BALZO ROSSO, al cospetto di una grande ma sconosciuta parete rocciosa.
Il 9 settembre 2020, con il mio amico botanico Sandro, abbiamo raggiunto la base di una delle più maestose pareti rocciose dei Monti Sibillini anche se meno conosciuta.
Il Balzo Rosso si eleva per oltre 250 metri di completa verticalità dalle pendici Sud-est del Monte Amandola, del gruppo del Monte Castel Manardo. La parete, essendo formata da friabile Scaglia Rossa, non è facilmente arrampicabile, non esistono vere e proprie vie alpinistiche ma solo tentativi e brevi salite e per questo non è frequentata e quindi nota agli arrampicatori.
Eppure la parete è verticalissima, al contrario delle altre pareti del Monte Bove o del Pizzo del Diavolo, caratterizzate da torrioni, canali, e cenge che ne interrompono la verticalità.
Per raggiungere la base della parete si può partire comodamente da Capo Valle raggiungibile in auto dalla strada per il Santuario della Madonna dell’Ambro.
Dalla parte superiore della frazione si prende un evidente tratturo indicato sulle carte con il n.228 che si inoltra per campi coltivati ed incolti in direzione del Balzo Rosso. Si tralasciano tutte le diverse deviazioni laterali meno evidenti, si supera un canalone roccioso con fonte e sorgente e ci si addentra in un bosco.
In circa 40 minuti si raggiunge un incrocio dove a destra si trova un sentiero (segnalato) che conduce verso Campolungo al Rifugio Città di Amandola ed un secondo che scende verso il Santuario, si prosegue nel meno frequentato e conosciuto sentiero centrale che si dirige verso le pareti che si raggiungono in altri 15 minuti.
Dal sentiero si può salire direttamente verso la base delle pareti oppure si può continuare per il sentiero n.226 verso il Casale S. Giovanni Gualberto.
Il sentiero è indicato in alcune guide e carte dei Monti Sibillini, per il ritorno si compie lo stesso itinerario.
1- Il Monte Zampa a sinistra, il Monte Sibilla di seguito e a destra Il Pizzo, visti da Capo Ripa, nei pressi di Capovalle.2- Il Monte Priora con Il Pizzo ed il Poggio della Croce.3- Il Monte Zampa a sinistra e il Monte Sibilla a destra.4- Veduta d’insieme del Balzo Rosso.5- Allium lusitanicum6- la particolarissima orchidea Spiranthes spiralis nei prati di Capovalle.7- Il tratturo che da Capovalle conduce verso il Balzo Rosso per poi dividersi per Campolungo e per la Valle dell’Ambro8- Aquila alta in volo sopra al Balzo Rosso.9- La parete Est del Balzo rosso10- La parete Sud del Balzo Rosso, una lama di roccia che si innalza per oltre 250 metri.11- Bivacco di fortuna nei massi sottostanti il Balzo Rosso.12- L’imponente parete Sud del Balzo Rosso nei pressi dell’incrocio con il sentiero che sale dalla Santuario della Madonna dell’Ambro con quello che devia a destra verso Campolungo.13- Allium saxatile14- Sulla verticale della grande parete.15- Saliamo sopra al sentiero verso la parete.16 – 17- Balestrucci si riposano sotto a dei grandi tetti prima della partenza per la migrazione.1718 – Sandro in esplorazione alla base della parete. 19- Il sentiero passa a poche decine di metri dalla parete.20- La Priora con il Pizzo a sinistra e Il Pizzo Regina a destra.21 – 22- L’imponente parete del Balzo Rosso si staglia sopra al bosco.22 23- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto nell’alta Val d’Ambro con la barriera delle Roccacce in ombra Pianta satellitare del percorso proposto.
MONTE LETEGGE: In attesa di tempi migliori.
Il 23 Novembre 2020, per l’impossibilità di uscire dal comune di residenza senza valido motivo a causa delle imposizioni del Governo e della Regione Marche per limitare l’epidemia da COVID19, mi accontento di uscire nelle montagne del comprensorio del comune di Camerino.
Escursione pomeridiana, partendo a piedi dall’incrocio della strada per Monte D’Aria – Serrapetrona – Camerino, per comoda strada sterrata e prati ho raggiunto la sommità del Monte Letegge da cui si gode di un bel panorama a Sud verso i Monti Sibillini e a Nord verso le montagne della vallata che va da Camerino fino a Fabriano.
In questi giorni sui social (principalmente facebook) molti frequentatori di montagna residenti in comuni (Fabriano, Civitanova, Macerata ecc.) al di fuori del comprensorio dei Monti Sibillini stanno mettendo immagini di escursioni effettuate con i monti innevati senza alcuna vergogna pur sapendo che non possono uscire dal proprio comune senza un valido motivo.
A che serviranno poi le regole se tanto non c’è nessuno che controlla.
Tanto si sa, se aspettiamo che gli Italiani abbiano, senso civico, dovere e rispetto per il prossimo e per il mondo che li circonda allora siamo a posto !
1- Il gruppo Nord dei Monti Sibillini visto dal Monte Letegge.2- Zoom da Est con il Monte Castel Manardo, il Pizzo Regina e Monte Acuto.3- Zoom sulla parte centrale con il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Pizzo Berro e il Monte Rotondo.4- Zoom sullo sfondo con Monte Rotondo, Monte Bove Nord (a destra), Monte Cacamillo in primo piano a sinistra e Monte Pietralata in secondo piano centrale.5- Zoom ad Ovest con La Croce di Monte Rotondo sullo sfondo e il Monte Coglia in primo piano.6- La bellissima piramide del “piccolo” Monte Acuto.7- Il Montigno (o Monte Igno), del gruppo dei monti di Montelago, nei dintorni di Camerino delimita la vallata del Chienti (a sinistra) prima di Serravalle.8- La maestosa Priora con il Pizzo Regina domina il gruppo Nord dei Monti Sibillini.9- Veduta verso Nord ovest con il Monte Catria, visitato pochi giorni fa. (vedi itinerario)10- Il Monte d’Aria con il ripetitore e le gigantesche pale eoliche visibili da tutta la costa da Ancona a Porto S- Elpidio. 11- Veduta da Nord con la successione dei monti del gruppo del Monte San Vicino.12- Una delle pale eoliche del Monte d’Aria confrontata con la strada sterrata sottostante.13 – 14- Nei tratti rocciosi del versante Camerte del Monte Letegge è possibile ritrovare bellissime e grandi porzioni di selce rossa.
APPENNINO TOSCO EMILIANO. LAGO SANTO E LAGO BACCIO Da Pievepelago. VALLE DELL’ORSIGNA e l’albero con gli occhi di Tiziano Terzani.
