La salita al Monte San Vicino, 1483 metri, permette di godere di un panorama ampissimo grazie al fatto che questo monte si trova isolato e distante dai principali gruppi montuosi dell’Appennino Centrale che pertanto non coprono la visuale. La salita alla cima può essere abbinata alla visita della Grotta di San Francesco presente nel versante Sud.
ACCESSO: In auto si raggiungono i Prati di San Vicino mediante la strada Provinciale n.90 Matelica-Pian dell’Elmo.
DESCRIZIONE: Dal pianoro erboso a 1187 metri, si prende il sentiero segnalato per la cima del M. San Vicino, dopo circa 100 metri si devia a destra per la Grotta di San Francesco che si raggiunge in circa 20 minuti. generalmente per raggiungere la cima del M. San Vicino si ritorna indietro a prendere il sentiero normale, piuttosto banale, noi invece, per rendere più entusiasmante la salita, abbiamo aggirato lo spigolo roccioso della Grotta e siamo saliti dapprima per un ripido e ampio canalone erboso poi ci siamo spostati verso sinistra e siamo andati a prendere il filo della cresta rocciosa che prosegue sopra al torrione dove si apre la grotta, dove, con passaggi di I° grado, in 40 minuti dalla grotta, abbiamo raggiunto il bosco sommitale della cima del M. San Vicino.
Da qui in altri 15 minuti verso sinistra abbiamo raggiunto la cima caratterizzata dalla grande croce e da numerosi ripetitori (purtroppo).
La discesa viene fatta per il sentiero normale che riconduce ai Piani del San Vicino.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- 8 – La Grotta di San Francesco, sul versante Sud del Monte San Vicino.23456789- Dalla Grotta proseguiamo verso lo spigolo roccioso10- Superiamo lo spigolo, di fronte si vedono i Prati di San Vicino con le nostre auto.11- Iniziamo a salire il ripido canalone erboso.12- Il Monte San Vicinello, oggetto di escursione riportata su questo blog “Il Fosso del Crino e le Grotte del San Vicinello”13- 14 -Il canalone erboso che sale nel versante Sudest del Monte San Vicino.1415- Con Paolo mi dirigo verso la cresta rocciosa di destra che sale dalla grotta.16- Iniziamo la salita della ripida cresta.17- 18 -I nostri amici salgono nel canalone di fronte a noi1819 – 24 -Arriva Paolo202122232425- 27 -Romina ci fotografa dal canalone262728- L’ultima parte della cresta29- La cresta di salita proposta.30- Ci dirigiamo verso la cima del M. San Vicino caratterizzata da grandi cespugli di Genista radiata.31- Il nostro gruppo in cima.32 – 34 -La grande croce di vetta.333435- I ripetitori che rovinano la cima del M. an Vicino.36- Veduta verso Fabriano e il Monte Cucco e Catria.37_ Veduta verso il Lago di Cingoli e il Monte Conero.38- In attesa dell’autunno.39- Pianta satellitare del percorso proposto: GIALLO : Percorso di salita proposto- ROSSO: Percorso di discesa (o salita normale)
IL ROMITORIO E LA FONTE DEL BEATO UGOLINO, LE LAME ROSSE.
Itinerario storico, breve, facile e con una bella panoramica sul Lago di Fiastra ma poco conosciuto.
Si raggiunge prima la Fonte poi il Romitorio del Beato Ugolino quindi si può proseguire per affacciarsi sul grande e ripido canalone della parte superiore delle Lame Rosse.
Il Beato Ugolino, l’anacoreta dei monti Sibillini, nacque a Fiegni, di Fiastra, intorno ai primi anni del XIV sec. Il padre fu Malagotto III, discendente di quella nobile famiglia dei conti Malagotti, Signori di ben quattro feudi: Appennino, Poggio, Cerreto, Fiastra.
La madre, Lucia, non sopravvisse al parto e lo lasciò orfano. Ugolino fin dall’infanzia ebbe una salda formazione spirituale, che lo portò a proseguire da solo, senza tentennamenti, il cammino della vita anche quando a tredici anni gli morì il padre. Da quel momento il giovane, libero di disporre della sua volontà, maturò l’idea di vendere la proprietà lasciatagli dal genitore in ossequio al precetto della perfezione evangelica. Così a vent’anni vendette la proprietà e si ritirò in un eremitaggio.
Ugolino preferì ritirarsi in solitaria meditazione in una grotta presso Fiegni.
Forse poco tempo fa abbiamo ritrovato anche la Grotta dove Ugolino si ritirò in eremitaggio, vedasi l’articolo in questo Blog “LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO E LA GROTTA DI NICOLA – VALLE DEL FIASTRONE” del 21 novembre 2023.
Qui sarebbe rimasto fino alla sua morte, vivendo in unione di preghiera e di meditazione.
