Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, adatto solo ad escursionisti
esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.
Itinerario aperto il 1 luglio 2016.
Si risale
integralmente la ripidissima e rocciosa cresta sud del Pizzo Berro che si
innalza a monte di Capotenna, da 1400 metri circa del fondovalle fino ai 2259
metri della cima passando per la “ferratina del Berro”.
La salita
invernale di questa cresta non è stata ancora mai effettuata.
Accesso:
L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio del Monte Cornaccione, in località “Belvedere” di Frontignano di
Ussita, in corrispondenza della stazione di arrivo della nuova seggiovia, facilmente raggiungibile in auto dal paese.
Avvicinamento:
Dall’ampio parcheggio si prosegue
la strada sterrata (n.150) che conduce al Rifugio Cristo delle Nevi – campi da
sci Jacci di Bicco.
Giunti al bivio per gli
impianti di risalita si prosegue la strada sterrata in piano fino a raggiungere
il Passo Cattivo (45 minuti, sentiero n.1).
Dal
Passo Cattivo si prosegue la strada in discesa, si supera il primo tornante nei
pressi della località “Le Fosse” dove è presente un piccolo laghetto e si
continua in discesa.
Si supera un secondo
tornante e, dopo un lungo rettilineo, si arriva al terzo tornante (354266,3 E –
4752838,4 N; 1595 m; 30 minuti) dove
parte in piano un sentiero che permette di raggiungere, in 10 minuti, il Casale del Berro, visibile di fronte.
Raggiunto di Casale si
prosegue quindi per altri 15 minuti in lieve salita verso la cresta S del Pizzo
Berro che si innalza di fronte a voi e che inizia con un grosso spuntone roccioso
al di sopra del bosco di Capotenna, in corrispondenza di alcuni arbusti isolati
ben visibili (354695,6 E – 4753266,1 N; 1675 m.).
Descrizione
Dalla
base della cresta ci si porta faticosamente sul suo filo aereo che permette di
godere di un panorama eccezionale
sull’alta valle del Tenna (foto n.2).
Si
prosegue per cresta erbosa intervallata da spuntoni rocciosi per altri 20
minuti fino a raggiungere il primo e vero tratto roccioso (foto n.5).
Si
sale in verticale sulla cresta rocciosa che presenta facili tratti su roccia di
I° e II° grado (foto n. 6) fino a superarla.
Terminata
la fascia di roccia si presenta un ulteriore breve tratto erboso prima di
raggiungere l’alta parete rocciosa che caratterizza in alto la grande cresta
Sud del Pizzo Berro (30 minuti).
Raggiunta
la base della friabile parete rocciosa (354925,9 E – 4753869 N; 2015 m ; foto
n.7) si scende 50 metri verso sinistra (ovest) costeggiandola per poi
riprendere la salita al suo margine laterale.
Da
questo punto in poi il terreno si fa molto più ripido ed insidioso.
Si
salgono i successivi 200 metri di dislivello su terreno misto con erba e roccette
che non permettono assicurazioni e su pendenze tra i 50 e i 60° (foto n. 8-10),
costeggiando sempre il versante ovest della parete.
In
questo tratto può risultare utile una piccozza.
In
altri 20 minuti di salita si raggiungono le liscissime placche finali della
cresta, in prossimità dell’attacco della “ferratina del Berro”.
Si
risale un ultimo verticale canalino erboso con uscita su roccia (foto n. 12-14)
e, al termine del lunghissimo e ripidissimo imbuto sud-ovest che dalla cima del
Pizzo Berro scende fino al fondovalle,
si raggiunge così la catena metallica della ferratina da cui facilmente
si sale alla cima del Pizzo Berro (2259 m.)
Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.
Discesa:
Dalla cima del Pizzo Berro si
ridiscende per la “ferratina” e si
prosegue in ripida discesa per cresta
erbosa fino alla Forca Cervara (o Forcella della Neve, 30
minuti)
Dalla sella
erbosa della sella (354346,7 E –
4753760,2 N; 1965 m) dove il sentiero corre in piano verso il Monte Bove Sud,
si scende lievemente verso sud a prendere una traccia sottostante quasi
scomparsa che scende lievemente sotto alle rocce di Forca Cervara e quindi in
piano conduce nel cuore del versante sud-est del Monte Bove Sud in direzione
del Passo Cattivo.
Il tracciato, poco frequentato,
scompare in alcuni tratti ma è visibile e si fa netto man mano che ci si
avvicina al Passo Cattivo che si raggiunge in circa 1 ora di scomodo traverso.
Dal Passo
Cattivo per la strada di accesso in 30 minuti si raggiunge l’auto.
GIANLUCA
CARRADORINI – FAUSTO
SERRANI 1 LUGLIO 2016
PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO:
PERCORSO VERDE: AVVICINAMENTO
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO
PERCORSO GIALLO: DISCESA
LA “DIRETTISSIMA” ALLA CROCE DI MONTE BOVE.
Itinerario inedito, impegnativo
ma molto entusiasmante, aperto più di venti anni fa, prima dell’istituzione
dell’area protetta per la tutela del Camoscio d’Appennino, e ripercorso più
volte, anche d’inverno.
Via aperta il 17 luglio 2016.
Anche questo itinerario
non è riportato nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini e non è stato descritto neppure nelle mie due
pubblicazioni “I MIEI MONTI SIBILLINI”, anno 2011 e “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”, anno 2014 in quanto rimasto dimenticato.
E’ un itinerario che
permette di raggiungere la cima della Croce di Monte Bove per un canale
ghiaioso molto ripido posto nel versante ovest della montagna con una
arrampicata finale su uno stretto canalino roccioso intervallato da cenge
erbose con difficoltà di I° e II° presente invece nel versante nord proprio
sulla verticale della grande croce di vetta pertanto, per la sua salita
completa, sono richieste capacità alpinistiche.
E’ l’itinerario più breve
e diretto per raggiungere la Croce di Monte Bove e per questo motivo, con
i miei compagni di salita, lo abbiamo
denominato “la Direttissima” alla Croce di Monte Bove.
La salita è compresa
nell’area A di rispetto per la tutela del Camoscio dell’Appennino per cui la
salita descritta, pur non rientrando specificatamente nelle vie di roccia del
Monte Bove, può essere percorsa solo nel periodo che va dal 16 luglio al 31
ottobre previa comunicazione al Collegio Regionale delle Guide Alpine, come
indicato nel D.D. n.384/2014 del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
(reperibile nel sito ufficiale del Parco nazionale).
Pertanto attualmente tale
itinerario non è possibile percorrerlo d’inverno.
Accesso: L’itinerario prevede come base di partenza
il parcheggio dell’Hotel Felicita di Frontignano di Ussita facilmente
raggiungibile in auto.
Descrizione:
Dall’ampio parcheggio si prende
l’itinerario n.272 che dal fianco sinistro dell’Hotel scende e conduce
all’imbocco della Val di Bove.
Usciti
dalla pineta e terminato il tratto in piano dell’ampio sentiero ci si immette
in salita verso la Val di Bove.
Dopo circa 100 metri si raggiunge la
base del ghiaione situato a sinistra delle “Quinte”.
Qui
si lascia il tratturo di salita ed una traccia di sentiero ci conduce verso il
ghiaione, in direzione nord, attraversando gli ultimi lembi della faggeta.
Seguendo
sempre l’esile traccia si inizia una lunga traversata in quota sempre in
direzione nord fino a raggiungere la base di alcuni torrioni di roccia molto
compatta noti come la “Torre scuola”, della vecchia palestra di arrampicata del
CAI di Macerata (30 minuti).
Si
superano i torrioni e ci si immette in lieve salita in un altro ampio ghiaione
proprio di fronte all’abitato di Frontignano.
Qui
la traccia si impenna, gira verso destra, in direzione est, e sale dritta nella
parte laterale sinistra del ghiaione, tra alberi, rocce e ghiaia su pendio
sempre più ripido.
Dopo
circa 300 metri
di salita su pendio ripido (45 minuti) si raggiunge la strettoia centrale del
canale, in corrispondenza di un pino, l’unico della zona (foto n.2) .
Qui
il pendio si impenna e si devia verso sinistra e dopo circa 100 metri si risale una
cresta rocciosa molto panoramica, oltre la quale si scopre l’abitato di Ussita
e le sue frazioni.
Si
risale il filo di cresta con passaggi su roccia di I° (non obbligatori) e un
successivo pendio erboso
dove si nota anche una traccia di
sentiero che va ignorata e che attraversa un tratto ghiaioso verso destra, in
direzione sud (foto n.6).
Tale traccia può
rappresentare l’eventuale via di raggiungimento della cima della Croce di Monte
Bove qualora non si intende risalire il più impegnativo canalino finale,
infatti essa aggira la barriera rocciosa posta sotto alla cima nel versante
ovest e congiungendosi alla cresta che sale dalle “quinte” conduce alla
facilmente alla cima dove è posta la grande croce.
Risalendo ulteriormente
il pendio erboso verso destra rispetto alla cresta rocciosa, dove è già
visibile la croce di vetta, si raggiunge brevemente la sella della cresta nord
che sale dalla verticale dell’abitato di Calcara di Ussita fino alla cima.
Giunti alla sella si
risale il pendio in direzione della croce
fino a raggiungere la barriera rocciosa presente nel versante nord della
montagna e a prima vista insuperabile (foto n.8).
Alla base della barriera rocciosa traversare
con attenzione verso sinistra fino a scoprire il canalino di salita che risulta
nascosto dalla parete stessa e non è visibile se non dalla sua base.
Si è giunti al tratto più
impegnativo e verticale dell’intera “direttissima”.
Si risale il canalino
roccioso di circa 150
metri di dislivello facendo attenzione all’erba
scivolosa ed alle pietre instabili, è consigliabile l’utilizzo del casco.
Il canalino è costituito
da tre salti verticali distinti di circa 30 metri circa ciascuno di
altezza con passaggi su roccia di I° e II° intervallati da cenge erbose che
permettono una comoda sosta.
Il terzo salto è
caratterizzato da uno stretto camino con uscita piuttosto impegnativa.
Terminati i tre salti
rimane un ripido pendio finale con rocce ed erba che conduce proprio alla base
della grande croce della cima.
Le immagini riportate
sono una successione cronologica della salita.
Discesa:
Giunti
alla cima della Croce di Monte Bove si percorre l’itinerario n.270 in direzione
di Monte Bove Nord fino a raggiungere la sella tra le due cime.
