LA GROTTA DEL BEATO BERNARDO – GROTTE DI MONTELAGO DI CAMERINO.

I Piani carsici di Montelago, superiore e inferiore, sono uno dei tanti altipiani dell’Appennino, si elevano ad una quota media di 940 metri il primo e 900 metri il secondo, delimitati da Monte Igno a sud e Monte di Mistrano a Nord, tra i Comuni di Serravalle, Camerino e Sefro.

I Piani sono caratterizzati da un lago temporaneo primaverile nel piano inferiore e una delle poche torbiere dell’Appennino nel piano superiore, questi ambienti sono popolati da una flora specifica molto interessante composta da diverse specie di orchidee e altre piante rare.

Consiglio di fare questa escursione a primavera dove è possibile ammirare una delle più belle fioriture di Orchidee dell’Appennino con decine di specie e di poter osservare il lago temporaneo colmo di acqua.

L’accesso ai piani può essere effettuato in auto da Serravalle del Chienti salendo alla frazione di Copogna per poi proseguire su strada asfaltata fino alla chiesa della Madonna di Montelago con punto di ristoro limitrofo oppure da Camerino per strada imbrecciata che sale dalla frazione di S.Erasmo verso Nibbiano infine da Sefro alla frazione di Agolla per proseguire poi su strada imbrecciata.

Nei dintorni dei Piani di Montelago si aprono delle cavità visitabili, la Grotta del Beato Bernardo e di San Bartolomeo delle Carpenese e altre due cavità nei pressi della chiesa della Madonna di Montelago: la Grotta Bocalume e il Buco del Sasso Freddo che avendo carattere di pozzo verticale abbiamo esplorato per una piccola parte con lo speleodrone.

Di seguito la descrizione per raggiungere le quattro grotte.

LA GROTTA DEL BEATO BERNARDO

Per raggiungere invece la Grotta del Beato Bernardo, una volta raggiunto il Piano Inferiore per la strada asfaltata, nei pressi del lago, si prende la deviazione di breccia per Sefro-Agolla con indicazione anche per la grotta, si percorrono circa 2 chilometri fino al Passo del Trebbio dove si parcheggia in corrispondenza di una pensilina con pannelli solari, di fronte inizia il breve sentiero per la Grotta. addirittura provvisto di illuminazione notturna e perfettamente segnalato. In circa 15 minuti si raggiunge a piedi la Grotta del Beato Bernardo, al ritorno, a circa metà sentiero, si sale a sinistra su una lieve traccia nel bosco che sale verso le pareti sovrastanti e, costeggiando le pareti, si può raggiungere una seconda cavità, la Grotta di San Bartolomeo delle Carpenese. Non fidatevi della geolocalizzazione del Catasto delle Cavità della Regione Marche in quanto la indica sotto il sentiero anziché sopra.

1- Il Piano di Montelago Superiore, visto dalla strada che sale da Copogna di Serravalle.
2- Il lago di Montelago
3- Il canale di scolo del lago verso l’inghiottitoio.
4 – 5 -Alcuni Biancospini (Crataegus monogyna) arborei secolari al piano superiore.
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6 – Dactylorizha sambucina con fiori rossi
7 -Dactylorizha sambucina con fiori gialli
8- Orchis pauciflora
9 – Orchis provincialis
10 – 11 – 12- Orchis morio
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13- Ophrys fusca Link subsp. funerea
14- Nel lago del piano Inferiore di Montelago vegeta la rara e bellissima Orchis laxiflora.
15- E la Dactylorizha incarnata.
16- La più comune Gimnadenia conopsea
17 – 20- Mentre nella torbiera del Piano Superiore vegeta il rarissimo Eriophorum latifolium.
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21- Tiglio in fiore che alimenta un un vero e proprio stormo di farfalle.
22-Il cartello posto all’inizio del sentiero per la Grotta del Beato Bernardo.
23- Non si può dire che manca la segnaletica al Passo del Trebbio di Montelago, magari fosse così nel Parco dei Monti Sibillini.
24- Il comodissimo sentiero per le due grotte.
25- L’alta parete dove si apre la Grotta del Beato Bernardo.
26 – 30 – La Grotta del Beato Bernardo, meta di pellegrinaggio.
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31 – 34 Costeggiando la stessa parete si raggiunge la Grotta di San Bartolomeo delle Carpenese.
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35 – 36 – La curiosa “finestra” nella Grotta di San Bartolomeo.
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LE GROTTE DI MONTELAGO: IL BUCO DI SASSO FREDDO

Le due cavità, il Buco di Sasso Freddo e la GRotta Bocalume, sono situate nei pressi della Chiesa della Madonna di Montelago, si raggiungono facilmente seguendo le tracce GPS del Catasto delle Cavità della Regione Marche. Esse si trovano a terra protette da recinto e grata all’interno di un bosco come visibile nella foto n.49, a poche centinaia di metri dalla chiesa.

37 – 39 -Il Buco di Sasso Freddo protetto da una recinzione.
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40 – 42 – Esploriamo il pozzo con lo speleodrone ma poi esso devia e non si può proseguire.
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LA GROTTA BOCALUME

43 – 44 -La Grotta Bocalume è protetta da una pesante grata a terra.
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45- Caliamo lo speleodrone e notiamo tre aculei di Istrice conficcati su una parete del pozzo, forse è caduta al suo interno.
46- Ci avviciniamo agli aculei.
47- Raggiunti gli aculei proseguiamo per vedere se c’è la carcassa dell’Istrice.
48- Ma il pozzo devia e non possiamo proseguire, vediamo solo altri aculei nel fondo.
49- La posizione delle grotte di Montelago.



MONTE TORRONE E SASSO D’ANDRE’ da Foce per la cresta Ovest.

In compagnia di Paolo, Tiziana, Gilberto, Elia e Francesco, il 25 agosto 2024 abbiamo ripetuto la salita al Monte Torrone e Sasso d’Andre’ per la cresta Ovest, già descritta in questo blog.

Partiti da Foce di Montemonaco abbiamo percorso il Piano della Gardosa e siamo saliti per le Svolte.

Appena usciti dal bosco abbiamo lasciato il sentiero di fondovalle che sale al Lago di Pilato e abbiamo deviato a sinistra, con una ripida salita siamo andati a prendere la sottile cresta rocciosa Ovest che sale verso il Monte Torrone.

Saliti i primi torrioni abbiamo poi deviato a sinistra per il sentiero che gira nel versante Nord e abbiamo ripreso la cresta Ovest più in alto evitando così il punto mediano più ripido.

Dalla cima del Monte Torrone abbiamo proseguito per il Sasso d’Andre’ e siamo ridiscesi a Foce per il sentiero classico della Forcella del Banditello.

