LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO E LA GROTTA DI NICOLA – Valle del Fiastrone.

La Grotta del Beato Ugolino si apre nel versante Sud del Monte Fiegni, vicino alle Caverne I/II/III/IV del Lago del Fiastrone, descritte in un precedente articolo, è una piccola e leggendaria cavità situata in una zona selvaggia di cui se ne erano perse le tracce, esistevano indicazioni in vecchi libri ma piuttosto vaghe.

Per la sua riscoperta ringrazio il mio amico Sauro T. che ci ha fornito le indicazioni necessarie e ringrazio Federico, Manuel e Roberta per le loro ricerche storiche e per avermi accompagnato.

Il raggiungimento della Grotta del Beato Ugolino è facile ma su terreno scomodo e scivoloso che necessita di scarponi da montagna, insomma non ci si va con le calzature con cui, la maggior parte degli escursionisti della zona, raggiungono le Lame Rosse.

La Grotta di Nicola invece è conosciuta e facilmente raggiungibile, situata nei pressi della strada che conduce alle Lame Rosse.

Più a monte, partendo dalla Frazione di Fiegni di Fiastra si può raggiungere, tramite comodo tratturo, il Romitorio del Beato Ugolino, una piccola Cappellina cdi colore bianco costruita nel 1961 nei pressi della Fonte d’acqua, che si dice fece scaturire il Beato Ugolino nel luogo del suo eremitaggio.

ACCESSO: Si parcheggia l’auto nei pressi della Diga del Lago del Fiastrone.

DESCRIZIONE: Si attraversa a piedi la diga e si prende il tratturo per le Lame Rosse. Dopo circa 1000 metri, si attraversa il fosso (con acqua solo a primavera) della Val di Nicola, in corrispondenza di uno slargo con prati dove il tracciato cambia direzione (352520,3 E – 4769797 N; 620 m.).

Qui si lascia il tratturo e si prende una lieve traccia che risale il fosso passando per prati, dopo circa 200 metri il fosso si restringe e ci si addentra nel bosco seguendo il ramo sinistro (in salita).

Si prosegue per altri 300 metri circa seguendo il fondo roccioso del fosso fino a raggiungere delle pareti solcate da diversi colatoi. Dirigendosi verso il colatoio più alto verso destra si sale nel bosco il bordo destro del fosso in direzione delle pareti superiori e si è già in vista della cavità (352169 E – 4770027 N; 650 m.).

Visitata la cavità si scende per l’itinerario di salita oppure, poco sotto alla grotta, si intercetta una traccia di sentiero con vecchi bolli rossi sugli alberi che conduce in quota nell’altro fosso di sinistra della Val di Nicola dove, a primavera, è presente una cascata più alta (la cascata effimera).

Scendendo quindi per il fosso e poi per prati si ritorna al tratturo per le Lame Rosse nel punto di salita.

Per raggiungere la Grotta di Nicola, dal fosso della Val di Nicola si continua il tratturo in lieve salita per le Lame Rosse per 50 metri fino ad uno slargo dove si trova una deviazione a destra usata dai boscaioli e che scende al Fiume Fiastrone (interdetta alle escursioni più avanti a causa di un incidente accaduto nel Giugno 2022).

Dopo circa 200 metri di tratturo, in corrispondenza della deviazione di direzione (Est), si trova un cartello metallico su un albero a destra con l’indicazione per la Grotta di Nicola che si raggiunge in breve (352598 E – 4769682 N).

La Grotta di Nicola è formata da un alto tetto roccioso naturale, un muretto a secco ne chiude un lato, probabilmente era anche dotata di tettoia in legno anteriore in quanto al suo ingresso è presente a terra un grande vecchio trave.

Da Fiegni invece, mediante comodo sentiero, in circa un’ora si raggiunge la chiesina del Beato Ugolino con l’omonima fontana.

Di seguito le immagini dell’escursione.

LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO

1- Il fosso della Val di Nicola.
2- Il fosso si restringe in prossimità delle pareti rocciose.
3- Il colatoio finale.
4- La sponda destra del Fosso con la Grotta del Beato Ugolino in alto.
5 – 9 -La Grotta del Beato Ugolino.
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10- Il fondo della Grotta è caratterizzato da una frattura aperta sul cielo.
11 – 12 -l colatoio più alto dove primavera scende la cascata effimera del Fosso di Nicola.
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13- Il colatoio si rispecchia nella pozza sottostante

LA GROTTA DI NICOLA

14- Il segnale nel bosco per la Grotta di Nicola.
15 – 19 – La Grotta di Nicola
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20 – Il muretto a secco anteriore.
21- Il grande trave a terra.

