ANELLO MONTE RONDINAIO E MONTE GIOVO – LAGO TURCHINO E LAGO TORBIDO Dal Lago Santo – Appennino Toscoemiliano.

Percorso molto aereo, permette di raggiungere due laghi, il Lago Turchino e il Lago Torbido e due delle cime più alte dell’Appennino Tosco Emiliano, il Monte Rondinaio e il Monte Giovo, con questo itinerario ho concluso la salita di tutte le cime oltre i 1900 metri dell’Appennino Tosco Emiliano.

Partenza dal parcheggio del Lago Santo, si segue l’itinerario indicato nella cartografia della zona e ben segnalato in loco, si può anche utilizzare la traccia GPS allegata, poco prima di arrivare al Lago si prende la deviazione nel bosco sulla sinistra per il Lago Baccio (già descritto nell’articolo “APPENNINO TOSCO EMILIANO. LAGO SANTO E LAGO BACCIO Da Pievepelago.”) dopo circa 400 metri ad una deviazione si prosegue a sinistra lasciando il sentiero per il Lago Baccio a destra.

Si prosegue su comodo sentiero per oltre due chilometri tra prati e mirtilleti e, in circa un’ora dal parcheggio, si raggiunge prima il Lago Turchino, quindi proseguendo per altri 300 metri, il Lago Torbido, quest’anno in secca, poi il sentiero sale nettamente verso la cresta ed in circa 40 minuti si sale al Monte Rondinaio (1963 m.), si prosegue la cresta per il ripido Altaretto (1922 m.) quindi alla Grotta Rosa (1952 m.) fino al Monte Giovo (1,5 ore dal M.Rondinaio; 1991 m.) con ripida discesa finale di 1 ora, al Lago Santo.

Il percorso completo ha una lunghezza di oltre 11 chilometri con 900 metri di dislivello, si compie in 4-5 ore ed è adatto ad escursionisti allenati.

Di seguito le immagini dell’escursione effettuata il 27 luglio 2024.

1 – 3 -Il Lago Turchino, alle falde del Monte Rondinaio.
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4- Tritone alpino al Lago Turchino.
5- Ruscello nei pressi del Lago Turchino.
6- Verso il Lago Torbido tra vasti mirtilleti.
7- Il Lago Torbido, quest’anno già in secca.
8- Il Lago Torbido con il Monte Rondinaio Lombardo.
9- Inizio della salita per il Monte Rondinaio.
10 – 11 – Tratto molto ripido sulla cresta sommitale del Monte Rondinaio.
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12- Vaccinium myrtillus in frutto.
13- Dactylorizha incarnata nei prati umidi intorno ai laghi.
14 – 15 -Veduta dalla cresta Est del Monte Rondinaio verso il lontano Monte Cimone.
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16- Il sentiero sale con ripidi e strettissimi tornanti.
17- Veduta verso Ovest con le Alpi Apuane.
18 – 20 -Il Lago Torbido visto dal Monte Rondinaio.
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21 – 22 -La cima del Monte Rondinaio.
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23- La lunga cresta verso il Monte Giovo
24- Il Lago Turchino visto dal Monte Rondinaio.
25- Stachis pradica al suo limite meridionale dell’areale alpino italiano.
26- La bellissima Gentiana purpurea.
27- Il Monte Giovo.
28- La cresta verso il Monte Giovo con il ripidissimo Altaretto.
29 – 30 – L’Altaretto
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31- La restante impegnativa cresta verso il Monte Giovo.
32- Il Lago Turchino visto dal Monte Giovo.
33- Il Lago Baccio visto dal Monte Giovo.
34- Il Lago Baccio, a 30 minuti dal Lago Santo.
35- La ripidissima discesa verso il Lago Baccio – Lago Santo.
36- Il Lago Santo, punto di partenza dell’itinerario proposto.
37- La ripidissima discesa verso il Lago Santo.
38- Il Lago Santo.
39- La cresta di discesa della foto n.37 vista dal Lago Santo.
40- La cima del Monte Giovo vista dal Lago Santo.
41- Libellule in accoppiamento formano un cuore.
42- Angelica sylvestris con riflesso posteriore sulle acque del Lago Santo.



LE CASCATE DI MACCHIA TORNELLA – MONTI DELLA LAGA.

Macchiatornella è una frazione di Cortino (TE), situata nel cuore dei Monti della Laga, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, nei suoi dintorni si trovano ben tre cascate facilmente raggiungibili, altre invece risultano più distanti dal paese.

Le cascate visitabili in una unica giornata sono solo tre delle quasi cento cascate presenti nei Monti della Laga.

Per l’accesso a Macchiatornella si sale da Montorio al Vomano percorrendo la Strada Statale 80 fino a Nerito quindi si prende la strada Provinciale n.47 per Crognaleto e si prosegue in direzione di Cortino, dopo il paese si prosegue la lunga e tortuosa strada, posta in condizioni spaventose, da percorrere con moltissima prudenza, fino a Macchiatornella dove si parcheggia in uno slargo in corrispondenza di una curva prima di arrivare al paese. Di fronte inizia il sentiero per le cascate Cantagalli e Posaturo segnalato e riportato nei navigatori GPS.

