IL LAGHETTO E LA GROTTA DI MONTE PALAZZO BORGHESE – Magie dell’inverno.
Il 17 dicembre, con Gilberto, Elia, Paolo e Romolo, siamo saliti da Foce per il Canale fino al Laghetto quindi abbiamo proseguito, nonostante la neve fresca alta che rende la salita faticosa, fino alla Grotta di Monte Palazzo Borghese.
L’ambiente del Laghetto invernale è splendido e sicuramente uno dei più spettacolari dei Monti Sibillini.
Di seguito le immagini della bellissima giornata.
1- La galaverna ha glassato tutta la parete del Sasso di Palazzo Borghese.2345- Galaverna sui pochi arbusti di Ramno alpino della zona.67 – E anche sui tenaci steli di Verbascum spp.8- Giunti ormai nei pressi del Laghetto9- Lo troviamo perfino con acqua …… gelata ovviamente.101112131415161718- La maestosa parete Est del Sasso di Palazzo Borghese rivestita di Galaverna.19- Saliamo verso lo spigolo Nord per raggiungere la Grotta2021- Il pendio si impenna sotto allo spigolo.22- Progressione su 30 centimetri di neve fresca e pendio di oltre 40 gradi.2324252627- Il canale dello spigolo con la grotta a destra.282931- L’ultimo ripido tratto sotto alla Grotta.32- Raggiungiamo quindi la lama rocciosa che forma la Grotta.333235- L’ingresso nascosto della Grotta di Monte Palazzo Borghese.3537- Lo spazioso interno della grotta che d’inverno mantiene anche una gradevole temperatura costante.38- Arriva anche Gilberto.394041- Il Laghetto visto dall’interno della Grotta.42- Arrivano anche Romolo e Paolo.4344- Lo spigolo della parete Est visto dall’ingresso della Grotta.45- Il canale dello spigolo continua fino al canalone Nord più in alto, salito alcuni anni fa, questo tratto l’ho salito molte volte ma oggi non è ancora in condizioni.46- L’ingresso della Grotta.47484950- Aspettiamo gli altri poi scendiamo.51- Costeggiamo lo spigolo della imponente parete Est per ridiscendere al Laghetto e prendere la via del ritorno.5253
FOSSO DI FONTE LARDINA – FAGLIA DI SELVA RIBERTA
A valle della stazione sciistica di Sassotetto, nel Comune di Sarnano, poco al di fuori del margine Est del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, si apre una selvaggia valle poco conosciuta formata dal Fosso di Fonte Lardina.
Le pareti rocciose presenti ai lati del fosso formano un tipico ambiente di forra appenninica inoltre, nella parte iniziale delle pareti della sinistra orografica (pareti di destra in salita), si apre una suggestiva spaccatura nella roccia percorroibile, formata da una faglia tettonica.
L’escursione non presenta particolari difficoltà ma, come per tutti gli ambienti rupestri e di forra, necessita di adeguate calzature antiscivolo.
ACCESSO: L’imbocco del Fosso di Fonte Lardina si raggiunge in auto da Sarnano, prendendo le indicazioni per Sassotetto. Dopo circa 6 chilometri si raggiunge la frazione di Piobbico. Si prosegue per altri 300 metri fino al primo tornante sopra il quale è presente una deviazione a sinistra che conduce al piazzale della vecchia stazione della funivia (foto n.1) dove si parcheggia (358157,5 E – 4762982 N; 820 m).
La funivia è stata costruita nel 1963 per collegare la frazione Piobbico, a 820 metri, con Fonte Lardina, a 1280. Soppiantata dalla strada asfaltata, è caduta in disuso da ormai da più di trenta anni ed è rimasta come mostro ecologico della zona senza che nessuno si sia preoccupato di demolirla.
DESCRIZIONE: Dal muraglione della stazione della funivia inizia in salita un tratturo che in breve conduce ad una captazione di acquedotto (foto n.4). Si prosegue su sentiero in leggera salita fino a raggiungere la base delle pareti del fosso (15 minuti, foto n.32), qui occorre guardare in alto in quanto un cavo di acciaio di servizio, penzolante dai cavi di sostegno, indica il punto di salita alla faglia (3557680 E – 4763066,5 N; 885 m.).
SALITA DEL FOSSO
Per inoltrarsi nel fosso si prosegue il sentiero fino a raggiungere le pareti di destra stillicidiose, solo dall’inverno alla primavera, per poi scendere nel fondo roccioso del fosso che si risale faticosamente fino alla parete della foto n.31 che lo chiude in alto, scivolosissima anche d’estate per la presenza di muschi che ne interrompe la prosecuzione (45 minuti).
Il fosso è caratterizzato da alberi altissimi (carpino nero) e tratti molto ripidi e scivolosi che lo rendono di non agevole percorrimento.