Come già fatto nel Settembre 2019, ho continuato le escursioni per visitare i laghi dell’Appennino Tosco Emiliano. Quest’anno, il 4 settembre, ho raggiunto il Lago Santo, raggiungibile praticamente in auto da Pievepelago risalendo la Valle delle Tagliole, si parcheggia infatti a poche centinaia di metri dal Rifugio Marchetti sitato sulle sponde del bellissimo lago di montagna. Quindi per comodo sentiero, in circa 30 minuti si raggiunge l’altro lago limitrofo, il Lago Baccio posto in un caratteristico ambiente di alta quota. L’itinerario classico è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano. Anche questo itinerario è segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, unica raccomandazione, da non percorrere in piena estate per la presenza di troppi escursionisti essendo un percorso adatto e raggiungibile da tutti.
Il 5 settembre invece ho effettuato una escursione in una boscosissima e poco conosciuta valle, la Valle del torrente Orsigna, in particolare siamo stati a visitare il cosiddetto “albero degli occhi” in memoria dello scrittore Tiziano Terzani nativo della valle. La Valle dell’Orsigna si raggiunge percorrendo la SS 632 Porrettana da Porretta (BO) in direzione di Pracchia (PI), poco prima del paese si devia a destra per una stradina strettissima da percorrere con molta cautela. Oppure se si sale da Pistoia in direzione di San Marcello Pistoiese, al paese di Pontepetri si devia per la Porrettana in direzione di Pracchia quindi incrocio a sinistra poco dopo il paese.
1- Il Lago Santo, nel Parco Regionale del Frignano, in provincia di Modena.2 – 3 – 4 – 5 – 6- Il Lago Santo si apre in una boscosissima valle.34567- Il Monte Giovo (1991 m.) si specchia nelle acque del Lago Santo.8- Il tratto settentrionale del Lago Santo dove si aprono dei prati ancora pieni di fiori alpini.9- La gentiana asclepiadea10- Aconitun napellus ancora in piena fioritura ma fortemente velenoso.11 – 12- Il Lago Baccio situato a quota più alta del Lago Santo, in un ambiente prettamente alpino1213- La testata della rocciosa valle che contiene il Lago Baccio.14- Il Balzo delle Rose (1955 m.) domina il Lago Baccio.15- La parte iniziale paludosa del Lago Baccio 16- La rara Caltha palustris sulle sponde del Lago Baccio.17- La valle dell’Orsigna e le indicazioni per l’Albero con gli occhi in memoria di Tiziano Terzani, scrittore nativo della valle.18 – 19 – 20- L’albero con gli occhi, un bellissimo pluricentenario ciliegio selvatico, con i vari omini di pietra a terra lasciati dai visitatori in memoria di Tiziano Terzani.192021- La boscosissima ed isolata Valle dell’Orsigna.22 – 23- Nei pressi c’è anche l’Albero dell’Amore, due faggi nati vicinissimi e fusi insieme durante la crescita a costituire un solo albero.2324- Il vecchio Mulino della Valle dell’Orsigna, ristrutturato e trasformato ora in Museo da chi ama la propria terra.
LE FAGLIE DI CASALE RICCI
Girovagando su immagini satellitari attuali e vecchie dei Monti Sibillini mi sono imbattuto nella zona di Casale Ricci, sulle basse pendici Sud del Monte Castel Manardo, nella Valle dell’Ambro, ed avevo osservato delle spaccature del terreno, provocate dal sisma del 2016, visibili infatti nelle immagini successive a tale periodo. Il 14 novembre 2020, giusto il giorno prima del nuovo blocco per Covid19, mi sono recato nella zona per osservare gli effetti del terremoto in quanto erano diversi anni che non raggiungevo più la zona.
Sono partito dalla Pintura di Bolognola ed ho percorso la strada che raggiunge prima il Monte Berro poi il Casale Grascette situato nei pressi del Monte Amandola quindi, per prati per fare prima, sono sceso fino al Casale Ricci ed ho girovagato intorno ad esso fino a raggiungere la sommità di un panoramico torrione posto sopra Fonte Feletta e quindi sono risalito alla Forcella Bassete per ridiscendere alla strada Rifugio Fargno-Pintura di Bolognola compiendo tutto il giro del Monte Castel Manardo , di seguito le immagini della giornata.
Durante l’escursione ho trovato un guinzaglio con tanto di catena di acciaio per cani di grossa taglia, una chiave con telecomando di una auto Wolkswagen e due mascherine chirurgiche , a dimostrazione dell’elevato numero di apprendisti escursionisti che si avventurano, talvolta imprudentemente, sulle montagne, in particolare in quest’ultimo anno.
Ho fatto un elenco di tutti gli oggetti che ho trovato solo in questi ultimi 5 anni in montagna:
n.1 slitta condominiale nel bosco del versante Est del Monte Sassotetto, trasportata fino alla stazione ecologica del paese omonimo. (foto allegata)
n. 3 berretti invernali + 4 tra berretti estivi e bandane
n.1 Piccozza !!!!
n.1 vite da ghiaccio autofilettante in titanio !!!
ben 11 moschettoni vari con rinvio o senza !!!! (in un giorno 5 contemporaneamente)
n.5 chiodi da roccia e n.3 dadi (a terra, non infissi in parete)
n.2 caschi di cui uno con diversi segni di urti ma senza testa del proprietario dentro!!!
n.1 Zaino completo di dotazione da donna con tanto di cellulare corroso con scheda illeggibile, giacche, guanti, cibo, borraccia, maglia di ricambio e accessori prettamente femminili.
una macchina fotografica compatta ormai inutilizzabile con custodia.
n.3 sci spaiati tutti al di fuori di campi da sci
n. 2 (coppia integra) di bastoncini telescopici
n.2 (coppia integra) bastoncini fissi da sci
n.2 giacche di pile
n.1 giacca invernale
n.1 paio di ghette da neve
magliette varie in diverse taglie
guanti vari spaiati e in coppia
n.2 borracce
n.2 occhiali da sole
una pila ricaricabile a manovella
n.2 coltellini multiuso
n.1 pentola a pressione completa di coperchio lungo il torrente a valle di Capotenna !!!!!
alcuni scarponi spaiati !!!! e un numero indefinito di suole o porzioni di esse.
Solo in un giorno a Pizzo Regina ho trovato una maglietta, una pila ricaricabile, un coltello multiuso e un berretto.
Posso aprire un negozio di articoli da montagna usati !!!
