GROTTE E EREMO DI SANT’EUSTACHIO E GROTTA DI SANTA SPERANDIA – SAN SEVERINO MARCHE
Su richiesta di un mio caro amico di San Severino Marche riporto due itinerari, facili ed adatti a tutti, per raggiugere delle grotte situate nel territorio comunale della bellissima città di San Severino Marche.
GROTTE E EREMO DI SANT’EUSTACHIO
Le Grotte e l’Eremo di Sant’Eustachio si raggiungono da San Severino Marche prendendo la Strada Provinciale n.361 in direzione Castelraimondo, dopo circa 8 Km dal centro si incontra, a sinistra, la deviazione su strada sterrata con indicazione delle grotte fino ad un piccolo parcheggio dove si lascia l’auto. Si prosegue a piedi la strada sterrata ed in circa 30 minuti si raggiunge l’Eremo e le prime grotte. Si prosegue la strada di fondovalle e si visitano altre grotte in entrambe i versanti della valle. Di fronte all’eremo, scavalcando il torrente su un ponticello, si trova anche un vecchio colombaio costruito sotto un’altra delle tante grotte della valle. Proseguendo la strada di fondovalle, con altri 30 minuti di cammino, si arriva alla grandissima Grotta del Gallo.
Attualmente la strada per le Grotte di Sant’Eustachio è chiusa per lavori ma si confida nella sua rapida apertura per la stagione estiva.
Le immagini infatti sono di alcuni anni fa.
1- La strada sterrata di fondovalle, comodissima, con cui si raggiunge l’ermo e le Grotte di S. Eustachio.2- Una prima grotta sul versante orografico sinistro della valle.3- Lingua cervina e Felce maschio, abbondantissime nella valle.4 – 5- I ruderi dell’Eremo di Sant’Eustachio.56- L’interno dell’Eremo fotografato dalla grata della porta.7 – 8- Dettaglio architettonico del portale dell’Eremo.89- L’Eremo visto dalla grotta adiacente.10 – 13 -La grande grotta situata di fianco all’Eremo.11121314 – 16- L’Eremo visto dall’interno della grotta laterale.151617 – 18- La valle di S.Eustachio vista dall’interno della grande grotta.1819 – 21 -Un’altra grotta che si incontra lungo il percorso, scavata direttamente dall’ansa del fiume.202122 – 23- Piccole Marmitte dei Giganti lungo il torrente.2324- La rara Adoxa moschatellina fiorisce lungo il sentiero.25- L’inequivocabile bivio.26- Gonepteryx ramhni della anche “Cedronella” svolazza sopra una pianta di Primula acaulis. 27- Anemone epatica (Hepatica nobilis)
GROTTA DEL GALLO
28- Il lungo ma basso ingresso della Grotta del Gallo.29 – 32- L’interno della Grotta del Gallo, anch’essa, come la Grotta dell’Eremo di S.Eustachio, visivamente rimaneggiata nei secoli.30313233- L’ingresso della Grotta del Gallo visto dall’interno
IL COLOMBAIO
34 – 38 -L’antico allevamento di colombi (Colombaio) situato anch’esso sotto ad una ennesima grotta, di fronte all’Eremo 3536373839- Le varie grotte della valle riportate nel catasto delle Grotte e Cavità della Regione Marche e ricercabili tramite navigatore satellitare .
GROTTA DI SANTA SPERANDIA
La Grotta di Santa Sperandia si raggiunge in circa 14 km da San Severino Marche prendendo la Strada Provinciale n.502 in direzione Cingoli, nella frazione di Gagliannuovo si devia a destra e si prosegue fino al parcheggio per la grotta adeguatamente segnalato. Quindi si prosegue a piedi in discesa per una lunghissima scalinata che conduce alla grotta, al ritorno si può raggiungere la Roccaccia, un vecchio torrione di avvistamento che domina tutta la vallata verso Treia e fino al Monte Conero..
Di seguito le immagini dell’escursione.
