MONTE CACAMILLO – FONTE CERESETO – RIO SACRO

Itinerario proposto da Federico, anche questo non è descritto in alcuna bibliografia dei Monti Sibillini, basta seguire le indicazioni in grassetto riportate come didascalie nelle foto più significative.

Grazie a Federico per la collaborazione.

1- Dalla centrale elettrica di Bolognola si segue l’itinerario della Costa dei Frati fino alla cima di Monte Cacamillo, descritto da Gianluca Carradorini a pagina 68 del libro “I MIEI MONTI SIBILLINI“..
2- Il versante Sud del Monte Coglia dove corre un altro itinerario descritto in questo sito (Una assurda via al Monte Coglia), visto dalla cima di Monte Cacamillo.
3 -La rocciosa e ripida cresta della Costa dei Frati che conduce alla cima del Monte Cacamillo.
4- La cresta in prossimità della barriera rocciosa che si deve aggirare per il canalone erboso visibile sulla destra.
5- Il vallone Nord-ovest del Monte Cacamillo che scende verso Rio Sacro..
6- La Val di Tela con, al centro, il vecchio stazzo caratterizzato dall’erba verde, di fronte la parete Nord della Cima Bambucerta.
7- Il versante Nord del Monte Rotondo e la testata della Valle dell’Acquasanta con il cosiddetto “orto della Regina”..
8- Dalla cima di Monte Cacamillo si scende a sud dentro la sella erbosa che la divide da Monte Pietralata (Monte Nero per gli anziani della zona) dove si vedono due piccoli scavi che dovrebbero essere stati ruderi di vecchie capanne dei pastori; da qui si continua a scendere il direzione nord-ovest (destra) dentro al Vallone che conduce a Rio Sacro.
9- Il sentiero che scende nel vallone Nord-ovest, in basso lo stazzo della foto successiva.
10- Si lascia sulla sinistra un vecchio stazzo ai piedi del Vallone, dove crescono ancora i gorbini (olabri o spinaci selvatici).
11- E continuando a scendere per il sentiero si arriva in vista dei primi alberi di faggio, in località Col di Mezzo, dove si incrocia il sentiero che proviene da Pietralata: seguendo questa traccia verso sinistra si arriverebbe al casale di Gasparri.
12- Continuando invece a scendere dentro allo stesso vallone tenendosi sulla destra: qui il prato inizia a cedere il posto agli alberi e agli arbusti. C’è una pianta di faggio con delle incisioni e delle radici articolate.
12- Continuando a scendere ancora si incontra una piccola sorgente sulla destra, da cui esce l’acqua che impantana tutto il terreno, che in questo tratto è fitto di vegetazione.
13- Proseguendo tra le piante sempre in discesa si incontra una vecchia strada che doveva essere un tempo piuttosto importante: seguendola verso sinistra per pochi metri c’è Fonte Cereseto
14 – 17- Fonte Cereseto ed il muretto di contenimento sottostante, nella fonte ci sono incise le date 1935 e Anno XIII (anno tredicesimo dall’inizio del regime fascista: 1922 + 13= 1935).
15
16
17
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC03225-1024x768.jpg
18- Proseguendola invece verso destra si arriva ad un muretto a secco appena percettibile dove la strada prosegue sopra.
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC03226-1024x768.jpg
19- Ma guardando la cartina IGM si vede che qui c’è una biforcazione, e infatti lasciando questa strada e scendendo nella macchia di faggi sottostante (tenendosi sulla destra del fosso) si intercetta in breve tempo il vecchio sentiero a svolte che scende ai Cascinali, segnato su IGM
20- Il sentiero scende evidente tra rami rovesciati e vegetazione all’interno del bosco fin quasi al fiume, in prossimità del quale è però completamente sparita, e bisogna passare a fatica tra i tronchi venuti giù con le valanghe, i rovi e poi guadare il Rio Sacro e si arriva ai Cascinali.
21- Guardando indietro si vede il Vallone da cui siamo scesi, ritrovare il sentiero e salire da questo vallone risulta molto difficile per la presenza di arbusti e numerosi alberi trascinati dalle slavine.
22- Dai Cascinali si vede il vallone di discesa della foto n.23, da qui si segue la strada brecciata di Rio Sacro e si torna alla macchina
23- Planimetria del sentiero di discesa dalla Fonte Cereseto ai Cascinali di Rio Sacro.
24- Pianta satellitare del sentiero di discesa dalla Fonte Cereseto ai Cascinali di Rio Sacro.



FONTE DI RIO SACRO da Macereto

Itinerario proposto da Manuel, anche questo non è descritto in alcuna bibliografia dei Monti Sibillini.

Abbiamo percorso questo itinerario in due riprese, la prima nel mese di Aprile 2021, non appena è stato possibile dopo il blocco per la pandemia, la seconda nel mese di Novembre di questo stesso anno.

ACCESSO: per il punto di partenza riporto le stesse indicazioni dell’itinerario Croce di Monterotondo da Macereto. “Si raggiunge con l’auto il Santuario di Macereto da Visso, dietro al santuario si gira a destra in direzione di Ussita e si prosegue per circa due chilometri su comoda strada asfaltata fino al valico delle Arette dove in corrispondenza di un ampio slargo, convergono altre due strade sterrate e si parcheggia l’auto in modo da far passare gli automezzi dove è presente un grande abbeveratorio per i bovini sulla sterrata che sale verso il M. Careschio (347779,2 E – 4758482 N; 1115 m.)”.

DESCRIZIONE: in foto 1 carta dei Monti Sibillini scala 1:25000, in foto 2 stralcio carta IGM.
La prima parte del percorso coincide, per un primo tratto, con l’itinerario per la Croce di Monterotondo. “Dal parcheggio si prende il tratturo che sale sopra strada e che si dirige in direzione Nord. Lo si segue per circa 800 metri fino ad un bivio (347887,2 E – 4759319 N; 1160 m.) dove si lascia il tratturo che gira nettamente destra e si individuano ben 3 sentieri. Si prende il primo sentiero a destra che inizia a salire verso la pineta sovrastante in direzione Nord-est (sentiero contrassegnato sulla carta con numero 279). Il sentiero centrale proviene da Cupi di Visso mentre quello di sinistra proviene direttamente dal Santuario di Macereto da cui si può anche partire. Dopo 500 metri di salita si raggiunge la base della pineta ed il sentiero cambia direzione, si sale verso Est sempre al margine del bosco, dopo circa 600 metri si attraversa un ampio canalone (348759,4 E – 4759566,5 N; 1345 m.)”.
A questo punto, come indico nello schema in foto 3, occorre abbandonare il sentiero principale per seguire invece la traccia di sentiero che costeggia il canalone erboso (foto 4). Una volta raggiunti i piani soprastanti, con il Monte La Banditella sulla sinistra, si intercetta la strada sterrata che dai Piani di Pao procede in direzione Fiastra. Fatti pochi metri proprio in direzione Fiastra, dopo una doppia curva destra-sinistra, ci troveremo sulla destra una zona erbosa in leggero declivio, dal quale parte l’antico sentiero che conduce verso la zona del Casale Gasparri passando per la fonte del Rio Sacro. Nella foto 5 lo schema che indica il punto in cui scendere. In foto 6 la traccia iniziale del vecchio sentiero, che si infila in un canalone detritico poco prima di inoltrarsi nel bosco. In foto 7 la stessa traccia come la si vede da sopra, appena scesi sotto la strada sterrata. Nella foto 8 una vista dello stesso punto presa dal Casale Gasparri. Sotto la strada sterrata che prosegue in direzione Cupi-Fiastra, é ancora ben evidente la traccia del sentiero che esisteva da prima. Infatti ancora non vi era traccia della strada sulla carta IGM del 1952 che è raffigurata nella foto 2.
Nella foto 9 il canalone fotografato ad Aprile, con ancora presente l’ultima neve. Appena scesi nel canalone detritico, seguendo la traccia che si infila nel bosco, si scende per un brevissimo tratto di una cinquantina di metri. Qui occorre prestare attenzione perché è presente un bivio. La traccia principale continua a scendere mentre sulla destra (abbiamo trovato un segnale con omino in pietra), si prende il sentiero verso la fonte del Rio Sacro.
Mi soffermo un momento sulla traccia  che scende a destra, molto interessante ma non ancora mai percorsa. Esaminando la carta in foto 10, è indicato un sentiero che scende verso il Rio Sacro fino ad un ulteriore bivio. A questo bivio, voltando a destra si risalirebbe per un po’ verso una sorgente, proveniente dalla stessa vena della fonte posta più in alto, mentre a sinistra la traccia scenderebbe fino ad attraversare il Rio Sacro e, passando sotto la zona denominata “li Merigghi” tornerebbe verso la Valle del Rio Sacro alla partenza del sentiero per il Casale Gasparri (contrassegnato sulla carta dei sentieri dal numero 321). Se tutto ciò fosse ancora percorribile, si passerebbe da circa 1500 metri (alle pendici del Monte La Banditella) fino ad arrivare ai 900 metri del fondo valle, con un dislivello non trascurabile. Nella Foto 10, scattata in Aprile prima che le piante rimettessero il fogliame, si intravede una traccia sotto la zona de Li Merigghi, sul versante opposto. La foto 11 invece è stata scattata in questo mese di Novembre, solo una settimana dopo aver percorso l’itinerario che sto descrivendo, dai Piani di Ragnolo. In presenza di neve, il sentiero che scende si nota in maniera piuttosto evidente anche se la foto è scattata da molto lontano e non è venuta proprio nitidissima.
Tornando invece al percorso in descrizione, dopo aver quindi preso a destra al primo bivio si imbocca una traccia che prosegue più o meno sempre con andamento pianeggiante, mantenendosi a mezza costa all’interno del bosco. Dopo circa una ventina di minuti/mezz’ora, si incontra un secondo bivio (che al contrario del primo non è indicato in mappa). Anche qui bisogna mantenersi sulla destra. Nella prima uscita fatta in Aprile, avevamo provato la traccia che scende sulla sinistra, ma si perde poco dopo e quindi siamo tornati indietro. Dopo circa altri 20 minuti di cammino senza dislivelli significativi, si arriva all’insenatura sotto la Croce di Monte Rotondo, denominata “Il Vallone”, dove è indicata sulla mappa la Fonte di Rio Sacro. Noi un vero e proprio fontanile non lo abbiamo trovato, c’è una zona dove l’acqua esce copiosamente da una parete rocciosa (foto 13 e 14). Forse una volta esisteva una vasca che poi è rimasta interrata, chissà. Nella scarpata al di sotto di queste rocce e del sentiero, una cinquantina di metri più in basso, si udiva scorrere acqua e sono sceso trovando un ruscello che sgorga dal terreno proprio in quel punto (foto 15). La cosa mi ha poi costretto ad una faticosa risalita.
Dopo aver superato la sorgente ed il ruscello, il sentiero fa una curva quasi a gomito verso destra, sopra uno sperone. Scendendo un poco sotto il sentiero, da questo punto si può ammirare la vallata sottostante. Si procede ancora per circa tre quarti d’ora su traccia di sentiero piuttosto evidente e si sbuca nei prati sottostanti al Casale Gasparri. Anche qui, un omino in pietra segnalava l’imbocco del sentiero per chi eventualmente arrivasse dai prati, in senso inverso. Per ritornare verso il valico delle Arette, dal Casale (dove vi è anche un fontanile che consente di fare scorta d’acqua) si imbocca il tratturo sterrato che riporta verso la strada sterrata che collega Casali di Ussita al rifugio del Fargno. Una volta raggiunto l’incrocio con questa strada, la si deve attraversare e poco a sinistra si incontrerà la traccia del sentiero 279 che riporta al punto di partenza (si veda la foto n.16 e nuovamente la carta nella foto n.1).
Con il senno del poi, fare il percorso in senso inverso è forse più comodo, almeno la prima volta, in quanto elimina il rischio di errori in corrispondenza dei due bivi incontrati.