Scendendo invece nel sentiero posto proprio sotto al parcheggio si raggiunge la Cascata del Fosso Malvese posta nei pressi del paese di Padula sottostante in corrispondenza di un attrezzato parco fluviale.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La perfetta segnaletica del Parco all’inizio del sentiero per la Cascata di Cantagalli.
2- un fungo del genere Lactarius.
3- Un buon Porcino
4- Un porcino meno buono, il Boletus satanas,
5- Funghi del legno
6- le lamelle di una Russula spp.
7- Una Clavaria flava
8 – 10 – Una enorme e quasi impressionante ceppaia di Faggio.
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11- Due faggi collegati tra loro da un autoinnesto di un ramo, un fenomeno molto raro.
12 – Una piccola cascata nel Fosso Malvese.
13- La altissima faggeta intorno al Ponte Flammagno.
14 – Segnaletica a Ponte Flammagno.
15 – Le Cascate di Cantagalli
16 – La parte inferiore
17- La parte superiore
18- La successione in fila delle tre cascate di Cantagalli
19 – Scatto con tempi brevi.
20- Scatto con tempi lunghi della stessa porzione di cascata, l’acqua sembra scorrere con velocità altissima.
21- Scatto con tempi brevi.
22- Scatto con tempi lunghi della stessa inquadratura della foto n.21.
23- Fili d’acqua
24 – 25 – escrementi” di lombrico. L’aspetto è dovuto al fatto che viene accumulata in superficie la massa di terriccio che il lombrico emette e che col tempo si ammassa su se stessa assumendo l’aspetto di una montagnola di fango, sono un concentrato di minerali, microrganismi e sostanze utili a migliorare le proprietà fisiche e chimiche del terreno, infatti, contengono il 50% in più di sostanza organica rispetto il terreno circostante oltre che sette volte più Fosforo inoltre la presenza di lombrichi indica la buona qualità dell’ambiente, assenza di inquinamento.
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26 – 28 -La Cascata del Fosso Malvese co un profondo lago alla base.
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29 – L’ultima parte della cascata vista dall’alto.
30- La Cascata del Posaturo
31 – Scatto con tempi brevi.
32- Scatto con tempi lunghi della stessa inquadratura della foto n.31.
33- Scatto con tempi brevi.
34- Scatto con tempi lunghi della stessa inquadratura della foto n.33.



IL CANYON DI CAMPO IMPERATORE, LA GROTTA E LA TESTA DELL’AQUILA.

Il Vallone della Valianara, più conosciuto come il Canyon di Campo Imperatore, è un luogo quasi magico, è diverso da tutto l’ambiente che lo circonda fatto da prati aridi e quasi pianeggianti, non ci si rende conto finché non ci addentra, si apre nella parte meridionale del vasto altipiano, tra le pendici del Monte Bolza a Sud, cima secondaria poco conosciuta, e il Monte Camicia a Nord, non è percorso da corsi d’acqua ma si riempie a primavera o in caso di forti piogge creando un lungo lago temporaneo, il fondo non presenta vegetazione ne formazioni algali in quanto è costituito da sedimenti finissimi di origine glaciale quasi polverulenti che si compattano diventando impermeabili ma non trattengono a lungo le acque.

Nella parte finale è riempito invece di detriti più grossolani provenienti dalla grande fiumana che scende dalle pendici Sud del Monte Camicia e che si immette nel canyon in corrispondenza di un piccolo ponte sulla strada di Campo Imperatore.

Racchiude inoltre delle particolarità poco conosciute, una ampia grotta, non comuni nella zona, e soprattutto una grande roccia a forma di testa di Aquila di cui avevo sentito parlare ma che non ero ancora riuscito a trovare.

Non a caso in zona hanno girato scene del film “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill come ricorda il cartello posto sulla strada sovrastante il canyon in corrispondenza del ponte sulla fiumana e del sentiero che conduce alla Vecchia Miniera di Bitume del Monte Camicia.

Il primo settembre 2024 ho avuto la fortuna di trovare il canyon riempito di acqua grazie alle abbondanti piogge dei giorni precedenti e soprattutto sono riuscito a trovare la grande roccia a forma di testa di Aquila. Poi ho capito perché non avevo mai visto questa particolare formazione rocciosa, le altre volte avevo percorso il canyon partendo dalla strada dove c’è il ponte ed il cartello che ricorda il sito dove è stato girato il film menzionato sopra ed ero sceso verso valle.

Stavolta sono sceso nel canyon dalla parte iniziale a monte parcheggiando in corrispondenza di uno slargo della strada e scendendo all’imbocco del canyon, ho trovato cosi la roccia posta sulla sinistra orografica del canyon e la grotta posta sulla destra quindi poi sono sceso fino alla confluenza della fiumana del Monte Camicia da dove di solito scendevo.

Di seguito le immagini del particolarissimo sito.

1- La parte iniziale del Canyon, riempito con l’acqua delle abbondanti piogge dei giorni precedenti.
2- Un grande cardo ormai seccato dalla torrida estate.
3 – 4 – Le particolari formazioni rocciose laterali del Canyon.
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5- La prima parte del Canyon riempita d’acqua e la strada di Campo Imperatore sullo sfondo da cui si accede.
6- La prima strettoia del Canyon piena d’acqua ci obbliga a risalire la rocciosa sponda sinistra.
7 – 8- Ci innalziamo un po’ per osservare meglio il Canyon e superare la parte più stretta con oltre 30 centimetri di acqua e fondo melmoso.
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9- La parte successiva del Canyon oltre la prima strettoia.
10- Scendiamo di nuovo nel letto del lago temporaneo in questa parte a tratti asciutto.
11- Proseguiamo per un breve tratto nel letto asciutto.
12- E ci avviciniamo alla grotta e alla seconda strettoia, finalmente di fronte a noi si apre la vista sulla roccia a forma di testa di Aquila nell’atto di ghermire un preda che non ero riuscito ancora a trovare.
13 – 14 – Dettaglio della roccia a forma di testa di Aquila.
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15 – 20- La Grotta della Valianara.
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21- Una profonda faglia posta a valle della Grotta.
22 – 23- Veduta del Canyon dall’interno della Faglia.
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24 – 27 – Proseguiamo verso la seconda strettoia dopo la grotta ma stavolta siamo costretti a guadare il laghetto.
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28- Quindi il laghetto termina in corrispondenza di una alta duna di sabbia, qui l’ambiente assomiglia ad una oasi in un deserto roccioso.
29- Una particolarità botanica nelle sponde sabbiose del Canyon, a breve distanza vegetano una Linaria purpurea a sinistra e una Linaria alpina a sinistra, quest’ultima in particolare caratteristica dei ghiaioni di alta quota qui si trova eccezionalmente ad una quota molto bassa per la specie.
30 – La Linaria purpurea
31- La Linaria alpina
33- Nelle pareti del versante Nord del Canyon vegeta anche la rara Primula auricula, qui eccezionalmente abbondante.
34- Proseguiamo ancora per pochi metri fino alla duna di sabbia.
35- La particolarissima duna di sabbia che delimita a valle il laghetto temporaneo.
36- Il laghetto visto dalla duna di sabbia
37- Procedendo lungo la duna di sabbia si scopre il Monte Camicia.
38- Fino a raggiungere la fiumana di detriti più grandi proveniente dal versante Sud del Monte Camicia.
39- Il cartello posto all’uscita del Canyon.
40 – 41 – La fiumana proveniente dal versante Sud del Monte Camicia.
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42- Il Canyon invece prosegue ancora per alcune centinaia di metri ma con meno spettacolarità verso le pendici Nord del Monte Bolza la cui cima rocciosa poco conosciuta è visibile al centro della foto.
43- Raggiunto Campo Imperatore la vista si apre sul Corno Grande immerso nella nebbia.