Di seguito le immagini della bellissima giornata in compagnia di fantastici amici.

1- La ripida salita erbosa appena usciti da Le Svolte per andare a prendere la cresta Ovest del M.Torrone
2- Il primo torrione della cresta, sullo sfondo il M.Argentella.
3- E il Piano della Gardosa con Foce in fondo
4 – 5 -Saliamo verso il secondo torrione
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6- Su pendio sempre molto ripido
7- Il primo torrione alle spalle
8 – 9 – Ed eccoci sul secondo torrione
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10- Già alti rispetto a Le Svolte andiamo a prendere il sentiero che gir nel versante Nord. alle spalle la grande frana del Fosso del Miracolo prodotta dal terremoto del 2016.
11- Nel sentiero del versante Nord
12- Il versante Est e Nord del monte Argentella.
13- Forca Viola e l’omonima cima.
14- Lasciamo il sentiero (in basso) e ripieghiamo di nuovo verso la cresta Ovest.
15 – 16 -L’ultimo tratto della cresta Ovest.
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17- La parte iniziale della Valle del Lago di Pilato
18- La parte finale della Valle del Lago di Pilato.
19- Il cima al Monte Torrone ed il sentiero di cresta verso l’Antecima Nord del Monte Vettore.
20- Sul Sasso d’Andre’.
21- Veduta verticale sul versante Est del Sasso d’Andre’.
22 – 24 -la cresta che scende verso il Monte Banditello.
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25- Lichene Rizhocarpon geographicum che si sviluppa solo ed esclusivamente su selce e non su calcare.
26 – 27 – La bellissima ed alta faggeta sopra Foce sul sentiero di discesa dalla Sella del Banditello.
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28 – 29- Tronco morto decorato in modo fantastico da Blastofagi, coleotteri che depositano le uova sotto alla corteccia dei tronchi morti, le larve alla schiusa si nutrono del legno e scavano delle galleria perfettamente parallele tra loro che si allargano di diametro man mano che la larva cresce di dimensioni. Alla fine del ciclo la larva si trasforma il adulto ed esce dalla corteccia.



LE GROTTE DI S.ANGELO TRA UMBRIA ED ABRUZZO.

Tra Umbria ed Abruzzo si trovano due grotte dedicate allo stesso Santo.

Se non fosse per la distanza stradale di oltre 250 chilometri che le separa entrambe le grotte sarebbero raggiungibili con brevi escursioni in giornata ma possono essere abbinate ad altre escursioni nelle due zone dove sorgono per chiudere la giornata.

UMBRIA: LA GROTTA DI S.ANGELO – M.PENNINO

La Grotta di S.Angelo del Monte Pennino si trova in Umbria, per visitarla si raggiunge in auto il paese di Annifo, nelle vicinanze di Colfiorito, in provincia di Perugia, dal paese si continua la strada asfaltata in direzione di Bagnara per poco più di 2 chilometri fino raggiungere il paese di Collecroce. Si lascia la strada asfaltata e si scende dal paese per una strada di breccia che conduce al Monte Pennino, ad un bivio si continua a destra e dopo circa 400 metri si raggiunge il primo tornante che sale al monte.

Si parcheggia al lato del tornante e si prosegue a piedi prendendo il tratturo che prosegue in piano con cartello indicante la direzione di Bagnara.

Strada facendo si incontrano tre deviazioni senza segnaletica dove si prosegue sempre a sinistra, alla quarta deviazione finalmente un cartello indica di salire a destra in direzione della Grotta di S.Angelo.

Dopo alcune centinaia di metri di salita si raggiunge una stretta strada sterrata nel bosco di recente ampliamento che in breve conduce all’ingresso della grotta, in poco più di un’ora di salita.

L’ingresso della grotta è stato chiuso con un muro che ne impedisce l’accesso inoltre l’unica apertura nel muro che ne permetterebbe l’ingresso è chiusa a sua volta con una grata metallica fissata con viti.

1- Il cartello danneggiato presente nel primo tornante della strada che conduce al Monte Pennino e che indica l’inizio del sentiero per la grotta (direzione Bagnara).
2- La prima deviazione, prendere a sinistra.
3- La seconda deviazione, prendere a sinistra.
4- La terza deviazione, anche se è presente un cartello scolorito prendere sempre a sinistra.
5- La Grotta di S.Angelo, purtroppo completamente chiusa con un muro e l’unica apertura presenta una griglia metallica fissata con viti.
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9- Di fronte alla grotta sono presenti anche altre strutture murarie parzialmente sommerse dalla vegetazione.
10- Una lapide difficilmente leggibile per l’usura racconta la storia della grotta.
11- Una porzione dell’interno della grotta visibile dalla grata.
12 – 13- Lungo il sentiero sono presenti degli interessanti pannelli che descrivono come si costruiva una Carbonaia, pratica ormai scomparsa nei nostri monti.
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ABRUZZO: LA GROTTA DI S.ANGELO DI PALOMBARO – PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA

La Grotta di S.Angelo di Palombaro si trova in Abruzzo, nel Parco Nazionale della Majella, si raggiunge in auto il paese di Palombaro in provincia di Chieti, si prosegue in auto la SP214 in direzione di Pennapiedimonte, dopo circa 1,5 km si incontra una deviazione a sinistra per l’Area Picnic – Grotta di S.Angelo con tanto di segnaletica, si prosegue la stradina stretta e in netta salita per quasi 3 chilometri fino al parcheggio dell’area picnic quindi si prosegue a piedi per 15 minuti sempre accompagnati da ottima segnaletica fino alla Grotta.

14 – 15 – I pannelli esplicativi presenti nei pressi della Grotta.
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16- Le gigantesche dimensioni della cavità che ospita i resti della chiesa rupestre.
17 – 22 – La chiesina rupestre e la cavità che la ospita viste da diverse angolazioni.
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23- Le vasche scavate nella roccia per la raccolta dell’acqua di stillicidio.
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GIRO DEL MONTE CONERO VIA MARE.

Da Marchigiano consiglio a tutti di fare un giro del promontorio del Monte Conero via mare in barca, anche se non sono un “Lupo di Mare! ma più “Lupo di Montagna”, per osservare la bellezza e la grandezza di tale montagna, che spicca da tutta la costa marchigiana con la sua altezza di 572 metri.

Il Monte Conero, in alcune parti, con le sue bellissime placche di calcare, precipita letteralmente nelle acque sottostanti e non ha nulla da invidiare rispetto ad altre zone costiere d’Italia più famose.

