IL ROMITORIO E LA FONTE DEL BEATO UGOLINO, LE LAME ROSSE.

Itinerario storico, breve, facile e con una bella panoramica sul Lago di Fiastra ma poco conosciuto.

Si raggiunge prima la Fonte poi il Romitorio del Beato Ugolino quindi si può proseguire per affacciarsi sul grande e ripido canalone della parte superiore delle Lame Rosse.

Il Beato Ugolino, l’anacoreta dei monti Sibillini, nacque a Fiegni, di Fiastra, intorno ai primi anni del XIV sec. Il padre fu Malagotto III, discendente di quella nobile famiglia dei conti Malagotti, Signori di ben quattro feudi: Appennino, Poggio, Cerreto, Fiastra.

La madre, Lucia, non sopravvisse al parto e lo lasciò orfano. Ugolino fin dall’infanzia ebbe una salda formazione spirituale, che lo portò a proseguire da solo, senza tentennamenti, il cammino della vita anche quando a tredici anni gli morì il padre. Da quel momento il giovane, libero di disporre della sua volontà, maturò l’idea di vendere la proprietà lasciatagli dal genitore in ossequio al precetto della perfezione evangelica. Così a vent’anni vendette la proprietà e si ritirò in un eremitaggio.

Ugolino preferì ritirarsi in solitaria meditazione in una grotta presso Fiegni.

Forse poco tempo fa abbiamo ritrovato anche la Grotta dove Ugolino si ritirò in eremitaggio, vedasi l’articolo in questo Blog “LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO E LA GROTTA DI NICOLA – VALLE DEL FIASTRONE” del 21 novembre 2023.

Qui sarebbe rimasto fino alla sua morte, vivendo in unione di preghiera e di meditazione.

Lo ristorava una sorgente, che la tradizione vuole fatta scaturire da lui stesso. Si dice che una temporanea dimora il Beato l’abbia avuta a S. Liberato, un eremo fatto costruire probabilmente da S. Francesco d’Assisi, non lontano da Fiegni.

Operò interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità, ricorrevano a lui fiduciosi. Guarì un certo Pietro, zoppo fin dalla nascita e impossibilitato a camminare; restituì la vista a un tale Antonio che aveva perso un occhio nel tagliare la legna; guarì gli indemoniati.
Il Beato Ugolino rimase nell’eremo per circa trent’anni e morì nel mese di dicembre del 1373. Dopo la morte, il corpo del Beato venne portato nel vicino castello di Fiegni e collocato nella chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.

ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Fiegni di Fiastra per la strada Provinciale n.58 che costeggia il Lago di Fiastra. Si raggiunge prima la chiesa di Santa Lucia a Paninvetre, quindi proseguendo, il Santuario del Beato Ugolino, aperto solo la domenica. la strada prosegue verso il terrazzo panoramico del Balzo della Rufella con una veduta verticale sul Lago quindi raggiunge Rufella e sale verso Fiegni. All’ingresso della frazione la strada si divide, a destra prosegue verso Collemese e San Maroto con la bellissima chiesa del Santissimo Salvatore che consiglio di visitare al ritorno. A sinistra si entra nel paese e raggiunge la Chiesa di San Flaviano. Si parcheggia all’ingresso di Fiegni.

DESCRIZIONE: Nell’incrocio delle tre strade asfaltate, in corrispondenza di una edicola (foto n.1) parte una sterrata in lieve salita che in circa un’ora conduce comodamente alla Fonte del Beato Ugolino.

Durante il tragitto è possibile avere dei bellissimi scorsi del Lago di Fiastra e della sottostante Valle del Fiastrone.

Raggiunta la fonte dopo poche centinaia di metri si apre la grande radura erbosa dove si erge il Romitorio, dietro ad esso, poco visibile, inizia un sentiero poco frequentato che, in costante ma lieve salita e in circa un’ora, conduce ad una grande radura con tracce di vecchie recinzioni in legno, dove si perde.

Qui è consigliato usufruire di una navigatore satellitare per ritrovare l’imbocco nel successivo bosco alla fine della radura in salita verso Nord, che, in altri 300 metri di tragitto sempre in lieve salita, conduce nella parte superiore del grande canalone breccioso dove, in fondo, si possono osservare le alte guglie delle Lame Rosse.

RITORNO: Per lo stesso itinerario descritto oppure, nel canalone delle Lame Rosse è presente una traccia che lo taglia in quota e che, in un altro chilometro circa, conduce alla Fonte Sottacqua dove un sentiero ritorna indietro Ovest nel fosso e scende verso la Grotta dei Frati per poi riprendere il sentiero che conduce alla parte terminale delle Lame Rosse per chiudere così un percorso circolare.

L’attraversamento del canalone delle Lame Rosse è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto molto ripido e con breccia mobile anche se a tratti sono presenti alberi che facilitano il passaggio.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- L’edicola nella strada all’ingresso di Fiegni, punto di partenza dell’itinerario proposto.
2- Purtroppo il giorno dell’escursione il tempo non era il massimo e la Valle del Fiastrone era ricoperta di nebbia, in alto il gruppo Nord dei Monti Sibillini con, da sinistra, il Pizzo Regina, Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Punta Bambucerta, Monte Rotondo, Monte Cacamillo, Monte Pietralata e la Croce di Monte Rotondo.
3- Veduta verso la frazione di Podalla di Fiastra, Monte Frascare e il Monte Montioli a destra.
4- Zoom sulla Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, che abbiamo visitato nel pomeriggio.
5- La Fonte del Beato Ugolino.
6 – 7 – Il Romitorio del Beato Ugolino costruito in una radura nel bosco con un bellissimo panorama….se fosse stato sereno.
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8- La targa che ricorda il giorno della costruzione dell’eremo.
9- L’interno del Romitorio.
10- Dietro al Romitorio parte il sentiero per le Lame Rosse.
11- A prima vista ci sembrava un tronco caduto in realtà è una grande radice che viaggia parallela al terreno.
12 – 13- La grande radura poco prima del canalone delle Lame Rosse, presenta tracce di vecchie recinzioni.
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14- La parte superiore del canalone delle Lame Rosse.
15- Di fronte il Monte Sottacqua.
16- Ed in fondo i torrioni delle Lame Rosse.
17- La Valle del Fiastrone, i campi di Monastero ed il taglio della strada che da Pian di Pieca conduce al Lago di Fiastra..
18 – 19- I Torrioni delle Lame Rosse da una veduta insolita, dall’alto anziché dal basso.
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20 – 23- In queste immagini si nota la ripidità del canalone delle Lame Rosse che, nonostante la mancanza di sole, almeno ci ha regalato un po’ di colore autunnale.
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24- Piccolo ma coloratissimo Acero.
25- La parte superiore del canalone.
26 – 27- La nebbia mattutina si è dissolta permettendo una visione quasi aerea del Lago di Fiastra.
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28- la Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, del XIII secolo, che abbiamo visitato nel pomeriggio.
29- Di fronte alla Chiesa di Podalla si apre l’itinerario descritto, a sinistra il Romitorio e a destra, più in alto, il canalone delle Lame Rosse.
30- Zoom sul Romitorio
31- Zoom sul canalone delle Lame Rosse.
32- Zoom sui torrioni delle Lame Rosse.
33- Pianta satellitare del percorso. ROSSO: Percorso proposto – GIALLO: Percorso di ritorno



MONTE LIETO Per il canale Est.

L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.

La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.

Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.

All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.

Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.

Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.

Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.

La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.

Di seguito le immagini della salita proposta.