LA CHIESINA DEL BEATO UGOLINO Da Fiegni (foto gentilmente fornite da Manuel O.):

22 – 23 -La Fonte del Beato Ugolino.
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24- Lungo il sentiero sono presenti le stazioni della Via Crucis.
25 – 26 – La facciata della Chiesa del Beato Ugolino.
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27 – 28 – L’interno della chiesa.
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29- Pianta satellitare del percorso proposto.
GIALLO: Itinerario di avvicinamento.
ROSSO: itinerario proposto.



LAME ROSSE – l’evoluzione in oltre trenta anni di immagini.

Questo reportage comprende oltre trenta anni di immagini di uno dei luoghi più suggestivi dei Monti Sibillini, Le LAME ROSSE, spettacolari torrioni di conglomerato formato da brecce di colore rosa, situate nel versante Sud del Monte Fiegni, nei pressi del Lago del Fiastrone.

Nonostante l’escursione alle Lame Rosse, in genere effettuata partendo dalla Diga del Lago del Fiastrone, sia facile ed alla portata di tutti (massimo 40 minuti di cammino prevalentemente in piano e per la prima parte su strada sterrata) è uno dei luoghi dove il Soccorso Alpino ha effettuato più interventi in questi ultimi 10 anni, da quando sono giunte alla conoscenza della massa attraverso i social.

Se non è raro osservare d’estate “escursionisti” che raggiungono le Lame Rosse con le infradito o che d’inverno arrivano con gli stivaletti con tacco e suola liscia si capisce perché non è raro che qualcuno si sloghi una caviglia o si rompa una gamba per una caduta.

E’ sempre un luogo di montagna che, seppur facile, prevede l’utilizzo almeno di scarponcini da trekking.

Le seguenti immagini rispecchiano l’evoluzione subita dai torrioni di conglomerato nel corso di tre decenni e la mia evoluzione fotografica, le immagini riportate iniziano infatti da foto su pellicola in bianco/nero e diapositive fatte con fotocamera manuale, foto digitali con la prima compatta automatica, foto digitali con fotocamera reflex e foto digitali con fotocamera mirrorless.

In particolare ho messo in evidenza il cambiamento che alcuni torrioni caratteristici che compongono le Lame Rosse hanno subito negli anni.

1- La valle del Fiastrone con il profilo ad “V” e a “U” tipico delle valli Fluvioglaciali.

FOTO SU PELLICOLA BIANCO/NERO CON FOTOCAMERA MANUALE- ANNO 1985

2- Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
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4 – La guglia più alta con le guglie satelliti.
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6 – La guglia che diventerà con il tempo “la Giraffa”.

DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA MANUALE – ANNO 1992 con mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea.

7- La guglia più alta e le guglie satelliti.
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11- La guglia più alta e la guglia diventata “la Giraffa”.
12 – Dettaglio della guglia a più alta con le guglie satelliti e la guglia “la Giraffa” in primo piano.

DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA CON INERIMENTO DATA – ANNO 1993 (13/07/1993).

13 – Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
14 – La guglia più alta e “La Giraffa”.
15 – Sotto alla Giraffa.
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DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA COMPATTA – ANNO 1998

18 – Il torrione n.1 di ingresso.
19 – La guglia più alta e le guglie satelliti
20 – La guglie della “Giraffa” con la sommità modificata ha già perso la sua forma
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FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA COMPATTA- ANNO 2013 (alcuni anni dopo una alluvione).

22 – 24 – I nuovi grandi accumuli di breccia alla base delle guglie.
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27 – La guglia ex “Giraffa”

FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA REFLEX – ANNO 2017 DOPO IL TERREMOTO DEL 2016, con Fausto.

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30 – 31 – Il torrione n.1 di ingresso.
31 – A sinistra innevato il Monte Rotondo, il Monte Pietralata ed il Monte Cacamillo.
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34- Un pioppo sta crescendo al riparo alla base delle Lame Rosse.
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37 – La guglia più alta e la (Ex) Giraffa
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41 – 43 – La guglia “Giraffa” ormai irriconoscibile.
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44 – 46 – Accumuli di neve ricoperti di breccia nei valloni alla base delle guglie.
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47 – La guglia più alta con il ripidissimo canalone sottostante.
48 – Il Canyon sotto all’ultima guglia.
49 – Ancora accumuli di neve primaverile
50 – E poi solo calcare.
51 – Il canale roccioso che separa le guglie in conglomerato dalle pareti di bianca roccia calcarea.

FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA MIRRORLESS – ANNO 2023.