40- Di fronte alla grotta una immensa cava rovina un po’ il paesaggio, molti anni fa nella cava si potevano trovare numerosi e grandi fossili di ammoniti,41 – La falesia di arrampicata di Cingoli.42- Targa posta all’ingresso della grotta43- L’ultimo tratto della lunga scalinata di discesa alla grotta.44 – 49- La Grotta di Santa Sperandia.454647484950 – 52 -Ora si risale.515253 – 54- Il torrione denominato “La Roccaccia”.5455- E, per chiudere la giornata, anche un bell’arcobaleno.56- Le splendide ammoniti che si potevano ritrovare nella zona di fronte alla Grotta di S.Sperandia, foto fatte sul luogo nel 1991.575859606162- Frammento di ammonite di circa 50 centimetri di diametro.
CAMPO IMPERATORE – M.AQUILA
Itinerario invernale classico, dalla Stazione superiore della funivia Fonte Cerreto-Campo Imperatore siamo saliti al Rifugio Duca degli Abruzzi quindi proseguito per la sottile cresta Est fino a M.Aquila.
Di seguito le immagini della stupenda giornata.
1 – 2 -La salita dalla stazione superiore della funivia al Rifugio Duca degli Abruzzi.23- Il Monte Sirente e la città de L’Aquila in fondovalle visti dal Rifugio.4- Il vasto Campo Imperatore.5- Il Monte Brancastello e il Monte Prena sulla sinistra.6- Zoom sul Monte Brancastello7- Zoom sul Monte Prena.8- Zoom sulla parte di Campo Imperatore dove è sitato il Lago Pietranzoni, ancora sotto alla neve.9 – 10 – Il Corno Grande visto dalla cresta per il Monte Aquila.1011- Zoom sul Corno Grande.12- Campo Pericoli con il Pizzo di Intermesoli al centro ed il Monte Corvo a sinistra.13- Il Pizzo di Intermesoli.14- Zoom sulla parte sommitale del Pizzo di Intermesoli.15- Le pareti del Pizzo di Intermesoli verso la Val Maone.16- Il Monte Corvo.17- Zoom sul Monte Corvo.18- Si va verso il Monte Aquila.19- Il Rifugio Duca degli Abruzzi.20- Il Pizzo Cefalone21- Zoom sul Pizzo Cefalone.22- 23 -La stretta cresta che dal rifugio conduce verso il Monte Aquila.2324- Veduta verso il Pizzo Cefalone.25- Grosse cornici verso il Monte Portella.26- Ombre e luci al Campo Pericoli.27 – 30 – Stretti passaggi in cresta28293031 – 32 -Il sottostante Campo Pericoli con il Pizzo di Intermesoli e il Monte Corvo a sinistra.3233 – 37- Ancora delicati passaggi sulla lunghissima cresta.3435363738 – Il Corno Grande visto dalla parte finale della cresta.39- Veduta verso Campo Imperatore .40- La Sella di Monte Aquila.41- La Stazione della funivia ancora più lontana.42- I Monti della Laga e i Monti Sibillini emergono verso la Sella del Brecciaio.43- Il versante Sudest del Monte Vettore.44- Il ripidissimo versante Est del Monte Corvo con i Monti della Laga sulla destra.45- L’ultimo tratto di cresta.46- Il Corno Grande con il Sassone ed il canalone della Direttissima ricolmo di neve.47- La parte superiore della Direttissima, c’è un alpinista solitario un centinaio di metri sotto alla cima ma non è ben visibile.48- Lo zoom rivela perfettamente l’alpinista solitario.49- Lo scoglio denominato “il Sassone” da dove parte la Direttissima.50- Il traverso innevato che porta verso l’ex Rifugio Bafile.51- I canaloni verso la Sella del Brecciaio.52- Il Corno Grande visto dalla stazione della Funivia.53- Figura ornitomorfa sulla neve.
MONTE AMIATA – BAGNI SAN FILIPPO
Escursione in auto a Bagni San Filippo, frazione del comune di Castiglione d’Orcia in provincia di Siena, alle falde del Monte Amiata dove sono presenti calde acque termali conosciute fin dall’antichità, che qui hanno creato un paesaggio magico di bianche formazioni calcaree, cascatelle e piccole vasche calde dove fare il bagno anche in pieno inverno nel mezzo del verde bosco rigoglioso.