1- Le faglie presenti intorno al Casale Ricci, visibile in alto a destra.2- Immagine satellitare della zona prima del terremoto (2013), confrontate le frecce con l’immagine n.33- Immagine satellitare della zona dopo il terremoto (2018), in corrispondenza delle frecce sono visibili i crepacci che si sono aperti nel terreno e le frane staccate dalle paretine rocciose.4 – 5- Uno dei più grossi crepacci che si sono aperti nel terreno intorno a Casale Ricci, ci entra una persona.56- Antiche faglie prodotte probabilmente da terremoti storici.7- La frattura cosismica più impressionante, non sono riuscito a vederne il fondo !!!8- La frattura è lunga una trentina di metri.9- La parte iniziale più larga ma meno profonda10- La parte centrale stretta ma profondissima, ho cercato di illuminarne il fondo con una torcia ma non ho visto la fine.11- L’abbassamento del terreno nella zona è visibile alla base delle paretine rocciose presenti, mediante la fascia di rocce più bianche in quanto protette dal terreno.12- Particolare della foto n.11 dove si nota l’abbassamento del livello del terreno di circa 50 centimetri.13- Le varie fratture presenti nella zona, alcune avranno millenni, altre solo quattro anni..14- Una netta separazione delle rocce probabilmente a seguito di successioni di terremoti storici.14- Un Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) nei pressi delle pareti rocciose franate dopo il terremoto del 2016.15- Particolare delle rocce della zona, i Calcari diasprigni dove si notano le lenti di selce.16- Nelle rocce sono anche presenti fossili di conchiglie.17- Vista la stagione con temperature al di sopra della norma due bellissime piante di Alyssoides utriculata dai fiori gialli (sinistra) e Arabis alpina dai fiori bianchi (destra) ancora in fiore.18- Geranium purpureum anch’esso in piena fioritura.19 – 20- Le pareti rocciose franate.2021- Un Faggio è cresciuto all’interno di una frattura della roccia.22- Bellissimo Ilex aquifolium (Agrifoglio) nei pressi del Casale Ricci.23- Il bellissimo Casale Ricci perfettamente custodito, grazie a Mauro e Betta.24- Unico neo negativo, il fontanile del Casale non porta più acqua.25- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro parzialmente coperti di nebbia.26- Altre fratture nel terreno nelle vicinanze del Casale, questa è anche pericolosa perché l’erba alta nella vallecola iniziale la ricopre parzialmente27- I torrioni rocciosi sopra a Fonte Feletta che dominano la zona. 28- Larici da rimboschimento (non autoctoni) in versione autunnale.29- Il sentiero che da Fonte Feletta sale fino al Casale Ricci e Casale Bassete visto in verticale dai torrioni sovrastanti.30- veduta aerea del sottostante bosco in versione autunnale.31 – 32-Sopra al torrione più alto caratterizzato da un profondo solco che lo distacca dal pendio che scende da Casale Ricci.3233- La sommità del torrione da cui ho scattato le foto n.28-3234-Il Pizzo e la cresta che sale verso il Pizzo Regina con il bosco della zona di Prato Porfidia.35- La zona delle Roccacce con le alte pareti rocciose che formano l’infernaccetto dell’Ambro.36- Veduta del pianoro di Casale Ricci dal torrione della foto n.3336- Le Roccacce viste dalla strada che sale verso Casale Bassete, a sinistra il torrione della foto n.33.37- Altri larici in versione autunnale, sono le uniche conifere che perdono gli aghi in autunno.38- Il Casale Ricci e lo scoglio panoramico visti dalla strada che sale verso il Casale Bassete.39- Salendo verso la Forcella Bassete con il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi immersi nella nebbia.40- La “slitta condominiale” trovata ad agosto nel versante Est del Monte Sassotetto, alle spalle il Monte Valvasseto.
APPENNINO UMBRO-MARCHIGIANO: MONTE CATRIA E MONTE ACUTO
Il Monte Catria con i suoi 1701 metri ed il vicino Monte Acuto 1666 metri, rappresentano le cime più alte del settore Nord dell’Appennino Umbro Marchigiano e del tratto compreso tra la catena dei Monti Sibillini a sud e l’alto Appennino bolognese con il corno alle Scale (1945 m), a nord, a cavallo tra le Provincie di Pesaro-Urbino e Perugia, in particolare nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio (provincia di Pesaro e Urbino) e del comune di Scheggia e Pascelupo (provincia di Perugia) .
La sua cima svetta rispetto alle montagne circostanti regalando uno dei più ampi panorami delle nostre montagne. La salita, effettuata l’11 novembre 2020 mi ha regalato una giornata indimenticabile per la presenza di un fantastico mare di nebbia che ricopriva Umbria e Marche.
La salita più facile alla cima può essere effettuata partendo a piedi dalla Madonna degli Scout.
La Madonna degli Scout si può raggiungere da Frontone ma per una strada stretta e piena di tornanti o più facilmente da Chiaserna, Frazione di Cantiano.
Chiaserna si raggiunge da Sassoferrato (AN) per la strada Provinciale Arceviese n.360 in direzione di Isola Fossara. Quindi si prosegue in direzione di Cantiano attraversando la suggestiva Gola del Corno, posta alla base della bastionata rocciosa del Corno del Catria, si raggiunge Valdorbia proseguendo per la Strada Statale n. 50 fino a Chiaserna. Dal paesino si sale per la comoda strada asfaltata del Monte Catria chiusa nel periodo dal 30 novembre al 30 marzo fino all’incrocio (tre strade) dalla Sella dell’Infilatoio – Madonna degli Scout, punto di partenza per l’escursione a piedi, attraversando in auto bellissime faggete.
Giunti al bivio si parcheggia e si sale il pendio erboso in direzione della cima fino a raggiungere il Rifugio della Vernosa con l’omonima fonte, dal rifugio si prosegue nel bosco fino a raggiungere la cresta Est da cui si può salire direttamente (più panoramica) oppure proseguire il sentiero sottostante fino ai prati di cima in cui svetta la gigantesca croce (foto n.24).
Il Monte Acuto può essere salito partendo sempre dalla Madonna degli Scout oppure proseguendo per poche centinaia di metri in auto verso gli impianti sciistici per parcheggiare alla sella successiva dove si prende un sentiero che dapprima sale nel bosco poi prende la cresta Est che conduce direttamente in cima senza difficoltà (foto n.25).
Purtroppo anche queste montagne sono fortemente degradate, sia dal turismo selvaggio, basta guardare gli assurdi impianti sciistici che saranno aperti solo per pochi giorni l’anno, vista la quota e le scarse precipitazioni nevose degli ultimi anni, dalle gigantesche croci e misteriose costruzioni di vetta (foto n.10) e, per finire anche all’allevamento allo stato brado indiscriminato e senza regole e presenza di animali selvatici in sovrannumero che nessun ente riesce a dare autorizzazioni per fare abbattimenti selettivi.
