Il 23 febbraio 2020, in condizioni primaverili per la mancanza di neve ed un fortissimo vento che ha aumentato di potenza durante la giornata, sono salito al Monte Vettore per l’itinerario classico di salita da Forca di Presta per il Rifugio Zilioli con l’intero tracciato senza neve quindi ho raggiunto la cima risalendo il Canale Sud giusto per calpestare un po di neve dura.
Come di consueto ho incontrato gente che saliva con scarponi estivi, tuta e zaino scolastico che pretendeva di scendere al Lago di Pilato credendolo con acqua e senza un minimo di attrezzatura e abbigliamento invernale e gente che alle 12.45 si trovava ancora al M. Vettoretto con l’intenzione di salire al M. Vettore con un vento che aumentava di potenza nonostante le mie raccomandazioni di desistere dalla salita.
Ormai non ho più parole e non mi meravigliano i tanti infortuni che stanno accadendo in questi ultimi anni.
Di seguito le immagini della giornata.
1- Dal Monte Vettoretto verso il Rifugio Zilioli senza calpestare neve.2- La Punta di Prato Pulito e la Cima del lago dalla Forca delle Ciaole con la neve solo sui versanti Nord.3- I versanti Sud delle altre cime dei Monti Sibillini praticamente senza neve.4- La cima del M. vettore con neve solo nel canale Sud.5- Lichene Rhizocarpon geographicum spicca tra i massi alla Forca delle Ciaole.6- La via Maurizi, il canale tra il “Castello” e la Punta Maria al Pizzo del Diavolo in condizioni appena sufficienti per una salita invernale. 7- La Cima del Lago con le uscite dei canali della Nord anch’essi in condizioni minime per le salite invernali.8- Il Pizzo del Diavolo e la Cime del Redentore viste dal canale Sud del M. Vettore.9- La Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago viste dal canale Sud del M. Vettore.10- La Sella o Forca delle Ciaole con il Rifugio Zilioli a destra.11- 12 Dettagli sul Pizzo del Diavolo dalla cima del M. Vettore.12- Il Gran Gendarme con la conca del Lago di Pilato quasi senza neve.13- Veduta d’insieme dalla cima del M. Vettore.14- La cresta di Cima di Pretare anch’essa con pochissima neve.15- Discesa verso la Forca delle Ciaole con vento in aumento che solleva neve dalla cresta della Punta di Prato Pulito.16- Il Pizzo del Diavolo visto dalla Forca delle Ciaole illuminato dal sole di mezzogiorno.17- Giunto al Rifugio Zilioli avevo difficoltà a stare in piedi dal forte vento, come ben visibile nella cresta di fronte.18- L’alta temperatura, 8°C, ed il vento hanno trasformato il sentiero in un ruscello sciogliendo la poca neve laterale e aumentando l’erosione. eppure non ci vorrebbe molto a fare qualche solco di scolo laterale.19- Alle 12,43 escursionisti sul pianoro del M. Vettoretto che, con un fortissimo vento, sono decisi raggiungere la cima del Monte Vettore nonostante i miei tentativi di farli rinunciare alla salita.20- Ranunculus ficaria già in fiore a Forca di Presta
Poi al pomeriggio una sosta ai Piani di Castelluccio:
21- Il Monte Guaidone con due persone appena visibili a sinistra nel Piano Grande….come si è piccoli di fronte alle montagne.22- La Cima del Redentore in versione “maggio” con centinaia di talpe nei prati già uscite dal letargo invernale.23- laghetti del Piano Grande con, intorno, centinaia di buche di talpe.24- Uno dei tanti laghetti primaverili del Piano Grande.
MONTE ARGENTELLA E MONTE PALAZZO BORGHESE Da S. Lorenzo per il canale Ovest.
Anello classico, il 15 febbraio con Federico abbiamo raggiunto in auto la zona del S.Lorenzo dalla Madonna della Cona di Castelluccio e siamo partiti a piedi dalla fonte omonima.
Abbiamo risalito in tratto di bosco in direzione del canale Ovest del Monte Argentella quindi, su neve gelata e continua (avevo visto il canale dal M. Cardosa che era l’unico con neve fino alla cima) abbiamo raggiunto l’antecima ovest del M. Argentella quindi la cima più alta e siamo scesi anche verso il versante Nord per affacciarci sulla ripida parete denominata l’Abbandonata che scende a picco verso il Piano della Gardosa.
Quindi siamo risaliti di nuovo in cima e proseguito la cresta in direzione del Sasso di Palazzo Borghese, abbiamo raggiunto la cima dello scoglio gemello.
Siamo quindi scesi al fianco nord dello scoglio gemello un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese, oggetto già di una nostra salita invernale inedita, per fare delle foto e far provare a Federico una breve ma impegnativa salita su ghiaccio, infatti siamo risaliti su un canalino di neve gelata piuttosto ripido fino alla Sella di M. Palazzo Borghese.
Abbiamo quindi salito la cima del Sasso e quindi del M. Palazzo Borghese quindi siamo scesi dalla cresta in direzione dello scoglio denominato “il cammello” da cui abbiamo preso la “strada imperiale” fino ad intercettare il canale di salita.