Altre foto n.18-28 del novembre 2021

n. 29-36 dell’Aprile 2021

Sempre accurato nella descrizione, grazie Manuel per la collaborazione.

1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
Foto 17 – Il Santuario di Macereto, visto dal sentiero poco sopra il valico delle Arette, salendo verso i Piani di Pao. Sullo sfondo il Monte Torricchio
Foto 18 – 19 alcuni dei numerosi faggi “tormentati” che si incontrano lungo lungo il sentiero che conduce alla fonte del Rio Sacro
19
Foto 20 – altro faggio incontrato lungo il sentiero, presentava una caratteristica cavità piena d’acqua
Foto 21 – ultimo tratto di sentiero subito prima di sbucare nei prati al di sotto del Casale Gasparri, prati che si intravedono già al di là degli alberi unitamente al Monte Rotondo.
Foto 22 – il fontanile del Casal Gasparri, sulla sinistra la faggeta che avevamo appena attraversato era totalmente in ombra.
Foto 23 – sempre dal Casale Gasparri, veduta del Monte Val di Fibbia. Sulla sella a sinistra, lungo la strada sterrata che da Fiastra prosegue verso il Fargno, si nota una piccola costruzione bianca conosciuta come rifugio di Ernesto.
Foto 24 – Il Monte Rotondo fotografato dal tratturo che dal Casale Gasparri riporta in direzione del valico delle Arette, passa al di sopra della faggeta e del sentiero della fonte.
Foto 25 – veduta della zona delle sorgenti del Rio Sacro dallo stesso tratturo
Foto 26 – veduta del Monte Pietralata e, subito sotto, la zona denominata “Li Merigghi”. Sulla destra il tratturo di prima, posto sul versante nord del Monte Croce di Monterotondo.
Foto 27 – il valico delle Arette è un ottimo punto per fotografare il maestoso Monte Bove, specie con la luce pomeridiana (di mattina è controsole).
Foto 28 – la zona della fonte, con neve ancora presente.
Foto 29 – fungo saprofita su tronco di albero caduto.
Foto 30 – una veduta del versante nord-ovest del Monte Pietralata e della Valle del Rio Sacro. Si vede in maniera piuttosto netta una traccia di sentiero.
Foto 31 – dalle pendici del Monte la Banditella, l’imbocco del canalone detritico, la faggeta su cui si sviluppa il sentiero e sopra di essa la Croce di Monterotondo e più a sinistra il Monte Rotondo, coperti ancora dalle ultime nevi primaverili.
Foto 32 – ancora la Croce di Monte Rotondo ed il Monte Rotondo. La carrareccia per il Casale Gasparri ancora invasa dalla neve.
Foto 33 – la lingua di neve accumulata dal vento, ormai quasi tutta disciolta, sopra il canalone.
Foto 34 e 35 – vedute del Monte Bove dal sentiero 279 nel tratto che dai Piani di Pao riporta verso il valico delle Arette, costeggiando la pineta.
35



RIOSACRO – VAL DI FIBBIA

ITINERARIO PROPOSTO DA MANUEL SU MIA RICHIESTA IN QUANTO L’HO PERCORSO TANTI ANNI FA E NON DISPONGO DI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

Itinerario effettuato sabato 13 novembre 2021, non riportato sulla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini. Il percorso è indicato (come sentiero secondario) sulla cartografia ufficiale del Parco dei Monti Sibillini, ma versa in stato di abbandono da molti anni ed è totalmente privo di segnaletica in loco.

PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA: Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

Si oltrepassa la sbarra e si scende per la strada sterrata, proseguendo su di essa e percorrendo la Valle del Rio Sacro fino ad oltrepassare la zona denominata “I Cascinali”. Una ventina di minuti dopo aver oltrepassato questa zona, e poco prima di intercettare sulla sinistra il più conosciuto sentiero che sale verso il Casale Gasparri, si incontra sulla destra del tratturo un ponticello in cemento, che permette di oltrepassare il Rio Sacro e raggiungere il sentiero in oggetto (foto 1).
(Foto 2) Stralcio carta IGM (1:25000), dove è riportata con tratto e punto la traccia del sentiero.
L’inizio del sentiero (foto 3) è ben evidente, tuttavia dopo pochi metri ci troviamo nel fitto del bosco senza riferimenti. Inizialmente ci si ritrova su un tratto abbastanza pianeggiante, dove sono presenti alcuni faggi contrassegnati con vernice rossa (come da foto 4). Non sono indicazioni sentieristiche ma riferimenti sulla crescita degli alberi che venivano utilizzate dai boscaioli. Sulla sinistra si avrà una depressione che è il letto asciutto del fosso, colmo di vegetazione, che ci sarà di aiuto in quanto basterà costeggiarlo per procedere nella giusta direzione.

Appena passato questo iniziale tratto pianeggiante, il letto del torrente disegna una “S”, facendo una curva a destra subito seguita da un’altra curva a sinistra. In questo punto, dove il fondo del fosso è caratterizzato da un ghiaione, è meglio attraversare in quanto dall’altra parte si ritrova subito la traccia del vecchio sentiero. Abbiamo anche incontrato alcuni omini in pietra, messi di recente da qualcuno, che ci hanno aiutato. Appena prima dell’attraversamento sopra indicato, si incontra sulla destra una lieve traccia di sentiero che però va evitata. In effetti, osservando la carta IGM prima riportata (foto 2), subito dopo l’attraversamento del Rio Sacro è segnato con linea tratteggiata un sentiero che sale sulla destra portandosi sopra la zona dei cascinali (potrebbe essere uno spunto per future “esplorazioni”). Dopo aver ritrovato la traccia giusta e costeggiato per un pò il greto (sempre asciutto) del torrente si arriva all’unico punto dove il sentiero si discosta leggermente (foto 5, bivio segnalato con omino in pietra), il sentiero a questo punto procede su tratti erbosi facendo qualche curva ma diventando allo stesso tempo più evidente. Poi più in alto si riprende a costeggiare il fosso. In questo tratto abbiamo trovato anche i resti di un  muretto a secco (foto 6).
Salendo ancora, si raggiunge l’unico tratto un po’ difficoltoso a causa delle numerose piante abbattute dalle piene, che ostacolano il passaggio. In questo tratto, risalendo faticosamente su un piccolo canale sulla destra, ho rinvenuto quella che sembra una vecchia sorgente, non segnalata sulle carte ma comunque completamente in secca (foto 7). Dopo aver oltrepassato il tratto più disagevole, si arriva finalmente in una zona più aperta con la traccia del torrente che piega verso destra (foto 9). Si deve salire ancora un poco prima di piegare anche noi verso destra, si arriverà così al fontanile senza nome segnato sulla carta. Purtroppo insieme al fontanile ci si trova davanti a tre enormi orribili serbatoi, davvero brutti anche se sicuramente utili in periodi di siccità. Durante la nostra visita autunnale, l’acqua sgorgava però naturalmente da una piccola sorgente posta poco sopra la fonte. Nei pressi della fontana abbiamo anche trovato una pietra sulla quale era raffigurata curiosamente una faccia di lupo. Noi ci siamo fermati qui, ma a sinistra della fonte è facilmente individuabile la traccia del sentiero, scavata nella roccia, che prosegue risalendo l’ultimo tratto di bosco verso le rovine del Casale Piscini, completamente abbattuto dal terremoto del 2016, dal quale poi è facile raggiungere il pian del Capriolo ed eventualmente le creste del Monte Coglia ed il Monte Val di Fibbia.
Il fontanile con le orribili cisterne per l’acqua, sulla destra le pendici del Monte Val di Fibbia (foto 10).
Foto del fontanile (11 e 12).
La sorgente e la cascatella poco sopra il fontanile (13,14 e 15).
La pietra “faccia di lupo” (foto 16).
A lato della fonte, l’imbocco della traccia che prosegue verso il Casale Piscini (foto 17).
L’ultimo tratto di sentiero, ben evidente sui prati, verso le macerie del Casale Piscini (foto 18 scattata dal Monte Val di Fibbia nel novembre del 2017).
Scendendo lungo la via del ritorno, salendo con lo sguardo ho individuato una traccia di sentiero a mezzacosta proprio sotto la cima del Monte Val di Fibbia, anche di questa se ne ritrova riscontro sulla carta IGM (foto  19).
Infine, un confronto tra la vista satellitare attuale ed una vista aerea del 2000 (foto 20 e 21), dove si vede come il sentiero risultasse ancora ben evidente una ventina di anni fa. Gli eventi alluvionali del 2007 e del 2013 che hanno reso inaccessibile la zona per molto tempo, hanno portato all’abbandono della zona da parte dei vecchi boscaioli ed al conseguente degrado dei sentieri.

Ottimo lavoro Manuel, grazie.

1
2
3
4
5
6
7
8- Vista satellitare del percorso proposto.
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21



LA GROTTA DI SANT’ANGELO – VAL DI PANICO.

Itinerario facilissimo e breve ma che si va ad aggiungere agli altri tre itinerari alla ricerca di grotte e cavità della Val di Panico arricchendoli di una ulteriore esplorazione ad una cavità, utilizzata anticamente dai carbonai della zona di Casali di Ussita, anch’essa non riportata ne il cartografia ne in bibliografia.

