GROTTA E CASCATA DEL PETRIENNO E SASSO SPACCATO – MONTE CERESA

Itinerario poco al di fuori dei confini del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, si snoda sulle pendici Sud del Monte Ceresa (1494 m.), nel territorio del comune di Acquasanta Terme.

L’itinerario proposto, riportato anche sul Web, inizia da Tallacano, una piccola frazione di Acquasanta Terme, sorge a 660 m.  su di un crinale nel cuore degli Appennini. Il suo centro abitato si compone di case costruite in pietra locale (arenaria) edificate intorno al 1500 ed in parte disabitate.

ACCESSO: Tallacano si trova a circa 25 km da Ascoli Piceno, si raggiunge percorrendo la via Salaria in direzione di Acquasanta Terme fino alla località di Centrale ; qui un incrocio indica la strada che conduce alla frazione che dista circa 9 km , nell’area conosciuta come Appennino Perduto.

DESCRIZIONE: Una volta lasciata l’auto poco prima di Tallacano, si prende la carrareccia fino al vicino paese di Poggio Rocchetta. Potrete scrutare, leggermente in alto sulla vostra destra, il piccolo abitato che sorge proprio in cima ad un picco a spiovente sulla vallata.

A questa altezza troverete sulla sinistra l’indicazione per Agora.

Da qui inizia un piacevole sentiero di bosco che, in circa un’ora, conduce alla Cascata di Agore quindi alla Cascata e Grotta del Petrienno.

La  Grotta del Petrienno è una cavità larga circa 60 m e profonda 15, nascosta quasi interamente da alberi e incassata in una stretta valle del tutto invisibile a distanza. Per accedere a questo luogo magico è possibile passare sotto una bellissima cascata. All’interno potrete vedere antichi edifici costruiti in pietra. Queste costruzioni fungevano da fattorie dove tenere animali da pastorizia, prevalentemente pecore.

Prima di ripartire si può raggiungere il suggestivo luogo di Sasso Spaccato, salendo per l’indicazione della Chiesa di San Pietro.

Sasso spaccato, chiamato dagli abitanti del luogo anche “Tassinara”, si tratta di una larga e profonda fenditura della montagna che appare come un netto e preciso taglio della roccia. All’interno delle pareti della spaccatura si trovano delle incisioni di nomi e piccole croci a testimonianza della presenza un antico cimitero.

1 – 2- Il primo tratto di sentiero che inizia dalla frazione di Poggio Rocchetta si snoda tra banchi di Arenaria.
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3 – 4- Una delle prime cascate che si incontrano nel sentiero.
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5 – 6- La cascata di Agora
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7- Alti tetti di Arenaria ai lati del sentiero.
8 – 9- Vari antichi ripari sotto alle pareti
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10 – 11- Giunti nei pressi della Grotta e Cascata del Petrienno le pareti di Arenaria formano grandi tetti solcati da vene stillicidiose di Alghe nere.
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12 – 14- La Cascata del Petrienno, situata proprio all’imbocco della Grotta omonima.
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14 – 22- La Grotta del Petrienno con i resti degli antichi insediamenti di pastori.
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23 – 24- Il soffitto di Arenaria della Grotta del Petrienno artisticamente lavorato dall’acqua di stillicidio.
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25 – 27- Sasso Spaccato.
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28 -Il Borgo di Tallacano da cui si parte per le due escursioni
29 – 30- Le abitazioni di Tallacano realizzate direttamente tra pareti di Arenaria.
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GROTTE DI FRASASSI Percorso rosso Speleologico

Il 7 Maggio, con 12 amici, abbiamo effettuato il percorso rosso Speleologico delle Grotte di Frasassi accompagnati da due guide molto simpatiche che ci hanno fatto scoprire luoghi non visitabili dal pubblico.