Dal canale di salita siamo scesi velocemente scivolando su neve ormai ammorbidita fino ai boschi di San Lorenzo quindi brevemente fino alla fonte omonima.
Di seguito le immagini della giornata.
1- Il canale Ovest del M. Argentella nel tratto iniziale poco sopra al bosco al mattino presto e con forte vento, al sole la zona di San Lorenzo2- A metà canale, sullo sfondo il Monte Prata e il Monte Cardosa.3- Uscita del canale nei pressi dell’antecima Ovest del M. Argentella, sullo sfondo Il M. Palazzo Borghese, il Sasso e il M. Porche4- Innevamento scarso sul plateau sommitale del M. Argentella.5- Salendo verso la cima del M. Argentella si scopre il gruppo del M. Vettore a sinistra e la Cima del Redentore a destra6- Le nostre ombre verso il M. Palazzo Borghese e M.Porche. 7- Scendendo dalla cima del M. Argentella verso l’antecima Nord 8- La ripidissima parete Nord del M. Argentella con la neve solo nel lato Nord mentre il lato Est è completamente pulito, scherzi di questo strano inverno. Nel filo di cresta centrale e nel canalino sinistro sale la nostra via estiva descritta nel mio secondo libro 9- Dimostrazione della verticalità della parete Nord denominata anche “L’abbandonata”. 10- veduta verso Sud, il M. vettore e la conca del Lago di Pilato.11- Forca Viola e la cresta da Quarto S. Lorenzo alla Cima del Redentore.12- Veduta verso Nord, sullo sfondo il M. Porche e l’imponente Sasso di Palazzo Borghese con lo scoglio gemello più piccolo ed il canalino che costeggia la parete salito per la prima volta da noi e descritto nel sito. 13- La Cima Vallelunga e sullo sfondo Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.14- Il M. Sibilla praticamente senza neve.15- La cresta di discesa dal M. Argentella verso il M. Palazzo Borghese e i due scogli gemelli.16- La cima dello scoglio gemello del sasso di Palazzo Borghese completamente squarciato dal terremoto del 206 con ancora un alto pericolo di crolli di massi, sullo sfondo il M. Argentella.17- Il Sasso di Palazzo Borghese con il canalino alla base della parete Sud della nostra via invernale,.17- Il ripido canalino ghiacciato tra i due scogli che abbiamo risalito dopo essere scesi un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese.18- Il tratto più ripido del canalino.19- L’uscita con alle spalle la parete Sud del Sasso di Palazzo Borghese.20- Il tratto risalito delle foto 17-19 visto in verticale dalla cima di Sasso di Palazzo Borghese.21- Il gruppo Sud del Monti Sibillini visto dalla cima di sasso di Palazzo Borghese.22- La martoriata cima del Sasso di palazzo Borghese con massi ancora instabilissimi, sullo sfondo il M. Porche.23- la cima del M. Palazzo Borghese.24- La mia ombra si riflette su un masso della parete Nord di Sasso di Palazzo Borghese, sullo sfondo il sentiero che proviene dalla Fonte dell’Acero. 25- Facili roccette prima della cima di M. Palazzo Borghese, in fondo la sella tra il Sasso (a sinistra) e lo scoglio gemello (a destra)26- Veduta verso Castelluccio ed il Piano Grande in condizioni autunnali o meglio primaverili.27- La valletta tra il M. Argentella e il M. Palazzo Borghese.28- Scogli alla forcella della “Strada imperiale”29- Lo scoglio denominato “il cammello”30- La rapida discesa in scivolata su neve ammorbidita nel canale Ovest risalito al mattino con neve ghiacciata. 31- 32 Steli di Verbascum e Digitalis nella Valle di San Lorenzo3233- Larva di insetti del genere Tricottero nell’acqua della Fonte di San Lorenzo racchiusa in un guscio di sassolini incollati tra loro. 34- Il percorso dell’escursione.
MONTE ACUTO da F. Bassete escursione pomeridiana
Non vorrei essere noioso riproponendo itinerari uguali a poca distanza di tempo ma con questa uscita voglio semplicemente dimostrare come anche lo stesso luogo, in momenti diversi, possa continuare a regalare immagini ed emozioni nuove.
L’escursione l’ho compiuta il pomeriggio del 12 febbraio, la notte successiva alla mia escursione è arrivata una veloce perturbazione da Nord che ha imbiancato i monti e la mattina un forte vento aveva trasformato un luogo autunnale in una fredda giornata invernale.
Da Camerino vedevo lunghi pennacchi di neve sollevata dal forte vento, la cosiddetta “refena”, in quei luoghi che neppure 12 ore prima mi avevano regalato un tiepido pomeriggio.
Di seguito le immagini delle due giornate.
