UN ASSURDO GIRO A MEDIA QUOTA NEL MONTE COGLIA

Premessa: Il percorso descritto di seguito, effettuato il 14 luglio 2018, è destinato esclusivamente ad escursionisti molto esperti che conoscono già la zona.

E’ un percorso che
presenta difficoltà di percorrenza in alcuni tratti ripidi rocciosi ed erbosi ma
soprattutto è un itinerario che mette a dura prova le capacità di orientamento
di coloro che avranno il coraggio di ripercorrerlo, si svolge per gran parte
attraversando tratti arbustivi intricati, in molti tratti bisogna andare “a
senso” senza alcun itinerario tracciato, si trova in una zona selvaggia e di
difficile raggiungimento che metterebbe in difficoltà anche eventuali
soccorritori.

Insomma non è un
itinerario dove si va “tanto per provare” le proprie capacità ma necessita di
una adeguata preparazione preventiva.

Con ciò riporto la
descrizione di tale itinerario solo a titolo di cronaca esonerandomi dalla
responsabilità nei confronti di chiunque voglia ripeterlo senza la dovuta
esperienza mettendosi in condizioni di difficoltà e rischio, per questo motivo
e perché qualcuno (senza fare polemiche o nomi) non gradisce  che si aprano nuovi percorsi per far
conoscere più approfonditamente i Monti Sibillini, abbiamo deciso di non
lasciare alcuna segnalazione lungo il percorso, ne ometti di pietre ne bolli di
vernice o altri segnali indelebili che possano facilitarne la percorrenza.

            Soprattutto
l’intenzione principale è quella di dimostrare agli appassionati che la
montagna è un mondo difficile e rischioso, dove bisogna mettere in gioco le
proprie capacità psichiche e fisiche e la dovuta esperienza, anche negli
itinerari, come questo che si svolge su pendii mediani della montagna, e non
sulle alte cime e creste, che a prima vista sembrano banali e senza alcun senso
e quindi senza alcun rischio.

            La
montagna è un mondo che necessita di persone disposte all’impegno mentale e fisico
prolungato  e soprattutto che hanno una
immensa voglia di scoprire ed esplorare questo meraviglioso pianeta che abbiamo
a disposizione anche a costo di sacrifici fisici e anche di mettersi di fronte
a dei rischi.

            Uno
dei motivi per cui abbiamo percorso questo itinerario selvaggio e di difficile
percorrenza è, oltre alla nostra esigenza di confrontarci con le difficolta
della montagna, di interesse botanico.

Durante il tragitto
abbiamo infatti trovato delle stazioni di due specie botaniche piuttosto rare.

1- Allium flavum

Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Meriggio di Acquacanina, posta sul versante orografico sinistro
del fiume Fiastrone, dove è presenta anche la Abbazia di Santa Maria di Rio
Sacro attualmente gravemente danneggiata dal terremoto dell’ottobre 2016.

La frazione si raggiunge
dal Capoluogo del Comune di Acquacanina, Pie di Colle, seguendo le indicazioni,
mediante la strada che scende al fiume per poi risalire nel versante opposto.

 Raggiunto il nucleo abitato (si fa per dire,
gran parte delle abitazioni sono danneggiate) si parcheggia l’auto in uno
spiazzo in corrispondenza di una fontana sulla destra (350935,3 E – 4765380,5
N; 705 m.).

Descrizione: Si percorre la strada interna che
attraversa la frazione e 100 metri prima di arrivare all’ultima casa si prende
un tratturo sulla sinistra che in lieve discesa, si dirige verso sud (351006,8
E – 4765350,4 N; 715 m).

Si segue il tratturo
superando alcuni tratti franati dove si trasforma in un sentiero.

Dopo circa 700 metri il
tratturo devia verso ovest entrando nel versante nord-est del Monte Coglia.

Dopo altri 150 metri si
incontra una deviazione (351315,1 E – 4764958, 8 N; 715 m) , a destra si sale
verso il cosiddetto “Casco di Coglia” o “Balzo Pisciatore” una piccola cascata
che si raggiunge in 10 minuti di salita.

A sinistra invece ci si
addentra nel boscoso fosso, si supera un piccolo torrente e si risale il
versante opposto, attraversando con attenzione un ennesimo tratto franato fino
a raggiungere un campo sottostrada ormai incolto caratterizzato all’ingresso da
un grande palo di legno forato che formava probabilmente un lato di un
cancello.

            Si
segue sempre l’evidente tratturo che lentamente, in costante salita, e sempre
all’interno di tratti boschivi,  passa di
fronte alla frazione di Vallecanto (fontana di Acquacanina) nella zona
denominata “Cocorozzo” e gira versante immettendosi in quello della Valle di
Rio Sacro.

2- La Fonte della Pernice con i depositi travertinosi laterali ormai asciutti.

            In altri 30 minuti si raggiunge una zona aperta caratterizzata da tratti rocciosi ripidi con vegetazione arbustiva alternata a tratti erbosi aridi, in questa zona abbiamo ritrovato una rigogliosa stazione di Allium flavum dalla corolla gialla piuttosto raro nel gruppo dei Monti Sibillini.

Si rientra nel bosco ed in altri 10
minuti si raggiunge un luogo storico e magico, la “fonte della Pernice”, già
descritta nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014, itinerario
n.1, riportata anche in alcune carte topografiche ma non raggiunta da alcun
itinerario descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini (351430,5
E – 4763461,8 N; 960 m.).

Non ci si immagina che in
un luogo cosi isolato e dimenticato e di alcun interesse ci possa essere una fontana
così  grande.

Basta conoscere la storia
della valle per capire il motivo della presenza di una così importante fontana,
essa si trova nel sentiero percorso per centinaia di anni che da Acquacanina
conduceva nella  valle di Rio Sacro dove era
presente fin dall’anno 1100 un monastero Benedettino di cui rimangono ancora
dei ruderi ma ormai totalmente ricoperti dalla vegetazione  e dove, fino a 60 anni fa questo tratturo era
percorso dai pastori di Acquacanina che d’estate conducevano le loro greggi nei
cosiddetti “cascinali” casette estive di ricovero (assimilabili ad un locale
alpeggio) anch’esse ormai ricoperte dalla vegetazione e dall’ignoranza di chi gestisce
queste zone che probabilmente non sa neppure della loro esistenza.

            La
fonte, ormai asciutta, è caratterizzata ai lati da grandi depositi travertinosi
di calcare detto localmente “pietra spugna” ad evidenziare l’elevata quantità
di calcare disciolto nell’acqua.

            Questo tratto di
percorso descritto non presenta alcuna difficoltà , anzi, considerata la sua
importanza storica, è consigliato e può essere percorso da chiunque, volendo,
dalla fonte,  si prosegue l’evidente
sentiero per scendere, con alcuni tornanti, fino al torrente di Rio Sacro. (vedi
descrizione riportata nel mio libro come indicato sopra).

3- Il tratto nella zona rocciosa di scaglia rossa scivolosa con Lecci.

Raggiunta la strada di
fondovalle che costeggia il fiume si consiglia di ritornare indietro per lo
stesso itinerario in modo da non allungare di troppo il tragitto.

Per chi invece ha
veramente tanta voglia di mettere alla prova le proprie capacità tecniche e di
orientamento in montagna (rileggere attentamente la premessa), dalla fontana si
ritorna indietro per circa 200 metri (351557 E – 4763627,5 N; 985m.) fino a
raggiungere la zona rupestre erbosa aperta, qui si lascia il sentiero e si sale
in verticale in direzione delle rocce rosse poste circa 200 metri di dislivello
sopra al sentiero e che diagonalmente, dalla valle di Rio Sacro, salgono verso
il versante est della montagna.

Faticosamente, senza
tracciato, in circa 30 minuti, superando ripide zone rocciose e tratti
arbustivi,  si intercetta una traccia di
sentiero (vedi descrizione riportata nel mio libro come indicato sopra) ma che
si ignora, tuttalpiù va tenuta in considerazione come possibile via di ritorno
in caso di difficoltà.

Proseguendo ancora per
intricati tratti alberati si raggiunge la fascia rocciosa di scaglia rossa che
in realtà rappresenta una faglia geologica che ha generato anche alcune scosse
sismiche di magnitudo non superiore al 4 durante la crisi sismica dell’Ottobre
2016, da dove iniziano le difficoltà tecniche (351168 E – 4763694,4 N; 1190 m.).

Qui, alla base delle
rocce, si individua una lievissima traccia probabilmente prodotta dal transito
di animali (dubito che negli ultimi 20-30 anni sia passato qualcuno) che segue
fedelmente la faglia, dapprima salendo ripidamente nel pendio roccioso quindi
in piano, attraversando tratti rocciosi e alberati molto ripidi, giunge nella alberata
cresta est che dalla Punta (o Sasso) di Coglia scende verso Vallecanto di
Acquacanina denominata “Costa Acquarda”.

La traccia gira oltre la
Costa Acquarda per immettersi nel boscoso versante del grande imbuto est del
Monte Coglia, ad una quota di circa 1200 m.

Qui, oltre alle
difficoltà tecniche, iniziano anche quelle di orientamento (N.B.)

Infatti, ben presto,
all’interno del bosco, la traccia scompare totalmente in corrispondenza di
tratti erbosi ripidissimi (falasco) ad alto rischio di scivolamento, è consigliabile
l’uso di una piccozza.

Nella zona è presente una
stazione di Dictamnus albus, specie botanica rara nei Monti Sibillini.

Si traversa il ripido
pendio nord – est alternando tratti alberati con tratti erbosi scendendo di
pochi metri fino ad intercettare un canale aperto il cui bordo opposto è
formato da una fascia rocciosa diagonale che obbliga a scendere fino alla sua
base dove si ritrova la lieve traccia di percorso (350806,6 E – 4763851 N, –
1195 m.), fino a questo punto è possibile una scappatoia verso l’alto (vedi
foto n.6-7).

La traccia prosegue in un
tratto boscoso caratterizzato dalla presenza di Lecci costeggiando pareti di
scaglia rossa, (foto n.3) qui è necessario fare molta attenzione in quanto il
ripidissimo terreno trattenuto dalle piante non è compatto ed è molto scivoloso
ed una perdita di equilibrio in questo tratto potrebbe mettere in serio
pericolo l’escursionista e non vi è possibilità di scappatoie di emergenza.

La traccia quindi scende
e continua per altri 300 metri in quota sempre tra alberi e tratti rocciosi fino
ad uscire dalle difficoltà, in breve ci si addentra in un ripido bosco misto caratterizzato
dal fondo detritico, con alberi sempre più alti tra cui Tigli oltre a grandi
esemplari di Taxus baccata.

4

4 – 5 Il versante est del Monte
Coglia – M. Val di Fibbia con, in rosso, il percorso effettuato.

5

Osservando bene nel bosco
si nota una vecchissima traccia di sentiero che, con numerosi tornanti, scende
collegando tra loro numerose piazzole di antiche carbonaie dove è possibile
trovare ancora del carbone, nel bosco si ha di nuovo una scappatoia verso
l’alto in caso di difficoltà (vedi foto n.6-7).

Sempre in discesa si
raggiungono le ultime due piazzole e, dal bordo di quella di sinistra, parte in
piano un sentiero molto più evidente.

(Più in basso di questo
punto dovrebbe trovarsi l’imbocco di un sentiero che scende verso il Colle di
Meriggio e quindi alla frazione dove si è lasciata l’auto ma nel giorno della
traversata non è stato ritrovato, sarà nostra cura in futuro percorrere in
salita il sentiero che parte dal cimitero di Acquacanina nei pressi della
frazione di Meriggio e sale al Colle di Meriggio per trovare il punto di
collegamento).

Lo si percorre in lieve
discesa fino ad un cambio di versante dove si scopre il vallone che scende dal
Monte Val di Fibbia denominato Valle Trocca ed in alto il rimboschimento a
conifere della cesta sommitale del  Monte
Coglia.

