LA GROTTA DI SASSO DI PALAZZO BORGHESE

Itinerario proposto da Patrizio Rapacci dove, nella parte destra della parete Est di Sasso di Palazzo Borghese, ha trovato una profonda grotta non riportata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Dall’area pic-nic presente poco prima del paese di Foce si prende il conosciutissimo sentiero del “Canale” che conduce al Laghetto di Palazzo Borghese.

ITINERARIO: Raggiunto il Laghetto di Palazzo Borghese si prosegue verso la parete Est e si risale il canalone ghiaioso che sale a destra, verso lo spigolo Nord della parete di Sasso di Palazzo Borghese da cui è visibile l’ingresso della grotta.

Si risale il canale fino alle pareti rocciose sovrastanti che lo chiudono in alto, dove è presente la cavità.

Grazie Patrizio.

1- La parete Est di Sasso di Palazzo Borghese in assenza di innevamento a metà dicembre, il Laghetto già si è formato.
2- Il canalone si chiude tra alte pareti rocciose al di sotto delle quali si apre la cavità.
3- Lo stretto ingresso della grotta che poi si apre nel suo interno.
4 – 5-Veduta del Laghetto di Palazzo Borghese dall’interno della grotta.
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6- Immagini dall’interno dell’ampia cavità.
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16- La veduta dall’ingresso della grotta.
6- L’itinerario di raggiungimento della grotta di Sasso di Palazzo Borghese.



MONTE AMANDOLA da Garulla

Escursione organizzata dalla sezione del Club Alpino di Fermo che ringrazio per avermi concesso di pubblicarla.

Partenza da Garulla (861 m.), preso il sentiero N4 fino a Casalicchio, risalita al Rifugio Città di Amandola quindi per il sentiero E6 (241) saliti fino al Monte Amandola (1707 m.) , ridiscesi per lo stesso sentiero, ritorno a Garulla per il Rifugio Casale di Vallecaprina (11 Km di sviluppo a/r, 850 m. di dislivello).

1- 2- Nebbia mattutina nelle valli intorno ad Amandola
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3- Il sentiero N4
4- Vecchio muretto a secco nel sentiero N4
5 – 6- La frazione di Casalicchio, sullo sfondo a destra il Balzo Rosso, a sinistra Il Pizzo quindi, ancora più a sinistra, coperto dalla nebbia, il Monte Zampa.
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7 – 8- Risalita verso il Rifugio Città di Amandola
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9- Il Rifugio Città di Amandola
10- Il panorama a monte del Rifugio
11 – 16-Fasi di risalita per il sentiero E6 (241) verso il Monte Amandola
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17- La croce di cima del Monte Amandola
18- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dal Monte Amandola
19- Il Pizzo Regina.
20- Il Monte Castel Manardo ed il Casale Grascette.
21- Foto di gruppo sulla cima del Monte Amandola
22 – 23-Discesa per lo stesso itinerario.
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24- Campolungo, nei pressi del Rifugio Città di Amandola
25- Le pendici Est del Monte Amandola con, in alto, il sentiero percorso.
26- Il Rifugio Casale di Vallecaprina, ormai con il sole tramontato.
Pianta del percorso



MONTE CASTEL MANARDO Prima neve a distanza di 4 giorni.

4 Dicembre 2022, maltempo e vento.

1- Sulla strada per il Rifugio del Fargno, nei pressi di Fonte Bassete.
2- Il Monte Rotondo visto salendo verso Forcella Bassete.
3- Lo Scoglio del Montone da Forcella Bassete.
4- Forcella Bassete con il Monte Priora immerso nella nebbia.
5- Il Monte Acuto da Forcella Bassete.
6- Salendo verso il Monte Castel Manardo.
7- Lo Scoglio del Montone.
8- La cresta che scende verso Forcella Bassete.
9- In cima a Monte Castel Manardo.
10-11- Discesa verso Casale Grascette.
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12-13- Il Casale Grascette con ancora le mucche al pascolo.
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14- La strada che ritorna alla Pintura di Bolognola da Monte Berro.

8 Dicembre 2022, mare di nebbia nelle vallate e sprazzi di sole ma alte temperature, neve in dissolvimento.

1- Il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dai campi di sci di Bolognola.
2- 3- Il mare di nebbia verso “la Marca” visto dalla Porta di Berro.
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4- La Pintura di Bolognola.
5- Le pendici Nordest del Monte Castel Manardo.
6- In cima a Monte Castel Manardo, sullo sfondo al centro la città di Camerino illuminata.
7- Veduta verso Nord dalla cima del Monte Castel Manardo.
8- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro.
9- La cresta che scende dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete.
10-11- La cima del Monte Castel Manardo vista dallo scoglio del Montone con la neve solo nei versanti Nord.
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12- Lo Scoglio del Montone.
13- Il Monte Acuto visto da Cima Acquario.
14- I versanti Est e Nord del Monte Acuto.
15- Il versante Nord del Pizzo Regina.