1- Pomeriggio in versione autunnale a Forcella Bassete nel sentiero che sale verso M. Acuto, salgo in maniche di camicia.2- Verso il Monte Acuto3- I canaloni della Nord di Pizzo Regina in ombra anche verso il tramonto sono gli unici che riescono a mantenere la neve di questo strano inverno.4- Zoom sulla cima di Pizzo Regina con la croce.5- Un’ombra raffigurante una testa di un cane si forma al tramonto sul versante Nord di Pizzo Regina.6- Il sole illumina di colori una nuvola di nebbia sulla cima del Monte Acuto7- L’intero versante Nord di Pizzo Regina quasi senza neve.8- Tramonto dietro ala cima di Monte Acuto.9- Scendendo dal M. Acuto verso il tramonto la sua ombra è giunta a Forcella Bassete.10- La Pescolletta si sta immergendo nell’ombra11- Luci ed ombre alla Forcella Bassete, sullo sfondo il Pizzo ed il Poggio della Croce.12- Cambiando posizione il sole è sceso sull’orizzonte lungo la cresta Nord del Monte Acuto.13- Al tramonto già iniziano ad addensarsi minacciose nuvole, preludio di una notte di bufera. 14- Ultimo raggio di sole sugli ultimi faggi della Valle del Fargno.15- Rami contorti di faggio sulla strada del ritorno.
13 febbraio 2020 veduta da Camerino dopo una notte di bufera di vento e neve in quota oltre i 1000 metri.
16- Il M Cacamillo in primo piano e il Pizzo Regina sullo sfondo con colonne di neve fresca sollevate dal vento alte anche 100 metri sulla cresta.17- Il M. Rotondo sulla destra con una colonna di neve alta forse anche 200 metri.
ASCENSIONE N.1000 MONTE CARDOSA
Finalmente l’8 febbraio 2020 ho effettuato la mia millesima ascensione sui Monti Sibillini.
Molti mi hanno chiesto come ho fatto a ricordare che ho effettuato 1000 ascensioni solo sui Monti Sibillini, facile le ho scritte tutte, dal 1979 fino ad oggi e lo dimostro mettendo le pagine più significative del mio diario.
1- La prima pagina del mio diario delle escursioni2- La pagina del 20° anno di attività (ridotta per motivi di lavoro e familiari)3- La pagina del 40° anno di attività
SALITA:
Insieme ai miei amici abbiamo raggiunto in auto la frazione di Nocelleto (o più precisamente Cà Bartolo) di Castelsantangelo sul Nera o meglio quel che ne rimane essendo stato distrutto dal terremoto dell’Ottobre 2016 e siamo saliti per la Valle di Varogna che si innalza alla base del versante Sud di Monte Cardosa, dove si è verificato proprio l’epicentro del terremoto della sera del 26 ottobre 2016, seguendo il sentiero n. 255 (o n.24 in un’altra cartina del Parco dei Monti Sibillini ???) fino alla Fonte del Basto, da qui per strada sterrata fino a Poggio Cavolese dove poi liberamente senza tracciato per tratti alberati e per ripido pendio erboso abbiamo risalito il versante Sud-ovest di Monte Cardosa fino alla croce di cima a quota 1818 m.
La salita, compiuta tranquillamente in meno di 3 ore, è facile ed adatta a tutti anche se presenta comunque un dislivello totale da non sottovalutare di circa 1000 metri.
In cima, da cui si può splendidamente ammirare tutto il versante Ovest della catena dei Monti Sibillini, abbiamo ricordato il nostro amico Bruno prematuramente scomparso nel 2017 che era legato particolarmente a questa cima e anche per questo motivo è stata scelta per la millesima ascensione e quindi abbiamo brindato tutti con spumante.
Giornata calda, nei prati sommitali ad oltre 1500 metri già erano fioriti i Pie di gallo (Eranthis hyemalis), i bucaneve ai margini del bosco (galanthus nivalis) e tra le rocce girovagavano delle lucertole.
Per la discesa abbiamo ripercorso lo stesso itinerario.
I Monti Sibillini versano in una situazione davvero incredibile, mai vista, i versanti Sud sono praticamente puliti dalla neve.
L’innevamento è talmente irrilevante che non c’è un canalone che sia in condizioni da permettere una salita invernale totalmente su ghiaccio.
Al ritorno ci siamo fermati poi a pranzo dal nostro amico Tonino del Ristorante “la Filanda” di Visso dove abbiamo festeggiato con tanto di torta.
4- La Cà Bartolo e sullo sfondo la zona del Passo Cattivo.5- Il pendio erboso sommitale del Monte Cardosa6- Arrivati quasi in cima.7- Rocce della cresta e sullo sfondo i Monti Sibillini dal Monte Bove Sud al M. Palazzo Borghese.8- Veduta dalla cima di M. Cardosa verso Nord con Camerino e il M. San Vicino.9- Foto di gruppo sulla croce di vetta. 10- La cima del M. Cardosa, nelle mani una foto di mio nonno, una foto di Bruno e le mie montagne alle spalle, da destra la Croce del M. Rotondo, il M. Rotondo, La Croce di M. Bove più in basso ed il M. Bove Nord nel margine. 11- L’altra parte della catena dei Monti Sibillini, il passo Cattivo a sinistra della croce, alla mia destra il M. Porche, M. Palazzo Borghese, M. Argentella quindi il gruppo della Cima del Redentore.12- Si brinda a spumante.13- Il riposo del guerriero (non sono io ubriaco !!!!).14- Il Piè di Gallo fiorito ( Eranthis hyemalis)15- Un bucaneve (galanthus nivalis) che sta facendo la sua parte, come dice il suo nome comune.16- Pranzo al Ristorante “La Filanda” di Visso.17- La torta delle 1000 ascensioni.18- Il regalo alla carriera dei miei amici, la “piccozza nella roccia”
ALBUM DEI RICORDI
1000 ascensioni solo sul gruppo dei Monti Sibillini (e qualche altre centinaia in altri gruppi montuosi) sono davvero tante, in 40 anni ho trascorso quasi tre anni sulle mie montagne , ho girato il gruppo montuoso, lungo appena 30 chilometri, in lungo ed in largo ed in altezza, da tutti i versanti ed in tutte le stagioni e ho trascorso tantissimi momenti indimenticabili e per fortuna, pochi difficili e che comunque fanno parte del gioco e della statistica, mi sono accorto che la mia esperienza è rimasta in qualche modo nella storia del gruppo montuoso, due libri all’attivo e un sito internet dedicato con apertura di diverse decine di nuove vie alpinistiche e nuovi itinerari escursionistici inediti nella bibliografia dei Monti Sibillini, questa è la mia storia fino ad oggi.