1- Il grande faggio di Pian Perduto e il canale di salita a sinistra, inciso nella parte iniziale e poi delimitato dal rimboschimento.
2- Zoom sul intuitivo canale di salita.
3- la prima parte del canale molto inciso e con dei saltini rocciosi.
4- L’attacco del canale visto dalla strada Forca di Gualdo-Castelluccio.
5- L’ingresso del canale nella sua prima parte incisa e con dei saltini rocciosi.
6- Una vecchia carcassa di bovino all’interno del canale.
7- Il Monte Porche visto dall’interno del canale, in fondo la strada da cui si parte
8- La Forca di Gualdo e la strada per Castelluccio.
9- In corrispondenza dei saltini rocciosi vegetano arbusti di Ramno alpino, sullo sfondo il Monte Argentella.
10- Un grande Acero delimita la parte più incisa del canale.
11- Una ulteriore carcassa, sembra di capriolo ma manca la testa.
12- L’acero della foto n.10 e le prime conifere del rimboschimento a destra.
13- Le sponde del canale sono caratterizzate da numerosi tratti dissestati causati dall’eccessivo transito di bovini lasciati al pascolo nella zona e che, a causa della ripidità del pendio, ogni tanto qualcuna rimane vittima di scivolamenti.
14- La Cima del Redentore e i Colli Alti e Bassi.
15- Raggiunto il rimboschimento la vista si apre anche sul Pian Perduto.
16 – 17 – Suillus gravillei detto anche laricino o pinarolo, porcino che abbonda nel sottobosco a conifere.
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18- Il canale è delimitato alla sua destra orografica dal rimboschimento a conifere.
19- Terminato il rimboschimento ad alto fusto iniziano i grandi arbusti di Pino Mugo.
20- Oltre il rimboschimento il pendio si fa anche più ripido.
21- I Mughi vegetano bene in questo pendio.
22- L’ultima parte del canale appena accennato, si trasforma in un semplice ma ripido pendio fino alla cresta di uscita.
23- Veduta verso il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese dai pressi della cresta.
24- Veduta verso il Monte Argentella e la Cima del Redentore dai pressi della cresta.
25- Castelluccio e il Piano Grande, sullo sfondo i Monti della Laga.
26- Grossa cavalletta si è affezionata ai miei pantaloni.
27- la cima di Monte Lieto vista dalla cresta di uscita.
28- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
29- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso Sud con Castelluccio
30 – 32- Le rocce presenti ai lati dell’ultima parte del canale.
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33- Il Pian Perduto e, a destra, quello che una volta era chiamato “Il Laghetto Rosso” ma che ormai, da anni, non si colora più con la fioritura di alghe rosse a causa di uno stazzo di pecore realizzato a pochi metri che lo sta devastando ed inquinando, ma forse questo non importa a nessuno.
34- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina emergono ai lati della Cima di Passo Cattivo, a destra la Cima di Vallinfante.
35- Il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.
36- Il Monte Argentella e i boschi del San Lorenzo.
37- La Cima del Redentore ed i Colli Alti e Bassi.
38 – 39- Il Corone del Vettore, la faglia del terremoto del 2016, ancora si vede, anche da lontano, l’abbassamento del terreno.
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40- Mantide religiosa che si sta cibando di una cavalletta.
41- Il rimboschimento attraversato, formato da diverse essenze di conifere caratterizzate da sfumature di verde differenti.
42- Piccoli Mughi crescono nel pendio sopra al rimboschimento
43- La ripida discesa verso la strada da dove si parte.
44- la continua linea del canale visto dal pendio di discesa di destra.
45- Altri tratti di sponda del canale dissestati dal passaggio di bovini.
46- La mia fedele compagna di salite, anche se rimane sempre nel parcheggio.
47- Bellissime Mazze da tamburo (Macrolepiota procera) nei prati di discesa.
48- E buonissimo Prataiolo (Agaricus macrospora).
49- Ed infine anche un bel ragno, la Argiope.



MONTE VALVASSETO – IL RIPARO DI CAMPOMAGGIORE

Nelle pendici boscose del versante Est del Monte Valvasseto si innalzano dei torrioni rocciosi che nascondono piuttosto bene una profonda cavità denominata il Riparo di Campomaggiore.

Il Monte Valvasseto, una piccola cima dei Monti Sibillini facilmente raggiungibile dalla Pintura di Bolognola salendo senza tracciato per i Piani Gra, nasconde numerose sorprese nei suoi dintorni, come riportato nei miei precedenti articoli :

  • LE FINESTRE DEI MONTI SIBILLINI: L’arco del Monte Valvasseto
  • MONTE VALVASSETO E MACCHIA TONDA
  • PIANI GRA : IL ROSETO DEI MONTI SIBILLINI
  • LE GROTTE DL MONTE SASSOTETTO – MONTE VALVASSETO
  • MONTE SASSOTETTO, UNA AFFILATA CRESTA POCO CONOSCIUTA
  • SASSOTETTO – VALLE TRE SANTI PER CAMPOMAGGIORE
  • VALLE TRE SANTI – PINTURA DI BOLOGNOLA

Pertanto tale itinerario può essere abbinato ad uno degli altri precedentemente descritti per completare una giornata di escursioni.

Il Riparo di Campomaggiore si raggiunge direttamente dalla cima del Monte Valvasseto (1526 m.) , scendendo verso Est per prati, si attraversa una piccola lingua di bosco e si prosegue ancora per prati in discesa fino a quota 1410 metri quindi si entra nel bosco (357467,5 E – 4761762 N) seguendo una traccia di sentiero in netta discesa che si fa più visibile nel bosco (con strisce plastiche bianco/rosse in parte degradate e che si inoltra poi nella zona del versante Nord denominata “Forcaccio” foto n.3), girando nettamente verso Est per un altro centinaio di metri di dislivello fino a raggiungere, a destra, un profondo vallone incastonato tra alte pareti rocciose dove, all’imbocco, sono presenti alcuni ometti di pietra.

Si scende con attenzione nel ripido canalone boscoso delimitato da pareti rocciose che si innalzano man mano che si scende, dopo poche decine di metri, nella parete sinistra, si apre una piccola cavità e poco sotto una ampia finestra (foto n.10), entrando nella finestra si aggira lo spigolo e, dalla parte opposta, si segue una cengia sotto alte pareti rocciose dove si apre la grande cavità. (1 ora dalla cima del Monte Valvasseto, 1330 metri circa).

La cavità è inserita nel Catasto delle grotte della Regione Marche ma le coordinate GPS riportate nei navigatori satellitari non sono precise per cui se, nonostante le indicazioni, non si ritrova la cavità, occorre girovagare un po’ tra i torrioni rocciosi facendo attenzione ai ripidi pendii all’interno del bosco ma ciò aumenta solo il fascino dell’esplorazione.

Ritornando nel vallone di discesa, prima di riprendere l’itinerario di ritorno, si può scendere ancora una cinquantina di metri costeggiando le pareti per raggiungere una larga e alta faglia attraversabile che separa in due parti la parete di sinistra.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il prato del versante Nordest sottostante la cima del Monte Valvasseto, a sinistra il Monte Rotondo
2- Il termine del prato e la zona dove si deve entrare nel bosco.
3- Il bosco con la traccia di sentiero delimitata da strisce plastiche bianco/rosse (nella pianta in primo piano a destra) in parte degradate e scolorite.
4- Il sentiero a sinistra e l’ometto di pietra a destra che indica l’imbocco del canalone roccioso dove si apre la cavità descritta.
5- Qui è ben visibile l’imbocco del canalone nel bosco.
6- La prima parte del ripido canalone delimitato da torrioni rocciosi da entrambe le parti.
7- Più si scende nel canalone e più si innalzano le pareti.
8- La prima piccola cavità che si incontra nella parete di sinistra
9- Una ragnatela splendidamente illuminata all’interno del bosco, quest’anno i boschi erano pieni di ragnatele come non avevo mai visto.
10- La finestra che bisogna attraversare per aggirare lo spigolo roccioso oltre il quale si apre il Riparo di Campomaggiore.
11- La cengia oltre la finestra.
12- E da lontano si vede già l’ampio Riparo di Campomaggiore.
13 – 19 – Il Riparo di Campomaggiore.
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20- La faglia posta nel vallone un po’ più in basso della finestra della foto n.10.
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24- Il torrione dove si apre il Riparo di Campomaggiore visto dal bosco sovrastante, sullo sfondo il versante Nord del Monte Castel Manardo
25- Pianta satellitare del percorso proposto.



