GRUPPO DEL GRAN SASSO Da Vado di Corno alle Torri di Casanova. Via del Centenario
20 SETTEMBRE 2019
L’itinerario è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web del Parco del Gran Sasso – Monti della Laga.
Di seguito le migliori immagini della giornata.
1- Il Corno Grande emerge dalla nebbia al Vado di Corno.2- Il Corno Grande dalla salita verso il M. Brancastello.3- Giunti in prossimità della cima del M. Brancastello.– La cima del M. Brancastello5- Il M. Prena e le Torri di Casanova.6- Il M. Vettore a destra e la Cima del Redentore nei Monti Sibillini a sinistra visti dal M. Brancastello7- Il M. Aquila sovrasta il Vado di Corno sommerso dalla nebbia. Sullo sfondo a sinistra il Pizzo Cefalone.8- Il Corno Grande, vetta orientale e centrale, emerge maestoso dalla nebbia.9- La cresta dal M. Brancastello alle Torri di Casanova.10- Le Torri di Casanova.11- La ferrata della prima Torre di Casanova12- Veduta verticale dalla prima Torre di Casanova sulla cresta che proviene dal M. Brancastello. 13- Vipera dell’Orsini sul sentiero da Campo Imperatore a Vado di Corno.14- Il sentiero per il Vado di Corno, sullo sfondo svetta il Corno Grande.15- Pomeriggio al lago Pietranzoni. – Campo Imperatore.
ASCENSIONI CLASSICHE DELL’ESTATE 2019
ASCENSIONI N. 981 – 985 dal 1979
Nell’estate 2019 a causa del gran caldo e disturbato dalla eccessiva quantità di “escursionisti” della domenica che affollano i sentieri non ho effettuato nuove ascensioni inedite ma mi sono limitato a percorrere pochi itinerari classici già decritti nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini ed accompagnare amici della montagna.
In particolare, con diversi amici abbiamo effettuato le seguenti ascensioni:
25 luglio: Notturna dalla Pintura di Bolognola a Pizzo Tre Vescovi.
13 agosto: Giro con accompagnatore in auto da Vetice a Pizzo Regina – Pizzo Berro – ripresi al Rifugio del Fargno.
21 agosto: Monte Bove Sud
5 settembre: Monte Acuto – Pizzo Tre Vescovi.
17 settembre: Monte Castel Manardo.
Di seguito le immagini più significative di queste ascensioni.
1- Ragnatela illuminata dal sole al tramonto nella Valle del Fargno.2- Tramonto verso Costa Vetiche3- Il profilo notturno del Monte Acuto 4- Il Monte Acuto ed il Monte Rotondo in notturna con passaggio di aereo5 – La cresta dallo Scoglio del Montone al Monte Acuto in notturna con lo sfondo della Via Lattea e auto nella strada per il Rifugio del Fargno.6- Alba sulla cresta Il PIzzo – Pizzo Regina (M. Priora.7- Il sole si riflette sul Mare Adriatico8- La lunga cresta da Il Pizzo (in basso) a Pizzo Regina9- La cresta finale del Monte Priora o Pizzo Regina, a destra il Pizzo Berro.10- L’ultimo tratto di cresta rocciosa prima della cima del Pizzo Regina.11- La cresta di salita vista dall’ultimo tratto prima della cima con il caratteristico torrione di scaglia rossa, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.12- I ripidi canali rocciosi che scendono verso le Roccacce nel versante Nord del Pizzo Regina13- Particolare cresta rocciosa quasi tagliente al termine dei canali della foto n. 1214- Veduta verticale del versante Nord del Pizzo Regina dalla sommità del torrione roccioso della foto n.11. 15- La croce di vetta del Pizzo Regina, sullo sfondo il Pizzo Berro ed il Monte Bove Nord.16- Lycaena virgaureae nel versante Est del Pizzo Berro.17- 3 agosto 2013, nei pressi del caratteristico masso isolato (denominato masso Esner Ida per la scritta a vernice presente)sulla cresta Ovest del Pizzo Berro, salendo dalla Forcella Angagnola.18- 13 agosto 2019, il masso Esner Ida, o quello che ne rimane (solo la base) dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.19- Il masso visto da valle, si nota la parte del distacco più bianca.20- Il ripido versante Nord del Pizzo Berro sopra al Casale Rinaldi, al centro c’è un Camoscio.21- Zoom sul camoscio della foto n.20 , ma non c’è erba più comoda da mangiare nei pendii circostanti ?22- Il Monte Acuto emerge dalla nebbia il 5 settembre salendo verso il Pizzo Tre Vescovi, 23- La nebbia riempie la’alta valle dell’Ambro, emerge la cima del Pizzo Berro.24- Zoom della foto precedente.25- La nebbia contorna perfettamente il profilo del Pizzo Berro.26- Monica al Monte Acuto, sullo sfondo la cresta Nord-Est del Pizzo Tre Vescovi.27- E dulcis in fondo, una fantastica Gloria Solare con la mia ombra che produce il cosiddetto Spettro di Broken sulla cresta che da Pizzo Tre Vescovi scende verso Forcella Angagnola.
