RIO GARRAFO E GROTTA FREDDA – Acquasanta Terme

Il Rio Garrafo scende a valle di Umito, frazione di Acquasanta Terme.

Il vallone in realtà scende dalle pendici della Macera della Morte, nei Monti della Laga, formando, nella parte terminale, una stretta e selvaggia gola.

Inoltre la zona presenta anche numerose grotte e cavità.

L’escursione è impegnativa in quanto presenta numerosi passaggi attrezzati con corde dove è strettamente consigliato imbraco, set da ferrata e caschetto.

L’itinerario è riportato sul web a cui si rimanda per la descrizione.

In zona sono presenti anche guide che accompagnano escursionisti meno esperti.

Al ritorno abbiamo anche visitato la Grotta Fredda.

Noi siamo stati fortunati per la piovosa stagione che quest’anno ha elevato la portata idrica rendendo il torrente impetuoso e molto più impegnativo per i numerosi guadi e passaggi scivolosi.

Di seguito le immagini dei vari spettacolari passaggi della bellissima escursione.

Ringrazio tutti i partecipanti all’escursione per le foto fornite.

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23- la parte finale della risalita del Rio Garrafo oltre la quale una alta pozza di acqua impedisce il proseguimento verso monte.
24- Una vera rarità: Ruscus aculeatus e ruscus hypoglossum che crescono adiacenti.
25- La folta vegetazione di muschi del Rio Garrafo lo fanno sembrare quasi un luogo tropicale.
26- Bellissime felci che crescono abbondanti sulle pareti del torrente.
27- Al ritorno visitiamo anche la Grotta Fredda
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33- La cavità dove Maurizio Montalbini ha effettuato Il suo ultimo esperimento di isolamento in grotta, avvenuto all’interno proprio della grotta fredda, denominato Timeless, che si è concluso il 7 giugno 2007 dopo 235 giorni dal suo ingresso.
Ricordiamo Maurizio che è deceduto nel 2009 per un infarto nella frazione Pie’ di Casavecchia di Pievetorina.
 
34- 35- Concrezioni nella Grotta Fredda.
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37 – 38 – Il cunicolo d’uscita.
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39- La cengia a picco sul Rio Garrafo dove c’è l’uscita della Grotta Fredda.
40- I simpatici amici della bellissima escursione.



CASCATA DELLE CALLARELLE da Calcara di Ussita.

Su richiesta di alcuni miei amici riporto questo percorso classico ma non indicato nella bibliografia, facile ed adatto a tutti, attualmente frequentatissimo dalle numerose guide escursionistiche che organizzano escursioni sui Monti Sibillini per i loro clienti.

L’itinerario, con partenza da Calcara di Ussita, permette di raggiungere la particolare Cascata delle Callarelle, situata nella Valle del Torrente Ussita, a monte della Cascata di Casali (o del Fosso del Pero), già descritta in questo sito, e in prossimità della piccola centrale idroelettrica del Comune di Ussita, alle falde della parete Nord del Monte Bove nord.

La cascata è particolare perchè è situata in una piccola forra che a monte presenta due grandi e profonde “Marmitte dei Giganti”, vasche prodotte dall’erosione dell’acqua e dei detriti trasportati con essa.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il centro abitato di Ussita quindi, passata la piazza, si prosegue in direzione di Frontignano, si supera il Palazzetto del Ghiaccio e dopo circa 1 chilometro si trova la deviazione a sinistra per la frazione di Calcara.

Consiglio di parcheggiare in prossimità delle case al fine di evitare brutte sorprese al ritorno in quanto la strada sterrata che prosegue in direzione del Camping Colorito presenta un divieto di sosta continuo.

DESCRIZIONE: Dall’abitato di Calcara si prosegue la sterrata che si snoda verso il versante Nord della Croce di Monte Bove, si supera l’incrocio per il Camping Colorito e si prosegue a destra (cartello Callarelle, foto n.1) fino a raggiungere, in 40 minuti e circa 2 chilometri di comodissima sterrata quasi in piano, il ripiano erboso di Poggio Paradiso dove un secondo cartello indica la deviazione a sinistra (foto n.2, a destra si prosegue per la Val di Panico) e dove si può ammirare l’imponenza della parete Nord del Monte Bove Nord che incombe sopra al percorso.