Il sentiero si trasforma
in breve in un tratturo, si dirige verso la Valle Trocca e, dopo aver superato una
piazzola con addirittura una panchina realizzata con un grande tronco di legno,
percorre tutto il lungo versante opposto denominato “Le Coste”, ed in 30 minuti
si intercetta la strada che da Fiastra sale verso il ripetitore del M. Coglia
nella zona denominata “Coldefora”.

Dalla strada si scende in
breve alle prime case e quindi all’abitato di Trebbio di Fiastra (altri 20
minuti).

Da Fiastra si scende per
la strada che porta al Lago e subito al termine dei giardini pubblici si scende
a destra per un tratturo sconnesso fino ad intercettare la strada asfaltata in
prossimità della frazione Boccioni.

Quindi percorrendo sempre
la strada asfaltata in 30 minuti si raggiunge la frazione di Meriggio di
Acquacanina.

L’intero giro è lungo
poco più di 12 chilometri e con “soli” 500 metri di dislivello in salita.

(N.B.) In caso di difficoltà di
orientamento o di traversata salire in verticale il pendio alternato a bosco ed
erba o il bosco successivo fino a raggiungere la sommità della Punta di Coglia
anche se allungherete di molto il tragitto almeno uscirete su pascoli erbosi
aperti dei Piani di Coglia (350311,1 E – 4763461,3 N; 1500 mJ che
vi permetteranno la visione del tragitto di uscita.

Dai Piani di Coglia a qui
si scende in direzione nord per prati caratterizzati da numerosi alberi isolati
al Casale di Coglia (349667,5 E – 4764044,6 N; 1245 m.) nei pressi di Fonte
Trocca da cui per comoda strada in piano sempre in direzione nord conduce in 30
minuti alla Fonte Pozzo di lato alla strada Fiastra – Monte Coglia.

Percorrendo in discesa la
strada si raggiunge, in 40 minuti, l’abitato di Fiastra.

Evitare Assolutamente di scendere istintivamente all’interno dell’imbuto perché il terreno è troppo ripido e scivoloso e poche centinaia di metri sotto al percorso ci sono alte pareti rocciose.

GIANLUCA CARRADORINI, FAUSTO SERRANI.  14 Luglio 2018

6

6 – 7- Il versante nord- est
del Monte Coglia con  il percorso
effettuato in rosso e quello da seguire in caso di difficoltà in arancio.

7
8- Il versante nord- est del Monte Coglia con  il percorso effettuato in rosso e quello da seguire in caso di difficoltà in arancio.



DIRETTISSIMA AL MONTE TORRONE PER LA CRESTA NORD-OVEST

Il 28 luglio 2018 abbiamo
risalito (e descritto) una delle ultime creste dirette alle cime dei Monti
Sibillini, forse già percorsa da altri ma come al solito, non descritta nella
bibliografia ufficiale.

L’itinerario, percorso da
Fausto Serrani in solitaria nel 2015 e parzialmente risalito dal nostro itinerario
n.32 proposto nel 2017, è stato con l’occasione completato, fotografato e
descritto per chi volesse ripeterlo.

La cresta nord-ovest diretta,
nascosta e non facilmente osservabile,  è
forse una delle più belle ed impegnative dell’intero gruppo dei Monti Sibillini
sia come sviluppo, 1200 metri di dislivello (da Foce a 945 m. fino al M.
Torrone 2187 m.), che come difficoltà, infatti se si segue rigorosamente il
filo di cresta rocciosa da Le Svolte alla cima del Monte Torrone  si risalgono alcuni tratti su roccia con
passaggi di I° grado e su terreno molto ripido, come visibile dalle immagini.

Inoltre permette il più rapido
raggiungimento, con sole 3 ore, alla cima del Monte Torrone che rimane una cima
poco frequentata proprio per la sua distanza dai percorsi classici.

E’ infatti raggiungibile da Foce per
la Fonte Fredda (3,5 ore), da Altino per la cresta M. delle Prata – M.
Banditello – Sasso d’Andrè (neppure riportato su tutte le carte) (3,5 ore) oppure
dalla cima del M. Vettore scendendo per l’Antecima Nord (1,5 ore dal M.Vettore
) ma comunque tutti percorsi di cresta lunghi e relativamente interessanti.

E’ pertanto consigliata ad
escursionisti esperti ed allenati.

Accesso:

Si raggiunge in auto la
frazione di Foce di Montemonaco quindi si parcheggia al termine del paesino in
corrispondenza della fontana e area pic-nic.

Il Piano della Gardosa è
percorribile dalle auto fino quasi all’inizio della salita de Le Svolte in
quanto la strada è stata adeguatamente sistemata dopo il terremoto e slavine
dell’inverno 2016-2017 ma è necessario munirsi di permesso chiedendo, alla Taverna
della Montagna di Foce o alla Polizia Municipale di Montemonaco, esclusivamente
per poter fare camping nel Piano della Gardosa prima de Le Svolte.

Non risalite
assolutamente con l’auto il Piano della Gardosa senza permesso in quanto c’è il
divieto di transito ai non autorizzati e al mattino presto gli organi di
vigilanza si appostano poco prima de Le Svolte per fare le multe.

Descrizione salita:

            Si
risale a piedi per 2,5 km la strada del Piano della Gardosa fino a raggiungere (30
minuti) un tratto alberato adibito a campeggio 100 metri prima della salita per
Le Svolte .

            Si
risale il canalone detritico de Le Svolte per l’accidentato e frequentatissimo sentiero
a tornanti per il Lago di Pilato.

Usciti dal bosco de Le
Svolte, al termine della ripida salita, si devia a sinistra direttamente su
prato alternato a grandi massi in direzione della cresta rocciosa  che sale verso il Monte Torrone (358147,6 E –
4745742,3 N; 1420 m.).

Si risale la cresta rocciosa
direttamente sul filo che si impenna subito formando un  torrione fino a richiedere l’uso delle mani
per superare alcuni ripidi passaggi .

Quindi si devia
leggermente a sinistra impegnandosi su un secondo tratto roccioso con passaggi
di I° grado.

Usciti da questa seconda
cresta rocciosa si intercetta il  più comodo
sentiero (1 ora, 358352,3 E – 4745688,7 N; 1545 m)  che proviene da Fonte Fredda (a sinistra) e
si addentra nella Valle del Lago di Pilato verso il Monte Rotondo (Fonte Matta).

Raggiunto il sentiero ben
visibile dirigersi nettamente a sinistra per prati verso un terzo spuntone
roccioso che si risale ancora con passaggi su roccia di I° grado.

Si continua in verticale
su tratti erbosi alternati a tratti rocciosi facili ma comunque sempre ripidi.

Dopo altri 200 metri di
salita sul ripido filo roccioso di cresta si intercetta a destra la traccia
descritta nel nostro itinerario n.32 del 2017 a quota 1770 m. (30 minuti, 358657,8
E – 4745595,5 N).

Si continua sempre in
verticale raggiungendo la cima di un quarto sperone roccioso anche qui
aiutandosi con le mani (foto n.10).

Si sale quindi su cresta
erbosa in direzione di una caratteristica stretta forcella visibile nella foto
n.12 (358766,1 E – 4745503,1 N; 1855 m.) oltre la quale diminuiscono le
difficoltà ma non la pendenza che rimane sempre piuttosto alta, non inferiore
ai 45 °.

Con altri 45 minuti di
cresta erbosa che si fa man mano più coricata si raggiunge la cima del Monte
Torrone a 2187 m.

Discesa:

Dal Monte Torrone si consiglia di
scendere per prati nel versante nord fino a raggiungere il sentiero verso
destra che conduce da Fonte Matta a Fonte Fredda – Fonte della Cerasa e quindi
scende a Foce oppure, una volta intercettato il sentiero, girando a sinistra
verso la Valle del Lago di Pilato scendendo quindi per Le Svolte fino al Piano
della Gardosa e a Foce per l’itinerario di avvicinamento.

GIANLUCA CARRADORINI  – FAUSTO SERRANI                     28 LUGLIO 2018

1-L’itinerario di salita della cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca Viola (foto dell’it. n.32).
2- L’itinerario di salita della cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca di Pala (foto dell’it. n.32).
3- Dettaglio dell’itinerario di salita della cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca Viola. (foto dell’it. n.32).
4- In ombra la cresta nord-ovest di salita del Monte Torrone (foto dell’it. n.32 Maggio 2017)
5- Il primo torrione roccioso della cresta nord-ovest di salita del Monte Torrone, al centro a sinistra il prato di uscita de Le Svolte con il sentiero per il Lago di Pilato ben visibile, sullo sfondo le frane del sisma del 2016 nello Scoglio del Miracolo.
6- la cresta di salita tra il primo ed il secondo risalto roccioso con le nostre lunghe ombre a dimostrazione della ripidità del terreno, in basso il prato di uscita da Le Svolte con il sentiero
7- Salita al secondo torrione della cresta nord-ovest del Monte Torrone sotto al sentiero Fonte Fredda – M. Rotondo, sotto alle rocce visibili in alto corre il nostrro itinerario n.32 del 2017.
8- La sommità del secondo torrione della cresta nord-ovest del Monte Torrone, sullo sfondo la Ripa Grande
9- La sommità del terzo torrione della cresta nord-ovest del Monte Torrone, sullo sfondo la Ripa Grande e la cima del Monte Argentella tra la nebbia.
10- Un ulteriore tratto roccioso sotto il quale inizia il nostro itinerario n.32 del 2017.
11- Ancora roccette salendo verso la forcella, si notano i due torrioni delle foto 8 e 9 d il passaggio con roccette in ombra della foto precedente n.10
12- la cresta di salita dopo i tratti rocciosi più impegnativi, in alto a destra la caratteristica forcella di passaggio
13- L’ultimo passaggio su roccia nella caratteristica forcella di salita, sullo sfondo il Piano della Gardosa con la strada di raggiungimento.
14- Al termine delle difficoltà, si osserva l’intera e bellissima cresta nord-ovest di salita al Monte Torrone a partire dal prato di uscita de Le Svolte al centro del lato sinistro.

15- In vista ormai della cima del Monte Torrone si osserva l’Antecima Nord del Monte Vettore a sinistra e la Valle del Lago a destra di Pilato con la Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo e la Cima del Lago.

CARTA
SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa




CIMA DI COSTA VETICHE INVERNALE DA BOLOGNOLA con variante a Punta Bambucerta e/o Monte Rotondo

Il 16 febbraio 2017, grazie a condizioni di innevamento ottimali, è stata ripercorsa integralmente da Bolognola, la lunga cresta (5 km.)  Balzo della Croce – Costa Vetiche – Cima di Costa Vetiche (neppure riportata sulle carte) – Forcella Cucciolara, per poi proseguire fino alla cima di Punta Bambucerta e/o alla cima di Monte Rotondo con un dislivello di oltre 1000 metri, già percorsa da me diversi anni fa ma non documentata.

Come di consueto anche
questo itinerario invernale, percorso in una zona praticamente sconosciuta e
non frequentata del gruppo nord dei Monti Sibillini (una delle poche zone dei
Monti Sibillini facilmente raggiungibile in auto dopo il sisma dell’Ottobre
2016), non è descritto in alcuna guida in commercio.

La salita, effettuata già
anche in estate,  è di interesse
principalmente invernale e va effettuata, specie nel ripido tratto roccioso che
precede la Cima di Costa Vetiche, con condizioni di neve stabile e gelata per
l’elevato rischio slavine che il pendio nord della cima presenta.

L’itinerario proposto è
lungo e richiede attenzione nel tratto roccioso di Costa Vetiche e, per chi
prosegue verso il Monte Rotondo, nel tratto a monte di Forcella Cucciolara e
alle cornici presenti nei versanti nord, come sono state trovate
eccezionalmente in occasione della prima salita (ben visibili nella foto n.7).

Naturalmente sono
richiesti ramponi e consigliabili due piccozze e può risultare utile una corda
nella salita del tratto roccioso di Costa Vetiche.

