Sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo abbiamo esplorato questa piccola ma interessante e sconosciuta forra posta poche decine di metri sotto alla strada per le Lame Rosse, nella Valle del Fiastrone, già descritta nel mio blog nell’articolo ” LE CAVERNE I/II/III/IV DEL LAGO DEL FIASTRONE E FORRA DELLA VAL DI NICOLA.” ma non descritta in alcuna bibliografia, come anche la precedente FORRA DEL FOSSO DE VAGIOLARU esplorata di recente nei pressi di Bolognola .
Le grandi forre dei Monti Sibillini:
Forra del Fiastrone
Cascate di Rio Sacro
Forra dell’Acquasanta
Fosso la Foce e cascata dei Gracchi
Forra delle Roccacce e infernaccetto dell’Ambro
Pisciallacqua
Fosso Il Rio
Fosso Le Vene
Forra della Sibilla o Arcofù
Infernaccio del Tenna
Fossi di Meta I,II e III
Fosso della Corona
Rio Terro o Valle di Jana
Cascate della Costa dei Frati o di Monte Cacamillo
Cascata di Fosso Acqua del Pero o Cascata di Casali
Fosso dello Scoglio della volpe
Valle Tre Santi
Canyon del Fluvione
Fosso di Pizzo di Meta
Fosso di Fonte Lardina
Fosso di Selva Riberta
Fosso del Miracolo
Fosso dell’Argentella
Cascata del Fosso di San Chiodo
Fosso di Fonte del Sambuco
Fosso di Fonte della Giumenta
Fosso del Pisciatore
Forra di Valgrande
sono state già tutte esplorate da anni, attrezzate per le calate e, per la maggior parte, descritte in particolare nei due libri :
LE PORTE DELLA MONTAGNA di G. Antonini
FIGLIE DELL’ACQUA E DEL TEMPO di G. Antonini:
La forra descritta è stata discesa con Romina, Romolo e Benedetta, presenta diversi salti rocciosi di circa 10 metri intervallati da tre inquietanti marmitte generalmente sempre ricolme di scurissima acqua dovuta ai tannini prodotti dalla decomposizione delle foglie e dagli acidi umici dilavati dall’acqua nel terreno del sottobosco che si accumula dentro di esse, la più grande è larga circa due metri e profonda più di un metro e mezzo.
Per raggiungere la forra si segue l’itinerario già descritto indicato nell’articolo richiamato sopra.
Giunti all’imbocco della forra si scendono i vari salti facendo una doppia da 50 metri direttamente su albero, si supera la prima marmitta contenente poca acqua posta alla base di un salto di 6 metri.
Si prosegue nel fondo inciso e verticale e prima di raggiungere la marmitta più grande e profonda, per non immergersi nella scura acqua si può fare un frazionamento sulla sinistra orografica girando intorno ad un albero.
Superata la profonda marmitta e disceso il successivo salto più alto di circa 15 metri si prosegue sul fondo per alcuni metri quindi, con una seconda doppia facendo sempre sosta su albero, si scendono i successivi tre salti da 4-5 metri di cui il penultimo, strettissimo, che permette appena di muoversi al suo interno.
Giunti al fondo della forra la valle si allarga, si risale il ripido bosco sulla sinistra orografica fino a raggiungere la Grotta di Nicola e la strada che riporta al sentiero per le Lame Rosse, in corrispondenza dello slargo erboso proprio della Valle di Nicola.
Infine, non stanchi della discesa, ci siamo calati direttamente sul fosso dalla parete più alta, alta circa 50 metri, posta sulla destra orografica, dopo la marmitta più profonda per ridiscendere di nuovo nella seconda parte della forra.
Di seguito le immagini della discesa.
1- Romolo alle prese con la prima marmitta colma di acqua.2 – 3 -Superata la prima marmitta si prosegue nel fosso, in basso la grande ed inquietante marmitta di acqua scura.34 – 5- Il frazionamento per non scendere dentro alla sporchissima marmitta.56 – 10- E’ poi la volta di Romina7891011 – 14 -Parte poi Benedetta, alla sua prima esperienza in forra.12131415- L’inquietante marmitta più grande e profonda, colma di scurissima acqua16 – 17- La scalettata parete sotto alla marmitta più profonda.1718- Romina scende la parete più alta, dopo la marmitta.19- Un “panning” non voluto, Romina è perfettamente a fuoco mentre la parete è sfuocata..20 – 22- E poi scendo anche io.212223- La seconda parte della forra con l’ultimo salto strettissimo in fondo24- La risalita del ripido bosco orografico sinistro del fosso, agevolata dalle Jumar sulla corda fissa che avevo messo io.25- La discesa della verticale parete di 50 metri posta sul lato destro orografico dopo la profonda marmitta.26- Si scende tra gli alberi27- Una splendida Calosoma sycophanta a caccia di bruchi di processionaria che stavano divorando intere chiome di Lecci.28- Sezione della forra con le indicazioni dei salti e delle doppie da montare29- 35- Nel pomeriggio abbiamo anche fatto un salto alla splendida cascata di Rio Fessa che presenta questo meraviglioso tappeto di muschi su cui scorre l’acqua, ci aveva preso l’idea di calarci anche da questa cascata ma non l’abbiamo fatto proprio per non calpestare questo tappeto.303132333435
FORRA DEL FOSSO DE VAGIOLARU – BOLOGNOLA
Il Fosso de Vagiolaru è un piccolo, e all’apparenza, insignificante fosso che scende dalle boscose estreme pendici ovest di Monte Ragnolo in prossimità di Bolognola, poco distante dalla più conosciuta Forra di Valgrande completamente attrezzata per la discesa.
Avevo esplorato il fosso tempo fa notando, dall’alto, una piccola ma interessante forra quindi sono ritornato con Romina e Romolo a discenderla integralmente scoprendo così un altro piccolo pezzo sconosciuto dei nostri Monti Sibillini.
Al mattino avevamo fatto un addestramento delle tecniche di discesa su corda nella Palestra di Fonte Lardina di Sassotetto effettuando discese con diversi gradi di difficoltà e prove di risalita su corda e tecniche di utilizzo di nodi autobloccanti.
Quindi nel pomeriggio ci siamo spostati a Bolognola per discendere la breve Forra del Fosso de Vagiolaru come primo approccio al torrentismo per Romina e Romolo.
ACCESSO: Si sale per la Strada Provinciale n.47 da Fiastra verso Bolognola passando per Acquacanina, giunti a meno di un chilometro da Bolognola la strada fa una rientranza più stretta, (400 metri prima del Fosso Renaccio, ultimo tratto della Forra di Valgrande, caratterizzato da accumuli di breccia rossa e attualmente usato come isola ecologica dal Comune di Bolognola), si parcheggia nello slargo della curva a sinistra.
DESCRIZIONE: Dalla curva della strada si entra nel bosco a monte per una traccia di sentiero che si addentra nel fosso, dopo 30 metri il sentiero devia a destra, lo si lascia per risalire, senza traccia, faticosamente in verticale il ripido bosco seguendo a breve distanza il bordo orografico destro del fosso.
Dopo circa 100 metri di salita si raggiunge un alto torrione che forma il bordo del fosso, lo si supera a destra per una strettoia quindi si prosegue per alcune decine di metri fino ad incontrare, a destra, una ripida rampa in discesa, che sembra quasi una traccia di sentiero, e che conduce all’interno del fosso, sopra al salto maggiore.
