna ne sto vedendo di tutti i colori e non mi stupisce più niente, alcuni anni fa trovammo perfino i resti di due auto nel vallone sotto a Forca di Presta.

Inoltre vorrei sollecitare il “segnalatore seriale” delle cime dei Monti Sibillini a riportare, sulla solita pietra di cima, il nome e la quota del Monte Acuto con il solito pennarello in quanto ancora mancante e soprattutto perché ormai, in mancanza di meglio, è diventata una caratteristica dei Monti Sibillini e forse unica al mondo !!!!.

1- La carrozzeria dello scooter tra i tronchi tagliati e lasciati li da diverso tempo nel bosco sotto la strada.
2- Lo scooter e in alto il bordo della strada sovrastante che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno.
3- Il Monte Acuto e il Pizzo Tre Vescovi visti da Forcella Bassete.
4- Avvicinamento alla cresta Est del Monte Acuto con il suo grande profilo umano che guarda verso Nord.
5- La cresta del Monte Acuto che scende verso Forcella Bassete e prosegue verso il Monte Castel Manardo.
6- Il primo tratto di cresta del Monte Acuto con la caratteristica roccia sporgente, denominata “il naso”.
7- La parete Nord del Monte Acuto con tracce di salitori e il Monte Rotondo sullo sfondo.
8- La cima del Monte Acuto con il cumulo di sassi ma senza la consueta scritta con il pennarello del nome e quota della cima, forse il “segnalatore seriale” delle cime dei Sibillini non è mai giunto in questa cima.
9- Il Pizzo Regina a sinistra ed il Pizzo Berro a destra.
10 – 11- Neve modellata dal vento nel versante Nord del Pizzo Regina.
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12 – 13- Neve modellata dal vento nei pressi della cima del Pizzo Tre Vescovi.
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14- L’inviolata parete Nord dell’anticima di Pizzo Berro, solo le creste a destra (salita classica) e sinistra (salita descritta nel mio sito) sono state salite ma il centro della parete ancora no.
15- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla cima del Monte Acuto
16- La cresta della ripida zona denominata “Acquario” con innevamento solo nel versante Nord.
17- Verso mezzogiorno si leva un forte vento che anticipa il maltempo che arriverà il giorno dopo, sopra le cime (Pizzo Regina) si formano le caratteristiche nubi denominate “banderuole”.
18- La cresta Est del Monte Acuto con il profilo umano ancora più
visibile e tratti di scivolosissimo “falasco” in primo piano pressato dalla neve.
19- Scendendo arrivano le “banderuole” anche sopra Monte Acuto.
20- Luci ed ombre nella faggeta sulla strada del ritorno.
21- Tracce di roditori che girovagano intorno ai faggi
22- E finalmente ne scovo uno tra le radici di un faggio.
23 – 24- Residui di blocchi di slavine cadute circa un mese prima sulla strada.
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25 -Il blocco della foto n.24 fotografato ai primi di marzo.
26- I blocchi caduti un mese fa.
27- Tracce di cinghiali riempite dalle foglie secche.



LE GROTTE DI MONTE SASSOTETTO

Nel versante Sud-est del Monte Sassotetto, di fronte alla palestra di roccia del Monte Valvasseto, si aprono delle interessanti cavità poco conosciute e facili da raggiungere.

ACCESSO: Dalla Pintura di Bolognola si prosegue in auto per la strada Provinciale n.120 per altri 1200 metri in direzione di Sassotetto – Monte Ragnolo. Si costeggia la grande faggeta di Piani Gra fino ad un canalone dove inizia un rimboschimento a pini e al lato destro della strada si trova praticamente una discarica piena di mucchi di terra e rifiuti vari di cui all’apparenza nessuno si è mai accorto. Si parcheggia (356441 E – 4762082 N; 1395 m.) e si prende il sentiero che sale il pendio, evidenziato con cartellone di legno, verso le vie della palestra di roccia del versante Nord di Monte Valvasseto (1526 m.).