Gli altri itinerari citati nella zona alla ricerca di grotte, di cui ho riportato descrizione nel mio sito, sono :

  • Le grotte della Val di Panico
  • Il sentiero de Le Cute alto e la grotta di Peppe matto
  • Itinerario del ferro intorno a Casali di Ussita

ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Casali di Ussita dal capoluogo e si parcheggia nei pressi della chiesa, d’estate all’ombra del grande Ippocastano secolare.

DESCRIZIONE: La Grotta di Sant’Angelo si raggiunge percorrendo a piedi la “super” strada (recenti lavori l’hanno trasformata inspiegabilmente in una strada a tre corsie nonostante sia chiusa al pubblico !!!) per la Val di Panico fino alla ampia curva dove si intercetta il fosso de La Foce (30 minuti, 352516,8 E – 476819,7 N; 1160 m.) che scende dal caratteristico canyon visibile più in alto. In questo punto si scende sotto strada a destra nel bosco su una traccia di sentiero che si dirige in discesa verso il sottostante torrente Ussita di cui ancora non si sente il rumore.

Si scende nella radura mantenendo il fosso sulla sinistra (asciutto d’estate) quando si inizia a sentire il rumore del torrente posto più in basso la radura si allarga e ci si mantiene sulla sinistra dove si segue la traccia che attraversa il fosso e si inoltra nel bosco, dopo 100 metri si supera faticosamente un tratto di bosco con alberi capovolti da slavine ed in breve si raggiunge una caratteristica piattaforma in piano di una antica carbonaia, guardando in verticale verso monte si nota una fascia di rocce 50 metri più in alto dove si apre la grotta (20 minuti dalla strada, 352675 E – 4756585 N; 1130 m.).

In realtà la grotta è costituita da una lunga fascia rocciosa stratificata con un grande tetto roccioso che forma un riparo dagli agenti atmosferici con evidenti tracce di antichi fuochi che ne hanno annerito pareti e soffitto.

DISCESA: Dalla grotta anziché ritornare per lo stesso itinerario si prosegue la traccia di sentiero che dalle cavità prosegue verso la Val di Panico, raggiunge una zona aperta devastata dal slavine che costringe ad una difficoltosa tra alberi rovesciati, con una bellissima vista sulla parete Nord ed Est del Monte Bove Nord posta di fronte a poca distanza, fino ad un pianoro erboso con grandi Faggi e una stradina che scende a sinistra quindi si scende al torrente e si prosegue fino alle sue sorgenti, da qui si riprende la strada della Val di Panico sovrastante e si ridiscende a Casali.

1- La piattaforma di una antica carbonaia, in alto verso monte si notano le rocce stratificate che formano la Grotta di Sant’Angelo.
2 – 3- La fascia rocciosa sovrastata da un grande tetto che forma la grotta.
3
4- Argilliti verdi escono dagli strati di roccia calcarea.
5 – 6 – 7- Le pareti ed il grande soffitto della Grotta recano segni di antichi fuochi.
6
7
8- La fascia di rocce con tetto prosegue per circa 100 metri
9- Tronco con tracce lasciate da larve di coleotteri Blastofagi.
10- Il Monte Bove Nord con le evidenti chiazze bianche delle frane prodotte dal terremoto del 2016.
11- A sinistra la cima dello Spalto Centrale con la grande frana e a destra lo Spalto Occidentale, nella parete Nord del Monte Bove Nord.
12- La cresta Ovest dello Spalto Occidentale dove corre la Via della Mitria, con la cosiddetta “cengia dei Camosci” erbosa alla sua base.
13- La parte iniziale del canale dello Spalto Occidentale dove sale la via su roccia “Maurizi Taddei” nel punto in cui è presente la caratteristica “finestra” esattamente al centro della foto.
14- Ingrandimento della foto n.13 con la volta della grande “finestra” visibile a destra del canalone.
15- La “finestra più piccola”, con una bella vista verso i Campi di Casali, foto del 2003.
16- La grande “finestra” della via Maurizi-Taddei, prima del terremoto del 2016 , sullo sfondo il Pizzo Tre Vescovi.
17- La grande “finestra” vista dal canale di salita.
18- Parte centrale dello Spalto Orientale della parete Nord del Monte Bove Nord con la ferita bianca del Gendarme “La Pera” mozzata dal terremoto del 2016, al centro della foto.
19- Il grande Gendarme chiamato “La Pera” prima del terremoto del 2016 con la sua caratteristica parte superiore che ormai non c’è più.
20- La lunga striscia di alberi abbattuti dalle frane cadute dalla parete Nord del Monte Bove Nord con il terremoto del 2016
21- Tramonto verso la Valnerina vista dall’imbocco della Val di Panico..
22 – 23 – 24- Il cosiddetto “foliage” come viene chiamato da qualche anno, nei dintorni di Casali.
23
24
25 Pianta satellitare del percorso: GIALLO: Percorso di raggiungimento – ROSSO: Percorso proposto per raggiungere la Grotta – VERDE: Percorso di Ritorno



MONTE CACAMILLO – SENTIERO PER I CAMPI DI BUGGERO – VECCHIO RIFUGIO DEI FRATI

Grazie a delle informazioni ricevute da un anziano di Bolognola e a delle foto del versante Nord-est del Monte Cacamillo con una spolverata di neve che mette in risalto i vecchi sentieri all’interno del bosco, abbiamo ritrovato il millenario sentiero che collegava l’Abbadia di Rio Sacro con Bolognola da cui poi i frati eremiti proseguivano per la Madonna dell’Ambro. Il tragitto contemplava anche un rifugio in pietra a circa metà percorso.

Molti lettori mi chiedono di inserire le tracce GPS dei percorsi che propongo, non metto le tracce perché, secondo me, toglierei quel fascino dell’avventura e dell’esplorazione che, percorsi come questo, possono dare.

Del resto se io ho percorso questi sentieri senza alcuna descrizione in bibliografia e senza traccia GPS tutti possono essere in grado di ripercorrerli seguendo la mia sola descrizione.

Il 13 novembre 2021, con Federico, siamo saliti dalla Centrale idroelettrica di Bolognola verso il Puntone Piemà per il sentiero che sale a tornanti di fianco alla condotta forzata quindi abbiamo ritrovato il vecchio sentiero che ci ha condotto ad una spianata all’interno del bosco dove abbiamo ritrovato dei ruderi e abbiamo proseguito fino al Fosso di Buggero, siamo saliti fin sotto la cascata e ripreso il sentiero di discesa passando per il canale di accumulo della centrale effettuando così un giro completo del selvaggio versante della montagna.

ACCESSO: La centrale idroelettrica di Bolognola si raggiunge dalla Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro, si prosegue per altri 400 metri fino a trovare una stretta deviazione asfaltata a destra che scende e la si segue fino ad un tornante con slargo a destra, prima del ponte della centrale, dove si parcheggia (352190,2 E – 4763361,8 N; 750 m.).

DESCRIZIONE: Dallo slargo si scende a piedi verso la centrale, al ponte si scende al fiume e si costeggia il perimetro del muro di cinta, con molta attenzione, fino al suo termine, nella parte posteriore ella centrale, dove, oltre la recinzione, parte un sentiero che sale nettamente nel bosco. Il comodo sentiero si snoda con numerosi tornanti in salita (24 in totale fino alla casetta Piemà), giunti al tredicesimo tornante (è necessario contarli ma abbiamo anche posizionato un ometto di pietre, (40 minuti, 352182 E – 4763098 N; 895 m.) si va verso la condotta forzata, si sale alcuni metri fino al sostegno di cemento posto poco sopra il tornante che permette di superarla e ci si addentra nel bosco di fronte dove si evidenzia immediatamente una traccia di sentiero in piano.

(( NOTA del 10 Agosto 2022: Dal tornante n.22 (il terzo in discesa, il primo nel bosco, senza radure erbose, all’incirca alle coordinate 352144 E – 4763053 N; 950 m.) si può invece intercettare , a sinistra scendendo nel bosco, nel versante opposto Nord verso Rio Sacro, il tratto di sentiero che sale da Rio Sacro verso il Puntone Piema, il sentiero, ben visibile effettua dapprima un lungo traverso verso sinistra in costante discesa per 200 metri (foto n. 34) quindi effettua un primo tornante, prosegue per altri 300 metri in discesa mai ripida verso destra (foto n. 35-36) passando accanto a delle sorgenti che fuoriescono dal terreno nel bosco, simili risorgive e che, nonostante la torrida estate del 2020, il 10 agosto ancora portavano molta acqua, quindi con un altro tornante ripiega verso sinistra per altri 200 metri; giunti nei pressi del torrente Rio Sacro di cui si sente il rumore, ripiega di nuovo verso destra tra alcune rocce e scende infine nel greto del torrente.

Qui la fitta vegetazione non rende evidente l’uscita ma è necessario percorrere la sponda sinistra (destra orografica) verso monte per altri 100 metri quindi difficilmente si deve trovare il posto più agevole per guadare il torrente e si risale la sponda opposta tra alberi e rovi fino a raggiungere la strada sterrata di fondovalle (foto n. 37-38) . Se non si risale a sufficienza la sponda del torrente, una volta attraversato si trovano delle pareti rocciose sopra le quali passa la strada per cui è necessario traversare alla loro base verso sinistra fino a trovare il passaggio più agevole . Dalla strada di Rio Sacro si raggiunge facilmente la strada Provinciale n.47 che si percorre verso Bolognola per scendere alla carrozzabile per la Centrale idroelettrica dove si è parcheggiata l’auto.

Da Rio Sacro il sentiero di salita è di difficile ritrovamento a causa del taglio del bosco effettuato da diversi anni che ne ha nascosto la traccia e dall’abbandono a se stesso del greto del torrente ma che collegava l’Abbadia di Rio Sacro con Bolognola. ))

Proseguendo invece il sentiero oltre la condotta si raggiunge, dopo circa 200 metri, il fosso roccioso del troppo pieno del canale di accumulo, che il giorno dell’escursione a causa dell’interruzione del funzionamento della centrale, ci ha costretto a scendere un po’ per evitare il notevole flusso d’acqua e le rocce scivolose quindi in lieve discesa si raggiunge una zona aperta sovrastata da delle rocce (30 minuti dalla condotta, 352539 E – 4763034 N; 850 m.), visibile anche dalla strada di fronte che conduce a Bolognola.

Da questa zona si prosegue per traccia stavolta in piano in direzione Est, si scavalca il crinale boscoso del monte cambiando leggermente direzione ed andando verso Sud-est e dopo circa 500 metri ci si imbatte in alcune inconfondibili piattaforme di antiche carbonaie dove abbiamo trovato ancora frammenti di carbone (altri 30 minuti).