Lo ristorava una sorgente, che la tradizione vuole fatta scaturire da lui stesso. Si dice che una temporanea dimora il Beato l’abbia avuta a S. Liberato, un eremo fatto costruire probabilmente da S. Francesco d’Assisi, non lontano da Fiegni.
Operò interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità, ricorrevano a lui fiduciosi. Guarì un certo Pietro, zoppo fin dalla nascita e impossibilitato a camminare; restituì la vista a un tale Antonio che aveva perso un occhio nel tagliare la legna; guarì gli indemoniati. Il Beato Ugolino rimase nell’eremo per circa trent’anni e morì nel mese di dicembre del 1373. Dopo la morte, il corpo del Beato venne portato nel vicino castello di Fiegni e collocato nella chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Fiegni di Fiastra per la strada Provinciale n.58 che costeggia il Lago di Fiastra. Si raggiunge prima la chiesa di Santa Lucia a Paninvetre, quindi proseguendo, il Santuario del Beato Ugolino, aperto solo la domenica. la strada prosegue verso il terrazzo panoramico del Balzo della Rufella con una veduta verticale sul Lago quindi raggiunge Rufella e sale verso Fiegni. All’ingresso della frazione la strada si divide, a destra prosegue verso Collemese e San Maroto con la bellissima chiesa del Santissimo Salvatore che consiglio di visitare al ritorno. A sinistra si entra nel paese e raggiunge la Chiesa di San Flaviano. Si parcheggia all’ingresso di Fiegni.
DESCRIZIONE: Nell’incrocio delle tre strade asfaltate, in corrispondenza di una edicola (foto n.1) parte una sterrata in lieve salita che in circa un’ora conduce comodamente alla Fonte del Beato Ugolino.
Durante il tragitto è possibile avere dei bellissimi scorsi del Lago di Fiastra e della sottostante Valle del Fiastrone.
Raggiunta la fonte dopo poche centinaia di metri si apre la grande radura erbosa dove si erge il Romitorio, dietro ad esso, poco visibile, inizia un sentiero poco frequentato che, in costante ma lieve salita e in circa un’ora, conduce ad una grande radura con tracce di vecchie recinzioni in legno, dove si perde.
Qui è consigliato usufruire di una navigatore satellitare per ritrovare l’imbocco nel successivo bosco alla fine della radura in salita verso Nord, che, in altri 300 metri di tragitto sempre in lieve salita, conduce nella parte superiore del grande canalone breccioso dove, in fondo, si possono osservare le alte guglie delle Lame Rosse.
RITORNO: Per lo stesso itinerario descritto oppure, nel canalone delle Lame Rosse è presente una traccia che lo taglia in quota e che, in un altro chilometro circa, conduce alla Fonte Sottacqua dove un sentiero ritorna indietro Ovest nel fosso e scende verso la Grotta dei Frati per poi riprendere il sentiero che conduce alla parte terminale delle Lame Rosse per chiudere così un percorso circolare.
L’attraversamento del canalone delle Lame Rosse è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto molto ripido e con breccia mobile anche se a tratti sono presenti alberi che facilitano il passaggio.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- L’edicola nella strada all’ingresso di Fiegni, punto di partenza dell’itinerario proposto.2- Purtroppo il giorno dell’escursione il tempo non era il massimo e la Valle del Fiastrone era ricoperta di nebbia, in alto il gruppo Nord dei Monti Sibillini con, da sinistra, il Pizzo Regina, Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Punta Bambucerta, Monte Rotondo, Monte Cacamillo, Monte Pietralata e la Croce di Monte Rotondo.3- Veduta verso la frazione di Podalla di Fiastra, Monte Frascare e il Monte Montioli a destra.4- Zoom sulla Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, che abbiamo visitato nel pomeriggio.5- La Fonte del Beato Ugolino.6 – 7 – Il Romitorio del Beato Ugolino costruito in una radura nel bosco con un bellissimo panorama….se fosse stato sereno.78- La targa che ricorda il giorno della costruzione dell’eremo.9- L’interno del Romitorio.10- Dietro al Romitorio parte il sentiero per le Lame Rosse.11- A prima vista ci sembrava un tronco caduto in realtà è una grande radice che viaggia parallela al terreno.12 – 13- La grande radura poco prima del canalone delle Lame Rosse, presenta tracce di vecchie recinzioni. 1314- La parte superiore del canalone delle Lame Rosse.15- Di fronte il Monte Sottacqua.16- Ed in fondo i torrioni delle Lame Rosse.17- La Valle del Fiastrone, i campi di Monastero ed il taglio della strada che da Pian di Pieca conduce al Lago di Fiastra..18 – 19- I Torrioni delle Lame Rosse da una veduta insolita, dall’alto anziché dal basso.1920 – 23- In queste immagini si nota la ripidità del canalone delle Lame Rosse che, nonostante la mancanza di sole, almeno ci ha regalato un po’ di colore autunnale.21222324- Piccolo ma coloratissimo Acero.25- La parte superiore del canalone.26 – 27- La nebbia mattutina si è dissolta permettendo una visione quasi aerea del Lago di Fiastra.2728- la Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, del XIII secolo, che abbiamo visitato nel pomeriggio.29- Di fronte alla Chiesa di Podalla si apre l’itinerario descritto, a sinistra il Romitorio e a destra, più in alto, il canalone delle Lame Rosse.30- Zoom sul Romitorio31- Zoom sul canalone delle Lame Rosse.32- Zoom sui torrioni delle Lame Rosse.33- Pianta satellitare del percorso. ROSSO: Percorso proposto – GIALLO: Percorso di ritorno
MONTE LIETO Per il canale Est.