RIO SACRO – VAL DI FIBBIA

Itinerario proposto da Manuel e Federico, è indicato (come sentiero secondario) anche sulla cartografia ufficiale del Parco dei Monti Sibillini, ma versa in stato di abbandono da molti anni ed è totalmente privo di segnaletica in loco.

PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA: Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

Si oltrepassa la sbarra e si scende per la strada sterrata, proseguendo su di essa e percorrendo la Valle del Rio Sacro fino ad oltrepassare la zona denominata “I Cascinali”.

Una ventina di minuti dopo aver oltrepassato la zona dei cascinali, e poco prima di intercettare sulla sinistra il più conosciuto sentiero che sale verso il Casale Gasparri (sentiero CAI , si incontra sulla destra del tratturo un ponticello in cemento, che permette di oltrepassare il Rio Sacro e raggiungere il sentiero in oggetto.

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Dopo il ponticello l’inizio del sentiero è ben evidente

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Tuttavia dopo pochi metri ci troviamo nel fitto del bosco senza riferimenti. Inizialmente ci si ritrova su un tratto abbastanza pianeggiante, dove sono presenti alcuni faggi contrassegnati con vernice. Non sono indicazioni sentieristiche ma riferimenti sulla crescita degli alberi che venivano utilizzate dai boscaioli. Sulla sinistra si avrà una depressione che è il letto asciutto del fosso, colmo di vegetazione, che ci sarà di aiuto in quanto basterà costeggiarlo per procedere nella giusta direzione. Appena passato questo iniziale tratto pianeggiante, il letto del torrente disegna una “S”, facendo una curva a destra subito seguita da un’altra curva a sinistra. In questo punto, dove il fondo del fosso è caratterizzato da un ghiaione, è meglio attraversare in quanto dall’altra parte si ritrova subito la traccia del vecchio sentiero. Abbiamo anche incontrato alcuni omini in pietra, messi di recente da qualcuno, che ci hanno aiutato. Appena prima dell’attraversamento sopra indicato, si incontra sulla destra una lieve traccia di sentiero che però va evitata. In effetti, osservando la carta dei sentieri, subito dopo l’attraversamento del Rio Sacro è segnato con linea tratteggiata un sentiero che sale sulla destra portandosi sopra la zona dei cascinali (potrebbe essere uno spunto per future “esplorazioni”).

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Dopo aver ritrovato la traccia giusta e costeggiato per un pò il greto (sempre asciutto) del torrente si arriva all’unico punto dove il sentiero si discosta leggermente (bivio segnalato con omino in pietra), il sentiero a questo punto procede su tratti erbosi facendo qualche curva ma diventando allo stesso tempo più evidente. Poi più in alto si riprende a costeggiare il fosso.

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In questo tratto abbiamo trovato anche i resti di un  muretto a secco.
Salendo ancora, si raggiunge l’unico tratto un po’ difficoltoso a causa delle numerose piante abbattute dalle piene, che ostacolano il passaggio.

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In questo tratto, risalendo faticosamente su un piccolo canale sulla destra, ho rinvenuto quella che sembra una vecchia sorgente, non segnalata sulle carte ma comunque completamente in secca.

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Dopo aver oltrepassato il tratto più disagevole, si arriva finalmente in una zona più aperta con la traccia del torrente che piega verso destra. Si deve salire ancora un poco prima di piegare anche noi verso destra, si arriverà così al fontanile senza nome segnato sulla carta.

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Purtroppo insieme al fontanile ci si trova davanti a tre enormi orribili serbatoi, davvero brutti anche se sicuramente utili in periodi di siccità. Durante la nostra visita autunnale, l’acqua sgorgava però naturalmente da una piccola sorgente posta poco sopra la fonte.

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Foto del fontanile.

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La sorgente e la cascatella poco sopra il fontanile

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Nei pressi della fontana abbiamo anche trovato una pietra sulla quale è stata raffigurata curiosamente un muso di lupo

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Sulla sinistra rispetto alla fonte, l’imbocco sulle rocce della traccia che prosegue verso il Casale Piscini

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Si prosegue su un tratturo abbastanza evidente dentro al bosco, risalendo il versante opposto al Monte Valdifibbia.

