LA DIRETTISSIMA AL MONTE BICCO Estiva ed Invernale

ASCENSIONE N. 968 dal 1979

Avendo percorso ormai 11 volte ed in vie diverse la parete Nord del M. Bicco in invernale, 8 volte il canalone Est in invernale ed estiva, 3 volte il facile versante ovest in invernale, 2 volte la rocciosa cresta est dalla Val di Bove in invernale ed estiva, 28 volte la facile cresta nord-ovest in tutte le stagioni e la via escursionistica non so più quante volte, sembrava che il Monte Bicco non avesse più nulla da offrirmi.

Poco tempo fa avevo notato un canalino all’apparenza interessante che saliva tra due torrioni rocciosi nel versante sud-ovest, verso la cima, proprio di fronte alla stazione degli impianti di risalita Jacci di Bicco.

Il 20 aprile 2019 siamo stati ad esplorare il canale ed abbiamo risalito l’intero versante, all’apparenza di scarso interesse alpinistico, su una via nuova, inaspettatamente impegnativa in quanto con difficoltà su roccia e ghiaccio (seppure nella sola parte finale). Credo che il versante possa regalare anche altre simpatiche salite, basta saperle cercare.

La via prevede passaggi su roccia e su ghiaccio (se salita in inverno e primavera) ed è consigliata solo a salitori con esperienza e dotazione alpinistica.

Il versante sud-ovest è già stato da noi risalito in invernale più volte anni fa per una facile via diretta alla cima interamente su pendii innevati generalmente in buone condizioni e su pendenze di 35-45° senza alcuna difficoltà alpinistica che comunque riporto nelle immagini del percorso ora proposto (foto 19-20).

Ricordo che nella parte destra del versante, sopra al canalone che delimita le piste da sci, sono presenti alti torrioni di solido calcare dove da anni è stata allestita una palestra di arrampicata con numerose brevi ma difficili vie su roccia.

Accesso:

Se non c’è neve si risale in auto la strada che da Frontignano di Ussita sale verso il parcheggio del M. Cornaccione – Stazione di arrivo Pian dell’Arco quindi a piedi si prende la strada per Passo Cattivo deviando per la stazione degli impianti di risalita Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi. Ricordo che la strada che prosegue per Passo Cattivo è interdetta alle escursioni (30 minuti).

Altrimenti occorre salire dal piazzale dell’Hotel Felicita per i campi da sci nel canalone nord del M. Cornaccione fino alla stazione di risalita sopra nominata (1 ora).

Descrizione:

Dalla stazione di risalita Jacci di Bicco- Cristo delle Nevi (351812,5 E – 4752874,8 N; 1800 m.) si scende lievemente verso il canalone sud-ovest del Monte Bicco per prendere l’ampio stradone che conduce alla Forcella Passaiola.

Dopo circa 200 metri nel pendio sovrastante si nota un alto pino e poco più in alto un secondo posti sulla verticale di uno stretto canalino-camino che si apre tra due torrioni rocciosi (foto n.19-20).

Si risale sul pendio verso l’imbocco del canalino arrivando alla sua base (352036,3 E – 4753138,9 N; 1915 m.) quindi ci si immette al suo interno che presenta dapprima un ripido scivolo erboso di 50 metri (utile la piccozza) fino ad un verticale camino roccioso (30 minuti dal Cristo delle Nevi).

Si risale il camino di circa 8 metri su roccia sporca di terra ed erba con difficoltà di IV° , per agevolare la ripetizione abbiamo lasciato due chiodi, il primo a destra utile per la sosta ed il secondo a sinistra a metà camino.

Usciti dal camino, facendo attenzione anche ad uno spinosissimo ginepro nano, ci si trova a sinistra un altro alto torrione (foto n. 8) al di sopra del quale sale una cresta rocciosa caratterizzata da piccoli torrioni e salti i in successione che salgono in direzione della cima (foto n.9).

Si traversa nettamente verso sinistra in direzione della sommità del torrione per 50 metri scavalcando un ripido canale ghiaioso per prendere tale cresta.

Ci si impegna per 200 metri sulla cresta risalendo facili risalti rocciosi con passaggi su roccia di I e II° (foto n. 10-11) fino ad un ultimo alto torrione roccioso, ormai in prossimità della cresta nord-ovest (30 minuti).

Aggirando il torrione verso sinistra (352106,1 E – 4753246,4 N; 2005 m.) ci si trova alla base di un ripido canalino esposto a nord che ci ha regalato la sorpresa di essere ancora pieno di neve.

Avendo anche i ramponi nello zaino abbiamo approfittato dell’occasione ed abbiamo risalito il ripido canalino di soli 50 metri ma su ottima neve ancora gelata e con una pendenza di 50°.

Quindi ancora un breve facile tratto di misto ci ha condotto sulla cresta nord-ovest a 50 metri dalla cima del Monte Bicco (30 minuti).

Discesa: Dalla cima del M. Bicco si scende per il normale sentiero escursionistico fino alla stazione di risalita Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi da dove si è partiti per la ripetizione dell’itinerario proposto.

Di seguito le immagini in successione della salita:

1- L’imbocco del canale-camino con il ripido pendio erboso iniziale, Fausto resta nascosto dal ripido pendio, alle spalle la stazione sciistica Jacci di Bicco – Cristo delle Nevi.
2- Fausto impegnato nel ripido pendio erboso.
3- Il primo tratto del camino roccioso
4 – Fausto all’uscita del camino roccioso.
5 – I campi da sci Jacci di Bicco visti dal canale-camino
6 – Il torrione destro che compone il camino, sullo sfondo la Cima del Redentore.
7 – Dalla sommità del canale-camino si vedono i due pini che crescono alla sua base
8 – Il torrione sinistro posto all’uscita del camino,dalla sua sommità inizia la cresta di salita
9 – La cresta rocciosa di salita nel tratto mediano.
10 – I primi salti della cresta.
11 – Fausto apre la via sui salti mediani della cresta
12 – Il ripido canalino ghiacciato nei pressi della cresta finale
13 – Il canalino a nord, sullo sfondo a sinistra il paese di Ussita.
14 – Fausto ormai al termine delle difficoltà
15 – L’ultimo tratto di misto facile prima della cresta nord-ovest.
16 – La facile cresta nord-ovest che sale dalla Forcella Passaiola.
17 – La parete nord e la cresta nord-ovest del M. Bicco
18 – In cima al M. Bicco, sullo sfondo il M. Cardosa, l’amato monte del nostro amico Bruno a cui non può non andare il nostro ricordo.
19 – I percorsi delle due direttissime, estiva in rosso ed invernale in celeste
20 – Il versante sud-ovest del M. Bicco visto dal Cristo delle Nevi e i due itinerari di salita proposti.
Veduta satellitare dei percorsi proposti
Carta satellitare dei percorsi proposti.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI 20 aprile 2019