Si scende in diagonale con corda doppia (I° doppia) questa rampa raggiungendo il fondo del fosso dove un grande albero permette di attrezzare la prima discesa del salto più alto.
Il salto verticale (II° doppia) presenta uno sviluppo di oltre 25 metri intervallato da una profonda marmitta centrale, attualmente il fosso, nonostante le ultime copiose piogge, è asciutto anche se, a memoria di anziani del luogo, anticamente era interessato da portata idrica primaverile.
Quindi si prosegue nel fondo del fosso per una ventina di metri fino ad un secondo salto di circa 5 metri, qui un grosso albero proprio sopra al salto permette di attrezzare la terza doppia con cui conviene discendere anche i successivi brevi salti da 4, 3 e 3 metri fino al fondo, che in lieve discesa, conduce fino alla strada.
Si allega anche la sezione del fosso con l’indicazione dei vari salti.
Di seguito le immagini della giornata:
MATTINO : ADDESTRAMENTO ALLA FALESIA DI FONTE LARDINA – SASSOTETTO
1- Addestramento delle tecniche di discesa su corda nella piccola Falesia di roccia di Fonte Lardina a Sassotetto.2 – 6 – Parte prima Romolo, alle spalle la mia auto, come si nota la palestra è comodissima.34567- Poi è il turno di Romina8 – 11 – Il secondo punto di calata, più alto e verticale.9101112- Prova di tecniche di risalita su corda.13- La falesia di Fonte Lardina con il primo tratto di discesa più facile.14 – 15- Orchis morio in fioritura sulla parete verticale, cosa straordinaria in quanto questa orchidea è tipica dei prati di montagna ma non delle pareti rocciose.15
POMERIGGIO : FORRA DEL FOSSO VAGIOLARU
16 – 18 -Fasi di discesa del primo salto, inizia Romolo1718- Romolo ha raggiunto la marmitta intermedia.19- Romolo sempre più distante, sta terminando la discesa del salto più alto.20- E ora è il turno di Romina.21 – 22- Zoom su Romina che ha raggiunto la marmitta intermedia.2223- Il salto più alto, la parte dopo la marmitta, io sono poco più di un puntino nel bosco in alto, 24 – 25 – Il successivo salto da 5 metri.2526 – 27- Ora è anche il mio turno, in quanto dovevo controllare le manovre di Romina e Romolo che sono alla loro prima discesa in forra.2728- Sezione della forra con le indicazioni dei salti e delle doppie da montare.29- Planimetria satellitare del percorso proposto.
LE GROTTE PARALLELE DELLA SCRUFOLA – RIO SACRO
I nostri “piccoli” Monti Sibillini ci regalano sempre nuove emozioni.
Grazie allo spirito di esplorazione di Manuel e alla tecnologia di una Termocamera a raggi Infrarossi usata per la certificazione energetica degli edifici abbiamo scoperto due nuove grotte situate una di fronte all’altra nei due versanti opposti, all’imbocco della Valle di Rio Sacro.
Con la Termocamera IR abbiamo mappato la parte finale della Valle di Rio Sacro dalla strada di fondovalle proprio per scoprire eventuali cavità da dove esce aria più fredda rispetto all’ambiente ed abbiamo così individuato da lontano la posizione della grotta più profonda, d’inverno, l’assenza delle foglie nella copertura boscosa, facilità la ricerca che altrimenti sarebbe impossibile fare.
Le due grotte non sono descritte in alcuna bibliografia, ne inserite nel Catasto delle Grotte e Cavità della Regione Marche nonostante la più grande abbia le caratteristiche minime necessarie di altezza (4 metri) e profondità (6 metri) per esserne inserita, non sono ricordate dagli anziani della Valle per cui non hanno neppure un nome.
Le grotte si aprono sotto ad vallone, delimitato ai lati da due speroni di roccia, che veniva chiamato dai Valligiani “Sodo della Scrufola”.
Dai racconti di mio nonno Angelo di Acquacanina, in questo vallone, una volta erboso ma attualmente ricoperto da un folto bosco, venivano portati i maiali al pascolo allo stato brado in quanto chiuso da entrambe i lati da cui il toponimo “Scufola” da “scrofa”.
Per cui non avendo notizie storiche del nome di queste grotte le abbiamo chiamate le “Grotte parallele della Scrufola” proprio in base al toponimo conosciuto più vicino.
Notizie storiche di anziani ormai non più in vita, che hanno custodito il loro segreto, narrano di una fantomatica grotta usata come rifugio dai Partigiani durante la seconda guerra mondiale proprio in questa zona, anche se sembra che dovrebbe essere più ampia, per cui non sappiamo se è questa che abbiamo scoperto l’effettiva Grotta dei Partigiani narrata nella zona.
Abbiamo proseguito l’esplorazione delle pareti e versanti dell’ultimo tratto di circa un chilometro del Rio Sacro prima della sua confluenza con il Fiastrone, attraversando più volte il torrente anche se non è questo il periodo migliore per guadarlo vista la temperatura dell’acqua !!!! ma non abbiamo trovato altre cavità.
ACCESSO: Si raggiunge in auto da Acquacanina l’imbocco della strada sbarrata della Valle di Rio Sacro dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Si scende a piedi la strada sterrata della Valle di Rio Sacro fino al ponte sul Fiastrone, si prosegue la strada per altri circa 500 metri fino al boscoso Vallone della Fonte della Pernice dove, d’inverno, scende un rivolo d’acqua captato da un grosso tombino in cemento presente di fianco alla strada. Si prosegue ancora 20 metri e si scende a sinistra sottostrada su una traccia di sentiero. La traccia scende dapprima nel bosco del “Sodo della Scrufola” verso il Rio Sacro per poi riprendere il fondo roccioso del fosso che presenta alcuni facili salti da scendere fino al torrente (10 minuti dalla strada).
La prima grotta (che abbiamo chiamato anche la Grotta della Sentinella), poco più che una cavità, si trova sulla parete di destra del fosso roccioso, 5 metri sopra il Rio Sacro.
L’altra grotta (la Grotta dei Partigiani ??) si trova esattamente sul versante opposto, occorre guadare il Rio Sacro e salire un ripido pendio terroso fino alla base delle pareti opposte.