GRUPPO DEL GRAN SASSO Monte Camicia dal Rifugio Fonte Vetica per la cresta della parete Nord.
LUGLIO 2017
L’itinerario è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web del Parco del Gran Sasso – Monti della Laga.
Per rendere più spettacolare questo classico itinerario anziché percorrere il sentiero che taglia il versante ovest della montagna siamo saliti direttamente sulla aerea cresta del Monte Camicia che delimita la più alta e incredibile parete Nord della montagna.
Di seguito le migliori immagini della giornata.
1- Il Vallone di Vradda con la vetta del Monte Camicia a sinistra e la cresta della parete Nord a destra.2- Astrantia pauciflora subsp. tenorei3- La cresta che delimita la parete Nord del Monte Camicia.4- La vetta del Monte Camicia vista dalla cresta Nord.4- La frastagliata cresta che delimita la parete Nord del Monte Camicia. 6- Edraianthus graminifolius e Leontopodium nivale7- La verticale e spaventosa parete Nord del Monte Camicia precipita verso il Fondo della Salsa, 1400 metri più in basso.8- Incredibili placche sulla Nord del Monte Camicia, sullo sfondo a destra il Corno Grande.9 – 10 Le dimensioni delle cime della cresta in confronto con Davide.1011- Le dimensioni delle cime della cresta in confronto con Fausto. 12- Il sentiero normale sale nel Vallone di Vradda evitando le spettacolari visioni sulla parete Nord13- 14 Immagini della cresta che delimita la parete Nord del Monte Camicia.1415- Fausto, Stefano e Adriano si affacciano con cautela dalla cresta.16- L’ultimo tratto di salita prima della vetta del Monte Camicia, sullo sfondo la cresta che delimita la parete Nord ed il sentiero che passa più in basso.17- Viola magellensis18- Gentiana brachiphylla19- Cerastium thomasii20- La vetta del Monte Camicia, di fronte il Monte Prena e sullo sfondo il Corno Grande del Gran Sasso.21- Veduta del Vallone di Vradda dove si snoda il sentiero di salita ed il bosco del Rifugio Fonte Vetica.22- Discesa dalla vetta.
CIMA DEL LAGO Cresta Est dalle “Roccette”.
ASCENSIONE N. 979 dal 1979.
Il 21 Luglio 2019 abbiamo risalito direttamente dalle “Roccette” la ripida cesta Est della Cima del Lago che incombe sulla Conca del Lago di Pilato.
La cresta non presenta particolari difficoltà con ultimo tratto piuttosto ripido e dislivello complessivo (sola cresta est) di circa 400 metri, non è percorsa da alcun sentiero ne è segnalata sulle guide in commercio e si propone come alternativa alla solita cresta Rifugio Zilioli – Punta di Prato Pulito – Cima del Lago, che ormai ho percorso una cinquantina di volte in tutte le stagioni.
Sicuramente risulta molto più panoramica del percorso classico perché si sale quasi in verticale sopra alla conca del Lago di Pilato e sul bordo roccioso della verticale parete Nord della Cima del Lago percorsa da diverse vie invernali.
Per la salita si raggiunge il Rifugio Zilioli alla Forca delle Ciaole partendo da Forca di Presta per il classico sentiero, diventato ormai uno stradone, che conduce al Monte Vettore.