VALLE DEL LAGO DI PILATO

ASCENSIONE N. 967 dal 1979

Il 30 marzo 2019 ho percorso la Valle del Lago di Pilato da Foce, di seguito le immagini dell’escursione.

Nella Valle del Lago di Pilato la neve è davvero poca, la siccità sta creando una situazione di rischio.

Alle 9 del mattino nonostante il sole arriva tardi nella conca del Lago la temperatura era già di 13°C per arrivare a 18 °C alle ore 11 anche per assenza di vento in fondovalle.

Le sponde e molti tratti di pendio sia sotto il M. Vettore che sotto il Pizzo del Diavolo sono già libere dalla neve e nella conca intorno non ci sono più di due metri di neve come visibile dalle foto di confronto con gli anni passati.

Gli anni passati ho documentato accumuli anche di 6 metri di neve.

Quando si scioglierà la neve sicuramente non sarà
sufficiente a riempire completamente il lago che quindi sarà già in crisi
idrica fin dalla primavera.

Si spera in future piogge ma è la neve accumulata nella
conca del lago che contribuisce maggiormente al suo riempimento.

La sopravvivenza del Chirocefalo del Marchesoni si fa ogni
anno sempre più a rischio.

Anche oggi strani incontri, sono arrivato alle sponde del lago per primo, intorno alle 10, verso le 11 è arrivato un gruppo di escursionisti con un maledetto cane che ha abbaiato di seguito per due ore senza capirne il motivo, non c’erano pecore o altra gente, non si trova più pace neppure in montagna !!!

Nei pressi del M. Rotondo alle ore 9 del mattino salgo in maglietta e senza ramponi.
Il versante nord del Pizzo del Diavolo con le grandi frane prodotte dal sisma dell’Ottobre 2016
Il versante nord del Gran Gendarme
L’intero versante nord del Pizzo del Diavolo
La Valle del Lago di Pilato con innevamento scarso, emerge a destra la morena del M. Rotondo, sullo sfondo il M.Sibilla.
Il maestoso Gran Gendarme visto dal ghiaione sottostante
La Cima del Lago con scarso innevamento.
Ore 11, il mio orologio lasciato all’aria e all’ombra segna 18°C !!!
Particolare nella Nord di Cima del Lago con i canaloni di salita invernale, in basso due alpinisti si dirigono verso il ghiaione sud della Cime del Redentore, come si è piccoli al cospetto delle montagne
Escursionisti sotto al ghiaione del Gran Gendarme praticamente già senza neve !!!
Alpinisti si dirigono nel canale della Cima del Lago, tra poco scenderanno per le condizioni di neve non idonee per la salita.
Il Castello ed il Canale Maurizi alla sua destra
La sponda ovest del Lago di Pilato già scoperta dalla neve.
Le condizioni di innevamento intorno ai massi a sud del Lago di Pilato il 13 aprile 2013
Le condizioni di innevamento intorno ai massi a sud del Lago di Pilato il 30 marzo 2019, un vero disastro !!
La conca del Lago di Pilato con le sponde già scoperte della neve, si noti il confronto con l’escursionista al centro.
Il ghiaione est del Pizzo del Diavolo, anch’esso praticamente senza neve.
la sponda ovest del primo laghetto, al centro del lago neppure due metri di neve.
Il lago di Pilato il 15 maggio 2017, si noti il masso grigio in primo piano a sinistra, alto circa 1,5 metri ed il mio amico Fausto sopra al masso alto anch’esso circa 1,5 metri caduto con il terremoto dell’Ottobre 2016 al centro del Lago
Il lago di Pilato il 30 marzo 2019, si noti il masso grigio al centro in primo piano e nella stessa direzione più in alto al centro del Lago il masso caduto con il terremoto dell’Ottobre 2016 (poco più che un puntino) della foto precedente, entrambe scoperti dalla neve.
Ore 13.30 il sole già tramonta oltre il Gran Gendarme.
Ore 13.30 il sole già tramonta oltre il Gran Gendarme.
Lo sfiato di pressione dell’acquedotto di Foce, simile ad un geyser, produce un singolare arcobaleno nel pomeriggio quando il sole si abbassa sull’orizzonte, con il freddo della notte invece produce il cumulo di ghiaccio e curiose strutture visibili fino al sopraggiungere del sole.
Arbusto glassato dal “geyser” con il freddo della notte.



MONTE BOVE SUD DAL CANALE DEL PILONE

ASCENSIONE N. 966 dal 1979

Il 23 marzo 2019 dal parcheggio del Monte Cornaccione, a monte di Frontignano, ho raggiunto la cima del Monte Bove Sud risalendo su ottimo ghiaccio in solitaria il Canale del Pilone in Val di Bove già descritto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

Sulla cima del Monte Bove Sud, oltre ad un nutrito gruppo di camosci alla cosiddetta “merigghia” su prato ho incontrato strana gente. Ormai la montagna non è più un posto tranquillo.

Il primo personaggio, salito da solo con gli sci dalla cresta del Passo Cattivo tra l’altro interdetto alle escursioni, è arrivato a pochi metri dalla cima e a 50 metri dal gruppo di camosci a riposo che non ha neppure visto, non mi ha neppure risposto al mio educato saluto, è stato esattamente 30 minuti a giocare con il cellulare senza guardare il panorama e poi è ridisceso con gli sci.