MONTE VALVASSETO – IL RIPARO DI CAMPOMAGGIORE

Nelle pendici boscose del versante Est del Monte Valvasseto si innalzano dei torrioni rocciosi che nascondono piuttosto bene una profonda cavità denominata il Riparo di Campomaggiore.

Il Monte Valvasseto, una piccola cima dei Monti Sibillini facilmente raggiungibile dalla Pintura di Bolognola salendo senza tracciato per i Piani Gra, nasconde numerose sorprese nei suoi dintorni, come riportato nei miei precedenti articoli :

  • LE FINESTRE DEI MONTI SIBILLINI: L’arco del Monte Valvasseto
  • MONTE VALVASSETO E MACCHIA TONDA
  • PIANI GRA : IL ROSETO DEI MONTI SIBILLINI
  • LE GROTTE DL MONTE SASSOTETTO – MONTE VALVASSETO
  • MONTE SASSOTETTO, UNA AFFILATA CRESTA POCO CONOSCIUTA
  • SASSOTETTO – VALLE TRE SANTI PER CAMPOMAGGIORE
  • VALLE TRE SANTI – PINTURA DI BOLOGNOLA

Pertanto tale itinerario può essere abbinato ad uno degli altri precedentemente descritti per completare una giornata di escursioni.

Il Riparo di Campomaggiore si raggiunge direttamente dalla cima del Monte Valvasseto (1526 m.) , scendendo verso Est per prati, si attraversa una piccola lingua di bosco e si prosegue ancora per prati in discesa fino a quota 1410 metri quindi si entra nel bosco (357467,5 E – 4761762 N) seguendo una traccia di sentiero in netta discesa che si fa più visibile nel bosco (con strisce plastiche bianco/rosse in parte degradate e che si inoltra poi nella zona del versante Nord denominata “Forcaccio” foto n.3), girando nettamente verso Est per un altro centinaio di metri di dislivello fino a raggiungere, a destra, un profondo vallone incastonato tra alte pareti rocciose dove, all’imbocco, sono presenti alcuni ometti di pietra.

Si scende con attenzione nel ripido canalone boscoso delimitato da pareti rocciose che si innalzano man mano che si scende, dopo poche decine di metri, nella parete sinistra, si apre una piccola cavità e poco sotto una ampia finestra (foto n.10), entrando nella finestra si aggira lo spigolo e, dalla parte opposta, si segue una cengia sotto alte pareti rocciose dove si apre la grande cavità. (1 ora dalla cima del Monte Valvasseto, 1330 metri circa).

La cavità è inserita nel Catasto delle grotte della Regione Marche ma le coordinate GPS riportate nei navigatori satellitari non sono precise per cui se, nonostante le indicazioni, non si ritrova la cavità, occorre girovagare un po’ tra i torrioni rocciosi facendo attenzione ai ripidi pendii all’interno del bosco ma ciò aumenta solo il fascino dell’esplorazione.

Ritornando nel vallone di discesa, prima di riprendere l’itinerario di ritorno, si può scendere ancora una cinquantina di metri costeggiando le pareti per raggiungere una larga e alta faglia attraversabile che separa in due parti la parete di sinistra.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il prato del versante Nordest sottostante la cima del Monte Valvasseto, a sinistra il Monte Rotondo
2- Il termine del prato e la zona dove si deve entrare nel bosco.
3- Il bosco con la traccia di sentiero delimitata da strisce plastiche bianco/rosse (nella pianta in primo piano a destra) in parte degradate e scolorite.
4- Il sentiero a sinistra e l’ometto di pietra a destra che indica l’imbocco del canalone roccioso dove si apre la cavità descritta.
5- Qui è ben visibile l’imbocco del canalone nel bosco.
6- La prima parte del ripido canalone delimitato da torrioni rocciosi da entrambe le parti.
7- Più si scende nel canalone e più si innalzano le pareti.
8- La prima piccola cavità che si incontra nella parete di sinistra
9- Una ragnatela splendidamente illuminata all’interno del bosco, quest’anno i boschi erano pieni di ragnatele come non avevo mai visto.
10- La finestra che bisogna attraversare per aggirare lo spigolo roccioso oltre il quale si apre il Riparo di Campomaggiore.
11- La cengia oltre la finestra.
12- E da lontano si vede già l’ampio Riparo di Campomaggiore.
13 – 19 – Il Riparo di Campomaggiore.
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20- La faglia posta nel vallone un po’ più in basso della finestra della foto n.10.
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24- Il torrione dove si apre il Riparo di Campomaggiore visto dal bosco sovrastante, sullo sfondo il versante Nord del Monte Castel Manardo
25- Pianta satellitare del percorso proposto.



