LA CASCATA DE LU CUGNUNTU E LE GROTTE DI TRIPONZO – VALNERINA
Il percorso proposto, effettuato con Patrizio, può essere effettuato in giornata in quanto la cascata e le grotte descritte si trovano tutte in Valnerina a pochi chilometri di distanza fra di loro.
LA CASCATA DE “LU CUGNUNTU”: Bella cascata che si apre in ambiente quasi ipogeo nel Fosso di San Lazzaro, nella Valnerina, escursione adatta a tutti, a primavera è consigliabile portare scarpe di ricambio.
ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 209 della Valnerina da Visso fino alla frazione di San Lazzaro (km. 58+800, con segnale turistico del Lebbrosario di San Lazzaro), dal paese si prosegue in auto per altri 700 metri fino ad un bivio con segnale per la cascata dove si parcheggia.
Si prosegue a piedi per circa 20 minuti risalendo la valle che si fa sempre più stretta e con diversi guadi fino alla stretta e breve forra dove si apre la cascata.
1- La stretta valle del Fosso di San Lazzaro.2- L’ingresso della breve forra dove scende la cascata.3- Si prosegue per pochi metri nella forra fin sotto la cascata.4- L’ingresso della forra visto dalla base della cascata.5 – 9 – La cascata de “Lu Cugnuntu”.678910- Il laghetto alla base della cascata con l’acqua che esce dalla roccia.11- Sguardo verso il cielo dall’interno della forra.
LE CINQUE GROTTE DEI BAGNI DI TRIPONZO: Triponzo, una frazione del Comune di Cerreto di Spoleto, sorge su uno sperone di Travertino e nei suoi dintorni si aprono numerose ed interessanti grotte.
Alla base della grande parete rocciosa posta proprio di fronte alle Terme o Bagni di Triponzo si aprono ben 5 interessanti cavità anche se di breve ma difficile accesso a causa della folta vegetazione e del terreno impervio.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni e si raggiungono in auto le Terme di Triponzo, si lascia l’auto nel parcheggio superiore non custodito, dal piazzale parte una traccia di sentiero che attraversa un tratturo e prosegue verso la base della parete rocciosa dove si aprono le cinque grotte.
Non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso alle 5 cavità ma sono tutte vicine e si ritrovano seguendo le tracce GPS in quanto sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).
In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale descritte di seguito.
Inoltre nel Catasto è riportata anche la Caverna di Triponzo, indicata sopra alle terme stesse ma, secondo le indicazioni riportate, è stata trovata a seguito degli scavi per una condotta idrica e non presenta accessi esterni.
Inoltre, proprio di fianco alla strada S.S. 209 poco prima del paese di Triponzo è indicata anche la Grotta del km.49, è visitabile con attenzione per la strada stretta ma si presenta come una piccola cavità senza interesse.
12 – 17 – La Grotta n.1 del Bagni di Triponzo.1314151617
LA GROTTA N.2 DEI BAGNI DI TRIPONZO
18 – 20 – La Grotta n.2 del Bagni di Triponzo.192021 – 22- Resti di materiali da scavo all’interno della grotta22
LA GROTTA N.3 DEI BAGNI DI TRIPONZO
23 – 24 – La Grotta n.3 del Bagni di Triponzo.24
LA GROTTA N.4 DEI BAGNI DI TRIPONZO
25 – 26 – La Grotta n.4 del Bagni di Triponzo.26
LA GROTTA N.5 DEI BAGNI DI TRIPONZO
27 – 29- La Grotta n.5 del Bagni di Triponzo.282930 – 33- La grotta presenta belle vecchie concrezioni ma ormai senza più stillicidio.313233
LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO E LA GROTTA DEL GRUGNALE: In zona, ad un chilometro circa prima delle Terme di Triponzo, venendo da Visso, sul versante destro orografico, si aprono anche la Grotta 6 dei Bagni di Triponzo e la Grotta del Grugnale, a poca distanza fra loro.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da San Lazzaro in direzione Terni, si supera l’abitato di Casali Belforte e si prosegue per circa 1,5 chilometri fino ad una diretta con una serie di cartelli indicata nella foto n. 34 dove si parcheggia di fianco alla strada, guardando, meglio con un binocolo, in alto sopra strada si osservano delle rocce dove si nota il grande arco dell’ingresso della Grotta del Grugnale (da grugnale: nome comune dell’arbusto Corniolo (Cornus mas)), foto n.35.
DESCRIZIONE: Entrando nel bosco attraverso uno spazio tra le reti parasassi si risale faticosamente il ripido bosco in direzione dell’antro della grotta osservato dalla strada.
Giunti alla base dei torrioni rocciosi è presente una rete di protezione che bisogna risalire con molta attenzione in direzione dell’antro di ingresso della grotta anch’esso parzialmente protetto dalla rete, in circa 15 minuti si raggiunge la grotta.
Per raggiungere la Grotta dei Bagni di Triponzo n.6, anche in questo caso non è possibile descrivere dettagliatamente l’accesso ma si trova a circa 200 metri più a sinistra ed alcune decine di metri più in alto della Grotta del Grugnale seguendo le tracce GPS in quanto entrambe le cavità sono inserite nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria (www.catasto.fugs.it).
34- La diretta della Strada Regionale n.209 della Valnerina dove si parcheggia per raggiungere la Grotta del Grugnale e dei Bagni di Triponzo n.6.35- L’itinerario per raggiungere la Grotta del Grugnale, che si vede in alto.36- L’ingresso della Grotta del Grugnale.37- La rete metallica che bisogna risalire con l’aiuto delle mani posta sotto l’ingresso della grotta.38 – 39 – La rete ricopre anche le parti laterali dell’antro della grotta.3940 – 41 – Veduta dall’interno della Grotta del Grugnale.4142- La parte terminale della grotta.43 – 45 – Una bella stalagmite e relativa stalattite a cui mancano pochi centimetri per congiungersi e diventare una colonna.444546- La stalagmite con i cerchi concentrici di crescita.47- Il soffitto della grotta è rivestito di grandi ragnatele.48- Una singolare stalattite.49- E una colonna.50- Alghe rosa e verdi colorano le pareti rocciose all’interno della grotta.
LA GROTTA N.6 DEI BAGNI DI TRIPONZO
51 – 52 – L’ingresso della grotta del Bagni di Triponzo n.6.5253 – 54 – La grotta n.6 continua con uno stretto budello.5455- Dopo alcuni metri non si riesce più a proseguire.
LA GROTTA DEL LAGO DI TRIPONZO: La grotta è situata nei pressi dell’abitato di Triponzo.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina dalle Terme per circa 2 chilometri fino al nucleo abitato di Triponzo, poco prima della galleria della strada si sale a destra fino ad un parcheggio all’interno del paese.
Dal parcheggio si prosegue a piedi per il sentiero della Salute, che conduce fino alle Terme o Bagni di Triponzo, situate a circa 2 chilometri prima del paese.
Dopo circa 200 metri si passa sotto a delle alte pareti rocciose e si intercetta un ingresso di una grotta chiusa con cancello, sopra, a circa 8 metri, si apre il secondo ingresso della Grotta del Lago, l’accesso è riservato solo a speleologi.
Nei pressi della grotta sono presenti spettacolari concrezioni carbonatiche sul substrato roccioso, che si sono formate nell’Olocene. Scavi archeologici nella grotta hanno permesso di rinvenire all’interno dello strato basale due scheletri umani con corredi funerari di età neolitica.
56- L’ingresso della Grotta del Lago.57- L’ingresso superiore e le concrezioni carbonatiche di colore scuro rispetto alle rocce calcaree superiori.
GROTTA AL Km 5,3 PER CASCIA: piccola grotticella non riportata nel Catasto delle Grotte della Regione Umbria, trovata per caso mentre percorrevo d’inverno la strada, si può abbinare alla cascata e alle grotte di Triponzo.