DESCRIZIONE: Dal sentiero con una breve salita si raggiunge il bel pianoro erboso della “Forcella” caratterizzato da una linea di tralicci di alta tensione che sale dalla centrale idroelettrica di Bolognola per scendere verso Sarnano, a destra si raggiunge la evidente falesia dove è presente la palestra di roccia mentre per raggiungere le grotte proposte ci si dirige verso sinistra in direzione Nord a costeggiare una grande faggeta presente nel versante Sud-est del Monte Sassotetto.

Ci si dirige nel vertice più alto della faggeta dove al margine del bosco, ma visibile solo all’ultimo momento, si apre la grande grotta alla base di un alto torrione roccioso (356717,6 E – 4762432,7 N; 1500 m.). Poco più in alto nella stessa cresta rocciosa, fuori del bosco, è presente una seconda cavità più piccola raggiungibile salendo un ripido pendio alternato a roccette.

Mentre per raggiungere le altre grotte più profonde, ci si riporta alla base del torrione della grotta grande, lo si aggira nel bosco per continuare in quota verso Nord-est su pendio rupestre in direzione di una parallela cresta rocciosa dove già da lontano si notano le altre due cavità.

Queste ultime due grotticelle (356775 E – 4764259,7 N; 1485 m.) sono più piccole ma più profonde, quella inferiore raggiunge una profondità di oltre cinque metri e ci si entra solo carponi.

Dalle grotticelle si consiglia di salire il piacevole pendio rupestre soprastante che sale fino alla panoramicissima e rocciosa cresta del Monte Sassotetto in cui si scopre il versante Nord del monte con il paese di Sassotetto sottostante e gli impianti sciistici. Dalla cresta si può raggiungere la cima di Monte Sassotetto percorrendola tutta fino alla evidente sommità deturpata da grandi ripetitori (356134,5 E – 4762735,5 N; 1545 m.).

DISCESA: Dal Monte Sassotetto si ritorna indietro per la cresta di salita e si scende per una cresta rocciosa che si dirige verso la Forcella da cui si riprende l’itinerario di salita.

Ritornati alla Forcella si consiglia di visitare la falesia del Monte Valvasseto dove è stata allestita una palestra di roccia con vie piuttosto impegnative, dirigendosi per traccia di sentiero fino alla base dei torrioni rocciosi che formano la falesia.

1- Il pendio Sud del Monte Sassotetto con la faggeta che bisogna costeggiare per raggiungere la grotta grande, visto dalla Forcella.
2 – 3-Il torrione roccioso che forma la grotta grande, al vertice superiore della faggeta.
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4- La grotticella posta nella cresta rocciosa più in alto della grotta grande
5 – 6- La grotta grande
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7 – 8- Vedute dall’interno della grotta grande
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9- Le dimensioni della grotta grande
10 – 11- Le grotticelle poste verso Nord-est, più piccole ma più profonde.
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12- La grotta inferiore, molto profonda.
13- La grotta superiore, più alta ma meno profonda.
14 – 15- La palestra di roccia del Monte Valvasseto in primo piano a sinistra ed il Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi sullo sfondo, visti dall’interno della grotta superiore.
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16- La struttura rocciosa che forma le due grotticelle.
17- La cresta Nord-est del Monte Sassotetto con la cima sullo sfondo caratterizzata da grandi ripetitori
18- Il Monte Valvasseto con la falesia della palestra di roccia in primo piano ed il Monte Castel Manardo sullo sfondo, visti dalla cresta del Monte Sassotetto.
19- Il Monte Valvasseto con la falesia della palestra di roccia in primo piano e la valletta sottostante denominata “la Forcella” con, a destra, la strada da cui si accede alla zona.
20- L’abitato di Sassotetto visto dalla cresta del monte omonimo.
21- La cresta rocciosa di discesa, posta di fronte alla grande grotta visibile al vertice superiore della faggeta.
22- Piccola finestra posta nella cresta rocciosa di fronte alla grotta grande da cui si scende dopo aver raggiunto il Monte Sassotetto.
23- Primi fiori primaverili: Iberis saxatilis
24- Crocus vernus
25- Noduli di Calcedonio sul calcare della zona.
26- Il percorso di raggiungimento della grotte visto dalla falesia della palestra di roccia del Monte Valvasseto.
27- Pianta satellitare del percorso proposto.



MONTE VETTORE ed il nuovo Rifugio Zilioli.