L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.
La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.
Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.
SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.
All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.
Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.
Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.
Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.
La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.
Di seguito le immagini della salita proposta.
1- Il grande faggio di Pian Perduto e il canale di salita a sinistra, inciso nella parte iniziale e poi delimitato dal rimboschimento.2- Zoom sul intuitivo canale di salita.3- la prima parte del canale molto inciso e con dei saltini rocciosi.4- L’attacco del canale visto dalla strada Forca di Gualdo-Castelluccio.5- L’ingresso del canale nella sua prima parte incisa e con dei saltini rocciosi.6- Una vecchia carcassa di bovino all’interno del canale.7- Il Monte Porche visto dall’interno del canale, in fondo la strada da cui si parte8- La Forca di Gualdo e la strada per Castelluccio.9- In corrispondenza dei saltini rocciosi vegetano arbusti di Ramno alpino, sullo sfondo il Monte Argentella.10- Un grande Acero delimita la parte più incisa del canale.11- Una ulteriore carcassa, sembra di capriolo ma manca la testa.12- L’acero della foto n.10 e le prime conifere del rimboschimento a destra.13- Le sponde del canale sono caratterizzate da numerosi tratti dissestati causati dall’eccessivo transito di bovini lasciati al pascolo nella zona e che, a causa della ripidità del pendio, ogni tanto qualcuna rimane vittima di scivolamenti.14- La Cima del Redentore e i Colli Alti e Bassi.15- Raggiunto il rimboschimento la vista si apre anche sul Pian Perduto.16 – 17 – Suillus gravillei detto anche laricino o pinarolo, porcino che abbonda nel sottobosco a conifere.1718- Il canale è delimitato alla sua destra orografica dal rimboschimento a conifere.19- Terminato il rimboschimento ad alto fusto iniziano i grandi arbusti di Pino Mugo.20- Oltre il rimboschimento il pendio si fa anche più ripido.21- I Mughi vegetano bene in questo pendio.22- L’ultima parte del canale appena accennato, si trasforma in un semplice ma ripido pendio fino alla cresta di uscita.23- Veduta verso il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese dai pressi della cresta.24- Veduta verso il Monte Argentella e la Cima del Redentore dai pressi della cresta.25- Castelluccio e il Piano Grande, sullo sfondo i Monti della Laga.26- Grossa cavalletta si è affezionata ai miei pantaloni.27- la cima di Monte Lieto vista dalla cresta di uscita.28- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini.29- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso Sud con Castelluccio30 – 32- Le rocce presenti ai lati dell’ultima parte del canale.313233- Il Pian Perduto e, a destra, quello che una volta era chiamato “Il Laghetto Rosso” ma che ormai, da anni, non si colora più con la fioritura di alghe rosse a causa di uno stazzo di pecore realizzato a pochi metri che lo sta devastando ed inquinando, ma forse questo non importa a nessuno.34- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina emergono ai lati della Cima di Passo Cattivo, a destra la Cima di Vallinfante.35- Il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.36- Il Monte Argentella e i boschi del San Lorenzo.37- La Cima del Redentore ed i Colli Alti e Bassi.38 – 39- Il Corone del Vettore, la faglia del terremoto del 2016, ancora si vede, anche da lontano, l’abbassamento del terreno.3940- Mantide religiosa che si sta cibando di una cavalletta.41- Il rimboschimento attraversato, formato da diverse essenze di conifere caratterizzate da sfumature di verde differenti.42- Piccoli Mughi crescono nel pendio sopra al rimboschimento43- La ripida discesa verso la strada da dove si parte.44- la continua linea del canale visto dal pendio di discesa di destra. 45- Altri tratti di sponda del canale dissestati dal passaggio di bovini.46- La mia fedele compagna di salite, anche se rimane sempre nel parcheggio.47- Bellissime Mazze da tamburo (Macrolepiota procera) nei prati di discesa.48- E buonissimo Prataiolo (Agaricus macrospora).49- Ed infine anche un bel ragno, la Argiope.