Al Rifugio si scende per prati verso il Lago di Pilato quindi giunti in prossimità del passaggio roccioso denominato “le roccette” si devia nettamente a sinistra per prendere la cresta che diventa più ripida man mano che ci si innalza.
Dalla Cima del Lago abbiamo raggiunto poi la Cima del Redentore ed abbiamo così osservato gli ennesimi effetti del terremoto dell’Ottobre 2016 nelle creste con vari sdoppiamenti e fenditure. La maggior parte degli escursionisti che abbiamo incontrato erano totalmente ignari dei visibili effetti provocati dal terremoto.
Infine al ritorno abbiamo documentato anche il curioso mistero geologico presente nel pianoro di cresta tra la Cima del Lago e la Punta di Prato Pulito descritto di seguito e di cui ancora i geologi non sanno dare spiegazione certa.
Di seguito le immagini della salita.
1- A sinistra la Punta di Prato Pulito, al centro la Cima del Lago con la erbosa cresta di salita che scende verso le “roccette”, a destra invece il tratto di cresta che va dalla Cima del Lago verso la Cima del Redentore, visti dalla Forca delle Ciaole.
2- Veduta verticale sulla conca del Lago di Pilato in evidente crisi idrica, a destra è visibile il sentiero che scende dalle “roccette” verso il Lago.3- L’inizio del tratto più ripido, si notano le uscite dei canaloni di salita invernale e a destra la cresta che dalla Cima del Lago va verso la Cima del Redentore.4- La cresta di salita dalle “roccette” e sullo sfondo la cima del Monte Vettore.5- Voragine aperta dal terremoto sulla sommità della Cima del Lago.6- Lunghe fenditure nella cresta.7- Sdoppiamento di cresta alla Cima del Lago, sullo sfondo la cima del Monte Vettore.8- Tratto di cresta sconvolto e parzialmente in franamento, sullo sfondo la Cima del Redentore.9- Profonda fenditura in cresta.10- Tratto di cresta in franamento verso la Valle del Lago con ignari escursionisti che non immaginavano che ciò era stato provocato dal terremoto del 2016.11- Placca rocciosa franata verso la Valle del Lago.12- Altro tratto di cresta completamente smosso dal terremoto.13 Altra lunga fenditura in prossimità della Cima del Redentore visibile a destra.14- Bellissima Scutellaria alpina nel ghiaione del versante est della Cima del Redentore.15- La rara Gentiana pumila nel versante Nord della Cima del Redentore.16- Il versante Nord della Cima del Lago con la lunga cresta est di salita (a sinistra) e sopra la piccola Punta di Prato Pulito in ombra. 17- Castelluccio con la parte superiore del paese ridotta ad un cumulo di macerie e i vari campi della fioritura ormai secchi.18- Bellissimo gruppo di Aster alpinus.19- La particolare infiorescenza del Phyteuma orbicularis20- Il “mistero” geologico della Sella tra la Cima del Lago e la Punta di Prato Pulito posta di fronte: come sono giunti i massi di roccia diversa da quella del pendio sul prato a destra e sinistra del sentiero se non ci sono pareti più alte da cui si possono essere staccati????21- Articolo sul “mistero” dei massi preso dal volume: “Appennino Umbro Marchigiano” Guide geologiche Regionali – Be-Ma Editrice. 22- Alcuni dei misteriosi massi appoggiati sul terreno nei pressi della cresta della Punta di Prato Pulito sullo sfondo.23- Gli stessi massi della foto n.22 visti verso la Cima del Lago sullo sfondo, come si nota non ci sono pareti rocciose più in alto da cui possono provenire.24- Ricca stazione di Antennaria dioica nel versante Nord della Punta di Prato Pulito25- Particolare dell’infiorescenza di Antennaria dioica 26- Sulle placche della cresta Sud della Punta di Prato Pulito, in successione dall’alto cuscinetti di : Silene acaulis, Leontopodium nivalis (stella alpina dell’Appennino) e Potentilla apennina.27- La cresta Sud della Punta di Prato Pulito da cui siamo scesi fino al Monte Vettoretto per evitare l’orribile tratto di sentiero che scende dal Rifugio Zilioli tra l’altro pieno di gente che scendeva e soprattutto che risaliva nonostante erano le 14.30 con circa 30 gradi di temperatura !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! A destra invece la cresta est che scende verso il Rifugio Zilioli.