Il giorno successivo abbiamo visitato Abbadia San Salvatore che dal 1847 al 1987 fu sede di una importante miniera di estrazione del Mercurio, ormai non più usato nell’industria a causa della sua tossicità.
Dal paese siamo quindi saliti in auto verso la sommità del Monte Amiata, di origine vulcanica, soffermandoci prima alla palestra di roccia “Falesia Catarcione” posta proprio sopra la strada e realizzata su alti torrioni di Trachite bucherellata e deformata all’interno di una ampio castagneto dove sono presenti numerose vie fino al 7B e dove si apre anche la Grotta dell’Arciere chiusa al pubblico per la presenza di un graffito preistorico che raffigura appunto un arciere stilizzato e una seconda grotta limitrofa invece accessibile anche se di proprietà di un grosso cinghiale che però ci ha permesso di visitarla dopo la sua repentina fuga.
Nella zona sono presenti altre cinque falesie con relative palestre di arrampicata.
Quindi proseguendo in auto si arriva alla vetta del Monte Amiata interamente ricoperta da una delle più grandi faggete dell’Appennino ma anche dotata di piste da sci che si aprono all’interno delle faggete anche se quest’anno senza neve.
La cima presenta solo rari punti panoramici dove, con il cielo limpido, è possibile vedere ad Ovest fino alla Sardegna e, ad Est, fino ai Nostri Monti Sibillini e alla catena del Gran Sasso.
Successivamente ci siamo diretti a Prato delle Macinaie e proseguendo in direzione di Arcidosso, dopo circa 500 metri si nota sotto strada, nel bosco, un piccolo laghetto artificiale che raccoglie le acque di tre fossetti che scendono direttamente dalla strada.
Scendendo il fosso più a destra alla ricerca di minerali vulcanici quali Sanidino, Mica Biotite, Andalusite e Cinabro, nelle pietre del greto, di cui però non abbiamo trovato campioni pregevoli, abbiamo effettuato un ritrovamento eccezionale, ciottoli di dimensioni pluricentimetriche di Grafite che altrimenti veniva indicata con la presenza solo per piccole rare masserelle immerse nella Trachite.
La grafite ha un caratteristico colore grigio piombo chiaro e si riconosce immediatamente perché “scrive” su una pietra bianca e addirittura su un foglio di carta, al contrario delle durissime pietre vulcaniche presenti nella zona.
PICCOLA CURIOSITA’ CHIMICO-MINERALOGICA:
La GRAFITE è un minerale costituito da soli atomi di CARBONIO, Si tratta di una forma allotropica del carbonio costituita da numerosi fogli di grafene (anelli di carbonio di forma esagonale) impilati su se stessi.
Le forme allotropiche di un elemento sono costituite dagli stessi atomi dell’elemento in questione ma legati o cristallizzati in forme diverse
L’altra forma allotropica del Carbonio è il più pregiato DIAMANTE che cristallizza con una struttura Tetraedrica ma purtroppo non si trova in Italia, ci accontentiamo della grafite, pur non avendo praticamente valore come pietra preziosa ha solo interesse collezionistico.
La grafite è la più stabile forma del carbonio presente in natura è un ottimo conduttore elettrico, ha un’alta conducibilità termica, ha un’elevata temperatura di fusione, è tenera e si sfalda facilmente, viene tutt’ora usata nelle nostre case, scuole ed uffici, nelle mine delle matite.
