CIMA VALLELUNGA, RISALITA DELLA CRESTA NORD-OVEST E VARIANTI DI SALITA

Itinerario inedito ed impegnativo per la lunghezza del percorso, permette di salire la Cima Vallelunga dalla cresta nord-ovest che scende verso la Valle Lunga.

L’itinerario è stato aperto il 25 settembre 2016.

            Essendo
l’itinerario più lungo per raggiungere tale cima non risulta tracciato, non
sono presenti ne sentieri di avvicinamento ne sentiero di salita in quanto al
di fuori dei normali percorsi escursionistici proposti dalle guide ufficiali
dei Monti Sibillini. 

            La cresta presenta
a circa 2/3 della salita un interessante tratto roccioso facilmente superabile
con passaggi di I° grado su roccia.          

Inoltre sono state
proposte altre due impegnative varianti di salita effettuate anni fa ed
anch’esse interessanti perché risalgono il versante nord-ovest e nord di Cima
Vallelunga che rimangono i versanti più distanti da raggiungere e senza altri
itinerari descritti in bibliografia.

Accesso:

La salita alla cresta
nord-ovest di Cima Vallelunga e la variante I prevede come base di partenza Monte
Prata raggiungibile in auto e quindi a piedi per strada sterrata chiusa al
traffico veicolare si raggiunge la Fonte della Giumenta.

La variante II prevede un più lungo accesso con inizio dal parcheggio di Valleria, base di partenza per le escursioni all’Infernaccio e alla Valle del Tenna.

1- In ombra la cresta nord-ovest di Cima Vallelunga oggetto della salita descritta, a sinistra il Monte Priora, visti dalla Valle Lunga.

Avvicinamento per la cresta
nord-ovest e I° variante:  

Dal parcheggio di Monte
Prata si prende la strada sterrata per Fonte della Giumenta (40 minuti).

Dalla fontana si prosegue
per il sentiero classico di salita al M. Porche, dopo circa 20 minuti, raggiunta
la prima sella erbosa (354895,8 E – 4748757 N; 1990 m.), si lascia il sentiero
che si dirige verso destra nel pendio del versante ovest sottostante la cima di
M. Porche e si prende una esile traccia dapprima in lieve salita che attraversa
ripidi pendii erbosi poi sassosi e poi si dirige in piano in direzione della
sella tra M. Porche e Cima di Vallinfante a quota 2030 m che si raggiunge in
15 minuti dove si scopre la Valle Lunga. (355021,7 E – 4749031,3 N; 2040 m.),

Dalla sella si scende
nella valletta sottostante fino alla confluenza con la Valle Lunga in
prossimità di una strettoia rocciosa (355335,8 E – 4749530 N: 1940 m.) da cui
parte l’itinerario n.9 già descritto.

Quindi si prosegue in
discesa su terreno ghiaioso fino a raggiungere il fondo della Valle Lunga.

Si prosegue sempre in
discesa per tutta la valle e in un’ora si raggiungere la base della cresta
nord-est di Cima Vallelunga in corrispondenza di alte formazioni rocciose sulla
destra al limite del bosco sottostante (355593,5 E – 4750941 N: 1550 m.; foto
n.14).

Descrizione salita per la cresta
nord-ovest :

            Dalla
base del primo torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta
nord-ovest di Cima di Vallelunga (foto n.. 14 – 16 ), ci si innalza su ripido
pendio erboso alla sua destra fino alla sua sommità.

            Si
prosegue quindi sul filo di cresta superando la sommità rocciosa di un secondo
spuntone roccioso.

            Si
continua in costante e ripida salita fino ad intercettare un tracciato in piano
che proviene dal Casale della Sibilla e si perde nei pendii alla vostra destra
verso la Valle Lunga (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2).

            Proseguendo
in salita, in circa 45 minuti si raggiunge una sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta oltre la quale il pendio si fa meno ripido
(foto n.3 -4).

            Proseguendo
sempre si facile cresta erbosa (foto n. 16) in altri 20 minuti si raggiunge il
tratto più impegnativo della salita, caratterizzato da tre verticali salti
rocciosi (356358,3 E – 4750424,5 N; 2075 m.; foto n. 5)

            Si
superano i tre salti direttamente sul filo di cresta con ripidi passaggi su roccia
di I° grado (foto n. 6 -9) quindi per facile cresta erbosa meno ripida, in
altri 30 minuti, si raggiunge la Cima Vallelunga a quota m. 2221.

Descrizione salita per la I° variante
:

            Questa variante, salita molti anni fa, è più impegnativa del
primo itinerario descritto ed è consigliata solo ad escursionisti esperti.

Dalla base del primo
torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta nord-ovest di Cima di Vallelunga
(foto n.. 14 – 16 ), ci si porta ancora a sinistra verso il bosco fino a
superare la sua base.

Qui si inizia una
ripidissima traversata in salita verso sinistra costeggiando il torrione e poi
dirigendosi verso una crestina rocciosa molto lunga che si scavalca (355939,5 E
– 4751089 N; 1735 m.).

Si continua sempre il salita verso
sinistra passando alla base di un tratto ghiaioso e quindi ci si innalza in
verticale verso delle rocce in alto situate sopra al ghiaione e che terminano a
sinistra  con un ripido canalino erboso
molto scivoloso (356102 E- 4751085, 2 N; 1830 m.), in questo tratto, anche
d’estate, è utile una piccozza.

Si supera il canalino
erboso e si intercetta il sentiero che proviene dal Casale della Sibilla  (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2)
quindi in un’ora di salita si raggiunge la sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta raggiunta dal primo itinerario a cui si
rimanda per il completamento della salita (foto n.3 -4).

2- Sul primo tratto di cresta in corrispondenza del sentiero che proviene dal Casale della Sibilla, in fondovalle Capotenna, sullo sfondo il Pizzo Berro a sinistra e il M. Priora a destra.
3- Giunti quasi alla sella, al termine del primo tratto più ripido di cresta, in alto a sinistra i tre torrioni rocciosi intermedi, sullo sfondo a destra la Valle Lunga ed il M. Porche. 

Discesa:

Dalla Cima Vallelunga si percorre la
bellissima cresta fino a M. Porche e quindi per cresta ovest si scende alla
sella raggiunta dal percorso in avvicinamento, quindi alla Fonte della
Giumenta, in tre ore di discesa si raggiunge l’auto a M. Prata.

Oppure giunti al tratto più basso della cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche (356188,7 E – 4749243,3 N; 2075 m.) si può scendere in traversata senza tracciato fino alla testata della Valle Lunga caratterizzata da bellissime doline, attraversando il vasto ghiaione (foto n. 18) per andare a prendere una traccia ben visibile più in basso (355510 E – 4749317,8 N; 1955 m.) che scavalca la cresta centrale della valle per dirigersi alla base della cresta nord del M.Porche fino a raggiungere la valletta e la successiva sella tra il M. Porche e la Cima di Vallinfante quindi si raggiunge il M. Prata per l’itinerario di avvicinamento, considerare 2,5 ore di cammino per raggiungere l’auto.

GIANLUCA CARRADORINI            – BRUNO BARTOLAZZI      

25 SETTEMBRE 2016

4- Lasciata alle spalle la sella al termine del primo tratto più ripido di cresta si prosegue su facile cresta erbosa
5- I tre salti rocciosi che caratterizzano la parte centrale della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga
6- Sul primo salto roccioso, in fondo la sella al termine del primo tratto più ripido della cresta di salita ben visibile a sinistra.
7- Facili passaggi su roccia sul primo salto
8- Sulla sommità del primo salto roccioso
9- Il superamento dei tre salti rocciosi ed il termine delle difficoltà.
10 – Il Pizzo Berro visto da Cima Vallelunga con una curiosa nuvola sulla cima, a sinistra sullo sfondo il M. Rotondo.

Avvicinamento per la II° variante: 

La seconda variante,
salita nel 1999 risale il lungo ed ampio canalone nord di Cima Vallelunga che
inizia praticamente a Capotenna e da cui è separato da un lunghissimo ed
impenetrabile tratto di boscaglia.

Per questo motivo la
salita lungo il canalone viene effettuata partendo dal parcheggio di Valleria
per l’Infernaccio, si raggiunge quindi Capotenna per il classico itinerario
n.10 quindi si prende il sentiero sulla destra fino a raggiungere il Casale
Rosi.

Dal Casale Rosi si
prosegue un tratturo a tornanti che sale i prati sovrastanti fino all’estremo
margine superiore dove inizia il fitto bosco (356278,8 E – 4752283,5 N; 1250 m.
; foto n. 17 itinerario giallo).

Qui si nota una traccia a
sinistra che si addentra nel bosco e poco dopo si fa più netta e che sale, a
tornanti, fino ai ruderi del Casale Lanza (considerare almeno 3 ore dall’auto),
punto di partenza della variante n.2 dell’itinerario proposto (356956,8 E –
4752071,9 N; 1580 m.).

Il sentiero poi prosegue
fino al Casale della Sibilla ed alla cima del monte Sibilla, questo tracciato
in realtà è descritto nelle guide ufficiali come l’itinerario n.32 del “Guerrin
Meschino” ma attualmente è di difficile ritrovamento per la totale assenza di
segnaletica.

Premetto che il tracciato
completo della variante n.2 è uno dei più lunghi itinerari dei Monti Sibillini,
con un tragitto totale di ben 18 chilometri e 1500 metri di dislivello
pertanto è riservato solo ed esclusivamente ad escursioni ben allenati !!!

Descrizione salita per la II°
variante :

            Dal Casale
Lanza (356956,8 E – 4752071,9 N; 1580 m.) si prende una traccia di sentiero che
prosegue in piano verso destra,  traversa
al di sotto di un ampio crestone roccioso che scende sopra al casale (foto n.17
itinerario rosso) quindi si addentra in un tratto di bosco ed esce al centro
del grande canalone nord di Cima Vallelunga.

            Si risale il
canale mantenendosi al centro, a circa metà salita si supera una strettoia
verso destra (356475,3 E – 4750968,7 N; 1830 m.) quindi si intercetta il
sentiero in piano che proviene dal Casale della Sibilla (vedi primo itinerario)
ed in circa 2 ore si raggiunge una barriera rocciosa posta sotto alla cresta
sommitale che si supera spostandosi a destra salendo un canalino roccioso posto
sulla verticale della cima (356561,5 E – 4750478,3 N; 2105 m.).

            Con facili
passaggi su ripide roccette si esce sulla cresta nei pressi della cima.

Discesa per la II° variante :

            Da Cima
Vallelunga si scende per cresta alla sella del M. Sibilla quindi per tracce di
sentiero al sottostante Casale della Sibilla (357001,2 E – 4751426,1 N; 1890
m.) e per più evidente sentiero con ripidi tornanti al Casale Lanza per
itinerario descritto in bibliografia (foto n. 17 itinerario verde).

            Quindi dal Casale Lanza si ritorna al parcheggio di Valleria per l’itinerario di avvicinamento, considerare almeno 4 ore per la discesa da Cima Vallelunga all’auto.

GIANLUCA CARRADORINI – GIANCARLO CARRADORINI      LUGLIO 1999.

11- L’inviolata ma friabilissima cresta est di Cima Vallelunga con curiose “finestre”, scende verso il “Ramatico”, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato con il M. Vettore a sinistra ed il Pizzo del Diavolo a destra.
12- Frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche
13- Altra frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche, a sinistra la Cima Vallelunga, a destra il M. Sibilla.
14-  La cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita integrali vista dalla Cima Cannafusto, a destra la Vallelunga ed il M. Porche
15- Dettaglio della prima parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita.
16- Dettaglio della seconda parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita.
17- Il M. Sibilla e Cima Vallelunga visti dalla sella del Pizzo Berro con i tracciati di avvicinamento, salita e discesa della variante 2.
18- La testata della Valle lunga con le caratteristiche doline ed il percorso alternativo di discesa.

CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO  E DETTAGLIO
SALITE CON:             

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO:
Percorso proposto

VERDE:
Percorso di discesa




PIZZO BERRO, RISALITA INTEGRALE DELLA CRESTA NORD-EST E VARIANTI DI SALITA

Come per la risalita della cresta sud, anche questo itinerario è inedito anche se meno impegnativo e comunque rivolto solo ad escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.

Itinerario aperto il 26 luglio 2016.

            Si risale
integralmente il filo della ripida cresta nord est (anticima nord) del Pizzo
Berro che si innalza nell’alta valle dell’Ambro, da 1600 metri circa del
fondovalle (Casale Rinaldi) fino ai 2259 metri della cima passando per la “anticima
nord”  di quota 2087 m., portando così a
conclusione le salite delle creste più ripide del Pizzo Berro. 

            Sono inoltre
descritte due impegnative varianti di accesso effettuate anni fa che permettono
di raggiungere la cresta di salita da due diverse posizioni intermedie saltando
la prima parte di cresta erbosa.

            La salita
invernale di questa cresta, comprese varianti, non è stata ancora mai
effettuata ma occorre considerare un lunghissimo avvicinamento di almeno 2-3
ore se si parte dalla Pintura di Bolognola passando per Forcella Bassete e la
strada di fondovalle.          

Accesso:

L’itinerario estivo prevede come base di partenza la Forcella del Fargno,  raggiungibile in auto dalla Pintura di Bolognola (tratto stradale sterrato più breve ma più accidentato) o da Casali di Ussita.

1- L’anticima nord di Pizzo Berro vista da Forcella Angagnola, la via di salita è la ripida cresta che sale da sinistra verso la cima.

Avvicinamento percorso integrale:  

Dal parcheggio della
Forcella del Fargno si prende il sentiero in piano (n.1 non segnalato) che passando
di fronte al rifugio conduce al Pizzo Berro – Pizzo Regina passando per la
Forcella Angagnola.

In circa 20 minuti si
raggiunge la Forcella Angagnola con vista verso la cresta nord-est
dell’anticima del Pizzo Berro, oggetto della salita.

Appena giunti alla
forcella si nota che una traccia di sentiero scende nel prato sottostante il
versante est e la si segue.

La traccia si snoda verso
destra a tagliare il pianoro quindi si fa più netta ed inizia a scendere verso
la Valle dell’Ambro.

Con una serie di tornanti
in circa 30 minuti si raggiunge un ghiaione caratterizzato da grandi massi di
roccia rossa caduti dal versante nord del Pizzo Berro, alla base del quale si
nota l’abbandonato Casale Rinaldi.

            Qualche
centinaio di metri prima del casale si nota sulla destra un fontanile (355131,2
E – 4755594,5 N;  1610 m.) ed una traccia
che sale verso le pareti rocciose che lo sovrastano.

Ci si dirige verso un
canalino roccioso che rappresenta la base di partenza del percorso integrale
della cresta nord-est

Descrizione salita percorso
integrale:

            Si
risale con ripide svolte quindi in verticale il ripido canalino erboso
intagliato tra spuntoni rocciosi in direzione della cresta (foto n.2).

Raggiunta la cresta si
risale un iniziale tratto erboso in direzione di una fascia di roccia
sovrastante  che, con un alto torrione, forma
una grotta proprio in corrispondenza della cresta (30 minuti dal fontanile, foto
n. 3-4-5-6).

Si consiglia di
raggiungere la cavità (355098,6 E – 4755403,8 N; 1775 m.) per aver modo di
osservare il verticale panorama della valle dell’Ambro sottostante e verso il
Pizzo Tre Vescovi.

Dalla cavità ci si sposta
verso sinistra costeggiando la fascia rocciosa fino ad un imbuto erboso
caratterizzato da facili saltini rocciosi (foto n.7).

Quindi risalito questo
tratto in verticale ci si sposta a destra su facili roccette per salire sopra
al torrione che forma la cavità appena visitata ed a riprendere il filo di
cresta (foto n. 8-9).

Seguendo sempre la cresta
si raggiunge un lungo costone erboso da dove escono le due varianti descritte
di seguito che risalgono il canalone sottostante, da questo punto la salita è
poi chiaramente in comune.

Si segue fedelmente il costone
che si sposta prima verso sinistra per girare successivamente di nuovo verso
destra ed impennarsi sempre di più man mano che si sale (foto n. 10).

Si consiglia di cercare
di salire sempre il filo di cresta mantenendosi verso destra per avere una
visione completa e ravvicinata sul ripidissimo versante nord del Pizzo Berro
che precipita dapprima con  scivoli
rocciosi e poi con nascoste pareti finali verso la selvaggia alta Valle
dell’Ambro.

Salendo sempre in
verticale senza tracciato verso la “anticima nord” di Pizzo Berro (354677,1 E –
4755136,4 N; 2087 m), in altri 45 minuti  la si raggiunge con un ultimo salto a 60° su
erba molto ripida (foto n. 11).

 Dall’ ”anticima nord” del Pizzo Berro si
intercetta il classico sentiero proveniente dalla Forcella Angagnola che in
circa 15 minuti conduce alla cima di quota 2259 m.

Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.

Varianti : 

Scendendo da Forcella
Angagnola per il sentiero a tornanti descritto per l’avvicinamento all’attacco
si superano ripidi prati fino a raggiunge un ghiaione caratterizzato da grandi
massi di roccia rossa caduti dal versante nord del Pizzo Berro.

Si lascia il sentiero e
si inizia a traversare nel ghiaione dirigendosi verso la parte centrale delle
pareti caratterizzata da un ampio canalone in parte erboso e fondo caratterizzato
da una lingua di ghiaia continua ben visibile nelle foto n.12 -13 (354936,9 E –
4755437,2 E ; 1715 m).

Raggiunta la lingua di
ghiaia si sale nel suo bordo sinistro e qui si hanno due possibilità, entrambe
piuttosto impegnative per la ripidezza del terreno che in 30 minuti permettono
di raggiungere la cresta di salita, è consigliato procedere in cordata, ci sono
possibilità di ancoraggio con chiodi sulle pareti rocciose:

VARIANTE n.1 : Giunti a
circa metà lingua di ghiaia ci si innalza verso sinistra passando sotto ad una
parete di roccia, si continua la traversata sempre molto esposta,
(consigliabile usare ancoraggi su roccia) verso sinistra a prendere una cengia
in salita che, passando sotto ad una fascia di rocce parallela, permette di raggiungere
la cresta di salita (355065,7 E – 4755316 N; 1795 m).

VARIANTE n.2 : Si risale
tutta la lingua di ghiaia fino alla parete terminale dove si devia nettamente
sulla sinistra per risalire un tratto in forte pendenza con fondo roccioso
alternato ad erba fino alla cresta di salita (355012,6 E – 4755289,2 N; 1860
m).

Discesa:

Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per il classico sentiero di salita che ormai è diventato un fossato
a causa dell’enorme flusso di escursionisti e della mancanza più totale di
manutenzione e che inizia dal Rifugio del Fargno passando  per la Forcella Angagnola percorso in
avvicinamento, in un’ora di discesa si raggiunge l’auto.

2- Il ripido canalino erboso che permette di raggiungere la cresta di salita dal fontanile del Casale Rinaldi visibile in alto a destra.
3- Il primo tratto erboso della cresta est del Pizzo Berro, a destra la strada che proviene dal Monte Amandola, a sinistra il Casale Rinaldi.
4- La cavità posta sul primo tratto di cresta, alle spalle il sentiero che dal Casale Rinaldi sale per l’Aia della Regina per poi proseguire verso il Casale delle Murette, descritto nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”
5- Il torrione della cresta che forma la cavità della foto n.4, alle spalle il versante sud-est del Pizzo Tre Vescovi
6- La prima parte della cresta di salita, sullo sfondo il M. Castel Manardo e a sinistra della cresta il Casale Rinaldi.
7- La risalita dell’imbutino a monte della cavità delle foto n.4-5, sullo sfondo il versante nord del M. Priora o Pizzo Regina con l’inciso canale nord del Pizzo Berro oggetto di facile salita invernale.
8- La risalita di facili roccette per riprendere il filo di cresta sopra al torrione della foto n.4-5.
9

9-10  L’ultima
parte più ripida della cresta per arrivare all’anticima nord di Pizzo Berro.

10
11- Giunti sotto all’anticima nord di Pizzo Berro.
12

12-13 Il versante nord dell’ “anticima nord” del Pizzo Berro con le varianti di salita, viste dal sentiero di discesa da Forcella Angagnola

13
14

14-15 Il versante nord dell’ ”anticima nord” del Pizzo
Berro , versione invernale e autunnale, con l’itinerario di  salita tra luce ed ombra

15
16 L’itinerario di salita visto dal sentiero che da Casale Rinaldi sale verso l’Aia della Regina.

GIANLUCA CARRADORINI     – FAUSTO SERRANI – BRUNO BARTOLAZZI       26 LUGLIO 2016

CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa




PIZZO BERRO, RISALITA INTEGRALE DELLA CRESTA SUD.

Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, adatto solo ad escursionisti
esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.

Itinerario aperto il 1 luglio 2016.

            Si risale
integralmente la ripidissima e rocciosa cresta sud del Pizzo Berro che si
innalza a monte di Capotenna, da 1400 metri circa del fondovalle fino ai 2259
metri della cima passando per la “ferratina del Berro”.

            La salita
invernale di questa cresta non è stata ancora mai effettuata.

Accesso:

L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio del Monte Cornaccione, in località “Belvedere” di Frontignano di
Ussita, in corrispondenza della stazione di arrivo della nuova seggiovia,  facilmente raggiungibile in auto dal paese.

Avvicinamento:  

Dall’ampio parcheggio si prosegue
la strada sterrata (n.150) che conduce al Rifugio Cristo delle Nevi – campi da
sci Jacci di Bicco.

Giunti al bivio per gli
impianti di risalita si prosegue la strada sterrata in piano fino a raggiungere
il Passo Cattivo (45 minuti, sentiero n.1).

            Dal
Passo Cattivo si prosegue la strada in discesa, si supera il primo tornante nei
pressi della località “Le Fosse” dove è presente un piccolo laghetto e si
continua in discesa.

Si supera un secondo
tornante e, dopo un lungo rettilineo, si arriva al terzo tornante (354266,3 E –
4752838,4 N; 1595 m; 30 minuti)  dove
parte in piano un sentiero che permette di raggiungere, in 10 minuti,  il Casale del Berro, visibile di fronte.

Raggiunto di Casale si
prosegue quindi per altri 15 minuti in lieve salita verso la cresta S del Pizzo
Berro che si innalza di fronte a voi e che inizia con un grosso spuntone roccioso
al di sopra del bosco di Capotenna, in corrispondenza di alcuni arbusti isolati
ben visibili (354695,6 E – 4753266,1 N; 1675 m.).

Descrizione

            Dalla
base della cresta ci si porta faticosamente sul suo filo aereo che permette di
godere di un  panorama eccezionale
sull’alta valle del Tenna (foto n.2).

            Si
prosegue per cresta erbosa intervallata da spuntoni rocciosi per altri 20
minuti fino a raggiungere il primo e vero tratto roccioso (foto n.5).

            Si
sale in verticale sulla cresta rocciosa che presenta facili tratti su roccia di
I° e II° grado (foto n. 6) fino a superarla.

            Terminata
la fascia di roccia si presenta un ulteriore breve tratto erboso prima di
raggiungere l’alta parete rocciosa che caratterizza in alto la grande cresta
Sud del Pizzo Berro (30 minuti).

            Raggiunta
la base della friabile parete rocciosa (354925,9 E – 4753869 N; 2015 m ; foto
n.7) si scende 50 metri verso sinistra (ovest) costeggiandola per poi
riprendere la salita al suo margine laterale.

            Da
questo punto in poi il terreno si fa molto più ripido ed insidioso.

            Si
salgono i successivi 200 metri di dislivello su terreno misto con erba e roccette
che non permettono assicurazioni e su pendenze tra i 50 e i 60° (foto n. 8-10),
costeggiando sempre il versante ovest della parete.

