GOLA DEL SALINELLO Grotte di S. Angelo e cascata.

Al confine tra Marche e Abruzzo, la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli, sono divisi da un fiume: il Salinello che, nel suo scorrere verso il mare, ha creato profonde e strette forre.

Le gole del Salinello, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sono un lungo e profondo canyon, tra il Monte Girella e il Monte Foltrone, nella valle si aprono anche diverse cavità raggiunte da un comodo sentiero tra cui la Grotta di Sant’Angelo.

L’accesso alla grotta e alla cascata è facile ed adatto a chiunque purché si indossino scarpe da trekking.

Queste località, benchè scomode e poco accessibili, risultano abitate già dal Paleolitico Superiore (10.000 anni a.C.); nella grotta di Sant’Angelo sono stati ritrovati molti reperti archeologici di notevole interesse storico; oggi è possibile visitare l’interno nei giorni di apertura accompagnati da guide su un percorso attrezzato con passerelle di metallo e con pannelli illustrativi che descrivono l’ambiente, l’altare duecentesco (1236) e la scala in pietra sotto l’apertura principale. Questa, come altre cavità, è state adibite al culto di San Michele Arcangelo. Sotto la grotta principale esiste un’altra cavità chiamata grotta di Salomone ed altre cavità laterali.

Se si vuole proseguire nell’esplorazione più approfondita delle varia cavità accessibili liberamente presenti in questa valle è necessaria attrezzatura ed esperienza Speleo.

Proseguendo nella gola, si possono visitare alcuni eremi del XII e XIII secolo, tutti posizionati in luoghi di difficile accesso. 

Riporto comunque la descrizione dell’itinerario per raggiungere la Grotta di Sant’Angelo e la cascata “Lu Caccheme”, anche se ampiamente indicato sul web e perfettamente segnalato in loco (al contrario di altri parchi nazionali).

ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 81 in direzione di Civitella del Tronto (TE), quindi per la S.P. 53 si raggiunge Ripe di Civitella (611 m), si prende la strada bianca che costeggia la chiesa del paese ed entra nelle gole. Dove questa termina (sbarra, tavoli da pic-nic e fontana ) si parcheggia (590 m).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio (590 m, ) si segue la strada  che scende verso il fiume e raggiunge  in breve la grotta di Sant’Angelo e le altre tre cavità minori laterali. Sempre sul sentiero principale si giunge ad un bivio. Prendere a sinistra dove, dopo una breve ripida discesa, attrezzata con scalini e corde, si raggiunge il fondo del torrente proprio sopra e sotto la cascata “Lu Caccheme” (550 m circa, 0:10 ore).

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Valle del Salinello e l’inizio del sentiero di accesso dal parcheggio.
2- Le Grotte di Sant’Angelo, a sinistra le tre più piccole, a destra con muretto la più grande.
3- La Grotta di Sant’Angelo con accesso al pubblico solo nei giorni di apertura.
4- L’apertura più alta della Grotta di Sant’Angelo che si raggiunge solo con una arrampicata alpinistica .
5 – 8- Le due cavità di modesto sviluppo liberamente accessibili al pubblico.
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9 – 15 – La terza cavità poco più profonda.
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16- Le scalette in pietra di accesso alla Grotta di Sant’Angelo.
17- 19- L’interno della Grotta di Sant’Angelo.
18- Il Forno
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20 – 21- L’altare di San Michele con i pannelli esplicativi
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22- Particolare dell’altare in pietra.
23 – 24- Prosecuzione nella parte più interna della Grotta di Sant’Angelo.
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25- Una grande frana chiude il fondo della Grotta.
26 – 30 -Concrezioni varie nella parte più interna.
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31- Il soffitto stratificato.
32- Colonia di Pipistrelli
33- Lepidotteri del genere Catocala in svernamento all’interno della grotta.
34- Un Ortottero di grotta.
35 – 38- La grande Stalagmite presente in una cavità laterale della Grotta di Sant’Angelo, che “presto” diventerà una colonna.
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39 – 41- Prosecuzione nelle altre cavità laterali.
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42 – 44- Altra cavità laterale che però necessita di attrezzatura Speleo per l’accesso.
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45- Il pozzo attrezzato della cavità delle foto precedenti.
46- La Grotta di Sant’Angelo vista dall’apertura superiore.
47 – 48- L’apertura superiore.
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49- Il rarissimo relitto del terziario, l’Ephedra nebrodensis sulle pareti verticali proprio intorno all’apertura superiore
50- La segnaletica inequivocabile presente nel Parco.
51 – 52- Il torrente Salinello sopra alla cascata “Lu Caccheme”.
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53 – 54- Il sentiero di accesso alla base della cascata.
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55 – 59- La cascata “Lu Caccheme”.
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GIRO INTORNO AL MONTE GUAIDONE, PIAN GRANDE – PIAN PICCOLO

Ciaspolata di 12 chilometri girando intorno al Monte Guaidone, siamo partiti dal Ranch di Piano Grande di Castelluccio e ci siamo diretti verso la Valle del Bonanno, abbiamo percorso tutto il Pian Piccolo per salire fino alla Collina Carbonara quindi siamo ridiscesi al Pian Grande per Costa Sassetti.