LAGO FONTANA BIANCA – RIFUGIO CANZIANI – LAGO VERDE – LAGO LUNGO. Parco dello Stelvio – Trentino Alto Adige.
Salendo in auto la Val d’Ultimo da Lana si raggiunge, con un ultimo tratto strettissimo, il Lago Fontana Bianca. Dal Lago si sale a piedi verso il Lago Verde e Rifugio Canziani, anche se dotato di impianto di risalita privato.
Quindi si scende verso il Lago Lungo per poi ridiscendere, con un percorso ad anello, al Lago Fontana Bianca.
Il giro, effettuato il 16 agosto 2024, è adatto a tutti, presenta una lunghezza di circa 14 chilometri e oltre 600 metri di dislivello.
In totale in sei giorni di soggiorno nella zona di Merano, in Trentino Alto Adige, da solo ho percorso circa 70 chilometri e salito oltre 4000 metri di dislivello.
Di seguito le immagini dell’escursione in Val d’Ultimo.
1- Il sentiero di salita dal lago Fontana Bianca al Rifugio Canziani e Lago Verde.2- Ho raggiunto il limite del bosco.3- La Cima Sternai e i primi cespugli di Uva ursina segnano il limite del bosco.4-La Cima Sternai e una cascata a valle del Lago Verde.5 – 6 – I nevai residui del versante Nord di Cima Sternai e, in primo piano, il terrapieno del Lago Verde.67- Anche qui i cartelli non mancano…….come nei Monti Sibillini !!!!!8- Il Rifugio Canziani, provvisto di impianto di risalita privato dal Lago Fontana Bianca.9- Residui di una grandinata del giorno prima.10- Il Lago Verde e i nevai della Cima Sternai.11- La Cima Sternai e la vedretta Fontana Bianca che ancora mantiene neve.12- La diga del Lago Verde, decido di andare nella riva di fronte e salire la valletta con i nevai.13 – 15 -Il Gioveretto (3439 m.)141516- Il Lago Verde e la Cima Fontana Bianca sulla sinistra.17- Una cascata sulla testata della valle del lago Verde.18- Attraverso la diga e inizio a salire sui nevai di Cima Sternai.19- Salix herbacea nei pressi dei nevai.20- Il Rifugio Canziani visto dalla riva opposta.21 – 22 – Le vallette nivali ai piedi dei nevai ricoperte di muschi.2223 – 24 – Inizio a salire sui nevai.2425- Il Lago Verde e il Rifugio Canziani visti dai nevai.26 – 27 – Arrivo alla Forcella a 2900 metri.2728- Cadute di pietre quasi continue dal versante Nord mi spingono a scendere.29- Una delle tante pietre sopra alla neve.30- Linaria alpina nei ghiaioni di quota.31- Cerastium uniflorum32- Ripercorro la sponda opposta del Lago Verde per scendere verso il Lago Lungo.33- Sul sentiero per il Lago Lungo con alcuni passaggi delicati e il Rifugio Canziani ormai lontano.34- Il Lago Fontana Bianca nel fondo valle da cui sono partito.35- Il Lago Lungo e il Lago Lungo Inferiore.36- Il Lago Lungo.37- Eriophorum latifolium sulle sponde dei vari laghetti che circondano il Lago Lungo.38- Le cime della zona si specchiano sul Lago Lungo.39- Sfagni nelle torbiere della zona.40 – 41 – Aconitum napellus, pianta velenosissima.4142 – 44 -Il Lago Lungo.434445- Il Rifugio Canziani e il Monte Gioveretto a destra e la Cima Fontana Bianca a sinistra, visti dal rilievo che sovrasta il Lago Lungo.46- Un altro piccolo laghetto nel sentiero di discesa verso il Lago Fontana Bianca, sopra la valle che nasconde il Lago Verde.47 – 48- Case di alpeggio nel sentiero di discesa.4849- Larici secolari sopra al Lago Fontana Bianca.50- Mucche e cavalli al pascolo negli alpeggi intorno ai laghi.51- La Campanula barbata.52- e una simpatica capra che mi saluta.
CIMA GIOVO DAL PASSO DI MONTE GIOVO – TRENTINO ALTO ADIGE
Il 13 agosto 2024 da solo, da Tirolo ho raggiunto in auto il Passo di Monte Giovo a 2094 metri, tra la Val Passiria e l’Alta Valle dell’Isarco.
Dal Passo sono salito a piedi per la lunghissima cresta rocciosa prima raggiungendo l’Antecima Nord poi proseguendo sempre su ripidissima cresta, attrezzata nell’ultimo tratto sulla verticale placca Nord con una ferrata, fino a Cima Giovo a 2481 metri (2 ore).
Dalla cima si può proseguire per alcune centinaia di metri fino all’Antecima Est per poi ritornare indietro.