ACCESSO: Si continua in auto la S.S. 209 della Valnerina da Triponzo in direzione Terni , dopo neppure un chilometro si gira a sinistra per Norcia fino a Serravalle. Si gira a destra in direzione Cascia e dopo 5 km si raggiunge l’incrocio per CERASOLA, si prosegue per Cascia, si supera una casa Cantoniera e, dopo una curva si prosegue 100 metri quindi si parcheggia al alto della strada (attenzione). Nel bosco sulla sinistra si apre la grotticella.
58 – 60- La Grotticella del km 5,3 per Cascia596061 – 62- La grotticella prosegue per diversi metri per diventare poi un budello inaccessibile.6263- Il proseguimento inaccessibile della grotticella.64- La strada per Cascia vista d’inverno dall’interno della grotticella.
LE GROTTE DEL MONTE SIBILLA
Il Monte Sibilla da il nome all’intero gruppo dei Monti Sibillini e l’antro della sua grotta ha ispirato leggende note a tutti come quella del Guerrin Meschino.
La montagna è nota per la Grotta riportata nella cartografia come Grotta delle Fate o della Sibilla inoltre presenta le meno note Grotte Nere e alcune grotticelle sul versante Est della cosiddetta “Corona della Sibilla”, un bancone roccioso calciruditico di colore rosso alto oltre 5 metri che circonda la cima ad una quota di circa 2000 metri.
La Grotta delle Fate o della Sibilla si raggiunge direttamente dalla cima scendendo su traccia di sentiero nel prato verso Est prima di raggiungere le pareti della “Corona”.
Nei Monti Sibillini esiste poi un’altra Grotta delle Fate, ma si trova nel versante Sudest del M. Vettore, sopra la cosiddetta “Aia della Regina” il cui itinerario di raggiungimento è riportato a pagina 56 nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.
Le Grotte Nere si aprono direttamente sulla strada che raggiunge il Rifugio della Sibilla, a quota 1190 metri proprio prima che la strada entra nel rimboschimento di conifere, ben visibili in salita.
Le Grotticelle della Corona si aprono direttamente alla base della bastionata rocciosa che circonda la cima, nel versante Est. Esse si raggiungono salendo dal Rifugio M. Sibilla per la cresta normale in direzione Ovest fino alla catena presente nella “corona” e che permette di salire fino alla cima. Dalla catena anziché salire le roccette si costeggia la bastionata rocciosa della “Corona” a sinistra, facendo attenzione in alcuni punti ripidi. Si visitano le grotticelle presenti e si continua fino allo spigolo Est per proseguire ancora un po’ nel versante Sud dove c’è una ulteriore grotticella, ancora avanti la barriera rocciosa si trasforma in un ripidissimo pendio rupestre dove non conviene proseguire.
Poi ritornando indietro per lo stesso itinerario si incontra un canale roccioso che volendo si può risalire anziché ritornare alla catena per salire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla.
Nel versante Nord della “Corona”, già visitato in precedenza, non si aprono cavità da visitare ed inoltre il pendio alla sua base è molto più ripido del versante Est.
1- Il versante Nordest del Monte Sibilla visto dalla sella del Monte Zampa.2- Da sinistra il M. Priora, il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.3- La “Corona” del M. Sibilla, versante Est e Nordest.4- La Luna tramonta proprio in corrispondenza della Grotta della Sibilla.5 – 6 – Le grotticelle della “Corona”67 – Veduta verso Sud dall’interno della prima grotticella con il Gran Sasso sullo sfondo.8- Ed il Monte Vettore a destra9- Si continua alla base della “Corona”10- Saxifraga australis 11- Minuartia verna12- Campanula tanfanii13- Alla base della “Corona”, si vede a destra il sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.14- Grande Atadinus pumilus (Ex Rhamnus pumila).15- Andando avanti verso Est si incontra una seconda grotticella.16- La seconda grotticella17- Veduta della cresta di salita dalla seconda grotticella.18- Andando verso lo spigolo Est della “Corona” il pendio si fa più ripido.19 – 20 – Lo spigolo Est è anche la parte più alta della “Corona”.2021 – 22 – Si prosegue alla base della parte Sud della “Corona” e si scopre Cima Vallelunga e il Monte Porche a sinistra.2223- Oltre lo spigolo si apre una terza grotticella proprio sopra al Casale della Banditella con vista verso la catena Sud dei M. Sibillini.24- E verso Cima Vallelunga, M.Porche, M.Palazzo Borghese e M. Argentella.25- Contorte formazioni rocciose dentro alla terza grotticella.26 – 27 – Ritornando indietro alla base delle rocce si incontra questo canalino che permette di risalire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla senza ritornare alla cresta dove è presente la catena.2728- In breve si raggiunge il muretto a secco proprio sotto alla Grotta della Sibilla.29- La vecchia iscrizione sul masso sopra all’entrata della Grotta della Sibilla ormai non più leggibile sostituita da una recente irresponsabile iscrizione. 30- L’ingresso della Grotta della Sibilla.31 – 32 – Si entra per qualche metro soltanto.3233 – 34 – Le due cime del M. Sibilla.3435- L’imbuto de Le Vene nel versante Nord del M. Sibilla.36 – 37 – Gregge di pecore che percorre la traccia di sentiero più alto nell’imbuto de Le Vene (vedasi articolo “VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA – I sentieri Estivi de Le Vene”).3738- Veduta del M.Vettore, Pizzo del Diavolo e Cima del Redentore da un intaglio della cima del M.Sibilla.39- Gentiana lutea nel prato sommitale del M.Sibilla, sullo sfondo Il Pizzo.40- Le Grotte Nere, lungo la strada di salita al Rifugio M. Sibilla.41 – 42 – Le Grotte Nere sono formate da blocchi di conglomerato quindi una formazione totalmente diversa dalle altre grotte del M.Sibilla.4243 – 45- Veduta dall’interno delle Grotte Nere.444546- Bellissima pianta di Echinops ritro o cardo a palla.47- Il versante Sud del M. Sibilla visto da Foce dove si nota che la “Corona” si trasforma in un ripido pendio rupestre dove non conviene traversare.48- Percorso per raggiungere le Grotticelle della Corona della Sibilla.
LA GRANDE CASCATA DEL RIO E IL SENTIERO DIRETTO PISCIARELLE-SAN LEONARDO
Il Fosso Il Rio, che scende dal versante Est del Monte Priora, forma ben 4 cascate visitabili. Le due cascate superiori, la Cascata della Rota (detta anche la Cascata Dimenticata) e la Cascata Nascosta, sono facilmente raggiungibili da tutti, la prima dal sentiero che conduce al Casale del Rio (vedi pagina 37 IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI) e la seconda direttamente da San Leonardo, sono entrambe riportate nella bibliografia di Monti Sibillini.
Le altre due inferiori sono più difficilmente raggiungibili e i percorsi sono consigliati solo ad escursionisti esperti. La terza cascata scende nei pressi della zona denominata “Lu Cartofene” e potrebbe riportare questo nome, sicuramente è la più alta de Il Rio mentre la quarta, denominata “Casco del Rio” è l’ultima cascata che forma il fosso prima di congiungersi con il Tenna, è la cascata che si vede bene di fronte dalla strada Valleria-Pisciarelle e si raggiunge prendendo la traccia di sentiero che scende subito verso il Fiume Tenna.
Entrambe possono essere raggiunte con lo stesso itinerario.
L’itinerario di accesso alla terza cascata è anche indicato nel libro “FIGLIE DELL’ACQUA E DEL TEMPO” come via di fuga per chi pratica torrentismo e si cimenta con la discesa integrale del Fosso Il Rio.
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Rubbiano e si prosegue in direzione dell’Infernaccio fino al parcheggio di Valleria, si prosegue quindi a piedi fino alle Pisciarelle e al piazzale di ingresso della galleria artificiale.