SALITA ALLA FAGLIA
Per raggiungere invece la faglia tettonica, una volta raggiunta la prima parete rocciosa al fianco destro del sentiero (foto n.32) si sale il successivo pendio ghiaioso a destra (in salita) su traccia di sentiero, poco dopo il cavo penzolante dall’alto, fino a raggiungere la base delle pareti rocciose di colore rosso strisciate di nero (foto n.34) poste una cinquantina di metri più in alto del sentiero.
Costeggiando il ripido terreno roccioso verso destra alla base della parete (foto n. 35-36) si raggiunge l’ingresso nascosto della spettacolare faglia che si attraversa fino al fosso opposto (foto n.37 in poi)
RITORNO: stesso itinerario.
Di seguito le immagini del percorso proposto.
1- La vecchia funivia per Sassotetto, ormai ridotta ad un rudere.2- Nel tepore di un trasformatore di un quadro elettrico aperto posto in un palo nei pressi della stazione delle cimici trovano riparo dal freddo.3- La giornata, caratterizzata da bufere di neve in quota, ci ha spinto nella più riparata Forra di fondovalle.4- Il sentiero che dalla stazione della funivia sale verso il Fosso di Fonte Lardina con la captazione dell’acquedotto5- Il Fosso di Fonte Lardina, sopra allo scoglio in alto sullo sfondo a destra passa la strada per Sassotetto.6 – 8 -Le alte pareti stillicidiose delle pendici basali del versante Est del Monte Sassotetto.789 – 10 -La parete di ingresso al Fosso di Fonte Lardina, nel suo lato destro si apre la frattura tettonica percorribile.1011- Continuando il sentiero verso il Fosso si raggiungono delle zone stillicidiose alla base delle pareti.12 – 15 -Lo stillicidio dell’acqua con la formazione di muschi ad Eucladium e Palustriella ha creato delle formazioni travertinose (pietra spugna)13141516- Fasi di risalita del Fosso che si restringe man mano che si sale171819- Sotto alle pareti di destra, tra la vegetazione, si intravede anche una piccola grotta.20- La piccola grotta 21 – 22 -Altissimi alberi caratterizzano il fondo del Fosso.2223 – 24 – Nella prima parte del fosso è presente anche una piccola cascata.2425 – 27 -Salendo nel fosso il terreno si f sempre più ripido262728 – 30 -Il fosso si restringe ed è sempre caratterizzato da alti alberi.293031- Fino ad arrivare ad un masso con salto roccioso scivolosissimo che per il momento ferma la nostra prosecuzione.
LA FAGLIA TETTONICA DELLA SELVA RIBERTA
32- Al ritorno visitiamo la faglia della Selva Riberta, si sale il pendio ghiaioso sulla destra della foto in corrispondenza di un cavo di acciaio spezzato che scende dalla funivia.33- La piccola grotta sotto alla faglia.34 – La parete rocciosa sopra al sentiero dove, a destra, si apre la faglia tettonica.35 – 36 – Il ripido pendio alla base della parete prima di arrivare alla faglia.3637 -La faglia tettonica della Selva Riberta, una spaccatura che permette di aggirare la parete rocciosa sovrastante e proseguire nel canalone opposto.38 – 39 -L’ingresso della faglia caratterizzata da una piccola quercia che sale secondo la disposizione della parete.3940 – 41 – L’uscita della faglia con una seconda quercia che sembra anch’essa seguire l’andamento della parete.4142 – Dopo l’uscita la faglia prosegue ancora per pochi metri.43 – 45 – Altre immagini della faglia tettonica.444546 – 51 – Sulla parete sopra alla faglia.474849505152 – 53 – Usciamo dalla faglia per riprendere il sentiero di raggiungimento5354 – Pianta satellitare del percorso proposto.55- Dettaglio del percorso per la faglia tettonica.
LE POZZE DI ACQUASANTA – LA CASCATA DEL PELLEGRINO E LE CASCATELLE DI SARNANO
Di poco al di fuori del margine Est del Parco dei Monti Sibillini, nei dintorni di Piobbico, una frazione di Sarnano, sono state riscoperte e rese accessibili a tutti da pochi anni delle marmitte dei Giganti molto spettacolari, le Pozze di Acquasanta, formate da un affluente del Tennacola.
A poca distanza è presente anche la Cascata del Pellegrino, formata dal fosso che scende da Fonte Lardina, a valle dell’abitato di Sassotetto.
Più a valle sono presenti invece le Cascatelle di Sarnano, direttamente collegate ai primi due siti mediante un comodo sentiero perfettamente segnalato (siamo fuori del territorio del Parco).
I tre siti sono descritti solo sul web, mancano infatti sia nella cartografia che nella bibliografia della zona.
ACCESSO: Con l’auto si raggiunge Sarnano e si prosegue in direzione della stazione sciistica di Sassotetto. Giunti all’abitato di Margani si trova un incrocio che scende in direzione di Giampereto – Abbazia di Piobbico. Si parcheggia in una piazzola di lato all’incrocio prima della discesa.