Accesso:

L’itinerario prevede come
base di partenza il primo nucleo abitato di Bolognola denominato Villa da Piedi
o Bentivoglio (dal nome di una delle tre famiglie Bolognesi che fondarono
l’abitato, le altre sono Pepoli per Villa di Mezzo e Malvezzi per Villa da
Capo) che si raggiunge in auto per la strada Fiastra – Acquacanina – Bolognola
(354720,6 E – 4762098,8 N; 975 m).

Salita:

Dalla frazione
attualmente chiusa al traffico dopo il sisma, si scende a piedi per la strada
in direzione della chiesa, si attraversa il nucleo abitato e la strada si
trasforma in un tratturo che, evitando una deviazione a sinistra, in breve (10
minuti) porta al torrente Fiastrone.

Si supera il torrente su
un vecchio ponte e si inizia una ripida salita sul versante opposto all’interno
del bosco su un ampio sentiero.

Si raggiunge Balzo Bonomo
e si prosegue fino ad incrociare il tracciato in piano del canale di raccolta
delle acque della condotta forzata della Centrale idroelettrica di Bolognola.

Volendo si può proseguire nel tracciato del canale ed uscire sempre sulla cresta di salita 50 metri più a valle (questo è una parte dell’itinerario descritto sulle guide che permette di raggiungere le cascate dell’Acquasanta da Villa da Capo di Bolognola)

1-La cresta di salita vista dalla strada Pintura di Bolognola – Sassotetto.
2-La lunga cresta di salita vista dal Balzo della Croce.
3- La cima di Costa Vetiche in ombra a sinistra e la Punta Bambucerta a destra, al centro sullo sfondo la cima del M. Rotondo.
4- Da sinistra la Punta Bambucerta, il Monte Pietralata e Monte Cacamillo, al centro in ombra la Valle dell’Acquasanta.

Si prosegue sempre in
salita e dopo 30 minuti si sbuca nei prati sommitali della cresta tra lo
Scoglio Ramaggiore e il Balzo della Croce (foto n.1; 354427,3 E – 4761567,2 N;
1125 m).

            Si
prosegue la cresta erbosa in salita fino a raggiungere, in altri 20 minuti, il
Balzo della Croce caratterizzato da una alta ma esile croce in ferro (354693 E
– 4761232 N; 1276 m.).

            Quindi
seguendo fedelmente il filo di cresta sempre in salita costante si raggiunge la
Macchia dell’Aratro, (30 minuti; 355281 E – 4760025,5 N; 1500 m.) bellissima
faggeta di alto fusto.

            Oltrepassato
il tratto di bosco la cresta inizia a impennarsi ed assottigliarsi sempre di più.

            Dopo
altri 45 minuti si arriva in prossimità di uno scoglio verticale di scaglia
rossa che rappresenta la parte più impegnativa della salita (354247,5 E –
4758916,3 N; 1790 m.).

            Dalla
base dello scoglio si traversa delicatamente verso destra per una ventina di
metri per evitare le friabili rocce quindi si risale su un tratto innevato
molto ripido.

Scavalcata una crestina
innevata si devia quindi verso sinistra con un lungo traverso per andare a
riprendere il ripido filo di cresta sopra allo scoglio stesso.

Si raggiunge così una
prima cima senza nome a quota 1870 m. (354144,7 E – 4758801,5 N) dove, del
versante sud, esce la via invernale n.12 descritta nel mio secondo libro “IL
FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” edito nel 2014.

            Si
prosegue per cresta meno ripida e con circa 45 minuti dallo scoglio si
raggiunge la cima di Costa Vetiche a quota 1950 m. (353681 E – 4758613,7 N) da
cui si domina l’intera Valle Tela e la parete nord del Monte Rotondo.

Variante a Punta Bambucerta:

            Dalla
Cima di Costa Vetiche si scende con attenzione nel versante nord a prendere la
lunga cresta (800 m.) che la collega alla Punta Bambucerta, denominata anche in
zona “l’Abbandonata” proprio per la sua difficoltà di accesso.

            In
circa 30 minuti di facile ed aerea cresta si giunge alla cima di Punta
Bambucerta a quota 1869 m. (353542,4 E – 4759469,2 N) a picco sopra alla Valle
dell’Acquasanta a nord e la Val di Tela a ovest.

            Da
questa cima si può osservare la selvaggia area che risulta praticamente
frequentata solo dalla mia cordata; infatti ricordo le vie da me aperte in zona:

  • Parete
    nord di Punta Bambucerta; Via dell’Abbandonata estiva ed invernale; itinerario
    n. 7 descritto nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” Anno 2011.
  • Grotte
    di Angilino; itinerario estivo n. 3 descritto nel mio libro “I MIEI MONTI
    SIBILLINI” Anno 2011.
  • Canale
    ad “S” del Monte Cacamillo e sentiero dimenticato, dalle sorgenti
    dell’Acquasanta; itinerario n. 10 descritto nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
    SIBILLINI”, anno 2014.
  • Salita alla Cima di Costa Vetiche, via invernale n.12 descritta nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,  anno 2014
5- La cresta e lo scoglio prima della Cima di Costa Vetiche, visibile in alto  a destra
6- Il tratto più impegnativo, il superamento del grande scoglio di roccia rossa, in corrispondenza delle stelline le successive foto n.8, 9 e 10
7- Panoramica del tratto di cresta più bello e più impegnativo dell’intera salita in ottime condizioni d’innevamento.
8- Il tratto iniziale del traverso di destra per il superamento dello scoglio, a destra il M. Pietralata.
9- Il tratto centrale del traverso sinistro per andare a riprendere il filo di cresta.
10- L’ultima ripida salita prima della Cima di Costa Vetiche, con la neve nel versante est che si stava già
      ammorbidendo

In occasione di questo itinerario
abbiamo individuato nella zona una ulteriore possibile via nuova che sarà
oggetto di una nostra futura salita !

Variante a Monte Rotondo:

            Dalla Cima
di Costa Vetiche si scende per 150 metri, con attenzione specie nell’ultimo
tratto,  nel ripido versante sud-ovest in
direzione di Forcella Cucciolara (353572 E – 4758547,5 N) posta più in basso a
quota 1917 m.             Dalla Forcella
Cucciolara si prosegue e ci si innalza sempre in direzione sud-ovest per la
cresta che si fa sempre più ripida, in direzione di Monte Rotondo.

            Questo
itinerario è già stato percorso più volte e lo si può raggiungere più
brevemente e facilmente utilizzando come itinerario di salita la discesa di
seguito descritta.

Si raggiunge una paretina
rocciosa che si supera direttamente (foto n.16) su passaggio di II° o
aggirandola a sinistra su ripido pendio nevoso se in buone condizioni.

            Si
riprende il filo di cresta che dopo circa 100 metri si corica diventando meno
ripido fino alla antecima del Monte Rotondo a quota 2058 m. (353329 E –
4758372,3 N)

            Da
questa cima dapprima per cresta in lieve discesa poi per salita e ampio pianoro
sommitale in circa un’ora si raggiunge la cima del Monte Rotondo a 2012 m.
(352825,8 E – 4758570 N).

11- Il versante sud-est del Monte Cacamillo che incombe sopra alla Valle dell’Acquasanta, evidenziato dalle frecce si nota il “sentiero perduto” , dietro alla cresta rocciosa invece corre l’itinerario del “Canale ad “S” al Monte Cacamillo descritto nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
12- La verticale parete nord del nostro piccolo “Cervino”, il Monte Acuto, a destra il Pizzo Tre Vescovi con una enorme cornice di neve nel versante nord, visti dalla Cima di Costa Vetiche.
13- La strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno sotto a M. Acuto, in condizioni invernali, per il rischio slavine non è raccomandabile percorrerla come ha fatto qualche incosciente, come ben visibile dalla traccia lasciata sulla neve fresca, ci sono ben due lapidi (stelle) a memoria di chi è precipitato a valle !!!!
14 – La Cima di Costa Vetiche, sullo sfondo a sinistra il M. Sassotetto ed il Pizzo di Meta, al centro il M. Valvasseto, a destra la Pintura di Bolognola, a sinistra in basso la cresta di salita e il Poggio della Croce
15- La cresta percorsa con il tratto finale più impegnativo fino alla Cima di Costa Vetiche, visto dal Monte Acuto, all’interno del cerchio lo scoglio della foto n.6 visto dal versante est.
16- L’itinerario di salita da Forcella Cucciolara al Monte Rotondo con la paretina rocciosa da superare.

Discesa:

            Dalla
Cima di Costa Vetiche e dalla variante a Punta Bambucerta si scende nel
versante sud nel canalone che da Forcella Cucciolara conduce alle Sorgenti del
Fiastrone (itinerario in giallo della foto n.17).

            Tale
itinerario è stato più volte percorso anche in salita per raggiungere più
brevemente la cima del Monte Rotondo d’inverno partendo dal primo tornante
della strada che collega Bolognola alla Pintura.

            Quindi
raggiunto il torrente lo si percorre dapprima per tracce di sentiero poi per
strada sterrata fino ad una zona attrezzata per pic-nic quindi fino a prendere
la strada che da Bolognola sale fino alla Pintura.

            Per
strada asfaltata si scende per gli abitati di Bolognola fino a Villa da Piedi.

            Da
Monte Rotondo si consiglia di scendere per la cresta sud-est (itinerario
arancio nella foto n.17) fino a raggiungere il Rifugio del Fargno quindi si
segue un tratto di strada che scende verso la Pintura di Bolognola, all’altezza
del Rifugio scende sottostrada nel versante nord e per tracce di sentiero si
raggiungono le sorgenti del Fiastrone.

            Quindi
si percorre l’itinerario di discesa descritto sopra.

            Si
ricorda che il vallone di Forcella Cucciolara e soprattutto il versante sud-est
del Monte Rotondo e di Costa Vetiche sono fortemente esposti a rischio slavine
(all’interno del cerchio della foto n.17) anche in considerazione che vanno
percorsi in discesa al pomeriggio, con il sole che ha riscaldato i versanti fin
dal mattino presto, pertanto per questo itinerario vanno scelte condizioni di
innevamento stabile e basse temperature.

GIANLUCA CARRADORINI – CIOCCHETTI STEFANO                          

16 Febbraio 2017

17- L’itinerario di salita al M. Rotondo in rosso e gli itinerari di discesa da Cima di Costa Vetiche – Punta Bambucerta in giallo e da M. Rotondo in arancio (utilizzabili anche come itinerari di salita).

ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO

GIALLO: ITINERARIO DI DISCESA




CIMA VALLELUNGA, RISALITA DELLA CRESTA NORD-OVEST E VARIANTI DI SALITA

Itinerario inedito ed impegnativo per la lunghezza del percorso, permette di salire la Cima Vallelunga dalla cresta nord-ovest che scende verso la Valle Lunga.

L’itinerario è stato aperto il 25 settembre 2016.

            Essendo
l’itinerario più lungo per raggiungere tale cima non risulta tracciato, non
sono presenti ne sentieri di avvicinamento ne sentiero di salita in quanto al
di fuori dei normali percorsi escursionistici proposti dalle guide ufficiali
dei Monti Sibillini. 

            La cresta presenta
a circa 2/3 della salita un interessante tratto roccioso facilmente superabile
con passaggi di I° grado su roccia.          

Inoltre sono state
proposte altre due impegnative varianti di salita effettuate anni fa ed
anch’esse interessanti perché risalgono il versante nord-ovest e nord di Cima
Vallelunga che rimangono i versanti più distanti da raggiungere e senza altri
itinerari descritti in bibliografia.

Accesso:

La salita alla cresta
nord-ovest di Cima Vallelunga e la variante I prevede come base di partenza Monte
Prata raggiungibile in auto e quindi a piedi per strada sterrata chiusa al
traffico veicolare si raggiunge la Fonte della Giumenta.