Visitate le grotte si consiglia di risalire il greto del Rio Sacro (magari d’estate) ed in circa 500 metri, si raggiunge una breve ma stretta forra rocciosa oltre la quale la valle si allarga e diventa boscosa non presentando più interesse.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il Vallone della Fonte della Pernice da cui si scende alle grotte con il fosso ed il tombino in cemento a destra.2- La traccia che scende dal Sodo della Scrufola verso il Rio Sacro, in alto uno dei torrioni che delimita questo vallone.3- I salti rocciosi finali del fosso, visti dall’alto, prima di confluire con il Rio Sacro che si vede in fondo.4- I salti rocciosi della foto n.3 visti dal basso.5- Il Rio Sacro6 – 7 – La prima cavità , situata a destra del fosso.78- La cavità vista dalla sponda opposta con, in alto, uno dei torrioni che delimita il vallone del “Sodo della Scrufola”.9- Immagine della Termocamera IR con la seconda grotta colorata in azzurro (più fredda rispetto all’ambiente) visibile al centro della foto.10- Zoom sul centro della foto n.9, la cavità più fredda si distingue meglio.11- L’ingresso “freddo” della grotta adesso è davvero evidente.12- Il ripido pendio terroso che permette di raggiungere la grotta del versante opposto , oltre il greto del Rio Sacro.13- saliamo il pendio con il Rio Sacro in fondo.14- Alle spalle il torrione che delimita a sinistra (in discesa) il vallone del “Sodo della Scrufola”.15- 18 – La grotta del versante opposto, più grande e profonda.16171819 – 20- Veduta dall’interno della grotta.2021 – 22- Nella parete del fondo della grotta sono presenti particolari stratificazioni rocciose.2223- Nella parete sono presenti anche dei nuclei di Pirite (Solfuro di ferro).24- Stratificazioni rocciose di colore nero del pavimento della grotta.25- L’altro torrione roccioso che delimita a destra il “Sodo della Scrufola” visto dall’ingresso della grotta.26- La confluenza del Rio Sacro con il Fiastrone.27 – 28- Risaliamo il greto del Rio Sacro in esplorazione.2829 – 30 – La forra rocciosa del Rio Sacro presente a circa un chilometro dalla confluenza con il Fiastrone.3031- L’ultima parte della forra rocciosa del Rio Sacro.32- Una grandissima pianta di edera risale le pareti rocciose con stratificazioni verticali della forra33- La grande edera della forra.34 – 35 – La parte finale della forra del Rio Sacro oltre la quale la valle si allarga e diventa boscosa.3536- Petasites hybridus in fioritura sul greto del Rio Sacro.37- Siamo a marzo e già stanno fiorendo i primi fiori primaverili, l’anemone epatica (Hepatica nobilis)38- La Primula acaulis.
IL ROMITORIO E LA FONTE DEL BEATO UGOLINO, LE LAME ROSSE.
Itinerario storico, breve, facile e con una bella panoramica sul Lago di Fiastra ma poco conosciuto.
Si raggiunge prima la Fonte poi il Romitorio del Beato Ugolino quindi si può proseguire per affacciarsi sul grande e ripido canalone della parte superiore delle Lame Rosse.
Il Beato Ugolino, l’anacoreta dei monti Sibillini, nacque a Fiegni, di Fiastra, intorno ai primi anni del XIV sec. Il padre fu Malagotto III, discendente di quella nobile famiglia dei conti Malagotti, Signori di ben quattro feudi: Appennino, Poggio, Cerreto, Fiastra.
La madre, Lucia, non sopravvisse al parto e lo lasciò orfano. Ugolino fin dall’infanzia ebbe una salda formazione spirituale, che lo portò a proseguire da solo, senza tentennamenti, il cammino della vita anche quando a tredici anni gli morì il padre. Da quel momento il giovane, libero di disporre della sua volontà, maturò l’idea di vendere la proprietà lasciatagli dal genitore in ossequio al precetto della perfezione evangelica. Così a vent’anni vendette la proprietà e si ritirò in un eremitaggio.
Ugolino preferì ritirarsi in solitaria meditazione in una grotta presso Fiegni.
Forse poco tempo fa abbiamo ritrovato anche la Grotta dove Ugolino si ritirò in eremitaggio, vedasi l’articolo in questo Blog “LA GROTTA DEL BEATO UGOLINO E LA GROTTA DI NICOLA – VALLE DEL FIASTRONE” del 21 novembre 2023.
Qui sarebbe rimasto fino alla sua morte, vivendo in unione di preghiera e di meditazione.
Lo ristorava una sorgente, che la tradizione vuole fatta scaturire da lui stesso. Si dice che una temporanea dimora il Beato l’abbia avuta a S. Liberato, un eremo fatto costruire probabilmente da S. Francesco d’Assisi, non lontano da Fiegni.
Operò interventi a favore di quanti, attratti dalla fama della sua santità, ricorrevano a lui fiduciosi. Guarì un certo Pietro, zoppo fin dalla nascita e impossibilitato a camminare; restituì la vista a un tale Antonio che aveva perso un occhio nel tagliare la legna; guarì gli indemoniati. Il Beato Ugolino rimase nell’eremo per circa trent’anni e morì nel mese di dicembre del 1373. Dopo la morte, il corpo del Beato venne portato nel vicino castello di Fiegni e collocato nella chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Fiegni di Fiastra per la strada Provinciale n.58 che costeggia il Lago di Fiastra. Si raggiunge prima la chiesa di Santa Lucia a Paninvetre, quindi proseguendo, il Santuario del Beato Ugolino, aperto solo la domenica. la strada prosegue verso il terrazzo panoramico del Balzo della Rufella con una veduta verticale sul Lago quindi raggiunge Rufella e sale verso Fiegni. All’ingresso della frazione la strada si divide, a destra prosegue verso Collemese e San Maroto con la bellissima chiesa del Santissimo Salvatore che consiglio di visitare al ritorno. A sinistra si entra nel paese e raggiunge la Chiesa di San Flaviano. Si parcheggia all’ingresso di Fiegni.
DESCRIZIONE: Nell’incrocio delle tre strade asfaltate, in corrispondenza di una edicola (foto n.1) parte una sterrata in lieve salita che in circa un’ora conduce comodamente alla Fonte del Beato Ugolino.
Durante il tragitto è possibile avere dei bellissimi scorsi del Lago di Fiastra e della sottostante Valle del Fiastrone.
Raggiunta la fonte dopo poche centinaia di metri si apre la grande radura erbosa dove si erge il Romitorio, dietro ad esso, poco visibile, inizia un sentiero poco frequentato che, in costante ma lieve salita e in circa un’ora, conduce ad una grande radura con tracce di vecchie recinzioni in legno, dove si perde.
Qui è consigliato usufruire di una navigatore satellitare per ritrovare l’imbocco nel successivo bosco alla fine della radura in salita verso Nord, che, in altri 300 metri di tragitto sempre in lieve salita, conduce nella parte superiore del grande canalone breccioso dove, in fondo, si possono osservare le alte guglie delle Lame Rosse.
RITORNO: Per lo stesso itinerario descritto oppure, nel canalone delle Lame Rosse è presente una traccia che lo taglia in quota e che, in un altro chilometro circa, conduce alla Fonte Sottacqua dove un sentiero ritorna indietro Ovest nel fosso e scende verso la Grotta dei Frati per poi riprendere il sentiero che conduce alla parte terminale delle Lame Rosse per chiudere così un percorso circolare.