E’ incredibile pensare come, nel passato, la gente di montagna era costretta, per motivi di sopravvivenza, a spingersi nei boschi così lontano dai centro abitati dove viveva, delle volte immagino di sentire l’odore del carbone e vedere il fumo levarsi nei boschi, di vedere i viavai di montanari segnati dalla fatica che con i loro asini o muli percorrevano questi boschi, ormai abbandonati, trasportando la carbonella fino a Bolognola per un misero e sudato guadagno, le loro voci, le loro storie, ormai immagini di un passato lontano.

Proseguendo ancora in piano e oltrepassando un secondo crinale dirigendosi verso Sud in breve (altri 15 minuti) si raggiunge una spianata più aperta nel bosco, tale zona dovrebbe essere quella che in zona chiamavano anticamente Sasso Bianco (forse dalle pietre bianche con cui era realizzato il rifugio) o Campi di Buggero, caratterizzata da un grande ginepro arboreo.

Poco sotto verso sinistra si notano delle pietre bianchissime accumulate in una unica zona (Aretta), non ben visibili in quanto interamente ricoperte di muschio.

Le pietre possono sembrare normali all’interno di un bosco di montagna ma ad uno sguardo più attento si nota anzitutto che non ci sono scogli nelle vicinanze da cui possono essere cadute spontaneamente e esaminando meglio il cumulo si nota anche una traccia di muretto con pietre allineate (foto n.11-16, 352856 E – 4762518 N; 920 m.).

Molto probabilmente abbiamo raggiunto il rifugio che indicava l’anziano di Bolognola, realizzato dai Frati-eremiti di Rio Sacro a metà del loro percorso, ricordo che la costruzione della prima Badia di Rio Sacro è datata nell’anno 1000 e la costruzione del primo rifugio potrebbe essere anch’esso datato nei primi secoli dell’anno 1000.

Il rifugio, secondo quanto ci è stato riferito, fu anticamente saccheggiato e quindi distrutto da cercatori di tesori della zona per cui, a parte il cumulo di pietre e un breve muretto, non ne rimangono altre tracce evidenti, riporto una citazione che forse richiama proprio questo luogo:

” Dal libro di Domenico Francesconi BOLOGNOLA: storia – testimonianze – documenti

a cura dell’Amministrazione Comunale di Bolognola, 1982

In data 6 gennaio 1280, infatti, il Signore Guglielmo di Bertoldo stipula l’atto di vendita dei propri beni e diritti nei Castelli di Acquacanina e Bolognola a favore di Giacomuccio di Gualtieri da S. Maroto. La somma pattuita ammonta a 1.400 libre ravennati o anconetane, integrata da vari appezzamenti di terra che l’acquirente possiede nel Comune di Amandola.

Giacomuccio di Gualtieri, nato a S. Maroto nei pressi della Sfercia, svolse ruoli di primo piano nelle vicende di Amandola di cui fu Podestà dal 1261 al 1268. Per le benemerenze acquisite ne ottenne la cittadinanza in data 31 gennaio 1270, e la gratifica di 100 modioli di terra e un mulino nella campagna e una casa nella piazza del paese. Egli, per contro. s’impegnò a restare in Amandola al servizio del Comune fornendogli, in caso di guerra, due cavalli e due militi equipaggiati. Risulta presente in terra amandolese fino al 1281, epoca in cui, già vecchio, dovette tornare nei nuovi possedimenti comperati l’anno avanti.

Dal rogito in questione, reperto nell’archivio di Stato di Parma, trascritto e pubblicato da G. Pagnani, apprendiamo che i beni bolognolesi dei Falerone, ceduti da Guglielmo nel 1280, sono ancora assai consistenti. Si tratta, infatti, di una torre, di almeno sedici case di abitazione — tante sono le famiglie vendute con i relativi mansi — e di diversi appezzamenti seminativi, pascolivi e boschivi.

Oggetto di vendita sono, inoltre, i diritti di pesca lungo il corso del Fiastrone, su entrambe le sponde, a partire dal luogo dove si era soliti battere il frumento (la pagliara) fino alla confluenza del fiume stesso col torrente Rio Sacro, nonché il giuspatronato sulle chiese di S. Angelo, la parrocchiale, e di S. Giovanni di Buggero.

L’accenno al diritto di patronato sulla chiesa di S. Angelo costituisce la riprova certa della sua antichità: primi decenni del secolo XIII, se non addirittura verso la fine del precedente, e la sua fondazione ad opera dei Signori di Falerone.

Della chiesa di S. Giovanni di Buggero, sita nella Costa dei Frati chiamata, allora, la Romita e ufficiata da religiosi francescani della Congregazione dei Clareni, non esiste più nulla, ed è sin’anche difficile individuarne l’esatta ubicazione.

In questa zona abbiamo poi notato delle strisce di plastica, una volta di colore bianco-rosso ma ormai scolorite quindi annodate negli alberi diversi anni fa, che segnalano una traccia di sentiero che invece sale nettamente verso monte, lo abbiamo percorso per un tratto ma poi lo abbiamo abbandonato ipotizzando che lo avremo intercettato più monte in corrispondenza del canale di accumulo della centrale in quanto rappresenta quello che ci hanno decritto come il sentiero del guardacanale”.

Non sappiamo che ci ha preceduto in questa riscoperta ma non abbiamo trovato traccia nella bibliografia o sul web della descrizione di tale itinerario per cui l’ho riportato nel mio sito come itinerario inedito.

Seguendo ancora il sentiero, che in questo tratto si fa più evidente, ci si addentra in discesa verso il Fosso di Buggero, che scende verso il sottostante Fiastrone.

Raggiunto il selvaggio fosso (352863 E – 4762424 N; 905 m.) si può percorrerlo in discesa per un tratto fino ad una sottostante forra oltre la quale è necessario scendere in tecnica di torrentismo.

Il sentiero invece attraversa il fosso e riprende netto nel versante opposto (destro orografico del fosso) per raggiungere una spianata caratterizzata da un alto bosco misto di notevole pregio forestale in quanto presenta addirittura faggi e querce secolari a breve distanza.

Dopo una breve salita si intercetta un tornante della vecchia strada costruita diversi decenni fa che veniva utilizzata per recuperare con i trattori il legname accumulato dalle slavine nel Fosso di Buggero ma ormai non più utilizzata dopo l’alluvione del 2007 che ha distrutto il sottostante ponte sul Fiastrone.

Dalla strada si prosegue in salita superando un altro tornante e salendo ripidamente verso la testata della valle di Buggero fino alla base delle cascate dove passa il canale, in questo tratto sotterraneo, per la centrale idroelettrica di Bolognola.

Dalla testata di Buggero si prende sul versante di destra la strada del canale, dopo circa 1 chilometro si giunge al tratto scoperto del canale dove, circa 30 metri prima a sinistra, abbiamo ritrovato altre strisce di plastica legate ai rami che rappresentano l’uscita del sentiero trovato più valle di cui avevamo salito un tratto (sentiero del guardacanale).

DISCESA: Costeggiando il canale si raggiunge Casetta Piema’ dove si riprende il sentiero a tornanti (25) in discesa che riporta alla centrale idroelettrica chiudendo così un percorso ad anello di interesse storico.

1- La condotta forzata all’altezza dell’11° tornante con il blocco di cemento che permette di superarla per andare nel bosco del versante opposto.
2- Il primo tratto di sentiero ben visibile nel bosco tra la condotta e la cascata del troppo pieno.
3- La cascata del fosso del troppo pieno del canale posto molto più a monte.
4- La zona aperta a metà strada tra la condotta forzata e i Campi di Buggero.
5- Una delle vecchie carbonaie.
6- Un doppio tronco di Faggio che ha inglobato un vecchio ramo caduto.
7- Il grande Ginepro arboreo presente nella zona denominata Sasso Bianco o Campi di Buggero
8- L’inizio del tracciato in salita denominato “sentiero del guardacanale”, nella pianta a sinistra di Federico la prima striscia di plastica legata alla pianta.
9- Lo slargo del bosco denominato “L’Aretta” con il sentiero che scende verso il Fosso di Buggero.
10- Lo slargo della foto n. 9 visto in direzione Nord con il sentiero da cui siamo arrivati alle mie spalle e dove a destra si ritrova il cumulo di pietre.
11- Il cumulo di pietre bianche ricoperte di muschio dove in questo punto si vede nettamente la forma di un muretto a secco.
12 -13 – 14 – 15- 16- Ruderi di muretti a secco nella zona dove si trovava la chiesina. (Ph. Manuel).
13
14
15
17- Il Fosso di Buggero verso valle
18- Il Fosso di Buggero verso monte.
19 — 20 – La traccia continua oltre il Fosso di Buggero nel versante opposto.
20
21- La selvaggia zona presenta un interessante patrimonio forestale.
22- Gruppo di grandi Faggi presente oltre il Fosso di Buggero
23- 24 – Tronchi di Olmo (probabile ma essendo senza foglie non siamo riusciti a riconoscerlo esattamente) ricoperti di edera secolare
24
25- Grande quercia a poca distanza dagli alberi delle foto n. 17-18-19.
26- La valle di Buggero nel versante Nord del Monte Cacamillo oltre la fine della strada che sale dal Fiastrone, in alto le cascate della testata.
27 – 28- La grande cascata di Buggero.
28
29- L’inizio del canale di accumulo della centrale di Bolognola con, al centro della foto, la striscia di plastica annodata sulla pianta che indica il sentiero che scende verso i Campi di Buggero che noi abbiamo ritrovato invece dal basso..
30- 31 – 32 – 33- Serie di vecchia diapositive dove la prima neve autunnale mette in evidenza il vecchio sentiero che abbiamo esplorato, destra si intravede il sentiero a tornanti che dalla centrale sale verso il canale di accumulo.
31- Nel versante Est del Monte Cacamillo si nota in alto il canale di accumjlo della condotta forzata e, in basso a destra, il sentiero descritto.
32- Il cambio di versante del Monte Cacamillo, al centro il Fosso di Buggero e a sinistra la strada che dal Fiastrone arriva alla cascata di Buggero, nel tornante a destra si nota il sentiero che scende nel fosso e che abbiamo ritrovato.
33- Il versante Est del Monte Cacamillo con la centrale in basso a destra e il sentiero che taglia il versante, reso visibile dalla poca neve.

10 agosto 2022 Discesa dalla Casetta Piemà fino al Rio Sacro per il vecchio sentiero che scende dal versante Nord del Puntone Piemà.

