Finalmente, dopo le
ultime visioni dello sconvolgimento attuato dal terremoto dell’ottobre 2016
nella Val di Bove e a Passo Cattivo, siamo ritornati alla nostra ricerca di
itinerari inediti e non riportati nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.
Il 29 luglio 2017, in una
zona accessibile agli escursionisti, senza alcun divieto, abbiamo risalito la
ripidissima cresta del versante nord del Monte Sibilla che divide l’imbuto di
“Mèta” dall’imbuto de “Le Vene”.
Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, è adatto solo ad
escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.
Accesso:
L’itinerario prevede come base di partenza
il Rifugio Sibilla (360523,4 E – 4751966 N; 1545 m.) facilmente raggiungibile
in auto dal paese di Montemonaco in direzione di Isola S. Biagio.
Avvicinamento:
Dal Rifugio si prende il
classico itinerario n.9 per il Monte Sibilla che in 30 minuti sale alla Sella
di Monte Zampa (360158,5 E – 4752667,5 N; 1785m.).
Dalla
sella di Monte Zampa si prosegue la cresta in direzione del Monte Sibilla per
altri 200 metri fino ad intercettare una
traccia di sentiero (360176 E – 4752482,8 N; 1780 m.) che scende nel versante
nord-ovest che rappresenta l’inizio del sentiero riportato in diversa
bibliografia ufficiale che conduce al Casale Lanza – Casale della Sibilla passando
per i torrioni del versante nord del M. Sibilla.
Lo
stesso tracciato è anche indicato per raggiungere gli attacchi dei vari fossi
del M. Sibilla (in successione Fosso di Mèta I –II-III, Fosso le Vene, Fosso
della Corona, Forra della Sibilla o Arcofù) attrezzati per le discese in doppia
da chi pratica torrentismo.
Presa la traccia di
sentiero la si percorre scendendo fino al margine del bosco e superando quindi
in quota i vari canali che scendono verso la Valle del Tenna in un ambiente
molto suggestivo e selvaggio.
Si superano in
successione il Fosso di Mèta I (359219,5 E – 4751970,2 N; 1615 m.) caratterizzato
da uno stretto canale roccioso con tratto di sentiero molto esposto dove fare
particolare attenzione quindi si supera il Fosso di Mèta II più ampio e si
raggiunge il Fosso di Mèta III caratterizzato da alte pareti verticali e
generalmente pieno di neve fino ad estate inoltrata (358697,5 E – 4752012 N;
1560 m.).
Superato anche il nevaio
il sentiero prosegue per altri 200 metri fino a raggiungere un boschetto (1
ora) .
Qui parte l’itinerario
proposto e si abbandona il sentiero (358643,3 E – 4752123 N; 1550 m.).
Il sentiero prosegue
oltre il bosco scavalcando il filo di cresta che separa l’imbuto di Mèta da
quello successivo de Le Vene per poi proseguire per l’imbuto de Le Vene e
quindi verso il Casale Lanza ed è descritto in bibliografia, si consiglia di percorrerlo
in altra occasione in quanto molto lungo ma molto spettacolare per i panorami
che si osservano essendo posto in quota sulla Valle dell’Infernaccio.
Descrizione
Dal
boschetto (358643,3 E – 4752123 N; 1550 m.) si lascia il sentiero e si risale
il pendio erboso sovrastante tenendosi verso il filo di cresta.
Il pendio erboso si fa in
breve molto ripido con pendenze di 45 – 55° dove è necessario fare molta
attenzione per evitare scivolamenti che sarebbero molto pericolosi.
E’
consigliabile l’utilizzo di una piccozza anche d’estate.
Si sale in verticale sulla cresta rocciosa strapiombante sulla destra (foto n.9) ed in 40 minuti piuttosto faticosi si supera una traccia che in piano (intorno a quota 1800 m.) prosegue verso l’imbuto de “Le Vene” (358384,3 E – 4751903 N; 1790 m.) quindi sempre in salita si raggiunge un ripiano erboso (358411,5 E – 4751810,5 N; 1835 m.) dove si scopre l’intero versante nord del M. Sibilla nel suo cosiddetto Imbuto de le Vene.
1-Il versante nord del M. Sibilla visto dall’inizio del sentiero che scende verso Mèta con il percorso di avvicinamento (verde) e di salita (rosso) proposto. 2– Il versante nord del M. Sibilla visto dall’eremo di S. Leonardo con il percorso di salita
Si prosegue senza difficoltà la
cresta erbosa, in direzione della cima del Monte Sibilla, che si innalza
lievemente ma mano che si sale e si supera una seconda traccia di sentiero
(358428,1 E – 4751735 N; 1860 m.) che, anch’esso in piano, taglia l’imbuto di
Mèta circa a quota 1850 metri proveniente, come il primo incontrato a quota
1800 m., dalla cresta est del Monte Sibilla e proseguenti entrambe per l’imbuto
de Le Vene (indicati nella foto n.52 del mio libro I MIEI MONTI SIBILLINI Anno
2011) e non riportati in alcuna bibliografia.
Le due tracce che si incontrano e che procedono verso il Fosso de Le Vene sono state da noi percorse negli anni ’90 ma è necessaria particolare attenzione in quanto sono molto impegnativi (il primo è stato descritto di recente sul sito www.auaa.it) perché attraversano in quota il quasi verticale imbuto de Le Vene fino a raggiungere i prati sovrastanti il Casale della Sibilla (foto n. 13-15).
3- Il versante nord del M. Sibilla visto dalla deviazione Casale I Grottoni – Casale Il Rio con il percorso di avvicinamento (verde) e di salita (rosso) proposto.
Si arriva quindi ad un
tratto roccioso dove la cresta si impenna verticalmente (358464,4 E – 4751522,7
N; 1960 m.) , qui si inizia a traversare tra rocce ed erba verso sinistra in direzione
dell’unico tratto della caratteristica fascia rocciosa che cinge tutta la cima
del Monte Sibilla, denominata la “corona”, superabile senza eccessive
difficoltà in quanto costituito da un ripidissimo canalino erboso che taglia in
due l’alta fascia rocciosa.
Giunti sulla verticale
del canale (358522,5 E – 4751358,4 N; 2065 m.) ci si impegna al suo interno su
erba molto ripida e scivolosa e superando al termine una paretina di roccia di
5 metri con brevi passaggi su roccia. Quindi
facilmente in cresta e in altri 5 minuti in vetta al Monte Sibilla (2175 m.) .
Le immagini riportate sono una successione cronologica della salita.
4- Il torrione destro de Le Vene con la grande frana prodotta dal sisma dell’ottobre 2016 che ha formato il lago effimero dell’Infernaccio, a destra i Grottoni del Monte Priora5- Attraversamento del Fosso di Mèta I, il tratto più ripido dell’avvicinamento, a sinistra il Pizzo (M.Priora) 6- Attraversamento del Fosso di Mèta III con ancora un grande nevaio. 7- Iniziamo quindi a risalire la cresta erbosa a monte del boschetto 8- Che si fa subito estremamente ripida (45 – 55° di pendenza). 9- La cresta di salita nel suo tratto iniziale molto ripido, sullo sfondo Il Pizzo del M. Priora, il S. Leonardo e la valle dell’Infernaccio (attualmente chiusa alle escursioni). 10- La salita del primo tratto di cresta, alle spalle la selvaggia parete nord M. Zampa percorsa dall’itinerario n.8 riportato (pagina 66) nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014 11- Il versante nord-ovest del M. Zampa con la cresta che lo collega al M. Sibilla. Sopra ai torrioni ben visibile il sentiero di accesso alla salita proposta. 12- Il ripiano erboso oltre il primo ripido tratto di cresta (a destra), di fronte i “grottoni” con la cengia delle ammoniti e la cima del M. Priora. 13- L’imbuto di “Mèta” nel lato sinistro della cresta di salita con Davide che ha preso la corsa, si notano i due vecchi tracciati paralleli che attraversano l’imbuto per proseguire nel versante de Le Vene. 14- L’imbuto de “Le Vene”, molto più ripido, nel lato destro della cresta di salita 15- L’Imbuto de “Le Vene” con i due tracciati della foto n.13 che proseguono nel ripidissimo versante. 16- Arrivati dove il pendio si impenna si traversa verso la “corona” del M. Sibilla nell’unico tratto superabile senza eccessive difficoltà 17- Fausto in avvicinamento al canalino erboso della “corona”, sotto ai piedi il ripido imbuto di Mèta che arriva fino al torrente Tenna (veduta praticamente in verticale !!!!). 18- Oltre la fascia rocciosa della “corona”, sullo sfondo al centro il Pizzo Berro e a destra il M. Priora o Pizzo Regina con le cime in ombra . 19- Canalino superato 20- Oltre la fascia rocciosa della “corona” , gli ultimi 50 metri di ripida salita su erba prima della cresta del Monte Sibilla, si sale tra alti esemplari di Gentiana lutea, sullo sfondo il M. Priora o Pizzo Regina
20- Il primo tratto di salita della cresta che inizia dal boschetto, visto dalla cresta est del Monte Sibilla. 21- L’ultimo tratto di salita con la caratteristica “corona” del Monte Sibilla.
Discesa:
Dalla cima del Monte Sibilla si scende la cresta est in corrispondenza del tratto della “corona” visibile nelle foto n.21-22, attrezzato con catena, quindi per classico itinerario di salita per la cresta M. Zampa – M. Sibilla, in 1,30 ore si raggiunge il Rifugio Sibilla dove si è lasciata l’auto.
22- I miei compagni di salita contemplano “l’impresa”, la salita della cresta in ombra.
CARTA
SATELLITARE DEL PERCORSO CON:
GIALLO: Percorso di avvicinamento
ROSSO: Percorso proposto
VERDE: Percorso di discesa
UN ASSURDO GIRO A MEDIA QUOTA NEL MONTE COGLIA
Premessa: Il percorso descritto di seguito, effettuato il 14 luglio 2018, è destinato esclusivamente ad escursionisti molto esperti che conoscono già la zona.
E’ un percorso che
presenta difficoltà di percorrenza in alcuni tratti ripidi rocciosi ed erbosi ma
soprattutto è un itinerario che mette a dura prova le capacità di orientamento
di coloro che avranno il coraggio di ripercorrerlo, si svolge per gran parte
attraversando tratti arbustivi intricati, in molti tratti bisogna andare “a
senso” senza alcun itinerario tracciato, si trova in una zona selvaggia e di
difficile raggiungimento che metterebbe in difficoltà anche eventuali
soccorritori.
Insomma non è un
itinerario dove si va “tanto per provare” le proprie capacità ma necessita di
una adeguata preparazione preventiva.
Con ciò riporto la
descrizione di tale itinerario solo a titolo di cronaca esonerandomi dalla
responsabilità nei confronti di chiunque voglia ripeterlo senza la dovuta
esperienza mettendosi in condizioni di difficoltà e rischio, per questo motivo
e perché qualcuno (senza fare polemiche o nomi) non gradisce che si aprano nuovi percorsi per far
conoscere più approfonditamente i Monti Sibillini, abbiamo deciso di non
lasciare alcuna segnalazione lungo il percorso, ne ometti di pietre ne bolli di
vernice o altri segnali indelebili che possano facilitarne la percorrenza.