Il percorso non è difficile ed è veramente molto affascinante, fortemente consigliato a chi si vuole avvicinare al mondo della Speleologia ma chiaramente non deve avere paura del buio e del vuoto e soffrire di claustrofobia.

Di seguito le immagini della giornata, non mancano visi perplessi prima di alcuni passaggi !!.




FERRATE INTORNO AL LAGO DI GARDA Con la Sezione CAI di Fermo

DAL 29 Aprile al 1 Maggio, con gli amici della Sezione CAI di Fermo abbiamo percorso diverse Vie Ferrate intorno al Lago di Garda facendo base a Riva del Garda.

Il tempo è stato clemente, gli amici splendidi, un grazie a tutti i partecipanti.

Di seguito le immagini delle Ferrate percorse.

FERRATA F. SUSATTI A CIMA CAPI

FERRATA M. FOLETTI A CIMA CAPI

FERRATA RIO SALAGONI

FERRATA G. SEGA DAL RIFUGIO M.BALDO




TOUR INTORNO AL MONTE BIANCO

PUNTA HELBRONNER – COL DU GEANT per il ghiacciaio del Gigante

1- Il Dent du Geant (Dente del Gigante) visto dalla Punta Helbronner.
2- Il Glacier du Geant
3- L’Aiguille de Toule, di fronte alla Punta Helbronner.
4- La cima del Mont Blanc (Monte Bianco) vista dalla punta Helbronner.
6- La cresta de Peuterey vista dalla Punta Helbronner
7 – 8- Ci apprestiamo a scendere dalla Punta Helbronner per dirigerci verso il Col du Geant.
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9- Gli spazi sono immensi, il puntino nero a destra della traccia, al centro della foto, avanti a noi, è una tenda.
10- L’Aiguille du Midi con la stazione della funivia dal versante francese.
11- Altri alpinisti ci seguono dalla Punta Helbronner.
12- Il Mont Blanc di Tacul con il torrione granitico del Gran Capucin a sinistra.
13- Il Monte Bianco a sinistra, il Mont Maudit al centro ed il Mont Blanc du Tacul a destra.
14 -15- Il Dente del Gigante si fa sempre più vicino.
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16- Veduta verso Nord dal Col du Geant.
17- Il Col du Geant, a 3369 m.
18- Veduta dal Col du Geant verso la sottostante Val Ferret, circa 2500 metri più in basso.
19- Saliamo la cesta dell’Aiguille Marbrees
20- Il Mont Blanc du Tacul a destra ed il Mont Maudit a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
21- Il Mont Blanc al centro e la Tour Ronde a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
22- La Punta Helbronner e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
23-Il Dente del Gigante e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
24- Veduta dei monti sopra Courmayeur con il Monte Rosa sullo sfondo.
25- L’incredibile cresta de Peuterey vista dalla skyway del Monte Bianco.
26- Il comprensorio sciistico di Mont Chetif sovrastato dalla cresta della Testa d’Arp oltre la quale svetta la piramide del Monte Berio Blanc
27- Il canalone sottostante la stazione della funivia di Punta Helbronner percorso da sciatori, si nota al centro un fronte di distacco di slavina, tre giorni dopo di questa foto due sciatori saranno travolti da una ulteriore slavina, per fortuna senza gravi conseguenze.