LA GRANDE CASCATA
DESCRIZIONE: Dal piazzale della galleria si individua una traccia di sentiero che si dirige verso il Fosso del Rio. Si inizia a percorrere in quota il ripido versante, dopo circa 400 metri la traccia effettua un tornate in salita (foto n.5), si prosegue per altri 150 metri raggiungendo una grotticella e proseguendo fino ad un secondo tornante dove poco visibile e nascosto da alti alberi abbattuti, è presente un incrocio, per la cascata si prosegue dritti (Nord) mentre se si prosegue verso sinistra (Sud ovest) si prende il sentiero de Le Volte che conduce al Romitorio di San Leonardo. Proseguendo quindi dritti per la cascata Grande si traversa sotto a pareti rocciose fino ad un grande canalone boscoso molto ripido dove si è già in vista delle alte pareti del Fosso il Rio e si sente il rumore dell’acqua. Si scende con attenzione il ripido canale su traccia di sentiero che costeggia alte pareti a sinistra e in breve si raggiunge la base della grande Cascata di 50 metri, risalendo la parete del fosso verso sinistra.
Visitata la meravigliosa cascata si può scendere un centinaio di metri il fosso fino ad un ulteriore salto, ritornando verso la cascata si nota sulla destra una traccia che risale il ripido versante in direzione di alte rocce dove si apre una ampia Grotta senza nome.
DIRETTA PISCIARELLE-SAN LEONARDO:
DESCRIZIONE: Dalla cascata si ritorna sulla traccia di sentiero di raggiungimento fino alla deviazione del sentiero de Le Volte per risalire al San Leonardo oppure, molto più interessante, nel bosco dove si apre una finestra tra gli alti faggi verso la strada Valleria-Pisciarelle, si scende sotto ad alte pareti per prendere la Valle Sassata, una cengia che gira tutto il versante Nord del poggio dove sorge il Romitorio di San Leonardo e entra nel bosco di San Leonardo per congiungersi con il sentiero che sale dall’Infernaccio. In questo caso, per chi volesse percorrere questa cengia non è possibile fornire una descrizione dettagliata in quanto non ci sono punti di riferimento ne segnaletica ma solo una lievissima traccia di sentiero pertanto ho allegato la traccia GPS.
1- Il piazzale delle Pisciarelle prima della galleria artificiale (a sinistra); il sentiero per la cascata parte sulla destra. 2- Il versante Nord del Monte Zampa.3 – 4 – Il tratto iniziale e molto ripido del sentiero per la cascata-S.Leonardo45- Il primo tornante in salita.6- La traccia prosegue poi verso il Fosso il Rio su terreno molto ripido.7 – 8- La grotticella a metà strada per la cascata.89- La strada Valleria-Pisciarelle di fronte vista dalla grotticella.10- Le Pisciarelle viste dalla grotticella.11- Il tratto rupestre sotto alle pareti rocciose prima del ripido canalone boscoso che scende nel Fosso il Rio.12- L’incrocio, poco visibile, nascosto da grandi alberi abbattuti, dove se si prosegue dritti si va alla cascata, se si sale a sinistra si va al San Leonardo.13- Il ripido canalone boscoso che scende verso il Fosso il Rio.14- Le alte pareti dove si apre la cascata.15- Poco prima di entrare nel fosso si passa sotto ad un grande tetto di roccia16 – In alto le pareti quasi si toccano lasciano vedere sono un piccolo pezzo di cielo..17 – 19 -E finalmente si è in vista della Grande Cascata de Il Rio.181920- Le pareti laterali della forra dove è presente la cascata.21 – Le pareti superiori della forra .22 – 23 -Raggiungiamo la base della cascata2324 – 28 -Alla base della Grande Cascata.2526272829- La Grotta che si raggiunge risalendo il Fosso de Il Rio nel versante opposto poco più a valle della Cascata.30- 31 – Veduta dall’interno della grotta, di fronte la parete Nord di Monte Zampa..3132- Astucci larvali di Tricotteri fatti con piccoli sassolini nelle acque del Fosso Il Rio.33- Il Piazzale delle Pisciarelle visto in verticale dalla cengia della Valle Sassata.3435- La cengia passa proprio sopra alla Gola dell’Infernaccio, da questo sperone si sentono perfino le voci degli escursionisti che passano nella gola ma senza poterli vedere.36- La Valle del Tenna dopo la Gola dell’Infernaccio nella zona tra Le Vene (M.Sibilla) a sinistra e i Grottoni (M.Priora) a destra.37 – 38 – I Fossi di Meta nel versante Nord del Monte Sibilla.3839- Il Fosso Il Rio nella zona della Grande Cascata visitata., visto dalla strada Valleria-Pisciarelle.40- La quarta e ultima cascata del Rio poco prima di confluire con il fiume Tenna detta localmente “Casco di Rio” che si raggiunge sempre partendo dal piazzale della Galleria.
LE GROTTE DI VAL DI BOVE E DELLA MINCIURLA
All’ingresso della Val di Bove, nella cresta della Passaiola si aprono alcune grotte riportate nel Catasto delle Grotte della Regione Marche, denominate “Grotticella I e II alle creste del Bicco”, nei pressi della grotticella I in realtà è presente una seconda cavità più piccola non censita.
Mentre nel versante Ovest della Croce di Monte Bove. alle falde delle pareti rocciose che caratterizzano la cima, si apre la Grotte della Minciurla.
Le cavità possono essere visitate compiendo un unico giro.
Ringrazio il grande conoscitore di Forre e Grotte dei Monti Sibillini, Patrizio R. per avermi accompagnato.
Altre cavità più piccole e non censite e una bella finestra sono poste più in basso e sono state precedentemente descritte nell’articolo “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI Parte 1”.
LE GROTTICELLE I e II DELLE CRESTE DEL BICCO: Le due cavità si raggiungono da Frontignano di Ussita parcheggiando nel Piazzale dell’ex Hotel Felicita scendendo a piedi a sinistra nel bosco e risalendo la Val di Bove fino ad uscire dal bosco, poco prima che si apre l’ampia valle erbosa. Qui si traversa verso destra in direzione della cresta boscosa in questo tratto e si segue l’indicazione della grotticella I tramite il segnale del navigatore GPS che riporta le coordinate in quanto sarebbe impossibile descrivere dettagliatamente il percorso di raggiungimento nel bosco senza alcun riferimento e nell’impossibilità di lasciare segnaletica o ometti di pietre. La grotticella è nascosta e non si trova immediatamente ma si prende come riferimento un masso isolato con arco di roccia, si traversa in quota sopra al masso in direzione Nord poi si girovaga tra i diversi torrioni rocciosi fino a trovare la piccola cavità non censita quindi poco distante, risalendo un nascosto e ripido canalino rupestre, si raggiunge la Grotticella I alle creste del Bicco.
La grotticella II si raggiunge riprendendo la cresta verso la Forcella Passaiola e la si trova, dopo il bosco, poco sotto la cresta stessa seguendo sempre le indicazioni GPS del catasto delle Grotte.
GROTTA DELLA MINCIURLA: Una volta visitate le due grotticelle delle creste del Bicco si ridiscende la Val di Bove, si riprende in discesa il sentiero di salita superando le falde de Le Quinte e poco dopo, nel bosco, intorno alla quota di 1250 metri, si intercetta a destra una traccia che dapprima sale un po’ poi inizia a traversare in quota i ghiaioni e le pareti basali del versante Ovest della Croce di Monte Bove dirigendosi alla base dei vari torrioni rocciosi tra cui, per chi l’ha frequentata, la Torre Scuola del CAI Macerata e si prosegue sulla lieve traccia per circa un chilometro con ripidi saliscendi tra roccette e ghiaioni aggirando, faticosamente, tutto il versante Ovest ma passando sempre alla base delle varie pareti basali che si incontrano, anche in questo caso seguendo l’indicazione GPS della Grotta.
Raggiunto un ampio ghiaione caratterizzato da diversi grandi Pini che crescono direttamente sulla ghiaia si risale a destra alla base della parete sovrastante dove, su una cengia nascosta da un nucleo boschivo, si apre la Grotta della Minciurla.
Per facilitare la ricerca delle grotte indicate fornisco anche la traccia GPS altrimenti si rischia di girovagare a vuoto perché il segnale GPS rimbalza tra le pareti.