PIANI DI CASTELLUCCIO – LA FIORITURA AUTUNNALE

I Piani di Castelluccio, Piano Grande e Pian Perduto, sono famosi in tutto il mondo per la FIORITURA DEI CAMPI COLTIVATI, che avviene generalmente ai primi di luglio (vedi articolo CASTELLUCCIO E I PANTANI luglio 2023), meno conosciuta è la FIORITURA SPONTANEA DEL PIANO GRANDE (vedi articoli del Maggio 2024 e Giugno 2019) ma ancora meno conosciuta è la FIORITURA AUTUNNALE che si può ammirare sempre nei Piani di Castelluccio e nelle vallette circostanti.

In particolare la fioritura autunnale è prodotta dal Colchico (Colchicum lusitanum e alpinium) e dalla Galeopside (Galeopsis angustifolia subsp. angustifolia) entrambe di un bel colore rosa carico.

Il colchico predilige i pendii erbosi al margine dei boschi, è comune nella zona del San Lorenzo e intorno al Pian Perduto mentre la Galeopsis fiorisce nei campi coltivati del Piano Grande intorno alla strada per Forca di Presta sotto alla Costa del Vettore.

Il periodo migliore per osservare le fioriture di queste due specie è dal 20 di agosto alla prima metà di settembre.

1 – 2 – La Portella del Vao che collega il Pian Perduto alla zona del San Lorenzo, sullo sfondo il Monte Palazzo Borghese e il Monte Porche a sinistra.
2- Intorno alla Portella del Vao si sviluppa una bella fioritura di Colchico.
3- Il Monte Palazzo Borghese si staglia sopra la Portella del Vao.
4- Dalla Portella del Vao si accede alla Romitoria di San Lorenzo i cui resti dominano su una collinetta la zona omonima, a destra il Monte Argentella.
5- I resti delle mura della Romitoria di San Lorenzo
6- I boschi del San Lorenzo sotto alle pendici del Monte Palazzo Borghese e Monte Porche a sinistra, intorno ai quali si sviluppano abbondanti fioriture di Colchico.
7 – 13 – Fioriture di Colchicum Lusitanum nei pendii intorno ai boschi del San Lorenzo.
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14- Cavalletta dalle ali rosse perfettamente mimetizzata (Oedipoda germanica).
15- Dettaglio
17 – 26 – Fioritura a Galeopside (Galeopsis angustifolia subsp. angustifolia) dei campi coltivati
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CRESTA SUD DI CIMA DI COSTA VETICHE E CRESTA OVEST DI PUNTA BAMBUCERTA IN GIORNATA.

Il 22 agosto 2024, con Francesco, Gilberto e Paolo abbiamo salito la Cresta Sud della Cima di Costa Vetiche (1935 m.). L’idea era quella di, una volta salita la cresta Sud, raggiungere la Forcella Cucciolara, scendere in Val di Tela e risalire la Punta Bambucerta (1869 m.) per la ripida cresta Ovest, chiamata in zona L’Abbandonata .

Invece dopo aver salito la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche abbiamo raggiunto la Punta Bambucerta per la cresta classica e poi ci siamo cimentati nella discesa della cresta Ovest verso la Val di Panico, come ben si sa è più facile andare in salita che in discesa ma ci siamo voluti mettere alla prova perché bisogna sapere pur discendere in caso di abbandono di una via come questa. Consiglio comunque di percorrere la cresta Ovest di Punta Bambucerta in salita dalla Val di Tela.

Ovviamente le due salite sono destinate ad escursionisti esperti, che si sanno muovere su terreni ripidi e che conoscono la zona ed è necessario utilizzare almeno una piccozza.

Come di consueto non riporto le intere tracce GPS perché toglierei lo spirito d’avventura che le salite possono dare.

ACCESSO: Le due salite proposte prevedono come punto di partenza l’Area picnic posta nel primo tornante della strada che da Bolognola sale alla Pintura. Si arriva in auto ad un piazzale con fontana, bracieri e tavoli di legno dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dall’area picnic si prosegue la strada sterrata con indicazione Forcella del Fargno/Pizzo Tre Vescovi, dopo alcuni chilometri la strada si trasforma in un sentiero in lieve salita, in circa un’ora si raggiunge la strettoia della valle fra alte pareti di roccia rossa, alla base della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud della Cima di Costa Vetiche, l’oggetto di una delle due salite proposte.

La strettoia termina bruscamente, si passa da alte pareti rocciose a canaloni erbosi, qui il sentiero sale il pendio verso destra, si continua fino al secondo tornante oltre il quale si inizia a salire nel canalone erboso (foto n. 1-3 / 25-26) in direzione di alcune pareti rocciose a placche verticali spesso bagnate. (354089,2 E – 478033,4 N; 1515 m.).

Si risale in verticale un tratto di misto erboso molto ripido (foto n.4) tenendo le placche sulla destra fino a raggiungere una cresta erbosa che costituisce la sponda sinistra (in salita) di un canale, la sponda destra è la cresta oggetto di salita (30 minuti).

Si scende quindi nel canale erboso dirigendosi verso la base di alcuni torrioni rocciosi (354198,4 E – 4758234,7 N; 1605 m.), si aggirano nel lato destro e si prende la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche che inizia proprio sopra di essi (foto n.7-9).

Si risale il filo di cresta con tratti rocciosi molto ripidi per poi proseguire su tratti erbosi meno ripidi fino alla cima (1 ora, foto n.11-16 / 27).

Una volta raggiunta la Cima di Costa Vetiche (359863,3 E – 4758700,3 N; 1935 m.) si percorre la bella cresta in direzione Ovest verso Forcella Cucciolara (foto n.23-24), noi invece, poco prima di scendere alla Forcella Cucciolara, abbiamo proseguito la cresta Nord per raggiungere la Punta Bambucerta e discendendo successivamente la Cresta Ovest fino alla Val di Tela. Quindi siamo risaliti alla Forcella Cucciolara (foto n.31-39) ma consiglio di fare l’itinerario descritto di seguito:

Dalla Forcella Cucciolara si scende quindi per traccia di sentiero in Val di Tela, si percorre l’intera valle tenendosi sul pendio di destra fino a raggiungere la Cresta Ovest di Punta Bambucerta, in corrispondenza di un tratto meno ripido da cui si accede anche alla parete Nord (40 minuti; 353310,5 E – 4759749,7 N; 1635 m.).

Da questo punto si inizia a salire il filo della Cresta Ovest fino alla cima superando un tratto roccioso a circa due terzi della salita, deviando su ripidissimo pendio a destra per poi riprendere il filo di cresta (foto n. 44-46) fino a raggiungere la cima di Punta Bambucerta situata poco più verso Sud (1 ora; 353549,6 E – 4759473,1 N; 1869 m.).

Nella Zona della selvaggia e isolata Val di Tela, oltre a due percorsi descritti in bibliografia, entrambe con accesso da Forcella Cucciolara, quali:

  • sentiero Val di Tela – Versante Nord di Monte Rotondo- Cresta tra M.Pietralata e M: Rotondo (cresta sopra Orto della Regina), facile, descritto su una vecchia guida del Parco e riportato anche nell’articolo “MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA” del 15/11/2020 nel presente blog.

  • Sentiero Val di Tela – Orto della Regina – versante Est del Monte Pietralata e cima – Monte Rotondo, solo per esperti escursionisti, descritto su una vecchia guida del Parco.

personalmente ho percorsi e descritto i seguenti itinerari:

  • Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata e il sentiero dimenticato nel versante Sud del Monte Cacamillo descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

  • Grotte di Angilino sulla testata della Valle dell’Acquasanta descritto a pagina 32 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .

  • Punta Bambucerta, parete Nord, dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .
  • Punta Bambucerta, per la cresta Sud, itinerario classico dalla Forcella Cucciolara descritto nel presente blog in data 23/01/2023.

  • Punta Bambucerta dall’Efre per la Cresta Nord-est, descritto nel presente blog in data 28/05/2002.
  • Punta Bambucerta per la Cresta Ovest in discesa dalla cima nella Val di Tela (presente articolo).

Insomma posso dire con orgoglio che la Punta Bambucerta è la mia Cima.