La deviazione, in altri 1,5 chilometri circa, conduce all’ingresso della centrale Idroelettrica di Ussita, poco prima dell’edificio, si scende a sinistra e già si sente il fragore della cascata che si raggiunge in 10 minuti di sentiero in ripida discesa ma attualmente attrezzato con corde.

Ritornando verso la centrale si devia a sinistra su traccia di sentiero e si raggiunge la parte superiore della cascata caratterizzata dalle due grandi Marmitte dei Giganti.

Ritorno: stesso itinerario.

1- Il primo incrocio che si incontra dopo circa 500 metri dall’abitato di Calcara
2- Poggio Paradiso con il secondo incrocio ben segnalato.
3- La parete Nord del Monte Bove Nord con i suoi tre Spalti e le numerose frane prodotte dal terremoto del 2016, vista da Poggio Paradiso.
4- La sterrata finisce in prossimità del cancello della Centrale Idroelettrica di Ussita, per la cascata si scende a sinistra.
5- la ripida discesa verso il Torrente Ussita attrezzata con corde.
6 – 9- La Cascata delle Callarelle.
7- Non mancano rifiuti anche qui.
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10- La parete Nord del Monte Bove Nord con i suoi tre Spalti e le numerose frane prodotte dal terremoto del 2016, vista dal piazzale della Centrale.
11- la Centrale Idroelettrica di Ussita e la su condotta forzata, sullo sfondo il Monte Bove Nord.
12- Saxifraga australis sulle pareti della forra.
13- 18- Le due grandi e profondissime “Marmitte dei Giganti” situate a monte della Cascata.
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19- La cascata di Casali o del Fosso del Pero (anche se sfocata), vista di fronte, dalla strada per la Cascata delle Callarelle.
20- Pianta satellitare del percorso proposto.



CASTELLUCCIO E I PANTANI DI FORCA CANAPINE due luoghi sempre affascinanti per una uscita fotografica.

I Piani di Castelluccio, nel mese di luglio, non regalano solo la classica ed ormai anche banale fioritura, quest’anno anche sotto tono a causa delle condizioni climatiche, ma la nebbia del mattino presto, poco dopo l’alba, permette di vedere una gloria solare a metà e la rugiada, prima che il sole la faccia evaporare, mette in evidenza il vasto mondo degli aracnidi altrimenti invisibile.

I Laghetti dei Pantani invece, specialmente nelle giornate nuvolose, regalano spettacoli di riflessioni di luce.

Luoghi sempre affascinanti soprattutto da punto di vista fotografico.

1- La “mezza” gloria solare creata dalla nebbia al mattino presto quando il sole è ancora basso sull’orizzonte al Pin Grande di Castelluccio
2- 7 -Il fantastico mondo architettonico degli Aracnidi svelato dalla rugiada mattutina
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8- Zigaena
9 – 18- La classica ed ormai banale fioritura dei campi coltivati di Castelluccio regala però sempre scorci particolari.
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19 – 20 – Il paese cancellato di Castelluccio
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21- Il Monte Castellaccio e il Monte Ventosola a sinistra.
22- I Laghetti dei Pantani di Forca Canapine, un luogo scambiato per una stalla a cielo aperto nonostante le particolarità floristiche e faunistiche della zona, vedasi il mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a pagina 76.
23 – 26 – Immagini riflesse durante una giornata nuvolosa.
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28- I Laghetti dei Pantani per fortuna ancora regalano fioriture di Alghe rosse, il laghetto del Pian perduto ormai è un lontano ricordo
29- Il laghetto del Pian Perduto in una immagine del 12 giugno 2008, adesso anche lui è diventato una stalla a cielo aperto.



VALLE DELL’ORFENTO – GRUPPO DELLA MAIELLA

Escursione classica alle Gole dell’Orfento, nel Parco Nazionale della Maiella in Abruzzo.

Di seguito le immagini della giornata, immersi in un ambiente fresco, natura lussureggiante ed acque limpidissime.

Ophrys passionis subsp. majellensis
Ophrys incubacea
Ophrys ipassionis
Ophrys molisana



L’EFFETTO “FATA MORGANA” IN MONTAGNA Tramonto a Monte Valvasseto e Alba al Pizzo di Meta.

In ottica la Fata Morgana, o Fatamorgana, è una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia posta sopra l’orizzonte.