Il Monte Conero presenta anche una fitta serie di sentieri tra cui alcuni impegnativi e molto spettacolari come il sentiero che da Passo del Lupo scende alla Baia delle Due Sorelle, ma che attualmente SONO INTERDETTI ALLE ESCURSIONI.

Pertanto chi volesse effettuare delle escursioni nella zona deve informarsi sulla percorribilità dei sentieri direttamente dal sito istituzionale del Parco.

IL PASSO DEL LUPO

Il Passo del Lupo si raggiunge da Ancona, prendendo in auto la Via Monte Conero in direzione Sirolo quindi via Mortarolo fino al termine della strada sterrata.

Si prosegue il sentiero prendendo le indicazioni per il punto panoramico del Passo del Lupo, attualmente ci si ferma qui in quanto oltre questo punto il sentiero è interdetto.

Il sentiero di discesa alla Baia delle due Sorella era in tratti attrezzato con corde e destinato solo ad escursionisti esperti con pratica di alpinismo, ATTUALMENTE E’ INTERDETTO alle escursioni poiché ha fatto registrare numerosi infortuni negli anni passati.

1- La costa del Conero subito dopo Sirolo.
2- Pini di Aleppo monto coraggiosi.
3- La chiesa di Sirolo.
4 – 5 -Gli scogli delle Due Sorelle
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6- Le alte pareti del versante Est del Monte Conero.
7 – 11 – Con le bellissime verticali placche di Calcare dove sono state aperte anche delle difficili vie di roccia.
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12 – 13 – La Baia delle Due Sorelle, attualmente raggiungibile solo da mare.
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14 – 15 – Le Due Sorelle
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16 – 19- Altri scorsi del versante Est del Monte Conero prima di arrivare a Portonovo.
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20- Placche di bellissimo Calcare a picco sul mare.
21- La chiesa di Santa Maria in Portonovo.
22- La Torre del Bosis.
23- Il Fortino Napoleonico di Portonovo.
24 – 27- La Falesia della Trave, anch’essa piuttosto pericolosa per le frane come ben visibile nella foto n.27.
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28- La statua della Madonna che segna il termine della cosiddetta “Trave”, una stratificazione rocciosa naturale in parte semisommersa che taglia le acqua della baia, alle spalle è ben visibile la faglia che forma questa insolita formazione rocciosa sul mare.

SENTIERO PASSO DEL LUPO – BAIA DELLE DUE SORELLE

Dopo aver effettuato il giro del Monte Conero in barca mi sono ricordato che moltissimi anni fa, quando il sentiero non era interdetto, scesi dal Passo del Lupo fino alla Baia delle Due Sorelle, in una giornata nebbiosa che rendeva l’ambiente molto più spettacolare ed intenso, quasi da alta montagna.

RICORDO AI LETTORI CHE ATTUALMENTE TALE SENTIERO CHE SCENDE ALLA BAIA DELLE DUE SORELLE E’ VIETATO ALLE ESCURSIONI.

Di seguito le immagini di repertorio di quasi venti anni fa ritrovate nel mio vastissimo archivio.

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10- La Baia delle Due Sorelle vista dall’alto
11- Arbusto di Euphorbia characias subsp.wulfenii.
12- Le Due Sorelle
13 – 14- L’ultimo tratto di discesa.
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17- Gli sferici ciottoli della baia.
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CRESTA SUD DI CIMA DI COSTA VETICHE E CRESTA OVEST DI PUNTA BAMBUCERTA IN GIORNATA.

Il 22 agosto 2024, con Francesco, Gilberto e Paolo abbiamo salito la Cresta Sud della Cima di Costa Vetiche (1935 m.). L’idea era quella di, una volta salita la cresta Sud, raggiungere la Forcella Cucciolara, scendere in Val di Tela e risalire la Punta Bambucerta (1869 m.) per la ripida cresta Ovest, chiamata in zona L’Abbandonata .

Invece dopo aver salito la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche abbiamo raggiunto la Punta Bambucerta per la cresta classica e poi ci siamo cimentati nella discesa della cresta Ovest verso la Val di Panico, come ben si sa è più facile andare in salita che in discesa ma ci siamo voluti mettere alla prova perché bisogna sapere pur discendere in caso di abbandono di una via come questa. Consiglio comunque di percorrere la cresta Ovest di Punta Bambucerta in salita dalla Val di Tela.

Ovviamente le due salite sono destinate ad escursionisti esperti, che si sanno muovere su terreni ripidi e che conoscono la zona ed è necessario utilizzare almeno una piccozza.

Come di consueto non riporto le intere tracce GPS perché toglierei lo spirito d’avventura che le salite possono dare.

ACCESSO: Le due salite proposte prevedono come punto di partenza l’Area picnic posta nel primo tornante della strada che da Bolognola sale alla Pintura. Si arriva in auto ad un piazzale con fontana, bracieri e tavoli di legno dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dall’area picnic si prosegue la strada sterrata con indicazione Forcella del Fargno/Pizzo Tre Vescovi, dopo alcuni chilometri la strada si trasforma in un sentiero in lieve salita, in circa un’ora si raggiunge la strettoia della valle fra alte pareti di roccia rossa, alla base della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud della Cima di Costa Vetiche, l’oggetto di una delle due salite proposte.

La strettoia termina bruscamente, si passa da alte pareti rocciose a canaloni erbosi, qui il sentiero sale il pendio verso destra, si continua fino al secondo tornante oltre il quale si inizia a salire nel canalone erboso (foto n. 1-3 / 25-26) in direzione di alcune pareti rocciose a placche verticali spesso bagnate. (354089,2 E – 478033,4 N; 1515 m.).

Si risale in verticale un tratto di misto erboso molto ripido (foto n.4) tenendo le placche sulla destra fino a raggiungere una cresta erbosa che costituisce la sponda sinistra (in salita) di un canale, la sponda destra è la cresta oggetto di salita (30 minuti).

Si scende quindi nel canale erboso dirigendosi verso la base di alcuni torrioni rocciosi (354198,4 E – 4758234,7 N; 1605 m.), si aggirano nel lato destro e si prende la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche che inizia proprio sopra di essi (foto n.7-9).

Si risale il filo di cresta con tratti rocciosi molto ripidi per poi proseguire su tratti erbosi meno ripidi fino alla cima (1 ora, foto n.11-16 / 27).

