MONTE BICCO – MONTE BOVE SUD Ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016

ASCENSIONE N. 977 dal 1979.

Avevo già salito questo inverno sia la cima di Monte Bicco che quella del Monte Bove Sud rispettivamente il 23 marzo ed il 20 aprile ma essendoci la neve avevo osservato solo parzialmente una grande frana con sdoppiamento della cresta formatesi con il terremoto dell’Ottobre 2016 nel versante nord-est verso la Val di Bove nel tratto di cresta che collega le due cime, un centinaio di metri a monte del pilone della vecchia funivia che si affaccia nella valle.

Ora, salendo verso il Monte Bove Sud, senza neve, abbiamo potuto osservare l’entità della frana.

Evitate comunque di raggiungere il tratto franato ma osservatelo con attenzione affacciandovi dalla cresta soprastante.

Giunti sulla cima del Monte Bove Sud abbiamo perlustrato il plateau sommitale che scende verso la Val di Panico dove sono ancora presenti dei vecchi piloni di un assurdo progetto di piste da sci ed abbiamo trovato alcune specie floristiche piuttosto interessanti riportate di seguito.

ATTENZIONE: Premetto che per raggiungere il Monte Bicco ed il Monte Bove Sud si deve necessariamente raggiungere in auto da Frontignano il Parcheggio del Monte Cornaccione, quindi si prosegue a piedi per la strada sterrata che sale per il Cristo delle Nevi e si prosegue per i campi da sci fino alla sella tra le due cime.

Ricordo che la Val di Bove è interdetta alle escursioni con tanto di cartello affisso nel sentiero che scende di fianco all’ex Hotel Felicita, gli organi di vigilanza arrivano a piedi al M. Bove Sud e multano chi viene visto salire dalla Val di Bove .

Evitare anche di proseguire la strada per il Passo Cattivo in quanto, nonostante il loco NON CI SIA ALCUNA SEGNALETICA, anche tale itinerario è interdetto.

Inoltre giunti in auto nei pressi della seggiovia non fatevi ingannare dall’ampia piazzola presente che istintivamente porterebbe a far parcheggiare comodamente l’auto perché, come visibile dalla foto, vige un assurdo divieto di sosta e transito fino al parcheggio da un’ordinanza comunale nonostante sia anche aperta la sbarra per cui si deve necessariamente ed incredibilmente parcheggiare in fila lungo la stretta strada. Gli organi di vigilanza visitano periodicamente il piazzale per fare vergognosamente cassa……solo in Italia capitano queste cose !!!!!!!!!!

Basterebbe semplicemente spostare la sbarra ed i divieti cinquanta metri più in avanti, subito dopo il parcheggio, all’inizio del tratto di strada sterrata, tra l’altro degradatissima, che dalla stazione della seggiovia, risale verso il Cristo delle Nevi e consentire almeno un comodo parcheggio agli ormai sempre più rari escursionisti che frequentano i Monti Sibillini.

O è forse proprio questo che si vuole ??????????????????