A CACCIA DI MICROMETEORITI Nei canyon dei Monti Sibillini
ASCENSIONI N. 972-974/980 dal 1979.
Anni fa trovai un interessante articolo sulla Rivista Mineralogia Italiana n.3 del 2011 sulle Micrometeoriti.
In particolare l’articolo indicava come si identificano, la loro forma e come cercarle.
Le micrometeoriti sono particelle di materiale cosmico con dimensioni inferiori al millimetro che cadono numerose sulla superficie terrestre e molto spesso fungono da nuclei di aggregazione di particelle di ghiaccio presenti nell’atmosfera ricadendo poi sotto forma di fiocchi di neve o pioggia.
Le micrometeoriti quindi possono essere ritrovate con una certa facilità dopo lo scioglimento di grandi accumuli di neve come quelli che si formano dopo l’inverno nei numerosi canyon dei Monti Sibillini.
Ma come cercarle? Essendo per la maggior parte costituite da ferro presentano la capacità di essere attratte da un magnete.
Quindi ponendo un forte magnete all’interno di un barattolino in plastica con fondo piatto e facendolo scorrere legato ad un filo sopra al fondo di una valle dove c’è stato un accumulo di neve sciolto da poco le micrometeoriti magnetiche si attaccheranno al fondo esterno del barattolo.
Ponendo quindi un contenitore trasparente di plastica sotto al fondo del barattolo ed avvicinando un secondo magnete al fondo, contemporaneamente allontanando il magnete posto all’interno del barattolo si trasferiranno le micrometeoriti dal barattolo al contenitore trasparente.
Quindi osservando il contenitore trasparente con un microscopio per uso mineralogico con almeno 100 X di ingrandimenti si potranno vedere le sferule di materiale magnetico raccolte.
1- Micrometeoriti osservate al microscopio (Da Rivista Mineralogica n.3 – 2011)2- Una parte dell’articolo sulle micrometeoriti tratto dalla Rivista Mineralogica n.3 – 20113- Attrezzatura per la raccolta delle micrometeoriti: un barattolo in plastica a fondo piatto munito di cordino per farlo scorrere sopra al terreno di ricerca contenente un potente magnete.
In particolare con una serie di uscite nei Monti Sibillini abbiamo perlustrato il fondo di alcuni canali della Valle del Fargno, dal Monte Castel Manardo fino al Monte Acuto, il fondo del Fosso di Buggero, alla base dell’imbuto del versante Nord di Monte Cacamillo e la base della Valle delle Cascate dell’Acquasanta dove, anche questo inverno, si erano formati accumuli di diversi metri di neve.
Di seguito le immagini anche storiche dei luoghi visitati e soprattutto ciò che abbiamo trovato sul fondo.
Mi scuso per la qualità non elevata delle foto fatte alle micrometeoriti ponendo la fotocamera sopra all’obiettivo del microscopio ma non dispongo di microscopio con fotocamera incorporata.
4- Uno dei vari canali di ricerca nella Valle del Fargno, qui in versione primaverile, alla base della parete Nord di M. Acuto5- Il secondo luogo di perlustrazione, il versante Nord del Monte Cacamillo con il suo imbuto che ogni inverno può raccogliere anche 30 metri di neve. 6- Aprile 2017, il fondo dell’imbuto del versante Nord di Monte Cacamillo, localmente chiamato “Buggero” riempito dalle slavine del “nevone” del gennaio 2017 con circa 30 metri di neve, la cascata al centro era quasi completamente coperta.7- Aprile 2018, Imbuto di “Buggero”, molta meno neve rispetto all’anno prima.8- Giugno 2007, imbuto di “Buggero”, la cascata creando una corrente di aria ha scavato una galleria nell’accumulo di neve.9- Giugno 2007, imbuto di “Buggero”, passaggio sotto l’accumulo di neve. 10- Giugno 2007, imbuto di “Buggero”, vista da sotto l’accumulo di neve.11- Il terzo luogo perlustrato, qui in versione invernale, la Valle dell’Acquasanta con una delle sue tante cascate.12- L’autore alla ricerca di micrometeoriti nel canalone nord del Monte Acuto
E CIO’ CHE ABBIAMO OSSERVATO AL MICROSCOPIO DOPO LA RICERCA CON I MAGNETI:
13- Frammenti magnetici attribuibili forse a minerali ferrosi in un canale della Valle del Fargno.14- Frammenti magnetici non ben definiti, forse micrometeoriti o di natura antropica in un canale della Valle del Fargno.