Tale fenomeno, che può essere osservato a terra o in mare, nelle regioni polari o nei deserti, distorce così tanto l’oggetto (o gli oggetti) su cui agisce il miraggio, da renderli insoliti e irriconoscibili. Può riguardare qualsiasi tipo di oggetti “distanti”, come isole, coste o barche. Il soggetto è mostrato in evoluzione, in posizioni diverse da quelle originarie, in una visione che può passare senza soluzione di continuità dalla compressione all’allungamento.

Questo fenomeno ottico si verifica quando i raggi di luce sono incurvati dal passaggio attraverso strati d’aria a temperature diverse, in condizioni di inversione termica, in cui la transizione tra gli strati è caratterizzata da un brusco gradiente termico, con la formazione di un condotto atmosferico. Infatti, in condizioni di tempo sereno, può capitare che uno strato d’aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda: in questo caso, la differenza tra gli indici di rifrazione può dar luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione, producendo una serie di immagini sia dritte che invertite.

Nelle regioni polari, la Fata Morgana può essere osservata nelle giornate relativamente fredde, al contrario nei deserti e sulle distese d’acqua il fenomeno si verifica più facilmente in giornate la cui temperatura è superiore alla media.

Il fenomeno può essere osservato da qualunque altitudine: dal livello del mare alle cime delle montagne, o addirittura da un aeroplano. Generalmente è visibile anche ad occhio nudo, ma per una visione dettagliata è preferibile usare dei binocoli, un cannocchiale oppure un teleobiettivo.

Questo raro fenomeno è stato osservato in diverse zone d’Italia tra cui dalla cima del Monte Pennino, nell’Appennino Centrale (Nocera Umbra) dove nel periodo estivo e con particolari condizioni, si vede sorgere due volte il sole. Dapprima l’immagine riflessa, di colore rosso intenso e senza raggi, subito dopo, il sole con i suoi raggi accecanti.

Avendo letto che è questo fenomeno è stato osservato proprio in questi giorni di caldo al di sopra della norma, siamo partiti il pomeriggio del 19 luglio per vedere se, a il tramonto o all’alba, si poteva avere la fortuna di osservare questo raro fenomeno.

Abbiamo raggiunto il Monte Valvasseto, nei pressi della Pintura di Bolognola ed abbiamo aspettato il tramonto, la nostra costanza ci ha premiato, poco prima del tramonto il sole attraversando gli strati bassi dell’atmosfera, con moltissima umidità, si è allungato a dismisura prendendo la forma di un ovale anzichè circolare.

Il fenomeno, come indicato sopra, non è facilmente visibile ad occhio nudo, le immagini sono state scattate con un teleobbiettivo da 200 mm di focale.

Siamo quindi scesi ed abbiamo dormito in tenda all’area Pic Nic di Bolognola a causa del forte vento e, prima dell’alba, ci siamo diretti al Pizzo di Meta.

L’alba, comunque fantastica vista dalla montagna, non ci ha regalato questo raro fenomeno, ma siamo stati soddisfatti lo stesso, il mondo visto dall’alto è sempre fantastico.

Di seguito le immagini della serata e del mattino.

1- 2 – I raggi del sole, attraversando gli strati bassi dell’atmosfera, colmi di umidità di questi giorni di afa, creano una falsa immagine di un sole ovale anzichè circolare, questo fenomeno è chiamato Fata Morgana.
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3a – 3b -Il fenomeno ingrandito in post-produzione.
3b – A sinistra l’esatta forma del sole, a destra la forma ovale allungata prodotta dal fenomeno ottico della Fata Morgana
4 – 6- Dopodichè il sole ha ripreso la sua forma circolare man mano che scendeva sull’orizzonte.
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7 – 9- Il tramonto verso i Monti di Montelago (Camerino).
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10- Un ulteriore ingrandimento mostra anche le macchie solari sulla superficie del sole.
11 – 17- Ultime fasi del tramonto
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13- Il sole prima di scomparire, a causa sempre della grande umidità atmosferica, si appiattisce perdendo ulteriormente la sua forma circolare.
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18- 19- La notte all’Area Pic Nic di Bolognola alla Valle del Fargno con un forte vento, sullo sfondo il monte Acuto.
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20- La costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro, verso Nord.
21 – 25 – Le fasi dell’alba dal Pizzo di Meta……. niente Fata Morgana ma solo tanta umidità..
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26- L’alba al Pizzo di Meta con la croce di vetta.
27- La cime del Pizzo di Meta, sullo sfondo a sinistra della croce il Monte Castel Manardo, Il Pizzo Regina, il Pizzo Berro, Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi, a destra Il Monte Rotondo ed il Monte Pietralata.