1- Il masso isolato nel bosco, poco oltre l’inizio della cresta del Bicco, caratterizzato da un arco, nelle sue vicinanze si trova la grotticella non censita.2- Gli alti torrioni del versante Nord dell’inizio della cresta del Bicco sotto i quali si trovano le grotticelle.3- La grotticella non censita, di limitata profondità.4- panorama sulla Val di Bove dall’interno della grotticella.5- Le Quinte viste dall’interno della grotticella.6- Il nascosto canalino rupestre che conduce alla Grotticella I delle creste del Bicco.7 – 8 – La Grotticella I delle creste del Bicco.89- Quest’anno le cavità sono invase da ditteri.10- Il sottoscritto davanti alla grotticella I.11- la parete che forma la Grotticella I.12- Il versante Ovest della Croce di Monte Bove con Le Quinte, sul margine sinistro della foto si vede la traccia nel ghiaione che conduce alla Grotta della Minciurla. 13- La rara Potentilla caulescens nelle pareti basali della Croce di Monte Bove.14. Epipactis helleborine nel bosco del versante Nord della cresta del Bicco.15- le Quinte ferite dal terremoto del 2016 viste dalla loro base.16- Una grande quercia alla base delle pareti della Croce di Monte Bove.17- Un piccolo riparo con arco lungo la traccia di sentiero che corre alla base delle pareti del versante Ovest della Croce di Monte Bove.18- La Grotta della Mincurla.19- La Grotta della Minciurla presenta un ingresso angusto ma poi si apre all’interno. 20- E si presenta lunga e suddivisa in due piani paralleli.21 – 22 – Il piccolo pozzo che da accesso al piano inferiore.2223- La strettoia centrale24- La grotta presenta anche delle concrezioni calcaree nei pressi della strettoia centrale25 – 27 – L’uscita262728- Il Foro al lato sinistro dell’ingresso della Grotta della Minciurla.29- La rara orchidea Goodyera repens nel bosco di pini di Frontignano.
LA GROTTA DELLE FATE DEL MONTE SPINA DI GUALDO ED IL SENTIERO DELLA BATTAGLIA DI PIAN PERDUTO NELLA VALLE DELL’ACQUA GILARDA
La Valle dell’Acqua Gilarda è una vallata poco conosciuta a cui si accede da Gualdo di Castelsantangelo sul Nera.
Ho riportato nel 2019 un altro interessante itinerario in questa valle poco conosciuta:
In questo itinerario propongo la visita ad una piccolissima ma particolare cavità denominata in zona la “Grotta delle Fate” e la salita da Gualdo alla Spina di Gualdo e Madonna della Cona per un vecchio sentiero che veniva usato per salire al Pian Perduto prima dell’apertura dell’attuale strada carrozzabile e che, molto probabilmente, è stato usato dalle truppe di Visso per la storica battaglia del Pian Perduto contro i Norcini il 20 luglio 1522 : una battaglia provocata dalla contesa di un pascolo perduto da Norcia e conquistato da Visso e dalle sue Guaite di Ussita e Castelsantangelo.
Secondo il poema il casus belli , un antico poema popolare che secondo la tradizione sarebbe stato composto in ottave agli inizi del Seicento da Berrettaccia di Castelsantangelo, uno di quei pastori-poeti celebri per la loro capacità di comporre versi e di recitare a memoria interi poemi, sarebbe stato un certo Giorro che un giorno si recò in bosco per abbattere un faggio e impadronirsi del tronco. Sorpreso da un guardiano di Norcia che esige il pagamento di uno scudo minacciandolo di farlo rinchiudere in prigione, Giorro reagisce a suon di bastonate, per cui il guardiano fa ritorno a Norcia coperto di ferite, provocando l’ira e la sete di vendetta dei suoi concittadini che si armarono e decisero di marciare contro i Vissani, ma questi anche se inferiori di numero risposero con le armi in pugno, misero in fuga i Norcini e li costrinsero a rinchiudersi nel castello.
Dopo questa prima schermaglia, i Vissani chiesero di riportare indietro i loro feriti, ma furono maltrattati e bastonati dai Norcini. Tornati al loro campo, i Vissani fecero suonare le campane a stormo per radunare il popolo che era impegnato nei lavori agricoli. Accorsero al suono dei tamburi per unirsi ai soldati di Visso, guidati dagli uomini di Castelsantangelo, che avevano come condottiero Buzio, un uomo di aspetto fiero e spaventoso, figlio del Conte e con l’immagine dell’Arcangelo San Michele come insegna. Si unirono ai Vissani anche gli uomini di Ussita, che avevano come simbolo una volpe, insieme a quelli di Montemonaco e Montefortino.
Anche Norcia radunò uomini dalle sue contrade, guidati dal capitano Arbillo. I due eserciti si scontrarono con grande violenza sull’altopiano, in un bagno di sangue. I Norcini, desiderosi di sottomettere Visso e avendo abbondantemente mangiato e bevuto prima dello scontro, furono sconfitti, perdendo le armi e la loro bandiera. I Vissani ringraziarono i loro santi protettori per la vittoria ottenuta per cui il toponimo “Pian Perduto” si riferisce proprio al fatto che in questa battaglia Norcia perse la proprietà di questo piano che, ancora adesso, ricade nel comune di Castelsantangelo sul Nera.
Secondo la tradizione Giorro alla sua morte fu seppellito nei pressi della sommità del Monte della Spina.
Le due escursioni proposte possono essere effettuate nella stessa giornata vista la vicinanza.
ACCESSO PER LA GROTTA DELLE FATE: Per raggiungere questa piccolissima cavità conviene raggiungere in auto la Forca della Spina e parcheggiare nel piazzale antistante l’ex Hotel la Fiorita distrutto dal sisma del 2016.
DESCRIZIONE: Dal piazzale, con l’Hotel alle spalle, si entra nel bosco in corrispondenza di un piccolo edificio recintato, scendendo verso destra in direzione Sud per aggirare, dopo un centinaio di metri, lo spigolo Ovest del Monte Spina di Gualdo ed immettersi nel ripido bosco di questo ultimo versante e per proseguire in direzione Nordovest scendendo dalla quota dell’auto a 1340 metri fino a quota 1200 metri fino a delle rocce alle seguenti coordinate:
42° 52′ 27,9” N – 13° 10′ 26,3” E / 42.874417 – 12.173976
dove è presente un grande terrazzo roccioso con vista sul Monte Cardosa e dove si apre questa piccola cavità nella parete rocciosa, caratterizzata da uno stretto antro in cui prende posto una sola persona e che prosegue poi con uno strettissimo budello nelle viscere della montagna che meriterebbe una ulteriore esplorazione.
Non è possibile fare una descrizione dettagliata dell’itinerario di raggiungimento della cavità in quanto non è possibile lasciare segnali e nel bosco non ci sono punti di riferimento, anche noi l’abbiamo trovata con fatica ispezionando tutto il versante non avendo indicazioni precise.
Secondo alcuni sensitivi della zona, che ce l’hanno indicata, dalla cavità uscirebbe un forte flusso di energia tellurica, in effetti dal cunicolo di proseguimento esce un filo di aria fredda, nella piattaforma rocciosa posta davanti alla cavità ci sarebbero impresse, tra l’erba, delle forme di piccoli piedi, che la fantasia fa attribuire a leggende sulle frequentazioni di questa cavità da parte di fate dei Monti Sibillini.
Ovviamente riporto queste indicazioni così come ci sono state fornite senza commenti.
Per il ritorno si può salire in verticale nel bosco fino alla cresta del Monte Spina di Gualdo per scendere poi verso la Forca della Spina.
ACCESSO PER IL SENTIERO GUALDO-SPINA DI GUALDO: Si scende in auto dalla Forca della Spina alla frazione di Gualdo dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Da Gualdo si prosegue la strada sterrata che si immette nella Valle dell’Acqua Gilarda, si tralascia la deviazione a destra per la Valle di Corveto-Nocelleto e si prosegue per circa 1,2 chilometri fino a raggiungere una radura erbosa sulla sinistra, sovrastata da ampio canale ghiaioso, un centinaio di metri prima dei ruderi della chiesetta della Madonnella di Gualdo che si incontrano sulla destra di fianco alla strada.