34- Il primo tratto che scende verso sinistra del vecchio sentiero Casetta Piemà – Rio Sacro.
35- Il secondo tratto che scende verso destra.
36- Le particolari risorgive trovate lungo il sentiero (anche se sfuocate !!! di cui mi scuso ma non avevo meglio).
37- La ripidissima risalita del pendio sottostrada dopo aver faticosamente guadato il torrente Rio Sacro.
38- Il punto di uscita sulla strada di Rio Sacro.
Pianta satellitare del percorso proposto
ROSSO: Itinerario di raggiungimento.
VERDE: Itinerario di accesso
GIALLO TRATTEGGIATO: Itinerari alternativi



VARIANTE AL MONTE VETTORE per la cresta destra della Valle Santa.

Il 28 ottobre 2021 per salire al Monte Vettore ho preferito partire dalla Valle Santa risalendo la cresta destra che delimita la valle fino alla Sella sotto al Monte Vettoretto dove sorge la Croce di Tito Zilioli per evitare il terrificante sentiero che parte invece da Forca di Presta, degradato dal passaggio di migliaia di escursionisti della domenica e ridotto ormai ad un fosso detritico e pericoloso.

Propongo questa salita ai più esperti escursionisti che frequentano il mio sito stanchi anch’essi di salire al Monte Vettore per la via normale con la consapevolezza che tale itinerario non diventerà una nuova via alternativa per tutti in quanto i normali escursionisti non si avventurano su percorsi dove non ci sono sentieri tracciati e soprattutto perché l’itinerario proposto, pur essendo più breve e comodo, parte subito in netta ripida salita il che toglie subito la voglia di salire al normale escursionista.

Per raggiungere il pianoro del Monte Vettoretto da questo itinerario si impiega circa un’ora, poco di meno del tempo se si parte da Forca di Presta ma compiendo una salita molto più comoda in quanto esente da detriti e su pendio che presenta una formazione erbosa scalettata (seslerieto) che permette anche una rapidissima discesa, in 30 minuti si raggiunge l’auto, come scendere da una comoda scalinata.

ACCESSO: Il fondo della Valle Santa si raggiunge percorrendo la strada Provinciale n. 477 che da Castelluccio conduce a Force di Presta. Giunti sotto al versante Sud-ovest della Punta di Prato Pulito si apre il profondo vallone della Valle Santa dove la strada forma una netta rientranza, si parcheggia di lato.

DESCRIZIONE: Dalla strada si risale subito un tratturo (356430,1 E – 4740496,3 N; 1410 m.) che si inoltra verso la Valle Santa, superato un campo coltivato si taglia a destra sul pendio ripido della sponda destra (salita) che delimita la valle in direzione di un grosso pino isolato che svetta circa 200 metri di dislivello più in alto.

Non proseguire il sentiero di fondovalle che, sebbene conduca anch’esso alla Croce di Zilioli, presenta un percorso più accidentato, con fondo detritico e con diversi ripidi tornanti sulla testata che allungano e rendono più scomoda la salita.

Raggiunto il primo pino (20 minuti, 356974,2 E – 4740493,4 N; 1575 m.) si devia lievemente verso sinistra per raggiungere un secondo altro pino posto altri 200 metri più in alto leggermente sulla sinistra, si raggiunge quindi la sommità di un profondo vallone laterale che si risale innalzandosi ancora per evitare il suo fondo roccioso, si inizia quindi a tagliare il pendio sommitale dirigendosi verso sinistra in direzione del sentiero ben visibile che dalla croce di Tito Zilioli sale verso il Monte Vettoretto. In altri 100 metri di dislivello si raggiunge la sella dove sorge la croce (30 minuti) . Prima di raggiungere la croce si nota sulla sinistra, poco sotto il pendio, lo stazzo di Petrucci (357876,1 E – 4740791,5 N; 1910 m.), caratterizzato dalla vegetazione nitrofila di ortiche e cardi e soprattutto dal riparo scavato sul pendio e rinforzato ai lati con muretti a secco. Dalla croce di Zilioli si prosegue per il degradato sentiero che conduce alla sommità pianeggiante del Monte Vettoretto (10 minuti) e prosegue per il Rifugio Zilioli e quindi al Monte Vettore.

VARIANTE: Se invece si vuole fare il cosiddetto “giro delle creste” salendo alla Punta di Prato Pulito quindi Scoglio del Lago e Cima del Redentore allora una volta giunti sul pianoro del Monte Vettoretto, anziché proseguire per il sentiero per il rifugio Zilioli e salire alla Punta di Prato Pulito per la cresta Est, si devia a sinistra per prendere l’aerea e verticale cresta Sud che sale fino alla Punta di Prato Pulito, consigliata anche per una rapida ma impegnativa discesa. Tale itinerario l’ho già stato percorso con i miei amici diverse volte sia in estate che in inverno e sia in salita che in discesa (foto n. 29-37).

DISCESA: Una volta scesi dal Monte Vettoretto fino alla croce di Tito Zilioli si prende la cresta di salita descritta, il 30 minuti si raggiunge comodamente l’auto alla base della Valle Santa. Anche in questo caso non prendere il sentiero che scende direttamente dalla Croce di Zilioli dentro alla Valle Santa perché, come già indicato, più scomodo in quanto presenta anch’esso un fondo detritico scivoloso specie più in basso nel fondovalle.

1- La rientranza della strada Castelluccio-Forca di Presta in prossimità della base della Valle Santa dove si parcheggia, al centro è visibile la mia auto.
2- Il primo pino che si i contra nella cresta destra della Valle Santa, tra la nebbia in fondo è ancora visibile la strada da cui si parte.
3- In alto il secondo pino verso cui ci si dirige, a sinistra illuminato il versante Sud-ovest della Punta di Prato Pulito e la Valle Santa.
4- Lo scoglio dell’Aquila e il versante Sud-ovest della Cima del Lago ed il secondo pino usato come riferimento per la salita.
5- A sinistra il Monte Vettoretto ed il sentiero più evidente che taglia il pendio e che conduce al “sentiero delle Fate” nel versante Ovest della Cima del Redentore mentre meno visibile sopra il sentiero che conduce al Monte Vettore verso il quale ci si dirige.
6- Nebbia verso la Macchia Lunga al Piano Piccolo
7- Il Monte Guaidone posto tra il Piano Grande ed il Piano Piccolo, emerge dalla nebbia mattutina.
8- Anche Castelluccio emerge dalla nebbia mattutina.
9- L’imponente Scoglio dell’Aquila alla cui base passa la faglia del terremoto dell’Ottobre 2016.
10 -11 – La faglia che percorre il cosiddetto “Cordone del Vettore”, scesa più in basso di almeno 70 centimetri dopo il terremoto del 2016, come visibile dalla linea bianca visibile nel cambio di pendenza alla base delle rocce.
11
12- La testata della Valle Santa con il sentiero che sale a tornanti dal fondovalle, quello che va a sinistra verso il Sentiero delle Fate e in alto il sentiero che va al Monte Vettore. In alto il Rifugio Zilioli e la cima del Monte Vettore innevata.
13- Al termine della salita proposta della cresta destra che delimita la Valle Santa si osserva il sentiero che sale al Monte Vettoretto, sulla sella c’è la Croce di Tito Zilioli mentre più in basso si osserva il sentiero che sale dalla Valle Santa per poi dividersi per il Sentiero delle Fate. In alto la cima del Monte Vettore e il Rifugio Zilioli sulla sinistra.
14- Da sinistra lo Scoglio dell’Aquila, la Cima del Lago e la Punta di Prato Pulito visti dalla sella della Valle Santa. Nel pendio sottostante si nota il Sentiero delle Fate che corre in piano tutto il versante della montagna e la traccia che invece si innalza verso il Cordone del Vettore e viene usata per raggiungere la base delle vie di roccia dello Scoglio dell’Aquila.
15- Il Monte Vettoretto con il sentiero che sale al Monte Vettore, ben visibile la faglia del terremoto del 2016 che taglia il pendio passando poco sopra la Croce di Tito Zilioli situata all’inizio della salita in corrispondenza dell’escursionista che sta salendo.
16 – Lo “Stazzo di Petrucci” posto poco più a valle della sella della Croce di Zilioli.
17- Lo stazzo di Petrucci , di fronte il sentiero che sale al Monte Vettore tagliato dalla faglia del terremoto del 2016 ancora perfettamente visibile.
18- Il sentiero per il Monte Vettore, ridotto ad un fosso detritico e pericoloso con l’ombra della Croce di Tito Zilioli.
19- In Ombra la lunga ma comodissima cresta di salita per la Sella della Croce Zilioli, a destra tra ombra e luce la Valle Santa ed in fondo la rientranza della strada da cui si inizia la salita.
20- La mia ombra verso la Valle Santa.
21- La rapida discesa verso fondovalle su pendio scalettato che permette di fare un passo dopo l’altro di seguito come per scendere da una scala, ben visibili i due pini di riferimento descritti per la salita, in fondo è anche visibile la mia auto nella rientranza della strada.
22- Fase di discesa con i due pini, a destra e a sinistra.
23- Il primo pino di salita, ormai giunti al fondovalle.
24- La cresta di salita che delimita a destra la Valle Santa
25- Poiana sui pali della strada del Pian Perduto.
26- La pineta con Pino Nero e Larici (gialli) nel versante Est del Monte Lieto.
27- Acero in veste autunnale sul bordo della strada per Castelluccio.
28- Altro Acero di fronte al Monte Cardosa.

VARIANTE PER LA CRESTA SUD DELLA PUNTA DI PRATO PULITO E PROSEGUIMENTO PER CIMA DEL LAGO E CIMA DEL REDENTORE

29- Salita estiva della cresta Sud della Punta di Prato Pulito dal pianoro del Monte Vettoretto, altri escursionisti scendono invece dalla normale cresta Est verso il Rifugio Zilioli.
30- Febbraio 2016 con scarsissimo innevamento, mentre gli ultimi escursionisti scendono al pomeriggio noi saliamo per vedere il tramonto dalla Punta di Prato Pulito, di fronte tra neve e rocce, la ripida cresta di salita.
31- Il primo tratto di salita prima della cresta, alle spalle il sentiero che sbocca sul pianoro del Monte Vettoretto.
32- La cresta si fa più ripida e rocciosa.
33- la cresta Sud della Punta di Prato Pulito, a sinistra il Monte Vettoretto e a destra la Valle Santa con la cresta di salita descritta in questo itinerario.
34- Dalla cresta Sud si è in vista del Rifugio Zilioli (vecchio) e della cima del Monte Vettore.
35- La cima del Monte Vettore e la Sella delle Ciaole con il Rifugio Zilioli ormai al tramonto vista dalla Punta di Prato Pulito.
36- Abbiamo aspettato il Tramonto
37- E, ormai a notte, abbiamo ridisceso la cresta Sud della Punta di Prato Pulito percorsa in salita.