1- La cresta sommitale del Monte Catria con la gigantesca croce.2- Mare di nebbia sopra le Marche, emerge il Monte della Strega in primo piano ed il Monte Sam Vicino sullo sfondo destra.3- Cavalli al pascolo hanno fortemente degradato i prati sommitali del Monte Catria.4- Il Monte Acuto e le vallate umbre sullo sfondo visti dalla cresta del Monte Catria.5- Giunti quasi in cima al Monte Catria.6- L’Appennino Umbro-Marchigiano dove emergono le Serre di Burano.7- La gigantesca croce di vetta visibile addirittura dai Monti Sibillini.8- Veduta verso Sud, al centro i Monti Sibillini, a destra il massiccio del Monte Cucco.9- I prati sommitali devastati sia dagli cavalli al pascolo che dai cinghiali., è difficile non calpestare sterco o cadere in qualche buca.10- Nei pressi della croce è presente una costruzione di soli 4-5 metri quadri di superficie, non capisco il suo scopo ma mi raccomando……chiudete la porta quando uscite !!!!! E’ solo quello che rimane delle pareti esterne. Ma qualcuno che la rimuove no ?11- La mia ombra si sovrappone a quella della croce. In alto l’incrocio in corrispondenza della Madonna degli Scout dove si parcheggia per salire al tracciato più semplice per il Monte Catria.12- Scendendo verso l’auto si notano i due pali metallici piantati alla Sella dell’Infilatoio e i soliti cavalli al pascolo., sullo sfondo il Monte Acuto.13- Il Monte Catria visto dalla cresta Nord-est del Monte Acuto.14- Veduta verso Nord dal Monte Acuto, emergono il Monte Tenetra in prima piano, il Monte Petrano ed il Monte Nerone, appena visibili sullo sfondo a destra il Sasso Simone ed il Monte Carpegna.15- Gli impianti sciistici del Monte Acuto con la funivia del Catria che sale da Frontone hanno devastato le faggete di quota, mi domando quanti giorni all’anno saranno in funzione considerato le scarse nevicate degli ultimi anni e la bassa quota delle piste, che arrivano appena a 1400 metri di quota.16- Pendii in successione, dal Monte Acuto, al Monte Catria al Monte della Strega.17 Il versante Nord del Monte Acuto.18- Il Monte Catria visto dal Monte Acuto.19- Il ripido versante rupestre Nord del Monte Acuto.20 – La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, vista verso Est con il Monte Catria a destra.21- La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, veduta verso Nord con il Monte Petrano ed il Monte Nerone..22- Le bellissime faggete di quota del Monte Catria lungo la strada che sale da Chiaserna.23- Interessanti canali rocciosi per salite invernali nel versante Sud del Monte Acuto.24- Itinerario di salita al Monte Catria visto dal Monte Acuto.25- Itinerario di salita al Monte Acuto visto dal Monte Catria.
MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA.
Il 7 novembre 2020 con Stefano e Monica siamo partiti a piedi dalla Pintura di Bolognola, abbiamo raggiunto il Rifugio del Fargno e proseguito per la cresta Sud del Monte Rotondo quindi all’inizio della cresta abbiamo traversato in quota su traccia di sentiero il ripidissimo versante Est del Monte Rotondo in direzione di Forcella Cucciolara. Tale traversata è consigliata solo ad escursionisti esperti in quanto di svolge su un terreno scosceso e con pendenze di 45 – 60 gradi. Altrimenti dal Rifugio si scende in direzione delle sorgenti del Fiastrone sottostanti nel versante Est, giunti sulla verticale del canalone della Forcella Cucciolara si sale per evidente sentiero riportato sulla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.
Quindi siamo scesi nella bellissima e selvaggia Val di Tela e abbiamo risalito per il sentiero che sale e attraversa tutto il versante Est del Monte Rotondo fino alla sella a monte del cosiddetto Orto della Regina, sulla verticale della Valle dell’Acquasanta, il sentiero è segnato su carte e riportato sulla bibliografia ufficiale anche se, essendo poco frequentato, in alcuni tratti poco visibile e assolutamente, come spesso accade sui Monti Sibillini, privo di segnaletica.
Dall’uscita del pendio del versante Est del Monte Rotondo abbiamo proseguito in cresta verso il Monte Pietralata. All’inizio della salita della cresta rocciosa che conduce alla cima del Monte Pietralata abbiamo ritrovato un cippo di confine in pietra recante due iniziali “G” e “B” scolpite in due facce, pur essendo passato molte altre volte non l’avevo mai visto perché si trova sulla cresta alcune decine di metri sopra al normale sentiero che conduce alla cima. Le due iniziali potrebbero essere il confine della proprietà di “Gasparri”, famiglia di Ussita e “Bentivoglio”, famiglia di Bolognola, o semplicemente le iniziali del padre del Cardinale Gasparri, proprietario dell’omonimo Casale sottostante, di nome Bernardino Gasparri di cui le iniziali B e G.
Raggiunta quindi la cima del Monte Pietralata siamo ritornati indietro e saliti fino alla cima del Monte Rotondo per la rocciosa cresta Nord. Quindi siamo ridiscesi al Rifugio del Fargno per la cresta Sud ed infine ritornati alla Pintura dopo circa 22 chilometri di camminata in una splendida e limpida giornata autunnale.
1- La Forcella Cucciolara vista dal sentiero che attraversa in quota in ripidissimo versante Est del Monte Rotondo.2- 3- Momenti di traversata verso la Forcella Cucciolara.34- La Forcella Cucciolara con vista a Nord verso la sottostante val di Tela, a destra la Punta Bambucerta, al centro il M. Cacamillo e a sinistra il M. Pietralata.5- La Isolata Punta Bambucerta, non a caso chiamata localmente “l’Abbandonata”, sullo sfondo a sinistra il Monte San Vicino.6- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra,7- L grande grotta presente nelle pareti rocciose del versante Est del M. Pietralata e, a quanto mi risulta, non ancora esplorata.8- Placca di roccia scivolata a valle dopo il sisma del 2016 nel versante Est del Monte Rotondo.9- La città di Camerino si staglia nella vallata verso Nord, tra il M. Cacamillo ed il M. Pietralata.10 – 11- Il sentiero che sale dalla Val di Tela nella bastionata rocciosa del versante Est del Monte Rotondo, sulla verticale della cima.1112 – Il sentiero prosegue in diagonale su ripidi prati verso la Forcella sopra l’Orto della Regina.13- Il versante Ovest della Punta Bambucerta. 14- Coppia di Camosci nel versante Est del Monte Rotondo.15- La Villa da Piedi di Bolognola, il Pizzo di Meta ed il Monte Sassotetto visti dalla cresta Nord del Monte Rotondo. 16- La ripidissima cresta Nord della Punta Bambucerta precipita verso la sottostante Valle dell’Acquasanta, a sinistra sullo sfondo il M. Castel Manardo.17- Il cippo di Confine ritrovato sulla cresta del Monte Pietralata con la lettera “B” scolpita.18- L’altro lato del cippo di Confine con la lettera “G” scolpita.19-Il cippo di confine sulla cresta e sullo sfondo a sinistra il Casale Gasparri, sulla testata della valle di Rio Sacro.20- La cresta Nord del Monte Rotondo, a sinistra la Val di Tela.21- Salendo verso il Monte Rotondo, alle spalle il Monte Pietralata22- La Croce di Monte Rotondo con il Casale Gasparri, sulla testata della Valle di Rio Sacro.23- Sulla rocciosa cresta Nord del Monte Rotondo.24- Veduta verso Nord-Est dalla cima del Monte Rotondo.25- Veduta verso Nord dalla cima del M. Rotondo26- Veduta verso Sud dalla cima del Monte Rotondo, A destra il Pizzo Berro, al centro il Pizzo Regina, avanti il Pizzo Tre Vescovi e a sinistra il Monte Acuto.27- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo con il Monte Castel Manardo.28- La cima del Monte Rotondo con la solita pietra scritta col pennarello . 29- Il Monte Catria a destra e il Monte Cucco a sinistra, nella veduta verso Nord.30- La cima del Pizzo Regina mantiene ancora un po di neve di ottobre nei canaloni sommitali.31- Il Pizzo Berro.32- Il lontano Monte Amiata nella veduta verso Ovest con passaggio di aereo.33. Veduta verso Sud-ovest con il Monte Terminillo.34- La vedetta a guardia di un gregge di capre. 35- La lapide a ricordo di due sventurati amici deceduti a distanza di un giorno nell’anticima Sud del Monte Rotondo, il secondo era andato a vedere il punto dove era deceduto l’amico il giorno prima. Entrambe furono traditi da lastre di neve gelata nel versante Nord della montagna.36- La bellissima cresta Nord del Monte Acuto tagliata dall’assurda strada che conduce al Rifugio del Fargno.37- Ritorno pomeridiano alla Pintura di Bolognola, nonostante l’assenza di neve e periodo di Covid tutti ammassati nei locali di ristoro del luogo.