MONTE CIMONE – Appennino Tosco Emiliano

1 Giugno 2023, salita al Monte Cimone (2165 m.) nell’Appennino Tosco Emiliano per il versante Modenese, dal Lago di Ninfa.

Dal Lago di Ninfa si risale con seggiovia o a piedi nel bosco laterale alla seggiovia del comprensorio sciistico poi si devia per l’itinerario EEA per la Cresta di Gallo fino a Pian Cavallaro quindi per un successivo tratto del sentiero dell’Atmosfera e salita finale alla cima per la Direttissima al Cimone che risale la cresta Nord.

Al Lago di Ninfa è presente anche un attrezzatissimo Parco Avventura.

L’itinerario è riportato nella bibliografia della zona a cui rimando.

Di seguito le immagini della giornata, purtroppo con tempo perturbato.

1- La stazione della seggiovia del Lago di Ninfa con il Lago sottostante a destra vista dall’itinerario EEA della Cresta di Gallo.
2 – 10 -Fasi di salita dell’itinerario per la Cresta di Gallo EEA.
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11- Laghetto temporaneo primaverile a Pian Cavallaro.
12- La bellissima Anemone narcissiflora
13- L’inizio del tratto del Sentiero dell’Atmosfera che si percorre per un breve tratto prima di affrontare la Direttissima al Cimone con le giuste raccomandazioni.
14- La più ripida “Direttissima al Cimone”, a sinistra del pilone la Cresta di Gallo percorsa in salita.
15- La Vetta del Monte Cimone caratterizzata da vari edifici militari e ripetitori.
16- Gentiana verna
17- Gentiana Dinarica.
18- Una famiglia di Marmotte nei pressi della cima del Monte Cimone.
19- Veduta verso il Monte Libro Aperto a sinistra e l’Abetone a destra
20- Il laghetto temporaneo di Pian Cavallaro.
21- Viola biflora.



LE FINESTRE DEI MONTI SIBILLINI parte 2 settore Nord. LA FINESTRA DELLA Via Maurizi-Taddei, LA FINESTRA DELLA CENGIA DEI FIUMARELLI E L’ARCO DEL MONTE VALVASSETO.

Nel settore Nord dei Monti Sibillini sono presenti altre “finestre” o Archi di roccia naturali molto suggestive.

LA FINESTRA DELLA VIA MAURIZI-TADDEI AL M. BOVE NORD.

La prima è la Finestra della Via Maurizi-Taddei nel versante Nord di Monte Bove Nord ed in particolare nello Spalto Occidentale.

La descrizione dell’itinerario per raggiungere la finestra è riportata a pagina 40 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a cui rimando, ricordo che è inserita in una via di roccia pertanto è consigliata solo a persone che abbiamo esperienza alpinistica.

Credevo che il terremoto avesse cancellato questa meraviglia della natura che invece ha retto bene ed è ancora in piedi.

Ricordo che attualmente la via è inserita nella zona di protezione del Camoscio Appenninico e si può raggiungere solo nel periodo che va dal 16 luglio al 30 aprile e previa comunicazione, ai sensi del D.D. 384/2014 , almeno 2 giorni prima della data prevista per l’attività alpinistica, al Collegio Regionale delle Guide Alpine delle Marche tramite il seguente indirizzo di posta elettronica: info@guidealpinemarche.com.

Di recente sui social sono apparse foto dell’itinerario ed in particolare della finestra realizzate al di fuori del periodo indicato e ovviamente senza alcuna autorizzazione, consiglio pertanto di non pubblicare foto di zone comprese all’interno dell’area protetta scattate al di fuori di tale periodo per non incorrere in sanzioni.

1- La finestra della Via Maurizi-Taddei al Monte Bove Nord in un a vecchia foto prima del terremoto.

FINESTRA DELLA CENGIA DEI FIUMARELLI o FOSSO LA FOCE

Descritta in bibliografia per la prima volta a pagina 42 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a cui rimando e in successivi e reportage del 20 giugno 2021 e del 3 novembre 2022 riportati sempre in questo sito.