Ci ha sempre accompagnato un forte freddo vento , di seguito le immagini della giornata.

1- Il gruppo di amici alla partenza dal Ranch del Piano Grande.
2- Direzione Valle del Bonanno.
3- Spicca il colle denominato “La Rotonda” sopra alle nostre teste
4- La Cime del Redentore è avvolta dalla nebbia proveniente dal versante Adriatico, sospinta dal vento di Tramontana, spicca lo Scoglio dell’Aquila.
5- L’imbocco della Valle del Bonanno, sferzato da forti raffiche di vento.
6- Il Piano Grande si allontana sempre di più.
7- Il versante Nord del Monte Guaidone con la sottostante Valle del Bonanno..
8- Girando la valle entriamo nel Pian Piccolo spazzato dal vento che solleva la neve, di fronte la Macchia Cavaliera ed il Monte Macchialta.
9- La Cima del Redentore vista dal Pian Piccolo.
10. Orme di Volpe a sinistra e Lepre a destra nel Pian Piccolo.
11- Il lungo Pian Piccolo.
12- Il Laghetto del Pian Piccolo, con la superficie gelata ma visibile.
13- Il Pian Piccolo visto dalla salita per la Collina Carbonara dove sono presenti grandi esemplari di Biancospino.
14- Dalla Collina Carbonara ci immettiamo nel canale boscoso che scende verso Costa Sassetti fino al Piano Grande, sullo sfondo il Monte Ventosola.
15 – 16- Discesa dal bosco verso Costa Sassetti.
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17 – 19-Discesa verso Costa Sassetti.
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20- Ritorniamo all’immenso Pian Grande.
21- Le macchine sulla strada per Norcia, poco sopra la linea d’ombra, sono ancora piccolissime.
22 -23- Tracciamo a turno sulla neve fresca immacolata di questa zona del Piano Grande per risparmiare la fatica.
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24- Una lepre ha attraversato tutto il Piano Grande dall’Inghiottitoio del Fosso Mergani, visibile sullo sfondo sotto alla strada Per Norcia.
25- 26- Il colle “La Rotonda” in ombra sembra un parallelogramma, sullo sfondo troneggia la Cima del Redentore.
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27- L’abitato di Castelluccio sulla sinistra e di fronte a noi un vasto lago temporaneo gelato.
28- Il Monte Castello in ombra con la strada per Norcia.
29- Il Monte Guaidone e la macchia di Costa Faeto con il lago temporaneo gelato
30- La parte terminale del Piano Grande verso il Fosso Mergani.
31 – 32- La Cima del Redentore a fine giornata si è scoperta dalla nebbia.
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33- Ormai giunti nei pressi delle auto, il Piano Grande è davvero Grande.
34- Pianta satellitare del percorso effettuato.



FOCE – IL CANALE – IL LAGHETTO. Alla base della imponente parete Est del Sasso di Palazzo Borghese.

Salita classica alla base della imponente parete Est del Sasso di Palazzo Borghese da Foce per Il Canale fino alla conca del Laghetto con le ciaspole e con oltre mezzo metro di neve, grande fatica ripagata dalle meravigliose immagini della parete glassata di alpine ice (galaverna).

1 – 3- Il bosco del Canale, più si sale e più c’è neve.
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4- Particolare formazione di equilibrio di ghiaccio di fusione su un faggio.
5- Finalmente si esce dal bosco ma la fatica non termina.
6 – 12- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese si fa sempre più imponente man mano che si risale la valle.
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13 – 14- La conca del Laghetto di Palazzo Borghese
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15- 16- Dettagli della parete Est del Sasso di Palazzo Borghese rivestita di galaverna o alpine ice.
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17- Il Monte Sibilla.
18 – 20- Piccole slavine di scorrimento di neve fresca su quella vecchia sottostante distaccatesi dopo alcuni minuti dal nostro passaggio nonostante la pendenza in questo punto sia minima.
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21- Il grande Faggio del Canale.
22- Una cavità presente nella parte rocciosa iniziale del Canale, a monte di Foce.



PIAN PERDUTO – COLLI ALTI E BASSI – CAPANNA GHEZZI – SAN LORENZO – PIAN PERDUTO Ciaspolata di 11 chilometri con molta neve fresca.

Di seguito le immagini della meravigliosa giornata, finalmente con molta neve e con un numeroso gruppo di amici.