Il 22 Febbraio 2021, in giorno lavorativo per evitare affollamenti, con Monica e Davide siamo saliti da Forca di Presta al Monte Vettore principalmente per andare a vedere il nuovo Rifugio Zilioli installato nell’autunno del 2020 in quanto ancora non avevamo avuto occasione di visitarlo. Salita effettuata in condizioni praticamente primaverili, con foschia nelle vallate, poca neve marcia e caldo anche in quota. Di seguito le immagini della salita.

1- Il tratto prima della Croce Zilioli, di fronte il M. Vettoretto
2- Il tratto prima della croce Zilioli.
3- La Valle Santa con il Pino Grande praticamente sgombro di neve.
4- Il pianoro del M. Vettoretto pieno di orme, sullo sfondo il Rifugio Zilioli ed il Monte Vettore.
5- Per camminare meglio saliamo nel pendio sopra al sentiero trasformato in un fosso.
6 – 7 – Il tratto nevoso prima del rifugio trasformato in un fosso dalla marea di escursionisti che anche d’inverno salgono al Monte Vettore.
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8- La cresta della Punta di Prato Pulito vista dalla Forca delle Ciaole.
9- Da sinistra la Cima del Lago, la Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo.
10- Il versante Est del Pizzo del Diavolo.
11- La cima del Monte Vettore da Forca delle Ciaole.
12 – Il nuovo moderno Rifugio Zilioli alla Forca delle Ciaole.
13 – Il nuovo Rifugio Zilioli e la cima del Monte Vettore sulla sinistra..
14 – Il nuovo Rifugio Zilioli con la Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago sulla destra.
15- Il bivacco di emergenza laterale sempre aperto con la necessaria pala per togliere la neve dalla porta, sperando che non rimane sommersa anch’essa.

FOTO STORICHE :

16- Il Rifugio Zilioli nel Giugno 1972 (Ph. Giorgio Micarelli)
17- Il Rifugio Zilioli nel Febbraio 2019 , – 21°C.



MONTE PALAZZO BORGHESE PER IL CANALE OVEST DIRETTO Da Fosso Brecciaro – San Lorenzo

Il 3 marzo 2021, in giorno lavorativo per evitare la pericolosa massa di aspiranti praticanti della montagna invernale, abbiamo risalito su ottima neve un canale diretto alla cima del Monte Palazzo Borghese nel versante Ovest. Il canale è stato risalito per completare il panorama delle possibilità di salita invernale del versante di tale montagna, è diretto e facile ed è consigliato per chi inizia l’approccio con la montagna invernale. Anche questa salita non è descritta nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Dalla Forca di Gualdo si raggiunge la zona di San Lorenzo a piedi prendendo la stradina sterrata che scende sotto al piazzale della Madonna della Cona, in circa 45 minuti si è nei pressi della fontana.

SALITA: Prima di raggiungere la fontana si devia verso sinistra per prati e ci si addentra nel lungo Fosso Brecciaro. Si risale il fosso per circa un chilometro fino al termine del bosco del San Lorenzo, poco dopo gli ultimi faggi il fosso si sdoppia e si prende in canale che parte verso destra (354332,3 E – 4747663 N; 1550 m.). Il canale si presenta inizialmente piuttosto incassato, serpeggiante ma con pochissima pendenza. (se si continua il Fosso Brecciaro a sinistra si può effettuare la salita del canale Ovest del Monte Porche descritto più avanti) Dopo circa 500 metri di salita il canale inizia ad impennarsi per raggiungere il suo massimo (tratti di 40-45° pendenza, ore 1,5 dalla fontana) in corrispondenza di una lama di roccia situata sulla sponda destra del canale (354969,7 E – 4748018,6 N; 1805 m.). Raggiunta la lama rocciosa la si risale mantenendosi a sinistra di essa e girando successivamente verso destra per uscire in cresta un centinaio di metri prima della cima del Monte Palazzo Borghese (ore 2,5 dalla fontana di San Lorenzo).

DISCESA: Per chi ha dimestichezza con la neve si può scendere anche direttamente dal canale di salita o dal più ripido ed emozionante canale Ovest di Monte Porche oppure si traversa in quota il versante Ovest del Monte Porche e si scende alla Fonte della Giumenta per il tracciato estivo. Da Fonte della Giumenta per comoda strada si arriva al Monte Prata e quindi alla Forca di Gualdo.