1- La finestra della Cengia dei Fiumarelli
2- Affacciati alla finestra si scoprono le cascate del Fosso >a Foce.

ARCO DEL MONTE SASSOTETTO

Un piccolo arco di roccia è presente nel versante Ovest del Monte Sassotetto, riportato nell’itinerario: “LE GROTTE DEL MONTE SASSOTETTO” del 3 aprile 2021 a cui rimando.

ARCO DEL MONTE VALVASSETO

Un altro piccolo arco di roccia naturale è presente nei torrioni rocciosi del versante Ovest del Monte Valvasseto, il versante opposto alla palestra di roccia, facilmente raggiungibile dalla Pintura di Bolognola attraversando i Piani Gra.

Riporto il facile itinerario richiestomi gentilmente da alcuni amici.

ACCESSO: Si parcheggia alla Pintura di Bolognola e si sale a piedi per la strada che conduce alla pista da fondo Piano Gra- Macchia Tonda.

Giunti alla grande faggeta di Macchia Tonda la si percorre nel suo bordo sinistro in direzione del Monte Valvasseto. Giunti al termine del bosco si trova una traccia di sentiero che, il leggera salita, conduce nettamente a destra verso uno scoglio a forma di testa di Tartaruga.

Si passa sotto allo scoglio e si sale per un pendio ghiaioso in direzione di una fascia rocciosa continua, sempre traversando verso destra, si costeggiano le rocce fino a raggiungere l’arco, coperto da una folta vegetazione.

In zona ci sono anche altre particolarità molto interessanti da osservare, come indicato nei reportage del 04/11/2020, 1802/2021 e del 25/06/2022.

1- Superata la faggeta si nota a destra lo scoglio simile ad una testa di tartaruga sotto al quale si passa per raggiungere l’Arco del Monte Valvasseto.
2- Lo scoglio a forma di testa di Tartaruga con i Piani Gra ed il Monte Rotondo sullo sfondo.
3- Sulla sommità della fascia rocciosa che forma l’arco, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
4 – 7 – L’arco di roccia del Monte Valvasseto.
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8- Il piccolo arco di roccia lascia passare la luce del sole mattutino che illumina la piante posta al suo ingresso.
9 – 10 – L’arco visto dalla sua sommità.
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11- Pianta satellitare del breve itinerario per raggiungere l’Arco del Monte Valvasseto.



LE “FINESTRE” DEI MONTI SIBILLINI parte 1 Il tempio della Sibilla, l’occhio del Ciclope, Arcofù e l’Arco di Meta nella Valle del Tenna.

Nell’alta valle dell’Infernaccio sono presenti quattro grandi “finestre” o archi di roccia, il Tempio della Sibilla, l’Occhio del Ciclope, L’Arco del Fosso della Sibilla o Arcofù e l’Arco di Meta (o Arcufu’ secondo un autore), di seguito si riportano le descrizioni per la loro osservazione.

IL TEMPIO DELLA SIBILLA

Una delle più spettacolari “finestre” o archi naturali dei Monti Sibillini, nonché il più facilmente raggiungibile, è il cosiddetto “Tempio della Sibilla”, arco di roccia naturale posto sul versante Sud del Monte Priora, sopra le gole del Tenna, in prossimità della Cengia delle Ammoniti.

L’itinerario di raggiungimento, divenuto ormai un classico, è descritto a pagina 37 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito sotto la voce “pubblicazioni” a cui rimando.

L’itinerario è anche indicato nell’articolo del presente sito “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – PARTE 3”

Di seguito inserisco le bellissime immagini dell’ultima escursione a questo arco di roccia, al ritorno consiglio inoltre di visitare anche la Cascata Dimenticata o come viene chiamata attualmente la Cascata della Rota, il cui itinerario è descritto anch’esso nel mio libro.