1- La partenza da Pian Perduto, sullo sfondo il Monte Argentella da cui tracima la nebbia dal versante Est.
2- Il boschetto dei Colli Alti e Bassi che abbiamo raggiunto per la valletta Ovest.
3- Il Boschetto dei Colli Alti e Bassi con il Monte Porche sullo fondo.
4 – 5-Le pendici Ovest della Cima del Redentore tra la nebbia.
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6 – 9-Dai Colli Alti e Bassi scendiamo verso la valle che conduce alla Capanna Ghezzi.
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10 – 13- La valletta che conduce verso Capanna Ghezzi.
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14 – 15- I nuclei di Faggio nei pressi della Capanna Ghezzi.
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16- La Capanna Ghezzi, alle falde del versante Ovest del Monte Argentella.
17- La Macchia del San Lorenzo
18- La conca del San Lorenzo.
19- Il Monte Palazzo Borghese visto da San Lorenzo.
20 – 21- La Portella del Vao, la strettoia rocciosa che mette in comunicazione San Lorenzo con il Pian Perduto.
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22 – 23- Il Monte Porche ed il Monte Palazzo Borghese dominano la conca del San Lorenzo.
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24- I Colli Alti e Bassi chiudono a Sud il Pian Perduto.
25- Attraversando il Pian Perduto
26- Ripassiamo di fronte al boschetto del Pian Perduto chiudendo il percorso della giornata.
27- Il Monte Lieto, situato di fronte al Pian Perduto, sulla strada una lunga fila di auto di escursionisti..
28- Siamo ormai giunti anche noi all’auto concludendo la splendida ciaspolata.
29- Pianta satellitare del percorso della ciaspolata



MONTE BICCO – Cresta Nord

Dopo la prima, scarsa, nevicata della stagione, il 15 Gennaio 2023, con un numeroso gruppo di amici abbiamo effettuato una escursione in Val di Bove quindi siamo saliti con nebbia al Monte Bicco per la cresta Nord.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Le Quinte con la grande frana prodotta dal terremoto del 2016 viste dalla Val di Bove
2- La Val di Bove e la parete Nord del Monte Bicco.
3- Il versante Ovest del Monte Bove Nord. nei pressi della Fonte di Val di Bove, con scarsissimo innevamento
4- Sul sentiero per la Forcella Passaiola, sotto alla grande frana del Monte Bicco.
5- Verso la Forcella Passaiola.
6- Foto di gruppo alla Forcella Passaiola.
7 – 15- Momenti di salita della cresta Nord del Monte Bicco.
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16- Veduta della parete Nord dalla cima al Monte Bicco con nebbia.
17- La cresta verso il Monte Bove Sud.
18- Il versante Est del Monte Bicco.
19- Il Monte Bove Nord in un momento di diradamento della nebbia.



LA CASCATA DI RIO FESSA E LA FESSA – VALLE DEL FIASTRONE

La cascata di Rio Fessa è una bellissima ma sconosciuta cascata del Rio Fessa, un torrente laterale del Fiastrone, che forma un inciso fosso tra il Monte Corvo ed il Monte dei Cancelli, attraversato dalla strada che collega la frazione di Monastero di Cessapalombo a Fiastra, a qualche chilometro dopo l’abitato.

L’accesso è facile e adatto a tutti ed anche entusiasmante perché bisogna attraversare il torrente diverse volte ed affrontare terreni sconnessi per arrivare alla base della cascata suddivisa in diversi salti ed alta complessivamente circa trenta metri. I muschi che crescono nelle pareti rocciose della cascata formano anche un potente banco di Travertino di cui una parte si è staccata rimanendo appoggiata a chiudere la piccola forra.

Per i più esperti si può proseguire fino a raggiungere la “Fessa” una stretta fessura creata dal torrente in un banco di travertino

La zona è più conosciuta per la Grotta dei Frati, le Lame Rosse e la Forra del Fiastrone e questa cascata completa l’interesse naturalistico della Valle.

ACCESSO: Per chi proviene da Sarnano o da Caldarola o da Passo S. Angelo si raggiunge la località Pian di Pieca quindi si prende la strada che conduce alla frazione di Monastero di Cessapalombo, da cui si può partire anche per l’escursione alla Grotta dei Frati – Forra del Fiastrone.

Si raggiunge in auto la frazione di Monastero e prosegue in auto in direzione di Fiastra, dopo circa 2 chilometri dal piccolo abitato la strada si addentra in un profondo vallone facendo una ampia curva. Si parcheggia all’inizio della curva dove è presente uno slargo in corrispondenza di una cavita di una parete rocciosa posta di fianco alla strada (354912 E – 4769165 N; 730 m.).

Per chi proviene da Fiastra si raggiunge la diga del Lago di Fiastra e si prosegue per circa 4 chilometri fino a superare una breve galleria della strada aperta sotto ad un grande scoglio e proseguendo per poche centinaia di metri fino all’ampia curva descritta sopra dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dalla strada, di fianco alla cavità, si segue un sentiero che entra nel fosso, si attraversa il torrente risalendo alla destra fino ad un ghiaione, il sentiero rientra poi nel fosso in corrispondenza di un capanno in legno attraversandolo di nuovo quindi si trasforma in una lieve traccia che, inoltrandosi nella stretta gola, effettua diversi guadi e risalite di pendii scoscesi costeggiando il torrente fino alla base della cascata che si nota solo quando si è arrivati nei suoi pressi.