2- L’inizio dello sdoppiamento di cresta causato dal terremoto dell’Ottobre 2016 un centinaio di metri a monte dell’ultimo Pilone della vecchia funivia.
3- Lo scivolamento verso valle di circa due metri del tratto di cresta tra il Monte Bicco ed il Monte Bove sud.
4- Il plateau formato dallo scivolamento della cresta che in questo tratto sta incombendo pericolosamente verso valle come visibile a sinistra. Cinquanta metri più avanti è già franata a valle. Per fortuna il sentiero percorre il versante opposto, sud-ovest, della cresta.
5- Grandi fenditure solcano il tratto di cresta scivolato che incombe sulla Val di Bove. Sullo sfondo la cima del Monte Bove Sud con la orribile vecchia stazione della funivia.
6- Le fenditure sono profonde anche diversi metri.
7- Il tratto più in avanti di cresta franato a valle dove nella parete incombono ancora grandi massi in bilico.
8- L’elevata entità del tratto franato a valle.
9- Fausto sta camminando sul tratto di cresta che prima era più in alto di almeno sei metri. Sullo sfondo a sinistra alcuni dei ripidi canalini del M. Bove Sud, oggetto di entusiasmanti salite invernali.
10- Sul bordo della frana che ha incrementato ulteriormente i ghiaioni della testata della Val di Bove.
11- Immagine in direzione opposta dove si nota bene il collasso e sdoppiamento della cresta che è scesa a valle.
12- La frana osservata dalla cresta verso il Monte Bove Sud. Ben visibile il pilone della vecchia funivia e lo sdoppiamento della cresta a monte che si è pericolosamente accumulata verso valle e franata ancora più in avanti. A sinistra il Monte Bicco.
13- La frana osservata dalla cresta verso il Monte Bove Sud. Un lieve sdoppiamento è visibile anche nella cresta il primo piano a sinistra mentre sullo sfondo a destra è visibile la lunga striscia bianca della frana de “le Quinte”.
14- Foto storica, lo stesso tratto di cresta fotografato a Giugno del 2016, prima del terremoto.
15- Arabis surculosa, piccolissima e rara pianta (probabile seconda stazione dei Monti Sibillini) delle vallette nivali nella piattaforma sommitale est del Monte Bove Sud.
16- Cerastium thomasii (o forse Cerastium uniflorum ?), endemico dell’Appennino centrale, (da confermare) anche se sembra differire un po nelle foglie dalla stessa specie che vegeta nei monti dell’Abruzzo.
17- Mirtilleto con frutti ancora immaturi nella piattaforma sommitale est del Monte Bove Sud. Sullo sfondo la cima del Monte Bove Nord.
18- Il Monte Bove Nord a sinistra ed il Monte Rotondo al centro, visti dal canale che dalla cima del Monte Bove Sud scende nella Val di Panico sottostante, dove è stato ritrovato il Cerastium della foto n.15.



LA FIORITURA PRIMAVERILE SPONTANEA A CASTELLUCCIO

ASCENSIONE N. 971 dal 1979.

Il 1 giugno, nonostante il tempo non sia stato dei migliori, sono stato a fare una escursione botanica nella zona di Castelluccio ed a fotografare la flora spontanea, nel Piano Grande e nei prati circostanti la piana di Castelluccio, che a primavera produce una fioritura poco conosciuta ma non meno bella della invece più conosciuta fioritura estiva pilotata dalla mano dell’uomo di papaveri e fiordalisi nei campi coltivati a lenticchia e farro.

Di seguito le immagini della fioritura spontanea.

1- Fioritura di Acinos alpinus nelle pendici dei Colli Alti e Bassi visibile da lontano, nel pendio in secondo piano si vede la frattura prodotta dal sisma dell’Ottobre 2016.
2- la fioritura di Acinos alpinus vista da vicino
3- Orchis ustulata ai Colli Alti e Bassi
l- Il tulipanetto giallo del Piano Grande: “tulipa australis”
5- Narcissus poeticus e tulipa australis che sembrano quasi dialogare tra loro
6 – 7 Il sole si riflette nei vari stagni del Fosso Mergani al Piano Grande
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8- La fioritura spontanea del Piano Grande, a sinistra il “cumulo di macerie” di Castelluccio.
Sullo sfondo il M. Porche a sinistra e il M. Argentella a destra, nei Colli Alti e Bassi si nota la fioritura delle foto n.1-2.
9-10 Fioritura in serie di Narcisi dei poeti bianchi, ranuncoli e tulipani gialli, milioni di fiori spontanei tutti insieme. Sullo sfondo la parete rocciosa dell’Inghiottitoio del Fosso Mergani.
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11 e di seguito- Fioritura a Linum alpinum a Costa i Collicelli.
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CIMA ACQUARIO Condizioni invernali il 17 Maggio 2019

ASCENSIONE N. 970 dal 1979

Il 17 Maggio dalla Pintura di Bolognola ho raggiunto dapprima Forcella Bassete quindi la cresta di Cima Acquario in condizioni nettamente invernali, con almeno 20 centimetri di neve fresca oltre i 1400 metri e una temperatura di -2°C., vento forte e due lupi sulla strada per il Rifugio del Fargno fuggiti da lontano senza poterli fotografare.

Di seguito le immagini della salita.