La discesa viene effettuata per lo stesso itinerario di salita con particolare attenzione nel tratto di ferrata praticamente verticale, ovviamente più difficile in discesa.
Anche questo itinerario è lungo ed impegnativo, è riportato nella bibliografia della zona e si può seguire la traccia GPS allegata di seguito.
Al ritorno consiglio di visitare anche i Laghetti Rinnersattel a 2035 metri presenti nei pressi del Passo.
1- La Cima Giovo vista dal Passo di Monte Giovo.2- Inizia la salita alla Antecima Ovest di Cima Giovo.3- Avvicinandosi alla Cima Giovo si vede anche la croce di vetta.4- Passo di Monte Giovo visto dall’antecima Ovest..5- Inizia la ferrata della cresta Nord.6- La parete iniziale prima della grande placca.7- La grande placca Nord.8 – 10- Altri salitori mi precedono.91011- Ed altri mi seguono.12-Il tratto verticale sotto alla cima.13- L’ultimo tratto, i due salitori che mi precedono, si vede la croce di vetta.14- Gloria solare alla Cima Giovo.15- La croce di vetta di Cima Giovo.16- Veduta verso Est con la Lasta Alta17- Veduta verso Nord al Passo di Monte Giovo.18 – 19 – Dalla cima si prosegue ancora verso l’Antecima Est.1920 – 21 – Verso l’Antecima Est di Cima Giovo con la cresta attrezzata con cavi.2122- Cima Giovo vista dall’Antecima Est poco più bassa.23- Saxifraga stellaris nei pressi dei laghetti di Passo di Monte Giovo.24- Tana di Marmotta nei mirtilleti di Passo di Monte Giovo.25- Mirtilli in piena fruttificazione.26- Eriophorum latifolium nelle torbiere del Passo.27- Una torbiera 28- I vari laghetti Rinnersattel nei pressi di Passo di Monte Giovo.29 – 31- I laghetti con la Cima Giovo sullo sfondo.303132- L’imponente versante Ovest di Cima Giovo con la cresta di salita a sinistra.33-Libellula in volo sopra ai laghetti34- Macro su ali di libellula.35 – 38 – Sparganium angustifolium sulle acque del laghetti.36373839 – 41 – Il versante Nord di Cima Giovo.404142- Il versante Ovest di Cima Giovo con la cresta di salita a sinistra.43. Giochi di luce scendendo in auto dal Passo di Monte Giovo.
PUNTA DEL RE-PUNTA CERVINA – TRENTINO ALTO ADIGE
Il 12 agosto 2024 da solo, da Tirolo ho raggiunto in auto il paese di Saltusio in Val Passiria quindi con la funivia Hirzer-Punta Cervinia sono salito fino al Giardino Alpino di Punta Cervinia, a quasi 2000 metri.
Da qui sono salito a piedi per la lunghissima cresta rocciosa, con diversi tratti attrezzati con cavi d’acciaio, della Punta del Re a 2698 metri (2 ore).
Ho proseguito ancora per cresta rocciosa, anche questa con tratti attrezzati e in tratti davvero sottilissima tanto da non poterla percorrere in piedi, fino alla sella del Giogo Piatto (2640 m.) quindi con una ultima ripida salita ho raggiunto la Punta Cervina a 2781 m. (2 ore).
Per il ritorno alla funivia Hirzer-Punta Cervina sono ridisceso alla sella del Giogo Piatto e ho preso il sentiero attrezzato che scende verso il ghiaione del versante Ovest fino al Rifugio Punta Cervina, tagliando per meravigliosi rododendreti e costeggiando il Rio Sag ho raggiunto la stazione della funivia (2,5 ore).
Anche questo itinerario è lungo ed impegnativo, è riportato nella bibliografia della zona e si può seguire la traccia GPS allegata di seguito.