Il secondo incontro è stato un gruppo di 4 ragazzi che giunti alla cima del M. Bove Sud hanno piazzato su un palo portato da loro una bandiera di circa 1,5 x 1 metri, di colore rosso con strisce blu, l’hanno fatta sventolare per 30 minuti anche loro e poi hanno smontato il tutto e se ne sono andati.

Il terzo incontro sono stati due ragazzi che erano discesi dalla cima verso Forca Cervara ma poi, probabilmente trovandosi in difficoltà, sono risaliti in cima, si sono messi seduti appoggiati al muro della stazione della funivia, non si sono detti mai una parola, forse avevano litigato, si sono addormentati e dopo circa un’ora se ne sono andati senza parlare.

Il quarto incontro è stato un ragazzo giunto in cima per primo staccandosi da altri suoi compagni. Senza ramponi e piccozza si stava affacciando nel ripido pendio nord del M. Bove Sud nei pressi della stazione della funivia e io, vedendolo, l’ho avvertito che la neve del pendio era gelatissima, appena ha messo piede sulla neve è scivolato e l’ho preso giusto in tempo per lo zaino bloccando la sua scivolata, non so dove sarebbe arrivato !!!.

Il quinto incontro è stato un gruppo di scialpinisti tutti imbracati con tanto di rinvii, corde e casco, tutti sudati, che, alle 15 del pomeriggio, stavano facendo una esercitazione antivalanga con ARVA e aste cercapersone sul canale che scende tra il versante ovest del M. Bicco ed i campi da sci Jacci di Bicco dove a malapena ci saranno stati due metri di neve.

Dopo questi sconvolgenti incontri riporto di seguito le immagini della salita.

Il tratto terminale del canale del Pilone la cui base è visibile in alto a destra. Sullo sfondo il M. Bove Sud con l’orribile stazione della ex funivia
Il primo sole quasi al termine del canale, in fondo la Val di Bove.
Il versante nord del Monte Bove Sud con la cresta praticamente in condizioni di neve da fine maggio, pendii quasi puliti e assenza di cornici.
Una grande frana prodotta dal sisma dell’Ottobre 2016 sotto alla cresta che collega M. Bicco al M. Bove Sud, a destra il versante ovest del M. Bove Nord praticamente già senza neve.
Il Passo Cattivo con le frane e le conoidi di frana sottostanti prodotte dal sisma dell’Ottobre 2016.
Una parte del folto gruppo di circa 25 camosci al riposo 50 metri sotto alla cresta del M. Bove Sud.
L’uscita del canale Y , sullo sfondo la cresta fino al M. Bicco.
L’uscita del canale Y
La mia ombra e l’ombra della cima del Monte Bove Sud proiettate nella Val di Bove, a destra l’uscita del canale Primavera.
Il ripido versante nord con la orribile stazione della funivia vista dalla cima del Monte Bove Sud. In primo piano il canale Primavera.
Veduta panoramica verso sud del gruppo dei Monti Sibillini.
Veduta panoramica verso Nord, da destra il Pizzo Tre Vescovi, M., Rotondo e Monte Bove Nord
Veduta verso Est, il Pizzo Berro e, a destra, il versante sud del M. Priora praticamente senza neve !!!!
Uno dei cavi di acciaio della vecchia funivia si perde nel vuoto della Val di Bove.
Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla finestra a nord della casetta vicino alla stazione della ex funivia.
Il M. Rotondo con il Fosso La Foce sulla direttiva della cima
La cima del M. Bove Nord con il torrione della Punta Anna o Testa di Scimmia.
Da destra la Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo, il M. Porche ed il M. Vettore
visti dalla finestra a sud della casetta vicino alla stazione della ex funivia
Il penoso stato in cui versa la segnaletica dei Monti Sibillini.



GRAN SASSO – DIRETTISSIMA AL CORNO GRANDE

GRAN SASSO DIRETTISSIMA ALLA CIMA 26 OTTOBRE 2016

Con Fausto in sole un’ora e quarantacinque minuti dal Rifugio di Campo Imperatore siamo saliti al Corno Grande per la Direttissima, senza mai fermarci, tutta di un tiro che solo con Fausto si può fare, abbiamo avuto il piacere di essere i primi della giornata a raggiungere la vetta.

Di seguito le immagini della splendida giornata.

1- Il Corno Grande con la Direttissima che sale sopra la curva del sentiero
2 – 7 Fasi di salita alla Direttissima, ormai da anni senza catene o cavi fissi.
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7 -La rarissima Saxifraga glabella
8 – 13 -Continua la salita
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14 – 19 – A metà Direttissima
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20 – 22 -Gli ultimi passaggi, ormai giunti quasi alla cima
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23- La cima del Corno Grande
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27 – Il Ghiacciaio del Calderone
28- La targa altimetrica della cima del Corno Grande.
29- La cima Orientale
30- Veduta verso Nord con il Pizzo Cefalone a sinistra e il Pizzo d’Intermesoli a destra.
40 – Il raro Cerastium thomasii
41 – 42 -Il Corno Piccolo
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43- Fausto e la Cima Orientale
44- Il Bivacco Bafile
45- La cresta Est.
46- Il PIzzo d’Intermesoli
47- Altri escursionisti salgono dopo di noi.
48- Un Gracchio ci sorveglia da vicino.
49 – Escursionisti sulla Cima Orientale.
50- Il Corno Piccolo visto dalla Sella dei Grilli.
51- La cima del Corno Grande visto dalla Sella dei Grilli.
52- I torrioni del versante Ovest del Corno Grande.
53- Camoscio “in volo” sotto alla Sella dei Grilli.
54 – 55- Il versante Ovest del Corno grande dove sale la Direttissima.
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56 – Campo Pericoli
57 -Campo Imperatore
58- Il Corno Grande visto dalla Sella del M. Aquila.