Quindi per evidente
sentiero a destra si scende verso la Val di Bove e la fonte dove, più avanti
verso valle, si intercetta il sentiero che scende dalla Val di Bove e,
congiungendosi all’itinerario di salita, riporta il circa un’ora e mezza
all’auto.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI -FAUSTO SERRANI 17 LUGLIO 2016
PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO
PERCORSO VERDE DISCESA
LA GROTTA “BOCCA LARGA” DELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA E L’ANELLO DELLE TRE CIME (GUALDO DI CASTELSANTANGELO).
Itinerario che permette
di raggiungere la grande grotta denominata “Bocca Larga” situata di fronte
all’abitato di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera per poi proseguire fino alla
Punta di Valloprare (1776 m.)
attraverso la cresta che lo collega al Monte Pagliano (1386 m.) e per finire
compiendo un giro circolare raggiungendo Monte Pian Falcone (1854 m.) e la cima del Monte
Lieto (1944 m.)
per poi ridiscendere a Gualdo attraverso la Valle dell’Acqua Gilarda.
Itinerario aperto il 30 aprile 2016.
L’itinerario, pur essendo
all’interno del parco Nazionale, è praticamente sconosciuto e chiaramente non è
descritto in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio,
Si consiglia di percorrere
l’itinerario in estate o comunque dopo un periodo di siccità in quanto
l’ingresso della grande grotta presenta dei salti rocciosi, facilmente
arrampicabili, ma a primavera o d’autunno si presentano bagnati e quindi resi
scivolosissimi dall’acqua di stillicidio.
Accesso:
L’itinerario prevede come
base di partenza la frazione di Gualdo di Castelsantangelo sul Nera facilmente
raggiungibile attraverso la strada che lo collega a Castelluccio.
Dopo
aver parcheggiato in uno slargo al termine della lunga frazione si prosegue a
piedi lungo l’ampia sterrata che prosegue dal paese e si inoltre nella Valle
dell’Acqua Gilarda.
Descrizione:
Dopo
circa 300 metri
dallo slargo dove si è lasciata l’auto si nota sul versante opposto della
montagna, la cresta che collega Monte Pagliano a Punta di Valloprare un enorme
buco nero all’interno del bosco, a circa 150 metri di dislivello
dal fondovalle.
Dopo
averlo superato in linea d’aria si nota alla destra della strada una traccia
che scende nel fosso.
Si
segue la traccia e la si lascia in corrispondenza di un fosso incassato che
scende dalla parte sinistra del torrione dove si apre la grotta.
Si
risale faticosamente il fosso all’interno del bosco fino ad un salto roccioso,
agevolati da alberi si supera il salto passando sulla sua sinistra.
Salendo
ancora all’interno del bosco in direzione delle rocce sovrastanti si nota verso
sinistra la caverna.
Dirigendosi
verso di essa si raggiunge la sua base dove corre una cengia parallela (30
minuti dall’auto).
L’interno
della grande grotta “Bocca Larga” si raggiunge risalendo, con passaggi di I°
grado, la sua base rocciosa,
facendo attenzione alle zone di rocce
bagnate che possono essere molto scivolose soprattutto in discesa.
La
caverna ha dimensioni davvero grandi per la zona, con una enorme e spessa volta
rocciosa alta circa 30
metri, si estende in profondità per una ventina di
metri.
Visitata
la grande grotta si scende e si continua la traversata alla sua base
percorrendo verso destra la cengia che corre sotto ad una fascia rocciosa.
Si
prosegue per altri 200
metri fino ad intercettare un ripido e roccioso fosso
caratterizzato nel versante destro da un panoramico terrazzino con un curioso masso
a forma di tavolo.
Qui
si sale in verticale all’interno del ripido e faticoso bosco per altri 300 metri fino ad uscire
nei prati della cresta che collega Monte
Pagliano a Punta di Valloprare (40 minuti).
Usciti
nei prati si prosegue per il panoramico filo di cresta, si può osservare quasi
tutto il versante ovest della catena dei Monti Sibillini, da M. Bicco e M.Bove
Sud fino alla Cima del Redentore.
Terminata
la cresta una traccia di sentiero attraversa la faggeta di Punta di Valloprare
per uscire a circa 100
metri dalla sua cima.
Dalla
Punta di Valloprare proseguendo per facile cresta, in circa 30 minuti si
raggiunge la cima del Monte Pian Falcone.
Quindi
compiendo un cerchio praticamente perfetto si continua per aerea cresta fino
alla cima di Monte Lieto (45 minuti) e con altri 15 minuti si chiude il cerchio
raggiungendo la cima di quota 1853
m. che sovrasta il rimboschimento a conifere della Forca
di Gualdo e da cui si inizia la discesa.
Discesa:
Dalla cima di quota 1853 m. per la aerea ma
facile cresta nord-ovest (sentiero n. 23 della normale salita alla cima del
monte) si scende facilmente (30 minuti) alla Forca di Gualdo e alla Madonna
della Cona visibile sotto di esso in direzione nord-ovest.
Prima
di raggiungere la strada asfaltata si incontra più in basso un sentiero che,
dalla Forca di Gualdo, si addentra nel bosco, lo si prende e dopo circa 200 metri si incontra una
deviazione verso destra che scende ripidamente nel bosco e che, in circa 30
minuti, permette di raggiungere il fondo della Valle dell’Acqua Gilarda dove si
intercetta la strada sterrata di salita.
Con
altri 30 minuti si raggiunge l’auto superando una captazione di acqua e una
edicola sacra.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI – SERRANI FAUSTO 30 APRILE 2016
DUE FACILI SALITE NORD INVERNALI: Il Pizzo e la Punta di Prato Pulito.
Come di consueto anche
questi due itinerari invernali non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.
Essi descrivono due facili salite invernali su ghiaccio ai versanti nord de Il Pizzo (M. Priora) nel gruppo nord e della Punta di Prato Pulito nel gruppo sud dei Monti Sibillini effettuate tra il 2014 ed il 2015.
L’idea di descrivere
queste due salite emerge dal fatto che, anche recentemente, nella bibliografia
e in siti internet dedicati ai Monti Sibillini sono apparse descrizioni con
immagini di salite ancora più facili e talvolta anche banali di queste di
seguito descritte e spacciate come vere e proprie imprese.
Questi itinerari riportati
sono facili e adatti a chi si vuole cimentare con le prime ripide salite
invernali su ghiaccio in quanto, anche se lunghi, non presentano alcuna
difficoltà tecnica.
Il primo itinerario deve
essere percorso però tassativamente in condizioni di neve ben assestata in
quanto il versante nord de Il Pizzo è estremamente valangoso, si sale proprio
su un canale formato da grandi slavine che anni fa hanno distrutto una ampia
porzione di bosco arrivando a trascinare faggi secolari fino al greto del torrente Ambro posto 700 metri più a valle.
Naturalmente sono richiesti
ramponi e consigliabili due piccozze mentre si può procedere slegati anche se è
sempre consigliabile portare in zaino una corda di emergenza.
SALITA DEL VERSANTE NORD DE “IL PIZZO” – M.PRIORA.
Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Vetice che si raggiunge in auto dal capoluogo di comune,
Montefortino, prendendo la deviazione prima del paese per la Madonna del’Ambro-Infernaccio. Seguendo le indicazioni per la Madonna
dell’Ambro dopo circa 1
chilometro si devia a sinistra per Vetice.
Dalla frazione (726 m.) si prosegue per la
strada sterrata che conduce ai Campi di Vetice fin dove è possibile quindi si parcheggia
l’auto cercando uno slargo che possa permettere il transito dei mezzi agricoli
altrimenti vi ritroverete l’auto strisciata o con le gomme bucate come mi è
capitato di leggere in un articolo su internet la scorsa estate !!!.
Si
prosegue a piedi la strada in direzione ovest fino a Fonte Vecchia (361457,4 E
– 4756084,2 N; 850 m)
quindi a destra per i campi di Vetice si raggiunge Fonte Cupa (sentiero per le
sorgenti dell’Ambro, ore 0,40 circa). In corrispondenza di un bivio si
inizia a salire nel bosco caratterizzato da grandi faggi, dopo ripide svolte si
giunge a tagliare a quota 1200
metri (359479,4 E – 4756493,1 N) il ripido e roccioso
crestone nord de Il Pizzo oltre il quale si apre un’ampia visione della Valle
dell’Ambro.
Da
qui il sentiero prosegue in piano fino ad attraversare un ampio vallone, una
volta bosco, attualmente distrutto da grandi slavine staccate proprio dal
versante nord de Il Pizzo in questi ultimi anni, in occasione della prima
salita del dicembre 2015, con soli 30 centimetri di
neve, già si erano formati dei distacchi di neve.
Dal primo tratto di bosco che si
attraversa, si trova una deviazione e si sale a sinistra fino a dove il
sentiero subito dopo scompare tra tronchi abbattuti, (359177,9 E – 4756327,8 N;
1250 m)
qui il bosco si apre in quanto completamente distrutto e si inizia a salire in
verticale tra arbusti fino a raggiungere la quota del Poggio della Croce, con
la sua grande croce metallica ben visibile, situato sulla sinistra.
Superato il bosco ci si
innalza su prati sempre più ripidi spostandosi sulla sinistra a prendere un
canale che sale parallelo alla cresta che sale dal Poggio della Croce fino alla
cima de Il Pizzo.
Si
intercetta quindi e si percorre per un tratto il sentiero di salita estiva al
Il Pizzo che più in alto con un tornante devia verso destra, qui si devia
nettamente a sinistra per un centinaio di metri e si risale completamente il
canale situato poco più a destra della cima de Il Pizzo.
L’ultimo
tratto presenta pendenze di 40-45° ed in breve permette di raggiungere la cima (1755 m.)da cui si gode di un
bellissimo panorama, a cavallo tra la Valle dell’Ambro e quella dell’Infernaccio
e del Rio e di fronte al versante est del M. Priora.
Variante consigliata: Se la neve è in condizioni e si ha
buon allenamento, l’itinerario descritto può essere considerato la prima parte
di avvicinamento per la salita alla cima del Pizzo Regina, o per la lunghissima
ma facile cresta nord-est, o una volta raggiunta la verticale del casale delle
Murette, visibile sotto la cresta a sinistra 500 metri più avanti
della cima de Il Pizzo, si prende una traccia di sentiero in piano che conduce
verso il Casale della Priora (visibile nella foto n.5) e che attraversa l’ampio
e incassato canale sommitale del Rio (canale est del M. Priora parzialmente in
ombra nella foto n.5) nel tratto sopra alle pareti verticali che si risale
completamente senza alcuna difficoltà per uscire proprio sui pendii sottostanti
la cima del Pizzo Regina.