La variante II prevede un più lungo accesso con inizio dal parcheggio di Valleria, base di partenza per le escursioni all’Infernaccio e alla Valle del Tenna.

1- In ombra la cresta nord-ovest di Cima Vallelunga oggetto della salita descritta, a sinistra il Monte Priora, visti dalla Valle Lunga.

Avvicinamento per la cresta
nord-ovest e I° variante:  

Dal parcheggio di Monte
Prata si prende la strada sterrata per Fonte della Giumenta (40 minuti).

Dalla fontana si prosegue
per il sentiero classico di salita al M. Porche, dopo circa 20 minuti, raggiunta
la prima sella erbosa (354895,8 E – 4748757 N; 1990 m.), si lascia il sentiero
che si dirige verso destra nel pendio del versante ovest sottostante la cima di
M. Porche e si prende una esile traccia dapprima in lieve salita che attraversa
ripidi pendii erbosi poi sassosi e poi si dirige in piano in direzione della
sella tra M. Porche e Cima di Vallinfante a quota 2030 m che si raggiunge in
15 minuti dove si scopre la Valle Lunga. (355021,7 E – 4749031,3 N; 2040 m.),

Dalla sella si scende
nella valletta sottostante fino alla confluenza con la Valle Lunga in
prossimità di una strettoia rocciosa (355335,8 E – 4749530 N: 1940 m.) da cui
parte l’itinerario n.9 già descritto.

Quindi si prosegue in
discesa su terreno ghiaioso fino a raggiungere il fondo della Valle Lunga.

Si prosegue sempre in
discesa per tutta la valle e in un’ora si raggiungere la base della cresta
nord-est di Cima Vallelunga in corrispondenza di alte formazioni rocciose sulla
destra al limite del bosco sottostante (355593,5 E – 4750941 N: 1550 m.; foto
n.14).

Descrizione salita per la cresta
nord-ovest :

            Dalla
base del primo torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta
nord-ovest di Cima di Vallelunga (foto n.. 14 – 16 ), ci si innalza su ripido
pendio erboso alla sua destra fino alla sua sommità.

            Si
prosegue quindi sul filo di cresta superando la sommità rocciosa di un secondo
spuntone roccioso.

            Si
continua in costante e ripida salita fino ad intercettare un tracciato in piano
che proviene dal Casale della Sibilla e si perde nei pendii alla vostra destra
verso la Valle Lunga (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2).

            Proseguendo
in salita, in circa 45 minuti si raggiunge una sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta oltre la quale il pendio si fa meno ripido
(foto n.3 -4).

            Proseguendo
sempre si facile cresta erbosa (foto n. 16) in altri 20 minuti si raggiunge il
tratto più impegnativo della salita, caratterizzato da tre verticali salti
rocciosi (356358,3 E – 4750424,5 N; 2075 m.; foto n. 5)

            Si
superano i tre salti direttamente sul filo di cresta con ripidi passaggi su roccia
di I° grado (foto n. 6 -9) quindi per facile cresta erbosa meno ripida, in
altri 30 minuti, si raggiunge la Cima Vallelunga a quota m. 2221.

Descrizione salita per la I° variante
:

            Questa variante, salita molti anni fa, è più impegnativa del
primo itinerario descritto ed è consigliata solo ad escursionisti esperti.

Dalla base del primo
torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta nord-ovest di Cima di Vallelunga
(foto n.. 14 – 16 ), ci si porta ancora a sinistra verso il bosco fino a
superare la sua base.

Qui si inizia una
ripidissima traversata in salita verso sinistra costeggiando il torrione e poi
dirigendosi verso una crestina rocciosa molto lunga che si scavalca (355939,5 E
– 4751089 N; 1735 m.).

Si continua sempre il salita verso
sinistra passando alla base di un tratto ghiaioso e quindi ci si innalza in
verticale verso delle rocce in alto situate sopra al ghiaione e che terminano a
sinistra  con un ripido canalino erboso
molto scivoloso (356102 E- 4751085, 2 N; 1830 m.), in questo tratto, anche
d’estate, è utile una piccozza.

Si supera il canalino
erboso e si intercetta il sentiero che proviene dal Casale della Sibilla  (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2)
quindi in un’ora di salita si raggiunge la sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta raggiunta dal primo itinerario a cui si
rimanda per il completamento della salita (foto n.3 -4).

2- Sul primo tratto di cresta in corrispondenza del sentiero che proviene dal Casale della Sibilla, in fondovalle Capotenna, sullo sfondo il Pizzo Berro a sinistra e il M. Priora a destra.
3- Giunti quasi alla sella, al termine del primo tratto più ripido di cresta, in alto a sinistra i tre torrioni rocciosi intermedi, sullo sfondo a destra la Valle Lunga ed il M. Porche. 

Discesa:

Dalla Cima Vallelunga si percorre la
bellissima cresta fino a M. Porche e quindi per cresta ovest si scende alla
sella raggiunta dal percorso in avvicinamento, quindi alla Fonte della
Giumenta, in tre ore di discesa si raggiunge l’auto a M. Prata.

Oppure giunti al tratto più basso della cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche (356188,7 E – 4749243,3 N; 2075 m.) si può scendere in traversata senza tracciato fino alla testata della Valle Lunga caratterizzata da bellissime doline, attraversando il vasto ghiaione (foto n. 18) per andare a prendere una traccia ben visibile più in basso (355510 E – 4749317,8 N; 1955 m.) che scavalca la cresta centrale della valle per dirigersi alla base della cresta nord del M.Porche fino a raggiungere la valletta e la successiva sella tra il M. Porche e la Cima di Vallinfante quindi si raggiunge il M. Prata per l’itinerario di avvicinamento, considerare 2,5 ore di cammino per raggiungere l’auto.

GIANLUCA CARRADORINI            – BRUNO BARTOLAZZI      

25 SETTEMBRE 2016

4- Lasciata alle spalle la sella al termine del primo tratto più ripido di cresta si prosegue su facile cresta erbosa
5- I tre salti rocciosi che caratterizzano la parte centrale della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga
6- Sul primo salto roccioso, in fondo la sella al termine del primo tratto più ripido della cresta di salita ben visibile a sinistra.
7- Facili passaggi su roccia sul primo salto
8- Sulla sommità del primo salto roccioso
9- Il superamento dei tre salti rocciosi ed il termine delle difficoltà.
10 – Il Pizzo Berro visto da Cima Vallelunga con una curiosa nuvola sulla cima, a sinistra sullo sfondo il M. Rotondo.

Avvicinamento per la II° variante: 

La seconda variante,
salita nel 1999 risale il lungo ed ampio canalone nord di Cima Vallelunga che
inizia praticamente a Capotenna e da cui è separato da un lunghissimo ed
impenetrabile tratto di boscaglia.

Per questo motivo la
salita lungo il canalone viene effettuata partendo dal parcheggio di Valleria
per l’Infernaccio, si raggiunge quindi Capotenna per il classico itinerario
n.10 quindi si prende il sentiero sulla destra fino a raggiungere il Casale
Rosi.

Dal Casale Rosi si
prosegue un tratturo a tornanti che sale i prati sovrastanti fino all’estremo
margine superiore dove inizia il fitto bosco (356278,8 E – 4752283,5 N; 1250 m.
; foto n. 17 itinerario giallo).

Qui si nota una traccia a
sinistra che si addentra nel bosco e poco dopo si fa più netta e che sale, a
tornanti, fino ai ruderi del Casale Lanza (considerare almeno 3 ore dall’auto),
punto di partenza della variante n.2 dell’itinerario proposto (356956,8 E –
4752071,9 N; 1580 m.).

Il sentiero poi prosegue
fino al Casale della Sibilla ed alla cima del monte Sibilla, questo tracciato
in realtà è descritto nelle guide ufficiali come l’itinerario n.32 del “Guerrin
Meschino” ma attualmente è di difficile ritrovamento per la totale assenza di
segnaletica.

Premetto che il tracciato
completo della variante n.2 è uno dei più lunghi itinerari dei Monti Sibillini,
con un tragitto totale di ben 18 chilometri e 1500 metri di dislivello
pertanto è riservato solo ed esclusivamente ad escursioni ben allenati !!!

Descrizione salita per la II°
variante :

            Dal Casale
Lanza (356956,8 E – 4752071,9 N; 1580 m.) si prende una traccia di sentiero che
prosegue in piano verso destra,  traversa
al di sotto di un ampio crestone roccioso che scende sopra al casale (foto n.17
itinerario rosso) quindi si addentra in un tratto di bosco ed esce al centro
del grande canalone nord di Cima Vallelunga.

            Si risale il
canale mantenendosi al centro, a circa metà salita si supera una strettoia
verso destra (356475,3 E – 4750968,7 N; 1830 m.) quindi si intercetta il
sentiero in piano che proviene dal Casale della Sibilla (vedi primo itinerario)
ed in circa 2 ore si raggiunge una barriera rocciosa posta sotto alla cresta
sommitale che si supera spostandosi a destra salendo un canalino roccioso posto
sulla verticale della cima (356561,5 E – 4750478,3 N; 2105 m.).

            Con facili
passaggi su ripide roccette si esce sulla cresta nei pressi della cima.

Discesa per la II° variante :

            Da Cima
Vallelunga si scende per cresta alla sella del M. Sibilla quindi per tracce di
sentiero al sottostante Casale della Sibilla (357001,2 E – 4751426,1 N; 1890
m.) e per più evidente sentiero con ripidi tornanti al Casale Lanza per
itinerario descritto in bibliografia (foto n. 17 itinerario verde).

            Quindi dal Casale Lanza si ritorna al parcheggio di Valleria per l’itinerario di avvicinamento, considerare almeno 4 ore per la discesa da Cima Vallelunga all’auto.

GIANLUCA CARRADORINI – GIANCARLO CARRADORINI      LUGLIO 1999.

11- L’inviolata ma friabilissima cresta est di Cima Vallelunga con curiose “finestre”, scende verso il “Ramatico”, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato con il M. Vettore a sinistra ed il Pizzo del Diavolo a destra.
12- Frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche
13- Altra frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche, a sinistra la Cima Vallelunga, a destra il M. Sibilla.
14-  La cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita integrali vista dalla Cima Cannafusto, a destra la Vallelunga ed il M. Porche
15- Dettaglio della prima parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita.
16- Dettaglio della seconda parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita.
17- Il M. Sibilla e Cima Vallelunga visti dalla sella del Pizzo Berro con i tracciati di avvicinamento, salita e discesa della variante 2.
18- La testata della Valle lunga con le caratteristiche doline ed il percorso alternativo di discesa.

CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO  E DETTAGLIO
SALITE CON:             

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO:
Percorso proposto

VERDE:
Percorso di discesa




PIZZO BERRO, RISALITA INTEGRALE DELLA CRESTA NORD-EST E VARIANTI DI SALITA

Come per la risalita della cresta sud, anche questo itinerario è inedito anche se meno impegnativo e comunque rivolto solo ad escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.

Itinerario aperto il 26 luglio 2016.

            Si risale
integralmente il filo della ripida cresta nord est (anticima nord) del Pizzo
Berro che si innalza nell’alta valle dell’Ambro, da 1600 metri circa del
fondovalle (Casale Rinaldi) fino ai 2259 metri della cima passando per la “anticima
nord”  di quota 2087 m., portando così a
conclusione le salite delle creste più ripide del Pizzo Berro. 

            Sono inoltre
descritte due impegnative varianti di accesso effettuate anni fa che permettono
di raggiungere la cresta di salita da due diverse posizioni intermedie saltando
la prima parte di cresta erbosa.

            La salita
invernale di questa cresta, comprese varianti, non è stata ancora mai
effettuata ma occorre considerare un lunghissimo avvicinamento di almeno 2-3
ore se si parte dalla Pintura di Bolognola passando per Forcella Bassete e la
strada di fondovalle.          

Accesso:

L’itinerario estivo prevede come base di partenza la Forcella del Fargno,  raggiungibile in auto dalla Pintura di Bolognola (tratto stradale sterrato più breve ma più accidentato) o da Casali di Ussita.