CRESTA EST DELLA PESCOLLETTA AL PIZZO TRE VESCOVI

Il 16 febbraio 2019 dalla Pintura di Bolognola abbiamo raggiunto la cima del Pizzo Tre Vescovi salendo per Forcella Bassete e la cresta Est che sovrasta la valle denominata “Pescolletta”, di seguito le immagini della salita.

ASCENSIONE N. 965 dal 1979

Forcella Bassete: il M. Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi ed i miei amici di Fermo, la cresta di salita è quella a sinistra
Il versante Est del Monte Acuto
Il Pizzo Berro e , in primo piano, la cresta sud-est del Pizzo Tre Vescovi.
La forcella sotto al Monte Acuto, sullo sfondo la Valle dell’Ambro e il Monte dell’Ascensione
Il tratto roccioso della forcella, a destra la cresta est del Pizzo Tre Vescovi
Il Monte Priora (Pizzo Regina) ed il Pizzo Berro visti dalla cresta est.
Superata la forcella rocciosa si scopre la “Pescolla” e “Pescolletta” ed il Monte Castel Manardo
L’ardita cima del Monte Acuto, versante sud.
Il M. Priora con la figura denominata “la testa della Regina”
Il ripido canalone Est del Pizzo Tre Vescovi.
Il ripido versante est del Pizzo Tre Vescovi, poco conosciuto
Il m: Acuto a sinistra ed il M. Castel Manardo a destra, al centro la Pintura di Bolognola da dove siamo partiti.
La croce di Pizzo Tre Vescovi
Il Pizzo Berro emerge dalla cornice di cresta.
Il Pizzo Regina emerge da una frastagliata cornice di neve.
La lunga traversata di ritorno verso Forcella Bassete.
Sulla strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno, scomparsa sotto la neve.
Lunghe ombre all’interno del bosco della Valle del Fargno.



IL FAGGIO DI SASSOTETTO

Il 26 gennaio 2019 viste le condizioni di innevamento particolari con molta galaverna, dopo un lungo giro con le ciaspole ho raggiunto il grande faggio di Pizzo di Meta di fronte a Sassotetto, di seguito le immagini della giornata




M. VETTORE E CIMA DI PRETARE

Il 7 febbraio 2019 da Forca di Presta abbiamo raggiunto la vetta del M. Vettore e poi siamo scesi fino alla Cima di Pretare, di seguito le immagini della salita.

ASCENSIONE N. 964 dal 1979

Il Rifugio Zilioli rivestito di galaverna
Il Pizzo del Diavolo
La cresta del Redentore
Sotto alla galaverna c’è la croce del M. Vettore
Cornici di neve sulla cresta per la cima di Pretare, sullo sfondo in Gran Sasso
Veduta verticale mozzafiato sull’imbuto del Canalino, a destra la Piramide
La cresta M. Vettore – Cima di Pretare
Verso la Cima di Pretare
Veduta dell’intero gruppo dei Monti Sibillini dalla cima del M. Vettore
La cresta da Forca Viola al Quarto S. Lorenzo e la Valle di Pilato
Il Canale Maurizi al Pizzo del Diavolo
La Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo visti dal pendio del M. Vettore
Dopo 20 anni di onorato servizio e qualche migliaio di chilometri all’attivo anche il mio secondo paio di ramponi Cassin ha ceduto, spezzati a seguito di incastro su delle rocce durante la discesa dalla cima del M. Vettore. Una cosa che capita solo a chi va spesso in montagna. Per fortuna, con l’esperienza che ho, riesco comunque a camminare con il mezzo rampone che mi rimane.
La Cima del Lago



ANELLO DI CIMA CANNAFUSTO E GROTTA DI VALLELUNGA.

Anche questo itinerario proposto
non è descritto in altre guide, permette di effettuare un giro ad anello
attorno a Cima Cannafusto, cima dimenticata dei Monti Sibillini, sia perché
posta nel cuore della catena lontano dai classici punti di partenza per
escursioni e quindi difficilmente raggiungibile sia perché essendo una cima al
di sotto dei 2000 metri
di altezza viene considerata come “cima minore”.

L’itinerario, percorso il 12 settembre 2015, attraversa, su resti di un vecchio tracciato, dapprima tutto il versante est di Cima Cannafusto su pendii piuttosto ripidi, per poi girare nel versante nord quindi nel versante ovest e risalire in cresta per la dimenticata “Valle Orteccia”  ad una quota di traversata compresa tra 1600 e 1800 metri per poi raggiungere il punto più alto a 2100 m. di Cima di Vallinfante quindi, per cresta in lieve discesa, la Cima Cannafusto a 1975 m.

La prima parte della
traversata permette anche di raggiungere una ampia cavità posta nel versante
est di Cima Cannafusto che abbiamo battezzato la “Grotta di Vallelunga” in
quanto ben visibile solo nella parte finale dell’omonima valle risalendola da
Capotenna.

Il percorso è piuttosto lungo e faticoso ed è consigliato ad escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni erbosi molto ripidi e che conoscono bene la montagna in quanto il tracciato è esile e in alcuni tratti non più visibile.

2- La seconda parte dell’itinerario. (notate la pianta isolata nel margine sinistro della foto, vedi foto 1 e la pianta isolata n.2 verso destra, al centro del ghiaione)
3- La terza parte dell’itinerario con l’ingresso, (non visibile da Cima Vallelunga) della “Grotta di Vallelunga”, (notate la pianta isolata n.2 al centro del ghiaione , vedi foto 2)
4 – La quarta parte dell’itinerario: il lungo corridoio erboso delimitato a valle da arbusti e ginepri.
5 – La quinta parte dell’itinerario

Accesso: L’itinerario ad anello prevede come
partenza il parcheggio di M. Prata.

E’ assolutamente
sconsigliato in inverno per la ripidezza dei pendii ed il rischio di slavine
che essi comportano.

Dal parcheggio si
prosegue a piedi per la strada sterrata fino a Fonte della Giumenta (354458,6 E
– 4748395,8 N ; 1790 m)
quindi si prende in salita il sentiero normale per il Monte Porche .