L’attraversamento del canalone delle Lame Rosse è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto molto ripido e con breccia mobile anche se a tratti sono presenti alberi che facilitano il passaggio.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- L’edicola nella strada all’ingresso di Fiegni, punto di partenza dell’itinerario proposto.2- Purtroppo il giorno dell’escursione il tempo non era il massimo e la Valle del Fiastrone era ricoperta di nebbia, in alto il gruppo Nord dei Monti Sibillini con, da sinistra, il Pizzo Regina, Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Punta Bambucerta, Monte Rotondo, Monte Cacamillo, Monte Pietralata e la Croce di Monte Rotondo.3- Veduta verso la frazione di Podalla di Fiastra, Monte Frascare e il Monte Montioli a destra.4- Zoom sulla Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, che abbiamo visitato nel pomeriggio.5- La Fonte del Beato Ugolino.6 – 7 – Il Romitorio del Beato Ugolino costruito in una radura nel bosco con un bellissimo panorama….se fosse stato sereno.78- La targa che ricorda il giorno della costruzione dell’eremo.9- L’interno del Romitorio.10- Dietro al Romitorio parte il sentiero per le Lame Rosse.11- A prima vista ci sembrava un tronco caduto in realtà è una grande radice che viaggia parallela al terreno.12 – 13- La grande radura poco prima del canalone delle Lame Rosse, presenta tracce di vecchie recinzioni. 1314- La parte superiore del canalone delle Lame Rosse.15- Di fronte il Monte Sottacqua.16- Ed in fondo i torrioni delle Lame Rosse.17- La Valle del Fiastrone, i campi di Monastero ed il taglio della strada che da Pian di Pieca conduce al Lago di Fiastra..18 – 19- I Torrioni delle Lame Rosse da una veduta insolita, dall’alto anziché dal basso.1920 – 23- In queste immagini si nota la ripidità del canalone delle Lame Rosse che, nonostante la mancanza di sole, almeno ci ha regalato un po’ di colore autunnale.21222324- Piccolo ma coloratissimo Acero.25- La parte superiore del canalone.26 – 27- La nebbia mattutina si è dissolta permettendo una visione quasi aerea del Lago di Fiastra.2728- la Chiesa abbaziale di Santa Croce di Podalla, del XIII secolo, che abbiamo visitato nel pomeriggio.29- Di fronte alla Chiesa di Podalla si apre l’itinerario descritto, a sinistra il Romitorio e a destra, più in alto, il canalone delle Lame Rosse.30- Zoom sul Romitorio31- Zoom sul canalone delle Lame Rosse.32- Zoom sui torrioni delle Lame Rosse.33- Pianta satellitare del percorso. ROSSO: Percorso proposto – GIALLO: Percorso di ritorno
MONTE LIETO Per il canale Est.
L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.
La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.
Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.
SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.
All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.
Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.
Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.
Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.
La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.
Di seguito le immagini della salita proposta.
1- Il grande faggio di Pian Perduto e il canale di salita a sinistra, inciso nella parte iniziale e poi delimitato dal rimboschimento.2- Zoom sul intuitivo canale di salita.3- la prima parte del canale molto inciso e con dei saltini rocciosi.4- L’attacco del canale visto dalla strada Forca di Gualdo-Castelluccio.5- L’ingresso del canale nella sua prima parte incisa e con dei saltini rocciosi.6- Una vecchia carcassa di bovino all’interno del canale.7- Il Monte Porche visto dall’interno del canale, in fondo la strada da cui si parte8- La Forca di Gualdo e la strada per Castelluccio.9- In corrispondenza dei saltini rocciosi vegetano arbusti di Ramno alpino, sullo sfondo il Monte Argentella.10- Un grande Acero delimita la parte più incisa del canale.11- Una ulteriore carcassa, sembra di capriolo ma manca la testa.12- L’acero della foto n.10 e le prime conifere del rimboschimento a destra.13- Le sponde del canale sono caratterizzate da numerosi tratti dissestati causati dall’eccessivo transito di bovini lasciati al pascolo nella zona e che, a causa della ripidità del pendio, ogni tanto qualcuna rimane vittima di scivolamenti.14- La Cima del Redentore e i Colli Alti e Bassi.15- Raggiunto il rimboschimento la vista si apre anche sul Pian Perduto.16 – 17 – Suillus gravillei detto anche laricino o pinarolo, porcino che abbonda nel sottobosco a conifere.1718- Il canale è delimitato alla sua destra orografica dal rimboschimento a conifere.19- Terminato il rimboschimento ad alto fusto iniziano i grandi arbusti di Pino Mugo.20- Oltre il rimboschimento il pendio si fa anche più ripido.21- I Mughi vegetano bene in questo pendio.22- L’ultima parte del canale appena accennato, si trasforma in un semplice ma ripido pendio fino alla cresta di uscita.23- Veduta verso il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese dai pressi della cresta.24- Veduta verso il Monte Argentella e la Cima del Redentore dai pressi della cresta.25- Castelluccio e il Piano Grande, sullo sfondo i Monti della Laga.26- Grossa cavalletta si è affezionata ai miei pantaloni.27- la cima di Monte Lieto vista dalla cresta di uscita.28- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini.29- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso Sud con Castelluccio30 – 32- Le rocce presenti ai lati dell’ultima parte del canale.313233- Il Pian Perduto e, a destra, quello che una volta era chiamato “Il Laghetto Rosso” ma che ormai, da anni, non si colora più con la fioritura di alghe rosse a causa di uno stazzo di pecore realizzato a pochi metri che lo sta devastando ed inquinando, ma forse questo non importa a nessuno.34- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina emergono ai lati della Cima di Passo Cattivo, a destra la Cima di Vallinfante.35- Il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.36- Il Monte Argentella e i boschi del San Lorenzo.37- La Cima del Redentore ed i Colli Alti e Bassi.38 – 39- Il Corone del Vettore, la faglia del terremoto del 2016, ancora si vede, anche da lontano, l’abbassamento del terreno.3940- Mantide religiosa che si sta cibando di una cavalletta.41- Il rimboschimento attraversato, formato da diverse essenze di conifere caratterizzate da sfumature di verde differenti.42- Piccoli Mughi crescono nel pendio sopra al rimboschimento43- La ripida discesa verso la strada da dove si parte.44- la continua linea del canale visto dal pendio di discesa di destra. 45- Altri tratti di sponda del canale dissestati dal passaggio di bovini.46- La mia fedele compagna di salite, anche se rimane sempre nel parcheggio.47- Bellissime Mazze da tamburo (Macrolepiota procera) nei prati di discesa.48- E buonissimo Prataiolo (Agaricus macrospora).49- Ed infine anche un bel ragno, la Argiope.
MONTE VALVASSETO – IL RIPARO DI CAMPOMAGGIORE
Nelle pendici boscose del versante Est del Monte Valvasseto si innalzano dei torrioni rocciosi che nascondono piuttosto bene una profonda cavità denominata il Riparo di Campomaggiore.
Il Monte Valvasseto, una piccola cima dei Monti Sibillini facilmente raggiungibile dalla Pintura di Bolognola salendo senza tracciato per i Piani Gra, nasconde numerose sorprese nei suoi dintorni, come riportato nei miei precedenti articoli :
LE FINESTRE DEI MONTI SIBILLINI: L’arco del Monte Valvasseto
MONTE VALVASSETO E MACCHIA TONDA
PIANI GRA : IL ROSETO DEI MONTI SIBILLINI
LE GROTTE DL MONTE SASSOTETTO – MONTE VALVASSETO
MONTE SASSOTETTO, UNA AFFILATA CRESTA POCO CONOSCIUTA
SASSOTETTO – VALLE TRE SANTI PER CAMPOMAGGIORE
VALLE TRE SANTI – PINTURA DI BOLOGNOLA
Pertanto tale itinerario può essere abbinato ad uno degli altri precedentemente descritti per completare una giornata di escursioni.