1- Il Fosso Brecciaro con il Monte della Croce a sinistra, in alto si nota il sentiero che da Fonte della Giumenta entra nel canale Ovest di Monte Porche.
2- Il primo tratto del canale Ovest di Monte Palazzo Borghese.
3- La cima del Monte Palazzo Borghese vista dal canale di salita, sulla sinistra già si vede la lama di roccia che costeggia il canale.
4- Il canale con la cima del Monte Porche a sinistra e la lama di roccia a destra.
5- Il termine della prima parte del canale dopodichè inizia ad impennarsi.
6- Vista verso Ovest sul Monte Cardosa a destra e sotto il Monte Prata con la strada mentre a sinistra il Monte Lieto con la fascia di rimboschimento.
7- In alto la fascia rocciosa nel lato destro del canale.
8- L’inizio del tratto più ripido del canale.
9 – 10- La fascia di roccia del lato destro del canale.
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11- Quasi all’uscita in cresta, sotto ai nostri piedi il canale di salita.
12- L’uscita in cresta, alle spalle il Monte Porche.
13- Il Sasso di Palazzo Borghese
14- Veduta verso Nord con i versanti Ovest di Cima Vallinfante e Monte Bove Sud praticamente già senza neve.
15- Slavine sotto al Monte Porche e il Monte Sibilla a destra anch’esso senza neve.
16- L’immancabile scritta sulla pietra di cima al Monte Palazzo Borghese ma ormai scolorita.
17- Veduta verso Sud con il Monte Argentella a sinistra con sopra il Monte Vettore e il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore sullo sfondo a destra.
18- Arriva Monica in cima.
19- Veduta verso Sud-ovest con Castelluccio, il Piano Grande senza neve e sullo sfondo il Monte Terminillo.
20- Grandi accumuli di neve prodotti dal vento sui canali Ovest del Monte Argentella.
21- Veduta verso Est con il Pian delle Cavalle in primo piano e il Monte Torrone dietro. Sullo sfondo i Monti Gemelli.
22- Dettaglio delle slavine staccatesi dal versante Est del Monte Porche e il Monte Sibilla.
22- La cima del Monte Palazzo Borghese.
22- Il canale di salita visto dalla cresta per il Monte Porche..
23- Il tratto finale del canale di salita con la lama di roccia e la cima del M. Palazzo Borghese visto scendendo verso Fonte della Giumenta.
24- Giochi di ombre al Monte Prata
24- Il tracciato di salita al canale Ovest diretto alla cima del Monte Palazzo Borghese.

In passato ho salito più volte anche il CANALE OVEST DIRETTO PER MONTE PORCHE come indicato nelle immagini nella pagina “I MIEI PERCORSI”, riporto di seguito alcune immagini e la descrizione dell’itinerario per completare il panorama delle possibilità di salita invernali della zona.

Per effettuare la salita del canale Ovest diretto alla cima del Monte Porche si continua il Fosso Brecciaro a sinistra e lo si percorre tutto fino a raggiungere una parte piuttosto stretta, dove in caso di scarso innevamento, occorre risalire una breve paretina rocciosa in genere ricoperta di ghiaccio di colata, oltre la quale si risale la parte più ripida ed incassata del canale, anche qui con pendenze massime di 40 – 45°. Questo punto del canale può essere raggiunto anche dalla Fonte della Giumenta traversando su tracce di sentiero il ripido pendio per entrare nel canale stesso. Quindi il canale si apre e diminuisce la pendenza e in breve si raggiunge la cima del Monte Porche (ore 2,5 da San Lorenzo – ore 2 da Fonte della Giumenta).

25- Il canale Ovest del Monte Porche visto dal suo ingresso dalla Fonte della Giumenta.
26- Salita del 2011, a destra al sole la zona della Fonte della Giumenta da cui si può entrare nel canale di salita.
27- 28- La parte alta del canale.
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29- Uscita dalla strettoia del canale Ovest del Monte Porche, si prosegue diretti verso la cima, in alto a sinistra la zona del San Lorenzo.
30- La sella Nord Ovest vista salendo verso la cima del Monte Porche.
31- Veduta verso Sud.
32- La parete Nord del Sasso di Palazzo Borghese.
33- Veduta verso Nord con il Pizzo Berro e Il Pizzo Regina..
34- Il tracciato tratteggiato del canale Ovest di Monte Porche già salito in passato, parallelo all’itinerario descritto per il Monte Palazzo Borghese.