Dopo 20 minuti di salita,
giunti alla sella di quota 1980
m. (354858,7 E – 4748775,7 N) si lascia il sentiero che
si dirige verso destra nel versante ovest del M. Porche e si prende una esile
traccia verso sinistra (nord est) che attraversa ripidi pendii erbosi poi
sassosi e si dirige verso la sella posta tra il M. Porche e la Cima di
Vallinfante , a quota 2030 m.
(355021,7 E – 4749031,3 N) dove si scopre la Vallelunga (15 minuti).

Si scende liberamente in
circa 10 minuti la valletta erbosa sottostante fino alla sua confluenza con la
Vallelunga in prossimità di una strettoia rocciosa.

Appena terminata la
strettoia si presenta a destra, in direzione nord, una barriera rocciosa al di
sotto della quale, su un ripido ghiaione, parte in piano una lievissima traccia
di sentiero, punto di partenza della traversata proposta. (355355,9 E –
4749576,3 N; 1910 m.).

Descrizione itinerario: Dal ghiaione si prosegue in lieve
salita costeggiando le pareti rocciose sovrastanti seguendo sempre tracce di
sentiero.

Si attraversa così un ampio tratto
ghiaioso passando vicino a due caratteristiche piante isolate (vedi foto) fino
a raggiungere un tratto con più erba.

Percorrendo ancora il tratto erboso
in piano, alzando lo sguardo verso le sovrastanti pareti, si nota una ampia
cavità posta circa cinquanta metri più in alto (20 minuti).

La cavità, profonda una ventina di
metri e caratterizzata da una volta altissima, battezzata la “Grotta di
Vallelunga” può essere raggiunta risalendo faticosamente il ripido e scivoloso
pendio erboso sovrastante.

Dopo aver fatto la visita alla grotta
si riprende il tracciato scendendo lievemente, obbligati da pendii rocciosi.

Quindi si risale lievemente in
corrispondenza di un corridoio posto tra due fasce rocciose e caratterizzato da
una fascia ben visibile di alta e verdissima erba (falasco) e delimitato a
valle da arbusti e striscianti ginepri,  (20
minuti dalla grotta).

Questo corridoio è la chiave della
traversata e permette di scavalcare diversi ripidi canali che scendono dal
versante est di Cima Cannafusto verso la Vallelunga.

Terminata la serie di canali si risale fino ad un dosso (foto
n.5, 30 minuti) per poi ridiscendere nel versante opposto fino a raggiungere il
bordo inferiore di un ampio, ma meno ripido, ghiaione.

Si supera il ghiaione nel suo bordo inferiore e si prosegue
sempre in piano sul corridoio erboso, qui la traccia si perde e bisogna fare
attenzione a non salire di quota.

Lentamente si aggira la montagna, traversando su pendio molto
ripido, affacciandosi nel versante nord di Cima Cannafusto (tratto più
difficile del percorso).

Vedrete sotto ai vostri piedi Capotenna e di fronte il
ripidissimo versante sud di Pizzo Berro.

Una fascia di rocce obbliga a scendere lievemente di quota man mano che si
cambia versante fino a raggiungere le prime propaggini  della faggeta che caratterizza la parte bassa
del versante nord di Cima Cannafusto.

Arrivati alla vista dei primi isolati faggi si nota il sentiero, ora
netto, che scende verso la parte superiore del bosco (30 minuti dal ghiaione).

Con un po di fatica si entra nel bosco e dopo qualche
centinaio di metri di folta vegetazione il sentiero si trasforma in un ampio
tratturo che scende ed esce dal bosco, dopo 15 minuti di cammino, in
corrispondenza di un grande fontanile a monte di Capotenna, nei pressi di un
tornante della strada sterrata che sale fino a Passo Cattivo.

            Dal
fontanile (354635,1 E – 4752703,8 N; 1475 m) 
evitare di risalire per la evidente strada sterrata ma salire
direttamente il fondovalle per circa 200 metri dirigendosi a destra verso il
bosco che chiude la Valle Orteccia.

            Nel fondovalle si nota un
ampio sentiero che si inoltra, sempre in salita, nella faggeta per uscire dopo
circa 500 metri (30 minuti dal fontanile) in una ampia radura al centro della
valle (354398 E – 4752108 N; 1645 m.)

            Seguire sempre il
sentiero che risale tutta la valle Orteccia, si supera un passaggio ghiaioso
quindi il sentiero sale nettamente verso destra in direzione della Cima di
Vallinfante che si raggiunge in circa un’ora dall’uscita del bosco (354655 E –
4750442 N; 2110 m).

            Dalla Cima di Vallinfante
è possibile raggiungere la Cima Cannafusto scendendo la lunga cresta a destra,
guardando verso al Valle Orteccia appena risalita, che collega le due cime
facendo attenzione a tratti rocciosi sommitali (354955,7 E – 4751965,7 N; 1975
m.).

            Giunti a Cima Cannafusto è obbligatorio risalire di nuovo la cresta percorsa in discesa, considerare almeno un’ora in più di percorrenza.

Discesa: 
Dalla Cima di Vallinfante scendere in direzione sud per l’ampia cresta
che si prolunga fino al M. Porche fino a raggiungere in circa 20 minuti la
sella di quota 1980 m.
(354858,7 E – 4748775,7 N) raggiunta in salita chiudendo così il lungo anello
di Cima Cannafusto.

Quindi dalla sella si riprende più in
basso il sentiero del M. Porche che scende a Fonte della Giumenta per il
percorso di raggiungimento descritto e da qui alla strada per il parcheggio di
M. Prata (2 ore).