Si consiglia di effettuare questo itinerario dall’inverno fino alla primavera il modo da avere la massima portata idrica, d’estate il fosso si asciuga quasi completamente.

LA “FESSA”

Se si risale il ripidissimo pendio sulla sinistra della cascata, si costeggia la barriera rocciosa che la forma fino ad una cengia che permette di superarla e di ritornare in direzione del fosso, al di sopra della cascata.

Si prosegue in un tratto di bosco per traccia di sentiero per ridiscendere nel greto del torrente che lo si risale con qualche difficoltà alternandosi a destra o a sinistra su traccia di sentiero, a causa delle sponde molto ripide, in vista della parete della “Fessa” si raggiunge una grotta poco visibile la cui apertura è situata proprio sulla sponda destra del torrente ed, in circa 20 minuti, si arriva alla “Fessa” una parete di travertino scavata dal torrente in una strettissima fessura dove, in caso di poca acqua, si può entrare nel suo fantastico interno.

Salendo invece a sinistra della “Fessa” in corrispondenza di uno stretto camino si risale la parete di travertino e si può raggiungere la seconda cascata più in alto, nascosta dalla “Fessa”.

In tal caso può essere utile una corda da mettere doppia in un albero per ridiscendere.

RITORNO: Stesso itinerario, facendo attenzione ai ripidi pendii se si raggiunge la “Fessa”.

Di seguito le immagini del 20 gennaio 2023.

1- 3- Il primo tratto del torrente di Rio Fessa, ricco di felci.
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4- La piattaforma di una vecchia carbonaia poco prima della cascata.
5 – 12- La cascata di Rio Fessa
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13- I muschi che crescono nelle pareti della cascata formano uno spesso banco di travertino.
14- Un grande blocco di travertino staccatosi è rimasto in bilico davanti alla cascata.
15- Risalendo il fosso a monte della cascata si può raggiungere la sorgente ricoperta di felci in particolare dalla Lingua Cervina.
16- Nonostante siamo ai primi di Gennaio i Bucaneve già stanno preparandosi a fiorire.
17- 18 – La “Fessa” da cui esce il torrente.
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19 – la parte sinistra della “Fessa” da cui si può risalire per osservare la seconda cascata nascosta.
20 – L’ingresso della “Fessa”
21 – 22 – Il magico interno della “Fessa”
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23- la seconda cascata nascosta dalla “Fessa”
24- la discesa in corda dalla parte superiore della “Fessa” per andare a vedere la seconda cascata.



PUNTA BAMBUCERTA Itinerario classico

Su richiesta di alcuni miei amici che non hanno mai salito Punta Bambucerta, cima poco conosciuta nel gruppo Nord dei Monti Sibillini, riporto la descrizione dell’itinerario più facile per raggiungerla.

Neppure questo itinerario è riportato nella bibliografia e cartografia dei Monti Sibillini, è lungo circa 13 chilometri andata e ritorno e con circa 800 metri di dislivello ma non presenta difficoltà.

Ricordo che in questa cima ho effettuato diversi itinerari molto impegnativi quali la traversata e salita invernale della parete Nord riportate a pagina 49 del mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito e la salita alla cima per la cresta Nord Est dall’Efre, del Maggio 2022, riportata sempre in questo sito.

La salita nelle immagini è stata effettuata con un numeroso gruppo di amici, che ringrazio anche per le foto che mi hanno fornito, il 6 gennaio 2023 in condizioni di temperatura autunnali.

ACCESSO: Si raggiunge con l’auto l’abitato di Bolognola, superata la piazza si prosegue in salita in direzione della Pintura fino al primo tornante dove una deviazione su strada sterrata a destra conduce ad un’area pic nic dove si parcheggia (356114,3 E – 4760420,1 N; 1120 m.).

DESCRIZIONE: Si percorre a piedi la strada sterrata di fondovalle per circa 3 chilometri fino a che non diventa sentiero e si prosegue fino alla base di una parete rocciosa ( 354355,1 E – 4758063,4 N; 1430 m.) situata all’imbocco della strettoia della valle, ai piedi della parete Nord del Monte Acuto, poco prima delle sorgenti del Fiastrone, tra alte pareti rocciose di colore rosso.

Superata la strettoia e giunti in vista delle sorgenti si attraversa il fiume e si prosegue su un sentiero alla destra che sale verso il Rifugio del Fargno (35462,4 E – 4757944 N; 1475 m.; 1 ora).