1- Sulla strada per il Rifugio del Fargno, sullo sfondo M. Acuto innevato ed in primo piano un faggio con le foglie
2- A sinistra il M. Rotondo e al centro Cima di Costa Vetiche
3- Foglie fresche di Verbascum spuntano dalla neve .
4- Salendo verso Forcella Bassete.
5- Il versante ovest del Monte Castel Manardo in versione nettamente invernale nonostante è il 17 maggio.
6- Il versante nord del Monte Priora o Pizzo Regina.
7- La Cima Acquario ed il Monte Acuto sullo sfondo.
8- I canali della nord del Pizzo Regina ancora colmi di neve
9- Forcella Bassete vista dal Cima Acquario.
10- Cima Acquario, nel versante Nord oltre lo scoglio in primo piano sale una via alpinistica invernale descritta nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI. Sullo sfondo il M. Acuto
11- Cima Acquario con il M. Acuto ormai coperto dalla nebbia



LE GROTTE DEL VERSANTE SINISTRO OROGRAFICO DEL PIANO DELLA GARDOSA ED IL “MISTERO” DEL MASSO FORATO.

ASCENSIONE N. 969 dal 1979

L’11 maggio 2019 ho effettuato un giro intorno al Piano della Gardosa da Foce alla scoperta di grotte e cavità.

In particolare ho raggiunto cinque cavità poste sotto alle pareti che delimitano il versante orografico destro del Piano, situate tra il Fosso delle Tagliole e Fossa Medica di cui la più grande e più alta è ben visibile dal Piano della Gardosa.

Dopodichè mi sono spostato nel versante opposto sotto allo Scoglio del Miracolo dove ho osservato la distruzione effettuata dalle scosse sismiche dell’Ottobre 2016 ed infine ho raggiunto la palestra di arrampicata della Ripa Grande nel versante nord-est del Monte Argentella dove, oltre ad effettuare qualche salita piuttosto impegnativa, mi sono imbattuto in un mistero di cui vorrei aver spiegazione ma che, per adesso, neppure a Foce hanno saputo darmi.

Nella bella ed alta faggeta posta in una conca sotto alla Ripa Grande, dove è presente la palestra di arrampicata, sono presenti molti massi, alcuni dei quali completamente rivestiti di muschi, caduti nei secoli dalle alte pareti della Ripa Grande ma uno in particolare ha destato il mio interesse.

Il grande masso, delle dimensioni quasi cubiche di 8 metri per lato, presenta dal lato a valle una serie di fori di trapano da cava lunghi anche 3 metri eseguiti per spaccarlo in due pezzi, il secondo pezzo infatti giace a terra coricato di lato con la stessa serie di fori.

Ora la domanda che mi è sorta spontanea è:

perché si deve aver fatto tanta fatica per salire sopra al masso alto circa 8 metri, forarlo con tanto di compressore con motore a combustione di una discreta potenza portato in loco quando il masso sta lontano dal centro abitato almeno 2 chilometri, sta lontano almeno 500 metri dalla strada sterrata che risale il Piano e non è ne a pericolo di crollo ne incombe su sentieri o comunque desta alcuna forma di pericolo.

E’ una pura e semplice curiosità sapere chi ha fatto ciò e perché.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Le pareti del versante destro orografico del Piano della Gardosa con la grande grotta rossa visibile al centro nella scaglia rossa.
2- Le prime tre piccole cavità poste alla base delle pareti.
3- La seconda grotta più bassa ma profonda circa 4 metri, rifugio di animali.
4- La terza grotta più alta.
5- Altra cavità posta sulla stessa fascia rocciosa ma più in alto delle altre tre
6- La quarta grotta più in alto di tutte e apertasi su roccia rossa.
7- La cavità più grande posta più in alto di quella della foto n.6, visibile dal Piano della Gardosa (foto n.1) e raggiungibile salendo la facile paretina rocciosa posta di fronte.
8- La cavità della foto n.6 vista dalla grotta superiore
9- Il versante nord-est ed il Fosso del Monte Argentella visto dalla grotta più grande,
la Ripa Grande rimane parzialmente nascosta dal faggio in primo piano
10- A sinistra lo Scoglio del Miracolo con le grandi frane e a destra la Ripa Grande del Monte Argentella, nella parete in prossimità del bosco è presente la palestra di arrampicata.
11- I massi caduti dopo il terremoto alla base dello Scoglio del Miracolo.
12- La frana sotto allo Scoglio del Miracolo
13- Altro masso di diverse tonnellate in confronto con i miei bastoncini da sci.
14- Paris quadrifolia o Uva di Volpe
15- Masso caduto dallo Scoglio del Miracolo con vari crateri di impatto in successione in corrispondenza dei due bastoncini.
16- Il misterioso masso spaccato visto di fronte, posto all’interno di una bellissima faggeta in piano nella conca sotto alla Ripa Grande senza che crei alcun pericolo.
17- Il masso visto di lato dove si osservano i fori delle trapanature lunghi anche 3 metri !!!!!
18- Il masso forato ed a terra l’altra porzione spaccata rovesciata di fianco dove si notano le medesime forature.
19-Massi appoggiati a ridosso della Ripa Grande dove è situata la palestra di arrampicata con faggio cresciuto sopra.
20- I massi della foto n. 17 visti dall’altro lato, si passa nel foro di lato.
21- Una via della palestra aperta dal mio amico Tonino Mari.
22- Gli spit presenti nel “diedro Mari”
23-25 Arrampicata nella falesia della Ripa Grande
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26- La bellissima faggeta posta alla base della Ripa Grande, un luogo di pace.