L’unico inconveniente che
per la salita fino alla croce di vetta del Pizzo Regina occorre considerare
almeno altre 2,5-3,5 ore di salita a seconda delle condizioni della neve !!
Ritorno: Stesso itinerario di salita e raggiungimento
descritto.
SALITA DEL VERSANTE NORD DELLA PUNTA DI PRATO PULITO.
Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Forca di Presta.
Si sale
per il classico sentiero N.1 per il Monte Vettore, giunti al Rifugio Zilioli si
scavalca la cresta della Forca delle Ciaole e si inizia a scendere il pendio in
direzione delle Roccette, verso il Lago di Pilato, tenendosi verso sinistra. Si raggiunge così il fondo della valletta
compresa tra la Punta di Prato Pulito che incombe sopra di voi e lo Scoglio del Lago la cui cima
si trova più sulla destra.
Si
inizia quindi a risalire il pendio in direzione della cima della Punta di Prato
Pulito (357912,8 E – 4741898,7 N; 2345 m.) che si fa sempre più ripido man mano
che si sale.
L’ultimo
tratto sotto alla cima presenta alcuni tratti rocciosi scavalcabili per stretto
canalino e pendenze di 45-50° e generalmente la neve è sempre in ottime
condizioni senza pericoli oggettivi.
La
prima salita è stata effettuata nel lontano 12 marzo 1994 e poi ripetuta
diverse volte, alcuni momenti della prima salita sono riportati nella mia prima
pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011, foto n. 200-201.
Ritorno: Dalla cima di Punta di Prato
Pulito, oltre a proseguire verso la Cima del Lago e la Cima del Redentore, si
scende al Rifugio Zilioli per la facile cresta nord-est per poi riprendere
l’itinerario di raggiungimento.
LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA.
Come di consueto anche
questi due itinerari non sono descritti in alcuna guida dei Monti Sibillini in
commercio.
Essi descrivono l’accesso
a due grotte nella zona di Bolognola chiamate con lo stesso nome, situate in
due vallate parallele e che sono state le ultime dimore dell’orso nei Monti
Sibillini fino al 1700.
Sono ambedue itinerari facili
e adatti ai normali escursionisti in quanto non presentano alcuna difficoltà
tecnica.
Si consiglia di
percorrere i due itinerari in primavera (tra maggio e giugno) in quanto si
possono accoppiare con la risalita fino alle sorgenti del Fiastrone e alla Forra
dell’Acquasanta che conservano ancora dei grandi e spettacolari accumuli di
neve.
L’escursione alla valle
dell’Acquasanta, essendo piena di cascate,
è anche consigliata sia d’estate ma soprattutto d’inverno con bassissime
temperature ma con neve stabile in quanto si possono così ammirare le
spettacolari cascate gelate in assoluta sicurezza altrimenti la valle è estremamente
pericolosa per le valanghe che raggiungo il suo fondovalle e che formano gli
straordinari accumuli di neve menzionati.
In genere anche il canale
di salita dell’itinerario n.1 in primavera può presentarsi colmo di neve e
facilitare la salita.
Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
l’area pic-nic attrezzata situata nella Valle inferiore del Fargno.
Da
Bolognola si prosegue per la strada che conduce alla Pintura quindi al primo
tornante che si incontra si devia a destra per una strada sterrata che in piano
dopo circa 600 metri
conduce ad un’area attrezzata per pic-nic con fontana, tavoli e braciere.
Si
prosegue a piedi la strada che risale il greto del torrente Fiastrone.
Dopo
circa 2 chilometri
si supera una bellissima faggeta a sinistra e una captazione di acqua quindi il
bosco si dirada e la strada si trasforma in un sentiero sempre più accidentato.
Dopo
altri 500 metri
si giunge sulla verticale del ripido versante su-est di Cima di Costa Vetiche ,
caratterizzato, in alto a destra sulla cresta, da un grande sperone roccioso di
colore rosso e di forma tondeggiante, come visibile nella foto n.3.
Sempre
sulla destra si apre un ampio canale molto ripido che conduce proprio verso lo
scoglio di Cima di Costa Vetiche (canale di salita invernale descritto nella
mia prima pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011).
Guadando
il torrente e salendo un centinaio di metri, con attenzione per l’erba ripida,
la sponda destra del canale ci si dirige verso un nucleo di faggi isolato
piuttosto grande, posto sotto a delle rocce, come visibile nella foto n.1 e 3.
A primavera si può
trovare il canale colmo di neve che crea dei gradini naturali che facilitano la
salita anche se occorre sempre attenzione.
Dentro
a questo nucleo di faggi si apre la Grotta dell’Orso che si vede solo quando si
è giunti nei pressi.
La
grotta si presenta lunga una decina di metri e con una volta a V rovesciata caratteristica,
come visibile nella foto n.2, di fronte si apre il versante nord del M. Acuto
con il taglio della strada per la forcella del Fargno. (foto n.4)
L’escursione può essere
accoppiata anche alla visita del grande faggio secolare di Costa Vetiche che
si trova un centinaio di metri più a
destra della grotta, come visibile nella foto n.1 e che si raggiunge
percorrendo in quota i ripidi pendii erbosi che li separano, facendo attenzione
ad un canale intermedio che presenta dei tratti ripidi e rocciosi.
Inoltre,
una volta raggiunta la grotta, si scende per il pendio di risalita fino a
ritornare al torrente quindi si consiglia di proseguire la risalita della valle
fino alle sorgenti del Fiastrone.
Il sentiero che prosegue
non è sempre ben visibile e agevole in quanto attraversa zone devastate dalle
slavine invernali.
Giunti sotto al grande
canalone che scende, a sinistra, dal versante nord del M. Acuto in primavera si
possono trovare ancora enormi accumuli di neve, dove il torrente crea delle
impressionanti gallerie come visibile nelle foto n.5 e 6, che vi
accompagneranno fino al restringimento della valle in corrispondenza della
cresta nord che scende dalla cima del M. Acuto, caratterizzata da alte pareti
di scaglia rossa.
Proseguendo sempre la
risalita del greto del torrente, ormai senza più percorso evidente e ancora tra
grandi residui di slavine, si raggiunge la parete rocciosa stillicidiosa e
caratterizzata da alcune cascatelle da dove nasce il Fiastrone.
Ritorno: Per lo stesso itinerario oppure si
risale la cresta rocciosa a sinistra delle sorgenti fino ad intercettare la
strada superiore che conduce alla Forcella del Fargno.
Si scende la strada in
direzione della Pintura di Bolognola, in circa 2 chilometri si
raggiunge Fonte Bassete e dopo altri 500 metri si supera il grande scoglio tagliato
dalla strada oltre il quale inizia il bosco.
Dal termine del paracarri
stradale, in corrispondenza dello scoglio, si scende su un ripido ghiaione nel
bosco sottostante per alcune decine di metri fino ad intercettare un netto
sentiero, denominato la “Strada delle Catene” che sempre in discesa verso
destra, conduce in circa 30 minuti al torrente Fiastrone, fino a sbucare nella
strada di fondovalle percorsa all’andata.
Quindi facilmente si
raggiunge l’auto.
Questi ultimi anni la
Strada delle Catene è divenuta meno agevole a causa di grandi slavine che hanno
trascinato a valle una enorme quantità di alberi che nessuno taglia.
Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Bolognola ed è ampiamente descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.
Riassumendo,
dalla piazza di Bolognola, subito dietro alla chiesa, si prendono le
indicazioni per le Cascate dell’Acquasanta, si prosegue in auto fino alle
ultime case in fondo al paese dove si parcheggia quindi si scende a piedi verso
il Fiastrone.
Un sentiero risale la
vallata opposta traversando nel bosco posto di fronte al paese.
In circa 2 ore di comodo
e pianeggiante sentiero si raggiungono le cascate dell’Acquasanta.
In
realtà in sentiero si snoda sopra al canale di adduzione dell’acqua alla
centrale di Bolognola posta circa 4 chilometri più a valle, infatti a circa metà
percorso si incontrerà anche una grossa tubazione metallica che rappresenta
proprio un tratto del suddetto canale.
Giunti
alle cascate il sentiero-canale, che passa proprio alla loro base e ne
raccoglie le acque tramite delle griglie metalliche, scende e permette di
raggiungere la piccola diga che chiude la valle dell’Acquasanta.
Fino
a pochi anni fa una scaletta metallica a destra e una catena sulle rocce di
sinistra permettevano di superare la diga e di addentrarsi, con molta prudenza,
nella spettacolare Forra dell’Acquasanta.
Attualmente
le recenti valanghe che hanno distrutto la scala e la catena e l’incuria di chi
gestisce la zona non rendono possibile affacciarsi nella forra.
Il
raggiungimento molto più difficile della forra da monte è invece descritto
nell’itinerario n.10 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” anno 2014.
Giunti
alla base della diga si scende la valle per circa 100 metri fino ad
incontrare sulla sinistra una deviazione in salita che permette di raggiungere
di nuovo il canale di adduzione dell’acqua.
Giunti nel ripiano dove
il sentiero-canale spiana, si devia a destra e dopo 50 metri si è di fronte
alla Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta.
O meglio quello che era
la grotta perché anni fa, mani incoscienti, hanno chiuso con dei mattoni
l’ingresso della grotta lasciando solo una piccola apertura come visibile nella
foto n.7, impedendo la vista della struttura geologica a pieghe che formava la
cavità.
Variante di accesso: La Valle dell’Acquasanta può essere
raggiunta anche da una seconda via.
Attualmente tale
itinerario, una volta una comodissima e breve strada di fondovalle, si è
trasformato in una vera e propria
avventura con numerosissimi guadi e risalite di tratti di strada devastati
dall’alluvione del 2011 e che nessuno ha mai più sistemato.
Pertanto è consigliato
solo a chi vuole rendere più entusiasmante e impegnativa l’escursione alla
valle.
Sulla strada che collega
Acquacanina a Bolognola, dopo circa 2,5 chilometri dalla
deviazione per la Valle di Rio Sacro, si incontra una deviazione che scende
verso il Fiume.