Dopo due tornanti in salita si supera un dosso roccioso e poco dopo si entra nel vallone sottostante Forcella Cucciolara dove si lascia il sentiero che prosegue verso il Rifugio del Fargno e si risale verso destra su pendio erboso dove si notano delle tracce di vecchio sentiero (353971,2 E – 4757859,8 N; 1560 m.) che risale la sponda sinistra del canale verso la Forcella.

Dopo circa 200 metri di salita si raggiunge un vecchio stazzo di pastori caratterizzato da pianoro di verdissima vegetazione nitrofila (cardi, olibri e ortiche, 353808,1 E – 4758078,7 N; 1675 m.) con due recinti di pietra, di cui uno addossato ad una piccola parete rocciosa, oltre il quale una volta il sentiero saliva in comodi tornanti ma ormai non più visibili.

Si sale quindi liberamente il lungo pendio che si fa anche più ripido ed in circa un’ora dalle sorgenti si raggiunge Forcella Cucciolara (353574,2 E – 4758549,4 N; 1912 m.) dove ci si affaccia sulla sottostante Val di Tela.

Si risale quindi la ripida cresta rupestre sulla destra fino ad una prima cima quindi si prosegue verso sinistra in direzione una seconda cima quindi si prosegue fino a raggiungere la più alta Cima di Costa Vetiche (353682,3 E – 4758670,9 N; 1950 m.), non riportata sulle carte, quindi raggiunta la cima più alta si scende la lunga cresta Nord che prosegue aerea per più di altri 800 metri fino alla Punta Bambucerta (353545,7 E – 4759475 N; 1869 m.; 40 minuti da Forcella Cucciolara), facendo attenzione al primo tratto di discesa molto ripido.

DISCESA : Stesso itinerario a cui si può abbinare anche la salita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche di cui ho riportato in questo sito l’itinerario: “LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA” del Febbraio 2019.

1- La strettoia della valle poco prima della deviazione di salita, il profilo della valle indica la sua formazione fluvio (profilo a V in basso) glaciale (profilo a U superiore)
2- L’ampio canalone del versante Sud che conduce alla Forcella Cucciolara, sulla destra il vecchio e verde stazzo dei pastori, di fronte il Pizzo Tre Vescovi a destra e il Monte Acuto a sinistra.
3- Salita libera verso la Forcella Cucciolara in alto.
4- Veduta verso Sud dalla Forcella Cucciolara, si scopre anche il Pizzo Regina (tra il M.Acuto ed il P.Tre Vescovi) ed il Pizzo Berro.
5- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra ed il Monte Cacamillo a sinistra, sullo sfondo emerge il Monte San Vicino.
6- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Val di Tela sottostante ed il Monte Pietralata con le pendici Nord del Monte Rotondo.
7- 8- Salita della cresta rocciosa a destra di Forcella Cucciolara.
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9- Discesa della cresta Nord della Cima di Costa Vetiche (non riportsta sulle carte) fino alla Punta Bambucerta.
10 – 12 – Fasi di discesa della lunga e aerea cresta verso Punta Bambucerta
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13- Veduta verso Nord dalla Punta Bambucerta
14- Veduta verso Sud dalla Punta Bambucerta
15 – 24 – Fasi di ritorno dalla cima di Punta Bambucerta.
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25- La cresta Nord del Monte Acuto.
26- Discesa dalla Forcella Cucciolara verso le sorgenti del Fiastrone
27- Monte Cacamillo ed il Lago di Fiastra.
28- Panoramica dalla Forcella Cucciolara.
29 – 31 – Al ritorno abbiamo fatto anche visita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche (descritta nel sito in un itinerario del Febbraio 2019).
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MONTE SASSOTETTO una affilata cresta poco conosciuta ed un fenomeno atmosferico rarissimo.

La lunga cresta Est del Monte Sassotetto, di circa un chilometro di lunghezza, si innalza dalla Forcella del Monte Valvasseto per arrivare, con qualche breve interruzione, fino alla sua cima dove, poco al di sotto, è presente un altissimo traliccio metallico con ripetitori, contornando il versante Nord deturpato dagli impianti di risalita delle piste da sci.

La risalita della cresta è facile ma presenta alcuni passaggi aerei larghi neppure un metro ed un versante Nord verticale che precipita verso i campi da sci di Sassotetto che rendono emozionante questo itinerario.

L’itinerario decritto non è certamente nuovo, percorso già da alcuni decenni ed in tutte le condizioni, non mi risulta riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Il 4 gennaio 2023 ho percorso questa cresta in assenza di neve e condizioni quasi primaverili, sono ritornato il 10 gennaio dopo una lieve nevicata e forte vento ed una terza volta il 20 gennaio con ancora più neve per mostrare come la neve trasforma la cresta in un ambiente quasi di alta quota e soprattutto che ogni salita in montagna non è mai uguale all’altra e ciascuna regala emozioni e visioni diverse.

Inoltre il 20 gennaio ho assistito, per la terza volta nella mia carriera di salitore di montagne, al rarissimo fenomeno della Diamond Dust, detta anche polvere di diamante.