DESCRIZIONE: Si scende a piedi la strada fino alla prima curva dove un cartello indica l’inizio del sentiero per le Pozze di Acquasanta e la Cascata del Pellegrino. Si prosegue a piedi nel sentiero che scende ripido con alcuni tornanti ed in circa 20 minuti si raggiunge il torrente. Da un lato sono presenti le pozze mentre dal lato opposto, a distanza di poche centinaia di metri, la cascata, entrambe perfettamente segnalate.
Le cascatelle di Sarnano sono raggiungibili a piedi da questi siti mediante sentiero segnalato di circa 2 chilometri oppure si riprende l’auto, si ritorna verso Sarnano e, poco prima del paese, all’incrocio per Garulla – Ascoli Piceno, si scende nella strada sottostante. Nel primo gruppo di case si gira a destra (disagevole) in direzione di Bisio-Garulla e si prosegue per circa 500 metri fino ad uno spiazzo sulla strada con numerosi cartelli dove si parcheggia. Si prosegue a piedi per altri 200 metri fino alle Cascatelle perfino illuminate di notte.
Di seguito le immagini della facile escursione.
1- La prima curva della strada per Giampereto – Abbazia di Piobbico con l’inizio del sentiero per le Pozze di Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.2- Raggiunto il torrente una ottima segnaletica indica il percorso da fare.3- Il tabellone con la descrizione delle Pozze dell’Acquasanta.4- Il ponticello sul Tennacola che collega i due siti.5 – 12 -Le profonde marmitte dei Giganti denominate le Pozze dell’Acquasanta.678910111213- Il tabellone con la descrizione della Cascata del Pellegrino.14 – 15 – La cascata del Pellegrino.1516 – 18 -Una cascatella situata tra le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino caratterizzata da una marmitta dei Giganti perfettamente circolare alla sua base.171819- Il visibilissimo punto di partenza per raggiungere le Cascatelle di Sarnano.20 – 23 – Le Cascatelle di Sarnano.21222324 -25 -L’acqua esce anche da un foro alla base della parete2526- L’itinerario completo Cascate del Pellegrino – Cascatelle di Sarnano27 – Dettaglio dell’itinerario Pozze dell’Acquasanta – Cascata del Pellegrino 28 – Dettaglio dell’itinerario per le Cascatelle di Sarnano
LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO E LA GROTTA DI NICOLA – Valle del Fiastrone.
La Grotta del Beato Ugolino si apre nel versante Sud del Monte Fiegni, vicino alle Caverne I/II/III/IV del Lago del Fiastrone, descritte in un precedente articolo, è una piccola e leggendaria cavità situata in una zona selvaggia di cui se ne erano perse le tracce, esistevano indicazioni in vecchi libri ma piuttosto vaghe.
Per la sua riscoperta ringrazio il mio amico Sauro T. che ci ha fornito le indicazioni necessarie e ringrazio Federico, Manuel e Roberta per le loro ricerche storiche e per avermi accompagnato.
Il raggiungimento della Grotta del Beato Ugolino è facile ma su terreno scomodo e scivoloso che necessita di scarponi da montagna, insomma non ci si va con le calzature con cui, la maggior parte degli escursionisti della zona, raggiungono le Lame Rosse.
La Grotta di Nicola invece è conosciuta e facilmente raggiungibile, situata nei pressi della strada che conduce alle Lame Rosse.
Più a monte, partendo dalla Frazione di Fiegni di Fiastra si può raggiungere, tramite comodo tratturo, il Romitorio del Beato Ugolino, una piccola Cappellina cdi colore bianco costruita nel 1961 nei pressi della Fonte d’acqua, che si dice fece scaturire il Beato Ugolino nel luogo del suo eremitaggio.
ACCESSO: Si parcheggia l’auto nei pressi della Diga del Lago del Fiastrone.
DESCRIZIONE: Si attraversa a piedi la diga e si prende il tratturo per le Lame Rosse. Dopo circa 1000 metri, si attraversa il fosso (con acqua solo a primavera) della Val di Nicola, in corrispondenza di uno slargo con prati dove il tracciato cambia direzione (352520,3 E – 4769797 N; 620 m.).
Qui si lascia il tratturo e si prende una lieve traccia che risale il fosso passando per prati, dopo circa 200 metri il fosso si restringe e ci si addentra nel bosco seguendo il ramo sinistro (in salita).
Si prosegue per altri 300 metri circa seguendo il fondo roccioso del fosso fino a raggiungere delle pareti solcate da diversi colatoi. Dirigendosi verso il colatoio più alto verso destra si sale nel bosco il bordo destro del fosso in direzione delle pareti superiori e si è già in vista della cavità (352169 E – 4770027 N; 650 m.).