            In
questo tratto può risultare utile una piccozza.

            In
altri 20 minuti di salita si raggiungono le liscissime placche finali della
cresta, in prossimità dell’attacco della “ferratina del Berro”.

            Si
risale un ultimo verticale canalino erboso con uscita su roccia (foto n. 12-14)
e, al termine del lunghissimo e ripidissimo imbuto sud-ovest che dalla cima del
Pizzo Berro scende fino al fondovalle, 
si raggiunge così la catena metallica della ferratina da cui facilmente
si sale alla cima del Pizzo Berro (2259 m.)

Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.

1-Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, un posto adatto solo ai camosci !!!!
2- Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, parte sommitale della foto n.1, a destra e in fondo la strada che scende da Passo Cattivo a Capotenna, di fronte Cima Cannafusto, Valle Orteccia e, in fondo Cima di Vallinfante
3- Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, parte a monte della foto n.2, in alto a destra la strada che scende da Passo Cattivo a Capotenna con il Casale del Berro, di fronte Cima Cannafusto, Valle Orteccia e, in fondo Cima di Vallinfante. Tra il ghiaione e il salitore, gli arbusti indicati nella descrizione.
4- Il tratto mediano della cresta, a valle della prima fascia rocciosa
5- La prima fascia rocciosa e, in alto, la parete finale, con il tracciato di salita

Discesa:

Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per la “ferratina”  e si
prosegue in ripida discesa per cresta

erbosa fino alla Forca Cervara (o Forcella della Neve, 30
minuti)

            Dalla sella
erbosa della sella  (354346,7 E –
4753760,2 N; 1965 m) dove il sentiero corre in piano verso il Monte Bove Sud,
si scende lievemente verso sud a prendere una traccia sottostante quasi
scomparsa che scende lievemente sotto alle rocce di Forca Cervara e quindi in
piano conduce nel cuore del versante sud-est del Monte Bove Sud in direzione
del Passo Cattivo.

Il tracciato, poco frequentato,
scompare in alcuni tratti ma è visibile e si fa netto man mano che ci si
avvicina al Passo Cattivo che si raggiunge in circa 1 ora di scomodo traverso.

            Dal Passo
Cattivo per la strada di accesso in 30 minuti si raggiunge l’auto.

GIANLUCA
CARRADORINI            – FAUSTO
SERRANI             1 LUGLIO 2016

6- La risalita della fascia rocciosa, con passaggi di I° e II°.
7- L’alta parete rocciosa che caratterizza la parte finale della grande cresta Sud del Pizzo Berro
8- Il traverso oltre la parete finale, in fondo (ma molto in fondo !) la strada di accesso alla cresta.
9- Fausto con sguardo sconcertato, sembra quasi dire “ma dove c…. mi ha portato questo oggi ?”
10- Il tratto finale, si traversa su pendii di 50-60° con erba e rocce
11- Il tratto finale della cresta
12- Il canalino erboso sulla sommità dell’enorme imbuto del versante sud-ovest del Pizzo Berro , a sinistra la ripidissima cresta di salita.
13- L’uscita su roccia dell’ultimo canalino erboso, prima della “ferratina del Berro”.
14- Le liscissime placche rocciose al lato destro della “ferratina”.
15- Il versante sud-ovest del Pizzo Berro con l’itinerario di salita, a destra il Monte Priora (Pizzo Regina), visto dai pressi del Passo Cattivo.
16- Il versante sud-ovest del Pizzo Berro in veste invernale con l’itinerario di salita, visto da Cima di Vallinfante.

PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO:

PERCORSO VERDE: AVVICINAMENTO

PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO

PERCORSO GIALLO: DISCESA

Pianta satellitare del percorso



LA “DIRETTISSIMA” ALLA CROCE DI MONTE BOVE.

Itinerario inedito, impegnativo
ma molto entusiasmante, aperto più di venti anni fa, prima dell’istituzione
dell’area protetta per la tutela del Camoscio d’Appennino, e ripercorso più
volte, anche d’inverno.

Via aperta il 17 luglio 2016.

Anche questo itinerario
non è riportato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini e  non è stato descritto neppure nelle mie due
pubblicazioni “I MIEI MONTI SIBILLINI”, anno 2011 e “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”, anno 2014 in quanto rimasto dimenticato.

E’ un itinerario che
permette di raggiungere la cima della Croce di Monte Bove per un canale
ghiaioso molto ripido posto nel versante ovest della montagna con una
arrampicata finale su uno stretto canalino roccioso intervallato da cenge
erbose con difficoltà di I° e II° presente invece nel versante nord proprio
sulla verticale della grande croce di vetta pertanto, per la sua salita
completa, sono richieste capacità alpinistiche.

E’ l’itinerario più breve
e diretto per raggiungere la Croce di Monte Bove e per questo motivo, con
i  miei compagni di salita, lo abbiamo
denominato “la Direttissima” alla Croce di Monte Bove.

La salita è compresa
nell’area A di rispetto per la tutela del Camoscio dell’Appennino per cui la
salita descritta, pur non rientrando specificatamente nelle vie di roccia del
Monte Bove, può essere percorsa solo nel periodo che va dal 16 luglio al 31
ottobre previa comunicazione al Collegio Regionale delle Guide Alpine, come
indicato nel D.D. n.384/2014 del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
(reperibile nel sito ufficiale del Parco nazionale).

Pertanto attualmente tale
itinerario non è possibile percorrerlo d’inverno.

Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio dell’Hotel Felicita di Frontignano di Ussita facilmente
raggiungibile in auto.

Descrizione:  

Dall’ampio parcheggio si prende
l’itinerario n.272 che dal fianco sinistro dell’Hotel scende e conduce
all’imbocco della Val di Bove.

            Usciti
dalla pineta e terminato il tratto in piano dell’ampio sentiero ci si immette
in salita verso la Val di Bove.

Dopo circa 100 metri si raggiunge la
base del ghiaione situato a sinistra delle “Quinte”.

            Qui
si lascia il tratturo di salita ed una traccia di sentiero ci conduce verso il
ghiaione, in direzione nord, attraversando gli ultimi lembi della faggeta.

            Seguendo
sempre l’esile traccia si inizia una lunga traversata in quota sempre in
direzione nord fino a raggiungere la base di alcuni torrioni di roccia molto
compatta noti come la “Torre scuola”, della vecchia palestra di arrampicata del
CAI di Macerata (30 minuti).

            Si
superano i torrioni e ci si immette in lieve salita in un altro ampio ghiaione
proprio di fronte all’abitato di Frontignano.

            Qui
la traccia si impenna, gira verso destra, in direzione est, e sale dritta nella
parte laterale sinistra del ghiaione, tra alberi, rocce e ghiaia su pendio
sempre più ripido.

            Dopo
circa 300 metri
di salita su pendio ripido (45 minuti) si raggiunge la strettoia centrale del
canale, in corrispondenza di un pino, l’unico della zona  (foto n.2) .

            Qui
il pendio si impenna e si devia verso sinistra e dopo circa 100 metri si risale una
cresta rocciosa molto panoramica, oltre la quale si scopre l’abitato di Ussita
e le sue frazioni.

            Si
risale il filo di cresta con passaggi su roccia di I° (non obbligatori) e un
successivo pendio erboso

dove si nota anche una traccia di
sentiero che va ignorata e che attraversa un tratto ghiaioso verso destra, in
direzione sud (foto n.6).

Tale traccia può
rappresentare l’eventuale via di raggiungimento della cima della Croce di Monte
Bove qualora non si intende risalire il più impegnativo canalino finale,
infatti essa aggira la barriera rocciosa posta sotto alla cima nel versante
ovest e congiungendosi alla cresta che sale dalle “quinte” conduce alla
facilmente alla cima dove è posta la grande croce.

Risalendo ulteriormente
il pendio erboso verso destra rispetto alla cresta rocciosa, dove è già
visibile la croce di vetta, si raggiunge brevemente la sella della cresta nord
che sale dalla verticale dell’abitato di Calcara di Ussita fino alla cima.

Giunti alla sella si
risale il pendio in direzione della croce 
fino a raggiungere la barriera rocciosa presente nel versante nord della
montagna e a prima vista insuperabile (foto n.8).

 Alla base della barriera rocciosa traversare
con attenzione verso sinistra fino a scoprire il canalino di salita che risulta
nascosto dalla parete stessa e non è visibile se non dalla sua base.

Si è giunti al tratto più
impegnativo e verticale dell’intera “direttissima”.

Si risale il canalino
roccioso di circa 150
metri di dislivello facendo attenzione all’erba
scivolosa ed alle pietre instabili, è consigliabile l’utilizzo del casco.

Il canalino è costituito
da tre salti verticali distinti di circa 30 metri circa ciascuno di
altezza con passaggi su roccia di I° e II° intervallati da cenge erbose che
permettono una comoda sosta.

Il terzo salto è
caratterizzato da uno stretto camino con uscita piuttosto impegnativa.

Terminati i tre salti
rimane un ripido pendio finale con rocce ed erba che conduce proprio alla base
della grande croce della cima.

Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.

1- Il tratto centrale del ripido canale ghiaioso di salita, alle spalle la frazione di Frontignano di Ussita con il piazzale di partenza in alto a sinistra all’interno della pineta
2- La strettoia nel tratto centrale più ripido del canale di salita con il caratteristico pino
3- la deviazione verso destra a prendere la cresta rocciosa dopo la strettoia del canale
4- La salita della cresta finale (non obbligatoria ma più entusiasmante) prima della sella.
5- L’ultimo tratto della cresta rocciosa, il alto si scopre il Monte Bicco
6- Giunti quasi alla sella si è già in vista della croce di vetta e, nel tratto ghiaioso, si incrocia la traccia di uscita verso destra (da usare solo in caso di difficoltà).
7- La sella della cresta nord, a destra l’abitato di Ussita e le frazioni limitrofe
8- La barriera rocciosa posta nel versante nord della montagna proprio sulla verticale della grande croce di vetta, visibile in alto a destra, il nascosto canalino di salita è indicato dal percorso .
9- Il primo salto roccioso del canalino finale, visto dal basso
10- Il secondo salto roccioso visto dall’alto.
11- Il secondo salto roccioso visto dal basso
12- Il camino che caratterizza il terzo salto roccioso visto dall’alto
13- L’impegnativa uscita del camino finale del terzo salto di roccia
14- L’attacco del terzo salto di roccia visto dal basso, a destra il camino
15 – Il pendio erboso finale poco prima di raggiungere la croce di vetta, al termine delle difficoltà
16- Il versante ovest della Croce di Monte Bove con il percorso di salita in rosso, visto da Frontignano, all’interno del cerchio il pino della strettoia della foto n.2 .
Il percorso in verde è l’itinerario di discesa
17- Il versante nord della Croce di Monte Bove visto dalla strada
Ussita-Frontignano
con l’ultimo tratto di salita, il canalino roccioso con
i tre distinti salti.

Discesa:

            Giunti
alla cima della Croce di Monte Bove si percorre l’itinerario n.270 in direzione
di Monte Bove Nord fino a raggiungere la sella tra le due cime.

Quindi per evidente
sentiero a destra si scende verso la Val di Bove e la fonte dove, più avanti
verso valle, si intercetta il sentiero che scende dalla Val di Bove e,
congiungendosi all’itinerario di salita, riporta il circa un’ora e mezza
all’auto.

GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI -FAUSTO SERRANI                        17 LUGLIO 2016

Autorizzazione per la salita

PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO

PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO

PERCORSO VERDE DISCESA




LA GROTTA “BOCCA LARGA” DELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA E L’ANELLO DELLE TRE CIME (GUALDO DI CASTELSANTANGELO).

Itinerario che permette
di raggiungere la grande grotta denominata “Bocca Larga” situata di fronte
all’abitato di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera per poi proseguire fino alla
Punta di Valloprare (1776 m.)
attraverso la cresta che lo collega al Monte Pagliano (1386 m.) e per finire
compiendo un giro circolare raggiungendo Monte Pian Falcone (1854 m.) e la cima del Monte
Lieto (1944 m.)
per poi ridiscendere a Gualdo attraverso la Valle dell’Acqua Gilarda.