1- L’anticima nord di Pizzo Berro vista da Forcella Angagnola, la via di salita è la ripida cresta che sale da sinistra verso la cima.

Avvicinamento percorso integrale:  

Dal parcheggio della
Forcella del Fargno si prende il sentiero in piano (n.1 non segnalato) che passando
di fronte al rifugio conduce al Pizzo Berro – Pizzo Regina passando per la
Forcella Angagnola.

In circa 20 minuti si
raggiunge la Forcella Angagnola con vista verso la cresta nord-est
dell’anticima del Pizzo Berro, oggetto della salita.

Appena giunti alla
forcella si nota che una traccia di sentiero scende nel prato sottostante il
versante est e la si segue.

La traccia si snoda verso
destra a tagliare il pianoro quindi si fa più netta ed inizia a scendere verso
la Valle dell’Ambro.

Con una serie di tornanti
in circa 30 minuti si raggiunge un ghiaione caratterizzato da grandi massi di
roccia rossa caduti dal versante nord del Pizzo Berro, alla base del quale si
nota l’abbandonato Casale Rinaldi.

            Qualche
centinaio di metri prima del casale si nota sulla destra un fontanile (355131,2
E – 4755594,5 N;  1610 m.) ed una traccia
che sale verso le pareti rocciose che lo sovrastano.

Ci si dirige verso un
canalino roccioso che rappresenta la base di partenza del percorso integrale
della cresta nord-est

Descrizione salita percorso
integrale:

            Si
risale con ripide svolte quindi in verticale il ripido canalino erboso
intagliato tra spuntoni rocciosi in direzione della cresta (foto n.2).

Raggiunta la cresta si
risale un iniziale tratto erboso in direzione di una fascia di roccia
sovrastante  che, con un alto torrione, forma
una grotta proprio in corrispondenza della cresta (30 minuti dal fontanile, foto
n. 3-4-5-6).

Si consiglia di
raggiungere la cavità (355098,6 E – 4755403,8 N; 1775 m.) per aver modo di
osservare il verticale panorama della valle dell’Ambro sottostante e verso il
Pizzo Tre Vescovi.

Dalla cavità ci si sposta
verso sinistra costeggiando la fascia rocciosa fino ad un imbuto erboso
caratterizzato da facili saltini rocciosi (foto n.7).

Quindi risalito questo
tratto in verticale ci si sposta a destra su facili roccette per salire sopra
al torrione che forma la cavità appena visitata ed a riprendere il filo di
cresta (foto n. 8-9).

Seguendo sempre la cresta
si raggiunge un lungo costone erboso da dove escono le due varianti descritte
di seguito che risalgono il canalone sottostante, da questo punto la salita è
poi chiaramente in comune.

Si segue fedelmente il costone
che si sposta prima verso sinistra per girare successivamente di nuovo verso
destra ed impennarsi sempre di più man mano che si sale (foto n. 10).

Si consiglia di cercare
di salire sempre il filo di cresta mantenendosi verso destra per avere una
visione completa e ravvicinata sul ripidissimo versante nord del Pizzo Berro
che precipita dapprima con  scivoli
rocciosi e poi con nascoste pareti finali verso la selvaggia alta Valle
dell’Ambro.

Salendo sempre in
verticale senza tracciato verso la “anticima nord” di Pizzo Berro (354677,1 E –
4755136,4 N; 2087 m), in altri 45 minuti  la si raggiunge con un ultimo salto a 60° su
erba molto ripida (foto n. 11).

 Dall’ ”anticima nord” del Pizzo Berro si
intercetta il classico sentiero proveniente dalla Forcella Angagnola che in
circa 15 minuti conduce alla cima di quota 2259 m.

Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.

Varianti : 

Scendendo da Forcella
Angagnola per il sentiero a tornanti descritto per l’avvicinamento all’attacco
si superano ripidi prati fino a raggiunge un ghiaione caratterizzato da grandi
massi di roccia rossa caduti dal versante nord del Pizzo Berro.

Si lascia il sentiero e
si inizia a traversare nel ghiaione dirigendosi verso la parte centrale delle
pareti caratterizzata da un ampio canalone in parte erboso e fondo caratterizzato
da una lingua di ghiaia continua ben visibile nelle foto n.12 -13 (354936,9 E –
4755437,2 E ; 1715 m).

Raggiunta la lingua di
ghiaia si sale nel suo bordo sinistro e qui si hanno due possibilità, entrambe
piuttosto impegnative per la ripidezza del terreno che in 30 minuti permettono
di raggiungere la cresta di salita, è consigliato procedere in cordata, ci sono
possibilità di ancoraggio con chiodi sulle pareti rocciose:

VARIANTE n.1 : Giunti a
circa metà lingua di ghiaia ci si innalza verso sinistra passando sotto ad una
parete di roccia, si continua la traversata sempre molto esposta,
(consigliabile usare ancoraggi su roccia) verso sinistra a prendere una cengia
in salita che, passando sotto ad una fascia di rocce parallela, permette di raggiungere
la cresta di salita (355065,7 E – 4755316 N; 1795 m).

VARIANTE n.2 : Si risale
tutta la lingua di ghiaia fino alla parete terminale dove si devia nettamente
sulla sinistra per risalire un tratto in forte pendenza con fondo roccioso
alternato ad erba fino alla cresta di salita (355012,6 E – 4755289,2 N; 1860
m).

Discesa:

Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per il classico sentiero di salita che ormai è diventato un fossato
a causa dell’enorme flusso di escursionisti e della mancanza più totale di
manutenzione e che inizia dal Rifugio del Fargno passando  per la Forcella Angagnola percorso in
avvicinamento, in un’ora di discesa si raggiunge l’auto.

2- Il ripido canalino erboso che permette di raggiungere la cresta di salita dal fontanile del Casale Rinaldi visibile in alto a destra.
3- Il primo tratto erboso della cresta est del Pizzo Berro, a destra la strada che proviene dal Monte Amandola, a sinistra il Casale Rinaldi.
4- La cavità posta sul primo tratto di cresta, alle spalle il sentiero che dal Casale Rinaldi sale per l’Aia della Regina per poi proseguire verso il Casale delle Murette, descritto nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”
5- Il torrione della cresta che forma la cavità della foto n.4, alle spalle il versante sud-est del Pizzo Tre Vescovi
6- La prima parte della cresta di salita, sullo sfondo il M. Castel Manardo e a sinistra della cresta il Casale Rinaldi.
7- La risalita dell’imbutino a monte della cavità delle foto n.4-5, sullo sfondo il versante nord del M. Priora o Pizzo Regina con l’inciso canale nord del Pizzo Berro oggetto di facile salita invernale.
8- La risalita di facili roccette per riprendere il filo di cresta sopra al torrione della foto n.4-5.
9

9-10  L’ultima
parte più ripida della cresta per arrivare all’anticima nord di Pizzo Berro.

10
11- Giunti sotto all’anticima nord di Pizzo Berro.
12

12-13 Il versante nord dell’ “anticima nord” del Pizzo Berro con le varianti di salita, viste dal sentiero di discesa da Forcella Angagnola

13
14

14-15 Il versante nord dell’ ”anticima nord” del Pizzo
Berro , versione invernale e autunnale, con l’itinerario di  salita tra luce ed ombra

15
16 L’itinerario di salita visto dal sentiero che da Casale Rinaldi sale verso l’Aia della Regina.

GIANLUCA CARRADORINI     – FAUSTO SERRANI – BRUNO BARTOLAZZI       26 LUGLIO 2016

CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa




PIZZO BERRO, RISALITA INTEGRALE DELLA CRESTA SUD.

Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, adatto solo ad escursionisti
esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.

Itinerario aperto il 1 luglio 2016.

            Si risale
integralmente la ripidissima e rocciosa cresta sud del Pizzo Berro che si
innalza a monte di Capotenna, da 1400 metri circa del fondovalle fino ai 2259
metri della cima passando per la “ferratina del Berro”.

            La salita
invernale di questa cresta non è stata ancora mai effettuata.

Accesso:

L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio del Monte Cornaccione, in località “Belvedere” di Frontignano di
Ussita, in corrispondenza della stazione di arrivo della nuova seggiovia,  facilmente raggiungibile in auto dal paese.

Avvicinamento:  

Dall’ampio parcheggio si prosegue
la strada sterrata (n.150) che conduce al Rifugio Cristo delle Nevi – campi da
sci Jacci di Bicco.

Giunti al bivio per gli
impianti di risalita si prosegue la strada sterrata in piano fino a raggiungere
il Passo Cattivo (45 minuti, sentiero n.1).

            Dal
Passo Cattivo si prosegue la strada in discesa, si supera il primo tornante nei
pressi della località “Le Fosse” dove è presente un piccolo laghetto e si
continua in discesa.

Si supera un secondo
tornante e, dopo un lungo rettilineo, si arriva al terzo tornante (354266,3 E –
4752838,4 N; 1595 m; 30 minuti)  dove
parte in piano un sentiero che permette di raggiungere, in 10 minuti,  il Casale del Berro, visibile di fronte.

Raggiunto di Casale si
prosegue quindi per altri 15 minuti in lieve salita verso la cresta S del Pizzo
Berro che si innalza di fronte a voi e che inizia con un grosso spuntone roccioso
al di sopra del bosco di Capotenna, in corrispondenza di alcuni arbusti isolati
ben visibili (354695,6 E – 4753266,1 N; 1675 m.).

Descrizione

            Dalla
base della cresta ci si porta faticosamente sul suo filo aereo che permette di
godere di un  panorama eccezionale
sull’alta valle del Tenna (foto n.2).

            Si
prosegue per cresta erbosa intervallata da spuntoni rocciosi per altri 20
minuti fino a raggiungere il primo e vero tratto roccioso (foto n.5).

            Si
sale in verticale sulla cresta rocciosa che presenta facili tratti su roccia di
I° e II° grado (foto n. 6) fino a superarla.

            Terminata
la fascia di roccia si presenta un ulteriore breve tratto erboso prima di
raggiungere l’alta parete rocciosa che caratterizza in alto la grande cresta
Sud del Pizzo Berro (30 minuti).

            Raggiunta
la base della friabile parete rocciosa (354925,9 E – 4753869 N; 2015 m ; foto
n.7) si scende 50 metri verso sinistra (ovest) costeggiandola per poi
riprendere la salita al suo margine laterale.

            Da
questo punto in poi il terreno si fa molto più ripido ed insidioso.

            Si
salgono i successivi 200 metri di dislivello su terreno misto con erba e roccette
che non permettono assicurazioni e su pendenze tra i 50 e i 60° (foto n. 8-10),
costeggiando sempre il versante ovest della parete.

            In
questo tratto può risultare utile una piccozza.

            In
altri 20 minuti di salita si raggiungono le liscissime placche finali della
cresta, in prossimità dell’attacco della “ferratina del Berro”.

            Si
risale un ultimo verticale canalino erboso con uscita su roccia (foto n. 12-14)
e, al termine del lunghissimo e ripidissimo imbuto sud-ovest che dalla cima del
Pizzo Berro scende fino al fondovalle, 
si raggiunge così la catena metallica della ferratina da cui facilmente
si sale alla cima del Pizzo Berro (2259 m.)

Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.