LA MINIERA DI PECORILE
Itinerario diverso da quelli che normalmente descrivo, non è un itinerario escursionistico di montagna ma è consigliato ad appassionati di grotte e mineralogia, permette di esplorare antiche gallerie di coltivazione di minerali ferrosi eseguite agli inizi del 1900 ma coltivate per un breve tempo per la scarsità del minerale ferroso presente. Le Marche sono scarse di luoghi mineralogici, grandi miniere di zolfo erano attive nel Pesarese fino agli anni 50 dello scorso secolo ma per il resto questa è una delle rare miniere aperte della nostra regione.
La miniera si trova nella parte settentrionale del gruppo montuoso del Monte San Vicino, si raggiunge praticamente in auto, basta poi camminare neppure 100 metri nel bosco per arrivare all’ingresso delle due antiche gallerie.
ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Serra S. Quirico (AN) mediante la superstrada SS 76 da Ancona o da Fabriano. All’uscita della superstrada si prende la SP 14 in direzione Sant’Elia – Domo. Si inizia a salire di quota con diversi tornanti verso le propaggini del gruppo del Monte San Vicino, si raggiunge il paese di Sant’Elia e si prosegue in direzione di Domo. Dopo circa 1,5 km si prende la deviazione verso destra in direzione di Pecorile -Precicchie. Si supera in salita su strada strettissima il paesino di Pecorile (frazione di Fabriano) e si continua salendo in un vallone boscoso per altri 500 metri fino ad un cambio di versante della strada dove si parcheggia (foto n.1). Quindi ci si addentra nel bosco per traccia di sentiero e dopo circa 100 metri si individua nel versante sinistro (destro orografico) due aperture nelle pareti rocciose. La prima galleria è in discesa per poche decine di metri, le altre due successive sono percorribili con attenzione, muniti di casco e lampada frontale, per quasi un centinaio di metri. Nelle pareti e nel fondo si possono trovare frammenti di minerali di ferro riconoscibili per il loro caratteristico color ruggine. Molti frammenti di minerale estratto sono presenti nel più sicuro terreno antistante le due gallerie, basta scavare tra le foglie e il terreno. I minerali presenti sono ossidi di ferro quali limonite e goethite dal classico colore giallo e marrone ruggine, calcite in grandi cristalli bianchi o rossastri per la presenza di ferro oppure in masse cristalline bianche di notevole spessore, se si è fortunati si possono trovare spalmature di minerali di rame quali azzurrite di colore azzurro e malachite di colore verde sopra gli stessi minerali di ferro e rarissime incrostazioni di fluorite in sferette bianche anch’esse sopra croste di minerali di ferro. Ovviamente, essendo Parco del Monte San Vicino è vietato raccogliere i minerali, solo fotografie.
E’ vivamente consigliata anche una visita alla frazione di Precicchie con il suo piccolo ma bellissimo castello.
1- Il cambio di versante della strada dove si parcheggia, le miniere sono all’interno del bosco dietro l’auto.2 – 3 – L’ingresso delle gallerie nelle pareti rocciose dentro al bosco.4- La galleria più ampia ma poco profonda, si notano nelle pareti i filoni dei minerali ferrosi dal classico color ruggine.5- La galleria più corta con i filoni ferrosi ancora visibili.6- Veduta d’insieme delle due gallerie.7- La terza galleria, proprio di fianco alla strada salendo verso Precicchie.8- Blocchi di bianca calcite nella seconda galleria.9 – 12- Ci addentriamo nella seconda lunga galleria.10111213- 14 – La terza galleria1415 – 18- Alcuni ragni vivono all’ingresso delle gallerie, anche se in ambienti molto umidi16171819- Una chiocciola all’ingresso della galleria.20 – 21 – E non potevano mancare diversi pipistrelli.2122 – 23 – Con una torcia a LED ultravioletti si evidenzia la calcite più luminosa tra le pietre del fondo delle gallerie.2324 – 25- Minerali ferrosi presenti nel terreno antistante le due gallerie.2526- L’ingresso della galleria superiore posta di fianco alla strada.27 – 29- La galleria più profonda presente di fianco alla strada nella curva superiore282930- Ancora pipistrelli31- Una diramazione laterale con pozzo finale: ATTENZIONE !!!!32- Concrezioni limonitiche sul soffitto33- La parte finale della lunga galleria34- Campione di calcite in grandi cristalli.35- Grande cristallo di calcite di colore rossastro per la presenza di minerali ferrosi.36- Campione di minerale di ferro compatto.37- Crosta Limonitica 38 – 39- Campioni di Goethite.3940- Spalmature verdi di Malachite (minerale di rame) su minerale ferroso.41 – 42- Bel campione di limonite con evidenti incrostazioni di minerali di rame quali azzurrite (azzurra) e malachite (verde).4243- Rarissimo campione di crosta limonitica con sferule di Fluorite bianca.
MONTE BANDITELLO SALITA DIRETTA PER LA CRESTA EST
Il 31 ottobre 2020, insieme a Carlo e Federico, abbiamo risalito la cresta Est del Monte Banditello fino alla cima partendo da Altino.