MONTE VALVASSETO E MACCHIA TONDA

Il 15 febbraio 2021 abbiamo raggiunto la Pintura di Bolognola quindi ci siamo diretti verso il Monte Valvasseto soprastante e successivamente alla faggeta di Macchia Tonda che avevo già descritto in una escursione il 4 Novembre 2020.

Questa volta siamo andati a vedere e soprattutto a fotografare il meraviglioso spettacolo che aveva formato la neve fresca caduta fino al giorno prima in presenza di una fitta nebbia che aveva rivestito gli alberi di galaverna.

La Galaverna è uno spettacolo effimero della natura dura pochi giorni, delle volte poche ore per cui bisogna approfittare.

Ho visto delle immagini dello stesso luogo il giorno dopo e già la glassatura degli alberi era cambiata e in parte caduta a causa del vento e del sole.

Di seguito le immagini, ormai da qualche anno più uniche che rare, della splendida giornata

MONTE VALVASSETO

(Ph. Monica Capretti)
(Ph. Monica Capretti)
(Ph. Monica Capretti)
Sullo sfondo il Monte Rotondo
A sinistra il Monte Acuto e a destra il Monte Rotondo
Il Monte Rotondo emerge dai rami.
Al primo sole le prime cadute di galaverna
Sullo sfondo il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi

LA FAGGETA DI MACCHIA TONDA ED IL GRANDE FAGGIO SECOLARE

Il grande Faggio di Macchia Tonda



GROTTICELLE E CREPACCI DI CAMPI RIPE

Tra la Villa da Capo di Bolognola e la zona denominata “Campi Ripe”, nella valle del Fargno, sulle friabili pareti rocciose del versante orografico destro del Fiastrone si aprono dei profondi crepacci e grotticelle che avevo scoperto nel 2020 e che abbiamo esplorato più accuratamente di recente, in attesa della trasformazione della neve a quote alte a causa del forte vento di questi ultimi giorni.

La zona dove si aprono le cavità si trova a monte dell’Area Pic Nic che si raggiunge per la deviazione (cartello) nel primo tornante della strada che da Bolognola sale alla frazione Pintura.

Dall’area Pic Nic ottimamente attrezzata con fontana, tavoli, bracieri e cassonetti per rifiuti, si risale faticosamente e con attenzione il ghiaione sovrastante caratterizzato da grandi massi instabili caduti dalle soprastanti pareti rocciose friabilissime, fino a raggiungere la loro base. Quindi si sale ulteriormente su tratto erboso con alberi radi ripidissimo per raggiungere i torrioni superiori.

Il grande crepaccio (foto n. 4-5-6) si apre sui torrioni superiori di sinistra, è largo intorno ad un metro e profondo una decina di metri ed un buco sul fondo con una leggera corrente d’aria che esce dall’ingresso indicano che forse c’è una prosecuzione ma le condizioni della friabile ed instabile parete rocciosa sovrastanti ci hanno impedito la continuazione dell’esplorazione per l’elevato rischio di caduta di pietre.

Mentre per raggiungere le cavità occorre aggirare i torrioni del crepaccio verso destra fino al loro termine quindi salire verticalmente verso sinistra per raggiungere una conca boscosa sotto ad una grande parete nascosta dal bosco stesso. Alla base di questa parete si aprono le altre tre cavità esplorate.

Infine salendo nel bosco ancora verso sinistra si raggiunge il secondo crepaccio e si percorre una cengia erbosa che permette di salire verso l’ultimo torrione oltre il quale si aprono i prati sottostanti la strada del Fargno.

Il secondo crepaccio è formato da una parete rocciosa appoggiata all’altra, è alto circa 25 metri e profondissimo, non si vede il termine ma impossibile da esplorare a causa della friabilità delle pareti che non permettono di mettere protezioni sicure.