Itinerario aperto il 30 aprile 2016.

L’itinerario, pur essendo
all’interno del parco Nazionale, è praticamente sconosciuto e chiaramente non è
descritto in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio,

Si consiglia di percorrere
l’itinerario in estate o comunque dopo un periodo di siccità in quanto
l’ingresso della grande grotta presenta dei salti rocciosi, facilmente
arrampicabili, ma a primavera o d’autunno si presentano bagnati e quindi resi
scivolosissimi dall’acqua di stillicidio.

Accesso:

L’itinerario prevede come
base di partenza la frazione di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera facilmente
raggiungibile attraverso la strada che lo collega a Castelluccio.

            Dopo
aver parcheggiato in uno slargo al termine della lunga frazione si prosegue a
piedi lungo l’ampia sterrata che prosegue dal paese e si inoltre nella Valle
dell’Acqua Gilarda.

Descrizione:

            Dopo
circa 300 metri
dallo slargo dove si è lasciata l’auto si nota sul versante opposto della
montagna, la cresta che collega Monte Pagliano a Punta di Valloprare un enorme
buco nero all’interno del bosco, a circa 150 metri di dislivello
dal fondovalle.

            Dopo
averlo superato in linea d’aria si nota alla destra della strada una traccia
che scende nel fosso.

            Si
segue la traccia e la si lascia in corrispondenza di un fosso incassato che
scende dalla parte sinistra del torrione dove si apre la grotta.

            Si
risale faticosamente il fosso all’interno del bosco fino ad un salto roccioso,
agevolati da alberi si supera il salto passando sulla sua sinistra.

            Salendo
ancora all’interno del bosco in direzione delle rocce sovrastanti si nota verso
sinistra la caverna.

            Dirigendosi
verso di essa si raggiunge la sua base dove corre una cengia parallela (30
minuti dall’auto).

            L’interno
della grande grotta “Bocca Larga” si raggiunge risalendo, con passaggi di I°
grado, la sua base rocciosa,

facendo attenzione alle zone di rocce
bagnate che possono essere molto scivolose soprattutto in discesa.

            La
caverna ha dimensioni davvero grandi per la zona, con una enorme e spessa volta
rocciosa alta circa 30
metri, si estende in profondità per una ventina di
metri.

            Visitata
la grande grotta si scende e si continua la traversata alla sua base
percorrendo verso destra la cengia che corre sotto ad una fascia rocciosa.

            Si
prosegue per altri 200
metri fino ad intercettare un ripido e roccioso fosso
caratterizzato nel versante destro da un panoramico terrazzino con un curioso masso
a forma di tavolo.

            Qui
si sale in verticale all’interno del ripido e faticoso bosco per altri 300 metri fino ad uscire
nei prati della cresta che collega  Monte
Pagliano a Punta di Valloprare (40 minuti).

            Usciti
nei prati si prosegue per il panoramico filo di cresta, si può osservare quasi
tutto il versante ovest della catena dei Monti Sibillini, da M. Bicco e M.Bove
Sud fino alla Cima del Redentore.

            Terminata
la cresta una traccia di sentiero attraversa la faggeta di Punta di Valloprare
per uscire a circa 100
metri dalla sua cima.

            Dalla
Punta di Valloprare proseguendo per facile cresta, in circa 30 minuti si
raggiunge la cima del Monte Pian Falcone.

            Quindi
compiendo un cerchio praticamente perfetto si continua per aerea cresta fino
alla cima di Monte Lieto (45 minuti) e con altri 15 minuti si chiude il cerchio
raggiungendo la cima di quota 1853
m. che sovrasta il rimboschimento a conifere della Forca
di Gualdo e da cui si inizia la discesa.

Discesa:

Dalla cima di quota 1853 m. per la aerea ma
facile cresta nord-ovest (sentiero n. 23 della normale salita alla cima del
monte) si scende facilmente (30 minuti) alla Forca di Gualdo e alla Madonna
della Cona visibile sotto di esso in direzione nord-ovest.

            Prima
di raggiungere la strada asfaltata si incontra più in basso un sentiero che,
dalla Forca di Gualdo, si addentra nel bosco, lo si prende e dopo circa 200 metri si incontra una
deviazione verso destra che scende ripidamente nel bosco e che, in circa 30
minuti, permette di raggiungere il fondo della Valle dell’Acqua Gilarda dove si
intercetta la strada sterrata di salita.

            Con
altri 30 minuti si raggiunge l’auto superando una captazione di acqua e una
edicola sacra.

GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI – SERRANI FAUSTO                        30 APRILE 2016

1- Sulla strada sterrata della Valle dell’Acqua Gilarda, dopo circa 300 metri
da Gualdo si nota il alto sul versante opposto della montagna l’ampia caverna, in rosso il percorso di accesso e di proseguimento.
2- La paretina rocciosa da risalire, posta alla base della grande grotta “Bocca Larga”, in alto l’enorme volta rocciosa che la forma.
3- L’ingresso della grande grotta
4-La grande grotta “Bocca Larga” e l’itinerario di salita fino alla cresta tra Monte Pagliano e Punta di Valloprare
Pianta satellitare della valle dell’Acqua Gilarda con i percorsi per raggiungere la Bocca Larga e Monte Pagliano – Cima di Valloprare.



DUE FACILI SALITE NORD INVERNALI: Il Pizzo e la Punta di Prato Pulito.

Come di consueto anche
questi due itinerari invernali non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.

Essi descrivono due facili salite invernali su ghiaccio ai versanti nord de Il Pizzo (M. Priora) nel gruppo nord e della Punta di Prato Pulito nel gruppo sud dei Monti Sibillini effettuate tra il 2014 ed il 2015.

L’idea di descrivere
queste due salite emerge dal fatto che, anche recentemente, nella bibliografia
e in siti internet dedicati ai Monti Sibillini sono apparse descrizioni con
immagini di salite ancora più facili e talvolta anche banali di queste di
seguito descritte e spacciate come vere e proprie imprese.

Questi itinerari riportati
sono facili e adatti a chi si vuole cimentare con le prime ripide salite
invernali su ghiaccio in quanto, anche se lunghi, non presentano alcuna
difficoltà tecnica.

Il primo itinerario deve
essere percorso però tassativamente in condizioni di neve ben assestata in
quanto il versante nord de Il Pizzo è estremamente valangoso, si sale proprio
su un canale formato da grandi slavine che anni fa hanno distrutto una ampia
porzione di bosco arrivando a trascinare faggi secolari fino al greto del  torrente Ambro posto  700 metri più a valle.

Naturalmente sono richiesti
ramponi e consigliabili due piccozze mentre si può procedere slegati anche se è
sempre consigliabile portare in zaino una corda di emergenza.

SALITA DEL VERSANTE NORD DE “IL PIZZO” – M.PRIORA.

Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Vetice che si raggiunge in auto dal capoluogo di comune,
Montefortino, prendendo la deviazione prima del paese per la Madonna del’Ambro-Infernaccio.  Seguendo le indicazioni per la Madonna
dell’Ambro dopo circa 1
chilometro si devia a sinistra per Vetice.   

Dalla frazione (726 m.) si prosegue per la
strada sterrata che conduce ai Campi di Vetice fin dove è possibile quindi si parcheggia
l’auto cercando uno slargo che possa permettere il transito dei mezzi agricoli
altrimenti vi ritroverete l’auto strisciata o con le gomme bucate come mi è
capitato di leggere in un articolo su internet la scorsa estate !!!.

            Si
prosegue a piedi la strada in direzione ovest fino a Fonte Vecchia (361457,4 E
– 4756084,2 N; 850 m)
quindi a destra per i campi di Vetice si raggiunge Fonte Cupa (sentiero per le
sorgenti dell’Ambro, ore 0,40 circa).              In corrispondenza di un bivio si
inizia a salire nel bosco caratterizzato da grandi faggi, dopo ripide svolte si
giunge a tagliare a quota 1200
metri (359479,4 E – 4756493,1 N) il ripido e roccioso
crestone nord de Il Pizzo oltre il quale si apre un’ampia visione della Valle
dell’Ambro.

            Da
qui il sentiero prosegue in piano fino ad attraversare un ampio vallone, una
volta bosco, attualmente distrutto da grandi slavine staccate proprio dal
versante nord de Il Pizzo in questi ultimi anni, in occasione della prima
salita del dicembre 2015, con soli 30 centimetri di
neve, già si erano formati dei distacchi di neve.

1-  L’ultimo tratto del canale di salita, a destra l’ardito Poggio della Croce con la grande croce metallica, di fronte il Balzo Rosso.
2-  La traversata nell’ultimo tratto del canale di salita, il pendio si fa più ripido, in basso a destra si nota la traccia del sentiero estivo parzialmente coperto da una piccola slavina che si era staccata giorni prima dal pendio sopra ai miei compagni nonostante la poca neve del dicembre 2015.

Dal primo tratto di bosco che si
attraversa, si trova una deviazione e si sale a sinistra fino a dove il
sentiero subito dopo scompare tra tronchi abbattuti, (359177,9 E – 4756327,8 N;
1250 m)
qui il bosco si apre in quanto completamente distrutto e si inizia a salire in
verticale tra arbusti fino a raggiungere la quota del Poggio della Croce, con
la sua grande croce metallica ben visibile, situato sulla sinistra.

Superato il bosco ci si
innalza su prati sempre più ripidi spostandosi sulla sinistra a prendere un
canale che sale parallelo alla cresta che sale dal Poggio della Croce fino alla
cima de Il Pizzo.

            Si
intercetta quindi e si percorre per un tratto il sentiero di salita estiva al
Il Pizzo che più in alto con un tornante devia verso destra, qui si devia
nettamente a sinistra per un centinaio di metri e si risale completamente il
canale situato poco più a destra della cima de Il Pizzo.

            L’ultimo
tratto presenta pendenze di 40-45° ed in breve permette di raggiungere la cima (1755 m.)da cui si gode di un
bellissimo panorama, a cavallo tra la Valle dell’Ambro e quella dell’Infernaccio
e del Rio e di fronte al versante est del M. Priora.

3-  Ultimi metri del canale della cima, già si vede il versante est del M. Priora (Pizzo Regina), a destra il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto, sulla sinistra in ombra si nota il sentiero di salita estivo parzialmente coperto dalla neve che esce nella cresta 300 metri più in avanti verso la cima del Pizzo Regina
4-  L’uscita del canale nord della cima de Il Pizzo nel tratto più ripido, salito con neve a tratti pessima ma di spessore limitato e quindi senza rischio slavine.
5-  La lunghissima cresta che collega Il Pizzo al M. Priora o Pizzo della Regina con la neve solo nel versante nord mentre il versante del vallone del Rio a sinistra era completamente pulito (dicembre 2015).

Variante consigliata: Se la neve è in condizioni e si ha
buon allenamento, l’itinerario descritto può essere considerato la prima parte
di avvicinamento per la salita alla cima del Pizzo Regina, o per la lunghissima
ma facile cresta nord-est, o una volta raggiunta la verticale del casale delle
Murette, visibile sotto la cresta a sinistra 500 metri più avanti
della cima de Il Pizzo, si prende una traccia di sentiero in piano che conduce
verso il Casale della Priora (visibile nella foto n.5) e che attraversa l’ampio
e incassato canale sommitale del Rio (canale est del M. Priora parzialmente in
ombra nella foto n.5) nel tratto sopra alle pareti verticali che si risale
completamente senza alcuna difficoltà per uscire proprio sui pendii sottostanti
la cima del Pizzo Regina.

L’unico inconveniente che
per la salita fino alla croce di vetta del Pizzo Regina occorre considerare
almeno altre 2,5-3,5 ore di salita a seconda delle condizioni della neve !!

Ritorno: Stesso itinerario di salita e raggiungimento
descritto.

SALITA DEL VERSANTE NORD DELLA PUNTA DI PRATO PULITO.

Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Forca di Presta.

Si sale
per il classico sentiero N.1 per il Monte Vettore, giunti al Rifugio Zilioli si
scavalca la cresta della Forca delle Ciaole e si inizia a scendere il pendio in
direzione delle Roccette, verso il Lago di Pilato, tenendosi verso sinistra.  Si raggiunge così il fondo della valletta
compresa tra la Punta di Prato Pulito che incombe  sopra di voi e lo Scoglio del Lago la cui cima
si trova più sulla destra.

Si
inizia quindi a risalire il pendio in direzione della cima della Punta di Prato
Pulito (357912,8 E – 4741898,7 N; 2345 m.) che si fa sempre più ripido man mano
che si sale.

L’ultimo
tratto sotto alla cima presenta alcuni tratti rocciosi scavalcabili per stretto
canalino e pendenze di 45-50° e generalmente la neve è sempre in ottime
condizioni senza pericoli oggettivi. 

            La
prima salita è stata effettuata nel lontano 12 marzo 1994 e poi ripetuta
diverse volte, alcuni momenti della prima salita sono riportati nella mia prima
pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011, foto n. 200-201.

Ritorno: Dalla cima di Punta di Prato
Pulito, oltre a proseguire verso la Cima del Lago e la Cima del Redentore, si
scende al Rifugio Zilioli per la facile cresta nord-est per poi riprendere
l’itinerario di raggiungimento.

6-  L’itinerario di salita tutto in ombra visto salendo alla cima del Monte Vettore
7-  La cima della Punta di Prato Pulito con a sinistra in ombra il pendio di uscita dell’itinerario di salita
8-  La cima del M. Vettore vista dalla Punta di Prato Pulito, a destra il Rifugio Zilioli.
9   La cresta nord-est della Punta di Prato Pulito (discesa) con la Sella delle Ciaole ed il Rifugio Zilioli.
10-  La Cima del Lago a sinistra e la Cima del Redentore con il Pizzo del Diavolo sulla destra.
11-  La Punta di Prato Pulito vista dalla Sella delle Ciaole con il canalino di uscita finale al centro in ombra.
Pianta satellitare della via di salita alla nord de Il Pizzo – M.Priora
Pianta satellitare della via di salita alla nord della Punta di Prato Pulito.



LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA.

Come di consueto anche
questi due itinerari non sono descritti in alcuna guida dei Monti Sibillini in
commercio.

Essi descrivono l’accesso
a due grotte nella zona di Bolognola chiamate con lo stesso nome, situate in
due vallate parallele e che sono state le ultime dimore dell’orso nei Monti
Sibillini fino al 1700.

Sono ambedue itinerari facili
e adatti ai normali escursionisti in quanto non presentano alcuna difficoltà
tecnica.

Si consiglia di
percorrere i due itinerari in primavera (tra maggio e giugno) in quanto si
possono accoppiare con la risalita fino alle sorgenti del Fiastrone e alla Forra
dell’Acquasanta che conservano ancora dei grandi e spettacolari accumuli di
neve.

L’escursione alla valle
dell’Acquasanta, essendo piena di cascate, 
è anche consigliata sia d’estate ma soprattutto d’inverno con bassissime
temperature ma con neve stabile in quanto si possono così ammirare le
spettacolari cascate gelate in assoluta sicurezza altrimenti la valle è estremamente
pericolosa per le valanghe che raggiungo il suo fondovalle e che formano gli
straordinari accumuli di neve menzionati.

In genere anche il canale
di salita dell’itinerario n.1 in primavera può presentarsi colmo di neve e
facilitare la salita.

Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
l’area pic-nic attrezzata situata nella Valle inferiore del Fargno.

            Da
Bolognola si prosegue per la strada che conduce alla Pintura quindi al primo
tornante che si incontra si devia a destra per una strada sterrata che in piano
dopo circa 600 metri
conduce ad un’area attrezzata per pic-nic con fontana, tavoli e braciere.

            Si
prosegue a piedi la strada che risale il greto del torrente Fiastrone.

            Dopo
circa 2 chilometri
si supera una bellissima faggeta a sinistra e una captazione di acqua quindi il
bosco si dirada e la strada si trasforma in un sentiero sempre più accidentato.

            Dopo
altri 500 metri
si giunge sulla verticale del ripido versante su-est di Cima di Costa Vetiche ,
caratterizzato, in alto a destra sulla cresta, da un grande sperone roccioso di
colore rosso e di forma tondeggiante, come visibile nella foto n.3.

            Sempre
sulla destra si apre un ampio canale molto ripido che conduce proprio verso lo
scoglio di Cima di Costa Vetiche (canale di salita invernale descritto nella
mia prima pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011).

            Guadando
il torrente e salendo un centinaio di metri, con attenzione per l’erba ripida,
la sponda destra del canale ci si dirige verso un nucleo di faggi isolato
piuttosto grande, posto sotto a delle rocce, come visibile nella foto n.1 e 3.

1-  Il canalone di Costa Vetiche ancora pieno di neve con le indicazioni per la
grotta dell’Orso ed il Faggio Secolare.
2-  La Grotta dell’Orso di Costa Vetiche.

A primavera si può
trovare il canale colmo di neve che crea dei gradini naturali che facilitano la
salita anche se occorre sempre attenzione.

            Dentro
a questo nucleo di faggi si apre la Grotta dell’Orso che si vede solo quando si
è giunti nei pressi.

            La
grotta si presenta lunga una decina di metri e con una volta a V rovesciata caratteristica,
come visibile nella foto n.2, di fronte si apre il versante nord del M. Acuto
con il taglio della strada per la forcella del Fargno. (foto n.4)

L’escursione può essere
accoppiata anche alla visita del grande faggio secolare di Costa Vetiche che

si trova un centinaio di metri più a
destra della grotta, come visibile nella foto n.1 e che si raggiunge
percorrendo in quota i ripidi pendii erbosi che li separano, facendo attenzione
ad un canale intermedio che presenta dei tratti ripidi e rocciosi.

            Inoltre,
una volta raggiunta la grotta, si scende per il pendio di risalita fino a
ritornare al torrente quindi si consiglia di proseguire la risalita della valle
fino alle sorgenti del Fiastrone.

Il sentiero che prosegue
non è sempre ben visibile e agevole in quanto attraversa zone devastate dalle
slavine invernali.

Giunti sotto al grande
canalone che scende, a sinistra, dal versante nord del M. Acuto in primavera si
possono trovare ancora enormi accumuli di neve, dove il torrente crea delle
impressionanti gallerie come visibile nelle foto n.5 e 6, che vi
accompagneranno fino al restringimento della valle in corrispondenza della
cresta nord che scende dalla cima del M. Acuto, caratterizzata da alte pareti
di scaglia rossa.

Proseguendo sempre la
risalita del greto del torrente, ormai senza più percorso evidente e ancora tra
grandi residui di slavine, si raggiunge la parete rocciosa stillicidiosa e
caratterizzata da alcune cascatelle da dove nasce il Fiastrone.

Ritorno: Per lo stesso itinerario oppure si
risale la cresta rocciosa a sinistra delle sorgenti fino ad intercettare la
strada superiore che conduce alla Forcella del Fargno.

Si scende la strada in
direzione della Pintura di Bolognola, in circa 2 chilometri si
raggiunge Fonte Bassete e dopo altri 500 metri si supera il grande scoglio tagliato
dalla strada oltre il quale inizia il bosco.

Dal termine del paracarri
stradale, in corrispondenza dello scoglio, si scende su un ripido ghiaione nel
bosco sottostante per alcune decine di metri fino ad intercettare un netto
sentiero, denominato la “Strada delle Catene” che sempre in discesa verso
destra, conduce in circa 30 minuti al torrente Fiastrone, fino a sbucare nella
strada di fondovalle percorsa all’andata.

Quindi facilmente si
raggiunge l’auto.

Questi ultimi anni la
Strada delle Catene è divenuta meno agevole a causa di grandi slavine che hanno
trascinato a valle una enorme quantità di alberi che nessuno taglia.

3-  Il canalone di Costa Vetiche ancora pieno di neve con
in alto il caratteristico scoglio rosso della cima
e l’indicazione per  la Grotta dell’Orso
4-  Veduta della parete nord del M. Acuto con l’orrenda strada che conduce alla Forcella del Fargno vista dalla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche.

Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Bolognola ed è ampiamente descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.

            Riassumendo,
dalla piazza di Bolognola, subito dietro alla chiesa, si prendono le
indicazioni per le Cascate dell’Acquasanta, si prosegue in auto fino alle
ultime case in fondo al paese dove si parcheggia quindi si scende a piedi verso
il Fiastrone.

Un sentiero risale la
vallata opposta traversando nel bosco posto di fronte al paese.

In circa 2 ore di comodo
e pianeggiante sentiero si raggiungono le cascate dell’Acquasanta.

            In
realtà in sentiero si snoda sopra al canale di adduzione dell’acqua alla
centrale di Bolognola posta circa 4 chilometri più a valle, infatti a circa metà
percorso si incontrerà anche una grossa tubazione metallica che rappresenta
proprio un tratto del suddetto canale.

            Giunti
alle cascate il sentiero-canale, che passa proprio alla loro base e ne
raccoglie le acque tramite delle griglie metalliche, scende e permette di
raggiungere la piccola diga che chiude la valle dell’Acquasanta.

            Fino
a pochi anni fa una scaletta metallica a destra e una catena sulle rocce di
sinistra permettevano di superare la diga e di addentrarsi, con molta prudenza,
nella spettacolare Forra dell’Acquasanta.

            Attualmente
le recenti valanghe che hanno distrutto la scala e la catena e l’incuria di chi
gestisce la zona non rendono possibile affacciarsi nella forra.

            Il
raggiungimento molto più difficile della forra da monte è invece descritto
nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” anno 2014.

            Giunti
alla base della diga si scende la valle per circa 100 metri fino ad
incontrare sulla sinistra una deviazione in salita che permette di raggiungere
di nuovo il canale di adduzione dell’acqua.

Giunti nel ripiano dove
il sentiero-canale spiana, si devia a destra e dopo 50 metri si è di fronte
alla Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta.

O meglio quello che era
la grotta perché anni fa, mani incoscienti, hanno chiuso con dei mattoni
l’ingresso della grotta lasciando solo una piccola apertura come visibile nella
foto n.7, impedendo la vista della struttura geologica a pieghe che formava la
cavità.

Variante di accesso: La Valle dell’Acquasanta può essere
raggiunta anche da una seconda via.

Attualmente tale
itinerario, una volta una comodissima e breve strada di fondovalle, si è
trasformato in una vera  e propria
avventura con numerosissimi guadi e risalite di tratti di strada devastati
dall’alluvione del 2011 e che nessuno ha mai più sistemato.

Pertanto è consigliato
solo a chi vuole rendere più entusiasmante e impegnativa l’escursione alla
valle.

Sulla strada che collega
Acquacanina a Bolognola, dopo circa 2,5 chilometri dalla
deviazione per la Valle di Rio Sacro, si incontra una deviazione che scende
verso il Fiume.

Si parcheggia al lati
della strada e si inizia la discesa, dopo circa 500 metri si raggiunge il
punto di confluenza tra il Fiastrone che scende da sinistra ed il torrente
Acquasanta che scende da destra,

Si supera il Fiastrone grazie
ad un ponticello posto poco più avanti verso sinistra.

Quindi ci si sposta
faticosamente tra alberi e arbusti nell’affluente di destra che, senza una
traccia definita perché la strada e stata distrutta, si supera e si risale, ora
a destra ora a sinistra guadando diverse volte.

Dopo circa 1,7 chilometri,
(dove soprattutto d’inverno ci può volere anche un’ora di cammino !!) si devia
nettamente verso destra in piano e ci si addentra nella Valle dell’Acquasanta
anche qui non senza difficoltà per gli enormi cumuli di alberi abbattuti dalle
slavine e che nessuno ha mai raccolto.