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53 – 54- Il Torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
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55- la cima del torrione n.1 con una pianta di Dianthus virgineus (Garofano di monte)
56- Il Dianthus virgineus che vegeta sulle pareti verticali di breccia delle Lame Rosse.
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59 – Le ultime guglie con la guglia piccola in basso formata da pochi anni
60 – 61 – La guglia più piccola formata da pochi anni.
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62 – 63 – Il pioppo della foto n.34.
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65 – 66 -La Guglia più alta e la guglia (Ex) Giraffa
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67 – La guglia Giraffa vista dalla base.
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71- La Guglia più alta e le guglie satelliti molto più arrotondate.
72 – 73 -La Guglia più alta.
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74 – L’ultima guglia che forma il canyon nella parete opposta, riportato nelle foto seguenti.
75 – Lo spigolo dell’ultima guglia oltre il quale c’è il canyon.
76 – 78 – Il canyon dietro all’ultima guglia.
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LE CAVERNE I/II/III/IV DEL LAGO DEL FIASTRONE E FORRA DELLA VAL DI NICOLA.

Al di sopra del sentiero che dalla Diga del Lago del Fiastrone conduce verso le, ormai conosciutissime e frequentatissime Lame Rosse, si aprono ben quattro caverne molto particolari riportate sul Catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.

Le caverne sembrano essere scavate dall’uomo in quanto tutte si presentano come una galleria uniforme e la porzione di pietre mancanti accumulate davanti allo stesso ingresso, eppure non ci sono minerali da ricercare nella zona ne credo mai nessuno si sia messo a scavare per fare qualche riparo di fortuna. L’unica che ha un aspetto naturale è la Caverna III in quanto presenta un pozzo finale con un possibile proseguimento in cunicoli molto bassi.

ACCESSO: Si parcheggia l’auto nei pressi della Diga del Lago del Fiastrone.

DESCRIZIONE: Si attraversa a piedi la diga e si prende il tratturo per le Lame Rosse. Dopo circa 500 metri, si incontra sulla destra un cartello di pericolo inondazioni posto poco dopo una rientranza della strada in corrispondenza di un canale roccioso. Si sale il pendio boscoso sovrastante il cartello salendo in verticale per circa 200 metri di dislivello seguendo le coordinate delle quattro caverne indicate sul Catasto delle Grotte della Regione Marche o su alcune App di navigazione satellitare (Outdooractive, Terra Map ecc.).

Non ho segnalato (omini di pietra o bolli di vernice) sul posto l’itinerario fatto per raggiungere le caverne in quanto toglierei il fascino dell’avventura ne ho potuto fare una traccia GPS da condividere in quanto il segnale nella zona è piuttosto ballerino, a volte mi indicava che ero in acqua dentro al Lago !!!

Pertanto per raggiungere le quattro caverne ci si deve affidare al navigatore satellitare e a un po’ di pazienza nel girare intorno a ciascun punto segnalato fino a che non si trovano le caverne, nel giro di due ore dall’auto le abbiamo visitate tutte e quattro e poi siamo scesi alla Forra della Val di Nicola quindi abbiamo raggiunto anche le Lame Rosse in quanto era presto.

Dopo aver trovato la Caverna IV, la più in alto, ho notato delle tracce di cinghiali che collegavano le altre tre caverne che ho trovato in breve tempo e che infatti vengono usate come ripari dagli animali selvatici.

L’itinerario di salita non è difficile ma molto scomodo a causa della fitta boscaglia di Leccio, intricata e ripida.

Il Catasto riporta poi anche la Caverna V proprio sopra il parcheggio della diga, nel versante opposto della valle ma la nostra ricerca è stata vana, sia per la maggiore vegetazione del pendio e forse perché è stata interrata poiché in prossimità della sua posizione abbiamo trovato sito analogo alle altre grotte visitate ma chiuso con terra e pietre.

La Caverna VI del Lago del Fiastrone, situata più distante dalla diga, sicuramente la più bella, è già stata visitata e descritta nell’articolo “IL BUCO DELL’ISTRICE E LA CAVERNA VI DEL LAGO DEL FIASTRONE” a cui rimando.