Di seguito le immagini dei due giorni di escursioni:
1- Le cascatelle di Bagni San Filippo formate dalle acque termali calde ad elevatissimo contenuto salino.2 – 6- La colata denominata la “Balena Bianca”34567- Uno dei tanti laghetti di acqua calda dove è possibile fare il bagno anche d’inverno.8- Le tipiche formazioni calcaree a strati dove l’acqua scorre più lentamente9 – 10- Le cascate con tempi di esposizione diversi.1011- Il vecchio pozzo della miniera di Mercurio di Abbadia San Salvatore.12- Il Laghetto verde annesso agli edifici minerari.13- 14 – I bellissimi torrioni di Trachite della falesia Catarcione1415- La palestra di arrampicata è comodissima, proprio sopra alla strada Abbadia San Salvatore – Monte Amiata.16- La Falesia si apre all’interno di un altissimo bosco di Castagni.17 – 18- Gli alberi concorrono in altezza con i torrioni rocciosi.1819- Una delle numerose vie20- Un castagno in “simbiosi” con la parete rocciosa21- Addirittura per raggiungere gli attacchi di alcune vie sono presenti dei tratti attrezzati con scalette di ferro.22- La Grotta dell’Arciere, chiusa al pubblico, si può osservare comunque l’interno dal cancello.23- La figura stilizzata di un arciere preistorico da il nome alla grotta (immagine da www.google, visibile anche con un po’ di fantasia.)24 – 26 – Zoom fotografico dal cancello verso l’interno della grotta .252627- All’interno, un secondo cancello protegge la zona della grotta dove è presente il graffito.28 – 32- Altri torrioni, altre vie ed altri alberi in concorso di altezza.2930313233- Il primo fiore primaverile, un Crocus.34- Una seconda grotta accessibile, anche se abbiamo dovuto scomodare un imponente cinghiale che per un momento di ha fermato il battito cardiaco. Non avevo mai visitato una grotta nella Trachite, roccia vulcanica e non carsica.35- 37 – L’interno della grotta formatasi nella Trachite.363738- Un pipistrello non si è scomodato affatto dopo il nostro ingresso.39- Dei funghi, che non sono riuscito ad identificare, che crescono nelle fessure della roccia all’interno della grotta.40 – 41- La grotta prosegue verso sinistra ma diventa un cunicolo strettissimo impraticabile.4142- Il lato destro più corto.43- Il soffitto della grotta con un grosso masso incastrato.44- La comodissima Falesia proprio di lato della strada-45- Funghi del genere Astraeus (a forma di stella) che ormai hanno lasciato le loro spore all’aria.46- Gli eccezionali noduli di Grafite trovati nei pressi di Prato Macinaie.
I VURGACCI – PIORACO
Su richiesta di un mio amico di Pioraco propongo il sentiero de I VURGACCI, un itinerario classico molto conosciuto in zona, facilissimo da percorrere grazie alle varie passerelle presenti che permettono di attraversare la bellissima forra, formata dal fiume Potenza, nascosta nel lato Nord dell’abitato di Pioraco.
Si seguono le indicazioni presenti dall’abitato e si segue la forra fino ad arrivare alla Cartiera e alle falde delle falesie della Palestra di Arrampicata di cui Pioraco è anche ulteriormente conosciuta.
Inoltre in zona si può percorrere anche l’impegnativa VIA ALVAP che dall’abitato di Pioraco sale fino al Monte Primo abbondantemente descritta sul web mentre ricordo che non è in stato di manutenzione l’unica ferrata della Provincia di Macerata, la Ferrata dei Piceni.
Purtroppo delle giornate molto ventose precedenti alla nostra escursione, avevano riempito di sacchi e rifiuti volanti vari, provenienti gran parte dai vari cantieri post-sisma presenti nel paese, l’intero percorso.
Al disotto di uno dei tanti laghetti che si trovano lungo la forra (laghetto azzurro) è presente un sifone che permette l’accesso, solo a Speleosub, alla Grotta del Castoro,
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Un grande Leccio con lunghe radici che si infilano nel travertino e una grande edera al lato sinistro.2 – 6 -Immagini della forra de I Vurgacci34567- Una scultura ricavata nella tenera pietra spugna (travertino).8- Forme del travertino formatosi per stillicidio dell’acqua e particolari muschi.9 – 18 – Altre immagini dei vari laghetti presenti nella forra, al di sotto di uno di questi si apre la Grotta del Castoro accessibile solo a speleosub.10111213141516171819- Le comodissime passerelle e ponti permettono un facile accesso a tutti.20- Una trota fario (Salmo trutta)21- La felce Lingua cervina (Phyllitis scolopendrium) abbonda nelle terreno nella forra.22- Mentre nei tronchi e nelle rocce abbonda anche la felce Polypodium vulgare. 23 – 24 – La cascata artificiale presente all’imbocco superiore della forra.24
PASSO STAULANZA – MALGA FIORENTINA – RIFUGIO CITTA’ DI FIUME – FORCELLA FORADA – AI PIEDI DEL MONTE PELMO
Il 28 Dicembre 2024, ciaspolata, dal Passo Staulanza 1770 m. ci siamo diretti verso il Rifugio Città di Fiume per comoda sterrata quindi abbiamo proseguito per il sentiero n.480 fino alla Forcella Forada 1977 m. costeggiando le grandiose pareti Nord del Monte Pelmo.