Dopo circa 30 minuti si
raggiungono le cascate che si innalzano nella parete rocciosa che costeggia in
alto il bosco sulla vostra sinistra, si intercetta la deviazione a destra per
la Grotta dell’Orso e si arriva quindi alla grande cascata finale e alla diga.

 La grotta si raggiunge per la deviazione sulla
destra (rispetto alla salita) prima della diga.

            Ritorno:
Stessi itinerari di raggiungimento descritti.

5- Grandi accumuli di neve primaverile nell’alta Valle del Fiastrone, prima del restringimento sulla verticale della cresta nord del M. Acuto (parete di sinistra) .
6  Grandi accumuli di neve primaverile nell’alta Valle del Fiastrone, dopo il restringimento sulla verticale della cresta nord del M. Acuto (parete di destra) .
7-  L’ingresso “murato” della Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta
8-  Grandi stalattiti da una parete stillicidiosa sopra al canale di adduzione della centrale di Bolognola, nei pressi della Grotta dell’Orso.
9-  La grande cascata della Valle dell’Acquasanta, d’inverno !!!



ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI.

Come per gli altri
itinerari pubblicati anche questi non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.

Itinerari aperti tra il 2015 ed il 2016.

Questi itinerari
permettono di addentrarsi, in tarda primavera, in forre e canaloni riempiti di
neve dalle slavine invernali altrimenti senza la quale sarebbe impossibile
accedervi.

Premetto che gli
itinerari proposti sono adatti ad escursionisti esperti e soprattutto temerari
ed avventurosi in quanto presentano dei pericoli oggettivi costituiti da
possibili cadute di sassi e slavine e da sfondamenti della neve su cui occorre
camminare, tratti di neve molto compatta anche se generalmente ricoperta di
terra e rami e mai completamente liscia ma sempre scalettata o ricca di avvallamenti
naturali su cui talvolta si cammina anche facilmente.

Essi vanno pertanto
percorsi rigorosamente con casco alla testa, ramponi e piccozza e vanno scelte
le condizioni adatte, si consiglia di salire veloci e di non soffermarsi a
lungo sotto alle pareti rocciose, l’autore, per aver descritto tali itinerari,
si esonera dalla responsabilità di eventuali incidenti.

Anzitutto l’inverno dovrà
essere stato copioso di neve ed è già una condizione sempre più difficile da
trovare, in modo che le slavine che scendono dai versanti sovrastanti abbiamo
riempito i canali di salita.

Può capitare quindi che
in qualche primavera non sia possibile percorrere tali itinerari proprio per
mancanza di neve di accumulo.

Inoltre ci si deve
accertare che i pendii sovrastanti abbiano scaricato tutta la neve a rischio,
generalmente il periodo di percorrenza migliore per gli itinerari descritti è
da metà maggio ai primi di giugno dopodiché la neve si assottiglia ed i canali
diventano pericolosi  da percorrere.

Inoltre, regola generale,
per la risalita dei canali colmi di neve si consiglia di passare ad una
distanza media tra il bordo (destro o sinistro) ed il centro del canale, dove
la neve e di maggiore spessore e più compatta.

Questo perché al centro
del canale, sotto alla neve su cui passate, in ruscello che scorre scava una
galleria, talvolta impressionante come visibile nella foto n.3, che non vedete
e soprattutto che, se non c’è neve a sufficienza, può sfondarsi.

Inoltre evitate il bordo
del canale perché ai lati la neve a contatto con la roccia si scioglie creando
delle spaccature molto pericolose.

Gli itinerari proposti si
trovano, due nel versante nord del Monte Sibilla, nella valle dell’Infernaccio
e sono il Fosso di Meta III, come chiamato dai torrentisti, e il Fosso delle
Vene, sulla verticale della cima del M. Sibilla mentre il terzo è il Fosso di Colleluce,
dove sono presenti le sorgenti del Fluvione, ed è situato alla base dell’imbuto
del versante nord del Monte Vettore dove si forma anche una grotta di ghiaccio
visitabile (vedi foto nella mia pubblicazione “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
2014).

In alcune primavere è possibile capire se i due fossi del versante nord del M. Sibilla sono percorribili semplicemente arrivando alle Pisciarelle e notando l’accumulo di neve ivi presente, come visibile nella foto n.1.

1

1-2 .Le
“Pisciarelle” all’ingresso della valle dell’Infernaccio con un grande accumulo
di neve, con il ponte di neve e dopo quattro ore, con il ponte crollato, luglio
2015.

3. La “Bocca dell’Inferno”, l’impressionante ingresso del Fosso delle Vene, nel versante nord del M. Sibilla, Luglio 2015, la volta della neve assottigliandosi ha ceduto ed ha mostrato la galleria che il torrente ha scavato.

ITINERARIO
N.1 : IL FOSSO DI META III – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: L’itinerario prevede come partenza il
parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica
escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.

            In
questo punto si scopre il versante nord del Monte Sibilla con i tre ripidi
canaloni di Meta che scendono quasi verticalmente tra boschi e rocce.

Da qui è possibile già
osservare se tale itinerario è percorribile perché generalmente il primo fosso
(appunto Meta III) è pieno di neve di accumulo da slavine che delle volte
arriva fino al fiume Tenna.

Addirittura nella
primavera del 2011 quando è stato percorso per la prima volta dal fiume, le
slavine avevano anche distrutto una parte della strada di fondovalle.

            Quindi
se si vede che c’è neve nel fosso si traversa il fiume Tenna in corrispondenza
di un tratturo che si addentra nel bosco di Meta e si raggiunge faticosamente
in qualche modo, tra alberi trascinati a valle e rocce, la lingua di neve.

            Si
risale su neve tutta la lunga lingua che serpeggia tra il bosco di Meta fino a
raggiungere le prime pareti rocciose.

            Qui
il canale si restringe e si impenna, da qui in poi proseguire con ramponi ai
piedi, piccozza e casco alla testa.

            Ci
si innalza lungo la forra tra strette pareti fino ad un salto di 25 metri, se c’è molta
neve è generalmente ricoperto ma si riconosce perché anche la neve in
corrispondenza si impenna e costringe ad una vera e propria risalita su
ghiaccio con tratto anche di 50-60° di pendenza.

            Fare
molta attenzione in questo punto perché il canale è largo 4-5 metri e la neve ai bordi,
a contatto  con la roccia, crea delle
grandi e oscure fenditure, per chi se la sente di proseguire è consigliabile
semmai procedere in cordata o intagliare dei gradini per facilitare la
successiva discesa o addirittura di procedere con doppia piccozza per avere
migliore tenuta.

Quindi il canale si apre
e gira verso destra, si prosegue ancora su neve ripida fino a raggiungere il
grande salto di 70 metri
che per la maggior parte si trova sotto la neve ma che comunque, nella parte
scoperta, è sufficiente  ad interrompere
la salita.

4. Il Fosso di Meta III al centro, riempito di neve, visto dal sentiero che dal romitorio di S. Leonardo sale verso i Grottoni e il Casale della Priora, da destra in successione i  fossi di Meta II e I e della Corona.
L’itinerario proposto permette di arrivare fino al punto contrassegnato dalla stella.
5. Giunti alle prime alte pareti di roccia si trova il restringimento del Fosso di Meta III .
6. Fosso di Meta III in corrispondenza del primo salto di roccia, anche la neve si innalza ripidamente, notate la quantità di neve che era stata depositata nel fosso dalle slavine.
7. La parte superiore del Fosso di Meta III oltre il primo salto di roccia, si prosegue ma ancora per poco, dietro alla curva  a destra il grande salto di 70 metri

ITINERARIO
N.2 : IL FOSSO DELLE VENE – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: Anche questo itinerario prevede come
partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la
classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.

            Si
entra nel bosco di S. Leonardo fino a raggiungere la deviazione per l’omonimo
Romitorio.

Si prosegue sempre
costeggiando il torrente quindi dopo circa 40 minuti di comodo cammino (2 km dalle Pisciarelle) , la
valle si allarga e si scopre a sinistra un ampio fosso con alte pareti
verticali, dove scende un ruscello con fondo ghiaioso.

Questo è l’imbocco del
Fosso delle Vene (foto n.1) dove, se c’è neve, già si osserva la lingua di
valanga che delle primavere copre addirittura il sentiero di fondovalle e
obbliga l’escursionista a fare degli slalom tra alberi abbattuti e blocchi di
neve.

Si risale il fosso verso
le pareti o direttamente sulla lingua di neve oppure passando a sinistra del
fosso su tracce di sentiero.

Dapprima il fosso è, a
fondovalle, piuttosto largo poi, man mano che ci si avvicina alle pareti si
restringe e si fa più ripido.

Si raggiunge così il
restringimento del fosso caratterizzato da altissime pareti verticali, è
consigliabile indossare ramponi e casco, non ci si rende conto ma in questo
punto si può camminare anche sopra a 20-30 metri di neve.

Superato il
restringimento il fosso devia bruscamente verso destra e continua a salire
ripidamente quindi ripiega di nuovo verso sinistra e si raggiunge un posto
veramente magico.

Fare molta attenzione a
tenersi a sufficiente distanza dalle pareti del fosso perché la neve
sciogliendosi a contatto con la roccia forma grandi crepacci.

Ci si trova in un imbuto
con pareti di roccia alte diverse centinaia di metri, si vede sono un cerchio
di cielo e nient’altro, solo pareti di roccia stillicidiose e grigie e di
fronte si apre la visione della maggiore cascata dei Monti Sibillini, la
cascata delle Vene, alta più di 70 metri e nella sua massima portata
primaverile ma chiaramente parzialmente sommersa dalla neve che in questo
imbuto può raggiungere diverse decine di metri.

Assolutamente non
avvicinatevi alla base della grande cascata in quanto il flusso di acqua e
soprattutto lo spostamento di aria che essa crea scava un enorme buco sulla
neve intorno ad essa ed invisibile dal basso che può cedere sotto il vostro
peso.

8. L’ingresso del Fosso delle Vene, al centro le alte pareti roccia grigia del primo restringimento del fosso, a preludio del superbo ed impressionante spettacolo della natura che seguirà.
9. La parte iniziale del Fosso delle Vene, in fondo al nevaio il sentiero Infernaccio-Capotenna e di fronte i torrioni dei “Grottoni” del M. Priora.
10. La parte centrale del Fosso delle Vene, dopo il primo restringimento, in alto la grande cascata, notate al centro, subito a destra dell’escursionista, le grandi e pericolose fenditure laterali della neve.

ITINERARIO
N.3 : IL FOSSO DI COLLELUCE – SORGENTI DEL FLUVIONE  VERSANTE NORD DEL M. VETTORE.

Accesso: Per raggiungere le sorgenti del
torrente Fluvione, che nascono alla base del grande imbuto del versante nord
del M. Vettore, si parte dalla frazione di Balzo di Montegallo.

Dal paese si continua in
auto la strada per le frazioni di Astorara e Colleluce quindi la strada si fa
in terra battuta e inizia a salire verso l’imbuto del M. Vettore, dopo circa 500 metri si incontra una
deviazione sulla destra che si ignora, si continua a salire con diversi
tornanti fino a raggiungere una fontana e sempre in salita fino ad una grande
frana dove c’è il divieto di accesso.

Descrizione: Si parcheggia nei pressi della frana
e a piedi si continua la strada nella zona denominata S. Michele che in realtà
è già il  sentiero dei Mietitori.

Si
supera la zona franosa e dopo circa 500 metri si devia a destra per un ampio
tratturo che praticamente in piano, in circa 1 chilometro permette
di raggiungere la captazione delle acque della sorgente del Fluvione al di
sotto della quale scende anche una cascata. Dalla captazione si continua in
piano e si scende con attenzione verso il Fosso di Colleluce che generalmente,
a metà primavera, è colmo di neve fino quasi alle sorgenti.  Raggiunto il fosso si risale facilmente su neve compatta ma
poco ripida per altri circa 300
metri fino a raggiungere un anfiteatro roccioso che la
neve non riesce a ricoprire.