1- Dal secondo tornante del sentiero che dall’area pic-nic della Vall del Fargno sale verso il Rifugio del Fargno si lascia il sentiero e si sale una cinquantina di metri per il canalone erboso.
2- Quindi si inizia a risalire un tratto di ripido misto erboso a sinistra di una parete rocciosa spesso bagnata.
3- Si sale in verticale su pendii sempre più ripidi.
4- Alle spalle le sorgenti del Fiastrone ed il versante Nord del Pizzo Tre Vescovi.
5- E la forcella del Fargno con l’omonimo Rifugio.
6- Si raggiunge così la prima cresta da cui si scende al canalone a destra per raggiungere la cresta di salita vera e propria.
7- La cresta di salita con, a destra, i torrioni rocciosi di cui dobbiamo raggiungere la base per iniziare la vera e propria salita.
8- Alla base dei torrioni.
9- La base dei torrioni della foto n.7 che si devono scavalcare per andare a prendere il filo di cresta della Cima di Costa Vetiche.
10- La cresta sopra ai torrioni di roccia delle foto precedenti.
11 – 16 – Fasi di salita della cresta Sud di Cima di Costa Vetiche, di fronte sempre il versante Nord del Monte Acuto e del Pizzo Tre Vescovi con l’orribile strada del Fargno che taglia i pendii.
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17- La Valle del Fargno con il sentiero di raggiungimento proveniente dall’Area Picnic di Bolognola.
18- Il verticalissimo versante Nord del Monte Acuto, oggetto di salite invernali.
19- La Valle del Fargno con il Monte Castel Manardo e la Pintura di Bolognola con il Monte Valvasseto.
20 – 21 -L’ultima parte della cresta
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23-E la Cima di Costa Vetiche con la Pintura di Bolognola sullo sfondo a sinistra.
24- Ed il Monte Castel Manardo alle spalle e la Forcella Bassete al centro.
25- La cresta che scende verso Forcella Cucciolara, da cui accederemo a Punta Bambucerta, la prossima meta.
25 – 26 – Particolare della prima parte della salita dopo aver lasciato il sentiero per il Rifugio del Fargno.
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27- L’intera cresta di salita.
28 – 29 – La Forcella Cucciolara e la Val di Tela a destra viste dalla cresta verso la cima di Punta Bambucerta.
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30- Punta Bambucerta, al centro il Monte Cacamillo e a sinistra il Monte Pietralata, in fondo la Testata della Valle dell’Acquasanta.
31- La cima di Punta Bambucerta con, a sinistra, la cresta Ovest che faremo in discesa.
32- Il primo tratto della cresta Ovest.
33- In fondo la parte finale della cresta ma nella parte centrale ci aspetta il tratto più ripido. Di fronte il Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.
34- La parete Nord di Punta Bambucerta dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”
35- Iniziano delle roccette.
36 – 37 – Che ci obbligano a traversare verso sinistra.
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38- Al termine della cresta ci dirigiamo verso il fondo della Val di Tela, come si nota dal Monte Cacamillo che si sta allontanando..
39- La bellissima e selvaggia Val di Tela.
40- La Val di Tela vista dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra il Monte Cacamillo al centro e il Monte Pietralata a sinistra.
41- Le due piramidi della Punta Bambucerta e del Monte Cacamillo.
42- Il restringimento della Valle del Fargno in corrispondenza della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche. A sinistra il pendio di salita proprio dopo l’ultima parete rocciosa.
43- Il restringimento della Valle del Fargno.
44- Il versante Nordest di Punta Bambucerta con il percorso proposto in rosso.
In giallo e celeste i percorsi già effettuati nella cima e descritti o nei miei due libri o nel presente blog.
45 – 46 – Il percorso proposto della cresta Ovest di Punta Bambucerta visto dalla cresta tra il Monte Rotondo e il Mont Pietralata.
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47- Pianta satellitare dei percorsi proposti. In rosso le salite descritte, in giallo i percorsi di concatenazione, in celeste il percorso di discesa.



LA CASCATA DE LU CUGNUNTU E LE GROTTE DI TRIPONZO – VALNERINA

Il percorso proposto, effettuato con Patrizio, può essere effettuato in giornata in quanto la cascata e le grotte descritte si trovano tutte in Valnerina a pochi chilometri di distanza fra di loro.

LA CASCATA DE “LU CUGNUNTU”: Bella cascata che si apre in ambiente quasi ipogeo nel Fosso di San Lazzaro, nella Valnerina, escursione adatta a tutti, a primavera è consigliabile portare scarpe di ricambio.

ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 209 della Valnerina da Visso fino alla frazione di San Lazzaro (km. 58+800, con segnale turistico del Lebbrosario di San Lazzaro), dal paese si prosegue in auto per altri 700 metri fino ad un bivio con segnale per la cascata dove si parcheggia.

Si prosegue a piedi per circa 20 minuti risalendo la valle che si fa sempre più stretta e con diversi guadi fino alla stretta e breve forra dove si apre la cascata.

1- La stretta valle del Fosso di San Lazzaro.
2- L’ingresso della breve forra dove scende la cascata.
3- Si prosegue per pochi metri nella forra fin sotto la cascata.
4- L’ingresso della forra visto dalla base della cascata.
5 – 9 – La cascata de “Lu Cugnuntu”.
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10- Il laghetto alla base della cascata con l’acqua che esce dalla roccia.
11- Sguardo verso il cielo dall’interno della forra.

LE CINQUE GROTTE DEI BAGNI DI TRIPONZO: Triponzo, una frazione del Comune di Cerreto di Spoleto, sorge su uno sperone di Travertino e nei suoi dintorni si aprono numerose ed interessanti grotte.

Alla base della grande parete rocciosa posta proprio di fronte alle Terme o Bagni di Triponzo si aprono ben 5 interessanti cavità anche se di breve ma difficile accesso a causa della folta vegetazione e del terreno impervio.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni e si raggiungono in auto le Terme di Triponzo, si lascia l’auto nel parcheggio superiore non custodito, dal piazzale parte una traccia di sentiero che attraversa un tratturo e prosegue verso la base della parete rocciosa dove si aprono le cinque grotte.

Non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso alle 5 cavità ma sono tutte vicine e si ritrovano seguendo le tracce GPS in quanto sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).

In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale descritte di seguito.

Inoltre nel Catasto è riportata anche la Caverna di Triponzo, indicata sopra alle terme stesse ma, secondo le indicazioni riportate, è stata trovata a seguito degli scavi per una condotta idrica e non presenta accessi esterni.

Inoltre, proprio di fianco alla strada S.S. 209 poco prima del paese di Triponzo è indicata anche la Grotta del km.49, è visitabile con attenzione per la strada stretta ma si presenta come una piccola cavità senza interesse.

12 – 17 – La Grotta n.1 del Bagni di Triponzo.
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LA GROTTA N.2 DEI BAGNI DI TRIPONZO

18 – 20 – La Grotta n.2 del Bagni di Triponzo.
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21 – 22- Resti di materiali da scavo all’interno della grotta
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LA GROTTA N.3 DEI BAGNI DI TRIPONZO

23 – 24 – La Grotta n.3 del Bagni di Triponzo.
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LA GROTTA N.4 DEI BAGNI DI TRIPONZO

25 – 26 – La Grotta n.4 del Bagni di Triponzo.
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LA GROTTA N.5 DEI BAGNI DI TRIPONZO

27 – 29- La Grotta n.5 del Bagni di Triponzo.
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30 – 33- La grotta presenta belle vecchie concrezioni ma ormai senza più stillicidio.
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LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO E LA GROTTA DEL GRUGNALE: In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale, a poca distanza fra loro.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni, si supera l’abitato di Casali Belforte e si prosegue per circa 1,5 chilometri fino ad una diretta con una serie di cartelli indicata nella foto n. 34 dove si parcheggia di fianco alla strada, guardando, meglio con un binocolo, in alto sopra strada si osservano delle rocce dove si nota il grande arco dell’ingresso della Grotta del Grugnale (da grugnale: nome comune dell’arbusto Corniolo (Cornus mas)), foto n.35.