Una volta raggiunta la Cima di Costa Vetiche (359863,3 E – 4758700,3 N; 1935 m.) si percorre la bella cresta in direzione Ovest verso Forcella Cucciolara (foto n.23-24), noi invece, poco prima di scendere alla Forcella Cucciolara, abbiamo proseguito la cresta Nord per raggiungere la Punta Bambucerta e discendendo successivamente la Cresta Ovest fino alla Val di Tela. Quindi siamo risaliti alla Forcella Cucciolara (foto n.31-39) ma consiglio di fare l’itinerario descritto di seguito:

Dalla Forcella Cucciolara si scende quindi per traccia di sentiero in Val di Tela, si percorre l’intera valle tenendosi sul pendio di destra fino a raggiungere la Cresta Ovest di Punta Bambucerta, in corrispondenza di un tratto meno ripido da cui si accede anche alla parete Nord (40 minuti; 353310,5 E – 4759749,7 N; 1635 m.).

Da questo punto si inizia a salire il filo della Cresta Ovest fino alla cima superando un tratto roccioso a circa due terzi della salita, deviando su ripidissimo pendio a destra per poi riprendere il filo di cresta (foto n. 44-46) fino a raggiungere la cima di Punta Bambucerta situata poco più verso Sud (1 ora; 353549,6 E – 4759473,1 N; 1869 m.).

Nella Zona della selvaggia e isolata Val di Tela, oltre a due percorsi descritti in bibliografia, entrambe con accesso da Forcella Cucciolara, quali:

  • sentiero Val di Tela – Versante Nord di Monte Rotondo- Cresta tra M.Pietralata e M: Rotondo (cresta sopra Orto della Regina), facile, descritto su una vecchia guida del Parco e riportato anche nell’articolo “MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA” del 15/11/2020 nel presente blog.

  • Sentiero Val di Tela – Orto della Regina – versante Est del Monte Pietralata e cima – Monte Rotondo, solo per esperti escursionisti, descritto su una vecchia guida del Parco.

personalmente ho percorsi e descritto i seguenti itinerari:

  • Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata e il sentiero dimenticato nel versante Sud del Monte Cacamillo descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

  • Grotte di Angilino sulla testata della Valle dell’Acquasanta descritto a pagina 32 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .

  • Punta Bambucerta, parete Nord, dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .
  • Punta Bambucerta, per la cresta Sud, itinerario classico dalla Forcella Cucciolara descritto nel presente blog in data 23/01/2023.

  • Punta Bambucerta dall’Efre per la Cresta Nord-est, descritto nel presente blog in data 28/05/2002.
  • Punta Bambucerta per la Cresta Ovest in discesa dalla cima nella Val di Tela (presente articolo).

Insomma posso dire con orgoglio che la Punta Bambucerta è la mia Cima.

1- Dal secondo tornante del sentiero che dall’area pic-nic della Vall del Fargno sale verso il Rifugio del Fargno si lascia il sentiero e si sale una cinquantina di metri per il canalone erboso.
2- Quindi si inizia a risalire un tratto di ripido misto erboso a sinistra di una parete rocciosa spesso bagnata.
3- Si sale in verticale su pendii sempre più ripidi.
4- Alle spalle le sorgenti del Fiastrone ed il versante Nord del Pizzo Tre Vescovi.
5- E la forcella del Fargno con l’omonimo Rifugio.
6- Si raggiunge così la prima cresta da cui si scende al canalone a destra per raggiungere la cresta di salita vera e propria.
7- La cresta di salita con, a destra, i torrioni rocciosi di cui dobbiamo raggiungere la base per iniziare la vera e propria salita.
8- Alla base dei torrioni.
9- La base dei torrioni della foto n.7 che si devono scavalcare per andare a prendere il filo di cresta della Cima di Costa Vetiche.
10- La cresta sopra ai torrioni di roccia delle foto precedenti.
11 – 16 – Fasi di salita della cresta Sud di Cima di Costa Vetiche, di fronte sempre il versante Nord del Monte Acuto e del Pizzo Tre Vescovi con l’orribile strada del Fargno che taglia i pendii.
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17- La Valle del Fargno con il sentiero di raggiungimento proveniente dall’Area Picnic di Bolognola.
18- Il verticalissimo versante Nord del Monte Acuto, oggetto di salite invernali.
19- La Valle del Fargno con il Monte Castel Manardo e la Pintura di Bolognola con il Monte Valvasseto.
20 – 21 -L’ultima parte della cresta
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23-E la Cima di Costa Vetiche con la Pintura di Bolognola sullo sfondo a sinistra.
24- Ed il Monte Castel Manardo alle spalle e la Forcella Bassete al centro.
25- La cresta che scende verso Forcella Cucciolara, da cui accederemo a Punta Bambucerta, la prossima meta.
25 – 26 – Particolare della prima parte della salita dopo aver lasciato il sentiero per il Rifugio del Fargno.
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27- L’intera cresta di salita.
28 – 29 – La Forcella Cucciolara e la Val di Tela a destra viste dalla cresta verso la cima di Punta Bambucerta.
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30- Punta Bambucerta, al centro il Monte Cacamillo e a sinistra il Monte Pietralata, in fondo la Testata della Valle dell’Acquasanta.
31- La cima di Punta Bambucerta con, a sinistra, la cresta Ovest che faremo in discesa.
32- Il primo tratto della cresta Ovest.
33- In fondo la parte finale della cresta ma nella parte centrale ci aspetta il tratto più ripido. Di fronte il Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.
34- La parete Nord di Punta Bambucerta dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”
35- Iniziano delle roccette.
36 – 37 – Che ci obbligano a traversare verso sinistra.
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38- Al termine della cresta ci dirigiamo verso il fondo della Val di Tela, come si nota dal Monte Cacamillo che si sta allontanando..
39- La bellissima e selvaggia Val di Tela.
40- La Val di Tela vista dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra il Monte Cacamillo al centro e il Monte Pietralata a sinistra.
41- Le due piramidi della Punta Bambucerta e del Monte Cacamillo.
42- Il restringimento della Valle del Fargno in corrispondenza della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche. A sinistra il pendio di salita proprio dopo l’ultima parete rocciosa.
43- Il restringimento della Valle del Fargno.
44- Il versante Nordest di Punta Bambucerta con il percorso proposto in rosso.
In giallo e celeste i percorsi già effettuati nella cima e descritti o nei miei due libri o nel presente blog.
45 – 46 – Il percorso proposto della cresta Ovest di Punta Bambucerta visto dalla cresta tra il Monte Rotondo e il Mont Pietralata.
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47- Pianta satellitare dei percorsi proposti. In rosso le salite descritte, in giallo i percorsi di concatenazione, in celeste il percorso di discesa.



LA FORRA DEL FIASTRONE E LA GROTTA DEI FRATI.