Soprattutto
l’intenzione principale è quella di dimostrare agli appassionati che la
montagna è un mondo difficile e rischioso, dove bisogna mettere in gioco le
proprie capacità psichiche e fisiche e la dovuta esperienza, anche negli
itinerari, come questo che si svolge su pendii mediani della montagna, e non
sulle alte cime e creste, che a prima vista sembrano banali e senza alcun senso
e quindi senza alcun rischio.
La
montagna è un mondo che necessita di persone disposte all’impegno mentale e fisico
prolungato e soprattutto che hanno una
immensa voglia di scoprire ed esplorare questo meraviglioso pianeta che abbiamo
a disposizione anche a costo di sacrifici fisici e anche di mettersi di fronte
a dei rischi.
Uno
dei motivi per cui abbiamo percorso questo itinerario selvaggio e di difficile
percorrenza è, oltre alla nostra esigenza di confrontarci con le difficolta
della montagna, di interesse botanico.
Durante il tragitto
abbiamo infatti trovato delle stazioni di due specie botaniche piuttosto rare.
1- Allium flavum
Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Meriggio di Acquacanina, posta sul versante orografico sinistro
del fiume Fiastrone, dove è presenta anche la Abbazia di Santa Maria di Rio
Sacro attualmente gravemente danneggiata dal terremoto dell’ottobre 2016.
La frazione si raggiunge
dal Capoluogo del Comune di Acquacanina, Pie di Colle, seguendo le indicazioni,
mediante la strada che scende al fiume per poi risalire nel versante opposto.
Raggiunto il nucleo abitato (si fa per dire,
gran parte delle abitazioni sono danneggiate) si parcheggia l’auto in uno
spiazzo in corrispondenza di una fontana sulla destra (350935,3 E – 4765380,5
N; 705 m.).
Descrizione: Si percorre la strada interna che
attraversa la frazione e 100 metri prima di arrivare all’ultima casa si prende
un tratturo sulla sinistra che in lieve discesa, si dirige verso sud (351006,8
E – 4765350,4 N; 715 m).
Si segue il tratturo
superando alcuni tratti franati dove si trasforma in un sentiero.
Dopo circa 700 metri il
tratturo devia verso ovest entrando nel versante nord-est del Monte Coglia.
Dopo altri 150 metri si
incontra una deviazione (351315,1 E – 4764958, 8 N; 715 m) , a destra si sale
verso il cosiddetto “Casco di Coglia” o “Balzo Pisciatore” una piccola cascata
che si raggiunge in 10 minuti di salita.
A sinistra invece ci si
addentra nel boscoso fosso, si supera un piccolo torrente e si risale il
versante opposto, attraversando con attenzione un ennesimo tratto franato fino
a raggiungere un campo sottostrada ormai incolto caratterizzato all’ingresso da
un grande palo di legno forato che formava probabilmente un lato di un
cancello.
Si
segue sempre l’evidente tratturo che lentamente, in costante salita, e sempre
all’interno di tratti boschivi, passa di
fronte alla frazione di Vallecanto (fontana di Acquacanina) nella zona
denominata “Cocorozzo” e gira versante immettendosi in quello della Valle di
Rio Sacro.
2- La Fonte della Pernice con i depositi travertinosi laterali ormai asciutti.
In altri 30 minuti si raggiunge una zona aperta caratterizzata da tratti rocciosi ripidi con vegetazione arbustiva alternata a tratti erbosi aridi, in questa zona abbiamo ritrovato una rigogliosa stazione di Allium flavum dalla corolla gialla piuttosto raro nel gruppo dei Monti Sibillini.
Si rientra nel bosco ed in altri 10
minuti si raggiunge un luogo storico e magico, la “fonte della Pernice”, già
descritta nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014, itinerario
n.1, riportata anche in alcune carte topografiche ma non raggiunta da alcun
itinerario descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini (351430,5
E – 4763461,8 N; 960 m.).
Non ci si immagina che in
un luogo cosi isolato e dimenticato e di alcun interesse ci possa essere una fontana
così grande.
Basta conoscere la storia
della valle per capire il motivo della presenza di una così importante fontana,
essa si trova nel sentiero percorso per centinaia di anni che da Acquacanina
conduceva nella valle di Rio Sacro dove era
presente fin dall’anno 1100 un monastero Benedettino di cui rimangono ancora
dei ruderi ma ormai totalmente ricoperti dalla vegetazione e dove, fino a 60 anni fa questo tratturo era
percorso dai pastori di Acquacanina che d’estate conducevano le loro greggi nei
cosiddetti “cascinali” casette estive di ricovero (assimilabili ad un locale
alpeggio) anch’esse ormai ricoperte dalla vegetazione e dall’ignoranza di chi gestisce
queste zone che probabilmente non sa neppure della loro esistenza.
La
fonte, ormai asciutta, è caratterizzata ai lati da grandi depositi travertinosi
di calcare detto localmente “pietra spugna” ad evidenziare l’elevata quantità
di calcare disciolto nell’acqua.
Questo tratto di
percorso descritto non presenta alcuna difficoltà , anzi, considerata la sua
importanza storica, è consigliato e può essere percorso da chiunque, volendo,
dalla fonte, si prosegue l’evidente
sentiero per scendere, con alcuni tornanti, fino al torrente di Rio Sacro. (vedi
descrizione riportata nel mio libro come indicato sopra).
3- Il tratto nella zona rocciosa di scaglia rossa scivolosa con Lecci.
Raggiunta la strada di
fondovalle che costeggia il fiume si consiglia di ritornare indietro per lo
stesso itinerario in modo da non allungare di troppo il tragitto.
Per chi invece ha
veramente tanta voglia di mettere alla prova le proprie capacità tecniche e di
orientamento in montagna (rileggere attentamente la premessa), dalla fontana si
ritorna indietro per circa 200 metri (351557 E – 4763627,5 N; 985m.) fino a
raggiungere la zona rupestre erbosa aperta, qui si lascia il sentiero e si sale
in verticale in direzione delle rocce rosse poste circa 200 metri di dislivello
sopra al sentiero e che diagonalmente, dalla valle di Rio Sacro, salgono verso
il versante est della montagna.
Faticosamente, senza
tracciato, in circa 30 minuti, superando ripide zone rocciose e tratti
arbustivi, si intercetta una traccia di
sentiero (vedi descrizione riportata nel mio libro come indicato sopra) ma che
si ignora, tuttalpiù va tenuta in considerazione come possibile via di ritorno
in caso di difficoltà.
Proseguendo ancora per
intricati tratti alberati si raggiunge la fascia rocciosa di scaglia rossa che
in realtà rappresenta una faglia geologica che ha generato anche alcune scosse
sismiche di magnitudo non superiore al 4 durante la crisi sismica dell’Ottobre
2016, da dove iniziano le difficoltà tecniche (351168 E – 4763694,4 N; 1190 m.).
Qui, alla base delle
rocce, si individua una lievissima traccia probabilmente prodotta dal transito
di animali (dubito che negli ultimi 20-30 anni sia passato qualcuno) che segue
fedelmente la faglia, dapprima salendo ripidamente nel pendio roccioso quindi
in piano, attraversando tratti rocciosi e alberati molto ripidi, giunge nella alberata
cresta est che dalla Punta (o Sasso) di Coglia scende verso Vallecanto di
Acquacanina denominata “Costa Acquarda”.
La traccia gira oltre la
Costa Acquarda per immettersi nel boscoso versante del grande imbuto est del
Monte Coglia, ad una quota di circa 1200 m.
Qui, oltre alle
difficoltà tecniche, iniziano anche quelle di orientamento (N.B.)
Infatti, ben presto,
all’interno del bosco, la traccia scompare totalmente in corrispondenza di
tratti erbosi ripidissimi (falasco) ad alto rischio di scivolamento, è consigliabile
l’uso di una piccozza.
Nella zona è presente una
stazione di Dictamnus albus, specie botanica rara nei Monti Sibillini.
Si traversa il ripido
pendio nord – est alternando tratti alberati con tratti erbosi scendendo di
pochi metri fino ad intercettare un canale aperto il cui bordo opposto è
formato da una fascia rocciosa diagonale che obbliga a scendere fino alla sua
base dove si ritrova la lieve traccia di percorso (350806,6 E – 4763851 N, –
1195 m.), fino a questo punto è possibile una scappatoia verso l’alto (vedi
foto n.6-7).
La traccia prosegue in un
tratto boscoso caratterizzato dalla presenza di Lecci costeggiando pareti di
scaglia rossa, (foto n.3) qui è necessario fare molta attenzione in quanto il
ripidissimo terreno trattenuto dalle piante non è compatto ed è molto scivoloso
ed una perdita di equilibrio in questo tratto potrebbe mettere in serio
pericolo l’escursionista e non vi è possibilità di scappatoie di emergenza.
La traccia quindi scende
e continua per altri 300 metri in quota sempre tra alberi e tratti rocciosi fino
ad uscire dalle difficoltà, in breve ci si addentra in un ripido bosco misto caratterizzato
dal fondo detritico, con alberi sempre più alti tra cui Tigli oltre a grandi
esemplari di Taxus baccata.
4
4 – 5 Il versante est del Monte
Coglia – M. Val di Fibbia con, in rosso, il percorso effettuato.
5
Osservando bene nel bosco
si nota una vecchissima traccia di sentiero che, con numerosi tornanti, scende
collegando tra loro numerose piazzole di antiche carbonaie dove è possibile
trovare ancora del carbone, nel bosco si ha di nuovo una scappatoia verso
l’alto in caso di difficoltà (vedi foto n.6-7).
Sempre in discesa si
raggiungono le ultime due piazzole e, dal bordo di quella di sinistra, parte in
piano un sentiero molto più evidente.
(Più in basso di questo
punto dovrebbe trovarsi l’imbocco di un sentiero che scende verso il Colle di
Meriggio e quindi alla frazione dove si è lasciata l’auto ma nel giorno della
traversata non è stato ritrovato, sarà nostra cura in futuro percorrere in
salita il sentiero che parte dal cimitero di Acquacanina nei pressi della
frazione di Meriggio e sale al Colle di Meriggio per trovare il punto di
collegamento).
Lo si percorre in lieve
discesa fino ad un cambio di versante dove si scopre il vallone che scende dal
Monte Val di Fibbia denominato Valle Trocca ed in alto il rimboschimento a
conifere della cesta sommitale del Monte
Coglia.
Il sentiero si trasforma
in breve in un tratturo, si dirige verso la Valle Trocca e, dopo aver superato una
piazzola con addirittura una panchina realizzata con un grande tronco di legno,
percorre tutto il lungo versante opposto denominato “Le Coste”, ed in 30 minuti
si intercetta la strada che da Fiastra sale verso il ripetitore del M. Coglia
nella zona denominata “Coldefora”.
Dalla strada si scende in
breve alle prime case e quindi all’abitato di Trebbio di Fiastra (altri 20
minuti).