DESCRIZIONE: Entrando nel bosco attraverso uno spazio tra le reti parasassi si risale faticosamente il ripido bosco in direzione dell’antro della grotta osservato dalla strada.

Giunti alla base dei torrioni rocciosi è presente una rete di protezione che bisogna risalire con molta attenzione in direzione dell’antro di ingresso della grotta anch’esso parzialmente protetto dalla rete, in circa 15 minuti si raggiunge la grotta.

Per raggiungere la Grotta dei Bagni di Triponzo n.6, anche in questo caso non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso ma si trova a circa 200 metri più a sinistra ed alcune decine di metri più in alto della Grotta del Grugnale seguendo le tracce GPS in quanto entrambe le cavità sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).

34- La diretta della Strada Regionale n.209 della Valnerina dove si parcheggia per raggiungere la Grotta del Grugnale e dei Bagni di Triponzo n.6.
35- L’itinerario per raggiungere la Grotta del Grugnale, che si vede in alto.
36- L’ingresso della Grotta del Grugnale.
37- La rete metallica che bisogna risalire con l’aiuto delle mani posta sotto l’ingresso della grotta.
38 – 39 – La rete ricopre anche le parti laterali dell’antro della grotta.
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40 – 41 – Veduta dall’interno della Grotta del Grugnale.
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42- La parte terminale della grotta.
43 – 45 – Una bella stalagmite e relativa stalattite a cui mancano pochi centimetri per congiungersi e diventare una colonna.
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46- La stalagmite con i cerchi concentrici di crescita.
47- Il soffitto della grotta è rivestito di grandi ragnatele.
48- Una singolare stalattite.
49- E una colonna.
50- Alghe rosa e verdi colorano le pareti rocciose all’interno della grotta.

LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO

51 – 52 – L’ingresso della grotta del Bagni di Triponzo n.6.
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53 – 54 – La grotta n.6 continua con uno stretto budello.
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55- Dopo alcuni metri non si riesce più a proseguire.

LA GROTTA DEL LAGO DI TRIPONZO: La grotta è situata nei pressi dell’abitato di Triponzo.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina dalle Terme per circa 2 chilometri fino al nucleo abitato di Triponzo, poco prima della galleria della strada si sale a destra fino ad un parcheggio all’interno del paese.

Dal parcheggio si prosegue a piedi per il sentiero della Salute, che conduce fino alle Terme o Bagni di Triponzo, situate a circa 2 chilometri prima del paese.

Dopo circa 200 metri si passa sotto a delle alte pareti rocciose e si intercetta un ingresso di una grotta chiusa con cancello, sopra, a circa 8 metri, si apre il secondo ingresso della Grotta del Lago, l’accesso è riservato solo a speleologi.

Nei pressi della grotta sono presenti spettacolari concrezioni carbonatiche sul substrato roccioso, che si sono formate nell’Olocene. Scavi archeologici nella grotta hanno permesso di rinvenire all’interno dello strato basale due scheletri umani con corredi funerari di età neolitica.

56- L’ingresso della Grotta del Lago.
57- L’ingresso superiore e le concrezioni carbonatiche di colore scuro rispetto alle rocce calcaree superiori.

GROTTA AL Km 5,3 PER CASCIA: piccola grotticella non riportata nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria, trovata per caso mentre percorrevo d’inverno la strada, si può abbinare alla cascata e alle grotte di Triponzo.

ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da Triponzo in direzione Terni , dopo neppure un chilometro si gira a sinistra per Norcia fino a Serravalle. Si gira a destra in direzione Cascia e dopo 5 km si raggiunge l’incrocio per CERASOLA, si prosegue per Cascia, si supera una casa Cantoniera e, dopo una curva si prosegue 100 metri quindi si parcheggia al alto della strada (attenzione). Nel bosco sulla sinistra si apre la grotticella.

58 – 60- La Grotticella del km 5,3 per Cascia
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61 – 62- La grotticella prosegue per diversi metri per diventare poi un budello inaccessibile.
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63- Il proseguimento inaccessibile della grotticella.
64- La strada per Cascia vista d’inverno dall’interno della grotticella.



LE GROTTE DEL MONTE SIBILLA

Il Monte Sibilla da il nome all’intero gruppo dei Monti Sibillini e l’antro della sua grotta ha ispirato leggende note a tutti come quella del Guerrin Meschino.

La montagna è nota per la Grotta riportata nella cartografia come Grotta delle Fate o della Sibilla inoltre presenta le meno note Grotte Nere e alcune grotticelle sul versante Est della cosiddetta “Corona della Sibilla”, un bancone roccioso calciruditico di colore rosso alto oltre 5 metri che circonda la cima ad una quota di circa 2000 metri.

La Grotta delle Fate o della Sibilla si raggiunge direttamente dalla cima scendendo su traccia di sentiero nel prato verso Est prima di raggiungere le pareti della “Corona”.

Nei Monti Sibillini esiste poi un’altra Grotta delle Fate, ma si trova nel versante Sudest del M. Vettore, sopra la cosiddetta “Aia della Regina” il cui itinerario di raggiungimento è riportato a pagina 56 nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.

Le Grotte Nere si aprono direttamente sulla strada che raggiunge il Rifugio della Sibilla, a quota 1190 metri proprio prima che la strada entra nel rimboschimento di conifere, ben visibili in salita.

Le Grotticelle della Corona si aprono direttamente alla base della bastionata rocciosa che circonda la cima, nel versante Est. Esse si raggiungono salendo dal Rifugio M. Sibilla per la cresta normale in direzione Ovest fino alla catena presente nella “corona” e che permette di salire fino alla cima. Dalla catena anziché salire le roccette si costeggia la bastionata rocciosa della “Corona” a sinistra, facendo attenzione in alcuni punti ripidi. Si visitano le grotticelle presenti e si continua fino allo spigolo Est per proseguire ancora un po’ nel versante Sud dove c’è una ulteriore grotticella, ancora avanti la barriera rocciosa si trasforma in un ripidissimo pendio rupestre dove non conviene proseguire.

Poi ritornando indietro per lo stesso itinerario si incontra un canale roccioso che volendo si può risalire anziché ritornare alla catena per salire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla.

Nel versante Nord della “Corona”, già visitato in precedenza, non si aprono cavità da visitare ed inoltre il pendio alla sua base è molto più ripido del versante Est.

1- Il versante Nordest del Monte Sibilla visto dalla sella del Monte Zampa.
2- Da sinistra il M. Priora, il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
3- La “Corona” del M. Sibilla, versante Est e Nordest.
4- La Luna tramonta proprio in corrispondenza della Grotta della Sibilla.
5 – 6 – Le grotticelle della “Corona”
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7 – Veduta verso Sud dall’interno della prima grotticella con il Gran Sasso sullo sfondo.
8- Ed il Monte Vettore a destra
9- Si continua alla base della “Corona”
10- Saxifraga australis
11- Minuartia verna
12- Campanula tanfanii
13- Alla base della “Corona”, si vede a destra il sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.
14- Grande Atadinus pumilus (Ex Rhamnus pumila).
15- Andando avanti verso Est si incontra una seconda grotticella.
16- La seconda grotticella
17- Veduta della cresta di salita dalla seconda grotticella.
18- Andando verso lo spigolo Est della “Corona” il pendio si fa più ripido.
19 – 20 – Lo spigolo Est è anche la parte più alta della “Corona”.
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21 – 22 – Si prosegue alla base della parte Sud della “Corona” e si scopre Cima Vallelunga e il Monte Porche a sinistra.
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23- Oltre lo spigolo si apre una terza grotticella proprio sopra al Casale della Banditella con vista verso la catena Sud dei M. Sibillini.
24- E verso Cima Vallelunga, M.Porche, M.Palazzo Borghese e M. Argentella.
25- Contorte formazioni rocciose dentro alla terza grotticella.
26 – 27 – Ritornando indietro alla base delle rocce si incontra questo canalino che permette di risalire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla senza ritornare alla cresta dove è presente la catena.
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28- In breve si raggiunge il muretto a secco proprio sotto alla Grotta della Sibilla.
29- La vecchia iscrizione sul masso sopra all’entrata della Grotta della Sibilla ormai non più leggibile sostituita da una recente irresponsabile iscrizione.
30- L’ingresso della Grotta della Sibilla.
31 – 32 – Si entra per qualche metro soltanto.
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33 – 34 – Le due cime del M. Sibilla.
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35- L’imbuto de Le Vene nel versante Nord del M. Sibilla.
36 – 37 – Gregge di pecore che percorre la traccia di sentiero più alto nell’imbuto de Le Vene (vedasi articolo “VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA – I sentieri Estivi de Le Vene”).
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38- Veduta del M.Vettore, Pizzo del Diavolo e Cima del Redentore da un intaglio della cima del M.Sibilla.
39- Gentiana lutea nel prato sommitale del M.Sibilla, sullo sfondo Il Pizzo.
40- Le Grotte Nere, lungo la strada di salita al Rifugio M. Sibilla.
41 – 42 – Le Grotte Nere sono formate da blocchi di conglomerato quindi una formazione totalmente diversa dalle altre grotte del M.Sibilla.
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43 – 45- Veduta dall’interno delle Grotte Nere.
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46- Bellissima pianta di Echinops ritro o cardo a palla.
47- Il versante Sud del M. Sibilla visto da Foce dove si nota che la “Corona” si trasforma in un ripido pendio rupestre dove non conviene traversare.
48- Percorso per raggiungere le Grotticelle della Corona della Sibilla.