Qui (351004,1 E – 4748101,7 N; 1075 m.) si nota una rampa erbosa delimitata da alcuni grandi massi caduti a valle dopo il sisma del 2016 dagli scogli superiori, che rappresenta l’inizio del vecchio sentiero per la Forca di Gualdo (foto n.18-19).
Prima di iniziare la salita del sentiero consiglio di dirigersi verso sinistra del vallone dove è presente un alto torrione di roccia dove alla sua base si aprono altre piccole cavità (foto n. 14-17) per poi ridiscendere alla base del ghiaione dove parte il sentiero proposto. Alla base del torrione una traccia di sentiero riporta verso Gualdo.
Si risale la rampa erbosa che si immette in breve all’interno di un bosco, nonostante il tracciato sia ampio e sembra una vecchia mulattiera le piante cresciute nel suo fondo rendono difficoltosa la salita, dopo circa 20 minuti il sentiero cambia versante attraversando un canale.
Dopo circa 40 minuti di ripida salita si esce dal bosco in corrispondenza di una radura, si continua ancora in netta salita su prato fino a raggiungere un caratteristico passaggio tra delle rocce, denominato Sasso Tagliato (351646,2 E – 47471648,8 N; 1325 m.; foto n.23-25).
Poco dopo il Sasso Tagliato, nel sentiero, sembra essere presente un tumulo di rocce dove la leggenda narra della sepoltura di una persona uccisa nella zona con tanto di un piccolo tesoro in monete o forse la stessa sepoltura di Giorro narrato nel poema indicato sopra (foto n.26).
Il sentiero quindi prosegue evidente a mezza costa su prato fino a raggiungere la strada poche centinaia di metri prima della Spina di Gualdo.
DISCESA: Per lo stesso itinerario oppure, una volta raggiunta la Spina di Gualdo si incontra più in basso, sulla curva del tornante finale, verso destra un sentiero che si addentra nel bosco, lo si prende e dopo circa 200 metri si incontra una deviazione verso destra che scende ripidamente nel bosco e che, in circa 30 minuti, permette di raggiungere il fondo della Valle dell’Acqua Gilarda dove si intercetta la strada sterrata di salita.
Con altri 30 minuti si raggiunge l’auto superando una captazione di acqua (Fonte delle Scentelle perché ci andavano a bere e pettinarsi le fate che frequentavano la grotta) e i ruderi della Madonnella.
1- Il bosco del versante Ovest del Monte Spina di Gualdo2- nel bosco sono presenti grandi vecchi faggi3 – 4 – e una vasta zona di alberi secchi, all’apparenza senza cause di valanghe o altro, forse attaccati da parassiti45- La rupe nascosta da alberi dove si apre la piccolissima cavità della Grotta delle Fate.6 – 8 – La Grotta delle Fate con il suo stretto cunicolo di proseguimento.789- Veduta del Monte Cardosa dal terrazzino roccioso prospiciente la grotta10- Il terrazzino della grotta11- Il Monte Pagliano posto di fronte alla grotta12- La Grotta Boccalarga già descritta in questo blog.13- Il fungo Tremella sabinae che cresce sui rami di ginepro.14- Il torrione roccioso posto nei pressi dell’inizio del sentiero per la Forca di Gualdo15 – 17 – Le piccole cavità presenti alla base del torrione.161718 – 19 – L’erboso inizio del sentiero per la Spina di Gualdo con i massi che lo indicano, nella radura della strada poco prima della Madonnella.1920 – 21 – La Madonnella distrutta dal sisma del 2016.2122- Anche nel sentiero che sale dalla valle dell’Acqua Gilarda alla Forca di Gualdo ci sono grandi faggi.23 – 24 – Il caratteristico passaggio oltre il bosco denominato Sasso tagliato2425- Il Monte Cardosa sullo sfondo e il Monte Spina di Gualdo sulla destra visti dal Sasso tagliato.26- Il sentiero continua a mezza costa nel prato verso la strada per la Forca di Gualdo. a sinistra quello che sembra un tumulo di una tomba sul terreno.27- 28 – La Valle dell’Acqua Gilarda con il sentiero che si intravede nel bosco a mezza costa al centro della foto.2829- Planimetria satellitare con il percorso per la Grotta delle Fate.30- Planimetria satellitare del vecchio sentiero della Valle dell’Acqua Gilarda.31- Planimetria della Valle dell’Acqua Gilarda con i due percorsi proposti in rosso, percorso di discesa in giallo.
MONTE ARGENTELLA – Canale Ovest da Pian Perduto per San Lorenzo.
Nonostante l’inverno avaro di neve, il 20 aprile 2024, in condizioni pienamente invernali con tanto di nevicata a tratti, abbiamo completato le salite delle creste e canali del Monte Argentella salendo il canale Ovest partendo dal Pian Perduto passando per il San Lorenzo, con un percorso di circa 10 chilometri andata e ritorno e 900 metri di dislivello.
La salita del canale Ovest è facile, prettamente invernale, anche questa non è riportata in bibliografia ed è consigliata a chi ha superato la fase propedeutica con la montagna invernale e vuole iniziare ad approcciarsi con salite più ripide.
Il canale, oltre il bosco di San Lorenzo, nella prima parte è caratterizzato da una strettoia con una parete rocciosa laterale molto liscia per poi allargarsi di più man mano che si sale fino a diventare un ripido pendio con pendenze costanti tra i 40 e i 45°.
ACCESSO: Si raggiunge in auto il Pian Perduto di Gualdo di Castelsantangelo e si parcheggia in una delle aree di sosta di lato alla strada.
DESCRIZIONE: Dalla strada si attraversa a piedi tutto il Pian Perduto in direzione Nordest verso la Portella del Vao che permette di immettersi nella Valle di San Lorenzo, dopo circa 40 minuti e 3 chilometri di prati si raggiunge la Fonte di San Lorenzo.
Dalla Fonte si prosegue il vallone erboso a monte in lieve ma costante salita in direzione dell’evidente canale Ovest del Monte Argentella fino alla strettoia rocciosa caratterizzata da un’alta parete verticale a destra. Si prosegue nel canale che subito si impenna, la prima parte del canale è caratterizzato da sponde rocciose che si allargano man mano che ci si innalza.
Si supera il sentiero che taglia il pendio, in piano, proveniente dalla Capanna Ghezzi, e si prosegue sempre dritti nel canale che diventa meno inciso per trasformarsi in un ripido pendio con pendenze costanti di 40-45 gradi fino a raggiungere l’Antecima Ovest del Monte Argentella.
Dall’Antecima si discende un po’ per poi risalire e con altri 400 metri si raggiunge la cima del Monte Argentella, a 2175 m.
DISCESA: Dalla cima del Monte Argentella si può scendere rapidamente dirigendosi in direzione del Monte Palazzo Borghese per prendere il Canale di San Lorenzo situato verso Nordovest sotto alla Anticima Ovest.
Di seguito le immagini della salita.
1- Il Laghetto del Pian Perduto.2- Superata la Portella del Vao ci si immette nella valle di San Lorenzo, in alto il canale Ovest del Monte Argentella.3 – L’inizio del canale a monte della Fonte di San Lorenzo ed inizia a nevicare.4 – 5 – La strettoia del canale con la caratteristica verticale parete laterale.56 – 11 -Superata la strettoia si prosegue nella prima parte del canale caratterizzato da sponde rocciose.789101112- Quindi si raggiunge il sentiero che proviene in piano da Capanna Ghezzi.13- E si continua nel canale che si allarga man mano si sale.14- Il Monte Prata sullo sfondo al centro.15- Il pendio canale con l’uscita ancora molto in alto.16- Troviamo anche neve dura per un buon tratto.17 – 18 -Si prosegue su pendio costante a 45 gradi.1819- Il Piano Grande e Castelluccio20- Riprende a nevicare21 – 24 -L’ultimo tratto di ripida salita prima dell’anticima Ovest.22232425- L’uscita sull’anticima Ovest del Monte Argentella.26- Proseguiamo verso la cima del Monte Argentella.27- Il Monte Palazzo Borghese ed il Sasso di Palazzo Borghese si intravedono tra la nebbia.28- In cima.29 – 30 – La rapida e facile discesa nel canale di San Lorenzo3031- I boschi di faggio del San Lorenzo con le foglie, un forte contrasto.32 – 33 – I pendii ovest del Monte Palazzo Borghese 3334- Il ritorno verso il Pian Perduto per la Portella del Vao.35- L’itinerario proposto visto dalla Fonte di San Lorenzo36- Tuti gli itinerari estivi ed invernali della conca del San Lorenzo.