SALITA ALLA TESTA D’ARP DAL COMPRENSORIO SCIISTICO DEL MONT CHETIF – COURMAYEUR

1- Gli impianti di risalita che da Dolonne raggiungono le piste da sci del Mont Chetif e del versante Nord della Testa d’Arp.
2- Il Dente del Gigante e il Grandes Jorasses con la sottostante Val Ferret visti dal Mont Chetif.
3- Il Mont Chetif e Courmayeur nel fondovalle.
4- Il Glacier du Brouillard con il Rifugio Monzino al centro della foto, nel versante Sud del Mont Blanc.
5- La ripidissima parete Ovest della Tete de l’Ane.
6 – 7- Le bellissime pareti del Mont Berio Blanc a sinistra e del Mont Favre a destra.
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8- Sulla cresta della Testa d’Arp a 2747 m.
9 – 10- Il Mont Berio Blanc
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11 – 12- Il Mont Favre.
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13 – 14- Il maestoso versante Sud del Mont Blanc con i rossi piloni granitici del Freney a sinistra.
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15- Il Vallon de Youla
16- Il Glacier du Miage con le grandi morene laterali e le Jardin du Miage al centro delle due lingue glaciali.
17- Le Petit Mont Blanc e le Glacier du Miage a sinistra
18 – 20- La lunga cresta della Testa d’Arp.
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VAL FERRET, DAL PARCHEGGIO AL RIFUGIO BONATTI, 16 Km e 600 metri di dislivello in ciaspole.

1- Il Grandes Jorasses visto dalla Val Ferret.
2- L’Aiguille Rouge de Rochefort.
3- Il Mont Blanc e la cresta de Peuterey.
4 – 6- Il nucleo di case estive di Montita, circondato da due slavine.
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7- Grandi slavine scese dal versante Sudt de le Grandes Jorasses.
8 – 10- Case da sogno in Val Ferret.
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11- Il lungo tracciato con ripidi tornanti in salita che conduce al Rifugio Bonatti.
12- Il canalone oltre il bosco, prima del rifugio Bonatti.
13 – 16- Il Rifugio Bonatti con la sola stanza invernale aperta.
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17- Il Rifugio Bonatti e la parete Sud del Grandes Jorasses.
18- La Punta Walker del Grandes Jorasses
19- L’abitato estivo di Lavachey, ancora semisommerso dalla neve nonostante questo inverno non sia stata molta.
20- Il Dent du Geant visto dalla Val Ferret.
21- Al centro della foto, sopra ai muschi del masso, un Merlo Acquaiolo nella Dora di Ferret.

GHIACCIAIO DELLA BRENVA – Ovvero quel che ne rimane

Il ghiacciaio è arretrato di diverse centinaia di metri e ora, dove c’era un fronte di ghiaccio alto una decina di metri, ci sono laghetti d’acqua e rocce delle morene laterali e frontale.

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6 – 7- Il fronte del ghiacciaio rimane visibile in fondo a questo vallone di pietre
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8- Dove c’era il ghiacciaio sta già crescendo una piccola foresta.
9- L’ultimo lembo del Ghiacciaio della Brenva.

IMMAGINI DA FONDOVALLE

1- Alba sul Dent du Geant visto dal nostro albergo.
2 – 6 – Il Mont Blanc du Courmayeur visto dal nostro albergo.
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7 – 8- I bellissimi cristalli di Quarzo del Monte Bianco.
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MONTE VETTORETTO Dalla Valle Santa.

Salita classica con partenza dalla strada Castelluccio-Forca di Presta per la Valle Santa fino al Monte Vettoretto.

Abbiamo tentato la salita verso il Rifugio Zilioli – Monte Vettore ma gli accumuli di neve fresca caduta qualche giorno prima ed un vento ad oltre 80 Km/h con intense spolverate di neve, ci ha impedito la salita.

Di seguito le immagini della ventosa giornata.