Il Riparo di Campomaggiore si raggiunge direttamente dalla cima del Monte Valvasseto (1526 m.) , scendendo verso Est per prati, si attraversa una piccola lingua di bosco e si prosegue ancora per prati in discesa fino a quota 1410 metri quindi si entra nel bosco (357467,5 E – 4761762 N) seguendo una traccia di sentiero in netta discesa che si fa più visibile nel bosco (con strisce plastiche bianco/rosse in parte degradate e che si inoltra poi nella zona del versante Nord denominata “Forcaccio” foto n.3), girando nettamente verso Est per un altro centinaio di metri di dislivello fino a raggiungere, a destra, un profondo vallone incastonato tra alte pareti rocciose dove, all’imbocco, sono presenti alcuni ometti di pietra.
Si scende con attenzione nel ripido canalone boscoso delimitato da pareti rocciose che si innalzano man mano che si scende, dopo poche decine di metri, nella parete sinistra, si apre una piccola cavità e poco sotto una ampia finestra (foto n.10), entrando nella finestra si aggira lo spigolo e, dalla parte opposta, si segue una cengia sotto alte pareti rocciose dove si apre la grande cavità. (1 ora dalla cima del Monte Valvasseto, 1330 metri circa).
La cavità è inserita nel Catasto delle grotte della Regione Marche ma le coordinate GPS riportate nei navigatori satellitari non sono precise per cui se, nonostante le indicazioni, non si ritrova la cavità, occorre girovagare un po’ tra i torrioni rocciosi facendo attenzione ai ripidi pendii all’interno del bosco ma ciò aumenta solo il fascino dell’esplorazione.
Ritornando nel vallone di discesa, prima di riprendere l’itinerario di ritorno, si può scendere ancora una cinquantina di metri costeggiando le pareti per raggiungere una larga e alta faglia attraversabile che separa in due parti la parete di sinistra.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il prato del versante Nordest sottostante la cima del Monte Valvasseto, a sinistra il Monte Rotondo 2- Il termine del prato e la zona dove si deve entrare nel bosco.3- Il bosco con la traccia di sentiero delimitata da strisce plastiche bianco/rosse (nella pianta in primo piano a destra) in parte degradate e scolorite.4- Il sentiero a sinistra e l’ometto di pietra a destra che indica l’imbocco del canalone roccioso dove si apre la cavità descritta.5- Qui è ben visibile l’imbocco del canalone nel bosco.6- La prima parte del ripido canalone delimitato da torrioni rocciosi da entrambe le parti.7- Più si scende nel canalone e più si innalzano le pareti.8- La prima piccola cavità che si incontra nella parete di sinistra9- Una ragnatela splendidamente illuminata all’interno del bosco, quest’anno i boschi erano pieni di ragnatele come non avevo mai visto.10- La finestra che bisogna attraversare per aggirare lo spigolo roccioso oltre il quale si apre il Riparo di Campomaggiore.11- La cengia oltre la finestra.12- E da lontano si vede già l’ampio Riparo di Campomaggiore.13 – 19 – Il Riparo di Campomaggiore.14151617181920- La faglia posta nel vallone un po’ più in basso della finestra della foto n.10.21222324- Il torrione dove si apre il Riparo di Campomaggiore visto dal bosco sovrastante, sullo sfondo il versante Nord del Monte Castel Manardo25- Pianta satellitare del percorso proposto.
PIANI DI CASTELLUCCIO – LA FIORITURA AUTUNNALE
I Piani di Castelluccio, Piano Grande e Pian Perduto, sono famosi in tutto il mondo per la FIORITURA DEI CAMPI COLTIVATI, che avviene generalmente ai primi di luglio (vedi articolo CASTELLUCCIO E I PANTANI luglio 2023), meno conosciuta è la FIORITURA SPONTANEA DEL PIANO GRANDE (vedi articoli del Maggio 2024 e Giugno 2019) ma ancora meno conosciuta è la FIORITURA AUTUNNALE che si può ammirare sempre nei Piani di Castelluccio e nelle vallette circostanti.
In particolare la fioritura autunnale è prodotta dal Colchico (Colchicum lusitanum e alpinium) e dalla Galeopside (Galeopsis angustifolia subsp. angustifolia) entrambe di un bel colore rosa carico.
Il colchico predilige i pendii erbosi al margine dei boschi, è comune nella zona del San Lorenzo e intorno al Pian Perduto mentre la Galeopsis fiorisce nei campi coltivati del Piano Grande intorno alla strada per Forca di Presta sotto alla Costa del Vettore.
Il periodo migliore per osservare le fioriture di queste due specie è dal 20 di agosto alla prima metà di settembre.
1 – 2 – La Portella del Vao che collega il Pian Perduto alla zona del San Lorenzo, sullo sfondo il Monte Palazzo Borghese e il Monte Porche a sinistra.2- Intorno alla Portella del Vao si sviluppa una bella fioritura di Colchico.3- Il Monte Palazzo Borghese si staglia sopra la Portella del Vao.4- Dalla Portella del Vao si accede alla Romitoria di San Lorenzo i cui resti dominano su una collinetta la zona omonima, a destra il Monte Argentella.5- I resti delle mura della Romitoria di San Lorenzo6- I boschi del San Lorenzo sotto alle pendici del Monte Palazzo Borghese e Monte Porche a sinistra, intorno ai quali si sviluppano abbondanti fioriture di Colchico.7 – 13 – Fioriture di Colchicum Lusitanum nei pendii intorno ai boschi del San Lorenzo.891011121314- Cavalletta dalle ali rosse perfettamente mimetizzata (Oedipoda germanica).15- Dettaglio 17 – 26 – Fioritura a Galeopside (Galeopsis angustifolia subsp. angustifolia) dei campi coltivati 181920212223242526
CRESTA SUD DI CIMA DI COSTA VETICHE E CRESTA OVEST DI PUNTA BAMBUCERTA IN GIORNATA.
Il 22 agosto 2024, con Francesco, Gilberto e Paolo abbiamo salito la Cresta Sud della Cima di Costa Vetiche (1935 m.). L’idea era quella di, una volta salita la cresta Sud, raggiungere la Forcella Cucciolara, scendere in Val di Tela e risalire la Punta Bambucerta (1869 m.) per la ripida cresta Ovest, chiamata in zona L’Abbandonata .
Invece dopo aver salito la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche abbiamo raggiunto la Punta Bambucerta per la cresta classica e poi ci siamo cimentati nella discesa della cresta Ovest verso la Val di Panico, come ben si sa è più facile andare in salita che in discesa ma ci siamo voluti mettere alla prova perché bisogna sapere pur discendere in caso di abbandono di una via come questa. Consiglio comunque di percorrere la cresta Ovest di Punta Bambucerta in salita dalla Val di Tela.
Ovviamente le due salite sono destinate ad escursionisti esperti, che si sanno muovere su terreni ripidi e che conoscono la zona ed è necessario utilizzare almeno una piccozza.
Come di consueto non riporto le intere tracce GPS perché toglierei lo spirito d’avventura che le salite possono dare.