Da Fiastra si scende per
la strada che porta al Lago e subito al termine dei giardini pubblici si scende
a destra per un tratturo sconnesso fino ad intercettare la strada asfaltata in
prossimità della frazione Boccioni.
Quindi percorrendo sempre
la strada asfaltata in 30 minuti si raggiunge la frazione di Meriggio di
Acquacanina.
L’intero giro è lungo
poco più di 12 chilometri e con “soli” 500 metri di dislivello in salita.
(N.B.) In caso di difficoltà di
orientamento o di traversata salire in verticale il pendio alternato a bosco ed
erba o il bosco successivo fino a raggiungere la sommità della Punta di Coglia
anche se allungherete di molto il tragitto almeno uscirete su pascoli erbosi
aperti dei Piani di Coglia (350311,1 E – 4763461,3 N; 1500 mJ che
vi permetteranno la visione del tragitto di uscita.
Dai Piani di Coglia a qui
si scende in direzione nord per prati caratterizzati da numerosi alberi isolati
al Casale di Coglia (349667,5 E – 4764044,6 N; 1245 m.) nei pressi di Fonte
Trocca da cui per comoda strada in piano sempre in direzione nord conduce in 30
minuti alla Fonte Pozzo di lato alla strada Fiastra – Monte Coglia.
Percorrendo in discesa la
strada si raggiunge, in 40 minuti, l’abitato di Fiastra.
Evitare Assolutamente di scendere istintivamente all’interno dell’imbuto perché il terreno è troppo ripido e scivoloso e poche centinaia di metri sotto al percorso ci sono alte pareti rocciose.
GIANLUCA CARRADORINI, FAUSTO SERRANI. 14 Luglio 2018
6
6 – 7- Il versante nord- est
del Monte Coglia con il percorso
effettuato in rosso e quello da seguire in caso di difficoltà in arancio.
7 8- Il versante nord- est del Monte Coglia con il percorso effettuato in rosso e quello da seguire in caso di difficoltà in arancio.
DIRETTISSIMA AL MONTE TORRONE PER LA CRESTA NORD-OVEST
Il 28 luglio 2018 abbiamo
risalito (e descritto) una delle ultime creste dirette alle cime dei Monti
Sibillini, forse già percorsa da altri ma come al solito, non descritta nella
bibliografia ufficiale.
L’itinerario, percorso da
Fausto Serrani in solitaria nel 2015 e parzialmente risalito dal nostro itinerario
n.32 proposto nel 2017, è stato con l’occasione completato, fotografato e
descritto per chi volesse ripeterlo.
La cresta nord-ovest diretta,
nascosta e non facilmente osservabile, è
forse una delle più belle ed impegnative dell’intero gruppo dei Monti Sibillini
sia come sviluppo, 1200 metri di dislivello (da Foce a 945 m. fino al M.
Torrone 2187 m.), che come difficoltà, infatti se si segue rigorosamente il
filo di cresta rocciosa da Le Svolte alla cima del Monte Torrone si risalgono alcuni tratti su roccia con
passaggi di I° grado e su terreno molto ripido, come visibile dalle immagini.
Inoltre permette il più rapido
raggiungimento, con sole 3 ore, alla cima del Monte Torrone che rimane una cima
poco frequentata proprio per la sua distanza dai percorsi classici.
E’ infatti raggiungibile da Foce per
la Fonte Fredda (3,5 ore), da Altino per la cresta M. delle Prata – M.
Banditello – Sasso d’Andrè (neppure riportato su tutte le carte) (3,5 ore) oppure
dalla cima del M. Vettore scendendo per l’Antecima Nord (1,5 ore dal M.Vettore
) ma comunque tutti percorsi di cresta lunghi e relativamente interessanti.
E’ pertanto consigliata ad
escursionisti esperti ed allenati.
Accesso:
Si raggiunge in auto la
frazione di Foce di Montemonaco quindi si parcheggia al termine del paesino in
corrispondenza della fontana e area pic-nic.
Il Piano della Gardosa è
percorribile dalle auto fino quasi all’inizio della salita de Le Svolte in
quanto la strada è stata adeguatamente sistemata dopo il terremoto e slavine
dell’inverno 2016-2017 ma è necessario munirsi di permesso chiedendo, alla Taverna
della Montagna di Foce o alla Polizia Municipale di Montemonaco, esclusivamente
per poter fare camping nel Piano della Gardosa prima de Le Svolte.
Non risalite
assolutamente con l’auto il Piano della Gardosa senza permesso in quanto c’è il
divieto di transito ai non autorizzati e al mattino presto gli organi di
vigilanza si appostano poco prima de Le Svolte per fare le multe.
Descrizione salita:
Si
risale a piedi per 2,5 km la strada del Piano della Gardosa fino a raggiungere (30
minuti) un tratto alberato adibito a campeggio 100 metri prima della salita per
Le Svolte .
Si
risale il canalone detritico de Le Svolte per l’accidentato e frequentatissimo sentiero
a tornanti per il Lago di Pilato.
Usciti dal bosco de Le
Svolte, al termine della ripida salita, si devia a sinistra direttamente su
prato alternato a grandi massi in direzione della cresta rocciosa che sale verso il Monte Torrone (358147,6 E –
4745742,3 N; 1420 m.).
Si risale la cresta rocciosa
direttamente sul filo che si impenna subito formando un torrione fino a richiedere l’uso delle mani
per superare alcuni ripidi passaggi .
Quindi si devia
leggermente a sinistra impegnandosi su un secondo tratto roccioso con passaggi
di I° grado.
Usciti da questa seconda
cresta rocciosa si intercetta il più comodo
sentiero (1 ora, 358352,3 E – 4745688,7 N; 1545 m) che proviene da Fonte Fredda (a sinistra) e
si addentra nella Valle del Lago di Pilato verso il Monte Rotondo (Fonte Matta).
Raggiunto il sentiero ben
visibile dirigersi nettamente a sinistra per prati verso un terzo spuntone
roccioso che si risale ancora con passaggi su roccia di I° grado.
Si continua in verticale
su tratti erbosi alternati a tratti rocciosi facili ma comunque sempre ripidi.
Dopo altri 200 metri di
salita sul ripido filo roccioso di cresta si intercetta a destra la traccia
descritta nel nostro itinerario n.32 del 2017 a quota 1770 m. (30 minuti, 358657,8
E – 4745595,5 N).
Si continua sempre in
verticale raggiungendo la cima di un quarto sperone roccioso anche qui
aiutandosi con le mani (foto n.10).
Si sale quindi su cresta
erbosa in direzione di una caratteristica stretta forcella visibile nella foto
n.12 (358766,1 E – 4745503,1 N; 1855 m.) oltre la quale diminuiscono le
difficoltà ma non la pendenza che rimane sempre piuttosto alta, non inferiore
ai 45 °.
Con altri 45 minuti di
cresta erbosa che si fa man mano più coricata si raggiunge la cima del Monte
Torrone a 2187 m.
Discesa:
Dal Monte Torrone si consiglia di
scendere per prati nel versante nord fino a raggiungere il sentiero verso
destra che conduce da Fonte Matta a Fonte Fredda – Fonte della Cerasa e quindi
scende a Foce oppure, una volta intercettato il sentiero, girando a sinistra
verso la Valle del Lago di Pilato scendendo quindi per Le Svolte fino al Piano
della Gardosa e a Foce per l’itinerario di avvicinamento.
GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI 28 LUGLIO 2018
1-L’itinerario di salita della cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca Viola (foto dell’it. n.32). 2- L’itinerario di salita della cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca di Pala (foto dell’it. n.32). 3- Dettaglio dell’itinerario di salita della cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca Viola. (foto dell’it. n.32). 4- In ombra la cresta nord-ovest di salita del Monte Torrone (foto dell’it. n.32 Maggio 2017) 5- Il primo torrione roccioso della cresta nord-ovest di salita del Monte Torrone, al centro a sinistra il prato di uscita de Le Svolte con il sentiero per il Lago di Pilato ben visibile, sullo sfondo le frane del sisma del 2016 nello Scoglio del Miracolo.6- la cresta di salita tra il primo ed il secondo risalto roccioso con le nostre lunghe ombre a dimostrazione della ripidità del terreno, in basso il prato di uscita da Le Svolte con il sentiero 7- Salita al secondo torrione della cresta nord-ovest del Monte Torrone sotto al sentiero Fonte Fredda – M. Rotondo, sotto alle rocce visibili in alto corre il nostrro itinerario n.32 del 2017. 8- La sommità del secondo torrione della cresta nord-ovest del Monte Torrone, sullo sfondo la Ripa Grande 9- La sommità del terzo torrione della cresta nord-ovest del Monte Torrone, sullo sfondo la Ripa Grande e la cima del Monte Argentella tra la nebbia. 10- Un ulteriore tratto roccioso sotto il quale inizia il nostro itinerario n.32 del 2017. 11- Ancora roccette salendo verso la forcella, si notano i due torrioni delle foto 8 e 9 d il passaggio con roccette in ombra della foto precedente n.10 12- la cresta di salita dopo i tratti rocciosi più impegnativi, in alto a destra la caratteristica forcella di passaggio 13- L’ultimo passaggio su roccia nella caratteristica forcella di salita, sullo sfondo il Piano della Gardosa con la strada di raggiungimento. 14- Al termine delle difficoltà, si osserva l’intera e bellissima cresta nord-ovest di salita al Monte Torrone a partire dal prato di uscita de Le Svolte al centro del lato sinistro.
15- In vista ormai della cima del Monte Torrone si osserva l’Antecima Nord del Monte Vettore a sinistra e la Valle del Lago a destra di Pilato con la Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo e la Cima del Lago.
CARTA
SATELLITARI DEL PERCORSO CON:
GIALLO: Percorso di avvicinamento
ROSSO: Percorso proposto
VERDE: Percorso di discesa
LE PISCIARELLE – INFERNACCIO – APRILE 2017
Tutti gli amanti della
montagna sanno che questo che propongo ovviamente non può essere un nuovo tracciato,
andare alla cosiddette “Pisciarelle”, all’imbocco della valle dell’Infernaccio
è cosa normale per migliaia di persone che ogni anno percorrono questo luogo
essendo parte del classico itinerario
per raggiungere il Romitorio di S. Leonardo
o l’alta valle del Tenna fino alle sue sorgenti (Capotenna).
Non tutti sanno invece:
Che solo per una
decina di giorni all’anno, ai primi di aprile, il sole, nel tardo pomeriggio tra
le 16 e le 16.30, si insinua nel profondo della valle dell’Infernaccio
riuscendo ad illuminare dal lato ovest in modo particolare, quasi ad accendere
di luce, le decine di cascatelle e rivoli d’acqua che, cadendo nel vuoto da un
enorme tetto di roccia, formano le cosiddette “pisciarelle”.
Questo
fenomeno permette agli appassionati di fotografia di poter fare dei bellissimi
scatti ed immortalare delle immagini uniche.
Che quest’anno,
tra il terremoto dell’Ottobre del 2016 ed una eccezionale nevicata invernale le
forze della natura si sono scatenate con una potenza distruttiva enorme come
mai si era visto prima in questa valle.