Visitata la cavità si scende per l’itinerario di salita oppure, poco sotto alla grotta, si intercetta una traccia di sentiero con vecchi bolli rossi sugli alberi che conduce in quota nell’altro fosso di sinistra della Val di Nicola dove, a primavera, è presente una cascata più alta (la cascata effimera).
Scendendo quindi per il fosso e poi per prati si ritorna al tratturo per le Lame Rosse nel punto di salita.
Per raggiungere la Grotta di Nicola, dal fosso della Val di Nicola si continua il tratturo in lieve salita per le Lame Rosse per 50 metri fino ad uno slargo dove si trova una deviazione a destra usata dai boscaioli e che scende al Fiume Fiastrone (interdetta alle escursioni più avanti a causa di un incidente accaduto nel Giugno 2022).
Dopo circa 200 metri di tratturo, in corrispondenza della deviazione di direzione (Est), si trova un cartello metallico su un albero a destra con l’indicazione per la Grotta di Nicola che si raggiunge in breve (352598 E – 4769682 N).
La Grotta di Nicola è formata da un alto tetto roccioso naturale, un muretto a secco ne chiude un lato, probabilmente era anche dotata di tettoia in legno anteriore in quanto al suo ingresso è presente a terra un grande vecchio trave.
Da Fiegni invece, mediante comodo sentiero, in circa un’ora si raggiunge la chiesina del Beato Ugolino con l’omonima fontana.
Di seguito le immagini dell’escursione.
LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO
1- Il fosso della Val di Nicola.2- Il fosso si restringe in prossimità delle pareti rocciose.3- Il colatoio finale.4- La sponda destra del Fosso con la Grotta del Beato Ugolino in alto.5 – 9 -La Grotta del Beato Ugolino.678910- Il fondo della Grotta è caratterizzato da una frattura aperta sul cielo.11 – 12 -l colatoio più alto dove primavera scende la cascata effimera del Fosso di Nicola.1213- Il colatoio si rispecchia nella pozza sottostante
LA GROTTA DI NICOLA
14- Il segnale nel bosco per la Grotta di Nicola.15 – 19 – La Grotta di Nicola1617181920 – Il muretto a secco anteriore.21- Il grande trave a terra.
LA CHIESINA DEL BEATO UGOLINO Da Fiegni (foto gentilmente fornite da Manuel O.):
22 – 23 -La Fonte del Beato Ugolino.2324- Lungo il sentiero sono presenti le stazioni della Via Crucis.25 – 26 – La facciata della Chiesa del Beato Ugolino.2627 – 28 – L’interno della chiesa.2829- Pianta satellitare del percorso proposto. GIALLO: Itinerario di avvicinamento. ROSSO: itinerario proposto.
LAME ROSSE – l’evoluzione in oltre trenta anni di immagini.
Questo reportage comprende oltre trenta anni di immagini di uno dei luoghi più suggestivi dei Monti Sibillini, Le LAME ROSSE, spettacolari torrioni di conglomerato formato da brecce di colore rosa, situate nel versante Sud del Monte Fiegni, nei pressi del Lago del Fiastrone.
Nonostante l’escursione alle Lame Rosse, in genere effettuata partendo dalla Diga del Lago del Fiastrone, sia facile ed alla portata di tutti (massimo 40 minuti di cammino prevalentemente in piano e per la prima parte su strada sterrata) è uno dei luoghi dove il Soccorso Alpino ha effettuato più interventi in questi ultimi 10 anni, da quando sono giunte alla conoscenza della massa attraverso i social.
Se non è raro osservare d’estate “escursionisti” che raggiungono le Lame Rosse con le infradito o che d’inverno arrivano con gli stivaletti con tacco e suola liscia si capisce perché non è raro che qualcuno si sloghi una caviglia o si rompa una gamba per una caduta.
E’ sempre un luogo di montagna che, seppur facile, prevede l’utilizzo almeno di scarponcini da trekking.
Le seguenti immagini rispecchiano l’evoluzione subita dai torrioni di conglomerato nel corso di tre decenni e la mia evoluzione fotografica, le immagini riportate iniziano infatti da foto su pellicola in bianco/nero e diapositive fatte con fotocamera manuale, foto digitali con la prima compatta automatica, foto digitali con fotocamera reflex e foto digitali con fotocamera mirrorless.
In particolare ho messo in evidenza il cambiamento che alcuni torrioni caratteristici che compongono le Lame Rosse hanno subito negli anni.
1- La valle del Fiastrone con il profilo ad “V” e a “U” tipico delle valli Fluvioglaciali.
FOTO SU PELLICOLA BIANCO/NERO CON FOTOCAMERA MANUALE- ANNO 1985
2- Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.34 – La guglia più alta con le guglie satelliti.5 6 – La guglia che diventerà con il tempo “la Giraffa”.
DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA MANUALE – ANNO 1992 con mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea.