LA GROTTA DELLA ROSA – MONTE CACAMILLO.

Luogo praticamente sconosciuto in quanto non riportato sia sulla cartografia che sulla bibliografia dei Monti Sibillini ma solo tramandato verbalmente dagli anziani della zona. La Grotta della Rosa è in realtà una alta cavità ma profonda solo pochi metri, situata a mezza quota al termine di una grande cresta rocciosa (faglia) che scende ripida nel versante Nord del Monte Cacamillo, in un luogo alquanto impervio e di difficile accesso. Secondo i racconti fu infatti utilizzato anche come nascondiglio dai Partigiani della vallata di Acquacanina-Bolognola durate la seconda guerra mondiale proprio per la sua difficoltà di accesso. Il suo nome deriva dal colore delle rocce della formazione geologica a Scaglia Rossa che la creano.

ACCESSO: La Grotta è stata raggiunta dalla Valle di Rio Sacro. Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

DESCRIZIONE: Si scende per la strada chiusa fino al ponte sul Fiastrone quindi si riprende a risalire la valle fino a superare il punto di salita per la Grotta dello Scortico, già descritta nel sito, si prosegue e si giunge ad un ponticello di cemento dove il Rio Sacro forma un laghetto (351126,5 E – 4762277,1 N; 810 m; 30 minuti dall’auto).

Dal ponticello si percorrono 50 metri e si trova sulla sinistra della strada un omino di pietre che indica l’inizio di un vecchio sentiero che sale nel bosco. Il sentiero dopo pochi metri si fa subito ripido e sale verso sinistra (secondo omino di pietre) per condurre all’interno di un canale detritico all’interno del bosco che scende ripido sulla strada poco dopo il ponte ma che non è consigliabile risalire per il fondo sconnesso. Il canale è chiuso ai lati da paretine rocciose molto ripide, giunti quasi al suo termine si nota nel lato roccioso sinistro l’unico passaggio possibile che permette di superare il canale (2 omini di pietre che segnalano l’imbocco del sentiero).

Si prosegue nel sentiero che, sebbene non frequentato da anni, risulta sufficientemente visibile all’interno del bosco e che sale con numerosi tornanti in successione. Dopo circa 40 minuti di salita si incontrano incredibilmente anche due piattaforme di vecchie carbonaie. Quindi poco sopra si intercetta una lieve traccia che proviene da destra dalla Fonte Cereseto.

Proseguendo in ripida salita il bosco si impenna e si dirada permettendo all’erba di crescere facendo cosi perdere le tracce del sentiero. Si prosegue per altri 15 minuti sempre in salita accostandosi verso sinistra a costeggiare un ampio canale formato da recenti slavine che hanno distrutto una grande porzione di bosco. Giunti a circa 200 metri dal termine del bosco (351461,6 E – 4762113,7 N; 1050 m.) si traversa in quota verso sinistra nel tratto distrutto dalle slavine, con molta difficoltà a causa degli arbusti e piante divelte, in direzione della cresta rocciosa opposta dove si intravede già l’alto scoglio denominato “La Rosa”. Raggiunta la base della cresta rocciosa, in almeno 20 minuti di difficoltà, si deve trovare il punto più adeguato, meno ripido, per raggiungere la sua sommità, questo è il tratto chiave che ha presentato le maggiori difficoltà di salita per la ripidità, orientamento e prosecuzione. Giunti alla cresta si deve trovare quindi un punto dove il bosco prosegue sotto di essa e che permette di scendere in modo più sicuro dal versante opposto (351522 E -4762242,4 N; 1090 m.). Trovato il passaggio si prosegue ancora per 100 metri in quota tra alberi e ripidi prati fino a raggiungere, in altri 30 minuti (tempo totale di salita 2,15 ore e 5,2 chilometri di sviluppo), una seconda cresta rocciosa oltre la quale si apre la Grotta della Rosa. qui abbiamo notato una traccia, forse creata dagli animali, che ci ha condotto sotto al grande scoglio di roccia rossa che forma la grotta (351588,1 E – 4762271,8 N; 1150 m.). Questo ultimo tratto prevede la traversata su erba molto ripida e scivolosa (falasco) ma la presenza di alberi ci ha permesso di effettuarla in cordata utilizzando appunto gli alberi come punti di ancoraggio per una maggiore sicurezza.

DISCESA: Stesso itinerario di salita, per chi vuole ripercorrere l’itinerario senza difficoltà di orientamento almeno nel tratto di bosco danneggiato dalle slavine si consiglia di legare in modo ben visibile su alberi nei passaggi chiave delle strisce bianco-rosse tassativamente da rimuovere al ritorno.

1 – 2- La strada di Rio Sacro dopo il ponticello di cemento e l’omino di pietre visibile sul lato sinistro della strada che segna il punto di salita.
2
3- Gli omini di pietra al termine del canale detritico segnano il passaggio sulle rocce di sinistra da cui inizia il sentiero che abbiamo trovato nel bosco.
4 – 5 – Il vecchio sentiero all’interno del bosco, ancora ben visibile nella parte bassa.
5
6- La prima carbonaia con ancora dei frammenti di carbone a terra.
7- L’ultimo ripidissimo tratto di bosco prima di iniziare la traversata nel canale delle slavine.
8- Il tratto di bosco distrutto dalle slavine, sullo sfondo a destra il Pian Tertena e al centro il Monte La Banditella.
9 – 10- Il ripidissimo tratto di bosco distrutto dalle slavine.
10
11- La ripidissima cresta rocciosa che si raggiunge dopo aver superato il tratto di bosco delle slavine.
12- Siamo in vista dello Scoglio della Rosa.
13 – 14 – Il superamento in cordata dell’ultimo tratto erboso molto scivoloso.
14
15- Finalmente giunti sotto al grande scoglio, sullo sfondo il Monte Fiegni.
16 – 17- 18- 19 – La grande cavità poco profonda della Grotta della Rosa.
17
18
19
20- La parte superiore dello scoglio che forma la Grotta della Rosa.
21- Veduta dall’interno della grotta con le pendici Est del Monte Val di Fibbia, a sinistra tra luce e ombra si nota lo scoglio che forma la Grotta dello Scortico.
22- Veduta dall’interno della grotta con le pendici Sud del Monte Val di Fibbia con la fascia di rocce a monte dei Cascinali.
23- Veduta dall’interno della grotta con la cima del Monte Val di Fibbia e la punta rocciosa de ” il Sasso” a destra.
24 – 25 – La parete laterale ovest che forma la grotta mette in evidenza la sua altezza.
25
26 – Veduta del versante Sud-est del Monte Val di Fibbia dalla grotta.
27- Veduta del versante Sud del Monte Val di Fibbia dalla grotta con la zona dei Cascinali nel vertice in basso a sinistra.
28- Veduta dello Scoglio della Grotta della Rosa dall’inconfondibile interno della Grotta dello Scortico posta di fronte ma più a bassa quota.
29- A sinistra l’evidente Scoglio della Rosa situato a circa metà della faglia che scende dal versante Nord del M Cacamillo visto da Sasso di Monte Val di Fibbia, da sinistra il M. Cacamillo, M. Pietralata e M. Rotondo
30- L’itinerario di salita alla Grotta della Rosa visto da Sasso di Monte Val di Fibbia.
31- Pianta satellitare del solo percorso di salita, in rosso
32- Pianta satellitare dell’intero percorso di raggiungimento + salita.



I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – Parte 3

Dopo aver percorso la Cengia delle Ammoniti fino al Tempio della Sibilla ed oltre fino al Casale Pantanelli o alla cima del Monte Priora per qualche decina di volte, insieme a Luca e Manuel, ho raggiunto la cima dei sei torrioni di Grottoni della Priora per vedere il panorama mozzafiato che offrono sulla sottostante valle del Tenna, dall’Infernaccio a Capotenna e sui vari canyon del versante Nord del Monte Sibilla, dai fossi di Mèta a Le Vene fino ai Fossi della Corona e della Sibilla che scendono verticalmente sulla valle, oggetto di vari itinerari di discesa con tecniche di torrentismo.

L’itinerario per raggiungere la Cengia delle Ammoniti e il Tempio della Sibilla è descritto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” consultabile alla voce “Pubblicazioni”.

Una volta giunti al Tempio della Sibilla si scende nel primo torrione sottostante proseguendo la cresta in discesa poi, traversando nei ripidi pendii sottostanti la cengia, senza necessariamente raggiungerla, si raggiunge la cima degli altri quattro ritornando indietro in direzione del Casale dei Grottoni da cui inizia la cengia delle Ammoniti.

Il quinto torrione si raggiunge direttamente dalla vecchia fonte posta sulla sella, poco prima del Casale dei Grottoni e, da qui, si scende riprendendo il sentiero di raggiungimento, proveniente dal Romitorio di San Leonardo.

Dai torrioni si può osservare il fondo della valle situato ben 500 metri più in basso, chiaramente fare molta attenzione a sporgersi sulle cime dei torrioni, si consiglia di coricarsi a terra sul bordo per avere una migliore visione e godere così in sicurezza il balzo aereo mozzafiato.