LA DIRETTISSIMA AL MONTE BICCO Estiva ed Invernale

ASCENSIONE N. 968 dal 1979

Avendo percorso ormai 11 volte ed in vie diverse la parete Nord del M. Bicco in invernale, 8 volte il canalone Est in invernale ed estiva, 3 volte il facile versante ovest in invernale, 2 volte la rocciosa cresta est dalla Val di Bove in invernale ed estiva, 28 volte la facile cresta nord-ovest in tutte le stagioni e la via escursionistica non so più quante volte, sembrava che il Monte Bicco non avesse più nulla da offrirmi.

Poco tempo fa avevo notato un canalino all’apparenza interessante che saliva tra due torrioni rocciosi nel versante sud-ovest, verso la cima, proprio di fronte alla stazione degli impianti di risalita Jacci di Bicco.

Il 20 aprile 2019 siamo stati ad esplorare il canale ed abbiamo risalito l’intero versante, all’apparenza di scarso interesse alpinistico, su una via nuova, inaspettatamente impegnativa in quanto con difficoltà su roccia e ghiaccio (seppure nella sola parte finale). Credo che il versante possa regalare anche altre simpatiche salite, basta saperle cercare.

La via prevede passaggi su roccia e su ghiaccio (se salita in inverno e primavera) ed è consigliata solo a salitori con esperienza e dotazione alpinistica.

Il versante sud-ovest è già stato da noi risalito in invernale più volte anni fa per una facile via diretta alla cima interamente su pendii innevati generalmente in buone condizioni e su pendenze di 35-45° senza alcuna difficoltà alpinistica che comunque riporto nelle immagini del percorso ora proposto (foto 19-20).

Ricordo che nella parte destra del versante, sopra al canalone che delimita le piste da sci, sono presenti alti torrioni di solido calcare dove da anni è stata allestita una palestra di arrampicata con numerose brevi ma difficili vie su roccia.

Accesso:

Se non c’è neve si risale in auto la strada che da Frontignano di Ussita sale verso il parcheggio del M. Cornaccione – Stazione di arrivo Pian dell’Arco quindi a piedi si prende la strada per Passo Cattivo deviando per la stazione degli impianti di risalita Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi. Ricordo che la strada che prosegue per Passo Cattivo è interdetta alle escursioni (30 minuti).

Altrimenti occorre salire dal piazzale dell’Hotel Felicita per i campi da sci nel canalone nord del M. Cornaccione fino alla stazione di risalita sopra nominata (1 ora).

Descrizione:

Dalla stazione di risalita Jacci di Bicco- Cristo delle Nevi (351812,5 E – 4752874,8 N; 1800 m.) si scende lievemente verso il canalone sud-ovest del Monte Bicco per prendere l’ampio stradone che conduce alla Forcella Passaiola.

Dopo circa 200 metri nel pendio sovrastante si nota un alto pino e poco più in alto un secondo posti sulla verticale di uno stretto canalino-camino che si apre tra due torrioni rocciosi (foto n.19-20).