PIANI DI CASTELLUCCIO – LA FIORITURA AUTUNNALE

I Piani di Castelluccio, Piano Grande e Pian Perduto, sono famosi in tutto il mondo per la FIORITURA DEI CAMPI COLTIVATI, che avviene generalmente ai primi di luglio (vedi articolo CASTELLUCCIO E I PANTANI luglio 2023), meno conosciuta è la FIORITURA SPONTANEA DEL PIANO GRANDE (vedi articoli del Maggio 2024 e Giugno 2019) ma ancora meno conosciuta è la FIORITURA AUTUNNALE che si può ammirare sempre nei Piani di Castelluccio e nelle vallette circostanti.

In particolare la fioritura autunnale è prodotta dal Colchico (Colchicum lusitanum e alpinium) e dalla Galeopside (Galeopsis angustifolia subsp. angustifolia) entrambe di un bel colore rosa carico.

Il colchico predilige i pendii erbosi al margine dei boschi, è comune nella zona del San Lorenzo e intorno al Pian Perduto mentre la Galeopsis fiorisce nei campi coltivati del Piano Grande intorno alla strada per Forca di Presta sotto alla Costa del Vettore.

Il periodo migliore per osservare le fioriture di queste due specie è dal 20 di agosto alla prima metà di settembre.

1 – 2 – La Portella del Vao che collega il Pian Perduto alla zona del San Lorenzo, sullo sfondo il Monte Palazzo Borghese e il Monte Porche a sinistra.
2- Intorno alla Portella del Vao si sviluppa una bella fioritura di Colchico.
3- Il Monte Palazzo Borghese si staglia sopra la Portella del Vao.
4- Dalla Portella del Vao si accede alla Romitoria di San Lorenzo i cui resti dominano su una collinetta la zona omonima, a destra il Monte Argentella.
5- I resti delle mura della Romitoria di San Lorenzo
6- I boschi del San Lorenzo sotto alle pendici del Monte Palazzo Borghese e Monte Porche a sinistra, intorno ai quali si sviluppano abbondanti fioriture di Colchico.
7 – 13 – Fioriture di Colchicum Lusitanum nei pendii intorno ai boschi del San Lorenzo.
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14- Cavalletta dalle ali rosse perfettamente mimetizzata (Oedipoda germanica).
15- Dettaglio
17 – 26 – Fioritura a Galeopside (Galeopsis angustifolia subsp. angustifolia) dei campi coltivati
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LA GROTTA DEL BEATO BERNARDO – GROTTE DI MONTELAGO DI CAMERINO.

I Piani carsici di Montelago, superiore e inferiore, sono uno dei tanti altipiani dell’Appennino, si elevano ad una quota media di 940 metri il primo e 900 metri il secondo, delimitati da Monte Igno a sud e Monte di Mistrano a Nord, tra i Comuni di Serravalle, Camerino e Sefro.

I Piani sono caratterizzati da un lago temporaneo primaverile nel piano inferiore e una delle poche torbiere dell’Appennino nel piano superiore, questi ambienti sono popolati da una flora specifica molto interessante composta da diverse specie di orchidee e altre piante rare.

Consiglio di fare questa escursione a primavera dove è possibile ammirare una delle più belle fioriture di Orchidee dell’Appennino con decine di specie e di poter osservare il lago temporaneo colmo di acqua.

L’accesso ai piani può essere effettuato in auto da Serravalle del Chienti salendo alla frazione di Copogna per poi proseguire su strada asfaltata fino alla chiesa della Madonna di Montelago con punto di ristoro limitrofo oppure da Camerino per strada imbrecciata che sale dalla frazione di S.Erasmo verso Nibbiano infine da Sefro alla frazione di Agolla per proseguire poi su strada imbrecciata.

Nei dintorni dei Piani di Montelago si aprono delle cavità visitabili, la Grotta del Beato Bernardo e di San Bartolomeo delle Carpenese e altre due cavità nei pressi della chiesa della Madonna di Montelago: la Grotta Bocalume e il Buco del Sasso Freddo che avendo carattere di pozzo verticale abbiamo esplorato per una piccola parte con lo speleodrone.

Di seguito la descrizione per raggiungere le quattro grotte.

LA GROTTA DEL BEATO BERNARDO

Per raggiungere invece la Grotta del Beato Bernardo, una volta raggiunto il Piano Inferiore per la strada asfaltata, nei pressi del lago, si prende la deviazione di breccia per Sefro-Agolla con indicazione anche per la grotta, si percorrono circa 2 chilometri fino al Passo del Trebbio dove si parcheggia in corrispondenza di una pensilina con pannelli solari, di fronte inizia il breve sentiero per la Grotta. addirittura provvisto di illuminazione notturna e perfettamente segnalato. In circa 15 minuti si raggiunge a piedi la Grotta del Beato Bernardo, al ritorno, a circa metà sentiero, si sale a sinistra su una lieve traccia nel bosco che sale verso le pareti sovrastanti e, costeggiando le pareti, si può raggiungere una seconda cavità, la Grotta di San Bartolomeo delle Carpenese. Non fidatevi della geolocalizzazione del Catasto delle Cavità della Regione Marche in quanto la indica sotto il sentiero anziché sopra.