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Si esce infine per l’ultimo tratto sui prati, basta seguire l’evidente tratturo fino alle rovine del casale Piscini, che è crollato in seguito al sisma del 2016.

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Un’unica parete è rimasta in piedi del vecchio Casale Piscini, quella dov’era la porta di ingresso. Sulla porta sono incise delle vecchie scritte simili a quelle che troviamo sulle porte dei vecchi cascinali del Rio Sacro.

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Un foto scattata dal Monte ValdiFibbia dove si vede ben evidente l’ultima parte del tratturo sui prati sotto al Casale Piscini.

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Dal Casale si prende un sentiero che procede in direzione della carrareccia che passa sul Pian del Capriolo, raggiungendo un casaletto con annesso fontanile denominato rifugio di Edro.

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Il rifugio di Edro recentemente ristrutturato da un’azienda che in questa zona porta la pascolo le proprie mucche, è stato denominato “rifugio Monte Coglia”. In realtà sulle cartine troviamo ancora, con questo nome, il vecchio rifugio di Monte Coglia che è poco lontano all’imbocco della Valle Trocca. Quest’ultimo è però ormai in abbandono da parecchi anni.

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Per il ritorno, dal rifugio di Edro si può tornare al fontanile passando per il vallone sotto alla cime del Monte Valdifibbia. Si scende inizialmente su prato poi nel bosco si segue una conduttura dell’acqua su una traccia di sentiero che non è segnata sulle carte, fino ad arrivare di nuovo al fontanile e poi riscendere al Rio Sacro tornando verso l’autovettura.

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Vista del precorso proposto

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Il percorso sulla carta dei sentieri dei Monti Sibillini, scala 1:25000

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Infine, un confronto tra la vista satellitare attuale ed una vista aerea del 2000 (foto 21 e 22), dove si vede come il sentiero risultasse ancora ben evidente una ventina di anni fa. Gli eventi alluvionali del 2007 e del 2013 che hanno reso inaccessibile la zona per molto tempo, hanno portato ad un abbandono della zona ed al conseguente degrado dei sentieri.

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ANELLO DEL MONTE COGLIA

Itinerario proposto da Manuel che ringrazio.

Itinerario ad anello adatto a tutti ma in una zona poco conosciuta e frequentata dei Monti Sibillini che consente di godere di un bellissimo panorama su tutta la vallata del Fiastrone, il Lago di Fiastra ed i Monti che vi si affacciano.

ACCESSO: per la partenza si raggiunge l’abitato di Tribbio nel Comune di Fiastra e nel paese si seguono le indicazioni per il rifugio Tribbio (rifugio questo che è collegato al Grande Anello dei Sibillini). Se si dispone di autovettura adatta si può arrivare già abbastanza in alto percorrendo la strada sterrata (non sempre messa benissimo) che dal rifugio sale verso il Monte Coglia. Dopo averla percorsa quasi fino al grosso ripetitore TV ben visibile anche da fondovalle, si lascia l’auto in corrispondenza di un tornante verso destra dove è presente un grosso fontanile (la fonte del pozzo). In alternativa, soprattutto nei mesi invernali quando la strada è veramente malmessa o del tutto impercorribile se in presenza di neve, si può lasciare la macchina in paese nel parcheggio situato sotto al rifugio Tribbio e salire a piedi, percorrendo un tratto del sentiero del Grande Anello dei Sibillini che sbuca proprio alla Fonte del Pozzo. Si veda la mappa sottostante per le indicazioni sul punto di partenza.

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PERCORSO: Alla sinistra del tornante sopra citato parte un tratturo erboso che passa sotto ad un rimboschimento di conifere, lo si percorre arrivando in breve tempo ad un casale (Rifugio di Monte Coglia). Il tratturo prosegue oltre il casale infilandosi nel bosco in direzione del Colle della Cesa. Dopo un breve tratto si esce in un’ampia radura da cui si può già godere di un primo bel panorama sul lago di Fiastra. Dopo un paio di curve a gomito nel tratto su prato, il tratturo cambia direzione e si infila  nuovamente nel bosco, sempre con lieve salita, per sbucare dopo poco nella parte centrale della Valle Trocca, a monte del casale incontrato prima. Si sale ancora per poco all’interno della valle fino a raggiungere un grosso fontanile in cemento che è di recente costruzione. Proprio dietro al fontanile parte un sentiero che taglia diagonalmente il pendio, passando più alto rispetto al tratturo percorso in precedenza. Si imbocca questo sentiero che conduce alla Fonte Scentelle. In poco tempo si arriva alla vecchia fonte, ormai dismessa, dove c’è una presa d’acqua dalla quale parte un tubo che rifornisce il nuovo fontanile (ed infatti per arrivarci basta seguire il tubo che cammina proprio a fianco del sentiero). Proseguendo dopo la fonte si sbuca sui piani di Coglia e da qui si procede sui prati per affacciarsi sulla punta del Sasso di Monte Coglia, punto molto panoramico da cui si scoprono alla vista tutta la vallata del Fiastrone fino a Bolognola, la Valle del Rio Sacro, il puntone Piemà e tutti i monti soprastanti. Dalla punta del Sasso a questo punto si esegue un bel giro delle creste che circondano la Valle Trocca. In testa alla valle si passa dalla Cima del Monte Valdifibbia per poi scendere, sul lato opposto della valle, lungo le creste del Monte Coglia. In basso finite le creste si incontra la pineta situata al di sopra del punto da cui è iniziata l’escursione. La si aggira passando alla sua sinistra e se ne percorre il perimetro, dopodichè si incontra una traccia di sentiero che ci riporta al punto di partenza alla Fonte del Pozzo.