Si risale sul pendio verso l’imbocco del canalino arrivando alla sua base (352036,3 E – 4753138,9 N; 1915 m.) quindi ci si immette al suo interno che presenta dapprima un ripido scivolo erboso di 50 metri (utile la piccozza) fino ad un verticale camino roccioso (30 minuti dal Cristo delle Nevi).

Si risale il camino di circa 8 metri su roccia sporca di terra ed erba con difficoltà di IV° , per agevolare la ripetizione abbiamo lasciato due chiodi, il primo a destra utile per la sosta ed il secondo a sinistra a metà camino.

Usciti dal camino, facendo attenzione anche ad uno spinosissimo ginepro nano, ci si trova a sinistra un altro alto torrione (foto n. 8) al di sopra del quale sale una cresta rocciosa caratterizzata da piccoli torrioni e salti i in successione che salgono in direzione della cima (foto n.9).

Si traversa nettamente verso sinistra in direzione della sommità del torrione per 50 metri scavalcando un ripido canale ghiaioso per prendere tale cresta.

Ci si impegna per 200 metri sulla cresta risalendo facili risalti rocciosi con passaggi su roccia di I e II° (foto n. 10-11) fino ad un ultimo alto torrione roccioso, ormai in prossimità della cresta nord-ovest (30 minuti).

Aggirando il torrione verso sinistra (352106,1 E – 4753246,4 N; 2005 m.) ci si trova alla base di un ripido canalino esposto a nord che ci ha regalato la sorpresa di essere ancora pieno di neve.

Avendo anche i ramponi nello zaino abbiamo approfittato dell’occasione ed abbiamo risalito il ripido canalino di soli 50 metri ma su ottima neve ancora gelata e con una pendenza di 50°.

Quindi ancora un breve facile tratto di misto ci ha condotto sulla cresta nord-ovest a 50 metri dalla cima del Monte Bicco (30 minuti).

Discesa: Dalla cima del M. Bicco si scende per il normale sentiero escursionistico fino alla stazione di risalita Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi da dove si è partiti per la ripetizione dell’itinerario proposto.

Di seguito le immagini in successione della salita:

1- L’imbocco del canale-camino con il ripido pendio erboso iniziale, Fausto resta nascosto dal ripido pendio, alle spalle la stazione sciistica Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi.
2- Fausto impegnato nel ripido pendio erboso.
3- Il primo tratto del camino roccioso
4 – Fausto all’uscita del camino roccioso.
5 – I campi da sci Jacci di Bicco visti dal canale-camino
6 – Il torrione destro che compone il camino, sullo sfondo la Cima del Redentore.
7 – Dalla sommità del canale-camino si vedono i due pini che crescono alla sua base
8 – Il torrione sinistro posto all’uscita del camino,dalla sua sommità inizia la cresta di salita
9 – La cresta rocciosa di salita nel tratto mediano.
10 – I primi salti della cresta.
11 – Fausto apre la via sui salti mediani della cresta
12 – Il ripido canalino ghiacciato nei pressi della cresta finale
13 – Il canalino a nord, sullo sfondo a sinistra il paese di Ussita.
14 – Fausto ormai al termine delle difficoltà
15 – L’ultimo tratto di misto facile prima della cresta nord-ovest.
16 – La facile cresta nord-ovest che sale dalla Forcella Passaiola.
17 – La parete nord e la cresta nord-ovest del M. Bicco
18 – In cima al M. Bicco, sullo sfondo il M. Cardosa, l’amato monte del nostro amico Bruno a cui non può non andare il nostro ricordo.
19 – I percorsi delle due direttissime, estiva in rosso ed invernale in celeste
20 – Il versante sud-ovest del M. Bicco visto dal Cristo delle Nevi e i due itinerari di salita proposti.
Veduta satellitare dei percorsi proposti
Carta satellitare dei percorsi proposti.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI 20 aprile 2019




VALLE DEL LAGO DI PILATO

ASCENSIONE N. 967 dal 1979

Il 30 marzo 2019 ho percorso la Valle del Lago di Pilato da Foce, di seguito le immagini dell’escursione.

Nella Valle del Lago di Pilato la neve è davvero poca, la siccità sta creando una situazione di rischio.

Alle 9 del mattino nonostante il sole arriva tardi nella conca del Lago la temperatura era già di 13°C per arrivare a 18 °C alle ore 11 anche per assenza di vento in fondovalle.