7- La guglia più alta e le guglie satelliti.891011- La guglia più alta e la guglia diventata “la Giraffa”.12 – Dettaglio della guglia a più alta con le guglie satelliti e la guglia “la Giraffa” in primo piano.
DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA CON INERIMENTO DATA – ANNO 1993 (13/07/1993).
13 – Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.14 – La guglia più alta e “La Giraffa”.15 – Sotto alla Giraffa.1617
DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA COMPATTA – ANNO 1998
18 – Il torrione n.1 di ingresso.19 – La guglia più alta e le guglie satelliti20 – La guglie della “Giraffa” con la sommità modificata ha già perso la sua forma21
FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA COMPATTA- ANNO 2013 (alcuni anni dopo una alluvione).
22 – 24 – I nuovi grandi accumuli di breccia alla base delle guglie.2324252627 – La guglia ex “Giraffa”
FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA REFLEX – ANNO 2017 DOPO IL TERREMOTO DEL 2016, con Fausto.
282930 – 31 – Il torrione n.1 di ingresso.31 – A sinistra innevato il Monte Rotondo, il Monte Pietralata ed il Monte Cacamillo.323334- Un pioppo sta crescendo al riparo alla base delle Lame Rosse.353637 – La guglia più alta e la (Ex) Giraffa38394041 – 43 – La guglia “Giraffa” ormai irriconoscibile.424344 – 46 – Accumuli di neve ricoperti di breccia nei valloni alla base delle guglie.454647 – La guglia più alta con il ripidissimo canalone sottostante.48 – Il Canyon sotto all’ultima guglia.49 – Ancora accumuli di neve primaverile50 – E poi solo calcare.51 – Il canale roccioso che separa le guglie in conglomerato dalle pareti di bianca roccia calcarea.
FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA MIRRORLESS – ANNO 2023.
52 53 – 54- Il Torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.5455- la cima del torrione n.1 con una pianta di Dianthus virgineus (Garofano di monte)56- Il Dianthus virgineus che vegeta sulle pareti verticali di breccia delle Lame Rosse.575859 – Le ultime guglie con la guglia piccola in basso formata da pochi anni60 – 61 – La guglia più piccola formata da pochi anni.6162 – 63 – Il pioppo della foto n.34.636465 – 66 -La Guglia più alta e la guglia (Ex) Giraffa6667 – La guglia Giraffa vista dalla base.686970 71- La Guglia più alta e le guglie satelliti molto più arrotondate.72 – 73 -La Guglia più alta.7374 – L’ultima guglia che forma il canyon nella parete opposta, riportato nelle foto seguenti.75 – Lo spigolo dell’ultima guglia oltre il quale c’è il canyon.76 – 78 – Il canyon dietro all’ultima guglia.77787980
LE CAVERNE I/II/III/IV DEL LAGO DEL FIASTRONE E FORRA DELLA VAL DI NICOLA.
Al di sopra del sentiero che dalla Diga del Lago del Fiastrone conduce verso le, ormai conosciutissime e frequentatissime Lame Rosse, si aprono ben quattro caverne molto particolari riportate sul Catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.
Le caverne sembrano essere scavate dall’uomo in quanto tutte si presentano come una galleria uniforme e la porzione di pietre mancanti accumulate davanti allo stesso ingresso, eppure non ci sono minerali da ricercare nella zona ne credo mai nessuno si sia messo a scavare per fare qualche riparo di fortuna. L’unica che ha un aspetto naturale è la Caverna III in quanto presenta un pozzo finale con un possibile proseguimento in cunicoli molto bassi.
ACCESSO: Si parcheggia l’auto nei pressi della Diga del Lago del Fiastrone.
DESCRIZIONE: Si attraversa a piedi la diga e si prende il tratturo per le Lame Rosse. Dopo circa 500 metri, si incontra sulla destra un cartello di pericolo inondazioni posto poco dopo una rientranza della strada in corrispondenza di un canale roccioso. Si sale il pendio boscoso sovrastante il cartello salendo in verticale per circa 200 metri di dislivello seguendo le coordinate delle quattro caverne indicate sul Catasto delle Grotte della Regione Marche o su alcune App di navigazione satellitare (Outdooractive, Terra Map ecc.).
Non ho segnalato (omini di pietra o bolli di vernice) sul posto l’itinerario fatto per raggiungere le caverne in quanto toglierei il fascino dell’avventura ne ho potuto fare una traccia GPS da condividere in quanto il segnale nella zona è piuttosto ballerino, a volte mi indicava che ero in acqua dentro al Lago !!!
Pertanto per raggiungere le quattro caverne ci si deve affidare al navigatore satellitare e a un po’ di pazienza nel girare intorno a ciascun punto segnalato fino a che non si trovano le caverne, nel giro di due ore dall’auto le abbiamo visitate tutte e quattro e poi siamo scesi alla Forra della Val di Nicola quindi abbiamo raggiunto anche le Lame Rosse in quanto era presto.