GIANLUCA CARRADORINI – BARTOLAZZI BRUNO – FAUSTO SERRANI

12 settembre 2015

6 – La sesta parte dell’itinerario con al risalita fino a Cima di Vallinfante e a Cima Cannafusto vista dalla Forca Cervara, d’inverno i sentiero nei boschi sono molto più visibili.
7 – La “Grotta di Vallelunga” con il suo ripido pendio sottostante.
7 – La  Vallelunga e sullo sfondo  il M. Porche visti dall’interno della grotta.
7 – La prima parte dell’itinerario si snoda sotto alle rocce in ombra, sullo sfondo  svetta il Pizzo Berro
8 –  Il corridoio erboso, parte centrale dell’itinerario, sullo sfondo il M. Priora ( a destra) e il Pizzo Berro
9 –  La parte finale più ripida dell’itinerario, sullo sfondo il M. Porche e la Vallelunga, si passa tra le piante a destra della foto.

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa




LE GROTTE DELLA VAL DI PANICO – Monte Cascino e Monte Bove Sud.

Trascorso l’inverno in
cui abbiamo effettuato solo alcune salite classiche ma, per diversi motivi,
nessun nuovo itinerario alpinistico invernale, continuiamo il nostro viaggio
nei Monti Sibillini alla scoperta di luoghi insoliti e selvaggi.

Il 27 maggio 2018 abbiamo
esplorato delle cavità presenti nell’alta Val di Panico, o più dettagliatamente
due grotte parallele poste nella parte centrale della Val di Panico e un
profondo pozzo posto nella testata della valle.

Come di consueto anche
questo itinerario per raggiungere le due cavità esplorate non è descritto in
alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio anche se, esclusi i tratti
terminali di raggiungimento, il percorso è un classico di fondovalle usato per
raggiungere la testata della Val di Panico.

Addirittura queste cavità,
come altre già esplorate da noi ed altre da esplorare, sono incredibilmente indicate
come possibili rifugi in caso di emergenza in una applicazione per smartphone
di navigatore satellitare, nonostante la loro difficoltà di accesso.

Considerato che entrambe
le cavità sono poste in quota rispetto al fondovalle, al termine di ripidi
pendii rocciosi o detritici si consiglia di ripetere l’itinerario proposto in
tarda primavera quando gli accumuli di neve, come quelli da noi incontrati
possono facilitare sia la salita che la successiva discesa al fondovalle.

In ogni caso l’itinerario
proposto è adatto ad esperti escursionisti con conoscenze di tecniche
alpinistiche in quanto può presentare qualche difficoltà tecnica soprattutto
per la discesa o la salita su neve dura fino alle cavità descritte.

Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Casali di Ussita che si raggiunge in auto anche se con
attenzione per la strada ancora dissestata dal terremoto dell’ottobre 2016 .

Itinerario: Dal parcheggio antistante la
devastata chiesina di Casali si prosegue la strada, chiusa con sbarra, che
permette l’accesso alla Val di Panico per le sorgenti del torrente Ussita.

Dopo circa 30 minuti si supera
il tratto finale del fosso de La Foce e dopo 10 minuti il fosso della Costa
dell’Asino dove a primavera, nella parete in alto sopra strada, si forma una
cascatina.

Poco dopo si giunge sopra
le rumorose sorgenti del torrente Ussita.

Qui la strada curva
decisamente ed in corrispondenza del cambio di versante (353209,3 E – 4756140,2
N, 1210 m.), la si lascia per risalire il pendio erboso sovrastante su sentiero
non segnalato (come del resto ormai la maggior parte dei sentieri del parco dei
Monti Sibillini !) ma abbastanza visibile, che prosegue in direzione sud verso
la testata della Val di Panico superando poco dopo le sorgenti di Panico poste
sulla destra.

Si continua la risalita della valle superando il fosso di Fonte Angagnola e l’ultimo bosco di faggi sulla sinistra e si raggiunge Monte Cascino, non riportato sulle carte, in corrispondenza dello sdoppiamento della val di Panico con la valle Vipera che si insinua sotto alle pareti rocciose del versante ovest di Pizzo Berro (353793 E – 4754923 N, 1580 m.).

Qui si lascia a sinistra
un evidente sentiero che devia nettamente verso destra e conduce a Forca
Cervara (o Forcella della neve).

Si prosegue invece la
salita verso destra nella più aperta Val di Panico in direzione delle pareti
nord del Monte Bove Sud, dove d’inverno si forma la famosa cascata “Torre di
Luna”.

Qualche centinaio di metri più avanti non si può non notare la doppia cavità in alto a sinistra, sotto ad una lama rocciosa che scende dalla cresta centrale di Monte Cascino che separa i tratti terminali delle due valli.

            Giunti
sulla verticale delle due cavità si risale il ripido pendio fino alla loro base
(353875 E – 4754640 N, 1700 m.).

            Il
giorno della salita abbiamo trovato un grande accumulo di neve che copriva
l’ingresso della cavità posta più in basso, ciò ha facilitato il raggiungimento
della cavità in quanto abbiamo notato poi che alla base essa presenta una breve
ma verticale paretina rocciosa che complicherebbe la successiva discesa in
assenza di neve.

            Invece
l’accumulo di neve ci ha permesso di raggiungere la grotta dapprima effettuando
una ripida salita in cordata su neve dura (senza ramponi !!!) e successiva
discesa sempre su neve.

            Nella
cavità più in basso, nonostante la difficoltà di accesso, abbiamo notato dei
segni di tane di animali, poco dopo sopra di noi si è affacciato un maschio di
camoscio appenninico, probabilmente la cavità è usata come riparo dall’animale
che non ha certo problemi a raggiungere tali posti inaccessibili rispetto
invece ad altri mammiferi come cinghiali o volpi.

            La
seconda cavità. posta più in alto di 30 metri, sulla verticale della prima, si
raggiunge invece salendo delle roccette alternate ad erba dieci metri più a
sinistra della prima cavità, fino a raggiungere una barriera rocciosa. Quindi
con una delicata traversata verso destra si raggiunge l’ultimo ripido pendio
erboso da cui si accede alla seconda cavità che risulta più piccola della prima.

            Un
albero cresciuto dentro la seconda cavità permette una rapida e facile discesa
effettuando una calata in corda doppia (sono sufficienti due mezze corde da 30
metri) fino al punto di salita.