1-Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, un posto adatto solo ai camosci !!!!
2- Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, parte sommitale della foto n.1, a destra e in fondo la strada che scende da Passo Cattivo a Capotenna, di fronte Cima Cannafusto, Valle Orteccia e, in fondo Cima di Vallinfante
3- Il tratto iniziale della cresta sud del Pizzo Berro, parte a monte della foto n.2, in alto a destra la strada che scende da Passo Cattivo a Capotenna con il Casale del Berro, di fronte Cima Cannafusto, Valle Orteccia e, in fondo Cima di Vallinfante. Tra il ghiaione e il salitore, gli arbusti indicati nella descrizione.
4- Il tratto mediano della cresta, a valle della prima fascia rocciosa
5- La prima fascia rocciosa e, in alto, la parete finale, con il tracciato di salita

Discesa:

Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per la “ferratina”  e si
prosegue in ripida discesa per cresta

erbosa fino alla Forca Cervara (o Forcella della Neve, 30
minuti)

            Dalla sella
erbosa della sella  (354346,7 E –
4753760,2 N; 1965 m) dove il sentiero corre in piano verso il Monte Bove Sud,
si scende lievemente verso sud a prendere una traccia sottostante quasi
scomparsa che scende lievemente sotto alle rocce di Forca Cervara e quindi in
piano conduce nel cuore del versante sud-est del Monte Bove Sud in direzione
del Passo Cattivo.

Il tracciato, poco frequentato,
scompare in alcuni tratti ma è visibile e si fa netto man mano che ci si
avvicina al Passo Cattivo che si raggiunge in circa 1 ora di scomodo traverso.

            Dal Passo
Cattivo per la strada di accesso in 30 minuti si raggiunge l’auto.

GIANLUCA
CARRADORINI            – FAUSTO
SERRANI             1 LUGLIO 2016

6- La risalita della fascia rocciosa, con passaggi di I° e II°.
7- L’alta parete rocciosa che caratterizza la parte finale della grande cresta Sud del Pizzo Berro
8- Il traverso oltre la parete finale, in fondo (ma molto in fondo !) la strada di accesso alla cresta.
9- Fausto con sguardo sconcertato, sembra quasi dire “ma dove c…. mi ha portato questo oggi ?”
10- Il tratto finale, si traversa su pendii di 50-60° con erba e rocce
11- Il tratto finale della cresta
12- Il canalino erboso sulla sommità dell’enorme imbuto del versante sud-ovest del Pizzo Berro , a sinistra la ripidissima cresta di salita.
13- L’uscita su roccia dell’ultimo canalino erboso, prima della “ferratina del Berro”.
14- Le liscissime placche rocciose al lato destro della “ferratina”.
15- Il versante sud-ovest del Pizzo Berro con l’itinerario di salita, a destra il Monte Priora (Pizzo Regina), visto dai pressi del Passo Cattivo.
16- Il versante sud-ovest del Pizzo Berro in veste invernale con l’itinerario di salita, visto da Cima di Vallinfante.

PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO:

PERCORSO VERDE: AVVICINAMENTO

PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO

PERCORSO GIALLO: DISCESA

Pianta satellitare del percorso



LA “DIRETTISSIMA” ALLA CROCE DI MONTE BOVE.

Itinerario inedito, impegnativo
ma molto entusiasmante, aperto più di venti anni fa, prima dell’istituzione
dell’area protetta per la tutela del Camoscio d’Appennino, e ripercorso più
volte, anche d’inverno.

Via aperta il 17 luglio 2016.

Anche questo itinerario
non è riportato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini e  non è stato descritto neppure nelle mie due
pubblicazioni “I MIEI MONTI SIBILLINI”, anno 2011 e “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”, anno 2014 in quanto rimasto dimenticato.

E’ un itinerario che
permette di raggiungere la cima della Croce di Monte Bove per un canale
ghiaioso molto ripido posto nel versante ovest della montagna con una
arrampicata finale su uno stretto canalino roccioso intervallato da cenge
erbose con difficoltà di I° e II° presente invece nel versante nord proprio
sulla verticale della grande croce di vetta pertanto, per la sua salita
completa, sono richieste capacità alpinistiche.

E’ l’itinerario più breve
e diretto per raggiungere la Croce di Monte Bove e per questo motivo, con
i  miei compagni di salita, lo abbiamo
denominato “la Direttissima” alla Croce di Monte Bove.

La salita è compresa
nell’area A di rispetto per la tutela del Camoscio dell’Appennino per cui la
salita descritta, pur non rientrando specificatamente nelle vie di roccia del
Monte Bove, può essere percorsa solo nel periodo che va dal 16 luglio al 31
ottobre previa comunicazione al Collegio Regionale delle Guide Alpine, come
indicato nel D.D. n.384/2014 del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
(reperibile nel sito ufficiale del Parco nazionale).

Pertanto attualmente tale
itinerario non è possibile percorrerlo d’inverno.

Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio dell’Hotel Felicita di Frontignano di Ussita facilmente
raggiungibile in auto.

Descrizione:  

Dall’ampio parcheggio si prende
l’itinerario n.272 che dal fianco sinistro dell’Hotel scende e conduce
all’imbocco della Val di Bove.

            Usciti
dalla pineta e terminato il tratto in piano dell’ampio sentiero ci si immette
in salita verso la Val di Bove.

Dopo circa 100 metri si raggiunge la
base del ghiaione situato a sinistra delle “Quinte”.

            Qui
si lascia il tratturo di salita ed una traccia di sentiero ci conduce verso il
ghiaione, in direzione nord, attraversando gli ultimi lembi della faggeta.

            Seguendo
sempre l’esile traccia si inizia una lunga traversata in quota sempre in
direzione nord fino a raggiungere la base di alcuni torrioni di roccia molto
compatta noti come la “Torre scuola”, della vecchia palestra di arrampicata del
CAI di Macerata (30 minuti).

            Si
superano i torrioni e ci si immette in lieve salita in un altro ampio ghiaione
proprio di fronte all’abitato di Frontignano.

            Qui
la traccia si impenna, gira verso destra, in direzione est, e sale dritta nella
parte laterale sinistra del ghiaione, tra alberi, rocce e ghiaia su pendio
sempre più ripido.

            Dopo
circa 300 metri
di salita su pendio ripido (45 minuti) si raggiunge la strettoia centrale del
canale, in corrispondenza di un pino, l’unico della zona  (foto n.2) .

            Qui
il pendio si impenna e si devia verso sinistra e dopo circa 100 metri si risale una
cresta rocciosa molto panoramica, oltre la quale si scopre l’abitato di Ussita
e le sue frazioni.

            Si
risale il filo di cresta con passaggi su roccia di I° (non obbligatori) e un
successivo pendio erboso

dove si nota anche una traccia di
sentiero che va ignorata e che attraversa un tratto ghiaioso verso destra, in
direzione sud (foto n.6).

Tale traccia può
rappresentare l’eventuale via di raggiungimento della cima della Croce di Monte
Bove qualora non si intende risalire il più impegnativo canalino finale,
infatti essa aggira la barriera rocciosa posta sotto alla cima nel versante
ovest e congiungendosi alla cresta che sale dalle “quinte” conduce alla
facilmente alla cima dove è posta la grande croce.

Risalendo ulteriormente
il pendio erboso verso destra rispetto alla cresta rocciosa, dove è già
visibile la croce di vetta, si raggiunge brevemente la sella della cresta nord
che sale dalla verticale dell’abitato di Calcara di Ussita fino alla cima.

Giunti alla sella si
risale il pendio in direzione della croce 
fino a raggiungere la barriera rocciosa presente nel versante nord della
montagna e a prima vista insuperabile (foto n.8).

 Alla base della barriera rocciosa traversare
con attenzione verso sinistra fino a scoprire il canalino di salita che risulta
nascosto dalla parete stessa e non è visibile se non dalla sua base.

Si è giunti al tratto più
impegnativo e verticale dell’intera “direttissima”.

Si risale il canalino
roccioso di circa 150
metri di dislivello facendo attenzione all’erba
scivolosa ed alle pietre instabili, è consigliabile l’utilizzo del casco.

Il canalino è costituito
da tre salti verticali distinti di circa 30 metri circa ciascuno di
altezza con passaggi su roccia di I° e II° intervallati da cenge erbose che
permettono una comoda sosta.

Il terzo salto è
caratterizzato da uno stretto camino con uscita piuttosto impegnativa.

Terminati i tre salti
rimane un ripido pendio finale con rocce ed erba che conduce proprio alla base
della grande croce della cima.

Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.

1- Il tratto centrale del ripido canale ghiaioso di salita, alle spalle la frazione di Frontignano di Ussita con il piazzale di partenza in alto a sinistra all’interno della pineta
2- La strettoia nel tratto centrale più ripido del canale di salita con il caratteristico pino
3- la deviazione verso destra a prendere la cresta rocciosa dopo la strettoia del canale
4- La salita della cresta finale (non obbligatoria ma più entusiasmante) prima della sella.
5- L’ultimo tratto della cresta rocciosa, il alto si scopre il Monte Bicco
6- Giunti quasi alla sella si è già in vista della croce di vetta e, nel tratto ghiaioso, si incrocia la traccia di uscita verso destra (da usare solo in caso di difficoltà).
7- La sella della cresta nord, a destra l’abitato di Ussita e le frazioni limitrofe
8- La barriera rocciosa posta nel versante nord della montagna proprio sulla verticale della grande croce di vetta, visibile in alto a destra, il nascosto canalino di salita è indicato dal percorso .
9- Il primo salto roccioso del canalino finale, visto dal basso
10- Il secondo salto roccioso visto dall’alto.
11- Il secondo salto roccioso visto dal basso
12- Il camino che caratterizza il terzo salto roccioso visto dall’alto
13- L’impegnativa uscita del camino finale del terzo salto di roccia
14- L’attacco del terzo salto di roccia visto dal basso, a destra il camino
15 – Il pendio erboso finale poco prima di raggiungere la croce di vetta, al termine delle difficoltà
16- Il versante ovest della Croce di Monte Bove con il percorso di salita in rosso, visto da Frontignano, all’interno del cerchio il pino della strettoia della foto n.2 .
Il percorso in verde è l’itinerario di discesa
17- Il versante nord della Croce di Monte Bove visto dalla strada
Ussita-Frontignano
con l’ultimo tratto di salita, il canalino roccioso con
i tre distinti salti.

Discesa:

            Giunti
alla cima della Croce di Monte Bove si percorre l’itinerario n.270 in direzione
di Monte Bove Nord fino a raggiungere la sella tra le due cime.

Quindi per evidente
sentiero a destra si scende verso la Val di Bove e la fonte dove, più avanti
verso valle, si intercetta il sentiero che scende dalla Val di Bove e,
congiungendosi all’itinerario di salita, riporta il circa un’ora e mezza
all’auto.

GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI -FAUSTO SERRANI                        17 LUGLIO 2016

Autorizzazione per la salita

PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO

PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO

PERCORSO VERDE DISCESA




LA GROTTA “BOCCA LARGA” DELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA E L’ANELLO DELLE TRE CIME (GUALDO DI CASTELSANTANGELO).

Itinerario che permette
di raggiungere la grande grotta denominata “Bocca Larga” situata di fronte
all’abitato di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera per poi proseguire fino alla
Punta di Valloprare (1776 m.)
attraverso la cresta che lo collega al Monte Pagliano (1386 m.) e per finire
compiendo un giro circolare raggiungendo Monte Pian Falcone (1854 m.) e la cima del Monte
Lieto (1944 m.)
per poi ridiscendere a Gualdo attraverso la Valle dell’Acqua Gilarda.

Itinerario aperto il 30 aprile 2016.

L’itinerario, pur essendo
all’interno del parco Nazionale, è praticamente sconosciuto e chiaramente non è
descritto in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio,

Si consiglia di percorrere
l’itinerario in estate o comunque dopo un periodo di siccità in quanto
l’ingresso della grande grotta presenta dei salti rocciosi, facilmente
arrampicabili, ma a primavera o d’autunno si presentano bagnati e quindi resi
scivolosissimi dall’acqua di stillicidio.

Accesso:

L’itinerario prevede come
base di partenza la frazione di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera facilmente
raggiungibile attraverso la strada che lo collega a Castelluccio.

            Dopo
aver parcheggiato in uno slargo al termine della lunga frazione si prosegue a
piedi lungo l’ampia sterrata che prosegue dal paese e si inoltre nella Valle
dell’Acqua Gilarda.