Dopo aver trovato la Caverna IV, la più in alto, ho notato delle tracce di cinghiali che collegavano le altre tre caverne che ho trovato in breve tempo e che infatti vengono usate come ripari dagli animali selvatici.
L’itinerario di salita non è difficile ma molto scomodo a causa della fitta boscaglia di Leccio, intricata e ripida.
Il Catasto riporta poi anche la Caverna V proprio sopra il parcheggio della diga, nel versante opposto della valle ma la nostra ricerca è stata vana, sia per la maggiore vegetazione del pendio e forse perché è stata interrata poiché in prossimità della sua posizione abbiamo trovato sito analogo alle altre grotte visitate ma chiuso con terra e pietre.
La Caverna VI del Lago del Fiastrone, situata più distante dalla diga, sicuramente la più bella, è già stata visitata e descritta nell’articolo “IL BUCO DELL’ISTRICE E LA CAVERNA VI DEL LAGO DEL FIASTRONE” a cui rimando.
La piccola ma interessante Forra della Val di Nicola si trova poco sotto il sentiero delle Lame Rosse, prima che esso devia di direzione per addentrarsi nella omonima valle e superare il fosso stesso, in corrispondenza di una traccia che scende al fiume Fiastrone.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il cartello a circa 500 metri dalla diga che indica il punto dove salire nel bosco sovrastante.2- la rientranza della strada in corrispondenza di un buio canalone roccioso, vista dal cartello.3- L’ambiente di salita alle caverne, boscaglia fitta e ripida.4- Uno dei punti più aperti della salita, sullo sfondo il Lago del Fiastrone e, la parete rocciosa a destra dove si trova la caverna VI5 – In ordine cronologico: L’ingresso della Caverna I del Lago del Fiastrone, davanti, all’esterno, l’accumulo di pietre come se fosse stata scavata dall’uomo.6 – 8 – L’interno della Caverna I.7 89 – 10 – Le tracce di cinghiali che ci hanno guidato alle altre caverne.1011 – 12 – L’ingresso della Caverna II ed il solito accumulo di pietre esterno1213 – 15 -L’interno della Caverna II.141517 – L’ingresso della Caverna III, la più profonda ed interessante.18 – 19 – L’interno della Caverna III.1920 – 22 – Il pozzo finale della Caverna III.212223 – Scendo nel pozzo ma prosegue su strette fenditure inpraticabili.24 – 25 – Le fenditure finali troppo strette anche per me.25 26 – 27 – L’uscita dal pozzo della Caverna III.2728 – L’ingresso della Caverna IV29 – 30 – L’interno della Caverna IV30
LA PICCOLA FORRA DELLA VAL DI NICOLA
La forra, situata poco al di sotto del sentiero per le Lame Rosse, prima che esso attraversa la omonima valle, in corrispondenza di una deviazione in discesa che conduce al fiume Fiastrone riportata sulla cartografia, presenta dei brevi salti rocciosi al di sotto dei quali delle profonde Marmitte dei Giganti accumulano sempre acqua. La Forra può essere discesa con corde per poi riprendere a destra il sentiero che risale a quello per le Lame Rosse.
31 – La piccola Forra della Val di Nicola.32 – Ci apprestiamo a scendere senza l’uso di corde.33 – il primo salto.34 – il secondo salto, ci vuole la corda.35 – Le marmitte dei Giganti che contengono sempre una notevole quantità di acqua.36 – la seconda Marmitta contiene ancora più acqua.37 – 38 -Una particolarità botanica della zona: Leccio (tronco scuro) ed Orniello (tronco chiaro) fusi insieme nella stessa ceppaia come se fossero una unica specie, convivono in piena armonia.3839 – La mappa satellitare della zona di una applicazione che riporta anche le coordinate delle quattro caverne.40- La posizione delle quattro caverne nel dettaglio della zona.
LA FORRA E LE PLACCHE DI PENNADOMO Un piccolo paese della provincia di Chieti con tante meraviglie.
Pennadomo in provincia di Chieti, nella meravigliosa Regione Abruzzo, presenta delle bellezze naturalistiche incredibili prodotte dalla particolare geologia della zona, dove gli sconvolgimenti tettonici hanno innalzato in verticale gli strati di calcare, originariamente formatesi in orizzontale su un preistorico mare.
Queste particolari formazioni rocciose hanno formato una forra e delle placche rocciose uniche e veramente spettacolari.
L’accesso sia alla Forra che alle Placche dell’Oasi è alla portata di tutti, sono intorno al paese con camminate di pochi minuti, sono raccomandabili scarponi, caschetto e una buona fotocamera per immortalare le bellezze che consiglio di andare immediatamente ad osservare.
Di seguito le immagini del sito.