Questo è un tipo di nube che si forma in prossimità del suolo, composta da piccoli cristalli di ghiaccio, e proprio per questa loro composizione, la polvere di diamante è anche considerata anche come una precipitazione a cielo sereno, questo particolare fenomeno è sconosciuto alla maggior parte della gente ed essendo formato da cristalli di ghiaccio submillimetrici sospesi in aria è anche molto difficile da fotografare. 

Il fenomeno si forma quando della nebbia (vapore acqueo) a temperatura maggiore sale di quota verso la montagna ed incontra uno strato di aria a temperatura minore, provocando un aumento dell’umidità relativa vicino al suolo: se questo aumento dell’umidità relativa supera una certa soglia, si formeranno i cristalli di ghiaccio che danno vita al Diamond Dust.

La salita della cresta può essere effettuata direttamente dalla Pintura di Bolognola salendo ai Piani Gra sovrastanti e quindi al Monte Valvasseto per ridiscendere verso Ovest su traccia di sentiero di fianco alla Falesia della Palestra di Arrampicata quindi si attraversa la valletta de La Forcella, caratterizzata da bruttissimi tralicci dell’alta tensione, dirigendosi verso le Grotte di Monte Sassotetto già descritte in un precedente itinerario dell’Aprile 2021 a cui si rimanda.

Dalla Grotta grande si risale un canalone erboso alla sua sinistra per prendere la cresta rocciosa che in breve, con facili passaggi su roccette, conduce alla antecima superiore, da cui parte la lunga cresta verso Ovest in direzione della cima del Monte Sassotetto.

Oppure si può risalire direttamente a La Forcella parcheggiando sulla curva della strada Pintura di Bolognola-Sassotetto in corrispondenza del cartello indicante la palestra di arrampicata della Falesia di M.Valvasseto.

Quindi si risale il pendio sovrastante su comodo sentiero e si raggiunge la valletta de La Forcella da cui si raggiungono le Grotte del M. Sassotetto da dove parte la cresta in oggetto.

Raggiunta l’antecima sovrastante La Forcella si percorre la aerea cresta, evitando il più basso e banale sentiero che passa a mezza costa a sinistra nel versante Sud, fino a raggiungere una conca dove iniziano gli impianti di risalita del versante Nord.

Qui parte un secondo tratto di cresta molto più ripido che, con ripidi ma facili passaggi su roccette, conduce fino alla cima del Monte Sassotetto con il grande traliccio.

Oppure, una volta arrivati alla conca nei pressi degli impianti di risalita si può traversare verso sinistra nel versante Ovest passando alla base della alta parete rocciosa che caratterizza questo versante del Monte Sassotetto fino ad un ripido canale erboso che si risale con attenzione fino al grande traliccio sovrastante (355786 E – 4762924,5 N; 1624 m.) .

Nella parete Ovest sono presenti anche due vie su roccia di media difficoltà attrezzate con Spit per effettuare la salita in sicurezza.

Per la discesa si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

Di seguito le immagini delle due diverse giornate di salita.

4 Gennaio 2023

1- Il cartello presente sulla strada Bolognola-Sassotetto che indica le vie di arrampicata della Falesia di Monte Sassotetto.
2- A destra la Grande Grotta del versante Sudest del Monte Sassotetto da cui parte la lunga cresta verso Ovest.
3- Il punto di inizio della salita della cresta del Monte Sassotetto, sopra la Grande Grotta.,
4- La lunga cresta del Monte Sassotetto precipita verticalmente sui sottostanti campi da sci e con la cima più alta sullo sfondo dove è visibile il grande traliccio metallico.
5 – 9 – I tratti più stretti della lunga cresta
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10- La conca posta nei pressi degli impianti di risalita, la cresta rocciosa riprende ancora più ripida nei pressi della cima posta di fronte.
11- Tratti di facile arrampicata della cresta rocciosa finale.
12- L’intera cresta percorsa vista dall’ultimo tratto prima della cima, sullo sfondo a destra il Monte Valvasseto.
13- Il tratto finale della lunga cresta.
14- L’uscita del camino del versante Ovest dove è presente una via su roccia attrezzata come visibile dagli spit poco sotto i miei scarponi.
15- La cima del Monte Sassotetto con il grande Traliccio.
16- Veduta verso Nord sui sottostanti campi da sci di Sassotetto con il Pizzo di Mèta a destra.
17- Nebbia sulla cresta appena percorsa.