Le sponde e molti tratti di pendio sia sotto il M. Vettore che sotto il Pizzo del Diavolo sono già libere dalla neve e nella conca intorno non ci sono più di due metri di neve come visibile dalle foto di confronto con gli anni passati.

Gli anni passati ho documentato accumuli anche di 6 metri di neve.

Quando si scioglierà la neve sicuramente non sarà
sufficiente a riempire completamente il lago che quindi sarà già in crisi
idrica fin dalla primavera.

Si spera in future piogge ma è la neve accumulata nella
conca del lago che contribuisce maggiormente al suo riempimento.

La sopravvivenza del Chirocefalo del Marchesoni si fa ogni
anno sempre più a rischio.

Anche oggi strani incontri, sono arrivato alle sponde del lago per primo, intorno alle 10, verso le 11 è arrivato un gruppo di escursionisti con un maledetto cane che ha abbaiato di seguito per due ore senza capirne il motivo, non c’erano pecore o altra gente, non si trova più pace neppure in montagna !!!

Nei pressi del M. Rotondo alle ore 9 del mattino salgo in maglietta e senza ramponi.
Il versante nord del Pizzo del Diavolo con le grandi frane prodotte dal sisma dell’Ottobre 2016
Il versante nord del Gran Gendarme
L’intero versante nord del Pizzo del Diavolo
La Valle del Lago di Pilato con innevamento scarso, emerge a destra la morena del M. Rotondo, sullo sfondo il M.Sibilla.
Il maestoso Gran Gendarme visto dal ghiaione sottostante
La Cima del Lago con scarso innevamento.
Ore 11, il mio orologio lasciato all’aria e all’ombra segna 18°C !!!
Particolare nella Nord di Cima del Lago con i canaloni di salita invernale, in basso due alpinisti si dirigono verso il ghiaione sud della Cime del Redentore, come si è piccoli al cospetto delle montagne
Escursionisti sotto al ghiaione del Gran Gendarme praticamente già senza neve !!!
Alpinisti si dirigono nel canale della Cima del Lago, tra poco scenderanno per le condizioni di neve non idonee per la salita.
Il Castello ed il Canale Maurizi alla sua destra
La sponda ovest del Lago di Pilato già scoperta dalla neve.
Le condizioni di innevamento intorno ai massi a sud del Lago di Pilato il 13 aprile 2013
Le condizioni di innevamento intorno ai massi a sud del Lago di Pilato il 30 marzo 2019, un vero disastro !!
La conca del Lago di Pilato con le sponde già scoperte della neve, si noti il confronto con l’escursionista al centro.
Il ghiaione est del Pizzo del Diavolo, anch’esso praticamente senza neve.
la sponda ovest del primo laghetto, al centro del lago neppure due metri di neve.
Il lago di Pilato il 15 maggio 2017, si noti il masso grigio in primo piano a sinistra, alto circa 1,5 metri ed il mio amico Fausto sopra al masso alto anch’esso circa 1,5 metri caduto con il terremoto dell’Ottobre 2016 al centro del Lago
Il lago di Pilato il 30 marzo 2019, si noti il masso grigio al centro in primo piano e nella stessa direzione più in alto al centro del Lago il masso caduto con il terremoto dell’Ottobre 2016 (poco più che un puntino) della foto precedente, entrambe scoperti dalla neve.
Ore 13.30 il sole già tramonta oltre il Gran Gendarme.
Ore 13.30 il sole già tramonta oltre il Gran Gendarme.
Lo sfiato di pressione dell’acquedotto di Foce, simile ad un geyser, produce un singolare arcobaleno nel pomeriggio quando il sole si abbassa sull’orizzonte, con il freddo della notte invece produce il cumulo di ghiaccio e curiose strutture visibili fino al sopraggiungere del sole.
Arbusto glassato dal “geyser” con il freddo della notte.



MONTE BOVE SUD DAL CANALE DEL PILONE

ASCENSIONE N. 966 dal 1979

Il 23 marzo 2019 dal parcheggio del Monte Cornaccione, a monte di Frontignano, ho raggiunto la cima del Monte Bove Sud risalendo su ottimo ghiaccio in solitaria il Canale del Pilone in Val di Bove già descritto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

Sulla cima del Monte Bove Sud, oltre ad un nutrito gruppo di camosci alla cosiddetta “merigghia” su prato ho incontrato strana gente. Ormai la montagna non è più un posto tranquillo.