Si parcheggia al lati
della strada e si inizia la discesa, dopo circa 500 metri si raggiunge il
punto di confluenza tra il Fiastrone che scende da sinistra ed il torrente
Acquasanta che scende da destra,
Si supera il Fiastrone grazie
ad un ponticello posto poco più avanti verso sinistra.
Quindi ci si sposta
faticosamente tra alberi e arbusti nell’affluente di destra che, senza una
traccia definita perché la strada e stata distrutta, si supera e si risale, ora
a destra ora a sinistra guadando diverse volte.
Dopo circa 1,7 chilometri,
(dove soprattutto d’inverno ci può volere anche un’ora di cammino !!) si devia
nettamente verso destra in piano e ci si addentra nella Valle dell’Acquasanta
anche qui non senza difficoltà per gli enormi cumuli di alberi abbattuti dalle
slavine e che nessuno ha mai raccolto.
Dopo circa 30 minuti si
raggiungono le cascate che si innalzano nella parete rocciosa che costeggia in
alto il bosco sulla vostra sinistra, si intercetta la deviazione a destra per
la Grotta dell’Orso e si arriva quindi alla grande cascata finale e alla diga.
La grotta si raggiunge per la deviazione sulla
destra (rispetto alla salita) prima della diga.
Ritorno:
Stessi itinerari di raggiungimento descritti.
ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI.
Come per gli altri
itinerari pubblicati anche questi non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.
Itinerari aperti tra il 2015 ed il 2016.
Questi itinerari
permettono di addentrarsi, in tarda primavera, in forre e canaloni riempiti di
neve dalle slavine invernali altrimenti senza la quale sarebbe impossibile
accedervi.
Premetto che gli
itinerari proposti sono adatti ad escursionisti esperti e soprattutto temerari
ed avventurosi in quanto presentano dei pericoli oggettivi costituiti da
possibili cadute di sassi e slavine e da sfondamenti della neve su cui occorre
camminare, tratti di neve molto compatta anche se generalmente ricoperta di
terra e rami e mai completamente liscia ma sempre scalettata o ricca di avvallamenti
naturali su cui talvolta si cammina anche facilmente.
Essi vanno pertanto
percorsi rigorosamente con casco alla testa, ramponi e piccozza e vanno scelte
le condizioni adatte, si consiglia di salire veloci e di non soffermarsi a
lungo sotto alle pareti rocciose, l’autore, per aver descritto tali itinerari,
si esonera dalla responsabilità di eventuali incidenti.
Anzitutto l’inverno dovrà
essere stato copioso di neve ed è già una condizione sempre più difficile da
trovare, in modo che le slavine che scendono dai versanti sovrastanti abbiamo
riempito i canali di salita.
Può capitare quindi che
in qualche primavera non sia possibile percorrere tali itinerari proprio per
mancanza di neve di accumulo.
Inoltre ci si deve
accertare che i pendii sovrastanti abbiano scaricato tutta la neve a rischio,
generalmente il periodo di percorrenza migliore per gli itinerari descritti è
da metà maggio ai primi di giugno dopodiché la neve si assottiglia ed i canali
diventano pericolosi da percorrere.
Inoltre, regola generale,
per la risalita dei canali colmi di neve si consiglia di passare ad una
distanza media tra il bordo (destro o sinistro) ed il centro del canale, dove
la neve e di maggiore spessore e più compatta.
Questo perché al centro
del canale, sotto alla neve su cui passate, in ruscello che scorre scava una
galleria, talvolta impressionante come visibile nella foto n.3, che non vedete
e soprattutto che, se non c’è neve a sufficienza, può sfondarsi.
Inoltre evitate il bordo
del canale perché ai lati la neve a contatto con la roccia si scioglie creando
delle spaccature molto pericolose.
Gli itinerari proposti si
trovano, due nel versante nord del Monte Sibilla, nella valle dell’Infernaccio
e sono il Fosso di Meta III, come chiamato dai torrentisti, e il Fosso delle
Vene, sulla verticale della cima del M. Sibilla mentre il terzo è il Fosso di Colleluce,
dove sono presenti le sorgenti del Fluvione, ed è situato alla base dell’imbuto
del versante nord del Monte Vettore dove si forma anche una grotta di ghiaccio
visitabile (vedi foto nella mia pubblicazione “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
2014).
In alcune primavere è possibile capire se i due fossi del versante nord del M. Sibilla sono percorribili semplicemente arrivando alle Pisciarelle e notando l’accumulo di neve ivi presente, come visibile nella foto n.1.
1-2 .Le
“Pisciarelle” all’ingresso della valle dell’Infernaccio con un grande accumulo
di neve, con il ponte di neve e dopo quattro ore, con il ponte crollato, luglio
2015.
ITINERARIO
N.1 : IL FOSSO DI META III – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.
Accesso: L’itinerario prevede come partenza il
parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica
escursione nella Valle dell’Infernaccio.
Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.
Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.
In
questo punto si scopre il versante nord del Monte Sibilla con i tre ripidi
canaloni di Meta che scendono quasi verticalmente tra boschi e rocce.
Da qui è possibile già
osservare se tale itinerario è percorribile perché generalmente il primo fosso
(appunto Meta III) è pieno di neve di accumulo da slavine che delle volte
arriva fino al fiume Tenna.
Addirittura nella
primavera del 2011 quando è stato percorso per la prima volta dal fiume, le
slavine avevano anche distrutto una parte della strada di fondovalle.
Quindi
se si vede che c’è neve nel fosso si traversa il fiume Tenna in corrispondenza
di un tratturo che si addentra nel bosco di Meta e si raggiunge faticosamente
in qualche modo, tra alberi trascinati a valle e rocce, la lingua di neve.
Si
risale su neve tutta la lunga lingua che serpeggia tra il bosco di Meta fino a
raggiungere le prime pareti rocciose.
Qui
il canale si restringe e si impenna, da qui in poi proseguire con ramponi ai
piedi, piccozza e casco alla testa.
Ci
si innalza lungo la forra tra strette pareti fino ad un salto di 25 metri, se c’è molta
neve è generalmente ricoperto ma si riconosce perché anche la neve in
corrispondenza si impenna e costringe ad una vera e propria risalita su
ghiaccio con tratto anche di 50-60° di pendenza.
Fare
molta attenzione in questo punto perché il canale è largo 4-5 metri e la neve ai bordi,
a contatto con la roccia, crea delle
grandi e oscure fenditure, per chi se la sente di proseguire è consigliabile
semmai procedere in cordata o intagliare dei gradini per facilitare la
successiva discesa o addirittura di procedere con doppia piccozza per avere
migliore tenuta.
Quindi il canale si apre
e gira verso destra, si prosegue ancora su neve ripida fino a raggiungere il
grande salto di 70 metri
che per la maggior parte si trova sotto la neve ma che comunque, nella parte
scoperta, è sufficiente ad interrompere
la salita.
ITINERARIO
N.2 : IL FOSSO DELLE VENE – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.
Accesso: Anche questo itinerario prevede come
partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la
classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.
Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.
Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.
Si
entra nel bosco di S. Leonardo fino a raggiungere la deviazione per l’omonimo
Romitorio.
Si prosegue sempre
costeggiando il torrente quindi dopo circa 40 minuti di comodo cammino (2 km dalle Pisciarelle) , la
valle si allarga e si scopre a sinistra un ampio fosso con alte pareti
verticali, dove scende un ruscello con fondo ghiaioso.
Questo è l’imbocco del
Fosso delle Vene (foto n.1) dove, se c’è neve, già si osserva la lingua di
valanga che delle primavere copre addirittura il sentiero di fondovalle e
obbliga l’escursionista a fare degli slalom tra alberi abbattuti e blocchi di
neve.
Si risale il fosso verso
le pareti o direttamente sulla lingua di neve oppure passando a sinistra del
fosso su tracce di sentiero.
Dapprima il fosso è, a
fondovalle, piuttosto largo poi, man mano che ci si avvicina alle pareti si
restringe e si fa più ripido.
Si raggiunge così il
restringimento del fosso caratterizzato da altissime pareti verticali, è
consigliabile indossare ramponi e casco, non ci si rende conto ma in questo
punto si può camminare anche sopra a 20-30 metri di neve.
Superato il
restringimento il fosso devia bruscamente verso destra e continua a salire
ripidamente quindi ripiega di nuovo verso sinistra e si raggiunge un posto
veramente magico.
Fare molta attenzione a
tenersi a sufficiente distanza dalle pareti del fosso perché la neve
sciogliendosi a contatto con la roccia forma grandi crepacci.
Ci si trova in un imbuto
con pareti di roccia alte diverse centinaia di metri, si vede sono un cerchio
di cielo e nient’altro, solo pareti di roccia stillicidiose e grigie e di
fronte si apre la visione della maggiore cascata dei Monti Sibillini, la
cascata delle Vene, alta più di 70 metri e nella sua massima portata
primaverile ma chiaramente parzialmente sommersa dalla neve che in questo
imbuto può raggiungere diverse decine di metri.
Assolutamente non
avvicinatevi alla base della grande cascata in quanto il flusso di acqua e
soprattutto lo spostamento di aria che essa crea scava un enorme buco sulla
neve intorno ad essa ed invisibile dal basso che può cedere sotto il vostro
peso.
ITINERARIO
N.3 : IL FOSSO DI COLLELUCE – SORGENTI DEL FLUVIONE VERSANTE NORD DEL M. VETTORE.
Accesso: Per raggiungere le sorgenti del
torrente Fluvione, che nascono alla base del grande imbuto del versante nord
del M. Vettore, si parte dalla frazione di Balzo di Montegallo.
Dal paese si continua in
auto la strada per le frazioni di Astorara e Colleluce quindi la strada si fa
in terra battuta e inizia a salire verso l’imbuto del M. Vettore, dopo circa 500 metri si incontra una
deviazione sulla destra che si ignora, si continua a salire con diversi
tornanti fino a raggiungere una fontana e sempre in salita fino ad una grande
frana dove c’è il divieto di accesso.
Descrizione: Si parcheggia nei pressi della frana
e a piedi si continua la strada nella zona denominata S. Michele che in realtà
è già il sentiero dei Mietitori.