Sfogliando dei vecchi album di fotografie ho trovato delle immagini di alcune delle mie prime ascensioni che allego anche se piuttosto scolorite
Alcune delle foto o diapositive più significative le avevo già pubblicate nel mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011.
4 – 5 La prima escursione al Pizzo Regina e Pizzo Berro con mio fratello e mio padre (dietro alla fotocamera)6 – 7 La prima escursione al Lago di Pilato e la prima arrampicata alla via Bafile al Pizzo del Diavolo8- La prima invernale al M. Sibilla e Cima Vallelunga.9- La prima arrampicata alla Punta Anna – M. Bove Nord10- L’apertura della nostra via su roccia della cengia al Sasso di Palazzo Borghese.11- La prima salita estiva alla via della Pera al M. Bove Nord.12- La prima invernale per la cresta Est del Monte Acuto13- La prima invernale all’imbuto Nord del Monte Vettore14- La prima invernale al Canalino Primavera al M. Bove Sud.15- La prima ascensione alla via del Canalino – Versante Sud-ovest del M. Vettore nel tratto attrezzato.16- La prima invernale alla parete Nord del M. Acuto17- La prima invernale al Canale Maurizi al M. Bicco18- La prima escursione all’Infernaccetto dell’Ambro19- La prima escursione al Laghetto di M.Palazzo Borghese.20 – 21 La prima invernale al Pizzo Tre Vescovi e meritato riposo sulla testa del Gran Gendarme al Pizzo del Diavolo. La nostra via invernale alla parete Nord di Cima Acquario – valle del Fargno.
E per concludere, un ricordo :
a mio nonno Angelo che mi ha fatto conoscere queste meravigliose montagne
al nostro amico Bruno.
Un saluto alle mie figlie Beatrice e Miriana, a mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea che non hanno potuto partecipare alla festa.
Un grazie per la bellissima giornata a:
mia moglie Cristina
e ai miei fantastici amici:
Fausto
Stefano
Monica
Federico
Carlo
Marco
Veronica
Tony
Davide
Alicia
Angelo
Massimo
LA GOULOTTE-CASCATA DELLO SCOGLIO DEL MONTONE
ASCENSIONE N. 999 dal 1979
L’assenza di neve e le condizioni di freddo intenso di questo strano inverno 2019-2020 hanno contribuito a formare la, anche se breve, bellissima goulotte-cascata del canale destro orografico dello Scoglio del Montone al versante Nord-ovest del Monte Castel Manardo. Erano diversi anni che non si osservavano tutti i diversi saltini rocciosi dell’intero canale ricoperti di ghiaccio in quanto generalmente la neve che si accumula nel suo interno lascia scoperti solo i salti verticali più alti rivestiti di ghiaccio di colata.
Il primo salto in basso era praticamente scoperto dal ghiaccio per la carenza idrica delle sorgenti montane poi i salti successivi, alti 8-10 metri invece presentavano una buona copertura di ghiaccio di spessore di anche 30-50 centimetri, ottime condizioni per i cascatisti.
Il canale è stato già salito da noi molti anni fa e la descrizione è riportata nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” a pagina 86.
Il 16 gennaio 2020, di pomeriggio per avere maggiore luce nel versante, sono andato a vedere da vicino la bellissima, anche se breve, colata di ghiaccio.
Di seguito le immagini della mia 999′ ascensione nei Monti Sibillini.
1- Il canale destro dello Scoglio del Montone con la colata di ghiaccio interna.2- La colata di ghiaccio con i due salti verticali.3- La Valle di Bolognola vista dal bordo del canale.4- Lingue di ripida neve permettono di addentrarsi nel canale, la cascata più in alto vista di lato.5- La cascata più in alto vista dalla sua base.6- La cascata mediana vista dalla sua base.7- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi a sinistra.8- La colata di ghiaccio vista dalla base del canale.9- La cascata più in alto vista da sopra la cascata mediana.10- Il primo salto in fondo al canale, non ricoperto di ghiaccio.11- Ghiaccioli a sinistra nella foto n.1012- L’intera colata vista da sopra il primo salto.13- Il canale con la colata di ghiaccio e le lingue di neve al lato destro che permettono di addentrarsi, visto dalla sua base, a destra lo Scoglio del Montone.14- Lo scoglio del Montone ed l sole che stra tramontando dietro al Monte Acuto.15- Cristalli di brina ricristallizzati sopra alla neve gelata.16- Lo Scoglio del Montone , versante Nord, con una piccola cascatina gelata a sinistra e una piccola grotta a destra.17- Il sole ormai è sceso dietro al Monte Acuto.