            Visitate
le due cavità, dalla grotta posta più in basso ci si dirige verso le pareti del
versante nord del Monte Bove Sud senza scendere nel fondovalle ma
intraprendendo una lunga traversata in quota passando alla base di paretine
rocciose su terreno ripido.

            Dopo
15 minuti si raggiunge il plateau centrale della Val di Panico, di fronte si
aprono le rocce del versante nord della Forca Cervara e al lato destro le
imponenti pareti del versante nord del Monte Bove Sud con i sottostanti lunghi
ghiaioni.          

Giunti ad una lunga
cresta rocciosa (353705,7 E – 4754011 N, 1800 m) si nota, sotto alle pareti del
M. Bove Sud, un sentiero che si innalza nei ghiaioni. Lo si raggiunge (353769,1
E – 4753857,5 N, 1825 m.) e si percorre in salita fino a raggiungere la verticale
del primo torrione (10 minuti) quindi lo si lascia e ci si  innalza fino a raggiungere la base delle
pareti rocciose, si prosegue sempre in salita e si giunge in vista della ampia
parete rocciosa stillicidiosa dove d’inverno si forma la famosa cascata ghiacciata
denominata “Torre di Luna” conosciuta dagli alpinisti invernali della zona (353570
E – 4753827 N, 1865 m.)

Alla base della parete
della cascata, a sinistra, si apre un profondo ed impressionante pozzo.

Il pozzo, profondo circa
sei metri, era praticamente colmo di neve e ad un primo esame, non sembra
proseguire lateralmente. Per la colorazione nerastra delle sue pareti ed in
memoria del nostro amico scomparso nel novembre 2017 lo abbiamo battezzato il
“Pozzo Bruno”.

L’accumulo di neve ci ha
permesso di entrare nel pozzo ma non la discesa fino al fondo visibile.

La eventuale discesa estiva senza neve richiederebbe l’attrezzamento di una calata in corda di non facile realizzazione per la friabilità della roccia quindi conviene raggiungere il pozzo con una squadra di diversi componenti che siano così in grado di sorreggere un esploratore mentre si cala nel pozzo.

Anche qui, il giorno
dell’esplorazione, abbiamo sfruttato i grandi e ripidi accumuli di neve ancora
presenti sia per raggiungere la base della cascata ed il pozzo che la
successiva discesa al fondovalle.

Ritorno: Dalla base dei ghiaioni sottostanti le pareti nord del Monte Bove Sud (vedi foto sopra) si percorre il fondovalle su tracce di sentiero fino alle sorgenti del torrente Ussita dove si intercetta la strada di accesso ed in 1,30 ore si raggiunge Casali.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI -.ANTONIO GALDI

27 Maggio 2018

2-  Fondo della Val di Panico, la parete rocciosa che forma le grotte parallele esplorate, il nevaio cela la grotta più in basso (ph. Toni Galdi).
3-  Le due grotte parallele esplorate. (ph. Toni Galdi).

4-  La salita alla grotta inferiore, in alto ben visibile la seconda grotta con la pianta al suo ingresso.
5 – Il Monte Rotondo (a destra),la Croce di Monte Rotondo (al centro) ed il Monte Bove Nord (a sinistra) visti dal fondo della grotta inferiore.
6 – La grotta inferiore, arriva Toni (ph. Toni Galdi)
7– Inizia la discesa Fausto
8– Alla fine scendo anche io, aiutato da uno sperone di neve dura che mi tiene dall’alto (ph. Toni Galdi).
9 – La lunga traversata in quota nel versante Ovest di Monte Cascino dalla grotta fino alla testata della Val di Panico.
10– La lunga e ripida salita su neve compatta verso le pareti nord di Monte Bove Sud
11– Raggiunte le pareti inizia la ricerca del pozzo, sarà sotto al “seracco terminale”
12– Ci prepariamo a scendere dentro al nevaio che presenta un buco (ph. Toni Galdi).
13– Non occorre……trovato il pozzo ! Ma è pieno di neve !!
14– Ci apprestiamo ad entrare nel pozzo, sopra al nevaio la parete stillicidiosa che d’inverno si trasforma in “Torre di Luna”, la cascata di ghiaccio nota agli alpinisti invernali della zona (foto n. 17) .
15– L’ingresso del “Pozzo Bruno” pieno di neve
16– Dentro al pozzo “Bruno”
22– Il versante nord di Monte Bove Sud nella Val di Panico con la parete dove si forma la cascata “Torre di Luna”, alla base si apre il “pozzo Bruno” nel nevaio sulla verticale di Tony in primo piano.



IL SENTIERO DE LE CUTE ALTO E LA GROTTA DI PEPPE MATTO.

           

Il 9 novembre 2018 è
stato percorso un secondo itinerario inconsueto intorno alla frazione Casali di
Ussita, dove si segue un vecchio sentiero a monte della zona denominata “Le
Cute” dove ho già descritto un itinerario alla ricerca di grotte e siti storici
e geologici.

Il sentiero collega in
quota il Fosso Il Vallone con il Fosso di San Simone conducendo alla visita di
altre tre piccole cavità naturali.

Accesso:  

Si raggiunge la frazione
di Casali in auto da Ussita e si parcheggia nel piazzale della chiesina
attualmente messa in sicurezza in quanto praticamente crollata con il terremoto
dell’Ottobre 2016.

Descrizione itinerario:

            Dal
parcheggio ci si addentra nel paese attualmente completamente inagibile
percorrendolo verso sinistra fino a che la strada interna si trasforma in un
sentiero che si addentra nel fosso.

            Usciti
dal fosso si prosegue per circa 150 metri fino ad una biforcazione.

            Qui
si prende il sentiero meno evidente a destra, contornato da alte siepi e alberi
che si snoda per vecchi campi coltivati in direzione del Fosso il Vallone.

            Si
giunge alla base del Fosso il Vallone caratterizzato in alto da fondo di ghiaia
rosa e, tralasciando alcune deviazioni laterali meno evidenti, si risale per
circa 1000 metri fino a raggiungere la parte più ripida del canale dove termina
anche la vegetazione.