Molti amici mi hanno chiesto di mettere nel mio blog almeno le immagini, prese dal mio repertorio di più di 20.000 foto dei Monti Sibillini, scattate anni fa di una delle più belle forre Appenniniche, la Forra del Fiastrone, in quanto attualmente interdetta alle escursioni per l’ordinanza del Comune di Cessapalombo n.15 del 29/06/2020 che ne vieta il transito a seguito di costatazione di pericoli oggettivi incombenti sulla valle del Fiastrone.

Non essendo pertanto possibile effettuare escursioni nella Forra del Fiastrone riporto le immagini, scattate nel 2019, anche se di bassa qualità in quanto fatte con una vecchia fotocamera compatta ma almeno danno una idea della bellezza della Forra Sibillina.

La Grotta dei Frati, molto conosciuta ormai da anni al pari delle Lame Rosse presenti nella stessa valle, è invece attualmente raggiungibile senza problemi dal parcheggio Caprareccia della strada di Montalto di Cessapalombo in circa 30 minuti per comodo sentiero e per sentiero più lungo anche dalle stesse Lame Rosse – Diga del Lago Fiastrone.

La Forra, suddivisa in tre parti di larghezza differente, era facilmente raggiungibile prendendo il sentiero dal parcheggio Caprareccia per la Grotta dei Frati, dopo circa 300 metri al primo bivio si scendeva a sinistra fino al fiume quindi anziché guadare il Fiastrone si proseguiva per sentiero nel bosco sulla destra (sinistra orografica) per entrare nel torrente circa 500 metri dopo e proseguire risalendo il fiume su acqua per tutta la lunghezza della forra.

Addirittura molti anni fa ho percorso una difficile e faticosa cengia in salita che si apre sulla sinistra orografica all’altezza della seconda parte della Forra (foto n.14) e che, con un passaggio aereo su una esposta parete rocciosa a suo tempo attrezzato con una corda fissa, conduceva pochi metri sotto alla Grotta dei Frati.

Chiaramente anche questo itinerario non è possibile percorrerlo e non so in che condizioni sia la corda fissa presente.

Di seguito le immagini di repertorio dell’escursione.

LA PRIMA PARTE DELLA FORRA.

1- L’ingresso da valle della Forra del Fiastrone.
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5- L’acqua quel giorno arrivava a circa 50 centimetri di altezza
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LA SECONDA PARTE DELLA FORRA

9- La seconda strettoia della valle
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13- Si toccano le pareti con le mani
14- La cengia nel lato sinistro orografico della seconda strettoia da dove è possibile risalire fino alla grotta dei Frati superando un esposto tratto roccioso verticale una volta attrezzato con una corda fissa ma adesso non so in che condizioni sia.
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LA TERZA PARTE DELLA FORRA

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28- Singolare albero cresciuto molto in altezza a causa della mancanza di luce nella forra..
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LA GROTTA DEI FRATI E DEI PARTIGIANI

39- La cappellina della Grotta dei Frati.
40 – 41 – Gli insediamenti dei frati intorno alla Grotta
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42- La vasca di raccolta dell’acqua di stillicidio.
43- La volta a croce della cappellina.
44- La grotta continua per alcune decine di metri dietro alla cappellina.
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48- Il fondo della Grotta dei Frati.
49- Cristallini di Gesso in corrispondenza di minerali di ferro alterati nella parte più profonda della grotta dei Frati.
50- Lo stretto passaggio su cengia che collega la Grotta dei Frati alla Grotta dei Partigiani, attualmente non è possibile accedervi.
51 – 54 – La Grotta dei Partigiani.
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MONTE VETTORE E CIMA DI PRETARE

Il 2 agosto 2024 ho effettuato la mia 85esima salita, in 46 anni di salite in montagna tutte documentate nel mio quaderno dal 1978, alle cime del gruppo del Monte Vettore.

Dopo aver raggiunto la cima, anziché scendere al Lago di Pilato come programmato, visto che quest’anno il lago è purtroppo completamente asciutto, abbiamo proseguito la cresta Est verso Cima di Pretare, la cima meno frequentata dell’intero gruppo.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Cima del Redentore e il Pizzo del Diavolo visti dalla Sella delle Ciaole.
2- La cima del Pizzo del Diavolo
3- Il torrione denominato “il Castello”
4- Il “Portico”, dove è presente l’arco di roccia e l’immagine naturale della “Madonna e il Diavolo”.
5- La cresta tra la Cima del Redentore e il Pizzo del Diavolo.
6 – 7 -Le sponde del Lago di Pilato con i Salici in crescita che sto monitorando da oltre 10 anni.
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8 – 9 – Fringuello alpino (Montifringilla nivalis).
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10- Fringuelli alpini in volo con le loro caratteristiche ali bianche e nere.
11 – Campanula scheuchzeri
12- Grandi e secolari arbusti nani di Drias octopetala.
13- La cresta che dal M.Vettore scende alla Cima di Pretare è tappezzata da centinaia di arbusti nani di Drias octopetala.
14 – 15 – Campanula alpestris, la pianta più rara dei Monti Sibillini presente in una unica stazione.
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16- Una orchidea che cresce nei ghiaioni calcarei, l’Epipactis atrorubens.
17- Margherite e Genziana lutea n una piccola conca umida sotto alla cima del M.Vettore.
18- La cresta che dal M. Vettore scende verso la Cima di Pretare.
19- L’imbuto del “canalino” nel versante Sudest del M. Vettore.
20- La Cima di Pretare.
21- L’imbuto Nord del M. Vettore.
22- La cima della “Piramide”
23- Veduta dalla Cima di Pretare verso la cima del M. Vettore.
24- La cresta di Galluccio
25- la cresta che dalla cima del M. Vettore scende verso l’appuntita Antecima Nord.
26- La Cima di Pretare
27- Grandi e secolari cuscinetti di Silene acaulis
28- Vecchio cuscinetto di Silene acaulis ormai morto che fa da substrato ad altre piante.
29- Bellissimo esemplare di Leontopodium alpinum subsp. nivale.
30- La cresta tra la Punta di Prato pulito a sinistra e la Cima del Lago a destra con i massi del mistero geologico riportato nell’articolo: CIMA DEL LAGO Cresta Est dalle “Roccette”. 23 Luglio, 2019.
31- Il profumatissimo Dianthus monspessulanus.



LA CASCATA DE LU CUGNUNTU E LE GROTTE DI TRIPONZO – VALNERINA

Il percorso proposto, effettuato con Patrizio, può essere effettuato in giornata in quanto la cascata e le grotte descritte si trovano tutte in Valnerina a pochi chilometri di distanza fra di loro.

LA CASCATA DE “LU CUGNUNTU”: Bella cascata che si apre in ambiente quasi ipogeo nel Fosso di San Lazzaro, nella Valnerina, escursione adatta a tutti, a primavera è consigliabile portare scarpe di ricambio.

ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 209 della Valnerina da Visso fino alla frazione di San Lazzaro (km. 58+800, con segnale turistico del Lebbrosario di San Lazzaro), dal paese si prosegue in auto per altri 700 metri fino ad un bivio con segnale per la cascata dove si parcheggia.

Si prosegue a piedi per circa 20 minuti risalendo la valle che si fa sempre più stretta e con diversi guadi fino alla stretta e breve forra dove si apre la cascata.

1- La stretta valle del Fosso di San Lazzaro.
2- L’ingresso della breve forra dove scende la cascata.
3- Si prosegue per pochi metri nella forra fin sotto la cascata.
4- L’ingresso della forra visto dalla base della cascata.
5 – 9 – La cascata de “Lu Cugnuntu”.
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10- Il laghetto alla base della cascata con l’acqua che esce dalla roccia.
11- Sguardo verso il cielo dall’interno della forra.

LE CINQUE GROTTE DEI BAGNI DI TRIPONZO: Triponzo, una frazione del Comune di Cerreto di Spoleto, sorge su uno sperone di Travertino e nei suoi dintorni si aprono numerose ed interessanti grotte.

Alla base della grande parete rocciosa posta proprio di fronte alle Terme o Bagni di Triponzo si aprono ben 5 interessanti cavità anche se di breve ma difficile accesso a causa della folta vegetazione e del terreno impervio.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni e si raggiungono in auto le Terme di Triponzo, si lascia l’auto nel parcheggio superiore non custodito, dal piazzale parte una traccia di sentiero che attraversa un tratturo e prosegue verso la base della parete rocciosa dove si aprono le cinque grotte.

Non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso alle 5 cavità ma sono tutte vicine e si ritrovano seguendo le tracce GPS in quanto sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).

In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale descritte di seguito.

Inoltre nel Catasto è riportata anche la Caverna di Triponzo, indicata sopra alle terme stesse ma, secondo le indicazioni riportate, è stata trovata a seguito degli scavi per una condotta idrica e non presenta accessi esterni.

Inoltre, proprio di fianco alla strada S.S. 209 poco prima del paese di Triponzo è indicata anche la Grotta del km.49, è visitabile con attenzione per la strada stretta ma si presenta come una piccola cavità senza interesse.

12 – 17 – La Grotta n.1 del Bagni di Triponzo.
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LA GROTTA N.2 DEI BAGNI DI TRIPONZO

18 – 20 – La Grotta n.2 del Bagni di Triponzo.
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21 – 22- Resti di materiali da scavo all’interno della grotta
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LA GROTTA N.3 DEI BAGNI DI TRIPONZO

23 – 24 – La Grotta n.3 del Bagni di Triponzo.
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LA GROTTA N.4 DEI BAGNI DI TRIPONZO

25 – 26 – La Grotta n.4 del Bagni di Triponzo.
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LA GROTTA N.5 DEI BAGNI DI TRIPONZO

27 – 29- La Grotta n.5 del Bagni di Triponzo.
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30 – 33- La grotta presenta belle vecchie concrezioni ma ormai senza più stillicidio.
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LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO E LA GROTTA DEL GRUGNALE: In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale, a poca distanza fra loro.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni, si supera l’abitato di Casali Belforte e si prosegue per circa 1,5 chilometri fino ad una diretta con una serie di cartelli indicata nella foto n. 34 dove si parcheggia di fianco alla strada, guardando, meglio con un binocolo, in alto sopra strada si osservano delle rocce dove si nota il grande arco dell’ingresso della Grotta del Grugnale (da grugnale: nome comune dell’arbusto Corniolo (Cornus mas)), foto n.35.

DESCRIZIONE: Entrando nel bosco attraverso uno spazio tra le reti parasassi si risale faticosamente il ripido bosco in direzione dell’antro della grotta osservato dalla strada.

Giunti alla base dei torrioni rocciosi è presente una rete di protezione che bisogna risalire con molta attenzione in direzione dell’antro di ingresso della grotta anch’esso parzialmente protetto dalla rete, in circa 15 minuti si raggiunge la grotta.

Per raggiungere la Grotta dei Bagni di Triponzo n.6, anche in questo caso non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso ma si trova a circa 200 metri più a sinistra ed alcune decine di metri più in alto della Grotta del Grugnale seguendo le tracce GPS in quanto entrambe le cavità sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).

34- La diretta della Strada Regionale n.209 della Valnerina dove si parcheggia per raggiungere la Grotta del Grugnale e dei Bagni di Triponzo n.6.
35- L’itinerario per raggiungere la Grotta del Grugnale, che si vede in alto.
36- L’ingresso della Grotta del Grugnale.
37- La rete metallica che bisogna risalire con l’aiuto delle mani posta sotto l’ingresso della grotta.
38 – 39 – La rete ricopre anche le parti laterali dell’antro della grotta.
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40 – 41 – Veduta dall’interno della Grotta del Grugnale.
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42- La parte terminale della grotta.
43 – 45 – Una bella stalagmite e relativa stalattite a cui mancano pochi centimetri per congiungersi e diventare una colonna.
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46- La stalagmite con i cerchi concentrici di crescita.
47- Il soffitto della grotta è rivestito di grandi ragnatele.
48- Una singolare stalattite.
49- E una colonna.
50- Alghe rosa e verdi colorano le pareti rocciose all’interno della grotta.

LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO

51 – 52 – L’ingresso della grotta del Bagni di Triponzo n.6.
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53 – 54 – La grotta n.6 continua con uno stretto budello.
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55- Dopo alcuni metri non si riesce più a proseguire.

LA GROTTA DEL LAGO DI TRIPONZO: La grotta è situata nei pressi dell’abitato di Triponzo.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina dalle Terme per circa 2 chilometri fino al nucleo abitato di Triponzo, poco prima della galleria della strada si sale a destra fino ad un parcheggio all’interno del paese.

Dal parcheggio si prosegue a piedi per il sentiero della Salute, che conduce fino alle Terme o Bagni di Triponzo, situate a circa 2 chilometri prima del paese.

Dopo circa 200 metri si passa sotto a delle alte pareti rocciose e si intercetta un ingresso di una grotta chiusa con cancello, sopra, a circa 8 metri, si apre il secondo ingresso della Grotta del Lago, l’accesso è riservato solo a speleologi.

Nei pressi della grotta sono presenti spettacolari concrezioni carbonatiche sul substrato roccioso, che si sono formate nell’Olocene. Scavi archeologici nella grotta hanno permesso di rinvenire all’interno dello strato basale due scheletri umani con corredi funerari di età neolitica.