1- Il Piano di Montelago Superiore, visto dalla strada che sale da Copogna di Serravalle.
2- Il lago di Montelago
3- Il canale di scolo del lago verso l’inghiottitoio.
4 – 5 -Alcuni Biancospini (Crataegus monogyna) arborei secolari al piano superiore.
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6 – Dactylorizha sambucina con fiori rossi
7 -Dactylorizha sambucina con fiori gialli
8- Orchis pauciflora
9 – Orchis provincialis
10 – 11 – 12- Orchis morio
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13- Ophrys fusca Link subsp. funerea
14- Nel lago del piano Inferiore di Montelago vegeta la rara e bellissima Orchis laxiflora.
15- E la Dactylorizha incarnata.
16- La più comune Gimnadenia conopsea
17 – 20- Mentre nella torbiera del Piano Superiore vegeta il rarissimo Eriophorum latifolium.
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21- Tiglio in fiore che alimenta un un vero e proprio stormo di farfalle.
22-Il cartello posto all’inizio del sentiero per la Grotta del Beato Bernardo.
23- Non si può dire che manca la segnaletica al Passo del Trebbio di Montelago, magari fosse così nel Parco dei Monti Sibillini.
24- Il comodissimo sentiero per le due grotte.
25- L’alta parete dove si apre la Grotta del Beato Bernardo.
26 – 30 – La Grotta del Beato Bernardo, meta di pellegrinaggio.
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31 – 34 Costeggiando la stessa parete si raggiunge la Grotta di San Bartolomeo delle Carpenese.
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35 – 36 – La curiosa “finestra” nella Grotta di San Bartolomeo.
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LE GROTTE DI MONTELAGO: IL BUCO DI SASSO FREDDO

Le due cavità, il Buco di Sasso Freddo e la GRotta Bocalume, sono situate nei pressi della Chiesa della Madonna di Montelago, si raggiungono facilmente seguendo le tracce GPS del Catasto delle Cavità della Regione Marche. Esse si trovano a terra protette da recinto e grata all’interno di un bosco come visibile nella foto n.49, a poche centinaia di metri dalla chiesa.

37 – 39 -Il Buco di Sasso Freddo protetto da una recinzione.
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40 – 42 – Esploriamo il pozzo con lo speleodrone ma poi esso devia e non si può proseguire.
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LA GROTTA BOCALUME

43 – 44 -La Grotta Bocalume è protetta da una pesante grata a terra.
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45- Caliamo lo speleodrone e notiamo tre aculei di Istrice conficcati su una parete del pozzo, forse è caduta al suo interno.
46- Ci avviciniamo agli aculei.
47- Raggiunti gli aculei proseguiamo per vedere se c’è la carcassa dell’Istrice.
48- Ma il pozzo devia e non possiamo proseguire, vediamo solo altri aculei nel fondo.
49- La posizione delle grotte di Montelago.



MONTE TORRONE E SASSO D’ANDRE’ da Foce per la cresta Ovest.

In compagnia di Paolo, Tiziana, Gilberto, Elia e Francesco, il 25 agosto 2024 abbiamo ripetuto la salita al Monte Torrone e Sasso d’Andre’ per la cresta Ovest, già descritta in questo blog.

Partiti da Foce di Montemonaco abbiamo percorso il Piano della Gardosa e siamo saliti per le Svolte.

Appena usciti dal bosco abbiamo lasciato il sentiero di fondovalle che sale al Lago di Pilato e abbiamo deviato a sinistra, con una ripida salita siamo andati a prendere la sottile cresta rocciosa Ovest che sale verso il Monte Torrone.

Saliti i primi torrioni abbiamo poi deviato a sinistra per il sentiero che gira nel versante Nord e abbiamo ripreso la cresta Ovest più in alto evitando così il punto mediano più ripido.

Dalla cima del Monte Torrone abbiamo proseguito per il Sasso d’Andre’ e siamo ridiscesi a Foce per il sentiero classico della Forcella del Banditello.

Di seguito le immagini della bellissima giornata in compagnia di fantastici amici.

1- La ripida salita erbosa appena usciti da Le Svolte per andare a prendere la cresta Ovest del M.Torrone
2- Il primo torrione della cresta, sullo sfondo il M.Argentella.
3- E il Piano della Gardosa con Foce in fondo
4 – 5 -Saliamo verso il secondo torrione
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6- Su pendio sempre molto ripido
7- Il primo torrione alle spalle
8 – 9 – Ed eccoci sul secondo torrione
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10- Già alti rispetto a Le Svolte andiamo a prendere il sentiero che gir nel versante Nord. alle spalle la grande frana del Fosso del Miracolo prodotta dal terremoto del 2016.
11- Nel sentiero del versante Nord
12- Il versante Est e Nord del monte Argentella.
13- Forca Viola e l’omonima cima.
14- Lasciamo il sentiero (in basso) e ripieghiamo di nuovo verso la cresta Ovest.
15 – 16 -L’ultimo tratto della cresta Ovest.
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17- La parte iniziale della Valle del Lago di Pilato
18- La parte finale della Valle del Lago di Pilato.
19- Il cima al Monte Torrone ed il sentiero di cresta verso l’Antecima Nord del Monte Vettore.
20- Sul Sasso d’Andre’.
21- Veduta verticale sul versante Est del Sasso d’Andre’.
22 – 24 -la cresta che scende verso il Monte Banditello.
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25- Lichene Rizhocarpon geographicum che si sviluppa solo ed esclusivamente su selce e non su calcare.
26 – 27 – La bellissima ed alta faggeta sopra Foce sul sentiero di discesa dalla Sella del Banditello.
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28 – 29- Tronco morto decorato in modo fantastico da Blastofagi, coleotteri che depositano le uova sotto alla corteccia dei tronchi morti, le larve alla schiusa si nutrono del legno e scavano delle galleria perfettamente parallele tra loro che si allargano di diametro man mano che la larva cresce di dimensioni. Alla fine del ciclo la larva si trasforma il adulto ed esce dalla corteccia.



LE GROTTE DI S.ANGELO TRA UMBRIA ED ABRUZZO.