Si
supera la zona franosa e dopo circa 500 metri si devia a destra per un ampio
tratturo che praticamente in piano, in circa 1 chilometro permette
di raggiungere la captazione delle acque della sorgente del Fluvione al di
sotto della quale scende anche una cascata. Dalla captazione si continua in
piano e si scende con attenzione verso il Fosso di Colleluce che generalmente,
a metà primavera, è colmo di neve fino quasi alle sorgenti. Raggiunto il fosso si risale facilmente su neve compatta ma
poco ripida per altri circa 300
metri fino a raggiungere un anfiteatro roccioso che la
neve non riesce a ricoprire.
La risalita del canale,
se fatta in tarda primavera (metà maggio-giugno) con i pendii sommitali ormai
vuoti di neve, non rappresenta alcun pericolo, la neve rimasta all’interno dei
canali non crea più rischio di slavine.
Dall’anfiteatro si nota a
sinistra un ripido canale erboso che rappresenta il passaggio per le salite
invernali al grande imbuto nord, qui apparentemente il percorso è finito.
Se dal grande nevaio ci
si sposta sulla sua sinistra con molta attenzione e a seconda dell’accumulo di
neve, si nota una apertura nascosta a contatto delle rocce.
Si scende con attenzione
semmai scendendo ulteriormente di 30 metri più a valle e risalendo a sinistra più
agevolmente e ci si addentra nella spaccatura laterale che la neve crea a
contatto con la roccia dell’anfiteatro. Prima di entrare verificare che la
volta di neve sia spessa almeno più di due metri altrimenti può presentare
rischio di crolli.
Si entra così in una
delle poche grotte di ghiaccio temporanee presenti nei Monti Sibillini.
La cavità generalmente è
alta un paio metri e profonda una ventina, il soffitto gocciola di acqua e
presenta diverse aperture verso il cielo.
Altre cavità di ghiaccio
primaverili si possono trovare in altri luoghi dei Monti Sibillini, uno è la
base dell’imbuto del versante nord di M. Cacamillo, nella zona denominata
“Buggero” e descritta nell’itinerario n.12 della mia prima pubblicazione “I
MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011.
L’altro luogo magico è la forra dell’Acquasanta nel territorio di
Bolognola, il cui raggiungimento è descritto nella bibliografia ufficiale dei
Monti Sibillini, qui gli accumuli di neve sono, in alcune primavere, davvero
impressionanti.
15-16.
All’interno della grotta di ghiaccio, non sembra vero ma siamo nei Monti Sibillini.
MONTE VETTORE DALLA FONTE DELLE CIAOLE PER IL CANALE SUD.
Anche il presente itinerario, percorso il 22 luglio 2015, non è descritto in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.
E’ un itinerario
alternativo e un po’ più impegnativo per raggiungere la cima del Monte Vettore.
Permette di evitare
l’ultimo degradatissimo e frequentatissimo tratto di sentiero che sale dal
Monte Vettoretto al Rifugio Zilioli alla Forca delle Ciaole, passando per la
Fontana delle Ciaole e per il canale dove è presente la captazione dell’acqua
della fonte (Fonte delle Ciaole) e che esce a sud della cima del Monte Vettore,
in corrispondenza della croce della cima e della cresta che scende alla Cima di
Pretare (o Il Pizzo).
La risalita del canale
ghiaioso fino alla cresta sommitale del Monte Vettore è un po’ impegnativa ma
può essere affrontata da escursionisti con un minimo di esperienza anche su
terreni ripidi ed instabili.
Molto consigliato
d’inverno, permette una salita più entusiasmante alla cima più alta dei Monti
Sibillini rispetto all’itinerario classico percorso anche d’estate.
Verificare l’assestamento
del manto nevoso nel tratto dalla fontana delle Ciaole al canale sud mentre
generalmente all’interno di esso la neve è sempre più sicura e stabile.
La parte terminale del
canale è percorsa da una via invernale, il “canale diretto alla vetta”, con
partenza dal sentiero dei Mietitori.
Accesso: L’itinerario prevede come partenza Forca
di Presta.
Si sale per il classico
sentiero N.1 per il Monte Vettore.
Si supera la Croce di
Tito Zilioli e si raggiunge la sella del Monte Vettoretto (ore 1, 2052 m.) .
Alla sella anziché
continuare il sentiero classico che, in salita, conduce al Rifugio Zilioli già
in vista, ci si sposta sul fondo della conca verso destra e si intercetta una
traccia che si fa sempre più evidente e che porta, in piano, verso un casale di
pastori sottostante la Forca delle Ciaole e quindi alla Fontana delle Ciaole
con trocchi, (358743,7 E – 4741699,9 N) la più alta fontana dei Monti Sibillini
si trova a quota 2080 m
mentre la Fonte delle Ciaole e cioè la captazione
si trova all’interno del canale sud a 2270 m.
Dietro
alla fontana, in lieve salita, prosegue una traccia di sentiero che inizia ad
affacciarsi sul ripido versante sud-est del Monte Vettore, con la cima della
“piramide” che si fa sempre più vicina.
Dopo
circa 30 minuti si entra in un canale dal fondo roccioso, in corrispondenza di
una sorgente caratterizzata più a valle da una parete di roccia stillicidiosa
ricoperta di verde muschio e sopra da una captazione (Fonte delle Ciaole) che trasporta l’acqua
alla Fontana delle Ciaole precedentemente raggiunta.
Dal canale inizia una risalita
faticosa e ripida su roccette e zolle erbose, tenendosi verso le rocce della
sponda di destra del canale in modo da evitare le ghiaie instabili del ghiaione
sommitale.
Dopo circa 40 minuti si
raggiunge la cresta sommitale che scende dalla cima del Monte Vettore alla Cima
di Pretare in corrispondenza del punto dove emerge anche il sentiero che sale
da Santa Maria in Pantano (359218,0 E – 4742611 N, 2400 m.) .
Quindi
salendo la cresta verso sinistra in vista della croce di vetta, si raggiunge la
cima del Monte Vettore.
E’
anche consigliabile percorrere la cresta in discesa fino alla cima di Pretare,
molto più panoramica ed accoppiarla al raggiungimento del terrazzino della cima
della “piramide” descritta sulla mia pubblicazione “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI
MONTI SIBILLINI” parte 2.
Ritorno: Dalla cima del Monte Vettore si
scende alla Forca delle Ciaole e quindi a Forca di Presta per il classico itinerario
di salita (Percorso VERDE).
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI 22 LUGLIO 2015
I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – Parte 2.
ITINERARIO N.4: IL TERRAZZO DELLA CIMA DELLA “PIRAMIDE” –
VERSANTE SUD-EST DEL MONTE VETTORE
Sicuramente questo
itinerario, insieme ai N.1 e 2 descritti per il gruppo nord, permette di
raggiungere uno dei più spettacolari terrazzi da brivido sospesi nel vuoto del
gruppo sud dei Monti Sibillini.
Dalla cima della “Piramide” è
possibile affacciarsi con una verticale di più di 300 metri sopra alla “Aia
della Regina”, la grande placconata posta nel versante Sud-est del M. Vettore e
con oltre mille metri sopra al paese di Pretare e Arquata del Tronto ancora più
in basso, con una visione aerea che corre fino ai Monti della Laga e al Gran
Sasso.
L’itinerario è consigliato ad
escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza
su terreni aspri e molto ripidi, che conoscono bene la montagna in quanto nel
tratto finale di raggiungimento del terrazzo proposto non esistono sentieri ne
segnalazioni e che soprattutto non soffrono di vertigini.
Accesso: Da Forca di Presta si sale al M. Vettore
per l’itinerario classico (sentiero n. 1 – 1/A), passando per il Rifugio
Zilioli (ore 2).
Dalla cima del M. Vettore ci
si sposta verso la croce che si incontra prima della vetta, si scende poco più avanti,
in corrispondenza di un omino di pietre, verso la lunga cresta che collega la
cima del M. Vettore alla Cima di Pretare o il Pizzo.
Scesi alcuni metri ci si
trova sul grande crestone che, in costante discesa, permette di raggiungere in
circa 15 minuti uno scoglio. Si supera lo scoglio e si prosegue in cresta
sempre in discesa.
Dopo circa 100 metri, prima di scoprire verso sud-est, il grande imbuto del “canalino”, si inizia a notare sotto alla cresta, sulla destra, una crestina che si stacca e, in netta discesa, porta alla visibile cima della “Piramide” posta circa 200 metri più in basso (foto n.1). Si inizia a scendere la cresta ghiaiosa intervallata da alcuni saltini rocciosi di pochi metri che si aggirano a sinistra e gli ultimi a destra, fino a raggiungere, sempre a destra, il termine di un ampio e ripido canale erboso, è la parte terminale del “canale del santuario” (via alpinistica invernale). S
Seguendo sempre la cresta in
discesa che in questo punto si fa molto sottile si raggiunge la cima della
“piramide” (30 minuti).
Si consiglia di avvicinarsi
ed affacciarsi alla cima con prudenza perché di colpo ci si trova sospesi sopra
ad un impressionante vuoto.
La cresta della “piramide” è
inoltre molto friabile, fare attenzione a non staccare massi.
Ritornati sulla cresta che
collega il M. Vettore alla Cima di Pretare (foto n.2) si consiglia di scendere
ulteriormente, con attenzione, raggiungendo questa ultima cima, anch’essa molto
panoramica in quanto sospesa da verticali pareti sopra al Passo Galluccio, Sasso Spaccato
(vedi itinerario dell’autore pubblicato nel novembre 2014) e a Montegallo con tutte le sue frazioni.
Ritorno: Stesso itinerario
ITINERARIO N.5: I TERRAZZI DEL PIZZO DEL DIAVOLO A PICCO
SUL LAGO DI PILATO.
Questi tre terrazzi proposti
di seguito permettono di godere da diverse posizioni la magica veduta aerea di
uno dei luoghi più belli dei Monti Sibillini ma forse anche d’Italia, il Lago
di Pilato. Il
primo terrazzo descritto, ossia la cima del Pizzo del Diavolo, è raggiungibile da
escursionisti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni ripidi, il
secondo (il castello) ed terzo (gran gendarme) sono esclusivamente riservati ad
escursionisti esperti di pratiche alpinistiche in particolare per la salita al
Gran Gendarme in quanto occorre risalire e soprattutto ridiscendere in libera
una parete di roccia di circa 8
metri con passaggi di secondo grado nella speranza che prima
o poi qualcuno posizioni in loco una catena fissa, per questi ultimi due
itinerari è consigliabile anche l’utilizzo di un casco per il pericolo di
caduta di sassi dalle pareti del Pizzo del Diavolo.