1- La Valle Santa con il Monte Vettoretto al centro.
2- Il Piano Grande visto dalla Valle Santa.
3- A sinistra il canale Sud, salito anni fa, che conduce direttamente allo Scoglio del Lago.
4- La Valle Santa da metà salita.
5- L’uscita del canale, sui pianori sommitali del Monte Vettoretto.
6 – 9- Il tratto più ripido della Valle Santa, poco prima dell’uscita.
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10- Il versante Ovest del Monte Vettoretto, nei pressi del sentiero estivo, parzialmente coperto dalla neve, visibile in basso a destra.
11- L’ultimo tratto su abbondante neve fresca caduta alcuni giorni prima.
12- La Punta di Prato Pulito spazzata dal vento che solleva la neve fresca.
13- La cima del Monte Vettore, oggi irraggiungibile causa del fortissimo vento, a sinistra il Rifugio Zilioli.
14- Le forti raffiche, sollevando la neve fresca, coprono la vista del Rifugio Zilioli che si trova sulla cresta, al termine del sentiero che risale il pendio.
15- Tentiamo la salita verso il Rifugio Zilioli ma dopo alcune centinaia di metri abbandoniamo a causa del forte vento.
16 – 17- Quindi riprendiamo la discesa, sempre dalla Valle Santa.
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MONTE SERANO Terrazzo sull’Umbria e alla ricerca del raro Colchicum bulbocodium subsp.versicolor.

Su richiesta di un mio amico che intendeva fotografare il Colchicum bulbocodium Ker Gawl. subsp. versicolor riporto un facile itinerario per raggiungere il Monte Serano, che sovrasta la città di Trevi in Umbria, dove, oltre alla presenza di questa rara pianta che fiorisce intorno alla metà di marzo, si può godere di un aereo panorama di tutta la valle Umbra, da Spoleto a Sud fino oltre Perugia e Assisi a Nord.

La cima del Monte Serano è caratterizzata da diverse antenne e ripetitori visibili a distanza, le immagini sono state scattate il 17 marzo dove ho trovato il Colchicum in piena fioritura.

Il Colchicum bulbocodium subsp. versicolor è una piccola pianta erbacea, alta in genere fino a 15 cm, dotata di un piccolo bulbo, pianta piuttosto rara, in Italia vegeta nei pascoli aridi solo di alcune montagne umbre, laziali, abruzzesi e della Valle d’Aosta.
Il fiore di questo bellissima piantina ha tepali rosa intenso-lilacini, di forma lanceolata, arrotondata all’apice, queste piante possono essere scambiate con quelle appartenenti al Gen. Crocus. I colchici si distinguono per avere fiori a 6 stami, anziché 3 dei crochi.

Anche questo colchico è velenoso per la presenza di diversi alcaloidi tra cui la colchicina che è presente soprattutto nel rivestimento dei semi.

ACCESSO: Per accedere facilmente alla sommità del Monte Serano si può salire in auto dal paese di Campello sul Clitunno per la Strada Provinciale 458/1 in direzione di Campello Alto, giunti nei pressi dello splendido borgo che consiglio di visitare, si prosegue in salita su strada stretta e con tornanti, in direzione di Pettino.

Giunti a circa tre chilometri dal paese di Pettino si incontra una strada sterrata sulla sinistra con un grande cartello di legno illeggibile dove si parcheggia e si prosegue a piedi in quanto la strada è molto sconnessa (320098 E – 4745762,6 N; 1040 m.).

DESCRIZIONE: Si continua a piedi la strada sterrata principale per circa 800 metri in costante salita fino a raggiungere una pineta (25 minuti) a sinistra dove la strada si biforca, si prosegue sulla sterrata di destra (319628,2 E – 4746327 N, 1155m.).

Dopo circa 250 metri si esce dal bosco e ci si trova sui prati del versante Est del Monte Pradafitta dove la strada sterrata termina e si trasforma in un tratturo erboso che sale dritto in direzione Nord verso la cima sovrastante.

La stazione del Colchicum bulbocodium si trova sulla destra a metà salita per la cima del Monte Pradafitta, nei prati intorno a dei grandi ginepri, poco prima del bosco che si trova sottostante (319898,4 E – 4746503,7 N; 1215 m. e dintorni).

Proseguendo il tratturo, in 10 minuti si raggiunge la cima del Monte Pradafitta (1261 m.), caratterizzata da bianche rocce che emergono dal terreno.