Di seguito le immagini della lunga escursione.
1- Le pareti Nord del Monte Pelmo al mattino presto.2- Piccolo abete in crescita su un vecchio tronco. 3- La Malga Fiorentina.4 – 6 -Le pareti del Pelmo si vanno via via illuminando.567- La Marmolada al termine della Valle di Selva di Cadore.8- Il gruppo del Sella con il Sasso Pordoi con la stazione della funivia ed il più alto Piz Boè.9- Il Becco di Mezzodi al sole di fronte al nostro itinerario.10- Il Monte Mondeval sopra Santa Fosca di Cadore.11- Raggiungiamo il Rifugio Città di Fiume (sempre aperto anche d’inverno) molto presto e solo due escursionisti ci hanno preceduto.12- Proseguiamo verso la Forcella Forada per il sentiero n.480.13- Il tracciato nella neve in netta salita verso la Forcella Forada.14 – 17 – Ci avviciniamo sempre di più alle altissime pareti del Pelmo.15161718- La Forcella Forada.19- Dalla Forcella si scopre il Monte Civetta.20- Scendiamo al Rifugio Città di Fiume ormai al sole verso le 13 e troviamo più di una cinquantina di persone salite con ogni tipo di calzature, per fortuna avevamo prenotato un tavolo al mattino.21- Dopo un ottimo pranzo con piatti tipici al Rifugio Città di Fiume riprendiamo la discesa con il sole verso la strada per il Passo Staulanza.22- Lunghe ombre di abeti e larici (senza aghi) e file di orme nel bosco.23- Una fila di orme forse di Capriolo ricoperte di aghi di abete trascinati dal vento.24 – 25 – Il Pelmo ormai ben illuminato e più distante.2526 – 27- Il Pelmo dal Passo Staulanza.2728 – 31- Il versante Ovest del Pelmo verso il tramonto.29303132- Tramonto sul Monte Civetta.33- Tramonto sul Monte Pelmo con Santa Fosca di Cadore ai piedi.
CASCATE AI PIEDI DELLA MARMOLADA
Nei dintorni della Valle di Ombretta, ai piedi della Marmolada, abbiamo visitato diverse cascate e finalmente le abbiamo trovate nel pieno del loro splendore di ghiaccio.
La giornata grigia ha tolto un po’ di colore alle immagini ma lo spettacolo è stato comunque affascinante.
Di seguito le immagini delle escursioni.
LE PRIME PICCOLE CASCATE
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LE CASCATE PIU’ GRANDI
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LA CASCATA CON MAGGIORE SPESSORE DEL GHIACCIO
32333435363738394041- Le pendici meridionali della Marmolada.
LA TERZA CASCATA VISITATA
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LA CASCATA RU COL AUT – ALLEGHE
Costeggiando il Lago di Alleghe fino alla frana che, sbarrando la valle, lo ha formato, con la Strada Regionale 203 dal Capoluogo si raggiunge la frazione di Masarè, al primo edificio si trova una deviazione a sinistra in netta salita con l’indicazione della Cascata Ru Col Aut, si parcheggia in uno spiazzo e si sale a piedi.
In circa un’ora di comodo sentiero, attraversando tratti di bosco distrutti dalla tempesta Vaia o seccati dall’attacco del Bostrico, si raggiunge la base della cascata che scende dal versante Nordovest del Monte Civetta.
Anche questa cascata purtroppo l’abbiamo trovata solo parzialmente gelata ai lati, di seguito le immagini dell’escursione.