ACCESSO: Le due salite proposte prevedono come punto di partenza l’Area picnic posta nel primo tornante della strada che da Bolognola sale alla Pintura. Si arriva in auto ad un piazzale con fontana, bracieri e tavoli di legno dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Dall’area picnic si prosegue la strada sterrata con indicazione Forcella del Fargno/Pizzo Tre Vescovi, dopo alcuni chilometri la strada si trasforma in un sentiero in lieve salita, in circa un’ora si raggiunge la strettoia della valle fra alte pareti di roccia rossa, alla base della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud della Cima di Costa Vetiche, l’oggetto di una delle due salite proposte.
La strettoia termina bruscamente, si passa da alte pareti rocciose a canaloni erbosi, qui il sentiero sale il pendio verso destra, si continua fino al secondo tornante oltre il quale si inizia a salire nel canalone erboso (foto n. 1-3 / 25-26) in direzione di alcune pareti rocciose a placche verticali spesso bagnate. (354089,2 E – 478033,4 N; 1515 m.).
Si risale in verticale un tratto di misto erboso molto ripido (foto n.4) tenendo le placche sulla destra fino a raggiungere una cresta erbosa che costituisce la sponda sinistra (in salita) di un canale, la sponda destra è la cresta oggetto di salita (30 minuti).
Si scende quindi nel canale erboso dirigendosi verso la base di alcuni torrioni rocciosi (354198,4 E – 4758234,7 N; 1605 m.), si aggirano nel lato destro e si prende la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche che inizia proprio sopra di essi (foto n.7-9).
Si risale il filo di cresta con tratti rocciosi molto ripidi per poi proseguire su tratti erbosi meno ripidi fino alla cima (1 ora, foto n.11-16 / 27).
Una volta raggiunta la Cima di Costa Vetiche (359863,3 E – 4758700,3 N; 1935 m.) si percorre la bella cresta in direzione Ovest verso Forcella Cucciolara (foto n.23-24), noi invece, poco prima di scendere alla Forcella Cucciolara, abbiamo proseguito la cresta Nord per raggiungere la Punta Bambucerta e discendendo successivamente la Cresta Ovest fino alla Val di Tela. Quindi siamo risaliti alla Forcella Cucciolara (foto n.31-39) ma consiglio di fare l’itinerario descritto di seguito:
Dalla Forcella Cucciolara si scende quindi per traccia di sentiero in Val di Tela, si percorre l’intera valle tenendosi sul pendio di destra fino a raggiungere la Cresta Ovest di Punta Bambucerta, in corrispondenza di un tratto meno ripido da cui si accede anche alla parete Nord (40 minuti; 353310,5 E – 4759749,7 N; 1635 m.).
Da questo punto si inizia a salire il filo della Cresta Ovest fino alla cima superando un tratto roccioso a circa due terzi della salita, deviando su ripidissimo pendio a destra per poi riprendere il filo di cresta (foto n. 44-46) fino a raggiungere la cima di Punta Bambucerta situata poco più verso Sud (1 ora; 353549,6 E – 4759473,1 N; 1869 m.).
Nella Zona della selvaggia e isolata Val di Tela, oltre a due percorsi descritti in bibliografia, entrambe con accesso da Forcella Cucciolara, quali:
sentiero Val di Tela – Versante Nord di Monte Rotondo- Cresta tra M.Pietralata e M: Rotondo (cresta sopra Orto della Regina), facile, descritto su una vecchia guida del Parco e riportato anche nell’articolo “MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA” del 15/11/2020 nel presente blog.
Sentiero Val di Tela – Orto della Regina – versante Est del Monte Pietralata e cima – Monte Rotondo, solo per esperti escursionisti, descritto su una vecchia guida del Parco.
personalmente ho percorsi e descritto i seguenti itinerari:
Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata e il sentiero dimenticato nel versante Sud del Monte Cacamillo descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.
Grotte di Angilino sulla testata della Valle dell’Acquasanta descritto a pagina 32 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .
Punta Bambucerta, parete Nord, dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” .
Punta Bambucerta, per la cresta Sud, itinerario classico dalla Forcella Cucciolara descritto nel presente blog in data 23/01/2023.
Punta Bambucerta dall’Efre per la Cresta Nord-est, descritto nel presente blog in data 28/05/2002.
Punta Bambucerta per la Cresta Ovest in discesa dalla cima nella Val di Tela (presente articolo).
Insomma posso dire con orgoglio che la Punta Bambucerta è la mia Cima.
1- Dal secondo tornante del sentiero che dall’area pic-nic della Vall del Fargno sale verso il Rifugio del Fargno si lascia il sentiero e si sale una cinquantina di metri per il canalone erboso.2- Quindi si inizia a risalire un tratto di ripido misto erboso a sinistra di una parete rocciosa spesso bagnata.3- Si sale in verticale su pendii sempre più ripidi.4- Alle spalle le sorgenti del Fiastrone ed il versante Nord del Pizzo Tre Vescovi.5- E la forcella del Fargno con l’omonimo Rifugio.6- Si raggiunge così la prima cresta da cui si scende al canalone a destra per raggiungere la cresta di salita vera e propria.7- La cresta di salita con, a destra, i torrioni rocciosi di cui dobbiamo raggiungere la base per iniziare la vera e propria salita.8- Alla base dei torrioni.9- La base dei torrioni della foto n.7 che si devono scavalcare per andare a prendere il filo di cresta della Cima di Costa Vetiche.10- La cresta sopra ai torrioni di roccia delle foto precedenti.11 – 16 – Fasi di salita della cresta Sud di Cima di Costa Vetiche, di fronte sempre il versante Nord del Monte Acuto e del Pizzo Tre Vescovi con l’orribile strada del Fargno che taglia i pendii.121314151617- La Valle del Fargno con il sentiero di raggiungimento proveniente dall’Area Picnic di Bolognola.18- Il verticalissimo versante Nord del Monte Acuto, oggetto di salite invernali.19- La Valle del Fargno con il Monte Castel Manardo e la Pintura di Bolognola con il Monte Valvasseto.20 – 21 -L’ultima parte della cresta2123-E la Cima di Costa Vetiche con la Pintura di Bolognola sullo sfondo a sinistra.24- Ed il Monte Castel Manardo alle spalle e la Forcella Bassete al centro.25- La cresta che scende verso Forcella Cucciolara, da cui accederemo a Punta Bambucerta, la prossima meta.25 – 26 – Particolare della prima parte della salita dopo aver lasciato il sentiero per il Rifugio del Fargno.2627- L’intera cresta di salita.28 – 29 – La Forcella Cucciolara e la Val di Tela a destra viste dalla cresta verso la cima di Punta Bambucerta.2930- Punta Bambucerta, al centro il Monte Cacamillo e a sinistra il Monte Pietralata, in fondo la Testata della Valle dell’Acquasanta.31- La cima di Punta Bambucerta con, a sinistra, la cresta Ovest che faremo in discesa.32- Il primo tratto della cresta Ovest.33- In fondo la parte finale della cresta ma nella parte centrale ci aspetta il tratto più ripido. Di fronte il Canale ad “S” tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata descritto a pagina 79 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.34- La parete Nord di Punta Bambucerta dove ho tracciato due bellissimi itinerari riportati a pagina 49 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” 35- Iniziano delle roccette.36 – 37 – Che ci obbligano a traversare verso sinistra.3738- Al termine della cresta ci dirigiamo verso il fondo della Val di Tela, come si nota dal Monte Cacamillo che si sta allontanando..39- La bellissima e selvaggia Val di Tela.40- La Val di Tela vista dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra il Monte Cacamillo al centro e il Monte Pietralata a sinistra.41- Le due piramidi della Punta Bambucerta e del Monte Cacamillo.42- Il restringimento della Valle del Fargno in corrispondenza della cresta Nord del Monte Acuto e la cresta Sud di Cima di Costa Vetiche. A sinistra il pendio di salita proprio dopo l’ultima parete rocciosa.43- Il restringimento della Valle del Fargno.44- Il versante Nordest di Punta Bambucerta con il percorso proposto in rosso. In giallo e celeste i percorsi già effettuati nella cima e descritti o nei miei due libri o nel presente blog.45 – 46 – Il percorso proposto della cresta Ovest di Punta Bambucerta visto dalla cresta tra il Monte Rotondo e il Mont Pietralata.4647- Pianta satellitare dei percorsi proposti. In rosso le salite descritte, in giallo i percorsi di concatenazione, in celeste il percorso di discesa.