PIZZO TRE VESCOVI salita per i canali Nord, discesa per Forcella Angagnola.
ASCENSIONE N. 998 dal 1979
Il 12 gennaio 2020 con Stefano abbiamo percorso il classico anello Pintura di Bolognola – Strada del Fargno – Canale Nord di Pizzo Tre Vescovi – P. Tre Vescovi – Forcella Angagnola e ridiscesa per Rifugio del Fargno e la strada.
Anche in questa occasione ci siamo imbattuti in neve ormai trasformata in vetrato, durissima e pericolosa.
Ci siamo ancora imbattuti in gente che sale in montagna SENZA RAMPONI E PICCOZZE e con scarponcini da trekking estivo.
La salita del canale Nord di Pizzo Tre Vescovi ci ha impegnato, non certo per il dislivello e la pendenza ma per la consistenza della neve, nonostante la nostra esperienza, anche se non in cordata, siamo praticamente saliti frontalmente in piolet traction martellando di forza per far entrare le becche delle due piccozze e ramponi di punta sul ghiaccio anche su terreno che per la sua pendenza, massima di 40°, non lo avrebbe certamente richiesto.
Solo pochi centimetri di acciaio ci tenevano aggrappati al ghiaccio.
Se non avessimo affrontato in questo modo la salita, una eventuale scivolata ci avrebbe portato in pochi secondi fino alle sorgenti del Fiastrone poste 400 metri più in basso, senza immaginare le conseguenze.
La discesa verso Forcella Angagnola ci ha poi regalato la visione di immagini particolari con le nebbia che nel frattempo aveva riempito la valle dell’Ambro.
Di seguito le immagini della giornata.
1- Colata di ghiaccio sulle pareti della strada sotto a M. Acuto2- salita del canale Nord di Pizzo Tre Vescovi.3- Momento di riposo durante l’impegnativa salita, piccozze di becca e ramponi di punta, solo pochi centimetri di acciaio ti tengono aggrappati al ghiaccio.4- Ormai raggiunta la cresta le difficoltà terminano, a sinistra il M. Acuto5- Sulla cresta scopriamo la Valle dell’Ambro ricoperta di nebbia, sullo sfondo il Pizzo Regina.6- Il M. Acuto e sullo sfondo il M. Castel Manardo parzialmente ricoperto di nebbia.7- 8 Il sottoscritto durante la salita verso il Pizzo Tre Vescovi (ph. S. Ciocchetti)89- Man mano che saliamo verso la cima di Pizzo Te Vescovi sale anche la nebbia10- La nebbia che ha riempito la Valle dell’Ambro tracima verso la Val di Panico11- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro visti dalla Cima di Pizzo Tre Vescovi.12- Cristalli di ghiaccio in cresta13- Massi posti sulla cresta che scende dalla cima di Pizzo Tre vescovi verso Forcella Angagnola.14- Ci immergiamo nella nebbia nella cresta di Forcella Angagnola, la poca neve è presente solo nel versante Nord-est.16- Il Pizzo Tre vescovi con la cresta discesa visto da Forcella Angagnola.17- L’antecima Nord di Pizzo Berro vista da Forcella Angagnola, abbiamo scavalcato la nebbia.18- Il Pizzo Regina emerge maestoso dalla nebbia posta pochi metri sotto ai nostri piedi.19- Gloria solare dalla cima che sovrasta Forcella Angagnola.20- Stefano sulla cima che sovrasta Forcella Angagnola scoperta dalla nebbia per pochi metri.21- Il sottoscritto nella stessa posizione della foto 20 (ph. S. Ciocchetti)22- Riprendiamo il cammino verso il Rifugio del Fargno, Stefano contornato dalla nebbia che si riversa verso la Val di Panico.
GIRO DEL MONTE CASTEL MANARDO Da M. Berro per il canale Sud-est – discesa per Forcella Bassete.
ASCENSIONE N. 997 dal 1979
Il 31 dicembre 2019 con Carlo abbiamo compiuto una ascensione classica, dalla Pintura di Bolognola fino al Monte Berro per la strada sterrata quindi siamo saliti verso la costruzione della captazione dell’acquedotto a monte del Casale Grascette ed il canale Sud-est del Monte Castel Manardo fino alla sua cima.
Siamo infine discesi per la cresta dello Scoglio del Montone fino a Forcella Bassete quindi per la strada del Fargno fino alla Pintura.
Temperature superiori alla media del periodo in quota e la poca neve presente trasformata in ghiaccio a tratti vetroso caratterizzano questo anomalo inverno del 2019-2020.
Di seguito le immagini della giornata.