Di seguito le foto

4- La Fonte del Pozzo da dove parte il percorso. Il vecchio fontanile ormai malridotto a quanto pare verrà presto sostituito da uno nuovo con dei vasconi in cemento che erano accatastati a lato della strada
5 – 6 -Foto invernali del vecchio Casale di Monte Coglia e di un fontanile che si trova subito di fianco
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7- Altra foto invernale, con poca neve, dove è evidente sullo sfondo il tratturo che dopo il Casale  arriva al Colle della Cesa e poi più in alto torna indietro verso la Valle trocca.
8- Dal Colle della Cesa, sulla destra il tornante dove abbiamo lasciato l’auto ed il grosso ripetitore TV. A sinistra il rimboschimento di conifere sotto il quale passa il tratturo per raggiungere il Casale.
9- Veduta del lago di Fiastra e del Monte Fiegni dal Colle della Cesa. Sullo sfondo il Monte San Vicino.
10- Il nuovo fontanile della Valle Trocca posto alla fine del tratturo che risale dal Casale
11- Il sentiero che risale verso Fonte Scentelle, sulla sinistra è visibile la derivazione che porta acqua al nuovo fontanile
12- La fonte Scentelle ormai dismessa e la presa da dove parte la derivazione per il nuovo fontanile. Nella foto non si vede ma c’era un ulteriore fila di trocchi che piegava sulla sinistra, tutti rovesciati
13- Nei pressi del fontanile, le radici di un faggio scoperte dall’erosione
14- Sopra il fontanile si sbuca sui Piani di Coglia, da cui vediamo la punta del Sasso di Monte Coglia
15- Piani di Monte Coglia, sullo sfondo il lago, il Monte San Vicino, Camerino e sulla sinistra sono visibili il Monte Primo ed il Monte Castel Santa Maria, sopra Pioraco.
16- La punta del Sasso, di fronte il Colle Ripe ed in alto i prati di Ragnolo
17- 18- Dalla Punta del Sasso si apre la visuale sulla vallata del Fiastrone fino a Bolognola, in primo piano sulla sinistra il Colle Ripe, in primo piano sulla destra il Puntone Piemà e la Costa dei Frati
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19- In sequenza Monte Cacamillo, Monte Pietralata, Monte Rotondo e Croce di Monte Rotondo
20 – Foto invernale del Monte Cacamillo
21- Foto invernale del Monte Rotondo. Sotto lo strato di neve più recente, appariva a macchia di leopardo una nevicata precedente evidentemente mista a sabbia, dando questo particolare effetto caffe-latte
22- Una lama di Roccia, dalla forma particolare,  che si può vedere facilmente affacciandosi dalla Punta del Sasso
23- Verticale sulla zona dei Cascinali, nella Valle del Rio Sacro, visibile percorrendo a piedi le creste che dal Sasso di Monte Coglia si percorrono per andare in direzione della cima del Monte Valdifibbia. All’estremità superiore della foto, in cima allo stretto canalone più a sinistra, in una zona che apparentemente sembrerebbe inaccessibile c’è il punto in cui si trova la Fonte Cereseto già oggetto di altro itinerario.
24- Dalla cima del Monte Valdifibbia veduta verso la serie di creste percorsa per arrivarci dalla Punta del Sasso. Il punto più alto (1585mt) pur essendo una cima senza nome ha in realtà un’altitudine più elevata della cima del Monte Valdifibbia (1577mt).
25- Sempre dalla cima del Monte Valdifibbia veduta del Pian del Capriolo e del rifugio di Edro recentemente ristrutturato e con a fianco un nuovo fontanile
26- Il punto più alto nella serie di creste del Monte Coglia che si percorrono in discesa per tornare verso il punto di partenza, e da cui si godono ottimi panorami
27- Lago di Fiastra e Valle Trocca
28- Valle Trocca e lago in inverno con poca neve
29- 30 – 31- 32- Altre vedute dalle creste del Monte Coglia
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33- Valle Trocca: in basso a sinistra il tratturo con cui si arriva al fontanile dopo essere passati dal Colle della Cesa, il nuovo fontanile circondato da una mandria, un po’ più in alto del fontanile il sentiero che risale a mezza costa verso la Fonte Scentelle, a destra un altro sentiero che conduce ai piani di Coglia passando un po’ più in alto.
34 – 35- Il rimboschimento di conifere che va aggirato (sulla sinistra) per tornare poi al punto di partenza. Si raggiunge un bacino di accumulo idrico di recente costruzione. Va dato atto che è situato in un punto in cui risulta invisibile se non passandoci vicino
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36- Aggirata la pineta si inbocca una traccia di sentiero che riporta verso la Fonte del Pozzo al punto di partenza
37- Carta dei sentieri 1:25000 con tracciato del percorso