Accesso al primo terrazzo: Pizzo del Diavolo: Per raggiungere il primo terrazzo proposto, cioè la panoramica cima del Pizzo del Diavolo, si sale da Forca di Presta verso il M. Vettore, per l’itinerario classico (sentiero n. 1 – 1/A), raggiunto il Rifugio Zilioli (ore 2) si sale la cresta a sinistra raggiungendo in successione, Punta di Prato Pulito, la Cima del Lago, quindi si ridiscende lievemente e si raggiunge la Cima del Redentore, quindi per aerea cresta si arriva alla cima del Pizzo del Diavolo (foto N. 8). Qui con moltissima attenzione, scendere una ventina di metri verso il lago per poter osservare la sua visione da brivido, con circa 500 metri di verticalità, fare molta attenzione al terreno ghiaioso e alle rocce instabili della vetta.
Accesso al secondo
terrazzo: Il Castello: Il Castello è il grande torrione che si
stacca dalla parete del Pizzo del Diavolo in direzione sud e sovrasta la parte
terminale del Lago di Pilato, di fronte alle cosiddette “roccette”.
Per raggiungere il secondo terrazzo
proposto, si deve arrivare al Lago di Pilato per uno dei tre itinerari
classici, o partendo da Forca di Presta per la Sella delle Ciaole e scendendo
per le “roccette” o da Foce per la Valle del Lago o da Capanna Ghezzi o meglio
dalla Valle delle Fonti passando per Forca Viola e proseguendo per i ghiaioni
della Valle del Lago.
Giunti al Lago di Pilato si risale la
sponda nord-ovest per tracce di sentiero che conducono al cosiddetto “Portico”,
caratteristico torrione di roccia appoggiato alle pareti del Pizzo del Diavolo
che si consiglia di raggiungere passando al di sotto di esso in quanto forma un
passaggio nascosto e dove, sulla parete interna di roccia del torrione si può
osservare una curiosa figura di una donna velata, (vedi foto N. 236-237 del mio
libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”) quindi si devia nettamente verso
sinistra costeggiando le pareti del
Pizzo del Diavolo fino alla base del “Castello” che si stacca con tutta la sua
imponenza dopo un ripido e strettissimo canale (via invernale del Canalone
Maurizi).
Quindi con molta fatica si inizia a
risalire le ghiaie ripidissime e molto instabili costeggiando la parete del
“Castello” fino ad affacciarsi nell’immenso ghiaione che scende dalla Cima del
Redentore (foto N.10). Da qui, facendo
sempre molta attenzione a non scivolare, si traversa verso destra tra ghiaie ed
erba e si risale l’ultimo ripido pendio che permette di affacciarsi sulla
sommità del grande torrione denominato “Il Castello” godendo di un bellissimo
panorama aereo a circa 300
metri a picco sul Lago di Pilato.
Accesso al terzo terrazzo: Il Gran Gendarme:
Il Gran Gendarme è il grande torrione che si stacca dalla parete del
Pizzo del Diavolo in direzione nord e sovrasta Valle del Lago di Pilato salendo
da Foce o arrivando da Forca Viola, è posto sulla verticale della Grotta
Bivacco.
Per raggiungere il terzo terrazzo
proposto, denominato la Testa del Gran Gendarme, conviene raggiungere il Lago
di Pilato o da Foce per la Valle del Lago o da Capanna Ghezzi o meglio dalla
Valle delle Fonti passando per Forca Viola e proseguendo per i ghiaioni della
Valle del Lago.
Giunti al Lago di Pilato si risale la
sponda nord-ovest per tracce di sentiero quindi deviando nettamente verso
destra per evidente sentiero che taglia un ghiaione, si raggiunge la Grotta
Bivacco, posta proprio alla base del Gran Gendarme. Si continua la traccia di
sentiero che sale ancora verso destra per iniziare a scoprire la grande parete
nord del Pizzo del Diavolo. Si continua sempre
in ripida salita su ghiaie instabili fino a raggiungere a sinistra un ampio
corridoio erboso che percorre la base della parete nord. (Foto N. 13). Si
percorre l’ampia cengia erbosa in piano superando, dopo circa 30 metri, un ripido
canalino, si prosegue e si raggiunge un secondo canalino roccioso, il punto di
salita alla vasta cengia centrale denominata “la conca” che da accesso successivamente
alla cosiddetta “testa” del Gran Gendarme.
Si sale il canalino su roccia verticale per circa otto metri con passaggi di secondo grado fino a raggiungere un ampio imbuto erboso sovrastante, la cosiddetta “conca”, attenzione alle discesa di questo tratto !!!. Quindi si traversa in lieve salita verso sinistra tra rocce ed erba fino a raggiungere la “testa “ del Gran Gendarme caratterizzata da levigatissime placche di roccia scavate da solchi prodotti dalle acque meteoriche, come visibile nella foto N.12, qui avrete una visione aerea ed unica del Lago di Pilato. Ritorno: Stessi itinerari di salita, con molta attenzione per l’itinerario N. 3 al Gran Gendarme.
ITINERARIO N.6: IL TERRAZZO DELLO SCOGLIO DELL’AQUILA A
PICCO SUL PIANO GRANDE DI CASTELLUCCIO.
Questo terrazzo proposto,
presente anch’esso nel gruppo sud, M.
Vettore –Cima del Redentore, dei Monti Sibillini permette invece di godere
della magica veduta aerea di un altro dei luoghi più belli e più conosciuti dei
Monti Sibillini, i Piani di Castelluccio, praticamente la veduta del versante
opposto dei terrazzi descritti nell’itinerario N. 5.
Tale itinerario può essere
percorso insieme alla prima parte dell’itinerario N.5 e cioè al raggiungimento
del terrazzo della cima del Pizzo del Diavolo, anch’esso è consigliato ad escursionisti
esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni ripidi e di
percorrerlo nel mese di luglio per godere così della visione aerea della
“fioritura” del Piano Grande di Castelluccio, cosa che non capita tutti i
giorni.
Accesso: Per raggiungere il
terrazzo proposto si sale da Forca di Presta verso il M. Vettore, per l’itinerario
classico (sentiero n. 1 – 1/A), raggiunto il Rifugio Zilioli (ore 2) si sale la cresta a
sinistra raggiungendo in successione, Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago
(ore 1).
Dalla Cima del Lago si scende lievemente verso la cresta che raggiunge la Cima del Redentore e si raggiunge la Forcella del Lago.
Sotto alla forcella si nota una cresta
che scende verso sinistra (foto N. 14) nel versante ovest, si scende dapprima
facilmente poi con molta cautela tale cresta in costante discesa fino a
raggiungere la cima dello Scoglio dell’Aquila, (30 minuti) che domina con la
sua mole i Piani di Castelluccio, posti circa mille metri sotto ai vostri
piedi.
Fare
molta attenzione all’ultimo tratto da brivido di cresta in quanto sottile e con
rocce instabili.
Ritorno: Si consiglia di concatenare tale
itinerario con la prima parte dell’itinerario N.5 alla cima del Pizzo del
Diavolo (ore 1,5 dalla Forcella del Lago).
Una volta raggiunta in salita di nuovo la
Forcella del Lago proseguire la cresta in direzione nord su evidente sentiero fino a raggiungere la
Cima del Redentore quindi si prosegue verso destra per la sottile cresta fino
alla cima del Pizzo del Diavolo (primo terrazzo dell’itinerario N. 5).
Per il ritorno all’auto (Forca di Presta)
si percorre lo stesso itinerario di salita.
ALTRI ITINERARI PER IL
RAGGIUNGIMENTO DI TERRAZZI SOSPESI:
Nei
Monti Sibillini sono presenti altri terrazzi da brivido che permettono
visioni aeree e mozzafiato, forse con meno intensità di quelli qui descritti ma
sicuramente sempre entusiasmanti da raggiungere.
Alcuni sono raggiunti da sentieri
classici descritti nella bibliografia ufficiale, altri sono riportati nelle mie
pubblicazioni:
– SASSO SPACCATO PER
L’IMBUTO DEL M. VETTORE: Vedi mia pubblicazione del Novembre 2014.
– SASSO DI PALAZZO
BORGHESE: A picco sul “Laghetto”, salita per il sentiero classico n. 5 dalla
Capanna Ghezzi o N. 6 da M. Prata – Fonte della Giumenta.
– CIMA DEI TORRIONI DI VALLERIA – VERSANTE NORD M. ZAMPA :
vedi itinerario N. 8 del mio libro “IL
FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”. CONSIGLIATO.
– CENGIA DELLE AMMONITI – CIME DEI GROTTONI : vedi itinerario
N. 4 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”. CONSIGLIATO.
– CENGIA DEL TORRIONE SINISTRO DE “LE VENE” – VERSANTE NORD
M.- SIBILLA: vedi itinerario N. 9 del mio
libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” CONSIGLIATO.
– CIMA DI RIPA GRANDE – M. ARGENTELLA: vedi itinerario N.
9 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI
SIBILLINI”. Una volta raggiunta la
cresta est anziché salire alla cima del M. Argentella scendere tutta la cresta
fino alla sommità dell’enorme contrafforte di roccia che domina il Piano della
Gardosa denominato la “Ripa Grande”. CONSIGLIATO.
– POGGIO DELLA CROCE –IL PIZZO: A picco sul Santuario della
Madonna dell’Ambro, descritto in modo poco chiaro e di difficile ritrovamento in
una guida a distribuzione limitata, di prossima mia pubblicazione in modo più
dettagliato.
GIANLUCA CARRADORINI NOVEMBRE 2015
I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – Parte 1.
Gli itinerari che
seguono, alla scoperta di terrazzi sospesi che permettono di godere di panorami
aerei e da brivido, non sono riportati in alcuna guida dei Monti Sibillini in
commercio.
Si consiglia di
percorrere tali itinerari nel periodo estivo e autunnale in modo da evitare eventuali
accumuli di neve primaverile in cresta.
Mentre per esperti si
consiglia di percorrerli anche d’inverno in quanto acquistano un fascino straordinario,
ovviamente con tutti i rischi connessi
alla presenza di ghiaccio e soprattutto di cornici di neve che talvolta
impediscono l’accesso, pertanto è tassativo percorrerli in condizioni di neve
perfettamente assestata e con attrezzatura adeguata (piccozza e ramponi, consigliabile
una corda).
ITINERARIO N.1: IL TERRAZZO DELLE “QUINTE” ALLA CROCE DI MONTE BOVE.