Il
terremoto dell’Ottobre 2016 ha provocato distacchi di rocce dalle pareti
sovrastanti del versante nord di M. Zampa e enormi frane che hanno stravolto la
strada di accesso.
Inoltre
la zona delle Pisciarelle è stata interessata da una enorme valanga, stimata in
circa 40.000 metri cubi di neve che ha coperto perfino l’ingresso della
galleria che permette di superare le gole dell’Infernaccio ed ha spazzato via
il, forse già lesionato dal sisma,
ponticello in cemento e legno che permetteva di attraversare l’impetuoso
torrente Tenna, i suoi resti si trovano un centinaio di metri più a valle.
Anche
anni addietro ho visto grandi valanghe nella stessa zona ma mai così imponenti
come quella di quest’anno.
Nella
zona sembra che sia scoppiata una bomba, piante di tutte le misure spezzate
dalla furia della slavina e dalle frane, massi ovunque e una completa
desolazione regna in queste zone.
Dallo
slargo delle Pisciarelle si nota nei torrioni dentro alla valle anche la grande
chiazza bianca della frana del Torrione destro de “Le Vene” che ha formato
addirittura un laghetto nella valle del Tenna ma che per motivi di sicurezza
non abbiamo raggiunto.
Non aggiungo altro, le
immagini che seguono parlano da sole.
Al mattino avevamo fatto un giro dalle parti di Montegallo ad osservare la chiesa di Santa Maria in Pantano e la grande frana del Sasso Spaccato, ecco quello che abbiamo visto rimanendo senza parole:
1-La chiesa di S. Maria in Pantano nel giugno del 2016, ormai è una immagine che fa parte della storia. 2- La chiesa nelle attuali condizioni, già lesionata dal terremoto del 24 agosto 2016 e lasciata al suo destino senza che nessuno facesse qualcosa, è stata messa in sicurezza solo dopo che è quasi totalmente crollata !!!!, adesso è praticamente un cumulo di macerie. 3- Veduta laterale di ciò che rimane della chiesa. 4-Gli affreschi interni che la decoravano !!! 5-Il Sasso Spaccato nel versante est della Cima di Pretare – Monte Vettore, luglio 2016 6- La grande frana di Sasso Spaccato nel versante est della Cima di Pretare – Monte Vettore, notate il punto di distacco di colore bianco ed i grandi massi ai piedi del bosco distrutto dalla frana, in alto passa il tracciato n.8 che avevo descritto nel 2015.
VALLE DELL’INFERNACCIO
7- Il torrione del fosso “Le Vene” sullo sfondo con la grande frana, visto dal parcheggio di Valleria 8- I primi massi franati sulla strada per le Pisciarelle, ancora non è niente !!!!! 9
9-10 Le condizioni della strada che dal parcheggio scende alle Pisciarelle.
10 11- Le condizioni dello slargo de Le Pisciarelle, massi ovunque, alberi sradicati, l’enorme cumulo della slavina alto una decina di metri, a sinistra le cascatelle già illuminate dal sole pomeridiano, a destra la parte sommitale della galleria dell’Infernaccio emerge dalla massa nevosa
12-13 Sopra, l’ex ponte sul torrente Tenna forse lesionato dal terremoto e spazzato via dalla furia della slavina. Tutto intorno una enorme quantità di alberi sradicati e spezzati, sembra ci sia stata una esplosione.
1314- L’ingresso della galleria dell’Infernaccio riempito di alberi abbattuti e semicoperto dalla neve. 15- Il torrente Tenna si è aperto un varco sotto ad una decina di metri di neve. 16- L’alta parete strapiombante di roccia che forma le cosiddette “Pisciarelle” già illuminata dal sole del tardo pomeriggio, vista dai pressi dell’ex ponte. 17
17- 18 Le Pisciarelle viste da sotto il grande tetto che le forma.
1819- La prima cascatella vista dal ponte. 20- Nella desolazione più assoluta del parcheggio di Valleria mai visto così deserto ritorniamo verso l’auto.
E per concludere dopo la
visione di tanta distruzione un Aneddoto
del
tipo:
“che strani “animali” si incontrano in montagna”:
Tornando dalle Pisciarelle verso il parcheggio di Valleria, ancora irraggiungibile in auto, incontriamo diverse persone che scendevano tra cui uno strano soggetto solitario di Fermo, con giacca nera di pelle stile Fonzie (!), berretto consumato dal tempo (era praticamente a brandelli !!), maglietta anch’essa scolorita dal tempo (sembrava mimetica !!!) e borsa a tracolla anziché zaino, piena di macchie (!!!!) che alle 17 del pomeriggio (!!!!!) si stava dirigendo verso l’imbocco della Valle dell’Infernaccio per andare al Romitorio di S. Leonardo per vedere i danni del terremoto in quanto era un amico di Padre Pietro.
Ci fermiamo a chiacchierare
con lui, ci dice che sono tanti anni che va in montagna (io pensavo che erano invece
tanti anni che non ritornava a casa viste le condizioni) ed inizia a
raccontarci di uno strano incontro che aveva fatto nel 2016 mentre scendeva dal
Laghetto di Palazzo Borghese per la via del Canale verso Foce.
Continuo il racconto con sue
testuali parole:
“ Scendendo all’interno del bosco ad un certo punto noto in lontananza
uno strano animale:
un cane non era
un lupo non era
una volpe non era
un gatto selvatico non era
una lepre non era
una faina non era
uno scoiattolo non era
un cinghiale non era
un asino non era
un capriolo non era
un camoscio non era
un cervo non era
un orso non era
gli corro dietro, non riesco a vederlo
bene ne a fotografarlo e ad un certo punto scompare, per esclusione era
sicuramente una lince…. non poteva che essere altro che una lince !!! ”.
(non ci sono mai stati
avvistamenti di lince nei Monti Sibillini e neppure nell’intero Appennino ma
solo su alcune remote zone delle Alpi)
Lo ascoltiamo un po’
perplessi poi lo salutiamo, noi ci dirigiamo verso Rubbiano e lui scende verso
le Pisciarelle.
Alla sera a casa ricevo un
messaggio dal mio amico Bruno (conosciuto in montagna):
(sue testuali parole)
Stasera ho visto un animale davanti casa mia ….. un
gattu non era…. un cà non era … uno scoiattolo non era…un cinghiale non era……
un porcu non era…..era sicuramente un
ippopotamo !!!!!
Alla mattina del giorno dopo ricevo invece un
messaggio dal mio amico Fausto (anche lui conosciuto in montagna):
(sue testuali parole)
Appena alzato me so affacciato dalla finestra. davanti casa c’era un animale….. Un orsu non era….un orango non era… un gorilla non era…. Uno yeti non era….. Ho guardato mejo….. era mi socera !!!!!!!
….….. che strani “animali” si incontrano in montagna !!!………………………………….
GIANLUCA CARRADORINI, FAUSTO SERRANI, BRUNO BARTOLAZZI, MARCO COPERCHIO E VERONICA VEROLINI APRILE 2017
CIMA DI COSTA VETICHE INVERNALE DA BOLOGNOLA con variante a Punta Bambucerta e/o Monte Rotondo
Il 16 febbraio 2017, grazie a condizioni di innevamento ottimali, è stata ripercorsa integralmente da Bolognola, la lunga cresta (5 km.) Balzo della Croce – Costa Vetiche – Cima di Costa Vetiche (neppure riportata sulle carte) – Forcella Cucciolara, per poi proseguire fino alla cima di Punta Bambucerta e/o alla cima di Monte Rotondo con un dislivello di oltre 1000 metri, già percorsa da me diversi anni fa ma non documentata.
Come di consueto anche
questo itinerario invernale, percorso in una zona praticamente sconosciuta e
non frequentata del gruppo nord dei Monti Sibillini (una delle poche zone dei
Monti Sibillini facilmente raggiungibile in auto dopo il sisma dell’Ottobre
2016), non è descritto in alcuna guida in commercio.
La salita, effettuata già
anche in estate, è di interesse
principalmente invernale e va effettuata, specie nel ripido tratto roccioso che
precede la Cima di Costa Vetiche, con condizioni di neve stabile e gelata per
l’elevato rischio slavine che il pendio nord della cima presenta.
L’itinerario proposto è
lungo e richiede attenzione nel tratto roccioso di Costa Vetiche e, per chi
prosegue verso il Monte Rotondo, nel tratto a monte di Forcella Cucciolara e
alle cornici presenti nei versanti nord, come sono state trovate
eccezionalmente in occasione della prima salita (ben visibili nella foto n.7).
Naturalmente sono
richiesti ramponi e consigliabili due piccozze e può risultare utile una corda
nella salita del tratto roccioso di Costa Vetiche.
Accesso:
L’itinerario prevede come
base di partenza il primo nucleo abitato di Bolognola denominato Villa da Piedi
o Bentivoglio (dal nome di una delle tre famiglie Bolognesi che fondarono
l’abitato, le altre sono Pepoli per Villa di Mezzo e Malvezzi per Villa da
Capo) che si raggiunge in auto per la strada Fiastra – Acquacanina – Bolognola
(354720,6 E – 4762098,8 N; 975 m).
Salita:
Dalla frazione
attualmente chiusa al traffico dopo il sisma, si scende a piedi per la strada
in direzione della chiesa, si attraversa il nucleo abitato e la strada si
trasforma in un tratturo che, evitando una deviazione a sinistra, in breve (10
minuti) porta al torrente Fiastrone.
Si supera il torrente su
un vecchio ponte e si inizia una ripida salita sul versante opposto all’interno
del bosco su un ampio sentiero.
Si raggiunge Balzo Bonomo
e si prosegue fino ad incrociare il tracciato in piano del canale di raccolta
delle acque della condotta forzata della Centrale idroelettrica di Bolognola.
Volendo si può proseguire nel tracciato del canale ed uscire sempre sulla cresta di salita 50 metri più a valle (questo è una parte dell’itinerario descritto sulle guide che permette di raggiungere le cascate dell’Acquasanta da Villa da Capo di Bolognola)
1-La cresta di salita vista dalla strada Pintura di Bolognola – Sassotetto. 2-La lunga cresta di salita vista dal Balzo della Croce. 3- La cima di Costa Vetiche in ombra a sinistra e la Punta Bambucerta a destra, al centro sullo sfondo la cima del M. Rotondo. 4- Da sinistra la Punta Bambucerta, il Monte Pietralata e Monte Cacamillo, al centro in ombra la Valle dell’Acquasanta.
Si prosegue sempre in
salita e dopo 30 minuti si sbuca nei prati sommitali della cresta tra lo
Scoglio Ramaggiore e il Balzo della Croce (foto n.1; 354427,3 E – 4761567,2 N;
1125 m).
Si
prosegue la cresta erbosa in salita fino a raggiungere, in altri 20 minuti, il
Balzo della Croce caratterizzato da una alta ma esile croce in ferro (354693 E
– 4761232 N; 1276 m.).
Quindi
seguendo fedelmente il filo di cresta sempre in salita costante si raggiunge la
Macchia dell’Aratro, (30 minuti; 355281 E – 4760025,5 N; 1500 m.) bellissima
faggeta di alto fusto.