1- Il Casale dei Grottoni dove passa il sentiero per il Tempio della Sibilla e la cengia delle Ammoniti.
2- Di fronte al sentiero le verticali pareti delle Forre del versante Nord del Monte Sibilla.
3- Il sentiero per raggiungere il Tempio della Sibilla si snoda sotto alla Cengia delle Ammoniti.
4 – 13- L’arco naturale del Tempio della Sibilla.
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14- Sguardo in verticale sulla sottostante valle dell’Infernaccio.
15 – 18- Sulla sommità dei vari torrioni che compongono la zona denominata “I Grottoni”
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19 – 23- Visita anche alla Cengia delle Ammoniti.
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23- Esplorazione di piccole cavità intorno alla Cengia.
24- Traccia di Ammonite fossile, molte concihglie sono state asportate in questi ultimi anni.
25- Al ritorno ci dirigiamo verso la Cascata Dimenticata (da non confondere con la cascata nascosta posta molto più in basso) e scopriamo segni di trivella usata per aprire il sentiero per il Casale del Rio.
26 – 27- La parte superiore del Fosso del Rio
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28 – 30- La Cascata Dimenticata o Della Rota.
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31- Ritornando per il Romitorio di San Leonardo passiamo per i ruderi della vecchia fontana.
32- Profilo umano sulle pareti delle Pisciarelle.

L’OCCHIO DEL CICLOPE

L’Occhio del Ciclope è la grande finestra che si può osservare nel tratto di strada tra la Gola dell’Infernaccio e Capotenna, guardando verso le pareti dei Grottoni del Monte Priora.

Attualmente la grande finestra è raggiungibile solo alpinisticamente dalla Cengia delle capre, l’itinerario è descritto nel seguente link:

http://auaa.it/articoli-alpinismo/183-via-occhio-del-ciclope-monti-sibillini

Dalla Cengia delle Capre è possibile scendere, con estrema attenzione, per il ripidissimo vallone erboso situato a sinistra dell’Occhio del Ciclope, fino ad avvicinarsi in modo considerevole ma per sicurezza non riporto la descrizione di tale discesa in quanto molto pericolosa.

1- L’occhio del Ciclope visto dalla strada per Capotenna.
2- Il ripidissimo vallone a sinistra dell’Occhio del Ciclope.
3- Iniziamo la ripida discesa per avvicinarci alla finestra.
4- Ed ecco la grande finestra dell’Occhio del Ciclope.
5- Nel torrione in alto i nostri amici.
6- L’Occhio del Ciclope visto dal torrione di fronte.

L’ARCO DEL FOSSO DELLA SIBILLA o ARCOFU’ – I LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI parte 2

DESCRIZIONE: Percorrendo la Valle dell’Infernaccio verso Capotenna si raggiuge il laghetto effimero prodotto dalla frana del terremoto del 2016 già descritto in questo sito (articolo: Infernaccio, mai più come prima, del Maggio 2017), si prosegue la valle per la sterrata, si supera l’ingresso, a sinistra, dell’Imbuto Le vene, anch’esso descritto in questo sito (articolo: I luoghi più selvaggi dei Monti Sibillini) e si continua per altri 600 metri, fino ad intercettare una traccia che scende verso il fiume, poco prima che la strada inizia a salire di quota verso Capotenna.

Si scende nel fiume che, oltre questo tratto, forma una seconda forra meno conosciuta dell’Infernaccio ma altrettanto bella e selvaggia, si guada bagnandosi molto e ci si dirige verso l’ingresso scuro e cupo del Fosso della Sibilla che si apre di fronte.

Si raggiunge faticosamente , tra tronchi e, a seconda della stagione, grossi accumuli di neve, il fondo del Fosso dove scende una piccola cascata che precipita dall’alto e dove, ancora più in alto si apre la grande finestra denominata “Arcofù”.

1- L’ingresso della seconda, meno conosciuta, Forra dell’Infernaccio
2-Nel fondo del Fosso della Sibilla si apre anche una grande caverna
3- Veduta dall’interno della caverna.
4- Attraversato il fiume Tenna ci si dirige a sinistra verso il fondo del Fosso della Sibilla, tra tronchi e massi.
5- I Grottoni della Priora visti dal Fosso della Sibilla.
6 – 7- Risalita del fondo del Fosso della Sibilla che, fino a tarda primavera, nasconde grandi accumuli di neve.
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8 – 9- ll fondo del Fosso della Sibilla, in alto il grande arco di Arcofù ancora non ben evidente.
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10- La grande cavità posta alla base del Fosso.
11- Il grande Arco del Fosso della Sibilla, sicuramente uno dei luoghi più selvaggi dei Monti Sibillini.
12- Veduta dei Grottoni della Priora dal fondo del Fosso.
13- La cascata che scende dall’alto fino a tarda primavera.
14 – 17- Gli accumuli di neve sul fondo del Fosso della Sibilla.
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18- La cascata e l’arco.