La piccola ma interessante Forra della Val di Nicola si trova poco sotto il sentiero delle Lame Rosse, prima che esso devia di direzione per addentrarsi nella omonima valle e superare il fosso stesso, in corrispondenza di una traccia che scende al fiume Fiastrone.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il cartello a circa 500 metri dalla diga che indica il punto dove salire nel bosco sovrastante.
2- la rientranza della strada in corrispondenza di un buio canalone roccioso, vista dal cartello.
3- L’ambiente di salita alle caverne, boscaglia fitta e ripida.
4- Uno dei punti più aperti della salita, sullo sfondo il Lago del Fiastrone e, la parete rocciosa a destra dove si trova la caverna VI
5 – In ordine cronologico: L’ingresso della Caverna I del Lago del Fiastrone, davanti, all’esterno, l’accumulo di pietre come se fosse stata scavata dall’uomo.
6 – 8 – L’interno della Caverna I.
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9 – 10 – Le tracce di cinghiali che ci hanno guidato alle altre caverne.
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11 – 12 – L’ingresso della Caverna II ed il solito accumulo di pietre esterno
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13 – 15 -L’interno della Caverna II.
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17 – L’ingresso della Caverna III, la più profonda ed interessante.
18 – 19 – L’interno della Caverna III.
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20 – 22 – Il pozzo finale della Caverna III.
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23 – Scendo nel pozzo ma prosegue su strette fenditure inpraticabili.
24 – 25 – Le fenditure finali troppo strette anche per me.
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26 – 27 – L’uscita dal pozzo della Caverna III.
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28 – L’ingresso della Caverna IV
29 – 30 – L’interno della Caverna IV
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LA PICCOLA FORRA DELLA VAL DI NICOLA

La forra, situata poco al di sotto del sentiero per le Lame Rosse, prima che esso attraversa la omonima valle, in corrispondenza di una deviazione in discesa che conduce al fiume Fiastrone riportata sulla cartografia, presenta dei brevi salti rocciosi al di sotto dei quali delle profonde Marmitte dei Giganti accumulano sempre acqua. La Forra può essere discesa con corde per poi riprendere a destra il sentiero che risale a quello per le Lame Rosse.

31 – La piccola Forra della Val di Nicola.
32 – Ci apprestiamo a scendere senza l’uso di corde.
33 – il primo salto.
34 – il secondo salto, ci vuole la corda.
35 – Le marmitte dei Giganti che contengono sempre una notevole quantità di acqua.
36 – la seconda Marmitta contiene ancora più acqua.
37 – 38 -Una particolarità botanica della zona: Leccio (tronco scuro) ed Orniello (tronco chiaro) fusi insieme nella stessa ceppaia come se fossero una unica specie, convivono in piena armonia.
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39 – La mappa satellitare della zona di una applicazione che riporta anche le coordinate delle quattro caverne.
40- La posizione delle quattro caverne nel dettaglio della zona.



LA FORRA E LE PLACCHE DI PENNADOMO Un piccolo paese della provincia di Chieti con tante meraviglie.

Pennadomo in provincia di Chieti, nella meravigliosa Regione Abruzzo, presenta delle bellezze naturalistiche incredibili prodotte dalla particolare geologia della zona, dove gli sconvolgimenti tettonici hanno innalzato in verticale gli strati di calcare, originariamente formatesi in orizzontale su un preistorico mare.

Queste particolari formazioni rocciose hanno formato una forra e delle placche rocciose uniche e veramente spettacolari.

L’accesso sia alla Forra che alle Placche dell’Oasi è alla portata di tutti, sono intorno al paese con camminate di pochi minuti, sono raccomandabili scarponi, caschetto e una buona fotocamera per immortalare le bellezze che consiglio di andare immediatamente ad osservare.

Di seguito le immagini del sito.

LA FORRA E LA CASCATA

1- L’abitato di Pennadomo a ridosso delle pareti verticali.
2- Scendendo con la strada da Pennadomo verso il Lago di Bomba si raggiunge l’inconfondibile ingresso della Forra, tra altissime e verticali pareti di roccia.
3- L’ingresso della Forra
4- L’itinerario è consigliabile in primavera quando il torrente porta più acqua
5 – 6- Le incredibili stratificazioni verticali di calcare nella forra
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7- La cascata ed il laghetto sottostante dove termina il tratto escursionistico della Forra.
8- “Piccolo” masso caduto dalle alte pareti.
9 – 18 -Altre immagini della forra con le incredibili pareti, grotte e fessure.
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LE PLACCHE DELL’OASI