Oltrepassato
il tratto di bosco la cresta inizia a impennarsi ed assottigliarsi sempre di più.
Dopo
altri 45 minuti si arriva in prossimità di uno scoglio verticale di scaglia
rossa che rappresenta la parte più impegnativa della salita (354247,5 E –
4758916,3 N; 1790 m.).
Dalla
base dello scoglio si traversa delicatamente verso destra per una ventina di
metri per evitare le friabili rocce quindi si risale su un tratto innevato
molto ripido.
Scavalcata una crestina
innevata si devia quindi verso sinistra con un lungo traverso per andare a
riprendere il ripido filo di cresta sopra allo scoglio stesso.
Si raggiunge così una
prima cima senza nome a quota 1870 m. (354144,7 E – 4758801,5 N) dove, del
versante sud, esce la via invernale n.12 descritta nel mio secondo libro “IL
FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” edito nel 2014.
Si
prosegue per cresta meno ripida e con circa 45 minuti dallo scoglio si
raggiunge la cima di Costa Vetiche a quota 1950 m. (353681 E – 4758613,7 N) da
cui si domina l’intera Valle Tela e la parete nord del Monte Rotondo.
Variante a Punta Bambucerta:
Dalla
Cima di Costa Vetiche si scende con attenzione nel versante nord a prendere la
lunga cresta (800 m.) che la collega alla Punta Bambucerta, denominata anche in
zona “l’Abbandonata” proprio per la sua difficoltà di accesso.
In
circa 30 minuti di facile ed aerea cresta si giunge alla cima di Punta
Bambucerta a quota 1869 m. (353542,4 E – 4759469,2 N) a picco sopra alla Valle
dell’Acquasanta a nord e la Val di Tela a ovest.
Da
questa cima si può osservare la selvaggia area che risulta praticamente
frequentata solo dalla mia cordata; infatti ricordo le vie da me aperte in zona:
Parete
nord di Punta Bambucerta; Via dell’Abbandonata estiva ed invernale; itinerario
n. 7 descritto nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” Anno 2011.
Grotte
di Angilino; itinerario estivo n. 3 descritto nel mio libro “I MIEI MONTI
SIBILLINI” Anno 2011.
Canale
ad “S” del Monte Cacamillo e sentiero dimenticato, dalle sorgenti
dell’Acquasanta; itinerario n. 10 descritto nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”, anno 2014.
Salita alla Cima di Costa Vetiche, via invernale n.12 descritta nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”, anno 2014
5- La cresta e lo scoglio prima della Cima di Costa Vetiche, visibile in alto a destra 6- Il tratto più impegnativo, il superamento del grande scoglio di roccia rossa, in corrispondenza delle stelline le successive foto n.8, 9 e 10 7- Panoramica del tratto di cresta più bello e più impegnativo dell’intera salita in ottime condizioni d’innevamento. 8- Il tratto iniziale del traverso di destra per il superamento dello scoglio, a destra il M. Pietralata. 9- Il tratto centrale del traverso sinistro per andare a riprendere il filo di cresta. 10- L’ultima ripida salita prima della Cima di Costa Vetiche, con la neve nel versante est che si stava già ammorbidendo
In occasione di questo itinerario
abbiamo individuato nella zona una ulteriore possibile via nuova che sarà
oggetto di una nostra futura salita !
Variante a Monte Rotondo:
Dalla Cima
di Costa Vetiche si scende per 150 metri, con attenzione specie nell’ultimo
tratto, nel ripido versante sud-ovest in
direzione di Forcella Cucciolara (353572 E – 4758547,5 N) posta più in basso a
quota 1917 m. Dalla Forcella
Cucciolara si prosegue e ci si innalza sempre in direzione sud-ovest per la
cresta che si fa sempre più ripida, in direzione di Monte Rotondo.
Questo
itinerario è già stato percorso più volte e lo si può raggiungere più
brevemente e facilmente utilizzando come itinerario di salita la discesa di
seguito descritta.
Si raggiunge una paretina
rocciosa che si supera direttamente (foto n.16) su passaggio di II° o
aggirandola a sinistra su ripido pendio nevoso se in buone condizioni.
Si
riprende il filo di cresta che dopo circa 100 metri si corica diventando meno
ripido fino alla antecima del Monte Rotondo a quota 2058 m. (353329 E –
4758372,3 N)
Da
questa cima dapprima per cresta in lieve discesa poi per salita e ampio pianoro
sommitale in circa un’ora si raggiunge la cima del Monte Rotondo a 2012 m.
(352825,8 E – 4758570 N).
11- Il versante sud-est del Monte Cacamillo che incombe sopra alla Valle dell’Acquasanta, evidenziato dalle frecce si nota il “sentiero perduto” , dietro alla cresta rocciosa invece corre l’itinerario del “Canale ad “S” al Monte Cacamillo descritto nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”, 12- La verticale parete nord del nostro piccolo “Cervino”, il Monte Acuto, a destra il Pizzo Tre Vescovi con una enorme cornice di neve nel versante nord, visti dalla Cima di Costa Vetiche. 13- La strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno sotto a M. Acuto, in condizioni invernali, per il rischio slavine non è raccomandabile percorrerla come ha fatto qualche incosciente, come ben visibile dalla traccia lasciata sulla neve fresca, ci sono ben due lapidi (stelle) a memoria di chi è precipitato a valle !!!! 14 – La Cima di Costa Vetiche, sullo sfondo a sinistra il M. Sassotetto ed il Pizzo di Meta, al centro il M. Valvasseto, a destra la Pintura di Bolognola, a sinistra in basso la cresta di salita e il Poggio della Croce 15- La cresta percorsa con il tratto finale più impegnativo fino alla Cima di Costa Vetiche, visto dal Monte Acuto, all’interno del cerchio lo scoglio della foto n.6 visto dal versante est. 16- L’itinerario di salita da Forcella Cucciolara al Monte Rotondo con la paretina rocciosa da superare.
Discesa:
Dalla
Cima di Costa Vetiche e dalla variante a Punta Bambucerta si scende nel
versante sud nel canalone che da Forcella Cucciolara conduce alle Sorgenti del
Fiastrone (itinerario in giallo della foto n.17).
Tale
itinerario è stato più volte percorso anche in salita per raggiungere più
brevemente la cima del Monte Rotondo d’inverno partendo dal primo tornante
della strada che collega Bolognola alla Pintura.
Quindi
raggiunto il torrente lo si percorre dapprima per tracce di sentiero poi per
strada sterrata fino ad una zona attrezzata per pic-nic quindi fino a prendere
la strada che da Bolognola sale fino alla Pintura.
Per
strada asfaltata si scende per gli abitati di Bolognola fino a Villa da Piedi.
Da
Monte Rotondo si consiglia di scendere per la cresta sud-est (itinerario
arancio nella foto n.17) fino a raggiungere il Rifugio del Fargno quindi si
segue un tratto di strada che scende verso la Pintura di Bolognola, all’altezza
del Rifugio scende sottostrada nel versante nord e per tracce di sentiero si
raggiungono le sorgenti del Fiastrone.
Quindi
si percorre l’itinerario di discesa descritto sopra.
Si
ricorda che il vallone di Forcella Cucciolara e soprattutto il versante sud-est
del Monte Rotondo e di Costa Vetiche sono fortemente esposti a rischio slavine
(all’interno del cerchio della foto n.17) anche in considerazione che vanno
percorsi in discesa al pomeriggio, con il sole che ha riscaldato i versanti fin
dal mattino presto, pertanto per questo itinerario vanno scelte condizioni di
innevamento stabile e basse temperature.
GIANLUCA CARRADORINI – CIOCCHETTI STEFANO
16 Febbraio 2017
17- L’itinerario di salita al M. Rotondo in rosso e gli itinerari di discesa da Cima di Costa Vetiche – Punta Bambucerta in giallo e da M. Rotondo in arancio (utilizzabili anche come itinerari di salita).
ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO
GIALLO: ITINERARIO DI DISCESA
Omaggio a Bruno
Il 17 novembre 2017 ci ha lasciato il nostro caro amico Bruno Bartolazzi.
In questi ultimi 7 anni, io insieme ai miei amici Fausto, Marco, Veronica, Stefano abbiamo portato Bruno in montagna, ha fatto con noi più di 120 escursioni e salite alpinistiche su roccia d’estate e su ghiaccio in inverno.
Più volte ci siamo legati in cordata e per noi di montagna legarsi ad una corda con un compagno significa legarsi anche alla sua vita.
Per questo ci mancherai tanto Bruno.
Un giorno mi ringraziò perchè non pensava mai di poter fare, a 60 anni, esperienze così forti ed impegnative in montagna.
Adesso io e i miei amici ringraziamo te Bruno per averci dato la tua amicizia, la tua simpatia, la tua immensa allegria che ti caratterizzava, anche nei momenti più difficili come la salita alla Cima del Redentore d’inverno da Castelluccio quando ti sentisti poco bene.
Ciao Bruno , sarai per sempre con noi sui nostri monti.
La faticosa salita alla Cima del Redentore quando Bruno andò in crisi e lo abbiamo fatto ridiscendere con la corda
CIMA VALLELUNGA, RISALITA DELLA CRESTA NORD-OVEST E VARIANTI DI SALITA
Itinerario inedito ed impegnativo per la lunghezza del percorso, permette di salire la Cima Vallelunga dalla cresta nord-ovest che scende verso la Valle Lunga.
L’itinerario è stato aperto il 25 settembre 2016.
Essendo
l’itinerario più lungo per raggiungere tale cima non risulta tracciato, non
sono presenti ne sentieri di avvicinamento ne sentiero di salita in quanto al
di fuori dei normali percorsi escursionistici proposti dalle guide ufficiali
dei Monti Sibillini.
La cresta presenta
a circa 2/3 della salita un interessante tratto roccioso facilmente superabile
con passaggi di I° grado su roccia.
Inoltre sono state
proposte altre due impegnative varianti di salita effettuate anni fa ed
anch’esse interessanti perché risalgono il versante nord-ovest e nord di Cima
Vallelunga che rimangono i versanti più distanti da raggiungere e senza altri
itinerari descritti in bibliografia.
Accesso:
La salita alla cresta
nord-ovest di Cima Vallelunga e la variante I prevede come base di partenza Monte
Prata raggiungibile in auto e quindi a piedi per strada sterrata chiusa al
traffico veicolare si raggiunge la Fonte della Giumenta.
La variante II prevede un più lungo accesso con inizio dal parcheggio di Valleria, base di partenza per le escursioni all’Infernaccio e alla Valle del Tenna.
1- In ombra la cresta nord-ovest di Cima Vallelunga oggetto della salita descritta, a sinistra il Monte Priora, visti dalla Valle Lunga.
Avvicinamento per la cresta
nord-ovest e I° variante:
Dal parcheggio di Monte
Prata si prende la strada sterrata per Fonte della Giumenta (40 minuti).