LA CASCATA DE LU CUGNUNTU E LE GROTTE DI TRIPONZO – VALNERINA
Il percorso proposto, effettuato con Patrizio, può essere effettuato in giornata in quanto la cascata e le grotte descritte si trovano tutte in Valnerina a pochi chilometri di distanza fra di loro.
LA CASCATA DE “LU CUGNUNTU”: Bella cascata che si apre in ambiente quasi ipogeo nel Fosso di San Lazzaro, nella Valnerina, escursione adatta a tutti, a primavera è consigliabile portare scarpe di ricambio.
ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 209 della Valnerina da Visso fino alla frazione di San Lazzaro (km. 58+800, con segnale turistico del Lebbrosario di San Lazzaro), dal paese si prosegue in auto per altri 700 metri fino ad un bivio con segnale per la cascata dove si parcheggia.
Si prosegue a piedi per circa 20 minuti risalendo la valle che si fa sempre più stretta e con diversi guadi fino alla stretta e breve forra dove si apre la cascata.
1- La stretta valle del Fosso di San Lazzaro.2- L’ingresso della breve forra dove scende la cascata.3- Si prosegue per pochi metri nella forra fin sotto la cascata.4- L’ingresso della forra visto dalla base della cascata.5 – 9 – La cascata de “Lu Cugnuntu”.678910- Il laghetto alla base della cascata con l’acqua che esce dalla roccia.11- Sguardo verso il cielo dall’interno della forra.
LE CINQUE GROTTE DEI BAGNI DI TRIPONZO: Triponzo, una frazione del Comune di Cerreto di Spoleto, sorge su uno sperone di Travertino e nei suoi dintorni si aprono numerose ed interessanti grotte.
Alla base della grande parete rocciosa posta proprio di fronte alle Terme o Bagni di Triponzo si aprono ben 5 interessanti cavità anche se di breve ma difficile accesso a causa della folta vegetazione e del terreno impervio.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni e si raggiungono in auto le Terme di Triponzo, si lascia l’auto nel parcheggio superiore non custodito, dal piazzale parte una traccia di sentiero che attraversa un tratturo e prosegue verso la base della parete rocciosa dove si aprono le cinque grotte.
Non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso alle 5 cavità ma sono tutte vicine e si ritrovano seguendo le tracce GPS in quanto sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).
In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale descritte di seguito.
Inoltre nel Catasto è riportata anche la Caverna di Triponzo, indicata sopra alle terme stesse ma, secondo le indicazioni riportate, è stata trovata a seguito degli scavi per una condotta idrica e non presenta accessi esterni.
Inoltre, proprio di fianco alla strada S.S. 209 poco prima del paese di Triponzo è indicata anche la Grotta del km.49, è visitabile con attenzione per la strada stretta ma si presenta come una piccola cavità senza interesse.
12 – 17 – La Grotta n.1 del Bagni di Triponzo.1314151617
LA GROTTA N.2 DEI BAGNI DI TRIPONZO
18 – 20 – La Grotta n.2 del Bagni di Triponzo.192021 – 22- Resti di materiali da scavo all’interno della grotta22
LA GROTTA N.3 DEI BAGNI DI TRIPONZO
23 – 24 – La Grotta n.3 del Bagni di Triponzo.24
LA GROTTA N.4 DEI BAGNI DI TRIPONZO
25 – 26 – La Grotta n.4 del Bagni di Triponzo.26
LA GROTTA N.5 DEI BAGNI DI TRIPONZO
27 – 29- La Grotta n.5 del Bagni di Triponzo.282930 – 33- La grotta presenta belle vecchie concrezioni ma ormai senza più stillicidio.313233
LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO E LA GROTTA DEL GRUGNALE: In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale, a poca distanza fra loro.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni, si supera l’abitato di Casali Belforte e si prosegue per circa 1,5 chilometri fino ad una diretta con una serie di cartelli indicata nella foto n. 34 dove si parcheggia di fianco alla strada, guardando, meglio con un binocolo, in alto sopra strada si osservano delle rocce dove si nota il grande arco dell’ingresso della Grotta del Grugnale (da grugnale: nome comune dell’arbusto Corniolo (Cornus mas)), foto n.35.
DESCRIZIONE: Entrando nel bosco attraverso uno spazio tra le reti parasassi si risale faticosamente il ripido bosco in direzione dell’antro della grotta osservato dalla strada.
Giunti alla base dei torrioni rocciosi è presente una rete di protezione che bisogna risalire con molta attenzione in direzione dell’antro di ingresso della grotta anch’esso parzialmente protetto dalla rete, in circa 15 minuti si raggiunge la grotta.
Per raggiungere la Grotta dei Bagni di Triponzo n.6, anche in questo caso non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso ma si trova a circa 200 metri più a sinistra ed alcune decine di metri più in alto della Grotta del Grugnale seguendo le tracce GPS in quanto entrambe le cavità sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).
34- La diretta della Strada Regionale n.209 della Valnerina dove si parcheggia per raggiungere la Grotta del Grugnale e dei Bagni di Triponzo n.6.35- L’itinerario per raggiungere la Grotta del Grugnale, che si vede in alto.36- L’ingresso della Grotta del Grugnale.37- La rete metallica che bisogna risalire con l’aiuto delle mani posta sotto l’ingresso della grotta.38 – 39 – La rete ricopre anche le parti laterali dell’antro della grotta.3940 – 41 – Veduta dall’interno della Grotta del Grugnale.4142- La parte terminale della grotta.43 – 45 – Una bella stalagmite e relativa stalattite a cui mancano pochi centimetri per congiungersi e diventare una colonna.444546- La stalagmite con i cerchi concentrici di crescita.47- Il soffitto della grotta è rivestito di grandi ragnatele.48- Una singolare stalattite.49- E una colonna.50- Alghe rosa e verdi colorano le pareti rocciose all’interno della grotta.
LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO
51 – 52 – L’ingresso della grotta del Bagni di Triponzo n.6.5253 – 54 – La grotta n.6 continua con uno stretto budello.5455- Dopo alcuni metri non si riesce più a proseguire.
LA GROTTA DEL LAGO DI TRIPONZO: La grotta è situata nei pressi dell’abitato di Triponzo.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina dalle Terme per circa 2 chilometri fino al nucleo abitato di Triponzo, poco prima della galleria della strada si sale a destra fino ad un parcheggio all’interno del paese.