Finalmente probabilissime micrometeoriti:
15- Probabili micrometeoriti in confronto con un righello millimetrato raccolte a Buggero.16- Probabili micrometeoriti della foto 14 ingrandite (paragonarle con le immagini delle foto n.1-2)17- Probabili micrometeoriti del Monte Acuto18-Probabili micrometeoriti19- Altra probabile micrometeorite della Valle dell’Acquasanta.20- Frammento magnetici vari di dubbia natura, forse minerali di ferro.21- Sferule di netta provenienza antropica raccolte all’esterno di una industria, a poche decine di metri dalla bocca di uscita di un impianto di aspirazione da un reparto di saldatura articoli metallici, molto differenti dalle possibili micrometeoriti riportate sopra.
Altri potenziali luoghi di ricerca per micrometeoriti, ovviamente dopo lo scioglimento della neve :
22-23-24 – Fosso di Casale – imbuto nord del Monte Vettore.232425- Le Pisciarelle – Infernaccio26- Le Pisciarelle, maggio 2015 c’era ancora il ponte.27- Fosso de “Le Vene” – Monte Sibilla, Maggio 201528- Fosso de “Le Vene” – Monte Sibilla, Luglio 2015, il torrente con il movimento di aria che crea ha sciolto l’accumulo di neve della foto n.24 che si è sfondato creando questo spaventoso buco.
VALLE DELLE FONTI Escursione con gli amici della Banca dei Sibillini
ASCENSIONE N. 975 dal 1979.
Il 22 Giugno 2019 con gli amici della Banca dei Sibillini – Credito Cooperativo di Casavecchia abbiamo organizzato un’escursione sui Monti Sibillini.
La meta era il gruppo del Monte Bove ma il maltempo ci ha fatto rinunciare ed abbiamo optato per un percorso più breve.
Abbiamo raggiunto la Valle delle Fonti da Castelluccio e quindi abbiamo effettuato un giro nei Colli Alti e Bassi per visitare la scarpata cosismica apertasi a seguito del terremoto dell’Ottobre 2016.
Quindi siamo scesi a Nottoria di Norcia a visitare la Grande Quercia secolare ed infine giro turistico-gastronomico a Norcia.
Nonostante il maltempo abbiamo trascorso una bellissima giornata tra amici con la solita allegria che caratterizza gli appassionati della montagna delle varie filiali della Banca.
Di seguito le, purtroppo poche, immagini della giornata a seguito di un problema tecnico che ho avuto con la fotocamera.
1- Il gruppo di escursionisti ai piedi della scarpata cosismica dei Colli Alti e Bassi.2- L’abbassamento del terreno a seguito del terremoto contrassegnato dalla fascia bianca nella parete rocciosa in quanto la roccia sotto terra non essendo esposta agli agenti atmosferici è rimasta pulita da licheni e quindi si presenta bianca . Notare la forma della pianta di Globularia meridionalis scesa più in basso di circa 50 centimetri.3- La grande Quercia secolare di Nottoria di Norcia4- Sosta per il pranzo sotto alla grande quercia.
MONTE BICCO – MONTE BOVE SUD Ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016
ASCENSIONE N. 977 dal 1979.
Avevo già salito questo inverno sia la cima di Monte Bicco che quella del Monte Bove Sud rispettivamente il 23 marzo ed il 20 aprile ma essendoci la neve avevo osservato solo parzialmente una grande frana con sdoppiamento della cresta formatesi con il terremoto dell’Ottobre 2016 nel versante nord-est verso la Val di Bove nel tratto di cresta che collega le due cime, un centinaio di metri a monte del pilone della vecchia funivia che si affaccia nella valle.
Ora, salendo verso il Monte Bove Sud, senza neve, abbiamo potuto osservare l’entità della frana.
Evitate comunque di raggiungere il tratto franato ma osservatelo con attenzione affacciandovi dalla cresta soprastante.
Giunti sulla cima del Monte Bove Sud abbiamo perlustrato il plateau sommitale che scende verso la Val di Panico dove sono ancora presenti dei vecchi piloni di un assurdo progetto di piste da sci ed abbiamo trovato alcune specie floristiche piuttosto interessanti riportate di seguito.