1- I prati leggermente imbiancati che salgono verso il M. Castel Manardo tra il M. Berro ed il M. Amandola2- Filo d’erba glassato dalla galaverna.3- L’inizio del canale che conduce alla captazione dell’acquedotto con la luce radente del mattino presto.4- Le nostre ombre sulla sponda del canale5- L’inizio del canale, in alto a destra il M. Amandola con la traccia della strada sterrata.6- Salendo verso il M. Castel Manardo, iniziano ad apparire il Pizzo Regina a sinistra, il Pizzo Berro al centro ed il Pizzo Tre Vescovi a destra.7- Veduta verso sud con il Corno Grande ed il gruppo del Gran Sasso, la Maiella sullo sfondo8- Il canale sud-est del M. Castel Manardo che, dalla strada, mantiene una sottile striscia di neve che ci ha permesso di raggiungere facilmente la cima, alle spalle Il Pizzo e la valle dell”Ambro.9- Da sinistra il Pizzo Regina, Pizzo Berro, Pizzo Tre Vescovi e M. Acuto.10- Sulla cima del M. Castel Manardo, il M. Rotondo sullo sfondo a destra11- Il plateau sommitale tra la cima del M. Castel Manardo e lo Scoglio del Montone con la neve talmente gelata che non riuscivano a lasciare traccia.12- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete (nascosta), sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi ed il M. Acuto. che sembrano collegati con la stessa cresta in primo piano.13- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete con una spruzzata di neve solo sul versante Nord, gli anni passati grosse cornici di neve rendevano impegnativa questa discesa.
LA GROTTA DEL MACINICCIO
ASCENSIONE N. 995 dal 1979
Su richiesta di alcuni amici appassionati che non riuscivano a trovare tale grotta riporto la descrizione dell’itinerario per raggiungerla.
La Grotta del Maciniccio si apre in un banco di conglomerato all’interno di un bosco nel basso versante Ovest del Pizzo di Chioggia, a monte di Acquacanina, tra le zone denominate Cordelago e Piano della Fonte, ad una quota di 1030 metri. E’ una delle poche grotte riportate nella cartografia dei Monti Sibillini.
Le altre grotte indicate nella cartografia ufficiale sono la famosa Grotta delle Fate sulla sommità del Monte Sibilla, la Grotta dei Frati nella Valle del Fiastrone e la Grotta Bivacco sotto al Gran Gendarme nei pressi del Lago di Pilato, i cui itinerari di raggiungimento sono conosciutissimi e descritti nella bibliografia dei Monti Sibillini.
In alcune carte è indicata anche la Grotta del Diavolo nel versante Nord della Croce di Monte Bove raggiungibile però sono alpinisticamente.
Le altre grotte indicate nella cartografia ma il cui itinerario di raggiungimento non è descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini sono:
la Grotta delle Fate all’Aia della Regina, nel versante Sud- est del Monte Vettore, il cui itinerario di raggiungimento è descritto nel mio libro : IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI a pagina 56;
La Grotta dello Scortico nella Valle di Rio Sacro, il cui itinerario di raggiungimento è descritto nel mio libro : IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI a pagina 13.
La Grotta del Maciniccio a monte di Acquacanina il cui itinerario di raggiungimento è descritto di seguito.
Molte altre grotte, quali ad esempio le due Grotte dell’Orso nella zona di Bolognola, la Grotta Boccalarga nella Valle dell’Acqua Gilarda, le Grotte di Casali, la Grotta di Vallelunga ecc., sono presenti nei Monti Sibillini e le più ampie o le più caratteristiche sono descritte nelle mie pubblicazioni di questo sito anche se non riportate sia nella cartografia che nella bibliografia dei Monti Sibillini.
DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO:
Accesso:
Si raggiunge in auto Fiastra quindi percorrendo la strada che la congiunge con Bolognola si attraversa il comune di Acquacanina costituito da diverse frazioni, giunti al capoluogo Piè di Colle si passa di fronte alla Chiesa di Santa Maria del Vallone, infossata sulla sinistra, si continua per Campicino quindi Oppio e proseguendo si raggiunge la fontana a 4 cannelle famosa per le sue qualità diuretiche, poco prima della frazione di Vallecanto.
Poco prima della fontana si trova l’incrocio che sale per Santa Maria Maddalena- Piani del Ragnolo.
Si prosegue in salita per circa 3 chilometri, si giunge in un pianoro erboso con al lato destro della strada una mulattiera che conduce in 50 metri alla Fonte dello Stinco, si prosegue sempre su strada asfaltata per altri 1,5 chilometri fino ad un doppio tornante, quindi ci si trova su una lunga diretta in lieve costante salita. Dopo circa 200 metri dall’ultimo tornante si parcheggia sul lato della strada.
Descrizione:
Dalla strada si sale il pendio sovrastante senza tracciato facendosi largo tra arbusti fino a raggiungere a sommità del pendio dove si trova una costruzione in muratura che costituisce una captazione di acquedotto con, poco distante, un vecchio fontanile ormai in disuso (352511,5 E – 4765691,5 N; 1085 m.).