LA FORRA E LA CASCATA
1- L’abitato di Pennadomo a ridosso delle pareti verticali.2- Scendendo con la strada da Pennadomo verso il Lago di Bomba si raggiunge l’inconfondibile ingresso della Forra, tra altissime e verticali pareti di roccia.3- L’ingresso della Forra 4- L’itinerario è consigliabile in primavera quando il torrente porta più acqua5 – 6- Le incredibili stratificazioni verticali di calcare nella forra67- La cascata ed il laghetto sottostante dove termina il tratto escursionistico della Forra.8- “Piccolo” masso caduto dalle alte pareti.9 – 18 -Altre immagini della forra con le incredibili pareti, grotte e fessure.101112131415161718
LE PLACCHE DELL’OASI
19 – 21 – Le Placche dell’Oasi a ridosso del paese di Pennadomo, con vie di arrampicata fino al 8b.202122- L’ingresso della lunga fessura delle Placche dell’Oasi.23- Climber all’opera visti dall’interno della fessura delle Placche dell’Oasi.24- Dalla fessura, larga poco più di un metro in alcuni punti, si vede il proseguimento delle stratificazioni verticali, in fondo alla Valle, sotto ai nostri piedi c’è la Forra visitata prima.25 – Una corda aiuta la discesa e successiva risalita in quanto il fondo e scivoloso.26 – 33 – Immagini all’interno della strettissima fessura, davvero qualcosa di unico e meraviglioso.2728293031323334 – Provo l’attacco della via da 8b con gli scarponi, solo l’attacco è già un 6a.35- il paese di Pennadomo visto dall’aereo belvedere sopra alle Placche dell’Oasi.36 – Il proseguimento geologico nell’altro versante della vallata delle Placche dell’Oasi, nel fondo c’è la Forra37 – Il Resegone, una vera e propria lama di roccia verticale isolata con un mio amico vestito di celeste e compagna di cordata in cima, appena visibili. 38 – Uno zoom 39 – Un secondo zoom e sono più visibili e permettono di avere una idea delle dimensioni e della forma della parete rocciosa..40 – Nella zona vale la pena di visitare anche il castello di Roccascalegna a poche decine di chilometri da Pennadomo.41- Alla sera ci è uscito di fotografare anche l’eclisse parziale di luna.
GOLE DEL SAGITTARIO : LAGO DI SAN DOMENICO – LAGO DI SCANNO
Nella zona delle Gole del Sagittario, sempre in Abruzzo, si trovano i Laghi di San Domenico e di Scanno dove si possono effettuare delle belle escursioni quali :
Eremo di San Domenico da Villalago
Punto panoramico superiore del Lago di Scanno
dove è anche facile poter osservare la fauna selvatica da vicino.
Di seguito le immagini delle escursioni, tutte ampliamente riportate in letteratura e sul web.
1 – 2- Un eremo senza nome costruito all’imbocco di una grotta nelle Gole del Sagittario.23 – 9 -Femmine di Cervo al bagno al mattino presto, date le alte temperature nonostante i primi di Novembre, nel Lago di San Domenico e nel Lago di Scanno.45678910 – Cervo giovane al pascolo nel parco pubblico.11- E persino un grande maschio al bagno, di solito più schivo delle femmine.12 – 16 – Riflessi al Lago di Scanno.1314151617- Va in giro perfino una Vanessa Atalanta.18 – 19 – L’azzurro Lago di San Domenico visto dal sentiero che da Villalago scende fino all’Eremo di San Domenico.1920- L’Eremo di San Domenico sulla sponde dell’omonimo Lago.21- Veduta dalla Grotta posta dietro l’Eremo.22- La ormai conosciutissima forma a cuore del Lago di Scanno vista dal Belvedere superiore.
ROCCAMORICE: CASCATA LEJO di ABBATEGGIO -PARCO LAVINO – EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO.
Nei dintorni di ROCCAMORICE, un paese situato nel settore Nord del Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo, sono presenti diversi siti naturalistici e storici molto interessanti e poco conosciuti visitabili in una unica giornata.
CASCATA DI LEJO : Da Roccamorice si raggiunge in auto il paese di Abbateggio distante pochi chilometri, si prosegue prendendo la Via Celestino V in direzione del Parco Lavino per circa un chilometro fino ad incontrare il cartello turistico indicante il sentiero per la Cascata. Si scende nel campo coltivato ad uliveto sottostante il cartello per traccia di sentiero ed in breve si raggiunge il fiume Lavino. Si risale il torrente per circa un 500 metri percorrendo una suggestiva forra fino alla cascata.
Il percorso è accidentato e scivoloso, si raccomandano scarponi da montagna, di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il tratto iniziale della forra.2 – 6 – Continuando la forra si fa più stretta e di aspetto quasi tropicale con folta vegetazione (edera) che scende dalle pareti.34567- Siamo in vista della cascata8 – 9 – Zoom sulla cascata che pur a fine stagione estiva, ancora porta acqua.910- Un profondo laghetto ci impedisce di raggiungere la base della cascata.11- Gerridi sulla superficie dei laghetti della forra.