ATTENZIONE: Premetto che per raggiungere il Monte Bicco ed il Monte Bove Sud si deve necessariamente raggiungere in auto da Frontignano il Parcheggio del Monte Cornaccione, quindi si prosegue a piedi per la strada sterrata che sale per il Cristo delle Nevi e si prosegue per i campi da sci fino alla sella tra le due cime.
Ricordo che la Val di Bove è interdetta alle escursioni con tanto di cartello affisso nel sentiero che scende di fianco all’ex Hotel Felicita, gli organi di vigilanza arrivano a piedi al M. Bove Sud e multano chi viene visto salire dalla Val di Bove .
Evitare anche di proseguire la strada per il Passo Cattivo in quanto, nonostante il loco NON CI SIA ALCUNA SEGNALETICA, anche tale itinerario è interdetto.
Inoltre giunti in auto nei pressi della seggiovia non fatevi ingannare dall’ampia piazzola presente che istintivamente porterebbe a far parcheggiare comodamente l’auto perché, come visibile dalla foto, vige un assurdo divieto di sosta e transito fino al parcheggio da un’ordinanza comunale nonostante sia anche aperta la sbarra per cui si deve necessariamente ed incredibilmente parcheggiare in fila lungo la stretta strada. Gli organi di vigilanza visitano periodicamente il piazzale per fare vergognosamente cassa……solo in Italia capitano queste cose !!!!!!!!!!
Basterebbe semplicemente spostare la sbarra ed i divieti cinquanta metri più in avanti, subito dopo il parcheggio, all’inizio del tratto di strada sterrata, tra l’altro degradatissima, che dalla stazione della seggiovia, risale verso il Cristo delle Nevi e consentire almeno un comodo parcheggio agli ormai sempre più rari escursionisti che frequentano i Monti Sibillini.
O è forse proprio questo che si vuole ??????????????????
2- L’inizio dello sdoppiamento di cresta causato dal terremoto dell’Ottobre 2016 un centinaio di metri a monte dell’ultimo Pilone della vecchia funivia.3- Lo scivolamento verso valle di circa due metri del tratto di cresta tra il Monte Bicco ed il Monte Bove sud.4- Il plateau formato dallo scivolamento della cresta che in questo tratto sta incombendo pericolosamente verso valle come visibile a sinistra. Cinquanta metri più avanti è già franata a valle. Per fortuna il sentiero percorre il versante opposto, sud-ovest, della cresta. 5- Grandi fenditure solcano il tratto di cresta scivolato che incombe sulla Val di Bove. Sullo sfondo la cima del Monte Bove Sud con la orribile vecchia stazione della funivia.6- Le fenditure sono profonde anche diversi metri.7- Il tratto più in avanti di cresta franato a valle dove nella parete incombono ancora grandi massi in bilico.8- L’elevata entità del tratto franato a valle.9- Fausto sta camminando sul tratto di cresta che prima era più in alto di almeno sei metri. Sullo sfondo a sinistra alcuni dei ripidi canalini del M. Bove Sud, oggetto di entusiasmanti salite invernali.10- Sul bordo della frana che ha incrementato ulteriormente i ghiaioni della testata della Val di Bove.11- Immagine in direzione opposta dove si nota bene il collasso e sdoppiamento della cresta che è scesa a valle.12- La frana osservata dalla cresta verso il Monte Bove Sud. Ben visibile il pilone della vecchia funivia e lo sdoppiamento della cresta a monte che si è pericolosamente accumulata verso valle e franata ancora più in avanti. A sinistra il Monte Bicco.13- La frana osservata dalla cresta verso il Monte Bove Sud. Un lieve sdoppiamento è visibile anche nella cresta il primo piano a sinistra mentre sullo sfondo a destra è visibile la lunga striscia bianca della frana de “le Quinte”. 14- Foto storica, lo stesso tratto di cresta fotografato a Giugno del 2016, prima del terremoto.15- Arabis surculosa, piccolissima e rara pianta (probabile seconda stazione dei Monti Sibillini) delle vallette nivali nella piattaforma sommitale est del Monte Bove Sud. 16- Cerastium thomasii (o forse Cerastium uniflorum ?), endemico dell’Appennino centrale, (da confermare) anche se sembra differire un po nelle foglie dalla stessa specie che vegeta nei monti dell’Abruzzo. 17- Mirtilleto con frutti ancora immaturi nella piattaforma sommitale est del Monte Bove Sud. Sullo sfondo la cima del Monte Bove Nord. 18- Il Monte Bove Nord a sinistra ed il Monte Rotondo al centro, visti dal canale che dalla cima del Monte Bove Sud scende nella Val di Panico sottostante, dove è stato ritrovato il Cerastium della foto n.15.