Raggiunta la prima cima si prosegue per tratturo in direzione Nord in lieve salita fino alla Sella di Sant’Angelo (20 minuti, 1289 m.) dove si intercetta un’altra strada sterrata proveniente da Pettino e, proseguendo in direzione Nord-est per cresta erbosa, si supera un breve tratto di bosco e si risale in direzione delle antenne.

Raggiunte le prime antenne si intercetta una ulteriore strada sterrata proveniente sempre da Pettino che si percorre in direzione Nord e che conduce fino alla cima del Monte Serano (30 minuti dalla sella, 1429 m.).

RITORNO: Stesso itinerario

Allego Traccia dell’itinerario fino al Monte Pradafitta dove nel cerchio del percorso, è presente la stazione del Colchicum:

1- Il Borgo di Campello Alto, in alto la cima del Monte Pradafitta.
2- La strada sterrata con il grande cartello di legno presente a circa due chilometri da Pettino dove si parcheggia.
3- L’incrocio della strada sterrata in corrispondenza di una pineta a sinistra, si prosegue a piedi sulla deviazione di destra.
4 -5- I pascoli del versante Est del Monte Pradafitta, il lontananza le antenne del Monte Serano.
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6- Il tratturo che dalla cima del Monte Pradafitta prosegue verso la Sella di S.Angelo.
7- Veduta verso Nord-est, l’abitato di Pettino a sinistra e i Monti Sibillini sullo sfondo.
8- Zoom della parte sinistra della foto n.7: da sinistra il Pizzo Tre Vescovi, la Croce ed il Monte Bove Nord, Il Pizzo Regina (solo la cima), il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
9- Zoom della parte destra della foto n.7: La Cima del Redentore e la Cima del Lago.
10- Veduta verso Sud con il Gran Sasso ed i Monti della Laga.
11- La cima del Monte Pradafitta con le rocce che emergono dal terreno e l’ampia veduta verso Nord con il Monte Subasio a destra.
12- Veduta verso Perugia a sinistra Foligno al centro ed Assisi a destra.
14- Veduta verso la campagna di Trevi
15- Veduta verso Ovest con Montefalco.
16- Veduta verso Sud con Spoleto.
17- Nodulo di Calcedonio nelle rocce della cima del Monte Pradafitta.
18- Colchicum bulbocodium subsp. versicolor con farfalla Cedronella (Gonepteryx rhamni) svernante visibile dalle ali consumate.
19 – 23 – Il bellissimo e rarissimo Colchicum bulbocodium subsp. versicolor
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24 – 27 – Negli stessi prati vegeta anche la rara Romulea Bulbocodium.
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MONTE PORCHE Salita invernale da Monte Prata per la Fonte della Giumenta.

Il 18 marzo 2023, con Angelo e Marisa, siamo saliti al Monte Porche per la via normale, partendo dal parcheggio di Monte Prata, per la Fonte della Giumenta e Sella Nord-ovest, su neve buona.

Di seguito le immagini della bella giornata.

1- Il Monte Porche al centro ed il Monte Palazzo Borghese a destra, a sinistra si vede la strada per la Fonte della Giumenta e la sella Nordovest di salita.
2- Il versante Ovest del Monte Porche e del Monte Palazzo Borghese , con i canali di salita invernali già descritti in questo sito.
3- I primi crochi primaverili nei pressi della Fonte della Giumenta
4- Salita del pendio a monte della Fonte della Giumenta verso la sella Nord -ovest visibile in alto a sinistra, a destra la cima del Monte Porche.
5- La sella Nord-ovest.
6- A destra la Cima di Vallinfante, la Cima di Passo Cattivo al centro e il Monte Bove Sud in fondo.
7- Neve modellata dal vento sulla sella Nord-ovest.
8- La sella Nord-ovest del Monte Porche.
9- Marisa e Angelo sul sentiero estivo, alle spalle il Monte Cardosa.
10- La valletta sotto alla sella, in fondo il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
11- I soliti salitori improvvisati, senza piccozza e ramponi su neve gelata, poi non ci lamentiamo se accadono incidenti.
12- 13- Ormai nei pressi della cima.
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14- Il pendio finale prima della cima.
15- L’autore sotto alla cima.
16- La cima del Monte Porche.
17- Il versante Nord del Monte Porche con il canale di salita descritto nel mio secondo libro.
18-La Valle lunga con l’omonima cima al centro, il Monte Sibilla a destra e il Pizzo Regina a sinistra.
19- Veduta verso Nord dalla cima.
20- Veduta verso Ovest dalla cima.
21- Veduta verso Sud dalla cima.
22- La cima Vallelunga ed il Monte Sibilla.
23-26- Neve lavorata dal vento.
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27- Foto di gruppo sulla cima.