LA GRANDE CASCATA DEL RIO E IL SENTIERO DIRETTO PISCIARELLE-SAN LEONARDO

Il Fosso Il Rio, che scende dal versante Est del Monte Priora, forma ben 4 cascate visitabili. Le due cascate superiori, la Cascata della Rota (detta anche la Cascata Dimenticata) e la Cascata Nascosta, sono facilmente raggiungibili da tutti, la prima dal sentiero che conduce al Casale del Rio (vedi pagina 37 IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI) e la seconda direttamente da San Leonardo, sono entrambe riportate nella bibliografia di Monti Sibillini.

Le altre due inferiori sono più difficilmente raggiungibili e i percorsi sono consigliati solo ad escursionisti esperti. La terza cascata scende nei pressi della zona denominata “Lu Cartofene” e potrebbe riportare questo nome, sicuramente è la più alta de Il Rio mentre la quarta, denominata “Casco del Rio” è l’ultima cascata che forma il fosso prima di congiungersi con il Tenna, è la cascata che si vede bene di fronte dalla strada Valleria-Pisciarelle e si raggiunge prendendo la traccia di sentiero che scende subito verso il Fiume Tenna.

Entrambe possono essere raggiunte con lo stesso itinerario.

L’itinerario di accesso alla terza cascata è anche indicato nel libro “FIGLIE DELL’ACQUA E DEL TEMPO” come via di fuga per chi pratica torrentismo e si cimenta con la discesa integrale del Fosso Il Rio.

ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Rubbiano e si prosegue in direzione dell’Infernaccio fino al parcheggio di Valleria, si prosegue quindi a piedi fino alle Pisciarelle e al piazzale di ingresso della galleria artificiale.

LA GRANDE CASCATA

DESCRIZIONE: Dal piazzale della galleria si individua una traccia di sentiero che si dirige verso il Fosso del Rio. Si inizia a percorrere in quota il ripido versante, dopo circa 400 metri la traccia effettua un tornate in salita (foto n.5), si prosegue per altri 150 metri raggiungendo una grotticella e proseguendo fino ad un secondo tornante dove poco visibile e nascosto da alti alberi abbattuti, è presente un incrocio, per la cascata si prosegue dritti (Nord) mentre se si prosegue verso sinistra (Sud ovest) si prende il sentiero de Le Volte che conduce al Romitorio di San Leonardo. Proseguendo quindi dritti per la cascata Grande si traversa sotto a pareti rocciose fino ad un grande canalone boscoso molto ripido dove si è già in vista delle alte pareti del Fosso il Rio e si sente il rumore dell’acqua. Si scende con attenzione il ripido canale su traccia di sentiero che costeggia alte pareti a sinistra e in breve si raggiunge la base della grande Cascata di 50 metri, risalendo la parete del fosso verso sinistra.

Allego traccia GPS

Visitata la meravigliosa cascata si può scendere un centinaio di metri il fosso fino ad un ulteriore salto, ritornando verso la cascata si nota sulla destra una traccia che risale il ripido versante in direzione di alte rocce dove si apre una ampia Grotta senza nome.

DIRETTA PISCIARELLE-SAN LEONARDO:

DESCRIZIONE: Dalla cascata si ritorna sulla traccia di sentiero di raggiungimento fino alla deviazione del sentiero de Le Volte per risalire al San Leonardo oppure, molto più interessante, nel bosco dove si apre una finestra tra gli alti faggi verso la strada Valleria-Pisciarelle, si scende sotto ad alte pareti per prendere la Valle Sassata, una cengia che gira tutto il versante Nord del poggio dove sorge il Romitorio di San Leonardo e entra nel bosco di San Leonardo per congiungersi con il sentiero che sale dall’Infernaccio. In questo caso, per chi volesse percorrere questa cengia non è possibile fornire una descrizione dettagliata in quanto non ci sono punti di riferimento ne segnaletica ma solo una lievissima traccia di sentiero pertanto ho allegato la traccia GPS.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il piazzale delle Pisciarelle prima della galleria artificiale (a sinistra); il sentiero per la cascata parte sulla destra.
2- Il versante Nord del Monte Zampa.
3 – 4 – Il tratto iniziale e molto ripido del sentiero per la cascata-S.Leonardo
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5- Il primo tornante in salita.
6- La traccia prosegue poi verso il Fosso il Rio su terreno molto ripido.
7 – 8- La grotticella a metà strada per la cascata.
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9- La strada Valleria-Pisciarelle di fronte vista dalla grotticella.
10- Le Pisciarelle viste dalla grotticella.
11- Il tratto rupestre sotto alle pareti rocciose prima del ripido canalone boscoso che scende nel Fosso il Rio.
12- L’incrocio, poco visibile, nascosto da grandi alberi abbattuti, dove se si prosegue dritti si va alla cascata, se si sale a sinistra si va al San Leonardo.
13- Il ripido canalone boscoso che scende verso il Fosso il Rio.
14- Le alte pareti dove si apre la cascata.
15- Poco prima di entrare nel fosso si passa sotto ad un grande tetto di roccia
16 – In alto le pareti quasi si toccano lasciano vedere sono un piccolo pezzo di cielo..
17 – 19 -E finalmente si è in vista della Grande Cascata de Il Rio.
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20- Le pareti laterali della forra dove è presente la cascata.
21 – Le pareti superiori della forra .
22 – 23 -Raggiungiamo la base della cascata
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24 – 28 -Alla base della Grande Cascata.
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29- La Grotta che si raggiunge risalendo il Fosso de Il Rio nel versante opposto poco più a valle della Cascata.
30- 31 – Veduta dall’interno della grotta, di fronte la parete Nord di Monte Zampa..
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32- Astucci larvali di Tricotteri fatti con piccoli sassolini nelle acque del Fosso Il Rio.
33- Il Piazzale delle Pisciarelle visto in verticale dalla cengia della Valle Sassata.
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35- La cengia passa proprio sopra alla Gola dell’Infernaccio, da questo sperone si sentono perfino le voci degli escursionisti che passano nella gola ma senza poterli vedere.
36- La Valle del Tenna dopo la Gola dell’Infernaccio nella zona tra Le Vene (M.Sibilla) a sinistra e i Grottoni (M.Priora) a destra.
37 – 38 – I Fossi di Meta nel versante Nord del Monte Sibilla.
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39- Il Fosso Il Rio nella zona della Grande Cascata visitata., visto dalla strada Valleria-Pisciarelle.
40- La quarta e ultima cascata del Rio poco prima di confluire con il fiume Tenna detta localmente “Casco di Rio” che si raggiunge sempre partendo dal piazzale della Galleria.