IL COMPLESSO DELLE GROTTE DI ABETO – PRECI
Sulle pendici Ovest della Montagna di Civita, a circa 2 chilometri dalla frazione di Fiano di Abeto, nel comune di Preci e a circa 500 metri dal confine del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, in una scarpata della strada si aprono queste interessanti grotte.
Denominate “complesso delle Grotte di Abeto”, sono 7 cavità naturali fortemente rimaneggiate dall’uomo nell’antichità, come ben osservabile dall’ingresso della Grotta A che assomiglia ad una vera e propria tomba dotata di una enorme pietra fungente da architrave e dalle Grotte C e F che presentano dei vani interni opposti decisamente scavati a mano che sembrano dei siti sepolcrali paleocristiani.
Al loro interno anni fa sono stati anche trovati manufatti preistorici.
ACCESSO: Facilissimo, da Norcia si percorre la Strada Provinciale 476/2 in direzione di Preci. Dopo circa 4 chilometri in salita, giunti all’incrocio per Abeto-Todiano, si gira a destra per la strada Provinciale 475.
Dopo circa 2 chilometri, in vista di Fiano di Abeto e della sottostante bellissima valle coltivata, si incontra una strada sterrata sulla destra dove si parcheggia.
In teoria le cavità sono raggiungibili anche in auto ma poi si trova difficoltà a parcheggiare nei pressi.
Dall’incrocio si prosegue la strada sterrata in piano per circa un chilometro fino alle grotte che si aprono sulla scarpata destra della stessa strada.
Per individuare le 7 cavità si consiglia di partire dall’ultima che si incontra, che è la Grotta A in quanto le cavità H e I sono dei semplici saggi di scavi ormai riempiti di detrito e di difficile riconoscimento. Come visibile dai rilievi di seguito allegati, hanno ingressi, forme, profondità ed altezze molto diverse.
In alcune si entra strisciando, in altre ci si può stare anche in piedi, il loro fascino è legato proprio a questa variabilità che presentano.
Sono facilissime da raggiungere ed esplorare, non richiedono attrezzatura ad esclusione di un caschetto e di una frontale e possono essere visitate da chi vuole iniziare un approccio con il meraviglioso mondo sotterraneo.
Vista la brevità del percorso e la vicinanza con la Grotta di Patino, già descritta nel presente blog, si consiglia di accoppiare le due escursioni in giornata con un breve spostamento in auto.
Di seguito le immagini delle 7 grotte:
1 – 5 -Le grotte si aprono direttamente sulla scarpata della strada.2345
LA GROTTA “A”
6- Il meraviglioso ingresso di questa grotta provvista di una gigantesca pietra che funge da architrave, sembra proprio di immergersi in una antica tomba.78
LA GROTTA “B”
910
LA GROTTA “C”
11121314
LA GROTTA “D”
15161718- La grotta presenta anche una finestra esterna19- La finestra vista dall’esterno
LA GROTTA “E”
202122
LA GROTTA “F”, la più ampia e alta, dotata di 6 cavità laterali parallele.
2324252627- Una faglia interna che separa la giacitura orizzontale degli strati a destra da quella verticale degli strati a sinistra. 282930
LA GROTTA “G”
313233343536 – 37- Le grotte sono abitate dalla tipica fauna delle cavità ipogee quali ortotteri caratteristici.3738- E chiaramente anche da Chirotteri.39- Alcuni frammenti di terracotta ritrovati al loro interno di cui quello a sinistra ricoperto di incrostazioni calcaree e quella a destra in particolare con tracce di vernice nera all’esterno stile bucchero,
LA SALAMANDRINA DI SAVI
Scomparsa per diverso tempo da un sito di cui non rivelo l’ubicazione per salvaguardare la rara specie dove l’avevo trovata tempo fa, a seguito di una sistemazione di una strada di montagna apparentemente inutile nel gruppo Nord dei Monti Sibillini, fortunatamente è ritornata nel suo habitat la Salamandrina di Savi.
La salamandrina dagli occhiali settentrionale (Salamandrina perspicillata Savi), detta anche salamandrina di Savi, è un anfibio caudato della famiglia Salamandridae, molto simile alla Salamandrina terdigitata, dalla quale è stata separata nel 2005 in base a studi genetici.
La Salamandrina di Savi presenta testa piuttosto lunga ed occhi sporgenti, coda più lunga della testa e del corpo, parti superiori brunastre o nerastre con macchia più o meno triangolare sul capo gialla o vermiglia, ventre pallido con macchie scure, gola nera e parti inferiori delle zampe e della coda degli adulti rosso brillante. Gli adulti misurano dai 7 agli 11 cm di lunghezza, coda compresa. Il carattere distintivo rispetto agli altri urodeli europei è la presenza di quattro dita sulle zampe (anziché 5).
È endemica dell’Italia a nord del fiume Volturno, più frequente sul versante tireenico. A nord è diffusa fino in Liguria. Frequenta principalmente zone montuose e collinari degli Appennini, solitamente tra i 200 m e i 900 m di altitudine.
Vive in aree forestali con abbondante sottobosco solcate da ruscelli privi di ittiofauna predatrice.
Nonostante la protezione formale, questo anfibio risulta essere minacciato da una gestione non corretta degli habitat naturali (alterazione degli ecosistemi forestali, estese ceduazioni lungo impluvi e vallecole, captazioni senza rilascio del minimo deflusso vitale, rilascio di ittiofauna aliena, attività escursionistiche estreme come il torrentismo, ecc.
1 – 3 La Salamandrina di Savi23
L’habitat di forra umida dove vive la Salamandrina di Savi.
MONTE FRASCARE – Una escursione fuori dagli schemi.
Il Monte Frascare, 1278 metri, è situato nel gruppo Nordest dei Monti Sibillini, in una zona dimenticata e poco conosciuta, compresa tra il Monte Montioli e il Monte Corvo, delimita la testata del Rio Fessa, di fronte alla Grotta dei Frati, lo si ritrova con difficoltà nelle carte dei Sentieri dei Monti Sibillini in quanto riportato anche semplicemente come zona “Frascare” e non come monte, non è una cima alta, non è un cima particolarmente panoramica, non è una cima difficile, più che una cima è dosso erboso, non c’è una flora o una fauna particolare, non è una cima di passaggio ma occorre andarci appositamente, l’unico lato positivo se lo vogliamo evidenziare è che essendo erboso si presta alla pastorizia e vegetano funghi prataioli in autunno ma del resto come in tutte le montagne di media altezza.
Con queste premesse proporre pertanto una escursione in questa montagna non avrebbe senso se non fosse per il notevole interesse geologico e speleologico che essa presenta.
Tutta l’area tra il Monte Frascare e il Monte Corvo è interessata da una enorme frana con faglie tettoniche aperte e in evoluzione, per questo motivo, insieme alla valle del Fiastrone, vi si trova la più alta concentrazione di grotte e pozzi dei Monti Sibillini anche se non riportata sulla bibliografia.
La cosa è nota ai ricercatori da molti anni e viene monitorata dal Servizio Nazionale Dighe dal terremoto del 1997 per evitare situazioni tipo Vajont.
Nelle pendici del versante Nord del Monte Frascare sono presenti numerose trincee, pozzi e grotte che scendono nel sottosuolo anche per decine di metri, alcune di esse sono ancora in corso di esplorazione.