19 – 21 – Le Placche dell’Oasi a ridosso del paese di Pennadomo, con vie di arrampicata fino al 8b.
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22- L’ingresso della lunga fessura delle Placche dell’Oasi.
23- Climber all’opera visti dall’interno della fessura delle Placche dell’Oasi.
24- Dalla fessura, larga poco più di un metro in alcuni punti, si vede il proseguimento delle stratificazioni verticali, in fondo alla Valle, sotto ai nostri piedi c’è la Forra visitata prima.
25 – Una corda aiuta la discesa e successiva risalita in quanto il fondo e scivoloso.
26 – 33 – Immagini all’interno della strettissima fessura, davvero qualcosa di unico e meraviglioso.
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34 – Provo l’attacco della via da 8b con gli scarponi, solo l’attacco è già un 6a.
35- il paese di Pennadomo visto dall’aereo belvedere sopra alle Placche dell’Oasi.
36 – Il proseguimento geologico nell’altro versante della vallata delle Placche dell’Oasi, nel fondo c’è la Forra
37 – Il Resegone, una vera e propria lama di roccia verticale isolata con un mio amico vestito di celeste e compagna di cordata in cima, appena visibili.
38 – Uno zoom
39 – Un secondo zoom e sono più visibili e permettono di avere una idea delle dimensioni e della forma della parete rocciosa..
40 – Nella zona vale la pena di visitare anche il castello di Roccascalegna a poche decine di chilometri da Pennadomo.
41- Alla sera ci è uscito di fotografare anche l’eclisse parziale di luna.



GOLE DEL SAGITTARIO : LAGO DI SAN DOMENICO – LAGO DI SCANNO

Nella zona delle Gole del Sagittario, sempre in Abruzzo, si trovano i Laghi di San Domenico e di Scanno dove si possono effettuare delle belle escursioni quali :

  • Eremo di San Domenico da Villalago
  • Punto panoramico superiore del Lago di Scanno

dove è anche facile poter osservare la fauna selvatica da vicino.

Di seguito le immagini delle escursioni, tutte ampliamente riportate in letteratura e sul web.

1 – 2- Un eremo senza nome costruito all’imbocco di una grotta nelle Gole del Sagittario.
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3 – 9 -Femmine di Cervo al bagno al mattino presto, date le alte temperature nonostante i primi di Novembre, nel Lago di San Domenico e nel Lago di Scanno.
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10 – Cervo giovane al pascolo nel parco pubblico.
11- E persino un grande maschio al bagno, di solito più schivo delle femmine.
12 – 16 – Riflessi al Lago di Scanno.
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17- Va in giro perfino una Vanessa Atalanta.
18 – 19 – L’azzurro Lago di San Domenico visto dal sentiero che da Villalago scende fino all’Eremo di San Domenico.
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20- L’Eremo di San Domenico sulla sponde dell’omonimo Lago.
21- Veduta dalla Grotta posta dietro l’Eremo.
22- La ormai conosciutissima forma a cuore del Lago di Scanno vista dal Belvedere superiore.



ROCCAMORICE: CASCATA LEJO di ABBATEGGIO -PARCO LAVINO – EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO.

Nei dintorni di ROCCAMORICE, un paese situato nel settore Nord del Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo, sono presenti diversi siti naturalistici e storici molto interessanti e poco conosciuti visitabili in una unica giornata.

CASCATA DI LEJO : Da Roccamorice si raggiunge in auto il paese di Abbateggio distante pochi chilometri, si prosegue prendendo la Via Celestino V in direzione del Parco Lavino per circa un chilometro fino ad incontrare il cartello turistico indicante il sentiero per la Cascata. Si scende nel campo coltivato ad uliveto sottostante il cartello per traccia di sentiero ed in breve si raggiunge il fiume Lavino. Si risale il torrente per circa un 500 metri percorrendo una suggestiva forra fino alla cascata.

Il percorso è accidentato e scivoloso, si raccomandano scarponi da montagna, di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il tratto iniziale della forra.
2 – 6 – Continuando la forra si fa più stretta e di aspetto quasi tropicale con folta vegetazione (edera) che scende dalle pareti.
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7- Siamo in vista della cascata
8 – 9 – Zoom sulla cascata che pur a fine stagione estiva, ancora porta acqua.
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10- Un profondo laghetto ci impedisce di raggiungere la base della cascata.
11- Gerridi sulla superficie dei laghetti della forra.

PARCO LAVINO: Visitata la cascata di Lejo, in auto si prosegue in discesa la strada per poco più di un chilometro verso il Parco Lavino (segnaletica e parcheggio in zona) dove sono presenti delle sorgenti ed addirittura un torrente di acqua solfurea.

12 – 13 – I laghetti di acqua solfurea del Parco Lavino.
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14 -15- Le sorgenti di acqua solfurea dal caratteristico colore bluastro torbido per la presenza di zolfo colloidale in sospensione.
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16- Formazioni algali di varie tipologie nelle sorgenti solfuree.

EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO: Da Roccamorice si prosegue in auto in direzione Sud per il Passo Lanciano – la Maielletta e con indicazioni per la Palestra di Roccia – Eremo di Santo Spirito a Majella – Eremo di San Bartolomeo in Legio. Si continua in auto fino al parcheggio dell’Eremo di San Bartolomeo dove è presente anche un ristoro. Si prosegue quindi a piedi in sentiero ben segnalato in discesa ma che richiede scarponi da montagna (abbiamo incontrato persone con scarpe da passeggio che tentavano di raggiungere l’eremo !!!) fino all’Eremo raggiungibile in circa 40 minuti. Tramite un a vecchissima scalinata intagliata nella roccia è possibile poi scendere nelle grotte laterali più in basso, abitate fin dalla preistoria, e nel fosso sottostante.