1- La stazione della funivia Hirzer-Punta Cervina vista dalla cresta per la Punta del Re.2- Ho superato i primi spalti rocciosi.3- La cresta rocciosa che sale verso la Punta del Re a sinistra.4- Mi avvicino sempre di più alla Punta del Re inconfondibile con la sua croce di vetta.5 – 6 -La Punta Cervina vista dalla Punta del Re.67- La stazione della funivia Hirzer-Punta Cervina a sinistra e il Rifugio Punta Cervina al centro nella valle.8 – 10 – I tratti attrezzati sotto alla Punta del Re.91011- La valle del versante Ovest di Punta Cervina da dove si ridiscende.12- La Punta del Re13- La cresta oltre la Punta del Re che ho percorso per raggiungere la Punta Cervina a sinistra.14- Altro tratto attrezzato sono alla cima.15- In cima alla Punta del Re.16- La croce di vetta della Punta del Re.17- La Punta del Re vista dalla sottile cresta che prosegue verso il Giogo Piatto.18- 20- La cresta verso il Giogo Piatto.192021- Il Giogo Piatto, a sinistra scende il sentiero attrezzato di ritorno.22- 23 – La sottilissima cresta dal Giogo Piato alla Punta Cervina.2324- L’ultima ripida salita per la vetta della Punta Cervina.25- Veduta verso Est dalla Punta Cervina26- La croce di vetta di Punta Cervina.27- Veduta verso Nord28- Veduta verso Sud con la cresta che ho percorso in salita.29 – 30 -L’inizio del sentiero di discesa dal Giogo Piatto, sullo sfondo Punta Cervina. 3031 – 32 -Il tratto attrezzato del sentiero di discesa.3233- Il grande ghiaione del versante Ovest di Punta Cervina.34- I vasti pendii a Rododendro sottostanti il ghiaione.35- A primavera con i Rododendri i fiore qui dovrebbe essere una meraviglia.36- I cespugli di rododendri sono migliaia.37- Le cime raggiunte viste dalla stazione della funivia.38- La cresta iniziale e la Punta del Re a sinistra.39- La Punta del Re a destra, il Giogo Piatto è la sella al centro e la Punta Cervina a sinistra.40- Zoom sulla Punta Cervina dove si vede anche la croce.
CIMA MUTA da Tirolo – TRENTINO ALTO ADIGE
L’11 agosto 2024 da solo, da Tirolo, paese a monte di Merano, ho raggiunto la Cima Muta (2291 m.) che sovrasta il paese.
Da Tirolo si sale in funivia fino alla Malga Hocmuth (1330 m.) quindi si prosegue a piedi per boschi fino al Maso Mutkopf (40 minuti)
Qui parte un lungo e ripido sentiero che in 2 ore conduce alla Cima Muta.
Volendo si può proseguire per aerea cresta fino al Giogo di Quaira da dove si può scendere verso i Laghi di Sopranes o salire alla Cima Rosa di Sopranes.
L’itinerario è lungo ed impegnativo, è riportato nella bibliografia della zona e si può seguire la ttraccia GPS allegata di seguito.
Di seguito le immagini dell’impegnativa escursione.
1 – La Cima Muta domina l’abitato di Tirolo.2- Al tramonto si notano le luci dei Masi della Muta.3 – 4- Salendo con la funivia da Tirolo verso la Malga Hocmuth, base di partenza per raggiungere Cima Muta, si superano le Piramidi di Terra di Tirolo.45- salendo in funivia da Tirolo verso Malga Hocmuth si superano i Masi della Muta ricavati su pendii ripidissimi.6- Il sentiero che da Malga Hocmuth conduce verso il Maso Mutkof.7- L’accogliente Maso Mutkopf.8- Il sentiero attrezzato che dal Maso Mutkopf sale verso Cima Muta.9- Erica carnea già in fiore.10 – 12- La lunga salita per Cima Muta.111213- Merano visto dalla cresta sommitale di Cima Muta.14- Cima MJuta, 2291 metri.15- Veduta verso Ovest con le montagne del gruppo dell’Ortles.16- Merano si scopre tra la nebbia.17- Bruco variopinto su Silene vulgaris.18- Veduta verso la lunghissima cresta dello Spitzhorn.19- Veduta verso la Cima Rosa di Sopranes.20- Monte Gigot a sinistra e la Cima Rosa di Sopranes che emerge a destra.21- La Cima Muta vista dalla cresta del Giogo di Quaira.22- Il Giogo di Quaira, 2230 metri.23- Veduta verso la Val Venosta.24- Saxifraga bryoides25- La grande placca del Giogo di Quaira.26- La Cima Muta dalla placca del Giogo di Quaira.27- Dal Giogo di Quaira scende il sentiero che conduce ai Laghi di Sopranes.28- Veduta verticale sulla Valle di Sopranes sottostante29 – 30 – Il sentiero per Cima Muta è attrezzato con scale in pietra e in ferro.3031 – 32 -La mia ombra si riflette sul verticale versante Ovest della Cima Muta.3233- Tutti i versanti di Cima Muta sono molto ripidi.34- L’ultimo tratto scalettato prima della cima.35- Rientro verso Cima Muta dopo una lunga cavalcata della cresta che va verso Cima Rosa di Sopranes.36- Già inizio ad incontrare gente, stamattina invece ero stato il primo della giornata a raggiungere la cima.37- Alle 13 a Cima Muta è difficile trovare una pietra per sedersi, tutti Tedeschi ovviamente.38- Scendo immediatamente39- I numerosi tornanti scalettati saliti al mattino.40- Le ripidissime pendici del Monte Pfitshkopf situato nella vallata a Nord della Cima Muta, se guardate esattamente al centro dell’immagine si nota il piccolo Maso della foto n.41.4142- Una bellissima pianta in piena fioritura di Stella Alpina (Leontopodium alpinum).