BALZO ROSSO – MONTE AMANDOLA

Itinerario inedito ed impegnativo, risale la cengia intermedia denominata Moje Montana, che separa il Balzo Rosso, spettacolare parete verticale di rosso calcare, dalla fascia rocciosa parallela superiore, formata invece da calcare di colore bianco, fino al Monte Amandola, con un dislivello di circa 1000 metri in poco più di 5 chilometri di sola salita.

Nella prima parte della salita si visita anche una grande caverna utilizzata da tempi storici dai pastori che hanno costruito intorno un imponente muro di pietre a secco protettivo denominata La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.

ACCESSO: Per effettuare la salita proposta si deve raggiungere la base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) che si può effettuare o da Capovalle o dal Santuario della Madonna dell’Ambro.

Da Capovalle si prende il tratturo 228 (non segnalato) che prosegue dal paese verso i campi sovrastanti verso la zona denominata Capo Ripa fino a Le Macchie quindi, dopo circa 2 chilometri si ignora la deviazione a destra che conduce al Rifugio Città di Amandola e prosegue in piano fin sotto alla imponente parete Est del Balzo Rosso fino ad intercettare il sentiero 226 che sale dal Santuario della Madonna dell’Ambro quindi si prosegue per un centinaio di metri fino alla base dello spigolo della parete (1 ora circa da Capovalle).

Dal Santuario della Madonna dell’Ambro si sale verso il Balzo Rosso per il sentiero 228 fino alla base dello scoglio fino ad intercettare il sentiero descritto sopra proveniente da Capovalle (40 minuti dal Santuario).

DESCRIZIONE: Dalla base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) si risale per un centinaio di metri ancora il sentiero 226 che conduce al Casale San Giovanni Gualberto fino a circa metà canalone che scende dalla fascia superiore del Balzo Rosso dove, alla sua base, in alto, già si può osservare la grande grotta (10 minuti).

Si risale il canalone fino alla fascia di rocce e, in 20 minuti, si raggiunge la grotta con il suo grande muro perimetrale (3595553,1 E – 4757646,7 N; 1190 m.) .

Visitata la grotta si continua a risalire la cengia in salita in direzione Est che conduce alla sommità del Balzo Rosso su traccia di sentiero che prosegue proprio oltre il termine della grotta.

Si risale faticosamente tra roccette, alberi e pendii rupestri ed in 30 minuti si raggiunge una forcella erbosa oltre la quale ci si affaccia dalla sommità del Balzo Rosso con una veduta verticale sul sentiero che si è percorso per l’avvicinamento (359928,8 E – 4557657,9 N; 1220 m.).

Dalla forcella erbosa si devia nettamente a sinistra, si aggira l’ultimo sperone roccioso che compone la fascia rocciosa superiore e ci si innalza sulla ripida cresta erbosa che prosegue in direzione Nord (359830,2 E – 4757708,6 N; 1355 m.).

La cresta è molto ripida e si consiglia l’utilizzo di una piccozza, raggiunte delle roccette (359763,5 E – 4757941 N; 1520 m., 30 minuti dalla sommità del Balzo Rosso) la cresta si assottiglia e si segue fedelmente il suo filo, meno ripido, fino alla cima del Monte Amandola a 1707 metri (359267.8 E – 4758566,1 N, altri 30 minuti).