LE GROTTE DI VAL DI BOVE E DELLA MINCIURLA

All’ingresso della Val di Bove, nella cresta della Passaiola si aprono alcune grotte riportate nel Catasto delle Grotte della Regione Marche, denominate “Grotticella I e II alle creste del Bicco”, nei pressi della grotticella I in realtà è presente una seconda cavità più piccola non censita.

Mentre nel versante Ovest della Croce di Monte Bove. alle falde delle pareti rocciose che caratterizzano la cima, si apre la Grotte della Minciurla.

Le cavità possono essere visitate compiendo un unico giro.

Ringrazio il grande conoscitore di Forre e Grotte dei Monti Sibillini, Patrizio R. per avermi accompagnato.

Altre cavità più piccole e non censite e una bella finestra sono poste più in basso e sono state precedentemente descritte nell’articolo “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI Parte 1”.

LE GROTTICELLE I e II DELLE CRESTE DEL BICCO: Le due cavità si raggiungono da Frontignano di Ussita parcheggiando nel Piazzale dell’ex Hotel Felicita scendendo a piedi a sinistra nel bosco e risalendo la Val di Bove fino ad uscire dal bosco, poco prima che si apre l’ampia valle erbosa. Qui si traversa verso destra in direzione della cresta boscosa in questo tratto e si segue l’indicazione della grotticella I tramite il segnale del navigatore GPS che riporta le coordinate in quanto sarebbe impossibile descrivere dettagliatamente il percorso di raggiungimento nel bosco senza alcun riferimento e nell’impossibilità di lasciare segnaletica o ometti di pietre. La grotticella è nascosta e non si trova immediatamente ma si prende come riferimento un masso isolato con arco di roccia, si traversa in quota sopra al masso in direzione Nord poi si girovaga tra i diversi torrioni rocciosi fino a trovare la piccola cavità non censita quindi poco distante, risalendo un nascosto e ripido canalino rupestre, si raggiunge la Grotticella I alle creste del Bicco.

La grotticella II si raggiunge riprendendo la cresta verso la Forcella Passaiola e la si trova, dopo il bosco, poco sotto la cresta stessa seguendo sempre le indicazioni GPS del catasto delle Grotte.

GROTTA DELLA MINCIURLA: Una volta visitate le due grotticelle delle creste del Bicco si ridiscende la Val di Bove, si riprende in discesa il sentiero di salita superando le falde de Le Quinte e poco dopo, nel bosco, intorno alla quota di 1250 metri, si intercetta a destra una traccia che dapprima sale un po’ poi inizia a traversare in quota i ghiaioni e le pareti basali del versante Ovest della Croce di Monte Bove dirigendosi alla base dei vari torrioni rocciosi tra cui, per chi l’ha frequentata, la Torre Scuola del CAI Macerata e si prosegue sulla lieve traccia per circa un chilometro con ripidi saliscendi tra roccette e ghiaioni aggirando, faticosamente, tutto il versante Ovest ma passando sempre alla base delle varie pareti basali che si incontrano, anche in questo caso seguendo l’indicazione GPS della Grotta.

Raggiunto un ampio ghiaione caratterizzato da diversi grandi Pini che crescono direttamente sulla ghiaia si risale a destra alla base della parete sovrastante dove, su una cengia nascosta da un nucleo boschivo, si apre la Grotta della Minciurla.

Per facilitare la ricerca delle grotte indicate fornisco anche la traccia GPS altrimenti si rischia di girovagare a vuoto perché il segnale GPS rimbalza tra le pareti.

1- Il masso isolato nel bosco, poco oltre l’inizio della cresta del Bicco, caratterizzato da un arco, nelle sue vicinanze si trova la grotticella non censita.
2- Gli alti torrioni del versante Nord dell’inizio della cresta del Bicco sotto i quali si trovano le grotticelle.
3- La grotticella non censita, di limitata profondità.
4- panorama sulla Val di Bove dall’interno della grotticella.
5- Le Quinte viste dall’interno della grotticella.
6- Il nascosto canalino rupestre che conduce alla Grotticella I delle creste del Bicco.
7 – 8 – La Grotticella I delle creste del Bicco.
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9- Quest’anno le cavità sono invase da ditteri.
10- Il sottoscritto davanti alla grotticella I.
11- la parete che forma la Grotticella I.
12- Il versante Ovest della Croce di Monte Bove con Le Quinte, sul margine sinistro della foto si vede la traccia nel ghiaione che conduce alla Grotta della Minciurla.
13- La rara Potentilla caulescens nelle pareti basali della Croce di Monte Bove.
14. Epipactis helleborine nel bosco del versante Nord della cresta del Bicco.
15- le Quinte ferite dal terremoto del 2016 viste dalla loro base.
16- Una grande quercia alla base delle pareti della Croce di Monte Bove.
17- Un piccolo riparo con arco lungo la traccia di sentiero che corre alla base delle pareti del versante Ovest della Croce di Monte Bove.
18- La Grotta della Mincurla.
19- La Grotta della Minciurla presenta un ingresso angusto ma poi si apre all’interno.
20- E si presenta lunga e suddivisa in due piani paralleli.
21 – 22 – Il piccolo pozzo che da accesso al piano inferiore.
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23- La strettoia centrale
24- La grotta presenta anche delle concrezioni calcaree nei pressi della strettoia centrale
25 – 27 – L’uscita
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28- Il Foro al lato sinistro dell’ingresso della Grotta della Minciurla.
29- La rara orchidea Goodyera repens nel bosco di pini di Frontignano.



LA GROTTA DELLE FATE DEL MONTE SPINA DI GUALDO ED IL SENTIERO DELLA BATTAGLIA DI PIAN PERDUTO NELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA

La Valle dell’Acqua Gilarda è una vallata poco conosciuta a cui si accede da Gualdo di Castelsantangelo sul Nera.

Ho riportato nel 2019 un altro interessante itinerario in questa valle poco conosciuta:

LA GROTTA “BOCCA LARGA” DELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA E L’ANELLO DELLE TRE CIME (GUALDO DI CASTELSANTANGELO).

In questo itinerario propongo la visita ad una piccolissima ma particolare cavità denominata in zona la “Grotta delle Fate” e la salita da Gualdo alla Spina di Gualdo e Madonna della Cona per un vecchio sentiero che veniva usato per salire al Pian Perduto prima dell’apertura dell’attuale strada carrozzabile e che, molto probabilmente, è stato usato dalle truppe di Visso per la storica battaglia del Pian Perduto contro i Norcini il 20 luglio 1522 : una battaglia provocata dalla contesa di un pascolo perduto da Norcia e conquistato da Visso e dalle sue Guaite di Ussita e Castelsantangelo.

Secondo il poema il casus belli , un antico poema popolare che secondo la tradizione sarebbe stato composto in ottave agli inizi del Seicento da Berrettaccia di Castelsantangelo, uno di quei pastori-poeti celebri per la loro capacità di comporre versi e di recitare a memoria interi poemi,  sarebbe stato un certo Giorro che un giorno si recò in bosco per abbattere un faggio e impadronirsi del tronco. Sorpreso da un guardiano di Norcia che esige il pagamento di uno scudo minacciandolo di farlo rinchiudere in prigione, Giorro reagisce a suon di bastonate, per cui il guardiano fa ritorno a Norcia coperto di ferite, provocando l’ira e la sete di vendetta dei suoi concittadini che si armarono e decisero di marciare contro i Vissani, ma questi anche se inferiori di numero risposero con le armi in pugno, misero in fuga i Norcini e li costrinsero a rinchiudersi nel castello.

Dopo questa prima schermaglia, i Vissani chiesero di riportare indietro i loro feriti, ma furono maltrattati e bastonati dai Norcini. Tornati al loro campo, i Vissani fecero suonare le campane a stormo per radunare il popolo che era impegnato nei lavori agricoli. Accorsero al suono dei tamburi per unirsi ai soldati di Visso, guidati dagli uomini di Castelsantangelo, che avevano come condottiero Buzio, un uomo di aspetto fiero e spaventoso, figlio del Conte e con l’immagine dell’Arcangelo San Michele come insegna. Si unirono ai Vissani anche gli uomini di Ussita, che avevano come simbolo una volpe, insieme a quelli di Montemonaco e Montefortino.