CASCATA KOFLERTAL O CASCATA DI TRET -TORRENTE NOVELLA – TRENTINO ALTO DIGE
La cascata Koflertal o Cascata di Tret in Italiano è una delle più alte (70 metri) e spettacolari cascate del Trentino Alto Adige anche per il motivo che alla sua base si apre una grande caverna da cui è possibile vedere il getto di acqua che passa di fronte al suo ingresso, anche se è d’obbligo bagnarsi per entrare.
La base della cascata si raggiunge facilmente in circa 20 minuti a piedi con un percorso ben segnalato dal paese di Tret (frazione di Borgo d’Anaunia nella Val di Non) raggiungibile in auto dalla Strada Statale 238 del Passo Palade, dopo aver percorso circa 6 chilometri dal paese di Fondo verso il Passo.
Al ritorno è possibile raggiungere un belvedere sulla sommità della cascata per osservarla da sopra.
Di seguito le immagini della breve ma imperdibile escursione se passate per l’alta Val di Non, si raccomanda di fare attenzione alla salita nella grotta a causa delle rocce bagnate scivolosissime.
1 – 11- La cascata di Tret vista dalla base e dall’interno della grotta.23456789101112- Ciclamino autunnale (Cyclamen hederifolium).13- La cascata vista dal belvedere superiore.14- Pulcino di Merlo acquaiolo.
ALPE TRE POTENZE Dalla Val di Luce – Appennino Toscoemiliano.
Questo percorso permette di raggiungere altri due laghi, il Lago Nero e il Lago Piatto e una delle cime più alte dell’Appennino Tosco Emiliano, l’Alpe Tre Potenze partendo dalla Val di Luce, una nota zona sciistica dell’Appennino Toscoemiliano anche se con ambiente piuttosto modificato e degradato dall’impatto turistico.
Un altro percorso a quota boschiva per raggiungere i due laghi dall’Abetone l’ho riportato nell’articolo “APPENNINO TOSCO EMILIANO LAGO NERO E LAGO PIATTO dalla Riserva Naturale Campolino – Orto Botanico Forestale e la Casetta dei Pastori”.
Per effettuare il percorso descritto si percorre la strada Statale 12 Abetone-Brennero, si devia a Faidello e si prosegue fino al grande parcheggio della Val di Luce.
Qui si hanno due possibilità, si parte a piedi per una sterrata in netta salita che costeggia gli impianti di risalita in direzione del Passo di Annibale oppure si può prendere la Seggiovia fino al Passo quindi si sale per cresta al Monte Femminamorta sovrastante (20 minuti con gli impianti, 2 ore a piedi).
Da Femminamorta (1878 m.) si prosegue per cresta e in poco più di un chilometro si raggiunge l’Alpe Tre Potenze (40 minuti, 1935 m.)
Dalla cima si scende dalla cresta Est fino al Passo della Vecchia, qui si hanno diverse possibilità. in 30 minuti si raggiunge il Lago Nero, in 20 minuti il Lago Piatto e in 20 minuti il Dente della Vecchia da cui si può proseguire, con un’altra ora e mezza fino al Monte Gomito.
Per la discesa in Val di Luce si consiglia di raggiungere il Lago Piatto da cui, per comodo sentiero, si raggiunge il Passo di Annibale da cui si è arrivati.
Anche questo itinerario è indicato nella cartografia della zona e ben segnalato in loco, si può anche utilizzare la traccia GPS allegata di seguito.
Di seguito le immagini dell’escursione effettuata il 28 luglio 2024.
1- La Val di Luce con i suoi Hotel, SPA e impianti di risalita.2- Il monte Femminamorta e il Passo di Annibale sulla destra, visti dalla cresta sopra l’ultimo impianto di risalita.3- Veduta verso Nord da Femminamorta con il Monte Gomito.4- Veduta verso Est da Femminamorta con l’Alpe Tre Potenze.5- Giglio martagone sulla cresta (Lilium martagon).6- Il Monte Rondinaio in lontananza, il Monte Femminamorta a destra.7- Zoom sul Monte Rondinaio.8- La cresta da Femminamorta prosegue verso l’Alpe Tre Potenze.9- Il Monte Gomito e il Dente della Vecchia con il Lago Piatto sottostante, sullo sfondo il Monte Cimone.10- Il Passo della Vecchia e il Corno alle Scale sullo sfondo a destra.11- Veduta verso Nord dall’Alpe Tre Potenze con il Lago Piatto e la Val di Luce.12- Veduta verso Est dall’Alpe Tre Potenze con il Lago Nero ed il Poggio alle Porche.13- Veduta aerea sul Lago Nero e l’omonimo rifugio.14- La cima dell’Alpe Tre Potenze con insolito cartello degradato, altrimenti la segnaletica è perfetta, dietro a sinistra il Monte Femminamorta ed il Passo di Annibale a destra, sullo sfondo le Alpi Apuane.15- la cresta di salita o discesa dall’Alpe Tre Potenze verso il Passo della Vecchia.16- Dal Passo della vecchia si sale verso il Dente della Vecchia, piccola ma ardita cima.17- L’Alpe Tre Potenze visto dal Passo della Vecchia dove è presente un antico Cippo di confine.18- L’Alpe Tre Potenze visto dal Dente della Vecchia.19- Il monte Femminamorta visto dal Dente della Vecchia.20- Il Monte Gomito visto dal Dente della Vecchia.21- L’Alpe Tre Potenze22- Il Dente della Vecchia.23 – 24- Tritoni alpini al Lago Piatto.2425- Il Lago Piatto.26- La SPA della Val di Luce con il Balzo delle Rose alle spalle.