LA FIORITURA PRIMAVERILE SPONTANEA A CASTELLUCCIO
ASCENSIONE N. 971 dal 1979.
Il 1 giugno, nonostante il tempo non sia stato dei migliori, sono stato a fare una escursione botanica nella zona di Castelluccio ed a fotografare la flora spontanea, nel Piano Grande e nei prati circostanti la piana di Castelluccio, che a primavera produce una fioritura poco conosciuta ma non meno bella della invece più conosciuta fioritura estiva pilotata dalla mano dell’uomo di papaveri e fiordalisi nei campi coltivati a lenticchia e farro.
Di seguito le immagini della fioritura spontanea.
1- Fioritura di Acinos alpinus nelle pendici dei Colli Alti e Bassi visibile da lontano, nel pendio in secondo piano si vede la frattura prodotta dal sisma dell’Ottobre 2016.2- la fioritura di Acinos alpinus vista da vicino3- Orchis ustulata ai Colli Alti e Bassil- Il tulipanetto giallo del Piano Grande: “tulipa australis”5- Narcissus poeticus e tulipa australis che sembrano quasi dialogare tra loro6 – 7 Il sole si riflette nei vari stagni del Fosso Mergani al Piano Grande78- La fioritura spontanea del Piano Grande, a sinistra il “cumulo di macerie” di Castelluccio. Sullo sfondo il M. Porche a sinistra e il M. Argentella a destra, nei Colli Alti e Bassi si nota la fioritura delle foto n.1-2.9-10 Fioritura in serie di Narcisi dei poeti bianchi, ranuncoli e tulipani gialli, milioni di fiori spontanei tutti insieme. Sullo sfondo la parete rocciosa dell’Inghiottitoio del Fosso Mergani.1011 e di seguito- Fioritura a Linum alpinum a Costa i Collicelli.12
CIMA ACQUARIO Condizioni invernali il 17 Maggio 2019
ASCENSIONE N. 970 dal 1979
Il 17 Maggio dalla Pintura di Bolognola ho raggiunto dapprima Forcella Bassete quindi la cresta di Cima Acquario in condizioni nettamente invernali, con almeno 20 centimetri di neve fresca oltre i 1400 metri e una temperatura di -2°C., vento forte e due lupi sulla strada per il Rifugio del Fargno fuggiti da lontano senza poterli fotografare.
Di seguito le immagini della salita.
1- Sulla strada per il Rifugio del Fargno, sullo sfondo M. Acuto innevato ed in primo piano un faggio con le foglie2- A sinistra il M. Rotondo e al centro Cima di Costa Vetiche3- Foglie fresche di Verbascum spuntano dalla neve .4- Salendo verso Forcella Bassete.5- Il versante ovest del Monte Castel Manardo in versione nettamente invernale nonostante è il 17 maggio.6- Il versante nord del Monte Priora o Pizzo Regina.7- La Cima Acquario ed il Monte Acuto sullo sfondo.8- I canali della nord del Pizzo Regina ancora colmi di neve9- Forcella Bassete vista dal Cima Acquario.10- Cima Acquario, nel versante Nord oltre lo scoglio in primo piano sale una via alpinistica invernale descritta nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI. Sullo sfondo il M. Acuto11- Cima Acquario con il M. Acuto ormai coperto dalla nebbia
LE GROTTE DEL VERSANTE SINISTRO OROGRAFICO DEL PIANO DELLA GARDOSA ED IL “MISTERO” DEL MASSO FORATO.
ASCENSIONE N. 969 dal 1979
L’11 maggio 2019 ho effettuato un giro intorno al Piano della Gardosa da Foce alla scoperta di grotte e cavità.