PARCO LAVINO: Visitata la cascata di Lejo, in auto si prosegue in discesa la strada per poco più di un chilometro verso il Parco Lavino (segnaletica e parcheggio in zona) dove sono presenti delle sorgenti ed addirittura un torrente di acqua solfurea.
12 – 13 – I laghetti di acqua solfurea del Parco Lavino.1314 -15- Le sorgenti di acqua solfurea dal caratteristico colore bluastro torbido per la presenza di zolfo colloidale in sospensione.1516- Formazioni algali di varie tipologie nelle sorgenti solfuree.
EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO: Da Roccamorice si prosegue in auto in direzione Sud per il Passo Lanciano – la Maielletta e con indicazioni per la Palestra di Roccia – Eremo di Santo Spirito a Majella – Eremo di San Bartolomeo in Legio. Si continua in auto fino al parcheggio dell’Eremo di San Bartolomeo dove è presente anche un ristoro. Si prosegue quindi a piedi in sentiero ben segnalato in discesa ma che richiede scarponi da montagna (abbiamo incontrato persone con scarpe da passeggio che tentavano di raggiungere l’eremo !!!) fino all’Eremo raggiungibile in circa 40 minuti. Tramite un a vecchissima scalinata intagliata nella roccia è possibile poi scendere nelle grotte laterali più in basso, abitate fin dalla preistoria, e nel fosso sottostante.
L’Eremo conserva ancora degli affreschi esterni risalenti al XIII secolo, dipinti con i classici pigmenti dell’epoca: ocra gialla e ocra rossa, verderame, biacca e carbone; per chi volesse approfondire può consultare la mia pubblicazione:
L’Eremo di Santo Spirito a Majella è descritto nell’articolo: MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA del 10 settembre 2022.
Di seguito le immagini dell’escursione.
17- La piccola galleria di ingresso all’eremo, visibile solo all’ultimo minuto.18 – 19 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio protetto da un ampio tetto di roccia.1920- Gli affreschi esterni dell’Eremo, risalenti al XIII secolo, ancora visibili e dipinti con i classici pigmenti dell’epoca. 21- L’interno dell’Eremo.22- la ripidissima e vecchissima scala in pietra che scende alle grotte e fosso sottostante.23- Il muro a secco che sorregge da secoli la scala di accesso al fosso sottostante l’Eremo.24 – 25 – Le grotte sottostanti l’Eremo usate fin dalla preistoria come riparo.2526 – Il fosso che ha scavato la roccia posta alla base del Vallone dove sorge l’Eremo27- Enorme masso che fa da ponte naturale nel fosso.28 – 29 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio vito dal Vallone sottostante.29
LE GROTTE DI ONFERNO Cavità ipogee nella Selenite.
La Riserva Naturale Orientata di Onfernoè situata in Provincia di Rimini, nella Valconca, ai confini con la Repubblica di San Marino. Il complesso carsico delle Grotte di Onferno è considerato tra i più importanti d’Italia tra le grotte nel gesso. Dalle pendici argillose di Monte Croce scendono due piccoli corsi d’acqua che, raggiunta la rupe gessosa di Onferno, confluiscono e iniziano a scorrere per un breve tratto sotterraneo. Le acque riaffiorano poco più a valle, all’interno di una forra densamente boscata. La grotta si sviluppa lungo tutto il tratto ipogeo del corso d’acqua alla base di un banco gessoso. La Grotta di Onferno fu esplorata per la prima volta nel 1916. Nel primo tratto, lungo il torrente, si percorrono gallerie con pareti verticali modellate dall’acqua in forme sinuose. Successivamente si incontrano i tipici concrezionamenti calcarei delle grotte gessose; i piú estesi, di un acceso colore aranciato per la presenza di ossidi di ferro, formano una bella colata che decora una parete con stillicidio concrezionante attivo. Nel tratto successivo, si abbandona il livello attivo raggiungendo ambienti fossili dove si sono ampliate alcune sale per fenomeni di crollo. La grotta ha uno sviluppo di circa 400 m. con un dislivello di 64 m. e una delle sue caratteristiche è rappresentata dalla presenza di cospicue colonie di pipistrelli.
Di seguito le immagini dell’escursione guidata.
1- L’ingresso della grotta.2- L’interno della grotta.3 – 4- La selenite, forma cristallina di Gesso (Solfato di Calcio), brilla se illuminata.45 – 15 – Immagini dell’interno della grotta, molto diversa dalle grotte calcaree a cui siamo abituati.678910111213141516- le concrezioni prodotte da infiltrazioni di acqua calcarea contenente ferro sono piuttosto rare nelle grotte sulla selenite.17- Formazioni di solfobatteri di colore argenteo18- Altre formazioni di solfobatteri di colore dorato.19- Concrezioni calcaree mammellonari.20- Bozzolo di ragno che vive all’interno della grotta.21- L’uscita