Il primo personaggio, salito da solo con gli sci dalla cresta del Passo Cattivo tra l’altro interdetto alle escursioni, è arrivato a pochi metri dalla cima e a 50 metri dal gruppo di camosci a riposo che non ha neppure visto, non mi ha neppure risposto al mio educato saluto, è stato esattamente 30 minuti a giocare con il cellulare senza guardare il panorama e poi è ridisceso con gli sci.

Il secondo incontro è stato un gruppo di 4 ragazzi che giunti alla cima del M. Bove Sud hanno piazzato su un palo portato da loro una bandiera di circa 1,5 x 1 metri, di colore rosso con strisce blu, l’hanno fatta sventolare per 30 minuti anche loro e poi hanno smontato il tutto e se ne sono andati.

Il terzo incontro sono stati due ragazzi che erano discesi dalla cima verso Forca Cervara ma poi, probabilmente trovandosi in difficoltà, sono risaliti in cima, si sono messi seduti appoggiati al muro della stazione della funivia, non si sono detti mai una parola, forse avevano litigato, si sono addormentati e dopo circa un’ora se ne sono andati senza parlare.

Il quarto incontro è stato un ragazzo giunto in cima per primo staccandosi da altri suoi compagni. Senza ramponi e piccozza si stava affacciando nel ripido pendio nord del M. Bove Sud nei pressi della stazione della funivia e io, vedendolo, l’ho avvertito che la neve del pendio era gelatissima, appena ha messo piede sulla neve è scivolato e l’ho preso giusto in tempo per lo zaino bloccando la sua scivolata, non so dove sarebbe arrivato !!!.

Il quinto incontro è stato un gruppo di scialpinisti tutti imbracati con tanto di rinvii, corde e casco, tutti sudati, che, alle 15 del pomeriggio, stavano facendo una esercitazione antivalanga con ARVA e aste cercapersone sul canale che scende tra il versante ovest del M. Bicco ed i campi da sci Jacci di Bicco dove a malapena ci saranno stati due metri di neve.

Dopo questi sconvolgenti incontri riporto di seguito le immagini della salita.

Il tratto terminale del canale del Pilone la cui base è visibile in alto a destra. Sullo sfondo il M. Bove Sud con l’orribile stazione della ex funivia
Il primo sole quasi al termine del canale, in fondo la Val di Bove.
Il versante nord del Monte Bove Sud con la cresta praticamente in condizioni di neve da fine maggio, pendii quasi puliti e assenza di cornici.
Una grande frana prodotta dal sisma dell’Ottobre 2016 sotto alla cresta che collega M. Bicco al M. Bove Sud, a destra il versante ovest del M. Bove Nord praticamente già senza neve.
Il Passo Cattivo con le frane e le conoidi di frana sottostanti prodotte dal sisma dell’Ottobre 2016.
Una parte del folto gruppo di circa 25 camosci al riposo 50 metri sotto alla cresta del M. Bove Sud.
L’uscita del canale Y , sullo sfondo la cresta fino al M. Bicco.
L’uscita del canale Y
La mia ombra e l’ombra della cima del Monte Bove Sud proiettate nella Val di Bove, a destra l’uscita del canale Primavera.
Il ripido versante nord con la orribile stazione della funivia vista dalla cima del Monte Bove Sud. In primo piano il canale Primavera.
Veduta panoramica verso sud del gruppo dei Monti Sibillini.
Veduta panoramica verso Nord, da destra il Pizzo Tre Vescovi, M., Rotondo e Monte Bove Nord
Veduta verso Est, il Pizzo Berro e, a destra, il versante sud del M. Priora praticamente senza neve !!!!
Uno dei cavi di acciaio della vecchia funivia si perde nel vuoto della Val di Bove.
Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla finestra a nord della casetta vicino alla stazione della ex funivia.
Il M. Rotondo con il Fosso La Foce sulla direttiva della cima
La cima del M. Bove Nord con il torrione della Punta Anna o Testa di Scimmia.
Da destra la Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo, il M. Porche ed il M. Vettore
visti dalla finestra a sud della casetta vicino alla stazione della ex funivia
Il penoso stato in cui versa la segnaletica dei Monti Sibillini.