Dai dati disponibili nel Catasto delle Grotte della Regione Marche nella zona è presente la Grotta di Belvedere (197 MA MC). Da lì, a circa 275 m a NNE si trova il Crepaccio sopra la Testata di Rio Fessa (491 MA MC), di poco più di 5 m di sviluppo; sempre prendendo a riferimento la 197, a 650-700 m a NNO si trovano le grotte 276-275-274 MA MC : Grotta della Macchia – Grotta Franosa – Grotta dell’Elce.
Un ringraziamento a Romina V., Massimo S. per l’aiuto prestato e soprattutto a Patrizio R. che ha fornito un contributo fondamentale per ritrovare alcune delle grotte e ad Andrea B. per le informazioni sulle grotte della zona.
Premetto che la zona presenta numerose aperture nascoste da cespugli di ginepri e quindi occorre fare attenzione a dove si cammina, l’accesso alle grotte è riservato solo ad esperti speleologi in quanto presentano percorsi strettissimi e verticali.
Le grotte verticali più profonde e strette le abbiamo esplorate usando uno “Speleodrone”.
Ometto le coordinate precise perché, come al solito, toglierei il fascino dell’avventura, tanto se le abbiamo trovate noi, anche se con un po’ di fatica, le possono trovare tutti seguendo le indicazioni sommarie e le planimetrie satellitari allegate.
Diffidate dalle indicazioni delle ultime tre grotte presenti su alcuni strumenti di navigazione GPS in quanto le posizionano più in quota, nel versante orografico sinistro del fosso di Rio Fessa, in luogo molto ripido.
ACCESSO ALLA ZONA: La zona si può raggiungere salendo in auto alla Pintura del Ragnolo, qui si incrociano a poca distanza le strade che salgono da San Liberato e, a circa 250 metri verso Nord, da Acquacanina e da Monastero per proseguire in direzione opposta, Sud-ovest, verso i Piani di Ragnolo.
Giunti in particolare all’incrocio della strada che sale da Acquacanina e da Monastero si scende verso quest’ultimo paese per 200 metri fino ad una semicurva dove si parcheggia e dove, di fronte, nel prato pianeggiante, parte un tratturo in direzione Nord come indicato nella planimetria satellitare della foto n.92.
DESCRIZIONE: Si segue il tratturo in piano verso Nord per 450 metri, alla prima deviazione, poco prima di un nucleo boschivo, si prosegue per altri 200 metri verso destra costeggiando a sinistra una fascia boscosa fino a che si incontra una deviazione poco marcata verso sinistra (355098,5 E – 4767537,3 N; 1260 m) che si addentra nel bosco per pochi metri per poi proseguire su prato in discesa, poco più in basso sul prato sulla destra sono presenti dei recinti metallici di stazzi di pastori per questo motivo consiglio di visitare la zona prima del mese di aprile e dopo ottobre per evitare i cani da pastore.
Dopo circa 250 metri di discesa si raggiunge la prima grande faglia di frana che viene tagliata dal sentiero (354955,9 E – 4767812,2 N; 1215 m. foto n.3-4) come indicato nella planimetria satellitare della foto n.93.
Si risale il bordo a valle dove si osservano numerose trincee e pozzi, in particolare nel prato intorno alle coordinate 354896 E – 476733 N, a circa 1215 metri di altezza, si apre il pozzo/grotta di Belvedere, per trovarla si può osservare la foto n.30, fare molta attenzione perché si apre a terra sul prato e non è recintato, abbiamo messo delle pietre di indicazione.
Al ritorno consiglio di percorrere tutto il bordo a valle della faglia fino alla sommità del monte, oltre il termine del bosco, per osservare le varie trincee e pozzi.
Una volta osservata la Grotta di Belvedere si scende nella faglia fino a riprendere il sentiero, si può scendere ancora nel canale per altri 50 metri per osservare il punto di monitoraggio della frana (foto n.29) ma per poi risalire un po’ e poi si devia sul prato sopra al bosco verso la testata del Rio Fessa fino a raggiungere un canale pietroso che si scende rientrando nel bosco ed al di sotto del quale si apre il Crepaccio sopra la Testata di Rio Fessa (foto n.52), si trova intorno alle coordinate 354892 E – 4767945 N, ad una altezza di circa 1155 metri, l’unico che presenta un accesso facile ma occorre una corda per risalirlo.
Terminata la visita di questo crepaccio si risale il bosco fino al prato sommitale, caratterizzato da numerosi ginepri e rovi, per traversarlo in piano per circa 200 metri in direzione della cresta erbosa che delimita il versante orografico sinistro del Rio Fessa (354696,6 E – 4768035 N; 1105 m.) come indicato nella planimetria satellitare della foto n.93.
Si prosegue in discesa la cresta erbosa che a destra scende ripidissima verso il fosso per circa 350 metri fino a che, nel bosco del versante destro si notano dei solchi-canali che scendono paralleli verso valle, qui si scende e, tra gli alberi, si inizia la ricerca delle tre cavità: Grotta della Macchia (foto n.59 i poi) – Grotta Franosa (foto n.71 in poi) – Grotta dell’Elce (foto n.75 in poi), in successione di discesa.
Esse si trovano nei dintorni delle coordinate 354682,5 E – 4768322 N; intorno a 1055 metri di altezza.
In alternativa, se si hanno difficoltà a ritrovarle, si prosegue la cresta erbosa in discesa fino a trovare un piccolo edificio di captazione di un acquedotto (354679,5 E – 4768429 N; 1025 m.).
Dalla casetta si ritorna indietro risalendo la cresta ma passando dentro al bosco a sinistra fino ad incontrare i solchi-canali e quindi le cavità.
RITORNO: Si risale la cresta erbosa in direzione della grande faglia sommitale visibile anche dal basso fino a riprendere il sentiero che la attraversa.
Una volta raggiunta la grande fagli consiglio di percorrere tutto il suo bordo a valle fino alla sommità del monte, in direzione Sudovest, oltre il termine del bosco, per osservare le varie trincee e pozzi.
Una volta raggiunti i prati sommitali e si è in vista del Monte Montioli si può deviare vero Sud per raggiungere anche la chiesetta di Santa Maria Maddalena ( foto n. 85 in poi) adesso trasformata ad un ricovero per pastori.
Quindi in direzione Est per ampi prati si ritorna all’auto
1- La zona delle faglie tettoniche del versante Nord visti dalla cima-pianoro del Monte Frascare.2- Le Lame Rosse e il M. Fiegni visti dal M.Frascare.
LE FAGLIE E I CREPACCI
3 – 4 -La lunga faglia tettonica trasversale del versante Nord del M.Frascare, la montagna sta collassando verso valle45 – 6 – Una prima profonda trincea67 – 8 -La faglia più larga89 – 11- Altri pozzi e trincee si aprono anche tra i cespugli di ginepro tali da richiedere anche molta attenzione.101112 – Qui l’apertura della trincea nella faglia è veramente ben visibile.13 – 15 – Una grotta laterale, prosegue per molti metri nella montagna ma è strettissima.141516 – 20- Risalendo verso la cima del Monte Frascare lungo la lunga e larga faglia tettonica si incontrano altre trincee e pozzi17181920- Qui esce anche una lieve corrente d’aria ma il pozzo è largo poche decine di centimetri ed è impossibile esplorarlo.21- In questo pozzo qualcuno ha infilato una gomma da motocross per evitare che qualcuno cada dentro.22- Il profondo pozzo di circa 4 metri senza gomma, per osservare la sua profondità, che poi abbiamo rimesso al suo posto.23 – 26 – Le trincee e i pozzi che si aprono nel terreno sono davvero tanti, per la maggior parte profondi solo fino a qualche metro24252627 – 28- Qui una piccola grotta che entra nel sottosuolo per diversi metri ma impraticabile per le sue dimensioni.2829- Al termine della grande faglia tettonica è presente un punto di monitoraggio della frana per monitoraggi aerei e satellitari, Assolutamente da NON TOCCARE.