VARIANTE ALLA DIRETTA OVEST DEL MONTE BICCO Invernale

I miei amici Valerio, Gilberto, Silvia ed Elia mi hanno segnalato di aver salito in invernale una variante alle vie dirette parallele al versante Ovest del Monte Bicco, già riportate su questo sito.

La via si sviluppa su un canalone innevato situato subito a sinistra della “Direttissima al Monte Bicco, invernale ed estiva” su roccia aperta da me e Fausto il 20 aprile 2019 e della diretta alla Ovest del Monte Bicco su neve, riportata su un reportage del 26 marzo 2022, a cui si rimanda per l’itinerario di accesso.

La via in questione risale il pendio innevato a monte del sentiero per la Forcella Passaiola fino ad una bastionata rocciosa oltre il quale si trasforma in un canale più stretto.

All’altezza dei torrioni rocciosi il canale si fa più ripido, con passaggi a 45° e devia verso destra in direzione della cresta rocciosa percorsa dalla “Direttissima” indicata sopra.

Successivamente il pendio si allarga e si fa meno ripido, ci si dirige verso sinistra per evitare le rocce di uscita della “Direttissima” e si raggiunge la cresta Nord poco sotto l’uscita della via laterale indicata.

Il percorso intuitivo è riportato nella foto n. dove è indicata la via in questione (percorso in giallo) e dove sono riportate tutte le altre vie di salita, estive ed invernali, del versante Ovest del Monte Bicco.

Di seguito le immagini della salita.

1-Il pendio a monte del sentiero per la Forcella Passaiola
2- In alto i torrioni della “Direttissima al Monte Bicco, invernale ed estiva”
3- La prima parte del canale di salita proposto.
4- Nei pressi della prima fascia di rocce che stringono il pendio.
5 – 7- Oltre la prima barriera di rocce il pendio impenna.
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7- 14- Il Tratto più ripido
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8 – 9- L’uscita dal tratto più stretto e ripido, prima della cresta.
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10- La cresta del Monte Bicco
11 – 12 -La discesa dal Monte Bicco per il Canalone Maurizi nel versante Est.
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13- Il tracciato della via proposto, in giallo e le altre vie estive e/o invernali del versante Ovest del Monte Bicco.



GROTTA DI MONTE PATINO

La Grotta di Monte Patino si apre nel versante Sud del monte omonimo, a circa 1280 metri di altezza, ha rappresentato un tradizionale riparo per i pastori del luogo e probabilmente è stata frequentata dall’uomo sin dalla preistoria.

L’accesso, facile ed adatto a tutti grazie ad un ampia strada sterrata, richiede circa un’ora con partenza dalla Forca di Ancarano.

ACCESSO: Si raggiunge il valico della Forca di Ancarano sia passando da Preci che da Norcia, percorrendo in auto la Strada Provinciale n.476 e si parcheggia presso una pineta con strada imbrecciata.

DESCRIZIONE: Dal valico si segue la strada sterrata dalla parte opposta della pineta prendendo la deviazione a destra, si raggiunge in breve una fonte, si prosegue fino ad un barbecue in pietra.