Descrizione:

            Dopo
circa 300 metri
dallo slargo dove si è lasciata l’auto si nota sul versante opposto della
montagna, la cresta che collega Monte Pagliano a Punta di Valloprare un enorme
buco nero all’interno del bosco, a circa 150 metri di dislivello
dal fondovalle.

            Dopo
averlo superato in linea d’aria si nota alla destra della strada una traccia
che scende nel fosso.

            Si
segue la traccia e la si lascia in corrispondenza di un fosso incassato che
scende dalla parte sinistra del torrione dove si apre la grotta.

            Si
risale faticosamente il fosso all’interno del bosco fino ad un salto roccioso,
agevolati da alberi si supera il salto passando sulla sua sinistra.

            Salendo
ancora all’interno del bosco in direzione delle rocce sovrastanti si nota verso
sinistra la caverna.

            Dirigendosi
verso di essa si raggiunge la sua base dove corre una cengia parallela (30
minuti dall’auto).

            L’interno
della grande grotta “Bocca Larga” si raggiunge risalendo, con passaggi di I°
grado, la sua base rocciosa,

facendo attenzione alle zone di rocce
bagnate che possono essere molto scivolose soprattutto in discesa.

            La
caverna ha dimensioni davvero grandi per la zona, con una enorme e spessa volta
rocciosa alta circa 30
metri, si estende in profondità per una ventina di
metri.

            Visitata
la grande grotta si scende e si continua la traversata alla sua base
percorrendo verso destra la cengia che corre sotto ad una fascia rocciosa.

            Si
prosegue per altri 200
metri fino ad intercettare un ripido e roccioso fosso
caratterizzato nel versante destro da un panoramico terrazzino con un curioso masso
a forma di tavolo.

            Qui
si sale in verticale all’interno del ripido e faticoso bosco per altri 300 metri fino ad uscire
nei prati della cresta che collega  Monte
Pagliano a Punta di Valloprare (40 minuti).

            Usciti
nei prati si prosegue per il panoramico filo di cresta, si può osservare quasi
tutto il versante ovest della catena dei Monti Sibillini, da M. Bicco e M.Bove
Sud fino alla Cima del Redentore.

            Terminata
la cresta una traccia di sentiero attraversa la faggeta di Punta di Valloprare
per uscire a circa 100
metri dalla sua cima.

            Dalla
Punta di Valloprare proseguendo per facile cresta, in circa 30 minuti si
raggiunge la cima del Monte Pian Falcone.

            Quindi
compiendo un cerchio praticamente perfetto si continua per aerea cresta fino
alla cima di Monte Lieto (45 minuti) e con altri 15 minuti si chiude il cerchio
raggiungendo la cima di quota 1853
m. che sovrasta il rimboschimento a conifere della Forca
di Gualdo e da cui si inizia la discesa.

Discesa:

Dalla cima di quota 1853 m. per la aerea ma
facile cresta nord-ovest (sentiero n. 23 della normale salita alla cima del
monte) si scende facilmente (30 minuti) alla Forca di Gualdo e alla Madonna
della Cona visibile sotto di esso in direzione nord-ovest.

            Prima
di raggiungere la strada asfaltata si incontra più in basso un sentiero che,
dalla Forca di Gualdo, si addentra nel bosco, lo si prende e dopo circa 200 metri si incontra una
deviazione verso destra che scende ripidamente nel bosco e che, in circa 30
minuti, permette di raggiungere il fondo della Valle dell’Acqua Gilarda dove si
intercetta la strada sterrata di salita.

            Con
altri 30 minuti si raggiunge l’auto superando una captazione di acqua e una
edicola sacra.

GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI – SERRANI FAUSTO                        30 APRILE 2016

1- Sulla strada sterrata della Valle dell’Acqua Gilarda, dopo circa 300 metri
da Gualdo si nota il alto sul versante opposto della montagna l’ampia caverna, in rosso il percorso di accesso e di proseguimento.
2- La paretina rocciosa da risalire, posta alla base della grande grotta “Bocca Larga”, in alto l’enorme volta rocciosa che la forma.
3- L’ingresso della grande grotta
4-La grande grotta “Bocca Larga” e l’itinerario di salita fino alla cresta tra Monte Pagliano e Punta di Valloprare
Pianta satellitare della valle dell’Acqua Gilarda con i percorsi per raggiungere la Bocca Larga e Monte Pagliano – Cima di Valloprare.



DUE FACILI SALITE NORD INVERNALI: Il Pizzo e la Punta di Prato Pulito.

Come di consueto anche
questi due itinerari invernali non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.

Essi descrivono due facili salite invernali su ghiaccio ai versanti nord de Il Pizzo (M. Priora) nel gruppo nord e della Punta di Prato Pulito nel gruppo sud dei Monti Sibillini effettuate tra il 2014 ed il 2015.

L’idea di descrivere
queste due salite emerge dal fatto che, anche recentemente, nella bibliografia
e in siti internet dedicati ai Monti Sibillini sono apparse descrizioni con
immagini di salite ancora più facili e talvolta anche banali di queste di
seguito descritte e spacciate come vere e proprie imprese.

Questi itinerari riportati
sono facili e adatti a chi si vuole cimentare con le prime ripide salite
invernali su ghiaccio in quanto, anche se lunghi, non presentano alcuna
difficoltà tecnica.

Il primo itinerario deve
essere percorso però tassativamente in condizioni di neve ben assestata in
quanto il versante nord de Il Pizzo è estremamente valangoso, si sale proprio
su un canale formato da grandi slavine che anni fa hanno distrutto una ampia
porzione di bosco arrivando a trascinare faggi secolari fino al greto del  torrente Ambro posto  700 metri più a valle.

Naturalmente sono richiesti
ramponi e consigliabili due piccozze mentre si può procedere slegati anche se è
sempre consigliabile portare in zaino una corda di emergenza.

SALITA DEL VERSANTE NORD DE “IL PIZZO” – M.PRIORA.

Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Vetice che si raggiunge in auto dal capoluogo di comune,
Montefortino, prendendo la deviazione prima del paese per la Madonna del’Ambro-Infernaccio.  Seguendo le indicazioni per la Madonna
dell’Ambro dopo circa 1
chilometro si devia a sinistra per Vetice.   

Dalla frazione (726 m.) si prosegue per la
strada sterrata che conduce ai Campi di Vetice fin dove è possibile quindi si parcheggia
l’auto cercando uno slargo che possa permettere il transito dei mezzi agricoli
altrimenti vi ritroverete l’auto strisciata o con le gomme bucate come mi è
capitato di leggere in un articolo su internet la scorsa estate !!!.

            Si
prosegue a piedi la strada in direzione ovest fino a Fonte Vecchia (361457,4 E
– 4756084,2 N; 850 m)
quindi a destra per i campi di Vetice si raggiunge Fonte Cupa (sentiero per le
sorgenti dell’Ambro, ore 0,40 circa).              In corrispondenza di un bivio si
inizia a salire nel bosco caratterizzato da grandi faggi, dopo ripide svolte si
giunge a tagliare a quota 1200
metri (359479,4 E – 4756493,1 N) il ripido e roccioso
crestone nord de Il Pizzo oltre il quale si apre un’ampia visione della Valle
dell’Ambro.

            Da
qui il sentiero prosegue in piano fino ad attraversare un ampio vallone, una
volta bosco, attualmente distrutto da grandi slavine staccate proprio dal
versante nord de Il Pizzo in questi ultimi anni, in occasione della prima
salita del dicembre 2015, con soli 30 centimetri di
neve, già si erano formati dei distacchi di neve.

1-  L’ultimo tratto del canale di salita, a destra l’ardito Poggio della Croce con la grande croce metallica, di fronte il Balzo Rosso.
2-  La traversata nell’ultimo tratto del canale di salita, il pendio si fa più ripido, in basso a destra si nota la traccia del sentiero estivo parzialmente coperto da una piccola slavina che si era staccata giorni prima dal pendio sopra ai miei compagni nonostante la poca neve del dicembre 2015.

Dal primo tratto di bosco che si
attraversa, si trova una deviazione e si sale a sinistra fino a dove il
sentiero subito dopo scompare tra tronchi abbattuti, (359177,9 E – 4756327,8 N;
1250 m)
qui il bosco si apre in quanto completamente distrutto e si inizia a salire in
verticale tra arbusti fino a raggiungere la quota del Poggio della Croce, con
la sua grande croce metallica ben visibile, situato sulla sinistra.

Superato il bosco ci si
innalza su prati sempre più ripidi spostandosi sulla sinistra a prendere un
canale che sale parallelo alla cresta che sale dal Poggio della Croce fino alla
cima de Il Pizzo.

            Si
intercetta quindi e si percorre per un tratto il sentiero di salita estiva al
Il Pizzo che più in alto con un tornante devia verso destra, qui si devia
nettamente a sinistra per un centinaio di metri e si risale completamente il
canale situato poco più a destra della cima de Il Pizzo.

            L’ultimo
tratto presenta pendenze di 40-45° ed in breve permette di raggiungere la cima (1755 m.)da cui si gode di un
bellissimo panorama, a cavallo tra la Valle dell’Ambro e quella dell’Infernaccio
e del Rio e di fronte al versante est del M. Priora.

3-  Ultimi metri del canale della cima, già si vede il versante est del M. Priora (Pizzo Regina), a destra il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto, sulla sinistra in ombra si nota il sentiero di salita estivo parzialmente coperto dalla neve che esce nella cresta 300 metri più in avanti verso la cima del Pizzo Regina
4-  L’uscita del canale nord della cima de Il Pizzo nel tratto più ripido, salito con neve a tratti pessima ma di spessore limitato e quindi senza rischio slavine.
5-  La lunghissima cresta che collega Il Pizzo al M. Priora o Pizzo della Regina con la neve solo nel versante nord mentre il versante del vallone del Rio a sinistra era completamente pulito (dicembre 2015).

Variante consigliata: Se la neve è in condizioni e si ha
buon allenamento, l’itinerario descritto può essere considerato la prima parte
di avvicinamento per la salita alla cima del Pizzo Regina, o per la lunghissima
ma facile cresta nord-est, o una volta raggiunta la verticale del casale delle
Murette, visibile sotto la cresta a sinistra 500 metri più avanti
della cima de Il Pizzo, si prende una traccia di sentiero in piano che conduce
verso il Casale della Priora (visibile nella foto n.5) e che attraversa l’ampio
e incassato canale sommitale del Rio (canale est del M. Priora parzialmente in
ombra nella foto n.5) nel tratto sopra alle pareti verticali che si risale
completamente senza alcuna difficoltà per uscire proprio sui pendii sottostanti
la cima del Pizzo Regina.

L’unico inconveniente che
per la salita fino alla croce di vetta del Pizzo Regina occorre considerare
almeno altre 2,5-3,5 ore di salita a seconda delle condizioni della neve !!

Ritorno: Stesso itinerario di salita e raggiungimento
descritto.

SALITA DEL VERSANTE NORD DELLA PUNTA DI PRATO PULITO.

Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Forca di Presta.

Si sale
per il classico sentiero N.1 per il Monte Vettore, giunti al Rifugio Zilioli si
scavalca la cresta della Forca delle Ciaole e si inizia a scendere il pendio in
direzione delle Roccette, verso il Lago di Pilato, tenendosi verso sinistra.  Si raggiunge così il fondo della valletta
compresa tra la Punta di Prato Pulito che incombe  sopra di voi e lo Scoglio del Lago la cui cima
si trova più sulla destra.

Si
inizia quindi a risalire il pendio in direzione della cima della Punta di Prato
Pulito (357912,8 E – 4741898,7 N; 2345 m.) che si fa sempre più ripido man mano
che si sale.

L’ultimo
tratto sotto alla cima presenta alcuni tratti rocciosi scavalcabili per stretto
canalino e pendenze di 45-50° e generalmente la neve è sempre in ottime
condizioni senza pericoli oggettivi. 

            La
prima salita è stata effettuata nel lontano 12 marzo 1994 e poi ripetuta
diverse volte, alcuni momenti della prima salita sono riportati nella mia prima
pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011, foto n. 200-201.