DISCESA: Dalla cima del Monte Amandola si può discendere dallo stesso itinerario anche se impegnativo in particolare se si proviene dalla Madonna dell’Ambro oppure si prende il sentiero 241 che con un lungo tornante riporta verso il Balzo Rosso quindi scende, in circa 1,5 ore, fino al rifugio Città di Amandola da cui in meno di un’ora, si ritorna a Capovalle sempre per il sentiero 228 (anche se nessuno dei sentieri nominati sono indicati in loco).

1- Il Pizzo Regina con la prima neve autunnale.
2- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dalla base del Balzo Rosso.
3- I primi contrafforti del Balzo Rosso
4- Il Balzo Rosso nella sua visione completa con le tre cime.
5- La parte laterale destra del Balzo Rosso, più articolata e meno verticale.
6 – 9- L’imponente parete sinistra del Balzo Rosso di 250 metri di sviluppo verticale anche se piuttosto friabile.
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8- La triangolare parete centrale del Balzo Rosso.
9- La parete sinistra vista dalla sua base.
10- La fascia rocciosa superiore di colore bianco con la grande grotta alla sua base.
11- 17 – La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.
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18- La vecchia porta della recinzione della grotta ancora presente in loco.
19- La parte più profonda della grotta dove è presente anche una sorgente d’acqua.
20- La Croce di Pizzo posta di fronte alla grotta.
21- Una grande pianta di edera compete in altezza con la parete rocciosa di fianco alla grotta.
22- La barriera rocciosa che sale parallela alla sottostante parete del Balzo rosso.
23- Straordinario sviluppo verticale degli strati che compongono la barriera rocciosa superiore al Balzo Rosso.
24- La cengia denominata Moje Montana prosegue fino alla sommità del Balzo Rosso.
25- La sommità del Balzo Rosso.
26- La barriera sovrastante il Balzo Rosso.
27 – 28 – Veduta dalla sommità del Balzo Rosso.
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29- Veduta verticale dalla sommità del Balzo Rosso verso il sentiero sottostante che si percorre per chi proviene da Capovalle.
30- La cresta erbosa a sinistra che dalla sommità del Balzo Rosso prosegue verso il Monte Amandola.
31- Salendo per la cresta erbosa verso il Monte Amandola.
32- La cresta erbosa oltre lo spigolo della fascia rocciosa superiore
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34- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla sommità del Balzo Rosso.
35- Un Picchio muraiolo frequenta le pareti del Balzo Rosso.
36- La cima centrale del Balzo Rosso vista al ritorno.
37- L’itinerario proposto visto dal Pizzo del Monte Priora.
38- L’itinerario proposto visto da Croce di Pizzo
39 – 40 – Dettaglio dell’itinerario proposto
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41- Pianta satellitare dell’itinerario proposto ROSSO: Percorso di salita GIALLO: Percorso di raggiungimento VERDE: Percorso di discesa alternativo a quello di salita.



MONTE SOMMA – VESUVIO

Escursione allo spettacolare cratere del Monte Somma al Vesuvio con partenza dal Vesuvio Parking inferiore da Ercolano salendo poi a piedi per la strada e infine per il sentiero sommitale i modo da allungare il percorso senza prendere la navetta che porta all’ingresso superiore del sentiero.

Sia il parcheggio che l’ingresso al sentiero sommitale sono a pagamento e devono essere prenotati on-line con giorni in anticipo.

Di seguito le sensazionali immagini del cratere del Vesuvio.

1- Una colata lavica alla base della strada che sale verso l’ingresso del parco, in alto sotto alla cresta si nota il sentiero sommitale che sale al cratere.
2 – 7- Lo spettacolare cratere ad imbuto del Vesuvio
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8 – 9 – Escursionisti in visita guidata nella parte sommitale evidenziano le dimensioni del cratere
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10- Licena posata sulle pomici dei pendii del Vesuvio.
11- Il verticale pendio sotto al sentiero sommitale
12 – 13- Le fumarole sotto al sentiero sommitale.
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14- Pannello esplicativo sulla microfauna del Vesuvio.
15 – Pannello esplicativo sui minerali del Vesuvio.
16- Veduta dal cratere verso la Costiera Amalfitana
17- Veduta dal cratere verso Napoli , un mare di edifici, ci si domanda e se il Vulcano erutta dove va tutta questa gente ?
18- Veduta verso i Campi Flegrei a L’isola di Ischia.
19- Licheni che colonizzano la lava della sommità del cratere.
20- Glaucium flavum o papavero di mare che normalmente si trova nelle dune delle spiagge cresce nelle lave del Vesuvio a 1232 metri.
21- Lucertola si mimetizza perfettamente con la lava
22- Il sottoscritto in contemplazione del cratere del Vesuvio
23- Cristalli di Augite sciolti nel terreno della cima del Vesuvio.
24- Dettaglio della foto n.23 con cristalli di forma perfetta.
25- Lava leucitica
25- Lava del Vesuvio.