GROTTA DI BELVEDERE
30- Poco al di sotto della grande faglia, nel prato, si apre un profondo pozzo, la Grotta di Belvedere.31- Con la pila dall’esterno non si vede il fondo, il pozzo è molto stretto e non ci permette la discesa se non di pochi metri, riservata solo ad esperti speleologi.32- Mandiamo giù lo “Speleodrone” per misurare la sua lunghezza, ci sono alcune pietre incastrate a diverse profondità.33- fasi di discesa del drone3435363738 – Tocchiamo il fondo ad oltre 15 metri.39 – 40 – Immagini riprese dal drone all’interno della grotta-pozzo, la prima pietra incastrata4041- raggiunta la prima pietra incastrata.42- Si prosegue ancora43 – 44 -La seconda pietra incastrata.4445- Raggiungiamo anche la seconda pietra46- Si prosegue per altri 5 metri47- Si vede una terza pietra incastrata 48- Ci avviciniamo49- E la raggiungiamo per prosegue ancora per altri metri.50- Fino al fondo del pozzo, ad oltre 15 metri, dove è caduta dell’erba dall’alto.51- Un ingrandimento dell’immagine del fondo ci fa notare la presenza di un coleottero., al centro della foto
IL CREPACCIO DELLA TESTATA DI RIO FESSA
52- Scendendo verso la testata del fosso di Rio Fessa, nel bosco, si incontra un profondo crepaccio, scendiamo in esplorazione.53- Patrizio nel crepaccio54- E anche Massimo, inconfondibile con il suo berretto fluorescente, adatto proprio per le grotte.55- Il crepaccio non prosegue a vista, forse occorre disostruirlo dai detriti.56- Foto dell’apertura dall’interno del crepaccio.57- Risalgo anche io.58- Nei pressi un secondo crepaccio molto stretto, non praticabile.
GROTTA DELLA MACCHIA
59 – 60 – Un largo e profondo ingresso caratterizza la Grotta della Macchia6061- Anche in questa grotta caliamo lo “Speleodrone”, l’ingresso è solo destinato a speleologi esperti, al centro si osservano dei gocciolamenti d’acqua.62 – Anche a questa profondità, circa 6 metri, ancora gocciolamenti d’acqua.63- Il drone fotografa gocce d’acqua mentre cadono.64- La cavità, a circa 8 metri, si apre.65- Dopo altri 2 metri il drone sotto ad un piccolo tetto scova qualcosa di strano.66- Un pipistrello in letargo.67- La grotta prosegue lateralmente ma non si riesce ad andare.68- Tocchiamo il fondo a circa 10 metri, anche qui foglie secche e rami caduti dall’ingresso.69- Poco sopra una seconda apertura ma molto stretta e poco profonda.70- Forse da disostruire.
GROTTA FRANOSA
71 – 72 – L’ingresso della Grotta Franosa, posta più a valle, poco distante dalla Grotta della Macchia.7273- 74- La grotta è piena di pietre cadute dal soffitto, non a caso chiamata Grotta Franosa. In fondo si nota un proseguimento ma troppo pericoloso da raggiungere.74
GROTTA DELL’ELCE o forse Grotta della Felce visto che all’ingresso sono presenti delle felci
75 – 76 – A poche decine di metri dalle altre due grotte, a valle, si apre la Grotta dell’Elce, anch’essa un profondo pozzo.7677- L’ingresso è caratterizzato da felci, forse il nome della grotta potrebbe derivare dalla loro presenza.78- Anche qui facciamo scendere il drone perchè l’ingresso è molto stretto79- Ecco le felci presenti qualche metro sotto all’ingresso.80- Raggiungiamo le felce.81- Scendiamo ancora82 – 83 – La grotta si allarga notevolmente.84- Il fondo del pozzo ma la grotta prosegue lateralmente.
LA CHIESETTA DI SANTA MARIA MADDALENA
85- A circa 700 metri a Sud della grande faglia tettonica si trova la chiesetta di Santa Maria Maddalena, vecchia costruzione usata come chiesa/rifugio. Attualmente su Google Earth qualche ignorante l’ha ribattezzata “Casale dei Reati”. Sullo sfondo il Monte Coglia.86- Veduta verso Est, a destra il Monte Montioli.87- Veduta verso Sudovest, a sinistra il Monte Rotondo.88- Veduta verso Nord, a sinistra la città di Camerino.89- Zoom su Camerino, a sinistra in basso il quartiere dove abito.90- L’assurda didascalia della chiesetta di Santa Maria Maddalena sul web.91- E per concludere, Crochi già in fiore nonostante siamo a metà Febbraio.92- Pianta satellitare del primo tratto del percorso93- Pianta satellitare del secondo tratto del percorso93- Dettaglio della zona delle grotte.
MONTE VENTOSOLA – GROTTA LALLA AL MONTE CALLARELLE – MONTE CASTELLACCIO
Il 21 gennaio abbiamo raggiunto in auto il Valico di Castelluccio quindi abbiamo proseguito a piedi in direzione Nord-ovest per evidente tratturo, con forte vento e scarsissimo innevamento, in direzione del Monte Ventosola.
Quindi scendendo dalla cima del Monte Ventosola, oggi dal nome quanto mai azzeccato, si prosegue verso la cresta del Monte Callarelle visitando la piccola Grotta Lalla che al suo interno ci ha consesso una breve tregua dal vento.
Quindi abbiamo ripiegato verso la sella tra il Monte Castello ed il Castellaccio, risalito la cresta di quest’ultimo e scesi di nuovo verso il valico.
Per maggiori dettagli in proposito vedasi anche l’articolo del 27 ottobre 2022 al M.Ventosola e del 24 aprile 2022 al Monte Castello e Castellaccio nel presente sito.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il tratturo che dal Valico di Castelluccio conduce verso il Monte Ventosola a sinistra.2- A destra invece si innalza il Monte Castellaccio.3- Veduta del Piano Grande, Castelluccio e i Monti Sibillini dal Pizzo Berro a sinistra fino al M. Argentella a destra.4- E la Cima del Redentore che svetta dietro alla cresta M.Castello-M. Castellaccio5- Dal M.Ventosola ci dirigiamo verso il M.Callarelle, a sinistra, quindi in successione il M. Vetica, M. Valle Sirica e, più a destra, il Colle Tosto.6- Il Monte Callarelle con la Grotta Lalla che già si vede poco sotto alla cima.7 – 11 -La piccola Grotta Lalla89 – Le pendici del Monte Ventosola viste dall’interno della Grotta Lalla.1011- (Ph. R.Vittori)12- Proseguiamo verso il M. Vetica ma il vento è troppo forte, ripieghiamo verso il Monte Castellaccio (Ph. R.Vittori).13- Discesa da Monte Callarelle.14- Il Monte Ventosola visto dal Monte Callarelle.15- La valletta del versante Nord del Monte Castellaccio, più riparata dal vento.16- Il Monte Castello in primo piano.17- Lo Scoglio dell’Aquila visto dal Monte Castellaccio.18- Zoom sul Monte Porche e Monte Palazzo Borghese.19- Zoom sul Monte Argentella con i canali gemelli.20- Castelluccio emerge dalla valle sottostante il Monte Castello (Ph. R.Vittori).21- Luci ed ombre a Forca Viola (Ph. R.Vittori) .22 – 24 – Traversata nella valletta del versante Nord del Monte Castellaccio per andare prendere la cresta Nord.23 – (Ph. R.Vittori)24- (Ph. R.Vittori)25- La cresta Nord che collega Monte Castello al Monte Castellaccio.26- Il versante Nord del Monte Castellaccio.27- Il Piano Grande e la Cima del Redentore visti dal Monte Castellaccio.28- La catena dei Monti Sibillini visti dal Monte Castellaccio29- Veduta aerea del Fosso Mergani del Piano Grande.30- Il Monte Castello visto dal Monte Castellaccio.31- La faggeta del versante Nord.32- Il pendio di ritorno verso il valico di Castelluccio da dove siamo partiti.