Al successivo incrocio che indica la salita per la Forca di Giuda ed il Monte Patino si continua sempre a destra in costante ma lieve salita fino ad una piccola cava e ad un successivo tratto pieno di massi caduti dopo il terremoto dalla alta parete superiore. Proseguendo ancora sulla strada sterrata raggiunge un altro tratto con massi e numerosi inutili omini di pietra, come se non fosse evidente il tratturo che si percorre.

Si esce quindi dal bosco raggiungendo un prato dove si scorge Norcia e da dove si vede la parete più in basso che forma la Grotta di Monte Patino, sovrastata da una seconda fascia parallela di rocce rossicce, sulle pendici Sud del monte (348084 E – 4741947,5 N; 1280 m.).

Si percorre una curva e sulla sinistra si nota un sentiero (con omino di pietre utile in questo caso) che si inoltra nel bosco, in breve si raggiunge l’ingresso della cavità profonda una decina di metri.

La cavità e caratterizzata da pareti e soffitto completamente annerite dai fuochi che sono stati accesi nei secoli dai pastori che la frequentavano.

Volendo si scavalca a sinistra la parete e si risale su un ripido tratto rupestre per raggiungere la fascia rocciosa sovrastante dove è presente un’altra piccola cavità.

Se si continua la strada sterrata di fondovalle si raggiunge dapprima la Fonte di Patino e quindi, in netta e più ripida salita, si raggiunge la Forca di Giuda e quindi la cima del Monte Patino (2 ore dalla Grotta).

RITORNO: Stesso itinerario. Se si transita per Preci si consiglia di visitare la chiesa della Madonna Bianca situata nella frazione di Ancarano – Sant’Angelo, ben segnalata a pochi passi a piedi dalla strada provinciale.

1- La fonte presente all’imbocco del tratturo
2- La deviazione per la Forca di Giuda stranamente segnalata.
3- Una vecchia tabella di divieto di caccia inglobata dall’albero su cui era stata infissa.
4- La piccola cava lungo il tratturo
5- La alta parete che sovrasta la sterrata.
6- Il tratto pieno di massi caduti da terremoto alla base della parete della foto n.4.
7- Inutili omini di pietra posti vicinissimi uno dopo l’altro come se la strada non fosse visibile.
8- Altri grandi massi sulla strada.
9 – 10 – i massi caduti dalla parete recano spalmature di minerali ferrosi
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11- 12- Superata la parete si continua a risalire la valle.
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13- Nel cuore della parete è presente un vecchio nido di rapaci.
14- Il tratto all’uscita dal bosco dove si scopre Norcia.
15- Le pareti di roccia rossa, alla base di quella a destra si apre la Grotta di Monte Patino.
16- L’omino di pietre all’imbocco del sentiero che conduce alla Grotta di Monte Patino già visibile.
17- La parete che forma la Grotta.
18-25- La Grotta di Monte Patino, la parete sovrastante reca i segni di secolari fuochi accesi dai pastori che la frequentavano
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26- Superando la parete si può risalire verso la fascia rocciosa più in alto.
27- La parete di roccia rossa è stranamente caratterizzata da spigoli molto vivi, piuttosto particolare per roccia calcarea.
28 – 30 – La grotta più piccola presente alla base della fascia rocciosa superiore.
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31- 32- La cengia prosegue per tutta la base della parete
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33- La città di Norcia
34-35- Una grande pianta di Ephedra nebrodensis cresce nella verticale parete rocciosa della fascia superiore
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36-38- Ad Ancarano (Sant’Angelo) è presente la bellissima ma inagibile chiesa della Madonna Bianca.
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38- Due leoni scolpiti su pietra intorno all’anno 1000 caratterizzano l’ingresso della chiesa.
39- Pianta satellitare del percorso proposto. ROSSO : itinerario per la Grotta di Monte Patino. GIALLO: Itinerario per Monte Patino.