1- Il Casale dei Grottoni e il sentiero della Cengia delle Ammoniti che passa sotto alla barriera rocciosa sovrastante
2 – 3- Il Tempio della Sibilla.
3
4- Scendendo dal Tempio verso la sommità del primo torrione.
5- L’arco di roccia del Tempio della Sibilla visto dalla sommità del primo torrione.
6- Il primo torrione sotto al Tempio della Sibilla
7- Camoscio all’incrocio delle due frecce, sul secondo torrione
8- Veduta verso il fondo valle dal primo torrione, in fondo la strada per Capotenna.
9- La sottile cresta sommitale del primo torrione, sullo sfondo Capotenna e la Valle Lunga.
10 – 11- Veduta in verticale dal primo torrione
11
12- I lati Ovest del secondo e del terzo torrione visti dal primo.
13- il camoscio della foto n..7 risale tra luce ed ombra verso la sommità del secondo torrione dove siamo noi.
14- Dopo alcuni minuti ci ha raggiunto.
15- Ne emerge un secondo e proseguono verso la cengia delle Ammoniti
16- I due camosci salgono verso la cengia tra liscissime pareti rocciose
17- 18- Di vedetta sotto alla Cengia delle Ammoniti
18
19- Le verticali pareti con un inciso canale tra il primo ed il secondo torrione.
20- Il lato Est del primo torrione visto dal secondo.
21-Veduta in verticale dal secondo torrione
22- In successione i lati Ovest del terzo, quarto e quinto torrione.
23- Particolare della cima del terzo torrione.
24- 25- Frana sulla sommità del secondo torrione.
25
26- Il terzo torrione
27- Il quarto e quinto torrione visti dal terzo.
28- Veduta in verticale dal terzo torrione, in fondo la strada per Capotenna.
29- Il secondo torrione con la frana delle foto n.24-25 visto dal terzo torrione, in alto la cima del Pizzo Berro.
30- Veduta in verticale dalla cima del terzo torrione
31- Ci avviciniamo al quarto e quinto torrione
32- Agrifoglio sulla cima rocciosa del terzo torrione.
33- Veduta dal terzo torrione verso i segni della frana prodotta dal terremoto dell’ottobre del 2016 che ha formato il laghetto all’interno della valle del Tenna, poco prima de Le Vene..
34- Il lato Ovest del quarto torrione.
35- Il versante Nord de Le Vene del Monte Sibilla.
36- Il Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.
37- La prima parte del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.
38- La seconda parte del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla, la grande cascata di oltre 70 metri rimane nascosta dalla roccia..
39- La parte centrale del Fosso della Corona, a destra del fosso Le Vene.
40- Luca, in alto, scende verso la sommità del quinto torrione
41- La cima del quarto torrione
42- Risalita verso il quinto torrione, alle spalle il quarto e a destra il terzo torrione
43- In successione da sinistra il quarto, il terzo ed il secondo torrione
44- La cima del quinto torrione e a destra più in basso, il quarto torrione
45- Il Casale dei Grottoni visto dal quinto torrione.
46- La frana del torrione destro orografico del fosso Le Vene prodotta dal terremoto dell’ottobre del 2016 che ha formato il laghetto all’interno della valle del Tenna.
47- In cima al quinto torrione, di fronte il versante Nord del M. Sibilla.
48- Il versante Ovest del Monte Zampa ed il bosco di Mèta.
49- La Cengia delle Ammoniti (percorso in rosso) e i cinque torrioni raggiunti (percorso in giallo) visti dal Monte Sibilla.



MONTE VETTORE PER IL CANALE SINISTRO DIRETTO ALLA VETTA – Versante Sud.

In una afosissima giornata che a malapena ci faceva osservare i vicinissimi Monti della Laga e mi ha limitato il numero delle immagini che avrei potuto allegare nella descrizione dell’itinerario, abbiamo risalito un canale più a sinistra del canale diretto alla vetta del Monte Vettore, (o anche il canale compreso tra il canale del Santuario e il Canale Diretto alla Vetta) come definito nel libro “GUIDA DEI MONTI SIBILLINI” del CAI Ascoli Piceno del 1983, già oggetto di nostra salita invernale di diversi anni fa di cui ho riportato alcune immagini nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” del 2014.

Osservando successivamente le descrizioni e relative immagini delle vie del versante Sud-est del Monte Vettore di alcuni libri in commercio (commentati al termine della descrizione della via), mi sono accorto che la via invernale che abbiamo percorso e la successiva ripetizione estiva, è una nuova via alpinistica del versante, compresa tra il canale del Santuario e il Canale Diretto alla Vetta.

Il canale è caratterizzato nella prima parte a monte del sentiero della Costa la Monna da un ripido scivolo ghiaioso che si sale sul lato erboso e a circa 1900 metri da un restringimento in corrispondenza di una fascia rocciosa che richiede una maggiore attenzione nel suo superamento. Oltre la fascia rocciosa prosegue su pendio erboso meno ripido fino ad intercettare, a quota 2100 metri, il sentiero che dalla Fonte delle Ciaole conduce alla captazione all’interno del canale diretto e quindi alla croce del Monte Vettore, già oggetto di nostra salita descritta nel presente sito.

ACCESSO: L’itinerario prevede come base di partenza la località Piè Vettore, da dove inizia il Sentiero dei Mietitori, che si raggiunge in auto dopo 500 metri da Forca di Presta scendendo verso Pretare – Montegallo. Trecento metri prima del primo tornante si nota sulla sinistra un primo nucleo boschivo e sulla destra un ampio piazzale dove si parcheggia. Nel prato pianeggiante sopra strada una volta erano presenti dei pali che segnavano l’inizio del “Sentiero dei mietitori” (358827 E – 4739979 N, 1380 m.).

DESCRIZIONE: Si percorre il sentiero dei Mietitori per circa 200 metri quindi, senza percorso, si risale per altri 200 metri di dislivello il pendio verso nord-ovest caratterizzato da arbusti nani di ginepro e uva orsina in direzione del Canalone del Mezzi Litri che scende dal pendio sottostante la Forca delle Ciaole. L’imbocco del canalone è caratterizzato da ghiaioni di breccia rossastra e blocchi di conglomerato posti a strati nella sponda sinistra (358801 E – 4740792 N, 1560 m.) . Proprio alla base di tali blocchi inizia verso destra in direzione nord in salita una traccia di sentiero indicato con frequenti omini di pietra che man mano si fa più evidente (25 minuti dall’auto).
            Il sentiero diventa pianeggiante ed inizia ad attraversare una bellissima zona caratterizzata da spuntoni rocciosi sparsi a valle e a monte, si continua sempre il quota superando in successione alcuni dossi e creste erbose. Dopo circa 1000 metri dall’inizio del sentiero nel Canale dei Mezzi Litri, si raggiunge un ampio ripido canale (60 minuti dall’auto, 359334,1 E – 4741567,8 N; 1740 m.), caratterizzato da uno scivolo ghiaioso nel suo fondo e da una barriera rocciosa in alto. Si inizia a salire verso la barriera rocciosa passando nel lato erboso destro fino a raggiungere, in circa 30 minuti, il restringimento roccioso. Ci si addentra nel canale dove si nota, sulla destra di due torrioni rocciosi, una rampa erbosa (359233,3 E – 4741801,4 N; 1935 m.) che permette di risalire il canale fino al termine della barriera rocciosa, tenendosi sempre sulla sponda destra più erbosa. Questo tratto è il più impegnativo e richiede attenzione in quanto ripido e caratterizzato da roccette ed erba. La parte superiore del canale è caratterizzato invece da pendii erbosi non eccessivamente ripidi che in circa 200 metri di dislivello permettono di intercettare, in altri 30 minuti, il sentiero (359040,1 E – 4742013,2 N; 2150 m.) che dal Casale – Fonte delle Ciaole verso destra, conduce alla captazione (359238,2 E – 4742197,7 N; 2200 m.) all’interno del canale diretto alla Vetta da cui, in circa 40 minuti di ripida salita si raggiunge la cima del Monte Vettore in corrispondenza della croce, (vedere itinerario MONTE VETTORE DALLA FONTE DELLE CIAOLE PER IL CANALE SUD). Il giorno della salita, per motivi di tempo, non siamo saliti fino alla cima del M.Vettore per il sentiero per la Fonte delle Ciaole ma il pendio sovrastante era stato già da noi esplorato e addirittura siamo ridiscesi per lo stesso canale di salita.

RITORNO: Se si raggiunge la cima del Monte Vettore, in 2,5 ore si può scendere dal sentiero classico per Forca di Presta e da qui per strada asfaltata si scende a Piè Vettore dove si è lasciata l’auto. Oppure una volta raggiunto il Rifugio Zilioli alla Forca delle Ciaole si scende liberamente il pendio sottostante in direzione della piattaforma erbosa dove sorge il visibile Casale delle Ciaole (358548,7 E – 4741644,5 N; 2060 m.) . Continuando in discesa il pendio si restringere per formare, più a valle, il Canale dei Mezzi Litri (358624,2 E – 4742197,7 N; 1840 m.) che riporta esattamente nel punto di inizio del Sentiero della Costa La Monna da cui si è partiti. Questo itinerario di discesa è sicuramente più breve (2 ore) ma più impegnativo per la presenza di tratti erbosi e rupestri ripidi nella parte iniziale del Canale dei Mezzi Litri. E’ possibile anche scendere direttamente dal canale di salita per riprendere il sentiero della Costa La Monna ma è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto il tratto roccioso all’interno del canale è piuttosto ripido.

1- Il sentiero della Costa La Monna si snoda in quota su un pendio molto ripido.
2- Il canale compreso tra il canale del Santuario e il Canale Diretto alla Vetta con la barriera rocciosa in alto ed il suo caratteristico scivolo ghiaioso al suo interno, si risale la sponda erbosa destra .
3- La salita del primo tratto del canale, su pendio erboso di circa 40-45 gradi.
4- La cima della Piramide visibile sulla destra del canale.
5 – 6- La barriera rocciosa a quota 1900 metri chiude il canale, a prima vista non si vede la possibilità di risalita.
6
7- Poi, entrando al suo interno si nota che il canale prosegue.
8- Risalita del restringimento del canale.
9- Al centro del canale si notano due torrioni rocciosi e la rampa erbosa che permette di aggirarli sulla destra.
10-11-12- Avvicinamento alla rampa erbosa ancora più visibile.
11
12
13- Il restringimento del canale visto dalla rampa erbosa
14- 15- Il pendio parallelo, più roccioso e degradato, del Canale Diretto alla Vetta.
15
16- Il ripidissimo pendio oltre il quale si apre l’Aia della Regina, in alto è visibile la cima della Piramide..
17- Ononis cristata Mill. subsp. apennina nel pendio del canale di salita.
18- Gypsophila repens sul sentiero della Costa La Monna.

COMMENTO ALLA BIBLIOGRAFIA PUBBLICATA:

Nel libro “GUIDA DEI MONTI SIBILLINI” del CAI Ascoli Piceno del 1983 viene indicato il tracciato e descrizione della via invernale del “Canale del Santuario” n.3.15 e del “Canale Diretto alla Vetta” n.3.14, ho riportato il tracciato della nostra via indicata in rosso e, come visibile, passa tra le due in un canale non indicato.

Nel libro “GHIACCIO D’APPENNINO” di C. Iurisci del 2012 nella immagine di pagina 104 vengono indicati il tracciato della via invernale n.27 senza inserire la descrizione e del “Canale Diretto alla Vetta” n.28 con relativa descrizione, secondo questa immagine la nostra via passa in corrispondenza della via n.27.