Dal parcheggio si prosegue a piedi per il sentiero della Salute, che conduce fino alle Terme o Bagni di Triponzo, situate a circa 2 chilometri prima del paese.
Dopo circa 200 metri si passa sotto a delle alte pareti rocciose e si intercetta un ingresso di una grotta chiusa con cancello, sopra, a circa 8 metri, si apre il secondo ingresso della Grotta del Lago, l’accesso è riservato solo a speleologi.
Nei pressi della grotta sono presenti spettacolari concrezioni carbonatiche sul substrato roccioso, che si sono formate nell’Olocene. Scavi archeologici nella grotta hanno permesso di rinvenire all’interno dello strato basale due scheletri umani con corredi funerari di età neolitica.
56- L’ingresso della Grotta del Lago.57- L’ingresso superiore e le concrezioni carbonatiche di colore scuro rispetto alle rocce calcaree superiori.
GROTTA AL Km 5,3 PER CASCIA: piccola grotticella non riportata nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria, trovata per caso mentre percorrevo d’inverno la strada, si può abbinare alla cascata e alle grotte di Triponzo.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da Triponzo in direzione Terni , dopo neppure un chilometro si gira a sinistra per Norcia fino a Serravalle. Si gira a destra in direzione Cascia e dopo 5 km si raggiunge l’incrocio per CERASOLA, si prosegue per Cascia, si supera una casa Cantoniera e, dopo una curva si prosegue 100 metri quindi si parcheggia al alto della strada (attenzione). Nel bosco sulla sinistra si apre la grotticella.
58 – 60- La Grotticella del km 5,3 per Cascia596061 – 62- La grotticella prosegue per diversi metri per diventare poi un budello inaccessibile.6263- Il proseguimento inaccessibile della grotticella.64- La strada per Cascia vista d’inverno dall’interno della grotticella.
LE GROTTE DEL MONTE SIBILLA
Il Monte Sibilla da il nome all’intero gruppo dei Monti Sibillini e l’antro della sua grotta ha ispirato leggende note a tutti come quella del Guerrin Meschino.
La montagna è nota per la Grotta riportata nella cartografia come Grotta delle Fate o della Sibilla inoltre presenta le meno note Grotte Nere e alcune grotticelle sul versante Est della cosiddetta “Corona della Sibilla”, un bancone roccioso calciruditico di colore rosso alto oltre 5 metri che circonda la cima ad una quota di circa 2000 metri.
La Grotta delle Fate o della Sibilla si raggiunge direttamente dalla cima scendendo su traccia di sentiero nel prato verso Est prima di raggiungere le pareti della “Corona”.
Nei Monti Sibillini esiste poi un’altra Grotta delle Fate, ma si trova nel versante Sudest del M. Vettore, sopra la cosiddetta “Aia della Regina” il cui itinerario di raggiungimento è riportato a pagina 56 nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.
Le Grotte Nere si aprono direttamente sulla strada che raggiunge il Rifugio della Sibilla, a quota 1190 metri proprio prima che la strada entra nel rimboschimento di conifere, ben visibili in salita.
Le Grotticelle della Corona si aprono direttamente alla base della bastionata rocciosa che circonda la cima, nel versante Est. Esse si raggiungono salendo dal Rifugio M. Sibilla per la cresta normale in direzione Ovest fino alla catena presente nella “corona” e che permette di salire fino alla cima. Dalla catena anziché salire le roccette si costeggia la bastionata rocciosa della “Corona” a sinistra, facendo attenzione in alcuni punti ripidi. Si visitano le grotticelle presenti e si continua fino allo spigolo Est per proseguire ancora un po’ nel versante Sud dove c’è una ulteriore grotticella, ancora avanti la barriera rocciosa si trasforma in un ripidissimo pendio rupestre dove non conviene proseguire.
Poi ritornando indietro per lo stesso itinerario si incontra un canale roccioso che volendo si può risalire anziché ritornare alla catena per salire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla.
Nel versante Nord della “Corona”, già visitato in precedenza, non si aprono cavità da visitare ed inoltre il pendio alla sua base è molto più ripido del versante Est.
1- Il versante Nordest del Monte Sibilla visto dalla sella del Monte Zampa.2- Da sinistra il M. Priora, il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.3- La “Corona” del M. Sibilla, versante Est e Nordest.4- La Luna tramonta proprio in corrispondenza della Grotta della Sibilla.5 – 6 – Le grotticelle della “Corona”67 – Veduta verso Sud dall’interno della prima grotticella con il Gran Sasso sullo sfondo.8- Ed il Monte Vettore a destra9- Si continua alla base della “Corona”10- Saxifraga australis 11- Minuartia verna12- Campanula tanfanii13- Alla base della “Corona”, si vede a destra il sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.14- Grande Atadinus pumilus (Ex Rhamnus pumila).15- Andando avanti verso Est si incontra una seconda grotticella.16- La seconda grotticella17- Veduta della cresta di salita dalla seconda grotticella.18- Andando verso lo spigolo Est della “Corona” il pendio si fa più ripido.19 – 20 – Lo spigolo Est è anche la parte più alta della “Corona”.2021 – 22 – Si prosegue alla base della parte Sud della “Corona” e si scopre Cima Vallelunga e il Monte Porche a sinistra.2223- Oltre lo spigolo si apre una terza grotticella proprio sopra al Casale della Banditella con vista verso la catena Sud dei M. Sibillini.24- E verso Cima Vallelunga, M.Porche, M.Palazzo Borghese e M. Argentella.25- Contorte formazioni rocciose dentro alla terza grotticella.26 – 27 – Ritornando indietro alla base delle rocce si incontra questo canalino che permette di risalire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla senza ritornare alla cresta dove è presente la catena.2728- In breve si raggiunge il muretto a secco proprio sotto alla Grotta della Sibilla.29- La vecchia iscrizione sul masso sopra all’entrata della Grotta della Sibilla ormai non più leggibile sostituita da una recente irresponsabile iscrizione. 30- L’ingresso della Grotta della Sibilla.31 – 32 – Si entra per qualche metro soltanto.3233 – 34 – Le due cime del M. Sibilla.3435- L’imbuto de Le Vene nel versante Nord del M. Sibilla.36 – 37 – Gregge di pecore che percorre la traccia di sentiero più alto nell’imbuto de Le Vene (vedasi articolo “VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA – I sentieri Estivi de Le Vene”).3738- Veduta del M.Vettore, Pizzo del Diavolo e Cima del Redentore da un intaglio della cima del M.Sibilla.39- Gentiana lutea nel prato sommitale del M.Sibilla, sullo sfondo Il Pizzo.40- Le Grotte Nere, lungo la strada di salita al Rifugio M. Sibilla.41 – 42 – Le Grotte Nere sono formate da blocchi di conglomerato quindi una formazione totalmente diversa dalle altre grotte del M.Sibilla.4243 – 45- Veduta dall’interno delle Grotte Nere.444546- Bellissima pianta di Echinops ritro o cardo a palla.47- Il versante Sud del M. Sibilla visto da Foce dove si nota che la “Corona” si trasforma in un ripido pendio rupestre dove non conviene traversare.48- Percorso per raggiungere le Grotticelle della Corona della Sibilla.