Il percorso è facile ma faticoso, adatto a chi vuole fare lunghe e ripide salite ma non offre particolari difficoltà, è interessante in quanto si svolge in una zona dei Monti Sibillini pochissimo frequentata e lontana dai classici percorsi escursionistici che si limitano a percorrere la cresta Cima delle Prata-Monte Banditello-Monte Torrone-Monte Vettore che si può raggiungere o da Altino o da Foce nel versante opposto. Se si raggiunge la cima del Monte Vettore si sale uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini di oltre 1400 metri .
ACCESSO: L’itinerario inizia da Altino (1035 m.) , frazione di Montemonaco, che si raggiunge in auto dal Capoluogo o salendo per la Valdaso passando per il Lago di Gerosa.
DESCRIZIONE: Dalla parte superiore del paese di Altino si prende l’ampio tratturo segnalato che sale verso destra in direzione Cima delle Prata – M.Vettore. A sinistra invece giunge da Santa Maria in Pantano il sentiero dei Mietitori che si può percorrere al ritorno. In circa 30 minuti di comoda salita nel bosco si raggiuge un ampio pianoro erboso con fonte ed il Casale della Comunanza (361060,5 E – 4748471,8 N; 1255 m.) . Si prosegue il tratturo fino al primo tornante sopra al Casale dove, nella curva a sinistra (360915,8 E – 4748368,1 N; 1308 m.) prosegue un tracciato che si inoltra nel bosco e dopo circa 300 metri si trasforma in un esile sentiero che si dirige in piano verso Sud uscendo poi su ampi dossi erbosi. Dopo circa 500 metri si incontra un vecchio fontanile (360706 E – 4747485 N; 1415 m.) con tre vasche che non porta più acqua quindi dopo altri 100 metri si raggiunge la cresta di salita oltre la quale si apre la visione sul vallone del Fosso della Rota a monte di Vallegrascia dove, al margine del bosco, è presente il poco conosciuto Casale de Le Pozze neppure riportato sulle carte. Poco sopra si supera infatti un sentiero (360563,3 E – 4747455,8 N; 1505 m.) che a sinistra scende proprio verso il Vallone del Casale. Si continua a salire quindi direttamente sul filo di cresta per una caratteristica zona rocciosa con facili ma ripidi passaggi aerei. Si prosegue sempre in netta salita per ripidi prati dove si scopre poi di fronte a sinistra, in direzione del Monte Vettore, il pianoro del Casale de Le Pozze ed in circa 1,5 ore dall’inizio della cresta si raggiunge la cresta sommitale (359990,1 E – 4747678,6 N; 1845 m.) e quindi la cima del Monte Banditello (1873 m.) dove si scopre l’intera valle di Foce con le cime circostanti. Giunti al Monte Banditello è consigliabile proseguire la cresta in direzione del Monte Vettore scendendo dapprima per la Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) e risalendo verso il Sasso D’Andre’ quindi Monte Torrone , l’ardita cresta dell’Antecima Nord e raggiungendo la cima del Monte Vettore in almeno altre due ore di cammino.
Qui devo fare una precisazione: In realtà la cima attualmente nota nelle carte come Sasso d’Andre’ in realtà, secondo i valligiani di Montegallo, non ha nome mentre la successiva cima dopo la sella sarebbe il Monte Torrone. Il Sasso d’Andre’ sarebbe invece lo scoglio isolato presente nel sentiero che da S.Maria in Pantano sale verso la cima del Monte Vettore ed è indicato attualmente come “Il Sassone”.
DISCESA: Si hanno due possibilità.
ll tragitto più breve consiste nel ripercorrere la cresta fatta in salita superando la Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) , risalendo per il Monte Banditello e giungendo però fino alla Cima delle Prata, si scende ulteriormente la cresta in direzione Nord e a destra si riprende il sentiero che scende verso il Casale della Comunanza e quindi scende al Altino, l’itinerario è segnato sulle carte e descritto nella bibliografia ufficiale per raggiungere il Monte Vettore da Altino.
Il secondo tragitto di discesa più lungo, che abbiamo percorso noi, invece prevede il ritorno dalla cresta alla Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) quindi anziché risalire per il Monte Banditello si scende a destra nel versante Est per il sentiero appena accennato segnato con ometti di pietre che in circa un’ora raggiunge il casale (360197,2 E – 4745663,1 N; 1605 m.) sovrastante la Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) con i suoi caratteristici blocchi di conglomerato quindi sempre in discesa in altri 30 minuti circa raggiunge la chiesina di Santa Maria in Pantano ridotta purtroppo ormai ad un cumulo di macerie. Dalla chiesa si scende sulla strada ed al bivio sottostante si prende a sinistra il Sentiero dei Mietitori che in circa 1,5 ore riporta comodamente ad Altino attraversando prima dei prati poi degli stupendi boschi misti con grandi faggi e castagni.
1- L’inizio del sentiero nel tornante sopra al Casale della Comunanza, a monte di Altino.2- Uscita definitiva dal bosco.3- La vecchia fontana poco prima della cresta di risalita con le vasche riempite dall’acqua piovana.4- L’inizio della cresta da dove si scopre la cima del Monte Vettore.5- Il tratto roccioso più ripido della cresta, a destra nel prato i tornanti del tratturo che da Vallegrascia sale verso il Casale de Le Pozze.6 – 7 – 8- Il tratto roccioso più ripido della cresta. 789 – 10- La parte finale del termine del tratto roccioso. 1011- Si prosegue su ripidi prati12- Giunti in vista della cresta sommitale.13- In basso nel pianoro erboso si nota lo sconosciuto Casale de Le Pozze.14- Veduta dell’intera cresta di salita con il tratto roccioso iniziale in basso, vista dalla cima del Monte Banditello.15- Giunti in cima al Monte Banditello, si prosegue verso la Fossa Medica, a sinistra il M. Sibilla.16- La Fossa Medica con, a destra, il sentiero che sale da Foce e scende a sinistra verso S.M.in Pantano, di fronte il gruppo M. Vettore – Cima del Redentore – Cima di Forca Viola.17- Il versante Nord ed Est del Monte Argentella.18- Il M. Palazzo Borghese, il Sasso ed il M. Porche.19- Cima Vallelunga e il M. Sibilla, in basso nella valle l’abitato di Foce.20- Il Tratto roccioso della cresta che sale verso il Sasso d’Andre’.21- La cima di quello che attualmente è indicato nelle carte come Sasso d’Andre’ (forse erroneamente) con la solita scritta con pennarello.22- L’antecima Nord e, dietro, la cima del Monte Vettore.23- La cresta di salita vista dalla cima del Sasso d’André.24- Il casale a monte della Fonte del Pastore, nel sentiero di discesa verso Santa Maria in Pantano.25- Il ripiano erboso della Fonte del Pastore, nel prato verde a sinistra e i particolari blocchi di conglomerato.26 – 27 – 28-I grandi blocchi di conglomerato staccati dalla parete sovrastante la Fonte del Pastore.272829- I prati nel sentiero dei mietitori, nei pressi di Santa Maria in Pantano, completamente “arati” per ettari dai cinghiali in sovrannumero impediscono il pascolo del bestiame, una cosa impressionante30- L’itinerario di salita visto dal Sentiero dei Mietitori sulla verticale del Monte Oialona.31- La cresta di salita con la zona rocciosa iniziale vista dalla strada che da Vallegrascia conduce al Casale de Le Pozze.32- L’itinerario di salita e discesa visti dalla Cima di Pretare.Pianta satellitare dell’intero percorso con : ROSSO: itinerario di salita VERDE: Itinerari di discesa proposti
IL FAGGIO DI MACCHIA TONDA – PINTURA DI BOLOGNOLA
Nei pressi della Pintura di Bolognola è presente una bellissima faggeta di alto fusto per fortuna poco conosciuta dalla massa di frequentatori della montagna ma nello stesso tempo purtroppo dimenticata da chi invece se ne dovrebbe interessare invece di pensare solo alla fauna selvatica come se nei Monti Sibillini esistono solo animali da proteggere e salvaguardare (anche se delle volte, con risultati molto discutibili) e non piante che sono comunque sempre esseri viventi anche se non si muovono.