56- L’ingresso della Grotta del Lago.
57- L’ingresso superiore e le concrezioni carbonatiche di colore scuro rispetto alle rocce calcaree superiori.

GROTTA AL Km 5,3 PER CASCIA: piccola grotticella non riportata nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria, trovata per caso mentre percorrevo d’inverno la strada, si può abbinare alla cascata e alle grotte di Triponzo.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da Triponzo in direzione Terni , dopo neppure un chilometro si gira a sinistra per Norcia fino a Serravalle. Si gira a destra in direzione Cascia e dopo 5 km si raggiunge l’incrocio per CERASOLA, si prosegue per Cascia, si supera una casa Cantoniera e, dopo una curva si prosegue 100 metri quindi si parcheggia al alto della strada (attenzione). Nel bosco sulla sinistra si apre la grotticella.

58 – 60- La Grotticella del km 5,3 per Cascia
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61 – 62- La grotticella prosegue per diversi metri per diventare poi un budello inaccessibile.
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63- Il proseguimento inaccessibile della grotticella.
64- La strada per Cascia vista d’inverno dall’interno della grotticella.



LE GROTTE DEL MONTE SIBILLA

Il Monte Sibilla da il nome all’intero gruppo dei Monti Sibillini e l’antro della sua grotta ha ispirato leggende note a tutti come quella del Guerrin Meschino.

La montagna è nota per la Grotta riportata nella cartografia come Grotta delle Fate o della Sibilla inoltre presenta le meno note Grotte Nere e alcune grotticelle sul versante Est della cosiddetta “Corona della Sibilla”, un bancone roccioso calciruditico di colore rosso alto oltre 5 metri che circonda la cima ad una quota di circa 2000 metri.

La Grotta delle Fate o della Sibilla si raggiunge direttamente dalla cima scendendo su traccia di sentiero nel prato verso Est prima di raggiungere le pareti della “Corona”.

Nei Monti Sibillini esiste poi un’altra Grotta delle Fate, ma si trova nel versante Sudest del M. Vettore, sopra la cosiddetta “Aia della Regina” il cui itinerario di raggiungimento è riportato a pagina 56 nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.

Le Grotte Nere si aprono direttamente sulla strada che raggiunge il Rifugio della Sibilla, a quota 1190 metri proprio prima che la strada entra nel rimboschimento di conifere, ben visibili in salita.

Le Grotticelle della Corona si aprono direttamente alla base della bastionata rocciosa che circonda la cima, nel versante Est. Esse si raggiungono salendo dal Rifugio M. Sibilla per la cresta normale in direzione Ovest fino alla catena presente nella “corona” e che permette di salire fino alla cima. Dalla catena anziché salire le roccette si costeggia la bastionata rocciosa della “Corona” a sinistra, facendo attenzione in alcuni punti ripidi. Si visitano le grotticelle presenti e si continua fino allo spigolo Est per proseguire ancora un po’ nel versante Sud dove c’è una ulteriore grotticella, ancora avanti la barriera rocciosa si trasforma in un ripidissimo pendio rupestre dove non conviene proseguire.

Poi ritornando indietro per lo stesso itinerario si incontra un canale roccioso che volendo si può risalire anziché ritornare alla catena per salire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla.

Nel versante Nord della “Corona”, già visitato in precedenza, non si aprono cavità da visitare ed inoltre il pendio alla sua base è molto più ripido del versante Est.

1- Il versante Nordest del Monte Sibilla visto dalla sella del Monte Zampa.
2- Da sinistra il M. Priora, il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
3- La “Corona” del M. Sibilla, versante Est e Nordest.
4- La Luna tramonta proprio in corrispondenza della Grotta della Sibilla.
5 – 6 – Le grotticelle della “Corona”
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7 – Veduta verso Sud dall’interno della prima grotticella con il Gran Sasso sullo sfondo.
8- Ed il Monte Vettore a destra
9- Si continua alla base della “Corona”
10- Saxifraga australis
11- Minuartia verna
12- Campanula tanfanii
13- Alla base della “Corona”, si vede a destra il sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.
14- Grande Atadinus pumilus (Ex Rhamnus pumila).
15- Andando avanti verso Est si incontra una seconda grotticella.
16- La seconda grotticella
17- Veduta della cresta di salita dalla seconda grotticella.
18- Andando verso lo spigolo Est della “Corona” il pendio si fa più ripido.
19 – 20 – Lo spigolo Est è anche la parte più alta della “Corona”.
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21 – 22 – Si prosegue alla base della parte Sud della “Corona” e si scopre Cima Vallelunga e il Monte Porche a sinistra.
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23- Oltre lo spigolo si apre una terza grotticella proprio sopra al Casale della Banditella con vista verso la catena Sud dei M. Sibillini.
24- E verso Cima Vallelunga, M.Porche, M.Palazzo Borghese e M. Argentella.
25- Contorte formazioni rocciose dentro alla terza grotticella.
26 – 27 – Ritornando indietro alla base delle rocce si incontra questo canalino che permette di risalire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla senza ritornare alla cresta dove è presente la catena.
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28- In breve si raggiunge il muretto a secco proprio sotto alla Grotta della Sibilla.
29- La vecchia iscrizione sul masso sopra all’entrata della Grotta della Sibilla ormai non più leggibile sostituita da una recente irresponsabile iscrizione.
30- L’ingresso della Grotta della Sibilla.
31 – 32 – Si entra per qualche metro soltanto.
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33 – 34 – Le due cime del M. Sibilla.
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35- L’imbuto de Le Vene nel versante Nord del M. Sibilla.
36 – 37 – Gregge di pecore che percorre la traccia di sentiero più alto nell’imbuto de Le Vene (vedasi articolo “VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA – I sentieri Estivi de Le Vene”).
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38- Veduta del M.Vettore, Pizzo del Diavolo e Cima del Redentore da un intaglio della cima del M.Sibilla.
39- Gentiana lutea nel prato sommitale del M.Sibilla, sullo sfondo Il Pizzo.
40- Le Grotte Nere, lungo la strada di salita al Rifugio M. Sibilla.
41 – 42 – Le Grotte Nere sono formate da blocchi di conglomerato quindi una formazione totalmente diversa dalle altre grotte del M.Sibilla.
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43 – 45- Veduta dall’interno delle Grotte Nere.
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46- Bellissima pianta di Echinops ritro o cardo a palla.
47- Il versante Sud del M. Sibilla visto da Foce dove si nota che la “Corona” si trasforma in un ripido pendio rupestre dove non conviene traversare.
48- Percorso per raggiungere le Grotticelle della Corona della Sibilla.