Dal fontanile si scende circa 50 metri verso Nord e si intercetta una traccia di sentiero che si infila in diagonale in lieve discesa nel vallone boscoso. Nel prato del versante opposto si nota una traccia di sentiero che prosegue e che inganna a scendere ulteriormente invece bisogna mantenersi più alti di esso. Noi infatti, come visibile sulla traccia GPS, abbiamo seguito la traccia più bassa ma poi siamo stati costretti ad una faticosa risalita dello stretto fosso fino alla grotta.
In 15 minuti si raggiunge il fondo del vallone boscoso in corrispondenza di una zona caratterizzata da banchi di conglomerato rossastro.
Al centro del fosso, sopra alla traccia di sentiero, su una parete di conglomerato si apre la Grotta del Maciniccio ( 352787 E – 4766155 N; 1030 m. ), la cavità è piccola, in parte anche crollata di recente forse dopo il terremoto del 2016, profonda 4 metri ed alta 2 con una seconda cavità più piccola laterale ma rappresentava un ottimo rifugio in caso di maltempo per i vecchi pastori che frequentavano quel versante della montagna ormai abbandonato da decenni.
Ritorno: Stesso itinerario
Commento di Manuel
recentemente, in una mattinata autunnale in cui avevo tempo solo per una camminata non troppo lunga, ne ho approfittato per andare a cercare questa grotta. Al contrario di voi sono stato più fortunato, imbroccando subito la traccia giusta e senza finire troppo in basso come vi è capitato. Dopo aver raggiunto la grotta, ho proseguito al di sopra di essa constatando come in realtà, la prima volta che ci si va, sia più facile riuscire a trovarla arrivandoci da sopra. Pertanto mi sentirei di consigliare anche il seguente percorso alternativo:
in auto, completare il tratto rettilineo di strada in lieve salita, menzionato sopra, fino a raggiungere un tornante dove si incrocia una strada sterrata (che conduce verso l’abitato di Podalla). Lì è presente un ampio slargo dove è possibile lasciare l’auto. Procedendo a ritroso rispetto alla direzione da cui si è arrivati con l’auto, a destra si imbocca il vallone (che sulle carte non ha nome) dove più in basso inizia il fosso in cui si trova la grotta. Si procederà inizialmente su un campo in lieve discesa. Al termine del campo inizia a delinearsi il fosso, prima in maniera appena accennata poi via via sempre più marcato man mano che si scende. Conviene appena possibile portarsi alla sua destra (rispetto alla direzione di discesa), e procedere al fianco di esso avendolo dunque sempre a sinistra. Si procede in spazi aperti e dunque fin lì è facile orientarsi. Non appena si giunge al limitare del bosco (sempre con il fosso alla propria sinistra), ci troveremo davanti una scarpatina dove si potrà notare una traccia di sentiero che scende. La grotta si trova proprio lì sotto, ad una ventina di metri. A quel punto, dopo aver visitato la grotta, si può proseguire per la traccia di sentiero descritta nell’itinerario sopra (che in direzione contraria presenta il vantaggio di minor rischio di errore) e, passando per il vecchio fontanile e la presa d’acqua, risalire alla macchina completando così un percorso ad anello.
Grazie per il contributo Manuel
1- La captazione dell’acquedotto2- La vecchia fontana nei pressi della captazione visibile a destra tra Stefano e Fausto.3- La Grotta del Maciniccio3- La grotta a sinistra e la seconda cavità più piccola a destra5- La traccia di sentiero all’interno del fosso, la grotta si intravede a sinistra di Federico, sul margine sinistro in basso si nota la breccia franata di recente dalla parete di conglomerato dove si apre la grotta.6- La traccia di sentiero all’interno del bosco che riporta verso la captazione.7- pianta satellitare del percorso proposto.8- Traccia GPS del percorso effettuato da noi per il raggiungimento della Grotta, la parte più in basso va evitata per non scendere troppo nel fosso.
IL CANALE NORD DI CIMA BASSETE
ASCENSIONE N. 996 dal 1979
Il 27 dicembre 2019, nell’unica giornata di maltempo e fredda tramontana di fine dicembre, andando alla disperata ricerca di un canale innevato per far provare al nostro nuovo amico Federico una facile e didattica salita su ghiaccio abbiamo risalito il Canale Nord di Cima Bassete (non riportata sulle carte e posta sulla cresta tra Forcella Bassete e Cima Acquario, anch’essa non riportata in cartografia, e che prosegue fino a Monte Acuto), nella Valle del Fargno, non riportato sulla bibliografia dei Monti Sibillini.
Il facilissimo canale, già risalito da me e i miei amici alcune decine di volte nei decenni passati, è posto tra il canale n.3 ed il n.4 descritti nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI Pag. 86-87, era l’unico che presentava una seppur sottile ma quasi continua striscia di ottima neve ghiacciata.
Il canale, per la sua brevità e facilità lo abbiamo spesso usato gli inverni passati per effettuare anche la rapida discesa da Forcella Bassete anziché scendere dal canale della fontana.
Il canale si raggiunge dalla Pintura di Bolognola percorrendo la strada, chiusa in inverno, per il Rifugio del Fargno.