Con questo articolo non descrivo l’itinerario per visitare questo ennesimo meraviglioso luogo, come faccio di solito, ma una grave situazione di dissesto idrogeologico che sta compromettendo un essere vivente che da oltre 3 secoli vive in questo luogo dei Monti Sibillini.
Nella faggeta è presente un faggio plurisecolare, con un tronco della circonferenza di oltre 6 metri, inserito nell’elenco degli alberi monumentali delle Marche che purtroppo vegeta in una zona che versa in una grave situazione di dissesto ed abbandono.
La situazione in cui versa la zona dove cresce l’albero mi fu segnalata agli inizi di settembre 2020 dal mio amico Sandro Polzinetti, noto per le sue famose foto dei Monti Sibillini pubblicate in molti calendari , scomparso poco tempo fa a cui mando un caro saluto.
Diversi giorni fa sono andato a visitare l’albero ed ho trovato una situazione di degrado del terreno della faggeta prodotta sia dalla presenza di bestiame al pascolo allo stato brado sia dall’incuria e dissesto idrogeologico a causa delle precipitazioni piovose che ha scavato grossi canali intorno al grande faggio mettendo a nudo le radici compromettendo la sopravvivenza del secolare albero.
Nella faggeta sono presenti recinzioni metalliche divelte e parziali zone recintate con reti elettrificate che non riescono a tenere lontano il bestiame dal bosco e il loro calpestio crea un ulteriore degrado del terreno contribuendo ancora di più al dissesto idrogeologico della zona.
Per motivi di salvaguardia non indico neppure la zona precisa dove è presente il Faggio secolare anche se si trovano numerose indicazioni sul WEB e la zona è stata inserita nei luoghi del cuore del FAI ma chi deve intervenire spero che sappia della sua esistenza e l’esatta ubicazione e che, oltre agli animali, esistono anche delle piante da salvaguardare.
Credo che sia in grado di intervenire al più presto per la salvaguardia dell’albero e dell’intera zona.
1- Il grande Faggio della Pintura di Bolognola.2- Le radici del lato destro del grande faggio scoperte dal terreno a causa dell’acqua piovana che giunge tramite un vero e proprio solco nel terreno sovrastante. Si possono notare che molte radici non sono ricoperte di muschio e sono quelle che prima erano sotto terra.3- Alcune radici, non ricoperte da muschio, sono state scoperte di recente dall’acqua piovana che ha trascinato via la terra.4- Il solco prodotto dalle precipitazioni temporalesche giunge proprio sopra alle radici del Faggio.5- Nel lato sinistro del Faggio manca una grossa fetta di terreno, si è formata una vera e propria buca. 6- Il tronco del grande “vecchio” faggio, segnato dal tempo e adesso dall’incuria dell’uomo.7- Nella faggeta sono presenti reti metalliche divelte visibili sullo sfondo e, a destra, alcuni paletti metallici di recinzioni elettrificate che non garantiscono la protezione dal bestiame al pascolo.8- Il profondo solco scavato dalle acque meteoriche si dirige proprio verso il grande Faggio.9- Il Faggio fotografato nel luglio 2018, la zona ancora non risultava nello stato di degrado in cui versa oggi.10- Le notizie sul WEB sulla faggeta di Macchia Tonda
LE GROTTE DEL VERSANTE SUD DI FORCA CERVARA.
Il 17 ottobre 2020, insieme a Federico, accompagnati dalla presenza di molti animali selvatici e domestici, abbiamo raggiunto alcune grotte presenti nel versante Sud-est tra Monte Bove Sud e Forca Cervara, nei dintorni del Casale del Berro, che avevamo individuato da tempo dai versanti opposti della montagna. Le grotte si raggiungono a piedi da Passo Cattivo.
ACCESSO: Per raggiungere Passo Cattivo si sale in auto a Frontignano quindi giunti al bivio per Nocria attualmente chiuso, si prosegue per 200 metri quindi si gira a destra, si passa nel piazzale dell’ex palazzetto dello sport, si prosegue verso il gigantesco albergo danneggiato dal terremoto e si prosegue fino raggiugere la strada sterrata che in circa 4 chilometri arriva fino al parcheggio del Monte Cornaccione, alla stazione degli impianti di risalita di Pian dell’Arco. Assurdamente non si può parcheggiare nell’ampio parcheggio posto nei pressi della stazione della seggiovia in base ad una delibera comunale ma occorre lasciare l’auto lungo la strada, intasata d’estate, per evitare sanzioni.
DESCRIZIONE : Dal parcheggio (351010,4 E – 4752610,7 N; 1640 m.) si prosegue a piedi per la strada sterrata che conduce al Cristo delle Nevi – impianti di risalita di Jacci di Bicco, giunti al bivio che conduce agli impianti si prosegue in piano e in circa un’ora dall’auto si raggiunge il disastrato Passo Cattivo. Appena ci si affaccia nella Valle del Tenna sottostante il Passo Cattivo si nota a sinistra, nel pendio che sale verso Monte Bove Sud, una traccia di sentiero in quota (353339,2 E – 4751949,4 N; 1890 m.) che si dirige verso Nord-est in direzione di Pizzo Berro. Si prosegue per il sentiero dapprima ben visibile che poi si trasforma in una traccia appena percettibile ed in circa 30 minuti dal Passo Cattivo raggiunge la parte superiore di una particolare cresta rocciosa (foto n. 7-8) in pendio aperto che scende verso valle (353702,7 E – 4753051 N; 1890 m.). Si lascia quindi il sentiero e si scende per circa 100 metri lungo la cresta rocciosa costeggiandola nel lato sud-ovest a metà della quale si apre la prima grotta raggiunta profonda neppure una decina di metri ma con una bella visuale sulla valle Orteccia posta di fronte (353753,7 E – 4753012,2 N; 1850 m.; foto n.11-12)
Visitata la prima cavità si risale il pendio per riprendere la traccia di sentiero lasciata prima e la si segue dapprima sempre in quota poi in leggera e costante salita fino alle rocce della Forca Cervara.