L’Eremo conserva ancora degli affreschi esterni risalenti al XIII secolo, dipinti con i classici pigmenti dell’epoca: ocra gialla e ocra rossa, verderame, biacca e carbone; per chi volesse approfondire può consultare la mia pubblicazione:

L’Eremo di Santo Spirito a Majella è descritto nell’articolo: MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA del 10 settembre 2022.

Di seguito le immagini dell’escursione.

17- La piccola galleria di ingresso all’eremo, visibile solo all’ultimo minuto.
18 – 19 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio protetto da un ampio tetto di roccia.
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20- Gli affreschi esterni dell’Eremo, risalenti al XIII secolo, ancora visibili e dipinti con i classici pigmenti dell’epoca.
21- L’interno dell’Eremo.
22- la ripidissima e vecchissima scala in pietra che scende alle grotte e fosso sottostante.
23- Il muro a secco che sorregge da secoli la scala di accesso al fosso sottostante l’Eremo.
24 – 25 – Le grotte sottostanti l’Eremo usate fin dalla preistoria come riparo.
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26 – Il fosso che ha scavato la roccia posta alla base del Vallone dove sorge l’Eremo
27- Enorme masso che fa da ponte naturale nel fosso.
28 – 29 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio vito dal Vallone sottostante.
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LE GROTTE DI ONFERNO Cavità ipogee nella Selenite.

La Riserva Naturale Orientata di Onferno è situata in Provincia di Rimini, nella Valconca, ai confini con la Repubblica di San Marino.
Il complesso carsico delle Grotte di Onferno è considerato tra i più importanti d’Italia tra le grotte nel gesso.
Dalle pendici argillose di Monte Croce scendono due piccoli corsi d’acqua che, raggiunta la rupe gessosa di Onferno, confluiscono e iniziano a scorrere per un breve tratto sotterraneo. Le acque riaffiorano poco più a valle, all’interno di una forra densamente boscata. La grotta si sviluppa lungo tutto il tratto ipogeo del corso d’acqua alla base di un banco gessoso.
La Grotta di Onferno fu esplorata per la prima volta nel 1916.
Nel primo tratto, lungo il torrente, si percorrono gallerie con pareti verticali modellate dall’acqua in forme sinuose. Successivamente si incontrano i tipici concrezionamenti calcarei delle grotte gessose; i piú estesi, di un acceso colore aranciato per la presenza di ossidi di ferro, formano una bella colata che decora una parete con stillicidio concrezionante attivo. Nel tratto successivo, si abbandona il livello attivo raggiungendo ambienti fossili dove si sono ampliate alcune sale per fenomeni di crollo.
La grotta ha uno sviluppo di circa 400 m. con un dislivello di 64 m. e una delle sue caratteristiche è rappresentata dalla presenza di cospicue colonie di pipistrelli.

Di seguito le immagini dell’escursione guidata.

1- L’ingresso della grotta.
2- L’interno della grotta.
3 – 4- La selenite, forma cristallina di Gesso (Solfato di Calcio), brilla se illuminata.
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5 – 15 – Immagini dell’interno della grotta, molto diversa dalle grotte calcaree a cui siamo abituati.
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16- le concrezioni prodotte da infiltrazioni di acqua calcarea contenente ferro sono piuttosto rare nelle grotte sulla selenite.
17- Formazioni di solfobatteri di colore argenteo
18- Altre formazioni di solfobatteri di colore dorato.
19- Concrezioni calcaree mammellonari.
20- Bozzolo di ragno che vive all’interno della grotta.
21- L’uscita



LA GROTTA DE LU VALLO’ – Alta valle dell’Ambro

Nell’alta valle dell’Ambro, nel versante Nord del Monte Priora, in prossimità della formazione rocciosa denominata localmente “La Travertina”, si apre una ampia grotta conosciuta solo dagli anziani di Vetice e non riportata sul catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.

La Grotta, denominata “de Lu Vallo'” perché si trova nel grande vallone che scende prima dell’Aia della Regina, verso le Roccacce, si trova a poche centinaia di metri sotto al sentiero che da Vetice attraversa il Prato Porfidia e raggiunge le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.

ACCESSO: Si raggiunge con l’auto la frazione di Vetice di Montefortino, si prosegue il tratturo verso i Campi di Vetice parcheggiando in modo tale da non ostacolare il passaggio dei trattori.