Dopo circa 2 chilometri dalla Pintura, usciti dal bosco e superato il grande scoglio tagliato dalla strada, si raggiunge la Fontana posta sulla verticale di Forcella Bassete. Si continua sulla strada per altri 200 metri fino ad arrivare alla base del canale, il più incassato del versante, 200 metri prima dell’attacco al versante Nord di Cima Acquario (Vedi IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI Pag. 86-87)
Si risale lo stretto canale su pendii di 30-40° fino al suo termine che, quest’anno per la mancanza di neve, presentava un ripido tratto di misto di 45°.
La facile salita invernale del canale è consigliata a chi si vuole cimentare con le prime salite alpinistiche su ghiaccio.
Terminato il canale si raggiunge a destra la Cima Acquario da cui si può proseguire per il Monte Acuto.
Dirigendosi invece a sinistra si raggiunge Cima Bassete da cui si scende a Forcella Bassete da cui, percorrendo l’ampio canale sottostante, si raggiunge la fontana presente sulla strada.
La salita del canale in questo particolare periodo è stata interessante in quanto le particolari condizioni di innevamento e gelo lo avevano trasformato in un ripido scivolo ghiacciato dove entravano a malapena le punte dei ramponi e le becche delle piccozze, per questo motivo e per addestramento del nostro nuovo compagno siamo saliti in cordata.
Le particolari condizioni di innevamento e gelo hanno trasformato in questi giorni le montagne in severi e pericolosi ambienti, non sono stati pochi infatti gli infortuni e i recuperi da parte del soccorso alpino di escursionisti in difficoltà illusi dalle condizioni quasi estive della montagna.
Abbiamo documentato infatti nell’uscita fatta alla Valle Orteccia (vedi reportage post-terremoto ascensione n. 992) gente che va in montagna con scarpette da calcetto, senza ramponi e senza le dovute informazioni e precauzioni e soprattutto senza avere l’umiltà di decidere una eventuale ritirata.
Poi non ci lamentiamo se accadono incidenti in montagna.
Di seguito le immagini della facile salita su ghiaccio.
1- Io salgo il primo tiro, pianto anche un fittone da neve, in basso la strada Pintura Bolognola-Rifugio del Fargno2- Arriva Fausto, notare che a causa del duro ghiaccio entrano solo le punte dei ramponi e le becche delle piccozze.3- Stefano apre i tiri superiori4- Federico sale da secondo.5- A metà canale arriva anche nebbia e nevischio.6- Io curo la “regia” e chiudo la “strana” cordata a quattro (non imitateci), la strada è sempre più in basso.7 – 8 La parte terminale del canale.89- Verso l’uscita del canale su pendio sempre più ripido.10 – 11 L’ultimo lembo di ghiaccio poi uscita su ripido misto.1112- Il canale visto dal suo termine13- L’uscita dal canale con l’ultimo punto di sosta.14- Il pendio finale.15- L’uscita nei pressi di Cima Acquario, a sinistra.16- La Valle del Fargno vista dalla Pintura di Bolognola con il canale di salita e la discesa da Forcella Bassete (in verde).
VAL DI PANICO – FORCA CERVARA
ASCENSIONE N. 994 dal 1979
Il 14 Dicembre 2019, con Fausto, Stefano e Federico, partendo da Casali di Ussita che abbiamo raggiunto in auto richiedendo apposita autorizzazione, abbiamo risalito tutta la Val di Panico. Nella valle si alternavano tratti di neve fresca accumulata dal vento con tratti di neve precedente ghiacciata. Nel pendio sotto a Forca Cervara (o Forcella della neve) abbiamo trovato la odiosissima neve non compattata ma con crosta superficiale ghiacciata che si sfondava ad ogni passo. Per fortuna ci siamo alternati nella traccia e alla fine, con non poca fatica, siamo riusciti a raggiungere la Forcella ma poi per il forte vento abbiamo deciso di non proseguire per altra meta
Di seguito le immagini della bellissima giornata invernale.
1-La parete Nord del Monte Bove Nord.2- La parete Est del Monte Bove Nord3- La parete Est del Monte Bove Nord dove spicca la Punta Anna o Testa di Scimmia4- Il versante Sud-Ovest del Monte Rotondo con alte colonne di neve fresca sollevata dal forte vento in quota.5- La testata della Val di Panico con le pareti del Monte Bove Sud.6- Fasi si salita in Val di Panico7- Il versante Ovest del Pizzo Berro.8- La poca neve lascia scoperte ancora piante secche di Gentiana lutea.9- Il versante Ovest del Pizzo Tre Vescovi con l’ultimo lembo di bosco della Val di Panico.10-. Giunti alla testata della Val di Panico il sole sta sorgendo adesso, ore 9,30.11- La testata della Val di Panico con la cascata “Torre di Luna” ancora non in piena condizione invernale.12- La cascata “Torre di luna”13 – 14 – 15 Ci dirigiamo verso la Forca Cervara nella magia della neve fresca141516 – 17 Salendo verso Forca Cervara ci confrontiamo anche con il forte vento di quota.1718- Finalmente, con non poca fatica, arriviamo a Forca Cervara19- Il versante Ovest del Pizzo Berro20 – 21 Il versante Est del Monte Bove Sud.2122 – 23 – 24 Le nostre ombre si riflettono sulla neve grazie al sole di metà dicembre molto basso sull’orizzonte durante la discesa in Val di Panico.2324