Poco prima di raggiungere la Sella della Forca Cervara (354345,2 E – 4753708,1 N; 1950 m.) si notano nella stessa quota a destra verso la cresta Sud del Pizzo Berro, dei contrafforti rocciosi (foto n.16 e 22)ed una traccia di sentiero che scende a tornanti verso valle per poi raggirare il primo contrafforte e risalire verso il contrafforte successivo dove, in alto, si notano le altre due cavità presenti. Si risale faticosamente il ripido pendio per circa 100 metri e si raggiunge la prima grotta posta alla base dello sperone roccioso (354515,6 E – 4753794,7 N; 1950 m.). Sopra di essa, in parete, è presente una seconda cavità (foto n.17-18-19-20-21) che si raggiunge in arrampicata risalendo una paretina rocciosa a destra di circa 15 metri. Per la discesa è consigliato portarsi qualche chiodo da lasciare in loco per effettuare una più sicura discesa in corda doppia. Entrambe le cavità sono anch’esse profonde circa una decina di metri ma offrono un sicuro riparo in caso di maltempo.
Visitate queste due grotte si ridiscende il pendio dirigendosi in diagonale verso valle in direzione del Casale del Berro che si nota sulla sinistra sotto ad una zona rocciosa. Si costeggiano le rocce e si attraversa obbligatoriamente sotto a delle alte pareti (354335,4 E – 4753175,8 N; 1700 m.) oltre le quali si apre un grande anfiteatro roccioso (foto n.24-25-26 e 32) posto sulla verticale del Casale. Si risale il pendio erboso entrando nell’anfiteatro dove le pareti rocciose poste a semicerchio creano un caratteristico eco sonoro e lo si costeggia passando sotto ad una alta parete grigia stillicidiosa (foto n.27-28), si prosegue sotto alle pareti e al termine della barriera rocciosa, in prossimità di un canale erboso, si raggiunge la Fonte Vissana (foto n. 29-30-31) più particolare dei Monti Sibillini, costruita nel 1800 e costituita da un muro roccioso artificiale sopra la quale è presente una vasca interrata di circa 1 metro cubo da cui partono ben due tubi metallici da cui sgorga acqua. La fonte, (354236,7 E – 4753163,7 N; 1705 m.) non ha alcun nome, non è riportata sulle carte e non è neppure censita nel catasto delle fonti del Parco Nazionale dei Monti Sibillini effettuato dal CAI nel 2011.
Superato l’anfiteatro, con una lunga diagonale in leggera salita su pendii erbosi, ci si dirige verso la strada di fondovalle che sale verso il Passo Cattivo che si raggiunge in circa 30 minuti passando per la zona denominata “le Fosse” dove è presente un laghetto di abbeveramento per il bestiame ( foto n.36)
DISCESA: Da Passo Cattivo si prosegue la strada sterrata per il Monte Cornaccione ed in circa 40 minuti si raggiunge l’auto.
1- Caprioli in fuga sotto alla strada per Passo Cattivo2- Tre femmine di Cervo incuriosite dal nostro passaggio sulla pineta sotto alla strada per Passo Cattivo, il maschio era fuggito prima.3 – 4 Convivenza tra animali domestici e selvatici, anche se ormai i camosci si possono considerare semiaddomesticati. 45- Camosci al pascolo a 10 metri da noi non manifestavano alcun timore.6- Far foto ai camosci ormai non ha più senso, troppo banali, non è più una novità.7- Il pendio del versante Sud-est di Monte Bove Sud con la cresta rocciosa a metà percorso dove si apre la prima grotta, coperto dalla nebbia ed imbiancato il Pizzo Berro. 8- La cresta rocciosa a metà percorso con la cavità visitata9- Il Pizzo Berro con la cresta Sud che abbiamo salito e descritto alcuni anni fa, a sinistra in alto sotto alla cresta la barriera rocciosa che nasconde le due altre grotte, in basso a sinistra invece l’anfiteatro visitato al ritorno.10- Il caratteristico anfiteatro roccioso posto a monte del Casale del Berro11- La prima grotta sulla cresta rocciosa posta a metà percorso.12- Veduta panoramica dall’interno della prima grotta.13- Si prosegue verso la Forca Cervara, sullo sfondo il tracciato che proviene da Passo Cattivo e, fuori ombra, la cresta rocciosa a metà percorso dove è presente la prima grotta. 14- Giunti in prossimità della Forca Cervara, sullo sfondo il Pizzo Berro e dietro il Pizzo Regina.15- La sottile cresta della Forca Cervara in alto mentre scendiamo il ripido pendio per raggiungere le altre due grotte16- I contrafforti rocciosi tra Forca Cervara e la cresta Sud del Pizzo Berro che nascondono le altre due grotte.17- Il primo contrafforte a sinistra, a destra il secondo contrafforte con le due cavità presenti, una alla base a l’altra in parete.18 – 19 La grotta alla base del secondo contrafforte.1920- Le due grotte del secondo contrafforte, una alla base e l’altra in parete. 21- Veduta verso la Valle Orteccia dalla grotta alla base del contrafforte. 22- Veduta dei contrafforti tra Forca Cervara e la cresta Sud del Pizzo Berro con le due cavità raggiunte.23- Discesa verso valle in direzione del Casale del Berro con vista verso Cima Cannafusto e Valle Orteccia.24 – 25 – 26 – L’Anfiteatro roccioso posto a monte del Casale del Berro, le pareti poste a semicerchio creano un particolarissimo eco sonoro. 252627- 28- La parete grigia stillicidiosa posta al termine dell’anfiteatro roccioso.2829 – 30 – 31- La Fonte Vissana, dimenticata e posta tra l’anfiteatro roccioso ed un canale erboso.303132- Veduta dell’anfiteatro roccioso con la sorgente al suo termine sinistro.33 – 34 – L’anfiteatro con lo sfondo del Pizzo Berro imbiancato.3435- Il pendio Sud-est del Monte Bove Sud dove si sviluppa l’itinerario proposto con veduta dei siti visitati (ai lati e alla base della zona d’ombra) popolato da bovini.36- La zona denominata “Le Fosse” con il laghetto di abbeveramento sul versante Est sotto al Passo Cattivo, sullo sfondo la cresta che collega Cima Cannafusto con Cima di Vallinfante.37- Il versante Sud della cresta compresa tra Monte Bove Sud e Forca Cervara con l’itinerario per raggiungere le grotte.Pianta satellitare con il percorso proposto. ROSSO: Itinerario di raggiungimento VERDE: Itinerario di ritorno