La salita è resa difficile nel primo tratto dall’instabile ghiaione quindi, come visibile nelle foto, dalla ripidezza e scivolosità dei tratti erbosi superiori, che hanno richiesto una, anche se non obbligatoria, progressione in cordata con punti di protezione e sosta negli alberi presenti al fine di rendere più facile e sicura sia la salita ma soprattutto la discesa di chi mi accompagnava.

1- Il primo tratto erboso oltre il ghiaione sopra all’area Pic Nic, alle spalle il ghiaione stesso e i prati di “Campi Ripe”
2 – 3- Iniziamo la salita in cordata per raggiungere il primo torrione del grande crepaccio.
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4- Traversiamo in cordata con protezioni intermedie su alberi verso sinistra per raggiungere la base dei torrioni dove si apre il grande crepaccio.
5 – 6 – L’ingresso del crepaccio più profondo, le condizioni della parete sovrastante non ci hanno permesso un sicuro ingresso.
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7- Il crepaccio è profondo una decina di metri e un buco sul fondo con una leggera corrente d’aria che esce dall’ingresso indicano che forse c’è una prosecuzione.
8- Aggiriamo verso destra i torrioni del crepaccio per raggiungere le grotticelle superiori.
9 – 10- La ripidissima traversata verso destra su erba scivolosa.
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11- La prima grotticella, profonda solo pochi metri
12- Una particolare radice parallela al terreno sembrava da lontano quasi un palo metallico posto al suo ingresso.
13- Saliamo ancora verso la cengia boscosa superiore fino alla base del grande torrione dove si aprono le altre due grotte.
14 – 15- Ci accingiamo ad entrare nella cavità di sinistra profonda diversi metri.
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16- L’interno della cavità di sinistra con grosse radici.
17- La cavità di destra meno profonda e con massi instabili.
18- Anche nella cavità di destra sono presenti radici dalle forme particolari.
19- Saliamo ancora verso il secondo crepaccio.
20- Il secondo crepaccio è formato da una parete rocciosa appoggiata all’altra, è alto circa 25 metri e profondissimo, non si vede il termine ma impossibile da esplorare per motivi di sicurezza, come visibile dalle condizioni della parete sovrastante.
21- Proseguiamo ancora su una cengia erbosa sopra ai torrioni rocciosi.
22- Poi iniziamo la ripidissima discesa verso l’area Pic Nic agevolati dalla corda e dai numerosi alberi.



MONTE LIETO per la cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

Salita classica adatta a tutti dalla Forca di Gualdo (1496 m.) al Monte Lieto (1944 m.) per la cresta Nord passando per il rimboschimento a monte della casetta di pastori.

Di seguito le immagini della giornata.

1 – 2- La cresta Nord di Monte Lieto con il primo tratto di rimboschimento vista dalla stazione di rilevamento sismico a monte della casetta di pastori.
2- (Ph. Monica Capretti)
3- Nuvole arcobalenanti verso il Monte Cardosa.
4 – 5 – Neve fresca all’interno del rimboschimento
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6 – Finalmente usciti dl bosco iniziamo a trovare neve più consistente, alle spalle il Monte Porche.
7- La Cima del Redentore ed il Pian Perduto
8 – 9- Gli ultimi larici isolati prima della cresta.
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10- Finalmente neve ottima sulla cresta, sullo sfondo il Monte Bove Sud ed il Monte Bicco.
11- Il Pian Falcone visto dalla cresta.
12 – 13- Il tratto più ripido della cresta Nord, alle spalle la Forca di Gualdo con la Madonna della Cona dove si dividono le strade per il Monte Prata (sopra) e per Castelluccio (sotto).
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14 – 15- Verso la cima (Ph. Monica Capretti)
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16- Il Pian Perduto, il Monte Argentella e la Cima del Redentore visti dalla cima di Monte Lieto.
17- La cresta che scende dal Monte Lieto al Pian Falcone e la valletta di Valloprare sottostante.
18- In cima al Monte Lieto.
19- Il versante Ovest del Monte Porche (a sinistra) ed il Monte Palazzo Borghese (a destra).
20- I canali Ovest della cima di Forca Viola e del Quarto San Lorenzo
21- Castelluccio ed io Piano Grande con la strada per Forca di Presta.
22- La Cima del Redentore vista dal Monte Lieto.
23- Veduta verso Nord con Camerino che emerge al centro della vallata a sinistra del Monte Careschio ed il Monte San Vicino a destra sullo sfondo.
24- Veduta aerea del Pian Perduto e della conca del San Lorenzo.
25- la cima del Monte Lieto.
26- Strane tracce lasciate da porzioni di neve scivolate a valle dopo il nostro passaggio.
27 – 28 – 29-La Cima del Redentore in tempi diversi con diverse illuminazioni.
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30- Zoom sullo scoglio dell’Aquila glassato da Alpine ice.