CASCATA DELL’ACQUA DEL PERO o Fosso di Casali

La Cascata del Fosso dell’Acqua del Pero è una cascata poco conosciuta, formata dal fosso situato nei pressi della frazione di Casali di Ussita, a valle del paese, ma più facilmente raggiungibile dalla frazione di Capovallazza situata invece nel fondovalle.

L’itinerario di raggiungimento è facile anche se un po’ disagevole per la vegetazione presente in quanto poco frequentato, di poco più di cento metri di dislivello e di circa 4 chilometri di sviluppo totale, ma purtroppo, come al solito, non segnalato ne riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Visso quindi si prosegue in direzione di Ussita, giunti alla frazione di Fluminata (sede comunale) si lascia la strada che sale verso Frontignano e si gira a sinistra, si prosegue di fianco alle casette delle attività commerciali in direzione di Casali-Vallazza. Al bivio, poco dopo il ponte che attraversa il torrente Ussita, si gira a destra verso Capovallzza e lo stabilimento dell’Acqua Roana. Superato lo stabilimento si parcheggia in corrispondenza di un lungo filare di alberi che termina presso la stazione ecologica del Comune di Ussita (sbarra).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prosegue la strada asfaltata sbarrata fino alla stazione ecologica, si attraversa a sinistra passando sul ponte del torrente per raggiungere la piccola centrale idroelettrica. Dal piazzale della centrale si sale a sinistra su un prato dove, poco più avanti, prima del bosco, si intercetta una lieve traccia che percorre la sponda destra del torrente (sinistra orografica) fino ad una zona pianeggiante con alti salici dove il fiume si allarga. Tenendo sempre la destra si individua, non facilmente, una traccia che sale lievemente il pendio per proseguire in quota mantenendosi a qualche decina di metri di dislivello dal torrente.

Si prosegue su traccia di sentiero, a tratti sconnesso e con molta vegetazione, risalendo la valle sempre sulla sponda destra fino ad un guado dove si passa nella sponda sinistra e, dopo poche decine di metri, si ritorna a destra.

Si prosegue fino ad una piccola cascata che si supera sempre a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto su un grande faggio.

Si risalgono con qualche difficoltà successivamente alcuni speroni rocciosi fino a raggiungere il restringimento della valle in corrispondenza di alte pareti rocciose ed arrivare in vista del cascata, posta in alto nel versante opposto.

Si scende nel torrente e lo si attraversa facilmente per arrivare alla base delle due cascate che si formano per sdoppiamento della cascata più alta superiore.

Si può proseguire nella risalita del torrente fino ad arrivare alle sorgenti ma il percorso è impegnativo in quanto senza alcuna traccia e per i diversi guadi del torrente che bisogna effettuare.

DISCESA: Stesso itinerario.

Di seguito le immagini dell’itinerario, effettuato purtroppo in condizioni di maltempo, pioggia a tratti e vento, che non ci avevano permesso di salire in quota.

1- La traccia di sentiero che risale la valle nella sponda destra (in salita) del torrente Ussita.
2- Il sentiero risale la valle a qualche decina di metri sopra il torrente.
3- I primi contrafforti della valle, la cascata è ancora più avanti.
4- Il guado prima della cascata da cui si passa prima a sinistra poi si ritorna a destra del torrente (in salita)
5- I primi fiori primaverili, primula acaulis e anemone epatica.
6- I resti di un pasto a base di Merlo.
7- 9- La piccola cascata del torrente Ussita, si prosegue a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto.
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10- La corda permette di risalire oltre il grande faggio a destra visibile nella foto.
11- Un grande faggio posto poco prima di arrivare in vista della cascata.
12- La Cascata dell’Acqua del Pero come visibile dal fondovalle.
13- Zoom sulla parte superiore della cascata.
14-17- Le due cascate finali formate dallo sdoppiamento della parte superiore.
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18- Proseguendo a risalire il torrente si arriva sotto alle pareti del Monte Bove Nord.