DESCRIZIONE: Si prosegue il tratturo a piedi (sentiero n.224 sulle carte, conosciutissimo e riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini) che si dirige verso il Pizzo attraversando campi coltivati, giunti alla Fonte Vecchia si devia a destra per la Valle dell’Ambro (la deviazione a sinistra conduce verso la Samara- versante Infernaccio) e si prosegue fino ad entrare nel bosco, si intercetta il sentiero che sale dalla Madonna dell’Ambro e si prosegue, con tratti in salita, si supera la deviazione a sinistra che sale verso Il Pizzo con indicazione su un tronco e con circa 1,15 ore si raggiunge Prato Porfidia con i resti di numerosi ricoveri in pietra.

Si prosegue raggiungendo la Fonte dell’Acqua Arva e si continua per netto sentiero fino a risalire un tratto roccioso in corrispondenza dei torrioni de La Travertina oltre il quale il sentiero gira nettamente versante e si apre in alcuni tratti di prato sottostante le alte pareti rocciose dove è possibile ammirare l’imponente versante Nord del Monte Priora o Pizzo Regina e l’alta valle dell’Ambro con il versante Est del Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto (1 ora)

Si è giunti nell’ampio vallone che scende dalla Priora, appena termina il bosco (357024,4 E – 476484,8 N; 1415 m.) si lascia il sentiero che prosegue per le sorgenti dell’Ambro e si scende circa un centinaio di metri per il ripido prato sottostante costeggiando gli alberi e aggirando alcune rocce che si incontrano in basso, alla base di tali rocce si apre la ampia e doppia Grotta de Lu Vallo’ (356909,2 E – 4756492,4 N; 1340 m.; 2,30 ore dall’auto).

Raggiunta la grotta si risale sul sentiero di raggiungimento e si sale su ripidi prati e rocce verso la base de La Travertina dove si aprono altre cavità costituite principalmente da ampi tetti rocciosi poco profondi e nascosti dalla vegetazione arborea.

Quindi si consiglia di proseguire in sentiero e raggiungere le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.

Ritorno, stesso itinerario.

1- Il Balzo Rosso al primo mattino.
2- Il Pizzo con il Poggio della Croce.
3- Il Poggio della Croce visto dal bosco sottostante
4- La “bellissima” indicazione con vernice sul tronco che indica la deviazione in salita per Il Pizzo, solo sui Monti Sibillini si vedono certe cose.
5- Un fontanile ormai asciutto da anni nei pressi di Prato Porfidia.
6 – 7 – I vecchi ripari di Prato Porfidia.
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8- Il versante Sud del Monte Amandola.
9- Il Balzo Rosso visto di lato.
10 – Usciti dal bosco si apre l’alta Valle dell’Ambro, le Roccacce e la Forcella Bassete.
11- Il versante Est del Pizzo Tre Vescovi con la cresta in parziale ombra che abbiamo risalito anni fa (descritta nel sito) ed il Monte Acuto.
12- La Travertina e la Grotta de Lu Vallo’ sottostante.
13 – 17- la Grotta de Lu Vallo’
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18- La seconda grotta più interna e profonda.
19 – 20 – a colonna di roccia che separa le due grotte.
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21- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dall’interno della grotta.
22- Risaliamo i ripidi prati sovrastanti il sentiero per raggiungere altre cavità alla base de La Travertina.
23- Le alte e levigate pareti de La Travertina.
24- Una modesta cavità alla base de La Travertina
25- Altre cavità formate da tetti di roccia poco profondi si aprono alla base delle pareti rocciose, nascoste dagli alberi.
26- Ritorno a Vetice, il Pizzo e Poggio della Croce.
27- E di nuovo il Balzo Rosso.
28 – Pianta satellitare dell’ultimo tratto dell’itinerario per raggiungere la Grotta de Lu Vallo’.



LA GROTTA DELL’ACQUA SOLFUREA – Gola di Frasassi

La Grotta dell’Acqua Solfurea è una grotta ad accesso libero nella Gola di Frasassi, a poche centinaia di metri dall’ingresso turistico delle Grotte omonime.

Poco prima del tombino da cui si accede alla Grotta Bella (vedi itinerario in questo sito), si risale il bosco su traccia di sentiero in direzione dell’alto muraglione presente al lato della strada fino alla sua sommità dove si apre l’ingresso alla Grotta Solfurea.