ANELLO MONTE RONDINAIO E MONTE GIOVO – LAGO TURCHINO E LAGO TORBIDO Dal Lago Santo – Appennino Toscoemiliano.
Percorso molto aereo, permette di raggiungere due laghi, il Lago Turchino e il Lago Torbido e due delle cime più alte dell’Appennino Tosco Emiliano, il Monte Rondinaio e il Monte Giovo, con questo itinerario ho concluso la salita di tutte le cime oltre i 1900 metri dell’Appennino Tosco Emiliano.
Partenza dal parcheggio del Lago Santo, si segue l’itinerario indicato nella cartografia della zona e ben segnalato in loco, si può anche utilizzare la traccia GPS allegata, poco prima di arrivare al Lago si prende la deviazione nel bosco sulla sinistra per il Lago Baccio (già descritto nell’articolo “APPENNINO TOSCO EMILIANO. LAGO SANTO E LAGO BACCIO Da Pievepelago.”) dopo circa 400 metri ad una deviazione si prosegue a sinistra lasciando il sentiero per il Lago Baccio a destra.
Si prosegue su comodo sentiero per oltre due chilometri tra prati e mirtilleti e, in circa un’ora dal parcheggio, si raggiunge prima il Lago Turchino, quindi proseguendo per altri 300 metri, il Lago Torbido, quest’anno in secca, poi il sentiero sale nettamente verso la cresta ed in circa 40 minuti si sale al Monte Rondinaio (1963 m.), si prosegue la cresta per il ripido Altaretto (1922 m.) quindi alla Grotta Rosa (1952 m.) fino al Monte Giovo (1,5 ore dal M.Rondinaio; 1991 m.) con ripida discesa finale di 1 ora, al Lago Santo.
Il percorso completo ha una lunghezza di oltre 11 chilometri con 900 metri di dislivello, si compie in 4-5 ore ed è adatto ad escursionisti allenati.
Di seguito le immagini dell’escursione effettuata il 27 luglio 2024.
1 – 3 -Il Lago Turchino, alle falde del Monte Rondinaio.234- Tritone alpino al Lago Turchino.5- Ruscello nei pressi del Lago Turchino.6- Verso il Lago Torbido tra vasti mirtilleti.7- Il Lago Torbido, quest’anno già in secca.8- Il Lago Torbido con il Monte Rondinaio Lombardo.9- Inizio della salita per il Monte Rondinaio.10 – 11 – Tratto molto ripido sulla cresta sommitale del Monte Rondinaio.1112- Vaccinium myrtillus in frutto.13- Dactylorizha incarnata nei prati umidi intorno ai laghi.14 – 15 -Veduta dalla cresta Est del Monte Rondinaio verso il lontano Monte Cimone.1516- Il sentiero sale con ripidi e strettissimi tornanti.17- Veduta verso Ovest con le Alpi Apuane.18 – 20 -Il Lago Torbido visto dal Monte Rondinaio.192021 – 22 -La cima del Monte Rondinaio.2223- La lunga cresta verso il Monte Giovo24- Il Lago Turchino visto dal Monte Rondinaio.25- Stachis pradica al suo limite meridionale dell’areale alpino italiano.26- La bellissima Gentiana purpurea.27- Il Monte Giovo.28- La cresta verso il Monte Giovo con il ripidissimo Altaretto.29 – 30 – L’Altaretto3031- La restante impegnativa cresta verso il Monte Giovo.32- Il Lago Turchino visto dal Monte Giovo.33- Il Lago Baccio visto dal Monte Giovo.34- Il Lago Baccio, a 30 minuti dal Lago Santo.35- La ripidissima discesa verso il Lago Baccio – Lago Santo.36- Il Lago Santo, punto di partenza dell’itinerario proposto.37- La ripidissima discesa verso il Lago Santo.38- Il Lago Santo.39- La cresta di discesa della foto n.37 vista dal Lago Santo.40- La cima del Monte Giovo vista dal Lago Santo.41- Libellule in accoppiamento formano un cuore.42- Angelica sylvestris con riflesso posteriore sulle acque del Lago Santo.