10 Gennaio 2023

1- La cresta Est del Monte Sassotetto vista da La Forcella, all’apparenza poco interessante.
2- Il Monte Bove Nord sferzato dal vento.
3 – 4- Le rocce della cresta rivestite di alpine ice.
4- Sulla destra La Forcella e il Monte Valvasseto, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
5- Sempervivum arachnoides rivestito di galavernia.
6- Veduta dalla cresta con, da sinistra, il Pizzo Regina, Pizzo Berro e Monte Acuto.
7- Il primo tratto di cresta a monte de La Forcella, dove si vedono i tralicci dell’alta tensione, con le rocce rivestite di ghiaccio.
8- La cresta vista dall’anticima verso la lontana cima del Monte Sassotetto.
9 – 15- I tratti più stretti della lunga cresta fotografati sei giorni prima in assenza di neve, la neve cambia l’aspetto della montagna
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16 – 17- Neve modellata dal vento nella conca prima degli impianti di risalita.
18- Il Pizzo di Mèta con Recanati, Osimo ed il Monte Conero sullo sfondo.
19- La cima del Monte Sassotetto con la ripida cresta e la parete rocciosa del versante Ovest.
20- I campi da sci e Sassotetto visti dalla verticale cresta sovrastante.
21- Il versante Ovest del Monte Sassotetto presenta una alta parete rocciosa dove è presente anche un piccolo riparo di pietre alla sua base, a destra la lunga cresta di salita.
22- La parete Ovest del Monte Sassotetto con le due vie su roccia attrezzate.
23- Il canalino roccioso di risalita sulla sinistra della parete.
24 – 26- Risalita del ripido canalino roccioso della parete Ovest del Monte Sassotetto.
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27- La cima del Monte Sassotetto con il grande ripetitore.
28- Vento forte in quota.
29 – 30- La discesa dalla cresta rocciosa salita sei giorni prima senza neve.
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31- La Falesia del Monte Valvasseto dove sono presenti le vie della foto n.1, vista da La Forcella, a destra il canalino erboso di discesa.
32- Profilo umano nelle rocce intorno a La Forcella al tramonto con lo sfondo del Mare Adriatico.

20 GENNAIO 2023

1 – 2- Il rarissimo fenomeno della Polvere di diamante alla Pintura di Bolognola.
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3- Nuvola di nebbia formata da microcristalli di ghiaccio scompone la luce del sole.
4- I Piani Gra, a monte della Pintura di Bolognola.
5- Salita al Monte Valvasseto.
6- Orme di volpe paradossalmente in rilievo, l’animale è passato sulla neve fresca comprimendola, successivamente il vento ha portato via la neve polverosa fresca lasciando le orme compresse in rilievo.
7- Salti di lepri.
8- 9 – In cima al Monte Valvasseto.
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10- La cresta del Monte Sassotetto vista dal Monte Valvasseto, nel bosco di destra si apre la grande grotta.
11- Il ripido pendio scendendo dal Monte Valvasseto verso la Forcella, nei pressi della falesia di arrampoicata.
12 – 14- Immagini dallinterno della grande grotta di Monte Sassotetto.
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15- 18- La lunga cresta di Monte Sassotetto.
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33- Il tratto di salita dal M. Valvasseto e La forcella verso la cresta Est del Monte Sassotetto.
34- Il percorso della lunga cresta del Monte Sassotetto.
35- La salita all’ultimo tratto di cresta con il percorso invernale (in celeste) e le due vie su roccia del versante Ovest.
36- Pianta satellitare del percorso proposto.



GROTTE AD ACCESSO LIBERO NELLA GOLA DI FRASASSI

Nella Gola di Frasassi, oltre alle famosissime Grotte di Frasassi visitabili dal pubblico a pagamento, sono presenti numerose altre cavità naturali, senza evidenti divieti se non chiuse con cancellate metalliche, che possono essere visitate da tutti esclusivamente con un minimo di attrezzatura Speleo quale casco, scarponi antiscivolo, abbigliamento impermeabile e frontale con batterie o altra pila di riserva ma senza la necessità di utilizzare attrezzatura per discese o risalite su corda.

In particolare si può visitare la Grotta Bella il cui ingresso è situato un centinaio di metri dall’ingresso al pubblico delle Grotte di Frasassi, scendendo una scaletta metallica presente in un tombino di fianco alla strada di accesso.

La grotta è composta da quattro ambienti circa sullo stesso piano collegati da passaggi stretti, occorre fare attenzione a dei pozzi laterali poco visibili. L’ultima cavità presenta anche discrete concrezioni (stalattiti e stalagmiti) e piccole pozze e una fessura di risalita di aria (acqua) sulfurea (da cui il nome della Grotta) dove, nei pressi, si formano concrezioni millimetriche di Zolfo e Gesso. l’intera visita dura poco più di un’ora se ci si vuole fermare ad osservare concrezioni e fare foto.

Nella stessa giornata è poi possibile terminare la visita con la vera Grotta di Frasassi dove è presente il Tempietto del Valadier dove, anche qui con attrezzatura Speleo minima, si può proseguire per alcune centinaia di metri la lunga e tortuosa galleria che prosegue oltre il cancello metallico, attualmente aperto.