            In
corrispondenza di una zona arbustiva situata a sinistra del fondo del fosso si
nota una evidente traccia che si snoda nettamente verso sinistra ed inizia a
traversare in quota tra prati e rocce evitando le deviazioni in salita che si
incontrano subito dopo aver lasciato il canale.

Si prosegue quindi in
quota verso il Fosso di San Simone traversando su prati e tratti alberati sopra
grandi placche coricate di calcare massiccio alternate da ripidi canali.

Dal sentiero non sempre
ben visibile si ha una bellissima panoramica del Monte Bove Nord e della
vallata di Ussita.

In circa 40 minuti si
raggiunge un piccolo nucleo di rimboschimento a conifere sovrastato da una alta
e friabile barriera di rocce finemente stratificate che si può raggiungere
salendo in verticale su tratti erbosi molto ripidi (foto n.7).

Invece appena giunti al
nucleo boschivo di pini si può raggiungere la grotta del Faggio scendendo per
ripido prato aggirando dall’alto una cresta rocciosa dove si intercetta la
piccola cavità quindi proseguendo in piano ed immettendosi in un ripido canale
alberato si raggiunge l’altra piccola cavità denominata la Grotta di Rononai.

Le due grotte, non
essendo facilmente raggiungibili e quindi non frequentate, sono di difficile
ritrovamento per la mancanza di tracce di sentiero, basta aver pazienza e
girovagare con attenzione nella zona poco estesa dove sono presenti.

  Infine proseguendo in piano fino al termine
del rimboschimento sovrastante si giunge ad un ripido canale con fondo erboso
ripido dove si scende (consigliabile scendere su  corda fissa in alberi in loco per facilitare
la risalita)  fino alla base di  una paretina, la si segue a destra e si
raggiunge così la Grotta di Peppe Matto.

            Visitate
le tre cavità si risale al rimboschimento dove si ritrova il sentiero di
raggiungimento.

In teoria in sentiero
prosegue verso il Fosso di San Simone in cui ci si affaccia ma il sisma
dell’ottobre 2016 ha sconvolto il canale con una serie di frane che rende
pericoloso attraversarlo.

Discesa

Si consiglia di ritornare
indietro ripercorrendo lo stesso itinerario per ridiscendere infine per il
Fosso il Vallone fino a Casali per dove si è lasciata l’auto.

Per i più intrepidi ed
esperti escursionisti si può proseguire dal piccolo tratto di rimboschimento risalendo
la sponda sinistra orografica del Fosso di San Simone su ripidissimi pendii rupestri
con tratti quasi verticali fino a giungere all’inizio del fosso sconvolto dal
sisma ed intercettando una traccia di sentiero che conduce ai prati sovrastanti
il rimboschimento situato nel versante opposto dove sono presenti anche delle
vecchie captazioni di acqua ormai in stato di abbandono (Fonte della Vetica
1690 m.).

Dalle sorgenti si risale un
netto sentiero fino a raggiungere la strada Casali – Piani di Pao – Forcella
del Fargno posta 100 metri più in alto in corrispondenza della verticale della
Croce di Monte Rotondo.

Si percorre quindi la
strada in direzione della Forcella del Fargno per circa 200 metri dove
sottostrada si  intercetta un sentiero
che scende verso l’edicola di S. Antonio.

Oppure anche proseguendo
la strada per altri 500 metri superando la verticale della zona denominata La
Banditella e proseguendo fino a Fonte Scentelle posta sottostrada dove si
intercetta lo stesso sentiero per l’Edicola di S. Antonio.

Qui con comodo sentiero a
tornanti si attraversa il rimboschimento a fasce alterne nella zona a monte dei
Campi di Casali fino all’omonima fontana quindi 
per tratturo e successiva comoda strada della Val di Panico si scende al
paese.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI 9 Novembre 2018

1- Il Fosso Il Vallone con l’inizio del sentiero descritto.
2- La parte iniziale del sentiero descritto sopra alla zona denominata “Le Cute”, alla base delle pareti si aprono le cavità gia descritte in altro itinerario
3- La parte centrale del sentiero descritto sopra alla zona denominata “Le Cute”.
4- La parte finale del sentiero descritto sopra alla zona denominata “Le Cute”, alla base della piccola porzione di rimboschimento si aprono le tre cavità visitate, a sinistra il Fosso di San Simone.
5- Dal sentiero descritto sopra alla zona denominata “Le Cute” si osserva il paese di Casali a destra, ancora in ombra.
6- Il Fosso il Vallone con il rimboschimento a fasce (sentiero di discesa) e sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi
7- La fascia rocciosa posta sopra al piccolo tratto di rimboschimento, in alto a sinistra il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi
8- Il Monte Bove Nord con le “ferite” del terremoto visto dal nucleo di rimboschimento
9- La Grotta di Peppe Matto, la più ampia delle tre
10- Il tratto terminale del Fosso di San Simone sovrastato dal rimboschimento del versante opposto, a sinistra il Monte Cardosa.
11- La ripidissima risalita della sponda sinistra del Fosso di San Simone fino al suo inizio
12

12- 13 L’inizio del Fosso di San Simone
sconvolto da frane e fenditure dal terremoto dell’Ottobre 2016.

13
14- Fausto sulla partenza della traccia di sentiero che dalla Fonte della Vetica conduce all’inizio del Fosso di San Simone, in alto a sinistra, ben visibile, il sentiero di ritorno che conduce alla strada Casali – Forcella del Fargno.
15- L’interno ancora ben conservato della captazione di Fonte della Vetica con ancora acqua nelle vasche
16- L’esterno della captazione di Fonte della Vetica degradato e completamente aperto ed abbandonato
17- La parte centrale dell’itinerario visto da Casali di Ussita.
18- La parte finale dell’itinerario con il piccolo nucleo di rimboschimento dove sono presenti le cavità.
19- L’ultimo di tre piccoli di Lupo, probabilmente malato, sorpresi a 50 metri dalle case di Ussita
20- Il tracciato dell’itinerario proposto, visto dal terrazzino dello spalto orientale del Monte Bove nord