Tra Umbria ed Abruzzo si trovano due grotte dedicate allo stesso Santo.

Se non fosse per la distanza stradale di oltre 250 chilometri che le separa entrambe le grotte sarebbero raggiungibili con brevi escursioni in giornata ma possono essere abbinate ad altre escursioni nelle due zone dove sorgono per chiudere la giornata.

UMBRIA: LA GROTTA DI S.ANGELO – M.PENNINO

La Grotta di S.Angelo del Monte Pennino si trova in Umbria, per visitarla si raggiunge in auto il paese di Annifo, nelle vicinanze di Colfiorito, in provincia di Perugia, dal paese si continua la strada asfaltata in direzione di Bagnara per poco più di 2 chilometri fino raggiungere il paese di Collecroce. Si lascia la strada asfaltata e si scende dal paese per una strada di breccia che conduce al Monte Pennino, ad un bivio si continua a destra e dopo circa 400 metri si raggiunge il primo tornante che sale al monte.

Si parcheggia al lato del tornante e si prosegue a piedi prendendo il tratturo che prosegue in piano con cartello indicante la direzione di Bagnara.

Strada facendo si incontrano tre deviazioni senza segnaletica dove si prosegue sempre a sinistra, alla quarta deviazione finalmente un cartello indica di salire a destra in direzione della Grotta di S.Angelo.

Dopo alcune centinaia di metri di salita si raggiunge una stretta strada sterrata nel bosco di recente ampliamento che in breve conduce all’ingresso della grotta, in poco più di un’ora di salita.

L’ingresso della grotta è stato chiuso con un muro che ne impedisce l’accesso inoltre l’unica apertura nel muro che ne permetterebbe l’ingresso è chiusa a sua volta con una grata metallica fissata con viti.

1- Il cartello danneggiato presente nel primo tornante della strada che conduce al Monte Pennino e che indica l’inizio del sentiero per la grotta (direzione Bagnara).
2- La prima deviazione, prendere a sinistra.
3- La seconda deviazione, prendere a sinistra.
4- La terza deviazione, anche se è presente un cartello scolorito prendere sempre a sinistra.
5- La Grotta di S.Angelo, purtroppo completamente chiusa con un muro e l’unica apertura presenta una griglia metallica fissata con viti.
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9- Di fronte alla grotta sono presenti anche altre strutture murarie parzialmente sommerse dalla vegetazione.
10- Una lapide difficilmente leggibile per l’usura racconta la storia della grotta.
11- Una porzione dell’interno della grotta visibile dalla grata.
12 – 13- Lungo il sentiero sono presenti degli interessanti pannelli che descrivono come si costruiva una Carbonaia, pratica ormai scomparsa nei nostri monti.
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ABRUZZO: LA GROTTA DI S.ANGELO DI PALOMBARO – PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA

La Grotta di S.Angelo di Palombaro si trova in Abruzzo, nel Parco Nazionale della Majella, si raggiunge in auto il paese di Palombaro in provincia di Chieti, si prosegue in auto la SP214 in direzione di Pennapiedimonte, dopo circa 1,5 km si incontra una deviazione a sinistra per l’Area Picnic – Grotta di S.Angelo con tanto di segnaletica, si prosegue la stradina stretta e in netta salita per quasi 3 chilometri fino al parcheggio dell’area picnic quindi si prosegue a piedi per 15 minuti sempre accompagnati da ottima segnaletica fino alla Grotta.

14 – 15 – I pannelli esplicativi presenti nei pressi della Grotta.
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16- Le gigantesche dimensioni della cavità che ospita i resti della chiesa rupestre.
17 – 22 – La chiesina rupestre e la cavità che la ospita viste da diverse angolazioni.
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23- Le vasche scavate nella roccia per la raccolta dell’acqua di stillicidio.
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GIRO DEL MONTE CONERO VIA MARE.

Da Marchigiano consiglio a tutti di fare un giro del promontorio del Monte Conero via mare in barca, anche se non sono un “Lupo di Mare! ma più “Lupo di Montagna”, per osservare la bellezza e la grandezza di tale montagna, che spicca da tutta la costa marchigiana con la sua altezza di 572 metri.

Il Monte Conero, in alcune parti, con le sue bellissime placche di calcare, precipita letteralmente nelle acque sottostanti e non ha nulla da invidiare rispetto ad altre zone costiere d’Italia più famose.

Il Monte Conero presenta anche una fitta serie di sentieri tra cui alcuni impegnativi e molto spettacolari come il sentiero che da Passo del Lupo scende alla Baia delle Due Sorelle, ma che attualmente SONO INTERDETTI ALLE ESCURSIONI.

Pertanto chi volesse effettuare delle escursioni nella zona deve informarsi sulla percorribilità dei sentieri direttamente dal sito istituzionale del Parco.

IL PASSO DEL LUPO

Il Passo del Lupo si raggiunge da Ancona, prendendo in auto la Via Monte Conero in direzione Sirolo quindi via Mortarolo fino al termine della strada sterrata.

Si prosegue il sentiero prendendo le indicazioni per il punto panoramico del Passo del Lupo, attualmente ci si ferma qui in quanto oltre questo punto il sentiero è interdetto.

Il sentiero di discesa alla Baia delle due Sorella era in tratti attrezzato con corde e destinato solo ad escursionisti esperti con pratica di alpinismo, ATTUALMENTE E’ INTERDETTO alle escursioni poiché ha fatto registrare numerosi infortuni negli anni passati.