Si lascia l’auto nel piazzale di parcheggio e si risale il comodo sentiero lastricato verso l’ampia cavità dove è presente il tempietto del Valadier quindi si prosegue la visita risalendo il pendio retrostante fino ad un cancello. La galleria, oltre il cancello, presenta, nelle pareti, delle frecce rosse di orientamento e saliscendi ripidi e scivolosissimi in quanto sporchi di terra dove fare molta attenzione, il percorso andata e ritorno dura circa due ore.

GROTTA BELLA, di seguito le immagini della visita:

1- A destra il tombino di fianco alla strada da cui si scende alla Grotta Bella.
2 – 3- La scaletta di discesa.
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4 – 5- Il primo cunicolo il leggera discesa.
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6- Poi la galleria di apre.
7 – 8 – 9- Particolari concrezioni dall’aspetto terroso tappezzano le pareti nei primi ambienti di questa grotta, dette “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti..
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10 – 11- In prossimità delle sorgenti di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
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12- I punti di gocciolamento sono numerosi, non toccate le concrezioni con le mani.
13 – 20-I successivi ambienti
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21 – 22- La parte finale della Grotta.
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23 – 30- Nella grotta sono presenti belle concrezioni e pozze.
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31 – 32- I gocciolamenti da stalattiti con illuminazione laterale sembrano tanti punti di luce LED.
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33-Anche qui dentro sono arrivati i soliti maleducati.
34- Concrezioni formate da millimetrici cristallini di zolfo e gesso presenti nei pressi delle fessure da cui esala aria contenente acido solfidrico proveniente da vene di acqua sulfurea.
35 – Cristalli millimetrici di Gesso
36- Cristalli centimetrici tabulari di Gesso
37- Cristalli geminati centimetrici di Gesso

LA GROTTA DI FRASASSI E IL TEMPIETTO DEL VALADIER

1- Il Tempietto del Valadier visto dalla parte posteriore della Grotta di Frasassi da cui prosegue la galleria
2- La prima parte della grande Galleria ed il cancello appesa visibile, attualmente aperto.
3- Il cancello metallico aperto con un reggiseno appeso, roba da non credere ai propri occhi.
4- La parte successiva della lunga galleria con concrezioni e soprattutto saliscendi sporchi di terra, scivolosissimi, dove fare molta attenzione.
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14- Le frecce di vernice rossa aiutano a ritrovare l’uscita della tortuosa galleria.



QUARTO SAN LORENZO Salita per il canale Ovest.

Il 20 dicembre, nonostante il penoso innevamento, abbiamo risalito su ottima neve gelata con amici che non avevano mai messo ramponi, il canale Ovest di Quarto San Lorenzo per poi ridiscendere per il canale Ovest di Cima di Forca Viola, meno ripido.

Il canale Ovest di Quarto San Lorenzo è facile, essendo in ombra fino in tarda mattinata mantiene a lungo la neve dura, adatto per chi affronta per le prime volte la montagna invernale, si innalza per oltre 800 metri di dislivello su pendenze di 35 gradi per toccare i 45 gradi poco prima della cresta finale.

Si accede all’imbocco del canale partendo dal parcheggio nella curva sottostante la collina di Castelluccio (strada per Capanna Ghezzi) per poi prendere il tratturo a destra che conduce alla Valle delle Fonti.

Giunti al pianoro dove una volta sorgeva una fontana si scende nella valle delle Fonti fino all’imbocco del canale situato subito sulla destra dopo un ripido pendio rupestre.

1- L’avvicinamento al canale Ovest, a destra.
2- Castelluccio e il Piano Grande visto dall’imbocco del canale di salita.
3- La Valle delle Fonti ed il Monte Argentella.
4- L’imbocco del canale di salita con una sottile e penosa striscia di neve per fortuna ottimamente gelata.
5- La parte iniziale del canale, meno ripida.
6 – 9 -Poi la pendenza va aumentando man mano che si sale.
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10 – 11- Giunti qualche centinaio di metri dalla cima il pendio si impenna raggiungendo i 45 gradi di pendenza.
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12- La cresta che collega Quarto San Lorenzo alla Cima dell’Osservatorio.
13- La Cima dell’Osservatorio
14- Il Pizzo del Diavolo
15 – 16- Il Monte Vettore
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17- Accenno di cornici sulla cima di Quarto San Lorenzo.
18 – 19- La cima di Quarto San Lorenzo
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20- Veduta aerea del Piano Grande.
21- Veduta aerea di Castelluccio
22- Il canale di salita visto dalla cima di Quarto San Lorenzo.
23- Il sole a mezzogiorno a dicembre è molto basso sull’orizzonte e regala ombre quasi aliene.
24- Il canale Ovest di Cima di Forca Viola da cui siamo ridiscesi.
25- Il versante Sud del Monte Argentella con i Canali Gemelli visto dalla Valle delle Fonti, senza innevamento.
26- Foto n.1 in versione pomeridiana illuminata dal sole
27- L’itinerario di salita in rosso e quello di discesa in giallo.