Dalla fontana si prosegue
per il sentiero classico di salita al M. Porche, dopo circa 20 minuti, raggiunta
la prima sella erbosa (354895,8 E – 4748757 N; 1990 m.), si lascia il sentiero
che si dirige verso destra nel pendio del versante ovest sottostante la cima di
M. Porche e si prende una esile traccia dapprima in lieve salita che attraversa
ripidi pendii erbosi poi sassosi e poi si dirige in piano in direzione della
sella tra M. Porche e Cima di Vallinfante a quota 2030 m che si raggiunge in
15 minuti dove si scopre la Valle Lunga. (355021,7 E – 4749031,3 N; 2040 m.),
Dalla sella si scende
nella valletta sottostante fino alla confluenza con la Valle Lunga in
prossimità di una strettoia rocciosa (355335,8 E – 4749530 N: 1940 m.) da cui
parte l’itinerario n.9 già descritto.
Quindi si prosegue in
discesa su terreno ghiaioso fino a raggiungere il fondo della Valle Lunga.
Si prosegue sempre in
discesa per tutta la valle e in un’ora si raggiungere la base della cresta
nord-est di Cima Vallelunga in corrispondenza di alte formazioni rocciose sulla
destra al limite del bosco sottostante (355593,5 E – 4750941 N: 1550 m.; foto
n.14).
Descrizione salita per la cresta
nord-ovest :
Dalla
base del primo torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta
nord-ovest di Cima di Vallelunga (foto n.. 14 – 16 ), ci si innalza su ripido
pendio erboso alla sua destra fino alla sua sommità.
Si
prosegue quindi sul filo di cresta superando la sommità rocciosa di un secondo
spuntone roccioso.
Si
continua in costante e ripida salita fino ad intercettare un tracciato in piano
che proviene dal Casale della Sibilla e si perde nei pendii alla vostra destra
verso la Valle Lunga (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2).
Proseguendo
in salita, in circa 45 minuti si raggiunge una sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta oltre la quale il pendio si fa meno ripido
(foto n.3 -4).
Proseguendo
sempre si facile cresta erbosa (foto n. 16) in altri 20 minuti si raggiunge il
tratto più impegnativo della salita, caratterizzato da tre verticali salti
rocciosi (356358,3 E – 4750424,5 N; 2075 m.; foto n. 5)
Si
superano i tre salti direttamente sul filo di cresta con ripidi passaggi su roccia
di I° grado (foto n. 6 -9) quindi per facile cresta erbosa meno ripida, in
altri 30 minuti, si raggiunge la Cima Vallelunga a quota m. 2221.
Descrizione salita per la I° variante
:
Questa variante, salita molti anni fa, è più impegnativa del
primo itinerario descritto ed è consigliata solo ad escursionisti esperti.
Dalla base del primo
torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta nord-ovest di Cima di Vallelunga
(foto n.. 14 – 16 ), ci si porta ancora a sinistra verso il bosco fino a
superare la sua base.
Qui si inizia una
ripidissima traversata in salita verso sinistra costeggiando il torrione e poi
dirigendosi verso una crestina rocciosa molto lunga che si scavalca (355939,5 E
– 4751089 N; 1735 m.).
Si continua sempre il salita verso
sinistra passando alla base di un tratto ghiaioso e quindi ci si innalza in
verticale verso delle rocce in alto situate sopra al ghiaione e che terminano a
sinistra con un ripido canalino erboso
molto scivoloso (356102 E- 4751085, 2 N; 1830 m.), in questo tratto, anche
d’estate, è utile una piccozza.
Si supera il canalino
erboso e si intercetta il sentiero che proviene dal Casale della Sibilla (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2)
quindi in un’ora di salita si raggiunge la sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta raggiunta dal primo itinerario a cui si
rimanda per il completamento della salita (foto n.3 -4).
2- Sul primo tratto di cresta in corrispondenza del sentiero che proviene dal Casale della Sibilla, in fondovalle Capotenna, sullo sfondo il Pizzo Berro a sinistra e il M. Priora a destra. 3- Giunti quasi alla sella, al termine del primo tratto più ripido di cresta, in alto a sinistra i tre torrioni rocciosi intermedi, sullo sfondo a destra la Valle Lunga ed il M. Porche.
Discesa:
Dalla Cima Vallelunga si percorre la
bellissima cresta fino a M. Porche e quindi per cresta ovest si scende alla
sella raggiunta dal percorso in avvicinamento, quindi alla Fonte della
Giumenta, in tre ore di discesa si raggiunge l’auto a M. Prata.
Oppure giunti al tratto più basso della cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche (356188,7 E – 4749243,3 N; 2075 m.) si può scendere in traversata senza tracciato fino alla testata della Valle Lunga caratterizzata da bellissime doline, attraversando il vasto ghiaione (foto n. 18) per andare a prendere una traccia ben visibile più in basso (355510 E – 4749317,8 N; 1955 m.) che scavalca la cresta centrale della valle per dirigersi alla base della cresta nord del M.Porche fino a raggiungere la valletta e la successiva sella tra il M. Porche e la Cima di Vallinfante quindi si raggiunge il M. Prata per l’itinerario di avvicinamento, considerare 2,5 ore di cammino per raggiungere l’auto.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI
25 SETTEMBRE 2016
4- Lasciata alle spalle la sella al termine del primo tratto più ripido di cresta si prosegue su facile cresta erbosa 5- I tre salti rocciosi che caratterizzano la parte centrale della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga6- Sul primo salto roccioso, in fondo la sella al termine del primo tratto più ripido della cresta di salita ben visibile a sinistra. 7- Facili passaggi su roccia sul primo salto 8- Sulla sommità del primo salto roccioso 9- Il superamento dei tre salti rocciosi ed il termine delle difficoltà. 10 – Il Pizzo Berro visto da Cima Vallelunga con una curiosa nuvola sulla cima, a sinistra sullo sfondo il M. Rotondo.
Avvicinamento per la II° variante:
La seconda variante,
salita nel 1999 risale il lungo ed ampio canalone nord di Cima Vallelunga che
inizia praticamente a Capotenna e da cui è separato da un lunghissimo ed
impenetrabile tratto di boscaglia.
Per questo motivo la
salita lungo il canalone viene effettuata partendo dal parcheggio di Valleria
per l’Infernaccio, si raggiunge quindi Capotenna per il classico itinerario
n.10 quindi si prende il sentiero sulla destra fino a raggiungere il Casale
Rosi.
Dal Casale Rosi si
prosegue un tratturo a tornanti che sale i prati sovrastanti fino all’estremo
margine superiore dove inizia il fitto bosco (356278,8 E – 4752283,5 N; 1250 m.
; foto n. 17 itinerario giallo).
Qui si nota una traccia a
sinistra che si addentra nel bosco e poco dopo si fa più netta e che sale, a
tornanti, fino ai ruderi del Casale Lanza (considerare almeno 3 ore dall’auto),
punto di partenza della variante n.2 dell’itinerario proposto (356956,8 E –
4752071,9 N; 1580 m.).
Il sentiero poi prosegue
fino al Casale della Sibilla ed alla cima del monte Sibilla, questo tracciato
in realtà è descritto nelle guide ufficiali come l’itinerario n.32 del “Guerrin
Meschino” ma attualmente è di difficile ritrovamento per la totale assenza di
segnaletica.
Premetto che il tracciato
completo della variante n.2 è uno dei più lunghi itinerari dei Monti Sibillini,
con un tragitto totale di ben 18 chilometri e 1500 metri di dislivello
pertanto è riservato solo ed esclusivamente ad escursioni ben allenati !!!
Descrizione salita per la II°
variante :
Dal Casale
Lanza (356956,8 E – 4752071,9 N; 1580 m.) si prende una traccia di sentiero che
prosegue in piano verso destra, traversa
al di sotto di un ampio crestone roccioso che scende sopra al casale (foto n.17
itinerario rosso) quindi si addentra in un tratto di bosco ed esce al centro
del grande canalone nord di Cima Vallelunga.
Si risale il
canale mantenendosi al centro, a circa metà salita si supera una strettoia
verso destra (356475,3 E – 4750968,7 N; 1830 m.) quindi si intercetta il
sentiero in piano che proviene dal Casale della Sibilla (vedi primo itinerario)
ed in circa 2 ore si raggiunge una barriera rocciosa posta sotto alla cresta
sommitale che si supera spostandosi a destra salendo un canalino roccioso posto
sulla verticale della cima (356561,5 E – 4750478,3 N; 2105 m.).
Con facili
passaggi su ripide roccette si esce sulla cresta nei pressi della cima.
Discesa per la II° variante :
Da Cima
Vallelunga si scende per cresta alla sella del M. Sibilla quindi per tracce di
sentiero al sottostante Casale della Sibilla (357001,2 E – 4751426,1 N; 1890
m.) e per più evidente sentiero con ripidi tornanti al Casale Lanza per
itinerario descritto in bibliografia (foto n. 17 itinerario verde).
Quindi dal Casale Lanza si ritorna al parcheggio di Valleria per l’itinerario di avvicinamento, considerare almeno 4 ore per la discesa da Cima Vallelunga all’auto.
GIANLUCA CARRADORINI – GIANCARLO CARRADORINI LUGLIO 1999.
11- L’inviolata ma friabilissima cresta est di Cima Vallelunga con curiose “finestre”, scende verso il “Ramatico”, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato con il M. Vettore a sinistra ed il Pizzo del Diavolo a destra. 12- Frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche 13- Altra frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche, a sinistra la Cima Vallelunga, a destra il M. Sibilla. 14- La cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita integrali vista dalla Cima Cannafusto, a destra la Vallelunga ed il M. Porche 15- Dettaglio della prima parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita. 16- Dettaglio della seconda parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita. 17- Il M. Sibilla e Cima Vallelunga visti dalla sella del Pizzo Berro con i tracciati di avvicinamento, salita e discesa della variante 2. 18- La testata della Valle lunga con le caratteristiche doline ed il percorso alternativo di discesa.
CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO E DETTAGLIO
SALITE CON:
GIALLO: Percorso di avvicinamento
ROSSO:
Percorso proposto
VERDE:
Percorso di discesa
PIZZO BERRO, RISALITA INTEGRALE DELLA CRESTA NORD-EST E VARIANTI DI SALITA
Come per la risalita della cresta sud, anche questo itinerario è inedito anche se meno impegnativo e comunque rivolto solo ad escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.
Itinerario aperto il 26 luglio 2016.
Si risale
integralmente il filo della ripida cresta nord est (anticima nord) del Pizzo
Berro che si innalza nell’alta valle dell’Ambro, da 1600 metri circa del
fondovalle (Casale Rinaldi) fino ai 2259 metri della cima passando per la “anticima
nord” di quota 2087 m., portando così a
conclusione le salite delle creste più ripide del Pizzo Berro.
Sono inoltre
descritte due impegnative varianti di accesso effettuate anni fa che permettono
di raggiungere la cresta di salita da due diverse posizioni intermedie saltando
la prima parte di cresta erbosa.
La salita
invernale di questa cresta, comprese varianti, non è stata ancora mai
effettuata ma occorre considerare un lunghissimo avvicinamento di almeno 2-3
ore se si parte dalla Pintura di Bolognola passando per Forcella Bassete e la
strada di fondovalle.