GRAN SASSO – DIRETTISSIMA AL CORNO GRANDE

GRAN SASSO DIRETTISSIMA ALLA CIMA 26 OTTOBRE 2016

Con Fausto in sole un’ora e quarantacinque minuti dal Rifugio di Campo Imperatore siamo saliti al Corno Grande per la Direttissima, senza mai fermarci, tutta di un tiro che solo con Fausto si può fare, abbiamo avuto il piacere di essere i primi della giornata a raggiungere la vetta.

Di seguito le immagini della splendida giornata.

1- Il Corno Grande con la Direttissima che sale sopra la curva del sentiero
2 – 7 Fasi di salita alla Direttissima, ormai da anni senza catene o cavi fissi.
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7 -La rarissima Saxifraga glabella
8 – 13 -Continua la salita
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14 – 19 – A metà Direttissima
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20 – 22 -Gli ultimi passaggi, ormai giunti quasi alla cima
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23- La cima del Corno Grande
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27 – Il Ghiacciaio del Calderone
28- La targa altimetrica della cima del Corno Grande.
29- La cima Orientale
30- Veduta verso Nord con il Pizzo Cefalone a sinistra e il Pizzo d’Intermesoli a destra.
40 – Il raro Cerastium thomasii
41 – 42 -Il Corno Piccolo
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43- Fausto e la Cima Orientale
44- Il Bivacco Bafile
45- La cresta Est.
46- Il PIzzo d’Intermesoli
47- Altri escursionisti salgono dopo di noi.
48- Un Gracchio ci sorveglia da vicino.
49 – Escursionisti sulla Cima Orientale.
50- Il Corno Piccolo visto dalla Sella dei Grilli.
51- La cima del Corno Grande visto dalla Sella dei Grilli.
52- I torrioni del versante Ovest del Corno Grande.
53- Camoscio “in volo” sotto alla Sella dei Grilli.
54 – 55- Il versante Ovest del Corno grande dove sale la Direttissima.
55
56 – Campo Pericoli
57 -Campo Imperatore
58- Il Corno Grande visto dalla Sella del M. Aquila.



CRESTA EST DELLA PESCOLLETTA AL PIZZO TRE VESCOVI

Il 16 febbraio 2019 dalla Pintura di Bolognola abbiamo raggiunto la cima del Pizzo Tre Vescovi salendo per Forcella Bassete e la cresta Est che sovrasta la valle denominata “Pescolletta”, di seguito le immagini della salita.

ASCENSIONE N. 965 dal 1979

Forcella Bassete: il M. Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi ed i miei amici di Fermo, la cresta di salita è quella a sinistra
Il versante Est del Monte Acuto
Il Pizzo Berro e , in primo piano, la cresta sud-est del Pizzo Tre Vescovi.
La forcella sotto al Monte Acuto, sullo sfondo la Valle dell’Ambro e il Monte dell’Ascensione
Il tratto roccioso della forcella, a destra la cresta est del Pizzo Tre Vescovi
Il Monte Priora (Pizzo Regina) ed il Pizzo Berro visti dalla cresta est.
Superata la forcella rocciosa si scopre la “Pescolla” e “Pescolletta” ed il Monte Castel Manardo
L’ardita cima del Monte Acuto, versante sud.
Il M. Priora con la figura denominata “la testa della Regina”
Il ripido canalone Est del Pizzo Tre Vescovi.
Il ripido versante est del Pizzo Tre Vescovi, poco conosciuto
Il m: Acuto a sinistra ed il M. Castel Manardo a destra, al centro la Pintura di Bolognola da dove siamo partiti.
La croce di Pizzo Tre Vescovi
Il Pizzo Berro emerge dalla cornice di cresta.
Il Pizzo Regina emerge da una frastagliata cornice di neve.
La lunga traversata di ritorno verso Forcella Bassete.
Sulla strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno, scomparsa sotto la neve.
Lunghe ombre all’interno del bosco della Valle del Fargno.



IL FAGGIO DI SASSOTETTO

Il 26 gennaio 2019 viste le condizioni di innevamento particolari con molta galaverna, dopo un lungo giro con le ciaspole ho raggiunto il grande faggio di Pizzo di Meta di fronte a Sassotetto, di seguito le immagini della giornata