1- Erica con i fiori già pronti per sbocciare con i primi tepori della primavera.2- Amenti di nocciolo.3- Fungo di ghiaccio lungo il torrente che forma la cascata.4- Legno glassato nei pressi del torrente.5- Il fosso che scende dal Monte Civetta e che forma la cascata Ru Col Aut.6 – 11- La cascata Ru Col Aut, appena gelata solo ai lati.789101112 – 14 -Arbusti glassati ai piedi della cascata131415 – 18- Funghi lignicoli attaccano i tronchi morti, sia ancora verticali che caduti, contribuendo al loro naturale degrado.16171819- Tratto di bosco distrutto dalla tempesta Vaia.20 – 21- Una corteccia di un abete secco sembra quasi una pelle morta, rimasta stesa sui rami a ricordo della distruzione subita dal bosco.2122- La distruzione operata dalla tempesta Vaia.23 – 24- Il Lago di Alleghe, anch’esso solo parzialmente gelato vicino alle rive.2425- Il Lago di Alleghe gelato, alla sera riflette le luci degli Hotel.26- Il cartello riportante notizie sulla cascata visitata.
LA CASCATA RETIZ o TERIOL DE RETIC – PIEVE DI LIVINALLONGO
Il 1 gennaio 2025, scendendo da Arabba, abbiamo visitato la cascata di Retiz o Teriol de Retic situata a valle di Pieve di Livinallongo, si scende direttamente da un sentiero sotto alla chiesa del paese, seguendo le indicazioni sul posto e, in circa 20 minuti, si raggiunge la cascata.
Purtroppo le temperature miti di questo inverno nelle Dolomiti non sono riuscite a gelare completamente la cascata, di seguito le immagini della breve escursione.
MONTE MESOLA – AL COSPETTO DEL VERSANTE NORD DELLA REGINA DELLE DOLOMITI, LA MARMOLADA.
Il 1 Gennaio 2025, partendo in tarda mattinata chiaramente, abbiamo raggiunto in auto Arabba quindi siamo saliti in funivia fino al Rifugio Luigi Gorza alla Mesola (2727 m.).
Siamo di fronte al maestoso versante Nord della Marmolada anche se purtroppo chiaramente in ombra costante d’inverno.
Dalla cima ho effettuato una serie di zoom sulle montagne circostanti, al pomeriggio abbiamo fatto anche un salto al Passo Pordoi di seguito le immagini della giornata.
1- Il versante Nord della Marmolada, la Punta Penia al centro e il Gran Vernel a destra.2 – 4- Serie di Zoom sul Gran Vernel 3210 m. il Cervino delle Dolomiti.345- Zoom sulla Forcella Marmolada.6- La Punta Rocca a sinistra e la Punta Penia a destra.7- Zoom sulla Punta Rocca con la stazione della funivia e la pista da sci.8- Zoom sulla Punta Penia 9- Zoom sul ghiacciaio della Marmolada con il seracco del disastroso crollo del 3 luglio 2022.10- Zoom sulla funivia e la pista da sci della Marmolada.11- Veduta dalla Mesola verso Arabba con le piste da sci sottostanti.12- Gli sciatori sembrano tante formiche.13- Veduta del lunghissimo gruppo del Sella con il Piz Boè al centro.14- Il Sasso Pordoi e, a sinistra, il Sassolungo.15 – 16 – Zoom sulla funivia del Sasso Pordoi.1617- Il Piz Boè18 – 19- Zoom sulle cime del Sassolungo.1920 – 21 – Il Rifugio Luigi Gorza.2122 – Il Rifugio Luigi Gorza e la Mesola.23 – 25 -Ci avviciniamo alla cima della Mesola.242526 – 27 – Saliamo verso la cima su lingue di neve.2728- La cima della Mesola.29- Il vallone sotto alla cima della Mesola che scende verso il Lago di Fedaia con la Marmolada di fronte..30- Ultimo raggio di sole su un pilone della funivia.31- La Mesola vista da Arabba.
Immagini dal Passo Pordoi
32- Il Gruppo del Sella visto dal Passo, a destra la funivia del Sasso Pordoi.33- Il Piz Boè.34 – 35- Zoom sulla funivia del Sasso Pordoi.3536- La Croce di Sasso Pordoi e la grande finestra.37- Le pareti del Sasso Pordoi.38- Le dimensioni delle pareti del Sasso Pordoi con i due escursionisti che stanno scendendo nel ghiaione in basso a destra.39- La Punta Grohmann nel gruppo del Sassolungo.