CASCATE E FORRA DELL’ACQUASANTA

Escursione classica riportata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini, con partenza da Villa da Capo di Bolognola seguendo l’attuale sentiero di recente sistemazione ma già franato che aggira le pendici del Balzo della Croce, attraversa il Fosso Sacraro e si insinua nella Valle dell’Acquasanta seguendo il percorso del canale di adduzione della Centrale di Bolognola fino alla diga dell’Acquasanta che chiude la forra omonima.

Il sentiero sembra in piano in realtà presenta una pendenza in discesa (verso la centrale di Bolognola) del 2 % che consente all’acqua raccolta di defluire verso Casetta Piema’ dove scende la condotta forzata.

Attualmente, a causa di una grande frana, il canale di adduzione è in parte vuoto, acquista acqua solo in prossimità delle cascate dell’Acquasanta.

Una volta giunti sotto alle cascate si prosegue con attenzione (cavi di acciaio in loco) e si raggiunge la diga. Si risale la diga al suo lato e ci si immerge nella incredibile forra per diverse centinaia di metri fino a raggiungere il punto più stretto, largo neppure un metro, da cui è possibile solo scendere dalla Val di Tela per chi pratica torrentismo.

Di seguito le immagini dell’escursione.

Purtroppo essendo una valle ad esposizione verso Nord-est, dall’autunno alla primavera il sole non riesce ad entrare nella forra per cui la qualità delle immagini non è delle migliori .

1 – Grandi aceri a Villa da Capo di Bolognola.
2- Un moscardino o topo delle nocciole (Muscardinua avellanarius)
3- Il sentiero sotto al Balzo della Croce
4- Il tratto con il canale in cemento
5- Il tratto con il canale metallico
6- La grande frana che ha interrotto il canale, visibile a destra.
7- Il Monte Cacamillo e la Valle dell’Acquasanta a sinistra.
8- Un capanno lungo il sentiero, forse per osservazioni fanistiche.
9- Il sentiero nella Valle dell’Acquasanta
10- Particolari pieghe delle rocce lungo il sentiero.
11- Nel bosco della Valle dell’Acquasanta è presente una notevole stazione di alberi di Tasso (Taxus baccata).
12 – 13- Le cascate dell’Acquasanta, la cascata più alta.
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14 – 15 – La cascata con maggior afflusso di acqua, paragonata ad un grande tronco di faggio abbattuto dalle slavine..
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16- La Grotta dell’Orso, situata nei pressi della diga ma poco conosciuta e soprattutto chiusa da un muretto !!!!
17- Pipistrello a riposo nella grotta, è il puntino nero in alto leggermente a destra della foto precedente.
18- Risalita della scaletta della diga
19- Scutellaria columnae ancora fiorita a fine Ottobre all’imbocco della Forra dell’Acquasanta, visibile sullo sfondo.
20 – 24 – L’ingresso della forra a monte della diga, man mano che si va avanti diventa sempre più stretta.
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CENGIA DEI FIUMARELLI E GROTTE DE LE CUTE Sempre meravigliose e con nuove scoperte

Una escursione da Casali di Ussita alla Cengia dei Fiumarelli, pur avendola percorsa decine e decine di volte, mi regala sempre forti emozioni.

La successiva visita alle Grotte de Le Cute, ed in particolare alla Grotta Nascosta, non riportata sul Catasto Grotte della Regione Marche, già descritta sul presente sito, stavolta ci ha fatto scoprire dei reperti ossei non osservati nella prima visita e il ritrovamento anche del raro Geotritone Italiano (Speleomanteus italicus).

Di seguito le immagini delle due escursioni effettuate nella stessa giornata.

Ringrazio Manuel e Romolo per avermi concesso alcune delle loro foto.