Questo itinerario,
compreso nel gruppo del Monte Bove, permette di raggiungere un terrazzo da
brivido sospeso nella parte iniziale della val di Bove e può essere accoppiato
in giornata all’itinerario n.2 e 3.
Questo itinerario è
consigliato ad escursionisti allenati ed esperti in particolare se si intendono
effettuare tutti e tre dei seguenti itinerari proposti in giornata vista la
loro posizione nella stessa valle .
Accesso: Dall’Hotel Felicita di Frontignano si percorre il sentiero n. 15 per la
Val di Bove.
Giunti sulla verticale
dei grandi torrioni presenti in alto, salendo, a sinistra denominati “le
quinte” che dominano la vallata si inizia a salire sul ghiaione sottostante (Questo
itinerario sale tra le vie di ghiaccio n. 17.2 – 17.3 del mio libro ”IL FASCINO
DEI MONTI SIBILLINI”) intervallato da tratti di bosco per spostarsi sul lato
sud-ovest dei torrioni a prendere un ampio canale che sale di lato al
rimboschimento a pini presente più in alto.
Giunti quasi al
rimboschimento deviare a sinistra liberamente su ripido pendio erboso, che sale
tra dei torrioni di roccia, alternato
a tratti rocciosi fino a raggiungere
faticosamente la cresta che sale dalle cime delle Quinte.(foto n. 1, ore 2).
La salita di questo
tratto è difficoltosa ed è riservata solo ad escursionisti esperti.
Giunti alla sottile
cresta (foto n.2) dove si scopre anche la cima della Croce di Monte Bove, si
scende ulteriormente facendo molta attenzione per raggiungere la cima dei due
torrioni delle quinte, la “quinta piccola” a sinistra e la “quinta grande” a
destra guardando verso la Val di Bove sottostante.
Ritorno: Dalla cima delle quinte si prosegue con attenzione il filo di cresta in
salita (foto n.2) fino a raggiungere la Croce di Monte Bove (30 minuti).
Per chi vuole proseguire
e visitare gli altri quattro terrazzi da brivido del Monte Bove Nord si percorre
la cresta in direzione di Monte Bove Nord fino alla sella tra le due cime e si prosegue
sempre in salita per l’itinerario N.2 descritto di seguito
Oppure chi vuole scendere si prosegue la cresta
in direzione di Monte Bove Nord fino alla sella tra le due cime dove intercetta
il sentiero n.15 che scende verso la Fonte di val di Bove e scendere fino a
Frontignano per il sentiero di fondovalle.
Infine per chi vuole completare il giro con la salita al Torrione panoramico
e delle due finestre (itinerario N. 3 descritto di seguito), raggiunta la
fontana si scende ulteriormente fino al restringimento della valle dove si
incontra a sinistra la cresta che scende dalla forcella Passaiola (o da M. Bicco) poi anziché prendere
l’evidente sentiero di fondovalle ci si tiene in piano sui prati del lato
sinistro fino al margine del bosco quindi vedere la descrizione dell’itinerario
n.3.
ITINERARIO N.2:
I TERRAZZI DELLE CIME DEGLI “SPALTI” E DI PUNTA ANNA AL MONTE BOVE NORD
Questo itinerario
permette di raggiungere ben quattro dei più spettacolari, insieme
all’itinerario N.1, terrazzi da brivido sospesi nel vuoto del gruppo nord dei
Monti Sibillini,.
In questi quattro
terrazzi è possibile affacciarsi con una verticale di più di 700 metri sopra ai boschi
sottostanti la grande parete nord ed est del Monte Bove Nord e con oltre mille
metri sopra al fondovalle ed al paese di Casali di Ussita.
Anche questo itinerario è
consigliato ad escursionisti allenati ed esperti, come indicato per l’itinerario
N.1.
Accesso: Dall’Hotel Felicita di Frontignano si percorre il sentiero n. 15 per la
Val di Bove.
Si raggiunge la fontana
di Val di Bove e si risale il sentiero che conduce alla forcella tra la Croce
di Monte Bove e Monte Bove Nord (ore 1,5).
Dalla forcella si risale
ad est il pendio verso la cima del Monte Bove Nord fino a raggiungere una
cresta che parte a sinistra e conduce alla cima del primo spalto, lo Spalto
Occidentale (20 minuti).
E’ possibile anche
traversare a mezza costa con un pò di attenzione anziché salire tutta la cresta
fino al termine.
Raggiunta la cima dello
spalto ci si affaccia in più punti sopra a verticalissimi torrioni ben visibili
quando poi ci si sposta verso l’altro spalto.
Quindi dallo spalto
occidentale si risale ancora verso la cima del Monte Bove Nord e prima della
cima si devia ancora verso sinistra su cresta e si raggiunge il secondo spalto,
quello Centrale.
Anche qui ci si affaccia
in vari terrazzini da brivido verso la Valle di Ussita.
Quindi
riprendendo la cresta erbosa si raggiunge obbligatoriamente la cima di Monte
Bove Nord.
Dalla
cima si scende una crestina erbosa verso
nord-est (per chiarimento verso la Forcella del Fargno ben visibile di
fronte) quindi si devia verso destra per evitare delle roccette quindi su una
lieve traccia di sentiero fatta dai camosci, ci si sposta in piano ritornando
indietro verso sinistra, fino ad una rampa erbosa in discesa racchiusa tra
rocce.
Scendere la rampa erbosa
(foto n.7) con attenzione in quanto ripida e scivolosa, in direzione della cima
dello Spalto Orientale ben visibile avanti a voi.
Si
raggiunge la crestina rocciosa che divide la cima dello spalto dalla cima del
monte e si scende lievemente verso sinistra fino a raggiungere un
caratteristico balcone, una piattaforma di roccia liscia larga circa 2 metri oltre il quale
parte il grande balzo della parete nord del Monte Bove.
In questo terrazzino, sicuramente il più spettacolare dei quattro visitabili con questo itinerario, è tassativo sporgersi con attenzione possibilmente coricandosi a terra e godere così in sicurezza un balzo aereo mozzafiato di 1000 metri di dislivello.
Dalla cima dello Spalto
Orientale si ritorna alla cima del Monte Bove Nord.
Quindi
dalla cima scendendo in direzione est verso il Monte Bove Sud per ripido prato
si raggiunge la cresta rocciosa che conduce alla Punta Anna, il grande torrione
della parete est del Monte Bove Nord.
Seguendo la cresta
rocciosa con saliscendi e slalom tra curiosi enormi massi che sembrano essere
stati poggiati sul posto, si raggiunge la cima della Punta Anna, anche qui con
un panorama verticale eccezionale verso la val di Panico, Pizzo Berro e le
altre cime dei Monti Sibillini.
Dieci metri sotto alla
cima, sulla destra in direzione est, si nota uno spit, l’ultima sosta della
salita su roccia classica alla est della Punta Anna.
Ritorno: Dalla cima del Monte Bove Nord si scende per l’itinerario di salita fino
alla sella tra le due cime dove intercetta il sentiero n.15 che scende verso la
Fonte di val di Bove e proseguire fino a Frontignano per il sentiero di
fondovalle.
Per chi vuole completare il giro con la salita al Torrione delle due finestre (itinerario N. 3 descritto di seguito), raggiunta la fontana si scende ulteriormente fino al restringimento della valle dove si incontra a sinistra la cresta che scende dalla forcella Passaiola (o da M. Bicco) poi anziché prendere l’evidente sentiero di fondovalle ci si tiene in piano sui prati del lato sinistro fino al margine del bosco quindi vedere l’itinerario n.4.
ITINERARIO N.3:
IL TORRIONE PANORAMICO E IL TORRIONE DELLE “DUE FINESTRE” DELLA VAL DI
BOVE.
Questo itinerario,
assolutamente inedito, compreso sempre nel gruppo del Monte Bove, permette di
raggiungere un altro terrazzo sospeso nella parte iniziale della val di Bove e
una spettacolare struttura rocciosa formante ben due “finestre” che si aprono
proprio di fronte alle “quinte” e può essere accoppiato in giornata
all’itinerario n.1 e 2 in
modo da trascorrere una impegnativa giornata da “brivido” nel gruppo del Monte
Bove.
Anche questo itinerario è
consigliato ad escursionisti allenati ed esperti, come indicato per gli altri due
precedenti. La salita al torrione delle due finestre seppure breve, richiede
esperienza su roccia con passaggi di secondo grado e su erba molto ripida,
consigliabile una corda per la discesa.
Accesso: Per la sola salita di questo itinerario si parte dall’Hotel Felicita di
Frontignano e si percorre il sentiero n. 15 per la Val di Bove, si superano a
sinistra i torrioni delle “quinte” dove di fronte già sio possono notare i due
torrioni ed in particolare le “due finestre” e l’ultima ripida salita fino ad
arrivare all’allargamento della Valle.
Oppure se si proviene
dagli itinerari 1 e 2, raggiunta la fontana di Val di Bove, si scende
ulteriormente fino al restringimento della valle dove si incontra a sinistra la
cresta che scende dalla forcella
Passaiola (o da M. Bicco) poi anziché prendere
l’evidente sentiero di fondovalle ci si tiene in piano sui prati del lato
sinistro fino al margine del bosco. Nel prato a
destra appena entrati nell’ampia Val di Bove, si nota una traccia, ben visibile
nella foto N.12 che supera la cresta e si addentra nel bosco del versante nord.
Prima di raggiungere il
primo lembo di bosco scendere lievemente verso il primo torrione che si
incontra e che emerge prepotentemente dal bosco, facilmente si può raggiungere
la sua cima dove si gode di un bellissimo panorama sulla valle sottostante e
sulle “quinte” poste di fronte (Foto N. 14).
Scendendo e sostandosi
sulla sinistra si supera il torrione e si traversa dentro al bosco mantenendosi
in quota. Dopo circa 100
metri si raggiunge un secondo torrione con dei
caratteristici pini sulla sommità.
Salendo verso i pini si
raggiungono le “due finestre” dall’alto mentre per entrare al loro interno si
scende dal torrione passando verso destra e si traversa alla sua base per poi
risalire faticosamente su erba e roccia un ripido canalino finale che permette
di entrare all’interno delle finestre stesse e raggiungere anche due piccole
grotte situate intorno ad esse. La salita alle finestre è consigliata ad
escursionisti esperti, è consigliabile l’utilizzo di una corda per la discesa,
sono presenti alberi su cui fare assicurazione.