LA GRANDE CASCATA DEL RIO E IL SENTIERO DIRETTO PISCIARELLE-SAN LEONARDO

Il Fosso Il Rio, che scende dal versante Est del Monte Priora, forma ben 4 cascate visitabili. Le due cascate superiori, la Cascata della Rota (detta anche la Cascata Dimenticata) e la Cascata Nascosta, sono facilmente raggiungibili da tutti, la prima dal sentiero che conduce al Casale del Rio (vedi pagina 37 IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI) e la seconda direttamente da San Leonardo, sono entrambe riportate nella bibliografia di Monti Sibillini.

Le altre due inferiori sono più difficilmente raggiungibili e i percorsi sono consigliati solo ad escursionisti esperti. La terza cascata scende nei pressi della zona denominata “Lu Cartofene” e potrebbe riportare questo nome, sicuramente è la più alta de Il Rio mentre la quarta, denominata “Casco del Rio” è l’ultima cascata che forma il fosso prima di congiungersi con il Tenna, è la cascata che si vede bene di fronte dalla strada Valleria-Pisciarelle e si raggiunge prendendo la traccia di sentiero che scende subito verso il Fiume Tenna.

Entrambe possono essere raggiunte con lo stesso itinerario.

L’itinerario di accesso alla terza cascata è anche indicato nel libro “FIGLIE DELL’ACQUA E DEL TEMPO” come via di fuga per chi pratica torrentismo e si cimenta con la discesa integrale del Fosso Il Rio.

ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Rubbiano e si prosegue in direzione dell’Infernaccio fino al parcheggio di Valleria, si prosegue quindi a piedi fino alle Pisciarelle e al piazzale di ingresso della galleria artificiale.

LA GRANDE CASCATA

DESCRIZIONE: Dal piazzale della galleria si individua una traccia di sentiero che si dirige verso il Fosso del Rio. Si inizia a percorrere in quota il ripido versante, dopo circa 400 metri la traccia effettua un tornate in salita (foto n.5), si prosegue per altri 150 metri raggiungendo una grotticella e proseguendo fino ad un secondo tornante dove poco visibile e nascosto da alti alberi abbattuti, è presente un incrocio, per la cascata si prosegue dritti (Nord) mentre se si prosegue verso sinistra (Sud ovest) si prende il sentiero de Le Volte che conduce al Romitorio di San Leonardo. Proseguendo quindi dritti per la cascata Grande si traversa sotto a pareti rocciose fino ad un grande canalone boscoso molto ripido dove si è già in vista delle alte pareti del Fosso il Rio e si sente il rumore dell’acqua. Si scende con attenzione il ripido canale su traccia di sentiero che costeggia alte pareti a sinistra e in breve si raggiunge la base della grande Cascata di 50 metri, risalendo la parete del fosso verso sinistra.

Allego traccia GPS

Visitata la meravigliosa cascata si può scendere un centinaio di metri il fosso fino ad un ulteriore salto, ritornando verso la cascata si nota sulla destra una traccia che risale il ripido versante in direzione di alte rocce dove si apre una ampia Grotta senza nome.

DIRETTA PISCIARELLE-SAN LEONARDO:

DESCRIZIONE: Dalla cascata si ritorna sulla traccia di sentiero di raggiungimento fino alla deviazione del sentiero de Le Volte per risalire al San Leonardo oppure, molto più interessante, nel bosco dove si apre una finestra tra gli alti faggi verso la strada Valleria-Pisciarelle, si scende sotto ad alte pareti per prendere la Valle Sassata, una cengia che gira tutto il versante Nord del poggio dove sorge il Romitorio di San Leonardo e entra nel bosco di San Leonardo per congiungersi con il sentiero che sale dall’Infernaccio. In questo caso, per chi volesse percorrere questa cengia non è possibile fornire una descrizione dettagliata in quanto non ci sono punti di riferimento ne segnaletica ma solo una lievissima traccia di sentiero pertanto ho allegato la traccia GPS.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il piazzale delle Pisciarelle prima della galleria artificiale (a sinistra); il sentiero per la cascata parte sulla destra.
2- Il versante Nord del Monte Zampa.
3 – 4 – Il tratto iniziale e molto ripido del sentiero per la cascata-S.Leonardo
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5- Il primo tornante in salita.
6- La traccia prosegue poi verso il Fosso il Rio su terreno molto ripido.
7 – 8- La grotticella a metà strada per la cascata.
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9- La strada Valleria-Pisciarelle di fronte vista dalla grotticella.
10- Le Pisciarelle viste dalla grotticella.
11- Il tratto rupestre sotto alle pareti rocciose prima del ripido canalone boscoso che scende nel Fosso il Rio.
12- L’incrocio, poco visibile, nascosto da grandi alberi abbattuti, dove se si prosegue dritti si va alla cascata, se si sale a sinistra si va al San Leonardo.
13- Il ripido canalone boscoso che scende verso il Fosso il Rio.
14- Le alte pareti dove si apre la cascata.
15- Poco prima di entrare nel fosso si passa sotto ad un grande tetto di roccia
16 – In alto le pareti quasi si toccano lasciano vedere sono un piccolo pezzo di cielo..
17 – 19 -E finalmente si è in vista della Grande Cascata de Il Rio.
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20- Le pareti laterali della forra dove è presente la cascata.
21 – Le pareti superiori della forra .
22 – 23 -Raggiungiamo la base della cascata
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24 – 28 -Alla base della Grande Cascata.
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29- La Grotta che si raggiunge risalendo il Fosso de Il Rio nel versante opposto poco più a valle della Cascata.
30- 31 – Veduta dall’interno della grotta, di fronte la parete Nord di Monte Zampa..
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32- Astucci larvali di Tricotteri fatti con piccoli sassolini nelle acque del Fosso Il Rio.
33- Il Piazzale delle Pisciarelle visto in verticale dalla cengia della Valle Sassata.
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35- La cengia passa proprio sopra alla Gola dell’Infernaccio, da questo sperone si sentono perfino le voci degli escursionisti che passano nella gola ma senza poterli vedere.
36- La Valle del Tenna dopo la Gola dell’Infernaccio nella zona tra Le Vene (M.Sibilla) a sinistra e i Grottoni (M.Priora) a destra.
37 – 38 – I Fossi di Meta nel versante Nord del Monte Sibilla.
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39- Il Fosso Il Rio nella zona della Grande Cascata visitata., visto dalla strada Valleria-Pisciarelle.
40- La quarta e ultima cascata del Rio poco prima di confluire con il fiume Tenna detta localmente “Casco di Rio” che si raggiunge sempre partendo dal piazzale della Galleria.