1- Un camoscio all’ingresso del Fosso La Foce, mai osservato prima a quote così basse.
2- Foliage nel Fosso La Foce
3 – 4- 5 – La prima parte della Cengia dei Fiumarelli che attraversa la destra orografica del Fosso La Foce.
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6- 7L’ultimo tratto della Cengia dei Fiumarelli visto dalla parte centrale, a destra lo scoglio della foto n. 20.
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8 – 9 -La finestra della Cengia dei Fiumarelli
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10- Il tratto più stretto della Cengia dei Fiumarelli
11- La cascata più piccola del lato sinistro orografico del Fosso La Foce.
12- La cascata più alta
13- Veduta quasi verticale verso la Val di Panico
14 – 15 – La parte terminale del Fosso La Foce vista in verticale dalla Cengia dei Fiumarelli
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1 6-17 – Il ramo sinistro orografico del Fosso La Foce dove confluiscono le due cascate delle foto n. 11 e 12.
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18- L’intero Fosso La Foce ed In alto il Monte Rotondo visto dallo scoglio della foto n.20
19- La cascata più alta del Fosso La Foce.
20- Lo spettacolare scoglio (foto n. 6 e 7) dell’uscita della Cengia dei Fiumarelli con il Monte Bove Nord alle spalle.
21- Il Monte Bove Nord con Acero in versione autunnale in primo piano.

LE GROTTE DE LE CUTE

22- La Grotta Grande alle Cute conserva un vecchio secchio per la raccolta delle acque di stillicidio.
23- L’ingresso della Grotta Nascosta.
24- Concrezioni ormai asciugate dalla torrida estate all’interno della Grotta Nascosta
25 – 26 – Un Geotritone italiano (Speleomanteus italicus) se ne va in giro all’interno della Grotta Nascosta
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27- 28 – Ritrovamento di varie ossa all’interno della Grotta Nascosta.
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29- Casali di Ussita, ormai un paese fantasma.



MONTE VENTOSOLA – PIANO GRANDE e le meraviglie della natura

I Piani di Castelluccio non solo donano la meraviglia della fioritura spontanea a Maggio e dei Campi coltivati a Luglio ma permettono di osservare un’altra meraviglia della natura, la perfezione delle ragnatele con la rugiada o con la brina del primo mattino che mettono in evidenza la geometria e le forme di queste incredibili costruzioni realizzate dai ragni.

Con la nebbia che si dirada si può anche osservare il raro spettacolo della Gloria Solare che in questo caso non forma il classico arcobaleno circolare ma si limita ad un arco che volteggia sopra ai Piani illuminati dal primo sole mattutino.

Terminata la visita al Piano Grande si può proseguire verso il Valico di Castelluccio dove si parcheggia, quindi si prosegue a piedi per l’evidente strada sterrata in direzione Ovest che coincide con il Grande Anello dei Sibillini, si raggiunge dapprima il passo tra Il Castellaccio e Monte Ventosola.

Quindi salendo il ripido pendio verso sinistra, facilmente in circa 30 minuti dall’auto, si raggiunge la cima del Monte Ventosola a quota 1718 m. dove si ammira un bel panorama di tutta la catena dei Monti Sibillini, dei Piani di Castelluccio e del Piano di Santa Scolastica di Norcia.

Di seguito le immagini della splendida giornata.

RAGNATELE BRINATE E CON LA RUGIADA

GLORIA SOLARE AL PIANO GRANDE

SALENDO VERSO IL VALICO DI CASTELLUCCIO

SALITA AL MONTE VENTOSOLA

1- 2- Il Monte Ventosola a sinistra e Il Castellaccio a destra.
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3- Il tratturo ormai ridotto ad una serie di solchi paralleli e senza alcun divieto di transito si dirige verso il Monte Ventosola a sinistra.
4- La Cima del Redentore, il Piano Grande e, a sinistra il Monte Castello, visti dalla cima del Monte Ventosola.
5- Il Monte Castello con lo sfondo del Pizzo Berro a sinistra ed il Monte Porche a destra.
6- Il Valico di Castelluccio da cui si parte per raggiungere il Monte Ventosola, nella curva della strada il Rifugio Perugia.
7- Veduta verso Nord-ovest dal Monte Ventosola dove emerge la sommità rocciosa del Monte Patino oggetto di recente itinerario.
8- Norcia emerge dalla nebbia che si dirada.
9- Le geometrie dei campi coltivati del Piano di Santa Scolastica di Norcia.
10- Il Piano Grande e Castelluccio
11- Arte moderna sul valico tra Il Castellaccio e Monte Ventosola, nessuno che rimuove questi pericolosi grovigli.
12- Le pendici del Monte Cappelletta con le faggete che degradano verso il Piano Grande
13- Cavalli al pascolo nel Piano Grande.
14 – Sorbo montano in versione autunnale.
15- Sorbo montano, sullo sfondo lo Scoglio dell’Aquila.
16- Acero in versione autunnale con il Monte Cardosa di fianco
17- Faggio in versione autunnale con il Monte Cardosa.