Castelluccio non è solo fioritura estiva ma anche d’inverno regala immagini sensazionali in bianco e nero naturale.




VALLE DI RIO SACRO e IMBUTO DEL MONTE CACAMILLO

Tra Lookdown, neve fresca e vento forte, non siamo riusciti a fare delle uscite in quota ma ci siamo limitati a fare qualche giro classico in vallate riparate.

La prima escursione si è svolta nella Valle di Rio sacro dove abbiamo percorso con le ciaspole tutta la valle e visitato la zona dei Cascinali con i ruderi della vecchia Badia di Rio Sacro e la Grotta dello Scortico.

Vorrei sottolineare che, come anche indicato nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI, i Cascinali sono delle piccole costruzioni che costituiscono un villaggio realizzato ed usato anticamente d’estate dai pastori di Acquacanina e non è l’unico nel suo genere perché un villaggio simile fu realizzato anche a Prato Porfidia nella Valle dell’Ambro.

Altri colleghi indicano invece erroneamente, nella bibliografia ufficiale, che il villaggio di pastori di Prato Porfidi è l’unico del suo genere dei Monti Sibillini.

La seconda escursione si è svolta nella parte mediana del Monte Cacamillo dove, dalla Centrale idroelettrica di Bolognola, siamo saliti per un comodo sentiero a tornanti poco conosciuto che costeggia la condotta forzata fino al canale di alimentazione della centrale (Casetta Piemà) e all’imbuto del versante Nord del Monte, denominato localmente “Buggero” ad osservare il grande accumulo di neve che si è formato a causa delle numerose slavine distaccate dal rialzo delle temperature provocato dal forte vento.

La terza escursione l’ho effettuata dopo diversi mesi, a Maggio per osservare la trasformazione che subisce con il tempo l’accumulo di neve nell’imbuto Nord del Monte Cacamillo visitato tra un Lookdown e l’altro.

RIO SACRO (Si veda anche il reportage fatto nella primavera del 2020)

1- La Grotta dello Scortico con il grande muro a secco di cinta.
2- Foto di gruppo davanti alla Grotta dello Scortico
3- Finalmente si è riformata la sorgente dentro alla grotta, erano anni che era asciutta.
4- E anche la sorgente situata all’esterno della grotta, nei pressi del suo ingresso.
5- L’ingresso della grotta posto di lato al grande muro a secco di cinta esterno costruito nei secoli dai pastori che frequentavano la grotta.
6 – 7- Senza le sterpaglie che crescono d’estate abbiamo anche ritrovato due cascinali ancora integri.
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8- I ruderi di un cascinale sopra al poggio costruito sui ruderi della millenaria Badia di Rio Sacro.
9- La porta del cascinale della foto n.8, liberato dai rovi, reca ancora, a sinistra, il ricordo della chiesa di Rio Sacro.
10- La parte più stretta della Valle di Rio Sacro, poco dopo i Cascinali.
11- In alto il caratteristico scoglio denominato La Balza dell’Aquila.
12- Lo slargo del tratto finale della strada di fondovalle prima della deviazione per il Poggiolo ed il Casale Gasparri.