La risalita del canale,
se fatta in tarda primavera (metà maggio-giugno) con i pendii sommitali ormai
vuoti di neve, non rappresenta alcun pericolo, la neve rimasta all’interno dei
canali non crea più rischio di slavine.

Dall’anfiteatro si nota a
sinistra un ripido canale erboso che rappresenta il passaggio per le salite
invernali al grande imbuto nord, qui apparentemente il percorso è finito.

Se dal grande nevaio ci
si sposta sulla sua sinistra con molta attenzione e a seconda dell’accumulo di
neve, si nota una apertura nascosta a contatto delle rocce.

Si scende con attenzione
semmai scendendo ulteriormente di 30 metri più a valle e risalendo a sinistra più
agevolmente e ci si addentra nella spaccatura laterale che la neve crea a
contatto con la roccia dell’anfiteatro. Prima di entrare verificare che la
volta di neve sia spessa almeno più di due metri altrimenti può presentare
rischio di crolli.

Si entra così in una
delle poche grotte di ghiaccio temporanee presenti nei Monti Sibillini.

La cavità generalmente è
alta un paio metri e profonda una ventina, il soffitto gocciola di acqua e
presenta diverse aperture verso il cielo.

Altre cavità di ghiaccio
primaverili si possono trovare in altri luoghi dei Monti Sibillini, uno è la
base dell’imbuto del versante nord di M. Cacamillo, nella zona denominata
“Buggero” e descritta nell’itinerario n.12 della mia prima pubblicazione “I
MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011.

L’altro luogo magico è la forra dell’Acquasanta nel territorio di
Bolognola, il cui raggiungimento è descritto nella bibliografia ufficiale dei
Monti Sibillini, qui gli accumuli di neve sono, in alcune primavere, davvero
impressionanti.

1. La parte iniziale del Fosso di Colleluce, in basso la frazione di Colleluce di Montegallo e sullo sfondo la montagna di Montefalcone.
12. L’autore nella parte finale del Fosso di Colleluce, in alto l’anfiteatro roccioso sotto il quale si apre la grotta di ghiaccio.
13. L’ingresso nascosto della grotta di ghiaccio.

14. Un pò di difficoltà nell’entrata della grotta di ghiaccio.
15

15-16.
All’interno della grotta di ghiaccio, non sembra vero ma siamo nei Monti Sibillini.

16
17. Il Fosso di Colleluce, al termine del nevaio, sotto all’anfiteatro roccioso si apre la grotta di ghiaccio, l’ingresso è posto nel lato sinistro rispetto alla salita, in corrispondenza delle prime rocce.
Al centro, tra alberi e rocce, si innalza il canale erboso utilizzato per le salite alpinistiche invernali all’imbuto del M. Vettore.
Pianta satellitare del Fosso di Casale
Pianta satellitare della Valle dell’Infernaccio con i percorsi proposti



MONTE VETTORE DALLA FONTE DELLE CIAOLE PER IL CANALE SUD.

Anche il presente itinerario, percorso il 22 luglio 2015, non è descritto in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.

E’ un itinerario
alternativo e un po’ più impegnativo per raggiungere la cima del Monte Vettore.

Permette di evitare
l’ultimo degradatissimo e frequentatissimo tratto di sentiero che sale dal
Monte Vettoretto al Rifugio Zilioli alla Forca delle Ciaole, passando per la
Fontana delle Ciaole e per il canale dove è presente la captazione dell’acqua
della fonte (Fonte delle Ciaole) e che esce a sud della cima del Monte Vettore,
in corrispondenza della croce della cima e della cresta che scende alla Cima di
Pretare (o Il Pizzo). 

La risalita del canale
ghiaioso fino alla cresta sommitale del Monte Vettore è un po’ impegnativa ma
può essere affrontata da escursionisti con un minimo di esperienza anche su
terreni ripidi ed instabili.

Molto consigliato
d’inverno, permette una salita più entusiasmante alla cima più alta dei Monti
Sibillini rispetto all’itinerario classico percorso anche d’estate.

Verificare l’assestamento
del manto nevoso nel tratto dalla fontana delle Ciaole al canale sud mentre
generalmente all’interno di esso la neve è sempre più sicura e stabile.

La parte terminale del
canale è percorsa da una via invernale, il “canale diretto alla vetta”, con
partenza dal sentiero dei Mietitori.

1- Il casale dei pastori e la Fontana delle Ciaole visti dalla sella del M. Vettoretto, sullo sfondo la cima della “piramide” raggiunta da un itinerario già descritto dall’autore che scende proprio dalla cresta visibile nella foto.

Accesso: L’itinerario prevede come partenza Forca
di Presta.

Si sale per il classico
sentiero N.1 per il Monte Vettore.

Si supera la Croce di
Tito Zilioli e si raggiunge la sella del Monte Vettoretto (ore 1, 2052 m.) .

Alla sella anziché
continuare il sentiero classico che, in salita, conduce al Rifugio Zilioli già
in vista, ci si sposta sul fondo della conca verso destra e si intercetta una
traccia che si fa sempre più evidente e che porta, in piano, verso un casale di
pastori sottostante la Forca delle Ciaole e quindi alla Fontana delle Ciaole
con trocchi, (358743,7 E – 4741699,9 N) la più alta fontana dei Monti Sibillini
si trova a quota 2080 m
mentre la Fonte delle Ciaole e cioè la  captazione
si trova all’interno del canale sud a 2270 m.

            Dietro
alla fontana, in lieve salita, prosegue una traccia di sentiero che inizia ad
affacciarsi sul ripido versante sud-est del Monte Vettore, con la cima della
“piramide” che si fa sempre più vicina.

            Dopo
circa 30 minuti si entra in un canale dal fondo roccioso, in corrispondenza di
una sorgente caratterizzata più a valle da una parete di roccia stillicidiosa
ricoperta di verde muschio e sopra da una captazione  (Fonte delle Ciaole) che trasporta l’acqua
alla Fontana delle Ciaole precedentemente raggiunta.

2- Il lungo traverso dalla Fontana delle Ciaole al canale  dove è presente la fonte-captazione dell’acqua

Dal canale inizia una risalita
faticosa e ripida su roccette e zolle erbose, tenendosi verso le rocce della
sponda di destra del canale in modo da evitare le ghiaie instabili del ghiaione
sommitale.

Dopo circa 40 minuti si
raggiunge la cresta sommitale che scende dalla cima del Monte Vettore alla Cima
di Pretare in corrispondenza del punto dove emerge anche il sentiero che sale
da Santa Maria in Pantano (359218,0 E – 4742611 N, 2400 m.) .

            Quindi
salendo la cresta verso sinistra in vista della croce di vetta, si raggiunge la
cima del Monte Vettore. 

            E’
anche consigliabile percorrere la cresta in discesa fino alla cima di Pretare,
molto più panoramica ed accoppiarla al raggiungimento del terrazzino della cima
della “piramide” descritta sulla mia pubblicazione “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI
MONTI SIBILLINI” parte 2. 

Ritorno: Dalla cima del Monte Vettore si
scende alla Forca delle Ciaole e quindi a Forca di Presta per il classico itinerario
di salita (Percorso VERDE).

GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI 22 LUGLIO 2015

3- Il canale a monte della captazione (Fonte delle Ciaole) , nel pendio di destra si nota la traccia di sentiero che parte dalla fontana delle Ciaole.
4- Giunti al termine del canale ghiaioso di salita si scopre la Forca delle Ciaole con il Rifugio Zilioli (cerchiato) e sopra la  Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago, nel pendio di sinistra si nota la traccia di sentiero che parte dalla fontana delle Ciaole.
5- L’ultimo tratto del canale di salita visto dai pressi della croce del M. Vettore, sullo sfondo il paese di Pretare
6- L’uscita sulla cresta  che collega il M. Vettore alla Cima di Pretare,  sopra al ghiaione la croce situata poco prima della cima del M. Vettore.
Pianta satellitare con:
percoRso rosso: Itinerario proposto
percorso verde: Discesa



I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – Parte 2.

ITINERARIO N.4:  IL TERRAZZO DELLA CIMA DELLA “PIRAMIDE” –
VERSANTE SUD-EST DEL MONTE VETTORE

Sicuramente questo
itinerario, insieme ai N.1 e 2 descritti per il gruppo nord, permette di
raggiungere uno dei più spettacolari terrazzi da brivido sospesi nel vuoto del
gruppo sud dei Monti Sibillini.

Dalla cima della “Piramide” è
possibile affacciarsi con una verticale di più di 300 metri sopra alla “Aia
della Regina”, la grande placconata posta nel versante Sud-est del M. Vettore e
con oltre mille metri sopra al paese di Pretare e Arquata del Tronto ancora più
in basso, con una visione aerea che corre fino ai Monti della Laga e al Gran
Sasso.

L’itinerario è consigliato ad
escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza
su terreni aspri e molto ripidi, che conoscono bene la montagna in quanto nel
tratto finale di raggiungimento del terrazzo proposto non esistono sentieri ne
segnalazioni e che soprattutto non soffrono di vertigini.

Accesso: Da Forca di Presta si sale al M. Vettore
per l’itinerario classico (sentiero n. 1 – 1/A), passando per il Rifugio
Zilioli (ore 2).

Dalla cima del M. Vettore ci
si sposta verso la croce che si incontra prima della vetta, si scende poco più avanti,
in corrispondenza di un omino di pietre, verso la lunga cresta che collega la
cima del M. Vettore alla Cima di Pretare o il Pizzo.

Scesi alcuni metri ci si
trova sul grande crestone che, in costante discesa, permette di raggiungere in
circa 15 minuti uno scoglio. Si supera lo scoglio e si prosegue in cresta
sempre in discesa.

  Dopo circa 100 metri, prima di scoprire verso sud-est, il grande imbuto del “canalino”,  si inizia a notare sotto alla cresta, sulla destra, una crestina che si stacca e, in netta discesa, porta alla visibile cima della “Piramide” posta circa 200 metri più in basso (foto n.1).   Si inizia a scendere la cresta ghiaiosa intervallata da alcuni saltini rocciosi di pochi metri che si aggirano a sinistra e gli ultimi a destra, fino a raggiungere, sempre a destra, il termine di un ampio e ripido canale erboso, è la parte terminale del “canale del santuario” (via alpinistica invernale). S

1– La  discesa verso la cima della “Piramide” vista dalla cresta M- Vettore – Cima di Pretare, in alto il paese di Pretare, in ombra la parte finale del “canale del Santuario”, via invernale di salita.

Seguendo sempre la cresta in
discesa che in questo punto si fa molto sottile si raggiunge la cima della
“piramide” (30 minuti).

Si consiglia di avvicinarsi
ed affacciarsi alla cima con prudenza perché di colpo ci si trova sospesi sopra
ad un impressionante vuoto.

La cresta della “piramide” è
inoltre molto friabile, fare attenzione a non staccare massi.

Ritornati sulla cresta che
collega il M. Vettore alla Cima di Pretare (foto n.2) si consiglia di scendere
ulteriormente, con attenzione, raggiungendo questa ultima cima, anch’essa molto
panoramica in quanto sospesa da verticali pareti  sopra al Passo Galluccio, Sasso Spaccato
(vedi itinerario dell’autore pubblicato nel novembre 2014)  e a Montegallo con tutte le sue frazioni.

Ritorno: Stesso itinerario

2- La  salita  verso la cresta M- Vettore – Cima di Pretare, vista dalla cima della “Piramide”. (foto inversa della n.1), con i vari saltini rocciosi da superare.
3- Veduta in verticale dalla cima della “Piramide” con l’Aia della Regina sotto ai vostri piedi, sullo spigolo in alto a sinistra il paese di Pretare.
4- La meravigliosa e rarissima Campanula alpestris che cresce nella zona.
5- Il versante Sud-est del Monte Vettore e la cima della “Piramide”.
6- L’immenso ed aereo panorama visto dalla cima della “Piramide” spazia fino ai Monti della Laga ed al gruppo del Gran Sasso.

ITINERARIO N.5:  I TERRAZZI DEL PIZZO DEL DIAVOLO A PICCO
SUL LAGO DI PILATO.