1- La costa del Conero subito dopo Sirolo.
2- Pini di Aleppo monto coraggiosi.
3- La chiesa di Sirolo.
4 – 5 -Gli scogli delle Due Sorelle
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6- Le alte pareti del versante Est del Monte Conero.
7 – 11 – Con le bellissime verticali placche di Calcare dove sono state aperte anche delle difficili vie di roccia.
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12 – 13 – La Baia delle Due Sorelle, attualmente raggiungibile solo da mare.
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14 – 15 – Le Due Sorelle
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16 – 19- Altri scorsi del versante Est del Monte Conero prima di arrivare a Portonovo.
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20- Placche di bellissimo Calcare a picco sul mare.
21- La chiesa di Santa Maria in Portonovo.
22- La Torre del Bosis.
23- Il Fortino Napoleonico di Portonovo.
24 – 27- La Falesia della Trave, anch’essa piuttosto pericolosa per le frane come ben visibile nella foto n.27.
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28- La statua della Madonna che segna il termine della cosiddetta “Trave”, una stratificazione rocciosa naturale in parte semisommersa che taglia le acqua della baia, alle spalle è ben visibile la faglia che forma questa insolita formazione rocciosa sul mare.

SENTIERO PASSO DEL LUPO – BAIA DELLE DUE SORELLE

Dopo aver effettuato il giro del Monte Conero in barca mi sono ricordato che moltissimi anni fa, quando il sentiero non era interdetto, scesi dal Passo del Lupo fino alla Baia delle Due Sorelle, in una giornata nebbiosa che rendeva l’ambiente molto più spettacolare ed intenso, quasi da alta montagna.

RICORDO AI LETTORI CHE ATTUALMENTE TALE SENTIERO CHE SCENDE ALLA BAIA DELLE DUE SORELLE E’ VIETATO ALLE ESCURSIONI.

Di seguito le immagini di repertorio di quasi venti anni fa ritrovate nel mio vastissimo archivio.

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10- La Baia delle Due Sorelle vista dall’alto
11- Arbusto di Euphorbia characias subsp.wulfenii.
12- Le Due Sorelle
13 – 14- L’ultimo tratto di discesa.
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17- Gli sferici ciottoli della baia.
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CRESTA SUD DI CIMA DI COSTA VETICHE E CRESTA OVEST DI PUNTA BAMBUCERTA IN GIORNATA.

Il 22 agosto 2024, con Francesco, Gilberto e Paolo abbiamo salito la Cresta Sud della Cima di Costa Vetiche (1935 m.). L’idea era quella di, una volta salita la cresta Sud, raggiungere la Forcella Cucciolara, scendere in Val di Tela e risalire la Punta Bambucerta (1869 m.) per la ripida cresta Ovest, chiamata in zona L’Abbandonata .

Invece dopo aver salito la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche abbiamo raggiunto la Punta Bambucerta per la cresta classica e poi ci siamo cimentati nella discesa della cresta Ovest verso la Val di Panico, come ben si sa è più facile andare in salita che in discesa ma ci siamo voluti mettere alla prova perché bisogna sapere pur discendere in caso di abbandono di una via come questa. Consiglio comunque di percorrere la cresta Ovest di Punta Bambucerta in salita dalla Val di Tela.

Ovviamente le due salite sono destinate ad escursionisti esperti, che si sanno muovere su terreni ripidi e che conoscono la zona ed è necessario utilizzare almeno una piccozza.

Come di consueto non riporto le intere tracce GPS perché toglierei lo spirito d’avventura che le salite possono dare.

ACCESSO: Le due salite proposte prevedono come punto di partenza l’Area picnic posta nel primo tornante della strada che da Bolognola sale alla Pintura. Si arriva in auto ad un piazzale con fontana, bracieri e tavoli di legno dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dall’area picnic si prosegue la strada sterrata con indicazione Forcella del Fargno/Pizzo Tre Vescovi, dopo alcuni chilometri la strada si trasforma in un sentiero in lieve salita, in circa un’ora si raggiunge la strettoia della valle fra alte pareti di roccia rossa, alla base della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud della Cima di Costa Vetiche, l’oggetto di una delle due salite proposte.

La strettoia termina bruscamente, si passa da alte pareti rocciose a canaloni erbosi, qui il sentiero sale il pendio verso destra, si continua fino al secondo tornante oltre il quale si inizia a salire nel canalone erboso (foto n. 1-3 / 25-26) in direzione di alcune pareti rocciose a placche verticali spesso bagnate. (354089,2 E – 478033,4 N; 1515 m.).

Si risale in verticale un tratto di misto erboso molto ripido (foto n.4) tenendo le placche sulla destra fino a raggiungere una cresta erbosa che costituisce la sponda sinistra (in salita) di un canale, la sponda destra è la cresta oggetto di salita (30 minuti).

Si scende quindi nel canale erboso dirigendosi verso la base di alcuni torrioni rocciosi (354198,4 E – 4758234,7 N; 1605 m.), si aggirano nel lato destro e si prende la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche che inizia proprio sopra di essi (foto n.7-9).

Si risale il filo di cresta con tratti rocciosi molto ripidi per poi proseguire su tratti erbosi meno ripidi fino alla cima (1 ora, foto n.11-16 / 27).

Una volta raggiunta la Cima di Costa Vetiche (359863,3 E – 4758700,3 N; 1935 m.) si percorre la bella cresta in direzione Ovest verso Forcella Cucciolara (foto n.23-24), noi invece, poco prima di scendere alla Forcella Cucciolara, abbiamo proseguito la cresta Nord per raggiungere la Punta Bambucerta e discendendo successivamente la Cresta Ovest fino alla Val di Tela. Quindi siamo risaliti alla Forcella Cucciolara (foto n.31-39) ma consiglio di fare l’itinerario descritto di seguito:

Dalla Forcella Cucciolara si scende quindi per traccia di sentiero in Val di Tela, si percorre l’intera valle tenendosi sul pendio di destra fino a raggiungere la Cresta Ovest di Punta Bambucerta, in corrispondenza di un tratto meno ripido da cui si accede anche alla parete Nord (40 minuti; 353310,5 E – 4759749,7 N; 1635 m.).