L’accesso non è proprio escursionistico in quanto prevede una calata e soprattutto la successiva risalita di uno stretto pozzo mediante diversi metri di corda fissa per cui la visita in modo autonomo è riservata ad escursionisti con un minimo di esperienza speleologica.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il muraglione dove è presente l’ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea con la sottostante strada che in poche centinaia di metri porta all’ingresso turistico delle Grotte di Frasassi.
2- L’articolato ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea.
3 – 4 – Ci prepariamo per la discesa del pozzo con la corda fissa.
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5- Il pozzo con la corda fissa di non facile accesso e soprattutto risalita.
6 – 9- Fasi della non facile discesa.
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10- Mi appresto a scendere anche io.
11-Il fondo del pozzo
12 – 14 – L’interno della Grotta
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15 – Anche in questa grotta, essendoci acqua solfurea, sono presenti formazioni a “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti.
16 – Le stesse formazioni viste alla luce UV.
17- In prossimità della sorgente di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
18 – 20 – Fasi impegnative del percorso.
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21 – Per un tratto si procede carponi
22 – 24 – Piccole pozze d’acqua.
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25 – Proseguiamo per raggiungere il corso sotterraneo di acqua solfurea che sfocia nel Sentino nei pressi dell’ingresso della Grotta del Fiume.
26 – 28 – Finalmente raggiungiamo il corso sotterraneo d’acqua solfurea che da il nome alla Grotta, caratterizzato, oltre che dall’odore di uova marce, da un colore grigiastro dovuto allo zolfo colloidale trasportato dall’acqua che la rende opalescente.
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DUE CASCATE IN UN GIORNO: La cascata di Forcella e la cascata delle Prata.

Gli itinerari che propongo permettono di raggiungere due spettacolari cascate situate nei dintorni di Acquasanta Terme, la Cascata delle Prata e la Cascata di Forcella, fattibili in una unica giornata in quanto logisticamente vicini, brevi e alla portata di tutti.

Entrambe gli itinerari sono riportati in cartografia della zona e sui social.

CASCATA DELLE PRATA.

Da Acquasanta Terme si raggiunge in auto la frazione di Umito, a monte della Gola del Garrafo, dove si parcheggia in corrispondenza di un piazzale di un Ristorante. Si prosegue a piedi per una ampia sterrata perfettamente segnalata (siamo nel Parco Gran Sasso- Monti della Laga !!!) in direzione della Cascata delle Prata – Cascata della Volpara. Dopo circa un’ora di comodo cammino tra secolari castagneti si raggiunge un bivio in corrispondenza di un fosso, si prende a sinistra e si sale nel bosco ed in altri 30 minuti si raggiunge la cascata delle Prata.

Proseguendo la strada sterrata invece, in poco più di due ore e con molta più salita, si raggiungono le Cascate della Volpara.

Di seguito le immagini della facile escursione.

1- I castagneti lungo la strada per la Cascata delle Prata.
2- Un castagno secolare
3- la deviazione per la Cascata delle Prata, non ci si può sbagliare !!!
4- La facile salita nel bosco
5 – 11- La Cascata delle Prata, purtroppo a fine estate la portata idrica è scarsa.
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12- Un punto di sosta attrezzato poco prima della cascata.
13- Ragnatela con rugiada nei pressi della cascata.

CASCATA DI FORCELLA

Per raggiungere questa spettacolare cascata da Acquasanta Terme si prosegue in auto in direzione di Ascoli Piceno fino alla frazione di Corneto dove si devia in corrispondenza dell’omonimo lago artificiale in direzione di Forcella.

Si sale per circa 500 metri dal ponte sula lago fino ad uno spiazzo con un piccolo ristoro dove si parcheggia, nei pressi del Mulino Pompili con la limitrofa Cascata di Forcella, anche in questo caso ottimamente segnalata.

In circa 10 minuti di comodo sentiero si è sulla sponda del profondo lago situato alla base della cascata dove d’estate è possibile fare il bagno.

Di seguito le immagini della facilissima escursione.

14 – 15- La segnaletica del Mulino dove si parcheggia
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16 – 23 – La Cascata di Forcella e il profondo laghetto sottostante
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24 – il lato sinistro della cascata
25 – 28 – Il lato destro della cascata
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29 – 31 – Le altre cascatelle sottostanti
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32 – 33 – Immagini riprese con tempi lunghi della fotocamera.
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34- Una stretta, profonda ma bagnatissima grotta nelle cascatelle sottostanti
35- Vegetazione a Capelvenere ai lati delle cascate.
36- la cascata di Forcella vista da monte con il sottostante laghetto.
37- Immagine impressionistica del corso d’acqua che forma la cascata di Forcella.
38- Ritornando verso casa dopo il tramonto nei pressi di Montefortino si vedono le luci di Vetice sotto al Pizzo.
39- Pianta satellitare dei percorsi proposti.