Questi tre terrazzi proposti
di seguito permettono di godere da diverse posizioni la magica veduta aerea di
uno dei luoghi più belli dei Monti Sibillini ma forse anche d’Italia, il Lago
di Pilato.                         Il
primo terrazzo descritto, ossia la cima del Pizzo del Diavolo, è raggiungibile da
escursionisti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni ripidi, il
secondo (il castello) ed terzo (gran gendarme) sono esclusivamente riservati ad
escursionisti esperti di pratiche alpinistiche in particolare per la salita al
Gran Gendarme in quanto occorre risalire e soprattutto ridiscendere in libera
una parete di roccia di circa 8
metri con passaggi di secondo grado nella speranza che prima
o poi qualcuno posizioni in loco una catena fissa, per questi ultimi due
itinerari è consigliabile anche l’utilizzo di un casco per il pericolo di
caduta di sassi dalle pareti del Pizzo del Diavolo.

Accesso al primo terrazzo: Pizzo del Diavolo: Per raggiungere il primo terrazzo proposto, cioè la panoramica cima del Pizzo del Diavolo, si sale da Forca di Presta verso il M. Vettore, per l’itinerario classico (sentiero n. 1 – 1/A), raggiunto il  Rifugio Zilioli (ore 2) si sale la cresta a sinistra raggiungendo in successione, Punta di Prato Pulito, la Cima del Lago, quindi si ridiscende lievemente e si raggiunge la Cima del Redentore, quindi per aerea cresta si arriva alla cima del Pizzo del Diavolo (foto N. 8).  Qui con moltissima attenzione, scendere una ventina di metri verso il lago per poter osservare la sua visione da brivido, con circa 500 metri di verticalità, fare molta attenzione al terreno ghiaioso e alle rocce instabili della vetta.

7- Il Pizzo del Diavolo visto dal M. Vettore e i tre terrazzini proposti, da destra: Gran Gendarme, Cima del Pizzo del Diavolo, il Castello; in basso a sinistra un lembo del Lago di Pilato.
8- La cresta che collega la Cima del Redentore al Pizzo del Diavolo, sullo sfondo il Monte Vettore.
9- Il Lago di Pilato visto in verticale dalla cima del  Pizzo del Diavolo.

Accesso al secondo
terrazzo: Il Castello:
  Il Castello è il grande torrione che si
stacca dalla parete del Pizzo del Diavolo in direzione sud e sovrasta la parte
terminale del Lago di Pilato, di fronte alle cosiddette “roccette”.

Per raggiungere il secondo terrazzo
proposto, si deve arrivare al Lago di Pilato per uno dei tre itinerari
classici, o partendo da Forca di Presta per la Sella delle Ciaole e scendendo
per le “roccette” o da Foce per la Valle del Lago o da Capanna Ghezzi o meglio
dalla Valle delle Fonti passando per Forca Viola e proseguendo per i ghiaioni
della Valle del Lago.

Giunti al Lago di Pilato si risale la
sponda nord-ovest per tracce di sentiero che conducono al cosiddetto “Portico”,
caratteristico torrione di roccia appoggiato alle pareti del Pizzo del Diavolo
che si consiglia di raggiungere passando al di sotto di esso in quanto forma un
passaggio nascosto e dove, sulla parete interna di roccia del torrione si può
osservare una curiosa figura di una donna velata, (vedi foto N. 236-237 del mio
libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”) quindi si devia nettamente verso
sinistra costeggiando le pareti  del
Pizzo del Diavolo fino alla base del “Castello” che si stacca con tutta la sua
imponenza dopo un ripido e strettissimo canale (via invernale del Canalone
Maurizi).

Quindi con molta fatica si inizia a
risalire le ghiaie ripidissime e molto instabili costeggiando la parete del
“Castello” fino ad affacciarsi nell’immenso ghiaione che scende dalla Cima del
Redentore (foto N.10).  Da qui, facendo
sempre molta attenzione a non scivolare, si traversa verso destra tra ghiaie ed
erba e si risale l’ultimo ripido pendio che permette di affacciarsi sulla
sommità del grande torrione denominato “Il Castello” godendo di un bellissimo
panorama aereo a circa 300
metri a picco sul Lago di Pilato.

10- Il Pizzo del Diavolo visto dalla Forca delle Ciaole ed il “Castello” in primo piano con il percorso di salita
11- Il fantastico torrione denominato “Il Castello”, a destra il ripidissimo Canalone Maurizi (via invernale).

Accesso al terzo  terrazzo: Il Gran Gendarme: 
Il Gran Gendarme è il grande torrione che si stacca dalla parete del
Pizzo del Diavolo in direzione nord e sovrasta Valle del Lago di Pilato salendo
da Foce o arrivando da Forca Viola, è posto sulla verticale della Grotta
Bivacco.

Per raggiungere il terzo terrazzo
proposto, denominato la Testa del Gran Gendarme, conviene raggiungere il Lago
di Pilato o da Foce per la Valle del Lago o da Capanna Ghezzi o meglio dalla
Valle delle Fonti passando per Forca Viola e proseguendo per i ghiaioni della
Valle del Lago.

Giunti al Lago di Pilato si risale la
sponda nord-ovest per tracce di sentiero quindi deviando nettamente verso
destra per evidente sentiero che taglia un ghiaione, si raggiunge la Grotta
Bivacco, posta proprio alla base del Gran Gendarme. Si continua la traccia di
sentiero che sale ancora verso destra per iniziare a scoprire la grande parete
nord del Pizzo del Diavolo. Si continua sempre
in ripida salita su ghiaie instabili fino a raggiungere a sinistra un ampio
corridoio erboso che percorre la base della parete nord. (Foto N. 13). Si
percorre l’ampia cengia erbosa in piano superando, dopo circa 30 metri, un ripido
canalino, si prosegue e si raggiunge un secondo canalino roccioso, il punto di
salita alla vasta cengia centrale denominata “la conca” che da accesso successivamente
alla cosiddetta “testa” del Gran Gendarme.

Si sale il canalino su roccia verticale per circa otto metri con passaggi di secondo grado fino a raggiungere un ampio imbuto erboso sovrastante, la cosiddetta “conca”, attenzione alle discesa  di questo tratto !!!.  Quindi si traversa in lieve salita verso sinistra tra rocce ed erba fino a raggiungere la “testa “ del Gran Gendarme caratterizzata da levigatissime placche di roccia scavate da solchi prodotti dalle acque meteoriche, come visibile nella foto N.12, qui avrete una visione aerea ed unica del Lago di Pilato.  Ritorno: Stessi itinerari di salita, con molta attenzione per l’itinerario N. 3 al Gran Gendarme.

12- Il Lago di Pilato con la prima neve autunnale visto dalla cosiddetta “testa” del Gran Gendarme.
13-  La parete nord del Pizzo del Diavolo con l’itinerario per la “testa” del Gran Gendarme.

ITINERARIO N.6:  IL TERRAZZO DELLO SCOGLIO DELL’AQUILA A
PICCO SUL PIANO GRANDE DI CASTELLUCCIO.

Questo terrazzo proposto,
presente anch’esso nel gruppo sud,  M.
Vettore –Cima del Redentore, dei Monti Sibillini permette invece di godere
della magica veduta aerea di un altro dei luoghi più belli e più conosciuti dei
Monti Sibillini, i Piani di Castelluccio, praticamente la veduta del versante
opposto dei terrazzi descritti nell’itinerario N. 5.

Tale itinerario può essere
percorso insieme alla prima parte dell’itinerario N.5 e cioè al raggiungimento
del terrazzo della cima del Pizzo del Diavolo, anch’esso è consigliato ad escursionisti
esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni ripidi e di
percorrerlo nel mese di luglio per godere così della visione aerea della
“fioritura” del Piano Grande di Castelluccio, cosa che non capita tutti i
giorni.

Accesso:
Per raggiungere il
terrazzo proposto si sale da Forca di Presta verso il M. Vettore, per l’itinerario
classico (sentiero n. 1 – 1/A), raggiunto il  Rifugio Zilioli (ore 2) si sale la cresta a
sinistra raggiungendo in successione, Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago
(ore 1).

Dalla Cima del Lago  si scende lievemente verso la cresta che raggiunge la Cima del Redentore e si raggiunge la Forcella del Lago.

14-  Lo Scoglio dell’Aquila con la cresta di discesa, visto dalla Cima del Lago, sullo sfondo Castelluccio ed il Piano Grande, mese di settembre

Sotto alla forcella si nota una cresta
che scende verso sinistra (foto N. 14) nel versante ovest, si scende dapprima
facilmente poi con molta cautela tale cresta in costante discesa fino a
raggiungere la cima dello Scoglio dell’Aquila, (30 minuti) che domina con la
sua mole i Piani di Castelluccio, posti circa mille metri sotto ai vostri
piedi.

 Fare
molta attenzione all’ultimo tratto da brivido di cresta in quanto sottile e con
rocce instabili.

Ritorno: Si consiglia di concatenare tale
itinerario con la prima parte dell’itinerario N.5 alla cima del Pizzo del
Diavolo (ore 1,5 dalla Forcella del Lago).

Una volta raggiunta in salita di nuovo la
Forcella del Lago proseguire la cresta in direzione nord  su evidente sentiero fino a raggiungere la
Cima del Redentore quindi si prosegue verso destra per la sottile cresta fino
alla cima del Pizzo del Diavolo (primo terrazzo dell’itinerario N. 5).

Per il ritorno all’auto (Forca di Presta)
si percorre lo stesso itinerario di salita.

15-  La cima dello Scoglio dell’Aquila , sotto ai vostri piedi Castelluccio ed il Piano Grande, fine giugno con i primi campi fioriti.

ALTRI ITINERARI PER IL
RAGGIUNGIMENTO DI TERRAZZI SOSPESI:

Nei 
Monti Sibillini sono presenti altri terrazzi da brivido che permettono
visioni aeree e mozzafiato, forse con meno intensità di quelli qui descritti ma
sicuramente sempre entusiasmanti da raggiungere.

Alcuni sono raggiunti da sentieri
classici descritti nella bibliografia ufficiale, altri sono riportati nelle mie
pubblicazioni:

–  SASSO SPACCATO PER
L’IMBUTO DEL M. VETTORE: Vedi mia pubblicazione del Novembre 2014.

–  SASSO DI PALAZZO
BORGHESE: A picco sul “Laghetto”, salita per il sentiero classico n. 5 dalla
Capanna Ghezzi o N. 6 da M. Prata – Fonte della Giumenta.

– CIMA DEI TORRIONI DI VALLERIA – VERSANTE NORD M. ZAMPA :
vedi itinerario N. 8  del mio libro “IL
FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.  CONSIGLIATO.

– CENGIA DELLE AMMONITI – CIME DEI GROTTONI : vedi itinerario
N. 4  del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”.  CONSIGLIATO.

– CENGIA DEL TORRIONE SINISTRO DE “LE VENE” – VERSANTE NORD
M.- SIBILLA: vedi itinerario N. 9  del mio
libro “I  MIEI MONTI SIBILLINI” CONSIGLIATO.

– CIMA DI RIPA GRANDE – M. ARGENTELLA: vedi itinerario N.
9  del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”.  Una volta raggiunta la
cresta est anziché salire alla cima del M. Argentella scendere tutta la cresta
fino alla sommità dell’enorme contrafforte di roccia che domina il Piano della
Gardosa denominato la “Ripa Grande”. CONSIGLIATO.

– POGGIO DELLA CROCE –IL PIZZO: A picco sul Santuario della
Madonna dell’Ambro, descritto in modo poco chiaro e di difficile ritrovamento in
una guida a distribuzione limitata, di prossima mia pubblicazione in modo più
dettagliato.

GIANLUCA CARRADORINI                                               NOVEMBRE 2015

Pianta satellitare con i percorsi proposti:
GIALLO E CELESTE: ITINERARI DI RAGGIUNGIMENTO
ROSSO: PERCORSI PROPOSTI