L’ARCO DI META (o ARCUFU’ secondo un autore)

Un quarto arco di roccia è presente nell’alta valle dell’Infernaccio, l’Arco di Meta (o Arcufu’ secondo un autore) si trova nel sentiero delle Vene della Sibilla che si snoda tra i vari fossi del versante Nord del Monte Sibilla.

Premetto che il sentiero non è adatto a tutti ma solo ad escursionisti esperti che i sanno muovere su terreni ripidi e sconnessi.

DESCRIZIONE: L’itinerario per raggiungere l’Arco di Meta è descritto nel mio reportage “MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DEL 2016 – TORRIONE DI MÈTA”  percorrendo il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante Nord, riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Una volta scesi nel versante Nord per l’evidente sentiero si supera facilmente il Fosso di Meta I, si prosegue superando con attenzione il Fosso di Meta II che, in genere a primavera, risulta ancora pieno di neve di accumulo di slavine, si prosegue quindi su terreno erboso ripido e si raggiunge la base di una alta lama rocciosa dove si apre l’Arco di Meta.

Proseguendo la traccia di sentiero si supera anche il Fosso di Meta III e si arriva al Fosso delle Vene, volendo si prosegue per sentiero evidente che scende nel fosso per poi risalire e dirigersi verso il Casale Lanza e quindi salire ulteriormente al Casale della Sibilla dove si raggiunge la cresta del Monte Sibilla chiudendo un percorso ad anello.

1- Funghi prataioli (Psalliota macrosporum) nei pressi della forcella tra il monte Zampa ed il Monte Sibilla, visibile a sinistra
2- La cresta M.Sibilla-M. Zampa con il sentiero in discesa che attraversa tutto il versante Nord del M. Sibilla.
3- Il sentiero che dalla sella del Monte Zampa scende verso il versante Nord del Monte Sibilla, visto nei pressi del Fosso di Meta I.
4- Il versante Nord del Monte Zampa.
5- Superato il Fosso di Meta I si continua su terreno ripido verso gli altri due fossi, lontano a destra, il torrione de Le Vene.
6- Il Monte Priora ed il Pizzo Berro con la Cengia delle Ammoniti, visti dal Fosso di Meta I.
7- Ripida traversata per entrare nel Fosso di Meta II.
8 – 10- Il Fosso di Meta II ancora conserva della neve.
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11- Il Fosso di Meta II con la “corona” del Monte Sibilla in alto.
12- Superato anche il Fosso di Meta III, meno inciso degli altri due, ci si avvicina al Fosso de Le Vene
13 – 14 -L’Arco di Meta (o arcufu’ secondo un autore)
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15- L’ultimo tratto erboso leggermente meno ripido prima del fosso de Le Vene, sullo sfondo l’intero pendio attraversato.
16- Il ripidissimo e selvaggio imbuto del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.
17- Il sentiero prosegue scendendo nel Fosso Lre Vene e risalendolo dalla parte opposta quindi prosegue verso il Casale Lanza che si vede nel pianoro erboso in direzione di Cima Cannafusto.
18- Il Monte Priora ed il Pizzo Berro con la Cengia delle Ammoniti precedentemente descritta.
19- Il ritorno, sempre sullo stesso sentiero.
Pianta satellitare della Valle del Tenna nel tratto Infernaccio – Capotenna con le finestre descritte.



GARGANO – IL SENTIERO DELLE ORCHIDEE

Il Promontorio del Gargano è una delle tante meravigliose zone d’Italia, con paesi incantevoli e una flora ricca di specie tra cui molti endemismi che si trovano solo in questa zona della Terra.

Per percorrere il cosiddetto “sentiero delle Orchidee del Gargano”, si parte dal particolare paese di Mattinata, sul versante Sud del Gargano, in Puglia, prendendo le indicazioni per Monte Sacro.

Giunti nei pressi del B&B Monte Sacro un grande cartello, anche se in gran parte illeggibile, indica l’inizio del Sentiero Naturalistico, conosciuto anche con il nome di “Sentiero delle Orchidee” che conduce fino alle straordinarie rovine del complesso monastico di Monte Sacro, abbandonato da secoli.