IMBUTO DI MONTE CACAMILLO DALLA CENTRALE DI BOLOGNOLA

1- La centrale idroelettrica di Bolognola e la condotta forzata, al lato sinistro sale il sentiero per Buggero.
2- Il sentiero oltre la Centrale.
3- Il primo tratto gelato del canale di alimentazione della centrale.
4- Il tratto mediano del canale più assolato e libero dal ghiaccio
5- L’ultimo tratto scoperto di canale, oltre questo punto passa sotto terra.
6- Prime slavine nel canale del versante Nord di Monte Cacamillo.
7- Ramarro (Lacerta viridis) congelato
8 – 9- L’imbuto di Buggero con un enorme accumulo di oltre 30 metri di neve.
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10- Anche la cascata di oltre 20 metri che si trova proprio dentro all’imbuto è coperta dalle slavine, erano diversi anni che non si vedeva un accumulo simile.
11- Alcune delle slavine che si sono staccate dal versante Nord di Monte Cacamillo.
12- Il Monte Coglia, versante del Rio Sacro, visto dal canale della centrale.

Sono ritornato nell’imbuto del Monte Cacamillo (Buggero) nel mese di Maggio a vedere lo strano fenomeno di trasformazione che subisce il nevaio con il tempo dove emerge lentamente in superficie tutta l’erba, foglie, rami e tronchi, aventi meno densità della neve compatta, trascinati d’inverno, dalle numerose slavine fino a ricoprire totalmente l’accumulo di neve. Scavando sotto lo strato di erba secca superficiale è presente neve pura totalmente bianca senza alcuna traccia di erba o foglie secche.

13- Il nevaio di Buggero a Maggio nel suo completo visto dal canale della centrale.
14- Il canale della centrale visto dal nevaio
15 – 16- Sulla sommità del nevaio è emerse la cascata.
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17 – 18 – 19- La parte mediana del nevaio
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20 – Sotto l’erba neve bianchissima.
21- Dettaglio dell’accumulo superficiale di erba secca.
22 – 23- La parte superiore della cascata si inabissa in un pauroso crepaccio dentro al grande nevaio.
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VAL DI PANICO Ciaspolata da Casali.

Ciaspolata con Carlo, Monica e Stefano del 7 gennaio 2020 in Val di Panico da Casali fino alla confluenza della valle con la valletta che si snoda sotto a Pizzo Berro denominata Valle della Vipera dopodichè ci siamo fermati a causa della elevata quantità di neve fresca che, nonostante le ciaspole, rendeva difficoltosa la camminata. Di seguito le immagini della giornata purtroppo senza sole.

Nella foto 15 ho specificato che il Rifugio del Fargno è chiuso d’inverno e ricordo che non dispone neppure di locale invernale a seguito dei numerosi incontri che ho fatto di recente nella zona di Bolognola di gente che , senza adeguata attrezzatura o in tardo pomeriggio, si avventurava nella strada per andare a fare pranzo !!!! o andare a pernottare nel Rifugio senza avere informazioni sulla sua apertura e soprattutto senza rendersi conto della pericolosità invernale della strada percorribile d’estate in auto.

1- Il Pizzo Tre Vescovi con la cresta praticamente pulita dal vento.
2- La strada per la Val di Panico con il Monte Bove Nord alle spalle.
3- Il Monte Bove Nord, nel bosco si nota evidente il taglio provocato dalle frane del terremoto dell’Ottobre 2016.
4- Buchi e impronte di roditore.
5- Più ci addentriamo nella valle e più è alta la neve.
6- Oltre le sorgenti del torrente Ussita.
7- Momento di sole sotto al canale di Fonte Angagnola.
8- L’ultimo lembo di bosco prima della confluenza della Val di panico con la Valle della Vipera che scende dal versante Ovest del Pizzo Berro.
9 – 10 La maestosa parete Est del Monte Bove Nord colma di neve dove svetta la Punta Anna.
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11- Il Monte Rotondo a destra e la Croce di Monte Rotondo a sinistra.
12 – 13 – La testata della Val di Panico con le pareti del Monte Bove Sud. il sole si è già coperto
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14- La cascata “Torre di Luna” al centro della parete.
15- Proseguiamo faticosamente ancora verso la testata della valle, alle spalle la Forcella del Fargno spazzata dal vento, si nota infatti l’erba secca, con l’omonimo rifugio CHIUSO D’INVERNO !!!!.
16- Accumuli metrici di neve farinosa rendono faticoso il proseguimento.
17- Giunti alla confluenza delle due valli abbandoniamo la salita.
18- La parete Nord del Monte Bove Nord
19- Rivediamo il cerchio del sole al ritorno dietro alla Scoglio della Grotta del Diavolo.