In particolare ho raggiunto cinque cavità poste sotto alle pareti che delimitano il versante orografico destro del Piano, situate tra il Fosso delle Tagliole e Fossa Medica di cui la più grande e più alta è ben visibile dal Piano della Gardosa.
Dopodichè mi sono spostato nel versante opposto sotto allo Scoglio del Miracolo dove ho osservato la distruzione effettuata dalle scosse sismiche dell’Ottobre 2016 ed infine ho raggiunto la palestra di arrampicata della Ripa Grande nel versante nord-est del Monte Argentella dove, oltre ad effettuare qualche salita piuttosto impegnativa, mi sono imbattuto in un mistero di cui vorrei aver spiegazione ma che, per adesso, neppure a Foce hanno saputo darmi.
Nella bella ed alta faggeta posta in una conca sotto alla Ripa Grande, dove è presente la palestra di arrampicata, sono presenti molti massi, alcuni dei quali completamente rivestiti di muschi, caduti nei secoli dalle alte pareti della Ripa Grande ma uno in particolare ha destato il mio interesse.
Il grande masso, delle dimensioni quasi cubiche di 8 metri per lato, presenta dal lato a valle una serie di fori di trapano da cava lunghi anche 3 metri eseguiti per spaccarlo in due pezzi, il secondo pezzo infatti giace a terra coricato di lato con la stessa serie di fori.
Ora la domanda che mi è sorta spontanea è:
perché si deve aver fatto tanta fatica per salire sopra al masso alto circa 8 metri, forarlo con tanto di compressore con motore a combustione di una discreta potenza portato in loco quando il masso sta lontano dal centro abitato almeno 2 chilometri, sta lontano almeno 500 metri dalla strada sterrata che risale il Piano e non è ne a pericolo di crollo ne incombe su sentieri o comunque desta alcuna forma di pericolo.
E’ una pura e semplice curiosità sapere chi ha fatto ciò e perché.
Di seguito le immagini della giornata.
1- Le pareti del versante destro orografico del Piano della Gardosa con la grande grotta rossa visibile al centro nella scaglia rossa.2- Le prime tre piccole cavità poste alla base delle pareti.3- La seconda grotta più bassa ma profonda circa 4 metri, rifugio di animali.4- La terza grotta più alta.5- Altra cavità posta sulla stessa fascia rocciosa ma più in alto delle altre tre6- La quarta grotta più in alto di tutte e apertasi su roccia rossa.7- La cavità più grande posta più in alto di quella della foto n.6, visibile dal Piano della Gardosa (foto n.1) e raggiungibile salendo la facile paretina rocciosa posta di fronte. 8- La cavità della foto n.6 vista dalla grotta superiore9- Il versante nord-est ed il Fosso del Monte Argentella visto dalla grotta più grande, la Ripa Grande rimane parzialmente nascosta dal faggio in primo piano10- A sinistra lo Scoglio del Miracolo con le grandi frane e a destra la Ripa Grande del Monte Argentella, nella parete in prossimità del bosco è presente la palestra di arrampicata.11- I massi caduti dopo il terremoto alla base dello Scoglio del Miracolo.12- La frana sotto allo Scoglio del Miracolo13- Altro masso di diverse tonnellate in confronto con i miei bastoncini da sci.14- Paris quadrifolia o Uva di Volpe15- Masso caduto dallo Scoglio del Miracolo con vari crateri di impatto in successione in corrispondenza dei due bastoncini.16- Il misterioso masso spaccato visto di fronte, posto all’interno di una bellissima faggeta in piano nella conca sotto alla Ripa Grande senza che crei alcun pericolo. 17- Il masso visto di lato dove si osservano i fori delle trapanature lunghi anche 3 metri !!!!!18- Il masso forato ed a terra l’altra porzione spaccata rovesciata di fianco dove si notano le medesime forature.19-Massi appoggiati a ridosso della Ripa Grande dove è situata la palestra di arrampicata con faggio cresciuto sopra.20- I massi della foto n. 17 visti dall’altro lato, si passa nel foro di lato.21- Una via della palestra aperta dal mio amico Tonino Mari.22- Gli spit presenti nel “diedro Mari”23-25 Arrampicata nella falesia della Ripa Grande242526- La bellissima faggeta posta alla base della Ripa Grande, un luogo di pace.