Da questo punto si inizia a salire il filo della Cresta Ovest fino alla cima superando un tratto roccioso a circa due terzi della salita, deviando su ripidissimo pendio a destra per poi riprendere il filo di cresta (foto n. 44-46) fino a raggiungere la cima di Punta Bambucerta situata poco più verso Sud (1 ora; 353549,6 E – 4759473,1 N; 1869 m.).

Nella Zona della selvaggia e isolata Val di Tela, oltre a due percorsi descritti in bibliografia, entrambe con accesso da Forcella Cucciolara, quali:

  • sentiero Val di Tela – Versante Nord di Monte Rotondo- Cresta tra M.Pietralata e M: Rotondo (cresta sopra Orto della Regina), facile, descritto su una vecchia guida del Parco e riportato anche nell’articolo “MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA” del 15/11/2020 nel presente blog.

  • Sentiero Val di Tela – Orto della Regina – versante Est del Monte Pietralata e cima – Monte Rotondo, solo per esperti escursionisti, descritto su una vecchia guida del Parco.

personalmente ho percorsi e descritto i seguenti itinerari:

  • Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata e il sentiero dimenticato nel versante Sud del Monte Cacamillo descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

  • Grotte di Angilino sulla testata della Valle dell’Acquasanta descritto a pagina 32 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .

  • Punta Bambucerta, parete Nord, dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .
  • Punta Bambucerta, per la cresta Sud, itinerario classico dalla Forcella Cucciolara descritto nel presente blog in data 23/01/2023.

  • Punta Bambucerta dall’Efre per la Cresta Nord-est, descritto nel presente blog in data 28/05/2002.
  • Punta Bambucerta per la Cresta Ovest in discesa dalla cima nella Val di Tela (presente articolo).

Insomma posso dire con orgoglio che la Punta Bambucerta è la mia Cima.

1- Dal secondo tornante del sentiero che dall’area pic-nic della Vall del Fargno sale verso il Rifugio del Fargno si lascia il sentiero e si sale una cinquantina di metri per il canalone erboso.
2- Quindi si inizia a risalire un tratto di ripido misto erboso a sinistra di una parete rocciosa spesso bagnata.
3- Si sale in verticale su pendii sempre più ripidi.
4- Alle spalle le sorgenti del Fiastrone ed il versante Nord del Pizzo Tre Vescovi.
5- E la forcella del Fargno con l’omonimo Rifugio.
6- Si raggiunge così la prima cresta da cui si scende al canalone a destra per raggiungere la cresta di salita vera e propria.
7- La cresta di salita con, a destra, i torrioni rocciosi di cui dobbiamo raggiungere la base per iniziare la vera e propria salita.
8- Alla base dei torrioni.
9- La base dei torrioni della foto n.7 che si devono scavalcare per andare a prendere il filo di cresta della Cima di Costa Vetiche.
10- La cresta sopra ai torrioni di roccia delle foto precedenti.
11 – 16 – Fasi di salita della cresta Sud di Cima di Costa Vetiche, di fronte sempre il versante Nord del Monte Acuto e del Pizzo Tre Vescovi con l’orribile strada del Fargno che taglia i pendii.
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17- La Valle del Fargno con il sentiero di raggiungimento proveniente dall’Area Picnic di Bolognola.
18- Il verticalissimo versante Nord del Monte Acuto, oggetto di salite invernali.
19- La Valle del Fargno con il Monte Castel Manardo e la Pintura di Bolognola con il Monte Valvasseto.
20 – 21 -L’ultima parte della cresta
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23-E la Cima di Costa Vetiche con la Pintura di Bolognola sullo sfondo a sinistra.
24- Ed il Monte Castel Manardo alle spalle e la Forcella Bassete al centro.
25- La cresta che scende verso Forcella Cucciolara, da cui accederemo a Punta Bambucerta, la prossima meta.
25 – 26 – Particolare della prima parte della salita dopo aver lasciato il sentiero per il Rifugio del Fargno.
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27- L’intera cresta di salita.
28 – 29 – La Forcella Cucciolara e la Val di Tela a destra viste dalla cresta verso la cima di Punta Bambucerta.
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30- Punta Bambucerta, al centro il Monte Cacamillo e a sinistra il Monte Pietralata, in fondo la Testata della Valle dell’Acquasanta.
31- La cima di Punta Bambucerta con, a sinistra, la cresta Ovest che faremo in discesa.
32- Il primo tratto della cresta Ovest.
33- In fondo la parte finale della cresta ma nella parte centrale ci aspetta il tratto più ripido. Di fronte il Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.
34- La parete Nord di Punta Bambucerta dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”
35- Iniziano delle roccette.
36 – 37 – Che ci obbligano a traversare verso sinistra.
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38- Al termine della cresta ci dirigiamo verso il fondo della Val di Tela, come si nota dal Monte Cacamillo che si sta allontanando..
39- La bellissima e selvaggia Val di Tela.
40- La Val di Tela vista dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra il Monte Cacamillo al centro e il Monte Pietralata a sinistra.
41- Le due piramidi della Punta Bambucerta e del Monte Cacamillo.
42- Il restringimento della Valle del Fargno in corrispondenza della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche. A sinistra il pendio di salita proprio dopo l’ultima parete rocciosa.
43- Il restringimento della Valle del Fargno.
44- Il versante Nordest di Punta Bambucerta con il percorso proposto in rosso.
In giallo e celeste i percorsi già effettuati nella cima e descritti o nei miei due libri o nel presente blog.
45 – 46 – Il percorso proposto della cresta Ovest di Punta Bambucerta visto dalla cresta tra il Monte Rotondo e il Mont Pietralata.
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47- Pianta satellitare dei percorsi proposti. In rosso le salite descritte, in giallo i percorsi di concatenazione, in celeste il percorso di discesa.