Ritorno: Dai torrioni traversare il bosco verso destra salendo lievemente per evitare scivoli erbosi fino a raggiungere il prato di accesso ed intercettare il sottostante sentiero n.15 che scende verso la val di Bove, proseguire quindi fino a Frontignano per il sentiero di fondovalle ben segnalato.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI – FAUSTO SERRANI NOVEMBRE 2015
ITINERARIO DEL FERRO INTORNO A CASALI DI USSITA.
Itinerario inconsueto e
al di fuori degli schemi, non si raggiunge una cima ma si visitano siti di
interesse geologico, storico e naturalistico intorno alla frazione Casali di
Ussita, percorrendo un itinerario ad anello facile ed adatto a tutti.
Itinerario percorso il 21 aprile 2016.
Esso descrive la salita e
visita al Fosso di S. Simone che scende a nord-ovest da Casali, dalle pendici
sud della Croce di Monte Rotondo, sito di importanza geologica dove si possono
trovare ancora discrete quantità di minerali di ferro, scendendo
successivamente costeggiando Le Cute, barriera rocciosa situata proprio sopra
all’abitato di Casali dove sono presenti due grotte, fino al paese dove si
visita uno scavo circolare presente da tempi immemorabile, forse un sito
preistorico, per poi concludere la visita alla ricerca di scorie di fusione del
ferro, anch’esse di probabile epoca preistorica e la visita finale al grande
acero di Casali, che si trovano sulla strada che scende dalla Val di Panico verso
Casali.
Inizio primo tratto dell’itinerario: Si sale in auto da Ussita verso la frazione di
Casali, superato il cimitero, dopo 200 metri si incontra la deviazione a sinistra della
strada sterrata per il Rifugio del Fargno.
Si
sale la strada per circa 100
metri e si lascia l’auto in corrispondenza di una
traccia di sentiero che sale nei campi soprastanti.
Si
sale senza tracciato tenendosi verso sinistra superando campi incolti e tratti
di bosco per circa 300 metri, (15 minuti) fino ad intercettare un ampio sentiero
che sale verso sinistra.
Lo
si percorre per circa 200
metri fino a che esso non scende attraversando la parte
terminale incassata del Fosso di S. Simone.
All’interno
del fosso si segue una traccia che in costante salita, in altri 20 minuti,
permette un pò faticosamente di raggiungere il fondo del fosso caratterizzato
da saltini rocciosi e ghiaia fino ad arrivare sotto ad un enorme tetto in forte
pendenza oltre il quale la salita necessita di attrezzatura e conoscenza
alpinistiche (foto n.1).
Il fosso è molto
particolare perché è caratterizzato a destra, salendo (versante sinistro
orografico) da grandi placche coricate di calcare massiccio (foto n. 2) mentre
a sinistra da torrioni di scaglia rossa fortemente fratturata e a rischio di
caduta di pietre.
Inoltre si ha un
bellissimo panorama del Monte Bove nord e della Val di Panico da Pizzo Berro fino
al Pizzo Regina (M. Priora) ed al Pizzo Tre Vescovi come visibile nella foto n.
3.
Il fosso di S. Simone
coincide proprio con un piano di faglia diretta, immergente verso sud, in
corrispondenza del quale si realizza il particolare contatto tra i due tipi di
rocce indicati sopra, cosa alquanto rara nei Monti Sibillini in quanto tutti
gli altri fossi presentano ambedue i versanti che li compongono formati dallo stesso
tipo di roccia.
Inoltre sulle placche di
calcare massiccio presenti sulla destra si ritrovano estese incrostazioni di
minerali ferrosi, principalmente limonite o pirite limonitizzata, come visibile
nella foto n.2.
In particolare nella
parte bassa si nota che tali minerali sono stati asportati (o dalle acqua di
scorrimento in occasione di forti piogge
o per mano dell’uomo ?) e sono presenti solo spalmature che riempiono le
fessure, se ci si innalza sulle placche, magari con l’aiuto di attrezzatura alpinistica
in quanto sulle placche sono presenti delle vie su roccia chiodate (palestra di
arrampicata) è possibile trovare ancora dei bei noduli degli stessi minerali
che riempiono le numerose buche circolari (foto n.4), oltre ad estese
spalmature superficiali come visibile nelle foto n.5 e 6.
Si suppone che la
presenza di minerali ferrosi in questo fosso possa essere stata utilizzata
anticamente (epoca preistorica ?) da parte umana per alimentare forni fusori
per la produzione di manufatti in ferro, questo spiegherebbe la presenza in
zona, a poca distanza da Casali, di tracce di scorie di fusione di ferro (foto
n.14).
Terminata la visita del
fosso si costeggiano le placche di calcare massiccio scendendo lievemente per
poi iniziare una lunga traversata verso est (a sinistra rispetto alla discesa,
foto n.7) sotto alla barriera rocciosa denominata “le Cute”, passando proprio
alla base delle pareti, in questo tratto è presente una traccia di sentiero
utilizzato dagli arrampicatori che frequentano la palestra di roccia presente di
questi torrioni rocciosi, è facile notare in diversi punti le chiodature o i
cavi di acciaio messi nelle clessidre di roccia presenti sulle pareti.
Dopo
circa 15 minuti si raggiunge un tratto boscoso caratterizzato da alti faggi, sempre
costeggiando la barriera rocciosa, dopo altri 10 minuti si arriva ad una grande
grotta situata proprio alla base della barriera rocciosa, al suo interno è
presente addirittura un vecchio caldaio in alluminio che raccoglie le acque di
stillicidio che cadono dal tetto della cavità (foto n.8-9).
Si
prosegue sempre costeggiando le pareti per altri 10 minuti e si arriva ad un
torrione che si stacca dalla barriera rocciosa, formando un altissimo camino
con massi incastrati (foto n.10).
Salendo
verso l’imbocco del camino, superando alcune levigate rocce facendo attenzione soprattutto
poi in discesa, si nota sulla sinistra, l’ingresso di una piccola ma profonda
cavità che non si riesce ad osservare dalla base del torrione (foto n.11 – 12).
Visitato
anche questo sito si ritorna indietro,
si supera la prima grotta e si arriva al tratto boscoso centrale dove si scende
liberamente, senza tracciato, in direzione del paese di Casali che si nota
leggermente sulla sinistra appena usciti dal bosco.
Per campi abbandonati si intercetta un ampio sentiero incassato che, sempre in discesa, raggiunge la parte terminale del Fosso il Vallone, che scende da nord-est verso l’abitato di Casali. ˔
Inizio secondo tratto dell’itinerario
e ritorno: Giunti all’abitato di Casali, si percorre la
frazione verso sinistra per tutta la sua lunghezza fino ad arrivare ad una
piccolissima piazzetta con la fontana pubblica (nei pressi del Rifugio Casali),
dove in piano inizia il sentiero segnalato per il Monte Rotondo passando per i
campi alti di Casali.
Si
percorre l’ampio sentiero per circa 300 metri fino a raggiungere una curva dove a sinistra, in parte coperto
dalla vegetazione, si nota uno scavo nella roccia perfettamente circolare con
apertura di ingresso che permettere di entrare in questo sito chiaramente di
fattura umana di cui non si conosce l’epoca di realizzazione, come visibile
nella foto n.13.
Probabilmente esso
presentava una copertura in legno tenuta da un palo centrale, strutture simili
si trovano in Abruzzo e venivano realizzate ed utilizzate anticamente dai
pastori.
Visitato questo
misterioso sito si prosegue il sentiero sempre in salita per altri 400 metri fino ad
prendere una ampia deviazione che scende a destra.
Si scende quindi per
altri 700 metri
fino ad intercettare la strada sterrata che da Casali si inoltra verso la val
di Panico.
Prendendo la strada in
discesa in direzione di Casali si incontra un elettrodotto caratterizzato da
pali metallici di colore verde installati proprio sul bordo esterno della
carreggiata.
Si segue l’elettrodotto
ed in corrispondenza dell’ultimo palo, si possono trovare a terra, tra i sassi
di calcare bianco della strada, dei frammenti neri di scorie di forni fusori di
ferro, come visibile nella foto n.14.
Una trentina di anni fa
questi frammenti neri e quindi ben visibili rispetto ai sassi bianchi, erano
piuttosto comuni, attualmente si è fortunati se si riesce a trovare almeno un
campione.
Poco tempo fa in una mia
assidua ricerca nel luogo indicato ne ho trovati quattro campioni che però ho
lasciato ai margini della strada per permettere ai miei appassionati
escursionisti di poter fare il proprio ritrovamento ma consiglio di
fotografarli e rilasciarli sul posto in quanto divenuti molto rari.
Questi frammenti sono
chiaramente prodotti da mano umana in quanto, in alcuni campioni, si nota la
loro forma arrotondata come materiale fuso e poi rappreso, inoltre sono
identici a frammenti di scorie di fusione di ferro di epoca etrusca che ho
potuto osservare al Museo Mineralogico dell’Isola d’Elba.
Inoltre ho effettuato una
analisi chimica su un campione riscontrando in esso circa il 40% di ferro.
Ciò lascia presumere che
nella zona di Casali, essendo presenti minerali di ferro come osservato al
Fosso di S. Simone e buona dotazione di combustibile quale legna da ardere nei
boschi, siano stati realizzati dei forni fusori per la produzione di manufatti
in ferro e che la realizzazione della strada abbia in qualche modo intercettato
la loro posizione facendo trovare a terra le scorie di fusione abbandonate
intorno ai siti di lavorazione del ferro.
Sarebbe interessante
effettuare una ricerca più accurata nella zona intorno alla strada e al paese
per vedere se nei boschi sono presenti ulteriori tracce.
Dal
sito indicato si prosegue per la strada fino a raggiungere un tratto con una
sorgente a destra che scende dalla parete di roccia e una staccionata di legno
a sinistra a protezione del ripido versante che scende verso il torrente
Ussita.
In questo tratto a valle,
proprio oltre la staccionata, si può
notare il maestoso Acero di Casali, un esemplare di Acer opalus di oltre 100
anni alto circa 15 metri
(foto n. 15)
Proseguendo sempre in discesa per altri 700 metri si raggiunge la chiesa ed il parcheggio di Casali, oltrepassando il paese si giunge all’auto terminando così il giro proposto.
GIANLUCA CARRADORINI – BRUNO BARTOLAZZI 21 APRILE 2016