PASSO GIAU – FORCELLA GIAU
Il 31 Dicembre 2024, dal Passo Giau, di fronte all’omonimo Rifugio, abbiamo preso il sentiero N.436 in direzione del Monte Cernera. Si raggiunge dapprima la Forcella di Zonia quindi, attraversando ripidi pendii, la Forcella del Col Piombin 2239 m., lo scarso innevamento ci ha permesso di effettuare questo itinerario altrimenti soggetto a rischio valanghe proprio per i ripidi pendii che si devono superare.
Dalla Forcella si scende a sinistra nel versante Nord della Val Cernera anche in questo tratto su ripido pendio per poi proseguire in fondovalle sotto ad alte pareti in lieve ma costante salita fino ad un vallone sottostante la Forcella Giau (1,10 ore).
Quindi con una ultima ripida salita, in altri 50 minuti, si raggiunge la Forcella Giau a 2370 metri, e la Valle del Mondeval sotto alle splendide pareti della Punta Lastoi de Formin (2657 m.)
Di seguito le immagini dell’escursione invernale.
1- L’inizio del sentiero n.436 dal Passo Giau, qui la cartellonistica non manca di certo.2- Il primo tratto dell’itinerario, con la Ra Gusela nei pressi del Passo Giau.3- La Forcella di Zonia, di fronte il Monte Cernera.4- La Forcella di Zonia, alle spalle l’Averau a sinistra, Il Nuvolau con la Ra Gusela e il gruppo delle Tofane a destra.5- La Ra Gusela.6 – 7- Iniziamo l’attraversamento del ripido tratto tra la Forcella di Zonia e la Forcella del Col Piombin.78- La Forcella del Col Piombin con i Contrafforti rocciosi del Monte Cernera e la Torre Dusso a sinistra.9- Ancora lontana la Punta Lastoi de Formin.10 – 12 -Scendiamo quindi nella Val Cernera.111213- La Val Cernera si apre a valle in direzione delle Tofane.14 – Il nostro tracciato nel versante Nord della Val Cernera.15- Il versante Nord del Monte Cernera.16 – 17 – Ci si avvicina sempre di più al gigantesco muro della Punta Lastoi de Formin.1718 – 23 -L’ultimo tratto di salita, il ripido vallone sottostante alla Forcella Giau.192021222324- La Punta Lastoi de Formin vista dalla sottostante Forcella Giau.25- Raggiungiamo finalmente il sole alla Forcella Giau, di fronte il Monte Pelmo, la Valle di Mondeval sottostante e il Monte Mondeval 2455 m. a destra con la sua lunga cresta di salita.26 -La Punta Lastoi de Formin vista dalla Valle di Mondeval.27- La Valle di Mondeval è un biotopo di interesse naturalistico per la presenza di flora e fauna rara, quel giorno abbiamo sentito anche il canto della Pernice bianca ma senza poterla osservare.28 – 29- Arrampicatori alla Punta Lastoi de Formin.29- Zoom sul camino dove stavano salendo gli alpinisti.30- Le Tofane viste dalla Forcella Giau.31 – 33 – Riprendiamo l’itinerario di ritorno, sempre nel versante Nord, sempre all’ombra.323334- Breve sosta alla Forcella del Col Piombin osservando la Punta Lastoi de Formin e la Forcella Giau sottostante, a destra.35- Riattraversiamo i ripidi pendii verso la Forcella di Zonia.36 – 37- I pendii ormai sono stati raggiunti dal tiepido sole, per fortuna l’innevamento è scarso e non si crea rischio di valanghe.3738- Raggiungiamo il Passo Giau con una luce diversa rispetto alla partenza, a dicembre il sole è molto basso sull’orizzonte e crea lunghe ombre, osservate le differenze con l foto n.2 e 4.39- ATTENZIONE: AUTOVELOX FISSO POCO PRIMA DI PASSO GIAU SALENDO DA SELVA DI CADORE.