Accesso:
L’itinerario estivo prevede come base di partenza la Forcella del Fargno, raggiungibile in auto dalla Pintura di Bolognola (tratto stradale sterrato più breve ma più accidentato) o da Casali di Ussita.
1- L’anticima nord di Pizzo Berro vista da Forcella Angagnola, la via di salita è la ripida cresta che sale da sinistra verso la cima.
Avvicinamento percorso integrale:
Dal parcheggio della
Forcella del Fargno si prende il sentiero in piano (n.1 non segnalato) che passando
di fronte al rifugio conduce al Pizzo Berro – Pizzo Regina passando per la
Forcella Angagnola.
In circa 20 minuti si
raggiunge la Forcella Angagnola con vista verso la cresta nord-est
dell’anticima del Pizzo Berro, oggetto della salita.
Appena giunti alla
forcella si nota che una traccia di sentiero scende nel prato sottostante il
versante est e la si segue.
La traccia si snoda verso
destra a tagliare il pianoro quindi si fa più netta ed inizia a scendere verso
la Valle dell’Ambro.
Con una serie di tornanti
in circa 30 minuti si raggiunge un ghiaione caratterizzato da grandi massi di
roccia rossa caduti dal versante nord del Pizzo Berro, alla base del quale si
nota l’abbandonato Casale Rinaldi.
Qualche
centinaio di metri prima del casale si nota sulla destra un fontanile (355131,2
E – 4755594,5 N; 1610 m.) ed una traccia
che sale verso le pareti rocciose che lo sovrastano.
Ci si dirige verso un
canalino roccioso che rappresenta la base di partenza del percorso integrale
della cresta nord-est
Descrizione salita percorso
integrale:
Si
risale con ripide svolte quindi in verticale il ripido canalino erboso
intagliato tra spuntoni rocciosi in direzione della cresta (foto n.2).
Raggiunta la cresta si
risale un iniziale tratto erboso in direzione di una fascia di roccia
sovrastante che, con un alto torrione, forma
una grotta proprio in corrispondenza della cresta (30 minuti dal fontanile, foto
n. 3-4-5-6).
Si consiglia di
raggiungere la cavità (355098,6 E – 4755403,8 N; 1775 m.) per aver modo di
osservare il verticale panorama della valle dell’Ambro sottostante e verso il
Pizzo Tre Vescovi.
Dalla cavità ci si sposta
verso sinistra costeggiando la fascia rocciosa fino ad un imbuto erboso
caratterizzato da facili saltini rocciosi (foto n.7).
Quindi risalito questo
tratto in verticale ci si sposta a destra su facili roccette per salire sopra
al torrione che forma la cavità appena visitata ed a riprendere il filo di
cresta (foto n. 8-9).
Seguendo sempre la cresta
si raggiunge un lungo costone erboso da dove escono le due varianti descritte
di seguito che risalgono il canalone sottostante, da questo punto la salita è
poi chiaramente in comune.
Si segue fedelmente il costone
che si sposta prima verso sinistra per girare successivamente di nuovo verso
destra ed impennarsi sempre di più man mano che si sale (foto n. 10).
Si consiglia di cercare
di salire sempre il filo di cresta mantenendosi verso destra per avere una
visione completa e ravvicinata sul ripidissimo versante nord del Pizzo Berro
che precipita dapprima con scivoli
rocciosi e poi con nascoste pareti finali verso la selvaggia alta Valle
dell’Ambro.
Salendo sempre in
verticale senza tracciato verso la “anticima nord” di Pizzo Berro (354677,1 E –
4755136,4 N; 2087 m), in altri 45 minuti la si raggiunge con un ultimo salto a 60° su
erba molto ripida (foto n. 11).
Dall’ ”anticima nord” del Pizzo Berro si
intercetta il classico sentiero proveniente dalla Forcella Angagnola che in
circa 15 minuti conduce alla cima di quota 2259 m.
Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.
Varianti :
Scendendo da Forcella
Angagnola per il sentiero a tornanti descritto per l’avvicinamento all’attacco
si superano ripidi prati fino a raggiunge un ghiaione caratterizzato da grandi
massi di roccia rossa caduti dal versante nord del Pizzo Berro.
Si lascia il sentiero e
si inizia a traversare nel ghiaione dirigendosi verso la parte centrale delle
pareti caratterizzata da un ampio canalone in parte erboso e fondo caratterizzato
da una lingua di ghiaia continua ben visibile nelle foto n.12 -13 (354936,9 E –
4755437,2 E ; 1715 m).
Raggiunta la lingua di
ghiaia si sale nel suo bordo sinistro e qui si hanno due possibilità, entrambe
piuttosto impegnative per la ripidezza del terreno che in 30 minuti permettono
di raggiungere la cresta di salita, è consigliato procedere in cordata, ci sono
possibilità di ancoraggio con chiodi sulle pareti rocciose:
VARIANTE n.1 : Giunti a
circa metà lingua di ghiaia ci si innalza verso sinistra passando sotto ad una
parete di roccia, si continua la traversata sempre molto esposta,
(consigliabile usare ancoraggi su roccia) verso sinistra a prendere una cengia
in salita che, passando sotto ad una fascia di rocce parallela, permette di raggiungere
la cresta di salita (355065,7 E – 4755316 N; 1795 m).
VARIANTE n.2 : Si risale
tutta la lingua di ghiaia fino alla parete terminale dove si devia nettamente
sulla sinistra per risalire un tratto in forte pendenza con fondo roccioso
alternato ad erba fino alla cresta di salita (355012,6 E – 4755289,2 N; 1860
m).
Discesa:
Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per il classico sentiero di salita che ormai è diventato un fossato
a causa dell’enorme flusso di escursionisti e della mancanza più totale di
manutenzione e che inizia dal Rifugio del Fargno passando per la Forcella Angagnola percorso in
avvicinamento, in un’ora di discesa si raggiunge l’auto.
2- Il ripido canalino erboso che permette di raggiungere la cresta di salita dal fontanile del Casale Rinaldi visibile in alto a destra. 3- Il primo tratto erboso della cresta est del Pizzo Berro, a destra la strada che proviene dal Monte Amandola, a sinistra il Casale Rinaldi. 4- La cavità posta sul primo tratto di cresta, alle spalle il sentiero che dal Casale Rinaldi sale per l’Aia della Regina per poi proseguire verso il Casale delle Murette, descritto nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” 5- Il torrione della cresta che forma la cavità della foto n.4, alle spalle il versante sud-est del Pizzo Tre Vescovi 6- La prima parte della cresta di salita, sullo sfondo il M. Castel Manardo e a sinistra della cresta il Casale Rinaldi. 7- La risalita dell’imbutino a monte della cavità delle foto n.4-5, sullo sfondo il versante nord del M. Priora o Pizzo Regina con l’inciso canale nord del Pizzo Berro oggetto di facile salita invernale. 8- La risalita di facili roccette per riprendere il filo di cresta sopra al torrione della foto n.4-5. 9
9-10 L’ultima
parte più ripida della cresta per arrivare all’anticima nord di Pizzo Berro.
1011- Giunti sotto all’anticima nord di Pizzo Berro. 12
12-13 Il versante nord dell’ “anticima nord” del Pizzo Berro con le varianti di salita, viste dal sentiero di discesa da Forcella Angagnola
1314
14-15 Il versante nord dell’ ”anticima nord” del Pizzo
Berro , versione invernale e autunnale, con l’itinerario di salita tra luce ed ombra
1516 L’itinerario di salita visto dal sentiero che da Casale Rinaldi sale verso l’Aia della Regina.
GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI – BRUNO BARTOLAZZI 26 LUGLIO 2016
CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO CON:
GIALLO: Percorso di avvicinamento
ROSSO: Percorso proposto
VERDE: Percorso di discesa
PIZZO BERRO, RISALITA INTEGRALE DELLA CRESTA SUD.
Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, adatto solo ad escursionisti
esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.
Itinerario aperto il 1 luglio 2016.
Si risale
integralmente la ripidissima e rocciosa cresta sud del Pizzo Berro che si
innalza a monte di Capotenna, da 1400 metri circa del fondovalle fino ai 2259
metri della cima passando per la “ferratina del Berro”.
La salita
invernale di questa cresta non è stata ancora mai effettuata.
Accesso:
L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio del Monte Cornaccione, in località “Belvedere” di Frontignano di
Ussita, in corrispondenza della stazione di arrivo della nuova seggiovia, facilmente raggiungibile in auto dal paese.
Avvicinamento:
Dall’ampio parcheggio si prosegue
la strada sterrata (n.150) che conduce al Rifugio Cristo delle Nevi – campi da
sci Jacci di Bicco.
Giunti al bivio per gli
impianti di risalita si prosegue la strada sterrata in piano fino a raggiungere
il Passo Cattivo (45 minuti, sentiero n.1).
Dal
Passo Cattivo si prosegue la strada in discesa, si supera il primo tornante nei
pressi della località “Le Fosse” dove è presente un piccolo laghetto e si
continua in discesa.
Si supera un secondo
tornante e, dopo un lungo rettilineo, si arriva al terzo tornante (354266,3 E –
4752838,4 N; 1595 m; 30 minuti) dove
parte in piano un sentiero che permette di raggiungere, in 10 minuti, il Casale del Berro, visibile di fronte.
Raggiunto di Casale si
prosegue quindi per altri 15 minuti in lieve salita verso la cresta S del Pizzo
Berro che si innalza di fronte a voi e che inizia con un grosso spuntone roccioso
al di sopra del bosco di Capotenna, in corrispondenza di alcuni arbusti isolati
ben visibili (354695,6 E – 4753266,1 N; 1675 m.).
Descrizione
Dalla
base della cresta ci si porta faticosamente sul suo filo aereo che permette di
godere di un panorama eccezionale
sull’alta valle del Tenna (foto n.2).
Si
prosegue per cresta erbosa intervallata da spuntoni rocciosi per altri 20
minuti fino a raggiungere il primo e vero tratto roccioso (foto n.5).
Si
sale in verticale sulla cresta rocciosa che presenta facili tratti su roccia di
I° e II° grado (foto n. 6) fino a superarla.
Terminata
la fascia di roccia si presenta un ulteriore breve tratto erboso prima di
raggiungere l’alta parete rocciosa che caratterizza in alto la grande cresta
Sud del Pizzo Berro (30 minuti).
Raggiunta
la base della friabile parete rocciosa (354925,9 E – 4753869 N; 2015 m ; foto
n.7) si scende 50 metri verso sinistra (ovest) costeggiandola per poi
riprendere la salita al suo margine laterale.
Da
questo punto in poi il terreno si fa molto più ripido ed insidioso.
Si
salgono i successivi 200 metri di dislivello su terreno misto con erba e roccette
che non permettono assicurazioni e su pendenze tra i 50 e i 60° (foto n. 8-10),
costeggiando sempre il versante ovest della parete.
In
questo tratto può risultare utile una piccozza.
In
altri 20 minuti di salita si raggiungono le liscissime placche finali della
cresta, in prossimità dell’attacco della “ferratina del Berro”.