Lungo il percorso, che si snoda tra le caratteristiche garighe del Gargano, è possibile osservare una grande varietà di specie floristiche tra cui molte Orchidee di cui alcune specie anche endemiche della zona.

L’escursione va fatta tra metà di Maggio e metà di Giugno in quanto è il periodo di massima fioritura della maggior parte delle Orchidee selvatiche.

Personalmente sono rimasto un po’ deluso in quanto, anche come pubblicizzato sui social, mi aspettavo di trovare numeri elevati, sia in specie che in quantità, di Orchidee invece mi sono reso conto che non sono poi così comuni come indicano.

Forse perché sono abituato a zone delle Marche come nei dintorni di Camerino, Fabriano e alcune zone dei Monti Sibillini, dove si possono osservare fioriture immense e anche con decine di specie diverse contemporaneamente fiorite ma, per fortuna, sconosciute alla massa o poco pubblicizzate.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- L’inizio del sentiero naturalistico di Monte Sacro si snoda tra le caratteristiche Garighe del Gargano punteggiate di rocce.
Serapias apulica
Serapias vomeracea
Serapias cordigera
Serapias lingua
Gruppo di Serapias
Ophrys holosericea
Ophrys holosericea subsp. dinarica
Anacamptis coriophora
Orchis tentredinifera
Orchis tentredinifera
Ophrys passionis subsp. garganica
Ophrys sphegodes
Ophrys sphegodes
Orchis anthropophora
Orchis simia
Orchis x bergonii (ibrido tra la O. Anthropophora e O. simia)
Orchis quadripunctata
Neotinea tridentata
Anacamptis pyramidalis
Ophrys bertolonii o uccelletto allo specchio (se vista di lato)
Ophrys bertolonii o uccelletto allo specchio
Ophrys apifera
Anacamptis morio
Ophrys insectifera
Ophrys fusca subsp. funerea
Orchis purpurea
Cephalantera longifolia
Asphodelus ramosus
le rovine del complesso monastico di Monte Sacro sono imponenti e coprono diversi ettari.



LE FUMAROLE E LE BIANCANE DI SASSO PISANO – LARDERELLO

Dall’incredibile paese di Larderello, nel comune di Pomarance in provincia di Pisa, dove enormi torri di raffreddamento rilasciano colonne di vapore che sembrano raggiungere le nuvole e una miriade di tubi trasportanti vapore dal sottosuolo si intrecciano tra case e campi, si raggiunge in auto Sasso Pisano.

Quindi al paese si seguono le indicazioni turistiche per le Fumarole e Biancane che si raggiungono a piedi percorrendo la Via Etrusca Volterra – Piombino.

L’escursione si snoda in un paesaggio unico che non sembra di questo pianeta tra colonne di vapore, emissioni di Acido Solfidrico e soffioni Boraciferi e vulcanelli di fango.

Di seguito le immagini della bellissima escursione anche se con tempo nuvoloso.

1- Le grandi torri di raffreddamento di una delle tante centrali elettriche geotermiche dei dintorni di Larderello.
2- Una grande tubazione di vapore attraversa la strada nei pressi di Sasso Pisano.
3- Nelle colline le tante colonne di fumo indicano le varie centrali geotermiche della zona.
4- Il tratto della via Etrusca si snoda attraverso le fumarole e le biancane.
5- Le Biancane, tratti rocciosi caldi dove il calcare, tramite i fumi solfurei, si è trasformato in bianco Gesso.
6 – 7- Camini di uscita di fumi solfurei dove lo zolfo si deposita in aghi ai bordi.
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8 – 9 – Le biancane circondate da una vegetazione specializzata che cresce nel terreno meno caldo.
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10- Dalle Biancane si vede sullo sfondo una delle tante centrali geotermiche.
11 – 16- Il sentiero prosegue verso le fumarole, dove l’aria contenente Acido Solfidrico con odore di uova marce e l’elevato calore rende l’ambiente molto suggestivo e severo.
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17 – 18- Vulcanelli di fango ribollono di continuo.
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19 – 20 – Incrostazioni di Borace ai lati delle fumarole (Soffioni Boraciferi).
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21- Il particolare ambiente intorno al paese di Sasso Pisano, ovunque salgono colonne di vapore.
22- Il cartello indicante la particolare flora delle fumarole.
23- La Calunna vulgaris
24- La Aira elegantissima.