Ritorno: Dalla cima di Punta di Prato
Pulito, oltre a proseguire verso la Cima del Lago e la Cima del Redentore, si
scende al Rifugio Zilioli per la facile cresta nord-est per poi riprendere
l’itinerario di raggiungimento.

6-  L’itinerario di salita tutto in ombra visto salendo alla cima del Monte Vettore
7-  La cima della Punta di Prato Pulito con a sinistra in ombra il pendio di uscita dell’itinerario di salita
8-  La cima del M. Vettore vista dalla Punta di Prato Pulito, a destra il Rifugio Zilioli.
9   La cresta nord-est della Punta di Prato Pulito (discesa) con la Sella delle Ciaole ed il Rifugio Zilioli.
10-  La Cima del Lago a sinistra e la Cima del Redentore con il Pizzo del Diavolo sulla destra.
11-  La Punta di Prato Pulito vista dalla Sella delle Ciaole con il canalino di uscita finale al centro in ombra.
Pianta satellitare della via di salita alla nord de Il Pizzo – M.Priora
Pianta satellitare della via di salita alla nord della Punta di Prato Pulito.



LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA.

Come di consueto anche
questi due itinerari non sono descritti in alcuna guida dei Monti Sibillini in
commercio.

Essi descrivono l’accesso
a due grotte nella zona di Bolognola chiamate con lo stesso nome, situate in
due vallate parallele e che sono state le ultime dimore dell’orso nei Monti
Sibillini fino al 1700.

Sono ambedue itinerari facili
e adatti ai normali escursionisti in quanto non presentano alcuna difficoltà
tecnica.

Si consiglia di
percorrere i due itinerari in primavera (tra maggio e giugno) in quanto si
possono accoppiare con la risalita fino alle sorgenti del Fiastrone e alla Forra
dell’Acquasanta che conservano ancora dei grandi e spettacolari accumuli di
neve.

L’escursione alla valle
dell’Acquasanta, essendo piena di cascate, 
è anche consigliata sia d’estate ma soprattutto d’inverno con bassissime
temperature ma con neve stabile in quanto si possono così ammirare le
spettacolari cascate gelate in assoluta sicurezza altrimenti la valle è estremamente
pericolosa per le valanghe che raggiungo il suo fondovalle e che formano gli
straordinari accumuli di neve menzionati.

In genere anche il canale
di salita dell’itinerario n.1 in primavera può presentarsi colmo di neve e
facilitare la salita.

Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
l’area pic-nic attrezzata situata nella Valle inferiore del Fargno.

            Da
Bolognola si prosegue per la strada che conduce alla Pintura quindi al primo
tornante che si incontra si devia a destra per una strada sterrata che in piano
dopo circa 600 metri
conduce ad un’area attrezzata per pic-nic con fontana, tavoli e braciere.

            Si
prosegue a piedi la strada che risale il greto del torrente Fiastrone.

            Dopo
circa 2 chilometri
si supera una bellissima faggeta a sinistra e una captazione di acqua quindi il
bosco si dirada e la strada si trasforma in un sentiero sempre più accidentato.

            Dopo
altri 500 metri
si giunge sulla verticale del ripido versante su-est di Cima di Costa Vetiche ,
caratterizzato, in alto a destra sulla cresta, da un grande sperone roccioso di
colore rosso e di forma tondeggiante, come visibile nella foto n.3.

            Sempre
sulla destra si apre un ampio canale molto ripido che conduce proprio verso lo
scoglio di Cima di Costa Vetiche (canale di salita invernale descritto nella
mia prima pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011).

            Guadando
il torrente e salendo un centinaio di metri, con attenzione per l’erba ripida,
la sponda destra del canale ci si dirige verso un nucleo di faggi isolato
piuttosto grande, posto sotto a delle rocce, come visibile nella foto n.1 e 3.

1-  Il canalone di Costa Vetiche ancora pieno di neve con le indicazioni per la
grotta dell’Orso ed il Faggio Secolare.
2-  La Grotta dell’Orso di Costa Vetiche.

A primavera si può
trovare il canale colmo di neve che crea dei gradini naturali che facilitano la
salita anche se occorre sempre attenzione.

            Dentro
a questo nucleo di faggi si apre la Grotta dell’Orso che si vede solo quando si
è giunti nei pressi.

            La
grotta si presenta lunga una decina di metri e con una volta a V rovesciata caratteristica,
come visibile nella foto n.2, di fronte si apre il versante nord del M. Acuto
con il taglio della strada per la forcella del Fargno. (foto n.4)

L’escursione può essere
accoppiata anche alla visita del grande faggio secolare di Costa Vetiche che

si trova un centinaio di metri più a
destra della grotta, come visibile nella foto n.1 e che si raggiunge
percorrendo in quota i ripidi pendii erbosi che li separano, facendo attenzione
ad un canale intermedio che presenta dei tratti ripidi e rocciosi.

            Inoltre,
una volta raggiunta la grotta, si scende per il pendio di risalita fino a
ritornare al torrente quindi si consiglia di proseguire la risalita della valle
fino alle sorgenti del Fiastrone.

Il sentiero che prosegue
non è sempre ben visibile e agevole in quanto attraversa zone devastate dalle
slavine invernali.

Giunti sotto al grande
canalone che scende, a sinistra, dal versante nord del M. Acuto in primavera si
possono trovare ancora enormi accumuli di neve, dove il torrente crea delle
impressionanti gallerie come visibile nelle foto n.5 e 6, che vi
accompagneranno fino al restringimento della valle in corrispondenza della
cresta nord che scende dalla cima del M. Acuto, caratterizzata da alte pareti
di scaglia rossa.

Proseguendo sempre la
risalita del greto del torrente, ormai senza più percorso evidente e ancora tra
grandi residui di slavine, si raggiunge la parete rocciosa stillicidiosa e
caratterizzata da alcune cascatelle da dove nasce il Fiastrone.

Ritorno: Per lo stesso itinerario oppure si
risale la cresta rocciosa a sinistra delle sorgenti fino ad intercettare la
strada superiore che conduce alla Forcella del Fargno.

Si scende la strada in
direzione della Pintura di Bolognola, in circa 2 chilometri si
raggiunge Fonte Bassete e dopo altri 500 metri si supera il grande scoglio tagliato
dalla strada oltre il quale inizia il bosco.

Dal termine del paracarri
stradale, in corrispondenza dello scoglio, si scende su un ripido ghiaione nel
bosco sottostante per alcune decine di metri fino ad intercettare un netto
sentiero, denominato la “Strada delle Catene” che sempre in discesa verso
destra, conduce in circa 30 minuti al torrente Fiastrone, fino a sbucare nella
strada di fondovalle percorsa all’andata.

Quindi facilmente si
raggiunge l’auto.

Questi ultimi anni la
Strada delle Catene è divenuta meno agevole a causa di grandi slavine che hanno
trascinato a valle una enorme quantità di alberi che nessuno taglia.

3-  Il canalone di Costa Vetiche ancora pieno di neve con
in alto il caratteristico scoglio rosso della cima
e l’indicazione per  la Grotta dell’Orso
4-  Veduta della parete nord del M. Acuto con l’orrenda strada che conduce alla Forcella del Fargno vista dalla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche.

Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Bolognola ed è ampiamente descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.

            Riassumendo,
dalla piazza di Bolognola, subito dietro alla chiesa, si prendono le
indicazioni per le Cascate dell’Acquasanta, si prosegue in auto fino alle
ultime case in fondo al paese dove si parcheggia quindi si scende a piedi verso
il Fiastrone.

Un sentiero risale la
vallata opposta traversando nel bosco posto di fronte al paese.

In circa 2 ore di comodo
e pianeggiante sentiero si raggiungono le cascate dell’Acquasanta.

            In
realtà in sentiero si snoda sopra al canale di adduzione dell’acqua alla
centrale di Bolognola posta circa 4 chilometri più a valle, infatti a circa metà
percorso si incontrerà anche una grossa tubazione metallica che rappresenta
proprio un tratto del suddetto canale.

            Giunti
alle cascate il sentiero-canale, che passa proprio alla loro base e ne
raccoglie le acque tramite delle griglie metalliche, scende e permette di
raggiungere la piccola diga che chiude la valle dell’Acquasanta.

            Fino
a pochi anni fa una scaletta metallica a destra e una catena sulle rocce di
sinistra permettevano di superare la diga e di addentrarsi, con molta prudenza,
nella spettacolare Forra dell’Acquasanta.

            Attualmente
le recenti valanghe che hanno distrutto la scala e la catena e l’incuria di chi
gestisce la zona non rendono possibile affacciarsi nella forra.

            Il
raggiungimento molto più difficile della forra da monte è invece descritto
nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” anno 2014.

            Giunti
alla base della diga si scende la valle per circa 100 metri fino ad
incontrare sulla sinistra una deviazione in salita che permette di raggiungere
di nuovo il canale di adduzione dell’acqua.

Giunti nel ripiano dove
il sentiero-canale spiana, si devia a destra e dopo 50 metri si è di fronte
alla Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta.

O meglio quello che era
la grotta perché anni fa, mani incoscienti, hanno chiuso con dei mattoni
l’ingresso della grotta lasciando solo una piccola apertura come visibile nella
foto n.7, impedendo la vista della struttura geologica a pieghe che formava la
cavità.

Variante di accesso: La Valle dell’Acquasanta può essere
raggiunta anche da una seconda via.

Attualmente tale
itinerario, una volta una comodissima e breve strada di fondovalle, si è
trasformato in una vera  e propria
avventura con numerosissimi guadi e risalite di tratti di strada devastati
dall’alluvione del 2011 e che nessuno ha mai più sistemato.

Pertanto è consigliato
solo a chi vuole rendere più entusiasmante e impegnativa l’escursione alla
valle.

Sulla strada che collega
Acquacanina a Bolognola, dopo circa 2,5 chilometri dalla
deviazione per la Valle di Rio Sacro, si incontra una deviazione che scende
verso il Fiume.

Si parcheggia al lati
della strada e si inizia la discesa, dopo circa 500 metri si raggiunge il
punto di confluenza tra il Fiastrone che scende da sinistra ed il torrente
Acquasanta che scende da destra,

Si supera il Fiastrone grazie
ad un ponticello posto poco più avanti verso sinistra.

Quindi ci si sposta
faticosamente tra alberi e arbusti nell’affluente di destra che, senza una
traccia definita perché la strada e stata distrutta, si supera e si risale, ora
a destra ora a sinistra guadando diverse volte.

Dopo circa 1,7 chilometri,
(dove soprattutto d’inverno ci può volere anche un’ora di cammino !!) si devia
nettamente verso destra in piano e ci si addentra nella Valle dell’Acquasanta
anche qui non senza difficoltà per gli enormi cumuli di alberi abbattuti dalle
slavine e che nessuno ha mai raccolto.

Dopo circa 30 minuti si
raggiungono le cascate che si innalzano nella parete rocciosa che costeggia in
alto il bosco sulla vostra sinistra, si intercetta la deviazione a destra per
la Grotta dell’Orso e si arriva quindi alla grande cascata finale e alla diga.

 La grotta si raggiunge per la deviazione sulla
destra (rispetto alla salita) prima della diga.

            Ritorno:
Stessi itinerari di raggiungimento descritti.

5- Grandi accumuli di neve primaverile nell’alta Valle del Fiastrone, prima del restringimento sulla verticale della cresta nord del M. Acuto (parete di sinistra) .
6  Grandi accumuli di neve primaverile nell’alta Valle del Fiastrone, dopo il restringimento sulla verticale della cresta nord del M. Acuto (parete di destra) .
7-  L’ingresso “murato” della Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta
8-  Grandi stalattiti da una parete stillicidiosa sopra al canale di adduzione della centrale di Bolognola, nei pressi della Grotta dell’Orso.
9-  La grande cascata della Valle dell’Acquasanta, d’inverno !!!