Si
risale un ultimo verticale canalino erboso con uscita su roccia (foto n. 12-14)
e, al termine del lunghissimo e ripidissimo imbuto sud-ovest che dalla cima del
Pizzo Berro scende fino al fondovalle,
si raggiunge così la catena metallica della ferratina da cui facilmente
si sale alla cima del Pizzo Berro (2259 m.)
Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.
1-Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, un posto adatto solo ai camosci !!!! 2- Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, parte sommitale della foto n.1, a destra e in fondo la strada che scende da Passo Cattivo a Capotenna, di fronte Cima Cannafusto, Valle Orteccia e, in fondo Cima di Vallinfante 3- Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, parte a monte della foto n.2, in alto a destra la strada che scende da Passo Cattivo a Capotenna con il Casale del Berro, di fronte Cima Cannafusto, Valle Orteccia e, in fondo Cima di Vallinfante. Tra il ghiaione e il salitore, gli arbusti indicati nella descrizione. 4- Il tratto mediano della cresta, a valle della prima fascia rocciosa 5- La prima fascia rocciosa e, in alto, la parete finale, con il tracciato di salita
Discesa:
Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per la “ferratina” e si
prosegue in ripida discesa per cresta
erbosa fino alla Forca Cervara (o Forcella della Neve, 30
minuti)
Dalla sella
erbosa della sella (354346,7 E –
4753760,2 N; 1965 m) dove il sentiero corre in piano verso il Monte Bove Sud,
si scende lievemente verso sud a prendere una traccia sottostante quasi
scomparsa che scende lievemente sotto alle rocce di Forca Cervara e quindi in
piano conduce nel cuore del versante sud-est del Monte Bove Sud in direzione
del Passo Cattivo.
Il tracciato, poco frequentato,
scompare in alcuni tratti ma è visibile e si fa netto man mano che ci si
avvicina al Passo Cattivo che si raggiunge in circa 1 ora di scomodo traverso.
Dal Passo
Cattivo per la strada di accesso in 30 minuti si raggiunge l’auto.
GIANLUCA
CARRADORINI – FAUSTO
SERRANI 1 LUGLIO 2016
6- La risalita della fascia rocciosa, con passaggi di I° e II°. 7- L’alta parete rocciosa che caratterizza la parte finale della grande cresta Sud del Pizzo Berro 8- Il traverso oltre la parete finale, in fondo (ma molto in fondo !) la strada di accesso alla cresta. 9- Fausto con sguardo sconcertato, sembra quasi dire “ma dove c…. mi ha portato questo oggi ?” 10- Il tratto finale, si traversa su pendii di 50-60° con erba e rocce 11- Il tratto finale della cresta 12- Il canalino erboso sulla sommità dell’enorme imbuto del versante sud-ovest del Pizzo Berro , a sinistra la ripidissima cresta di salita.13- L’uscita su roccia dell’ultimo canalino erboso, prima della “ferratina del Berro”. 14- Le liscissime placche rocciose al lato destro della “ferratina”. 15- Il versante sud-ovest del Pizzo Berro con l’itinerario di salita, a destra il Monte Priora (Pizzo Regina), visto dai pressi del Passo Cattivo. 16- Il versante sud-ovest del Pizzo Berro in veste invernale con l’itinerario di salita, visto da Cima di Vallinfante.
PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO:
PERCORSO VERDE: AVVICINAMENTO
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO
PERCORSO GIALLO: DISCESA
Pianta satellitare del percorso
LA “DIRETTISSIMA” ALLA CROCE DI MONTE BOVE.
Itinerario inedito, impegnativo
ma molto entusiasmante, aperto più di venti anni fa, prima dell’istituzione
dell’area protetta per la tutela del Camoscio d’Appennino, e ripercorso più
volte, anche d’inverno.
Via aperta il 17 luglio 2016.
Anche questo itinerario
non è riportato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini e non è stato descritto neppure nelle mie due
pubblicazioni “I MIEI MONTI SIBILLINI”, anno 2011 e “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”, anno 2014 in quanto rimasto dimenticato.
E’ un itinerario che
permette di raggiungere la cima della Croce di Monte Bove per un canale
ghiaioso molto ripido posto nel versante ovest della montagna con una
arrampicata finale su uno stretto canalino roccioso intervallato da cenge
erbose con difficoltà di I° e II° presente invece nel versante nord proprio
sulla verticale della grande croce di vetta pertanto, per la sua salita
completa, sono richieste capacità alpinistiche.
E’ l’itinerario più breve
e diretto per raggiungere la Croce di Monte Bove e per questo motivo, con
i miei compagni di salita, lo abbiamo
denominato “la Direttissima” alla Croce di Monte Bove.
La salita è compresa
nell’area A di rispetto per la tutela del Camoscio dell’Appennino per cui la
salita descritta, pur non rientrando specificatamente nelle vie di roccia del
Monte Bove, può essere percorsa solo nel periodo che va dal 16 luglio al 31
ottobre previa comunicazione al Collegio Regionale delle Guide Alpine, come
indicato nel D.D. n.384/2014 del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
(reperibile nel sito ufficiale del Parco nazionale).
Pertanto attualmente tale
itinerario non è possibile percorrerlo d’inverno.
Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio dell’Hotel Felicita di Frontignano di Ussita facilmente
raggiungibile in auto.
Descrizione:
Dall’ampio parcheggio si prende
l’itinerario n.272 che dal fianco sinistro dell’Hotel scende e conduce
all’imbocco della Val di Bove.
Usciti
dalla pineta e terminato il tratto in piano dell’ampio sentiero ci si immette
in salita verso la Val di Bove.
Dopo circa 100 metri si raggiunge la
base del ghiaione situato a sinistra delle “Quinte”.
Qui
si lascia il tratturo di salita ed una traccia di sentiero ci conduce verso il
ghiaione, in direzione nord, attraversando gli ultimi lembi della faggeta.
Seguendo
sempre l’esile traccia si inizia una lunga traversata in quota sempre in
direzione nord fino a raggiungere la base di alcuni torrioni di roccia molto
compatta noti come la “Torre scuola”, della vecchia palestra di arrampicata del
CAI di Macerata (30 minuti).
Si
superano i torrioni e ci si immette in lieve salita in un altro ampio ghiaione
proprio di fronte all’abitato di Frontignano.
Qui
la traccia si impenna, gira verso destra, in direzione est, e sale dritta nella
parte laterale sinistra del ghiaione, tra alberi, rocce e ghiaia su pendio
sempre più ripido.
Dopo
circa 300 metri
di salita su pendio ripido (45 minuti) si raggiunge la strettoia centrale del
canale, in corrispondenza di un pino, l’unico della zona (foto n.2) .
Qui
il pendio si impenna e si devia verso sinistra e dopo circa 100 metri si risale una
cresta rocciosa molto panoramica, oltre la quale si scopre l’abitato di Ussita
e le sue frazioni.
Si
risale il filo di cresta con passaggi su roccia di I° (non obbligatori) e un
successivo pendio erboso
dove si nota anche una traccia di
sentiero che va ignorata e che attraversa un tratto ghiaioso verso destra, in
direzione sud (foto n.6).
Tale traccia può
rappresentare l’eventuale via di raggiungimento della cima della Croce di Monte
Bove qualora non si intende risalire il più impegnativo canalino finale,
infatti essa aggira la barriera rocciosa posta sotto alla cima nel versante
ovest e congiungendosi alla cresta che sale dalle “quinte” conduce alla
facilmente alla cima dove è posta la grande croce.
Risalendo ulteriormente
il pendio erboso verso destra rispetto alla cresta rocciosa, dove è già
visibile la croce di vetta, si raggiunge brevemente la sella della cresta nord
che sale dalla verticale dell’abitato di Calcara di Ussita fino alla cima.
Giunti alla sella si
risale il pendio in direzione della croce
fino a raggiungere la barriera rocciosa presente nel versante nord della
montagna e a prima vista insuperabile (foto n.8).
Alla base della barriera rocciosa traversare
con attenzione verso sinistra fino a scoprire il canalino di salita che risulta
nascosto dalla parete stessa e non è visibile se non dalla sua base.
Si è giunti al tratto più
impegnativo e verticale dell’intera “direttissima”.
Si risale il canalino
roccioso di circa 150
metri di dislivello facendo attenzione all’erba
scivolosa ed alle pietre instabili, è consigliabile l’utilizzo del casco.
Il canalino è costituito
da tre salti verticali distinti di circa 30 metri circa ciascuno di
altezza con passaggi su roccia di I° e II° intervallati da cenge erbose che
permettono una comoda sosta.
Il terzo salto è
caratterizzato da uno stretto camino con uscita piuttosto impegnativa.
Terminati i tre salti
rimane un ripido pendio finale con rocce ed erba che conduce proprio alla base
della grande croce della cima.
Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.
1- Il tratto centrale del ripido canale ghiaioso di salita, alle spalle la frazione di Frontignano di Ussita con il piazzale di partenza in alto a sinistra all’interno della pineta 2- La strettoia nel tratto centrale più ripido del canale di salita con il caratteristico pino 3- la deviazione verso destra a prendere la cresta rocciosa dopo la strettoia del canale 4- La salita della cresta finale (non obbligatoria ma più entusiasmante) prima della sella. 5- L’ultimo tratto della cresta rocciosa, il alto si scopre il Monte Bicco 6- Giunti quasi alla sella si è già in vista della croce di vetta e, nel tratto ghiaioso, si incrocia la traccia di uscita verso destra (da usare solo in caso di difficoltà). 7- La sella della cresta nord, a destra l’abitato di Ussita e le frazioni limitrofe 8- La barriera rocciosa posta nel versante nord della montagna proprio sulla verticale della grande croce di vetta, visibile in alto a destra, il nascosto canalino di salita è indicato dal percorso . 9- Il primo salto roccioso del canalino finale, visto dal basso 10- Il secondo salto roccioso visto dall’alto. 11- Il secondo salto roccioso visto dal basso 12- Il camino che caratterizza il terzo salto roccioso visto dall’alto 13- L’impegnativa uscita del camino finale del terzo salto di roccia 14- L’attacco del terzo salto di roccia visto dal basso, a destra il camino 15 – Il pendio erboso finale poco prima di raggiungere la croce di vetta, al termine delle difficoltà 16- Il versante ovest della Croce di Monte Bove con il percorso di salita in rosso, visto da Frontignano, all’interno del cerchio il pino della strettoia della foto n.2 . Il percorso in verde è l’itinerario di discesa 17- Il versante nord della Croce di Monte Bove visto dalla strada Ussita-Frontignano con l’ultimo tratto di salita, il canalino roccioso con i tre distinti salti.
Discesa:
Giunti
alla cima della Croce di Monte Bove si percorre l’itinerario n.270 in direzione
di Monte Bove Nord fino a raggiungere la sella tra le due cime.
Quindi per evidente
sentiero a destra si scende verso la Val di Bove e la fonte dove, più avanti
verso valle, si intercetta il sentiero che scende dalla Val di Bove e,
congiungendosi all’itinerario di salita, riporta il circa un’ora e mezza
all’auto.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI -FAUSTO SERRANI 17 LUGLIO 2016