Anche Norcia radunò uomini dalle sue contrade, guidati dal capitano Arbillo. I due eserciti si scontrarono con grande violenza sull’altopiano, in un bagno di sangue. I Norcini, desiderosi di sottomettere Visso e avendo abbondantemente mangiato e bevuto prima dello scontro, furono sconfitti, perdendo le armi e la loro bandiera. I Vissani ringraziarono i loro santi protettori per la vittoria ottenuta per cui il toponimo “Pian Perduto” si riferisce proprio al fatto che in questa battaglia Norcia perse la proprietà di questo piano che, ancora adesso, ricade nel comune di Castelsantangelo sul Nera.

Secondo la tradizione Giorro alla sua morte fu seppellito nei pressi della sommità del Monte della Spina.

Le due escursioni proposte possono essere effettuate nella stessa giornata vista la vicinanza.

ACCESSO PER LA GROTTA DELLE FATE: Per raggiungere questa piccolissima cavità conviene raggiungere in auto la Forca della Spina e parcheggiare nel piazzale antistante l’ex Hotel la Fiorita distrutto dal sisma del 2016.

DESCRIZIONE: Dal piazzale, con l’Hotel alle spalle, si entra nel bosco in corrispondenza di un piccolo edificio recintato, scendendo verso destra in direzione Sud per aggirare, dopo un centinaio di metri, lo spigolo Ovest del Monte Spina di Gualdo ed immettersi nel ripido bosco di questo ultimo versante e per proseguire in direzione Nordovest scendendo dalla quota dell’auto a 1340 metri fino a quota 1200 metri fino a delle rocce alle seguenti coordinate:

42° 52′ 27,9” N – 13° 10′ 26,3” E / 42.874417 – 12.173976

dove è presente un grande terrazzo roccioso con vista sul Monte Cardosa e dove si apre questa piccola cavità nella parete rocciosa, caratterizzata da uno stretto antro in cui prende posto una sola persona e che prosegue poi con uno strettissimo budello nelle viscere della montagna che meriterebbe una ulteriore esplorazione.

Non è possibile fare una descrizione dettagliata dell’itinerario di raggiungimento della cavità in quanto non è possibile lasciare segnali e nel bosco non ci sono punti di riferimento, anche noi l’abbiamo trovata con fatica ispezionando tutto il versante non avendo indicazioni precise.

Secondo alcuni sensitivi della zona, che ce l’hanno indicata, dalla cavità uscirebbe un forte flusso di energia tellurica, in effetti dal cunicolo di proseguimento esce un filo di aria fredda, nella piattaforma rocciosa posta davanti alla cavità ci sarebbero impresse, tra l’erba, delle forme di piccoli piedi, che la fantasia fa attribuire a leggende sulle frequentazioni di questa cavità da parte di fate dei Monti Sibillini.

Ovviamente riporto queste indicazioni così come ci sono state fornite senza commenti.

Per il ritorno si può salire in verticale nel bosco fino alla cresta del Monte Spina di Gualdo per scendere poi verso la Forca della Spina.

ACCESSO PER IL SENTIERO GUALDO-SPINA DI GUALDO: Si scende in auto dalla Forca della Spina alla frazione di Gualdo dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Da Gualdo si prosegue la strada sterrata che si immette nella Valle dell’Acqua Gilarda, si tralascia la deviazione a destra per la Valle di Corveto-Nocelleto e si prosegue per circa 1,2 chilometri fino a raggiungere una radura erbosa sulla sinistra, sovrastata da ampio canale ghiaioso, un centinaio di metri prima dei ruderi della chiesetta della Madonnella di Gualdo che si incontrano sulla destra di fianco alla strada.

Qui (351004,1 E – 4748101,7 N; 1075 m.) si nota una rampa erbosa delimitata da alcuni grandi massi caduti a valle dopo il sisma del 2016 dagli scogli superiori, che rappresenta l’inizio del vecchio sentiero per la Forca di Gualdo (foto n.18-19).

Prima di iniziare la salita del sentiero consiglio di dirigersi verso sinistra del vallone dove è presente un alto torrione di roccia dove alla sua base si aprono altre piccole cavità (foto n. 14-17) per poi ridiscendere alla base del ghiaione dove parte il sentiero proposto. Alla base del torrione una traccia di sentiero riporta verso Gualdo.

Si risale la rampa erbosa che si immette in breve all’interno di un bosco, nonostante il tracciato sia ampio e sembra una vecchia mulattiera le piante cresciute nel suo fondo rendono difficoltosa la salita, dopo circa 20 minuti il sentiero cambia versante attraversando un canale.

Dopo circa 40 minuti di ripida salita si esce dal bosco in corrispondenza di una radura, si continua ancora in netta salita su prato fino a raggiungere un caratteristico passaggio tra delle rocce, denominato Sasso Tagliato (351646,2 E – 47471648,8 N; 1325 m.; foto n.23-25).

Poco dopo il Sasso Tagliato, nel sentiero, sembra essere presente un tumulo di rocce dove la leggenda narra della sepoltura di una persona uccisa nella zona con tanto di un piccolo tesoro in monete o forse la stessa sepoltura di Giorro narrato nel poema indicato sopra (foto n.26).

Il sentiero quindi prosegue evidente a mezza costa su prato fino a raggiungere la strada poche centinaia di metri prima della Spina di Gualdo.

DISCESA: Per lo stesso itinerario oppure, una volta raggiunta la Spina di Gualdo si incontra più in basso, sulla curva del tornante finale, verso destra un sentiero che si addentra nel bosco, lo si prende e dopo circa 200 metri si incontra una deviazione verso destra che scende ripidamente nel bosco e che, in circa 30 minuti, permette di raggiungere il fondo della Valle dell’Acqua Gilarda dove si intercetta la strada sterrata di salita.

            Con altri 30 minuti si raggiunge l’auto superando una captazione di acqua (Fonte delle Scentelle perché ci andavano a bere e pettinarsi le fate che frequentavano la grotta) e i ruderi della Madonnella.

1- Il bosco del versante Ovest del Monte Spina di Gualdo
2- nel bosco sono presenti grandi vecchi faggi
3 – 4 – e una vasta zona di alberi secchi, all’apparenza senza cause di valanghe o altro, forse attaccati da parassiti
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5- La rupe nascosta da alberi dove si apre la piccolissima cavità della Grotta delle Fate.
6 – 8 – La Grotta delle Fate con il suo stretto cunicolo di proseguimento.
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9- Veduta del Monte Cardosa dal terrazzino roccioso prospiciente la grotta
10- Il terrazzino della grotta
11- Il Monte Pagliano posto di fronte alla grotta
12- La Grotta Boccalarga già descritta in questo blog.
13- Il fungo Tremella sabinae che cresce sui rami di ginepro.
14- Il torrione roccioso posto nei pressi dell’inizio del sentiero per la Forca di Gualdo
15 – 17 – Le piccole cavità presenti alla base del torrione.
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18 – 19 – L’erboso inizio del sentiero per la Spina di Gualdo con i massi che lo indicano, nella radura della strada poco prima della Madonnella.
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20 – 21 – La Madonnella distrutta dal sisma del 2016.
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22- Anche nel sentiero che sale dalla valle dell’Acqua Gilarda alla Forca di Gualdo ci sono grandi faggi.
23 – 24 – Il caratteristico passaggio oltre il bosco denominato Sasso tagliato
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25- Il Monte Cardosa sullo sfondo e il Monte Spina di Gualdo sulla destra visti dal Sasso tagliato.
26- Il sentiero continua a mezza costa nel prato verso la strada per la Forca di Gualdo. a sinistra quello che sembra un tumulo di una tomba sul terreno.
27- 28 – La Valle dell’Acqua Gilarda con il sentiero che si intravede nel bosco a mezza costa al centro della foto.
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29- Planimetria satellitare con il percorso per la Grotta delle Fate.
30- Planimetria satellitare del vecchio sentiero della Valle dell’Acqua Gilarda.
31- Planimetria della Valle dell’Acqua Gilarda con i due percorsi proposti in rosso, percorso di discesa in giallo.