Ma successivamente nella immagine a pagina 106 dello stesso versante vengono riportate entrambe le vie n.27 e 28 ma il tracciato della via n.27 è spostato più a sinistra dove in realtà passa la via “Canale del Santuario”, come giustamente indicato nel libro “GUIDA DEI MONTI SIBILLINI” del CAI Ascoli Piceno del 1983 , nella immagine ho riportato la nostra via indicata in giallo e passa tra le due, n.27 e n.28, in un canale non indicato.

E come visibile non viene riportata la descrizione della via n.27 indicata nelle foto di pagina 104 e 106 (canale del Santuario) ma viene riportata al n.27 la descrizione della via “Canalone Nord” al Pizzo del Diavolo con relativo numero nella immagine a pagina 103 che non ha nulla a che fare con la via n.27 indicata nelle immagini del Versante Sud-est del Monte Vettore di cui pertanto non si ha descrizione e sovrapposizione di numerazione.




MONTE TORRONE Salita diretta per la cresta Est.

La cresta Est del Monte Torrone sale in verticale leggermente sulla sinistra della Fonte del Pastore, a monte di Santa Maria in Pantano, per culminare in realtà sulla cima denominata Sasso D’Andre’ da cui la cima principale del Monte Torrone è collegata tramite il cosiddetto “intaglio” o “sella del torrone”.

La ripida e rocciosa cresta la avevamo osservata in occasione della salita, effettuata nell’ottobre 2020, alla cresta Est del Monte Banditello posta parallelamente più a Nord di circa 2,5 km.

La cresta di salita è impegnativa in quanto presenta dei risalti su erba ripida alternata da roccette ed è consigliata solo a salitori esperti che si sanno muovere su terreni ripidi, è interessante in quanto si svolge in una zona dei Monti Sibillini poco frequentata e lontana dai classici percorsi escursionistici che si limitano a percorrere la cresta Cima delle Prata-Monte Banditello-Monte Torrone-Monte Vettore che si può raggiungere o da Altino o da Foce nel versante opposto. La salita, come al solito, non è descritta nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Una volta raggiunta la cima del Monte Torrone si consiglia di proseguire fino a raggiungere la cima del Monte Vettore salendo così uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini di oltre 1400 metri .

ACCESSO: L’itinerario inizia da Colle (1015 m.) , frazione di Montegallo, che si raggiunge in auto da Balzo, sede comunale di Montegallo.

DESCRIZIONE: Dal fosso che scende nei pressi dei giardini pubblici di Colle si prende l’ampio tratturo segnalato (361471,1 E – 4744385,6 N; 1020 m.) che sale in direzione di Santa Maria in Pantano. In circa 30 minuti si raggiunge i ruderi della chiesetta si continua nel bosco in salita per il sentiero n.131 (con indicazione Monte Vettore, 361154,3 E – 4745573,7N; 1160 m.) e dopo numerosi tornanti in altri 30 minuti si raggiunge il pianoro erboso della Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.). Alla fonte si ignora sia il sentiero che prosegue a destra (Nord) verso Fossa Medica per uscire sulla cresta tra il Monte Banditello ed il Sasso D’Andre’, sia il sentiero a sinistra (Sud-ovest) che prosegue in direzione del Sassone – Monte Vettore e si inizia invece a salire liberamente sul pendio erboso sovrastante mantenendosi a sinistra della franosa parete di conglomerato che caratterizza la conca dove è posta la fontana, dirigendosi in direzione della cresta rocciosa che sovrasta la zona alcune centinaia di metri più in alto (foto n.1).

In circa 20 minuti si raggiungono i primi contrafforti rocciosi della cresta di salita (359882,6 E – 4745045,2 N; 1725 m.) oltre i quali si apre un ripido canalone erboso che scende verso valle, si traversa il canalone in salita verso sinistra per raggiungere la base di un alto sperone roccioso, che i valligiani chiamano in realtà il Sasso D’Andre’ . Si è raggiunto così il tratto iniziale della cresta ed anche il più impegnativo in quanto ripidissimo.

Si sale in verticale tra roccette e ripidi pendii erbosi mantenendosi verso destra per aggirare il torrione e riprendere il filo d cresta alla sua sommità.

Oltre il torrione la cresta si apre un ripiano erboso da cui scende verso Sud un profondo canalone erboso verso il Fosso di Casale. Si prosegue sempre sul filo di cresta che impenna di nuovo in corrispondenza di una seconda cima rocciosa. Si prosegue con questo susseguirsi di altri tre tratti di cresta rocciosa alternati a ripiani erbosi con canaloni che scendono ripidi verso sinistra, fino a giungere, in poco più di un’ora dall’inizio della cresta, sulla cima rocciosa di quello che attualmente è riportato sulle carte con il nome di Sasso D’Andre’ (359251,7 E – 4745149,5 N; 2100 m.). Dalla cima si scende per il cosiddetto “intaglio del Torrone” e si raggiunge la vera cima del Monte Torrone a 2117 m. (359000,2 E – 4744952,7 N).

N.B. La denominazione “Sasso d’Andre'” della cima di quota 2100 m. risale alla fine degli anni 1990 – inizi degli anni 2000 in quanto non è riportata nelle carte SER storiche, nella vecchissima cartina Kompass dei Monti Sibillini del 1985 e neppure nella prima cartina del Parco dei Monti Sibillini del 1993 del Club Alpino Italiano sezione di Ascoli Piceno, per cui sembra apparire dal nulla nelle nuove cartine pubblicate nei primi anni 2000 e forse erroneamente in quanto, secondo i valligiani, il vero “Sasso d’Andre'” sarebbe il primo torrione roccioso di forma triangolare proprio di questa cresta che abbiamo percorso e non la cima finale prima dell’intaglio del Torrone per cui sembra che ci sia stata una traslazione in quota del toponimo.

DISCESA: Si hanno due possibilità.

1- Il tragitto di discesa più breve consiste nel percorrere la cresta che dal Sasso D’Andre’ scende verso Nord in direzione del Monte Banditello – Cima delle Prata fino a Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.). Alla forcella anziché risalire per il Monte Banditello si scende a destra nel versante Est per il sentiero appena accennato segnato con ometti di pietre che in circa un’ora raggiunge il casale (360197,2 E – 4745663,1 N; 1605 m.) sovrastante la Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) con i suoi caratteristici blocchi di conglomerato, quindi sempre in discesa, in altri 30 minuti circa raggiunge la chiesina di Santa Maria in Pantano, ridotta purtroppo ormai ad un cumulo di macerie da dove si è partiti.

2- L’altro tragitto di ritorno più breve ma più impegnativo, che abbiamo percorso noi invece, prevede la discesa senza tracciato su ghiaia ed erba ripida direttamente nel Fosso di Casale sottostante l'”intaglio del Torrone” fino a raggiungere, molto più in basso, il sentiero che dalla Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) sale verso il Sassone a prosegue verso la cima del Monte Vettore. Raggiunto il sentiero in una zona attualmente franata lo si prende in discesa a destra fino alla Fonte del Pastore per poi scendere dall’itinerario di salita fino a santa Maria in Pantano e proseguire fino a Colle.

1- La Fonte del Pastore e la sovrastante cresta rocciosa di salita, a destra invece i friabili torrioni di conglomerato che caratterizzano la conca della fonte.
2 – 3- Avvicinamento alla cresta Est del M. Torrone.
3
4 – Giunti al primo risalto roccioso che i valligiani chiamano “Sasso d’Andre'”.
5- Il primo risalto che reca alcuni franamenti prodotti dal terremoto del 2016, sullo sfondo la Cima di Pretare.
6- Ci accingiamo a risalire il primo torrione roccioso
7- Alla base del torrione osserviamo un abbassamento del terreno di circa 50 centimetri prodotto dal terremoto del 2016.
8 – 9 – 10- Momenti di salita del primo risalto roccioso su terreno che si fa sempre più ripido.
9
10
11- Veduta verso valle, spuntano le cime di due singolari torrioni, uno triangolare e uno a punta.
12- Veduta quasi in verticale verso la fonte del Pastore, visibile nella conca giallastra sopra al bosco.
13- A sinistra Sasso Spaccato con la frana riportata in un precedente articolo e la Cima di Pretare sullo sfondo, in primo piano la zona denominata “le pianelle”.
14- Il secondo risalto roccioso.
15- Sulle roccette del secondo risalto.
16- Il primo risalto visto dal ripiano erboso soprastante.
17- Uno dei ripidi canali che scendono dal versante Sud della cresta verso il sottostante Fosso di Casale.
18- La mia ombra si riflette sulle rocce dei salti successivi, sullo sfondo già si vede la cima del Monte Torrone.
19 – 26 – I risalti successivi verso la cima del Sasso d’Andre’.
20
21
22
23
24
25
26
27- Le ultime roccette prima della cima attualmente denominata Sasso d’Andre’.
28- Giunti in cima, la cresta che dalla Cima delle Prata sale per il M. Banditelo e il Sasso d’Andre’, sullo sfondo a sinistra il M. Sibilla.
29- La cima del M. Torrone, sullo sfondo emerge il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore.
30- Il solito penoso sasso di cima addirittura con doppia scritta, emergono conflitti di interesse !!!.
31- La cima che attualmente viene chiamata Sasso d’Andre’ e il cosiddetto intaglio del Torrone.
32- Anche sul Monte Torrone altro penoso sasso., possibile che nessuno riesce a fermare questo scempio !
33- La cresta Ovest del Monte Torrone, già oggetto di nostra salita descritta nel sito.
34- Il PIzzo del Diavolo visto dal Monte Torrone.
35- Le grandi conoidi detritiche accumulate ai piedi del Pizzo del Diavolo dopo le scosse sismiche dell’Ottobre 2016.
36- Il “Pulpito” alla base della parete Est del Pizzo del Diavolo.
37- Discesa “rapida” nel Fosso di Casale.
38- Ma anche discesa “ripida”.
39- Sopra di noi i vari risalti rocciosi che abbiamo risalito in cresta.
40- Una grande frana prodotta forse da slavine ha cancellato un bel tratto del sentiero che dalla Fonte del Pastore sale verso il Sassone per il Monte Vettore..
41- A sinistra in alto il Sassone nel sentiero che sale verso il Monte Vettore.
42- Nel sentiero che dal Fosso di Casale ci riporta verso la Fonte del Pastore passiamo sotto ai torrioni a destra le cui cime sono visibili nella foto n.11
43- Allium coloratum
44- Echinops ritro sul sentiero sotto alla fonte del Pastore
45- La cresta di Salita vista da Balzo di Montegallo.
46- La cresta di salita vista da Cima di Pretare.
Pianta satellitare del percorso con <.

PERCORSO DI SALITA : ROSSO

PERCORSI DI DISCESA : GIALLO