MALGA CIAPELA – MALGA OMBRETTA al cospetto della parete Sud della Marmolada.

31 Gennaio 2023, escursione classica da Malga Ciapela, uno dei villaggi che compongono Rocca, frazione capoluogo del comune di Rocca Pietore (BL), che sorge poco prima del passo Fedaia, lungo la strada statale 641 del Passo Fedaia, alla Malga Ombretta seguendo il sentiero n.610. Peccato per la nebbia in quota che non ci ha permesso di osservare in pieno la gigantesca parete Sud della Marmolada. La notte seguente ci ha portato la neve che ha trasformato il paesaggio.

L’itinerario è riportato sul web e sulla bibliografia della zona a cui rimando.

Di seguito le immagini della giornata.

1- L’inizio del sentiero n.610 per la Malga Ombretta – Rifugio Falier, sullo sfondo il Monte Fop
2- Il segnale di inizio del sentiero.
3- I partecipanti all’escursione: Romina, Loredana, Lucia e il sottoscritto.
4- L’agriturismo – Caseificio Malga Ciapela e il Piz de Guda sullo sfondo.
5 -6 – Larici senza aghi d’inverno e Abeti rossi sempreverdi caratterizzano la Valle d’Ombretta (ph. Romina V.).
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7 – 8- Il tipico profilo glaciale ad “U” della valle d’Ombretta con il Piz de Guda sullo sfondo.
8 -(ph. Romina V.)
9 – 11 -I tornanti del sentiero n.610 che sale verso la Malga Ombretta,
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12- L’ingresso alla Valle d’Ombretta.
13- La gigantesca parete Sud della Marmolada
14 – L’enorme masso erratico depositato da un ghiacciaio durante l’era glaciale nei pressi della Malga d’Ombretta.
15 – 18- La Malga Ombretta
16 – In alto il Passo Ombretta (ph. Romina V.)
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18 (ph. Romina V.)
19 – 23- Al pomeriggio abbiamo anche raggiunto il borgo di Vallier abbandonato, a monte di Sottoguda, ed ha iniziato a nevicare per chiudere l’anno in bellezza
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24 – I Serrai di Sottoguda, famosi per le cascate, interdetti alle escursioni per pericolo di caduta massi, visti dal ponte sovrastante, foto del 31 dicembre 2023 in assenza di neve.
25 – foto del 1 gennaio 2024 dopo la nevicata della notte.
26 – Il Piz Serauta
27 – Il Piz Serauta e il Piz de Guda in aspetto invernale, finalmente.
28- Ore 24 del 31 dicembre 2023, il nostro incantevole Albergo.



IL FOSSO CACARABBIA – CUPRA MARITTIMA

A pochi chilometri di distanza dall’abitato di Cupra Marittima (AP) e dal mare si apre un selvaggio e profondo vallone denominato Fosso Cacarabbia o Canyon di Piazza di Coso come riportato su Google Earth.

L’escursione è facile ma è complicata in quanto sono presenti deviazioni laterali più evidenti che possono confondere, è come una immersione in una foresta tropicale, ci si inoltra in una intricata e fittissima boscaglia con rovi, stracciabraghe, tralci di edera e vitalbe che scendono dai rami di alberi altissimi, rami e tronchi di piante cadute fino a raggiungere una piccola e umidissima forra piena di felci, muschi e ed epatiche, scavata nell’arenaria per poi ritornare all’auto tramite un percorso ad anello.

Il tutto si svolge ai margini di campi coltivati e case di campagna ma nel fosso, essendo scavato in alte pareti di arenaria, non arrivano i rumori della civiltà.

Ringrazio il mio amico Tony Galdi che ci ha fatto scoprire, insieme a Romina ed Angelo, questo luogo selvaggio ed a cui potete fare riferimento per visitare il fosso.

ACCESSO: In auto dal centro di Cupra Marittima si prende per via Ennio Ruzzi fino ad un incrocio in salita che prosegue in collina verso Contrada San Michele, si superano alcune azienda agricole quindi, ad un incrocio a destra con un edificio circolare, si prosegue dritti su strada sterrata per altri 250 metri fino al punto di parcheggio dove inizia il sentiero, nei pressi di una casa colonica abbandonata situata sotto strada. (403352,8 E – 4764230,4 N; 230 m.; vedi percorso GPS).

Oppure si prende in direzione di contrada S.Egidio e si prosegue per circa 6 chilometri fino ad un incrocio a destra in salita che ritorna in direzione mare e conduce al punto di parcheggio.

DESCRIZIONE: Dalla strada sterrata si scende verso la casa colonica sottostante, poco visibile e dove è presente perfino una grotta scavata nell’arenaria, si curva e si prosegue in direzione opposta fino ad un secondo tornante dove si devia di nuovo in direzione opposta attraversando un campo di olivi. Alla fine del campo una traccia di sentiero cambia di nuovo direzione e conduce nel fosso. Per il proseguimento consiglio di seguire la traccia GPS allegata in quanto il fosso è davvero selvaggio, ci sono dei tratturi di servizio che lo raggiungono ma che occorre ignorare. Si prosegue sempre nel fondo del fosso e si raggiunge un piccolo lago, si prosegue per altri 500 metri sempre nel fondo del fosso fino a raggiungere la forra che si supera anche grazie ad un ponticello di legno (attenzione). Si continua ancora per il fondo del fosso per poi risalire la sponda destra orografica fino ad una grotta. Da qui in salita si risale nei campi della sponda del fosso e si chiude l’anello per traccia di sentiero tra campi incolti e tratti di bosco.

1- La planimetria completa da Cupra Marittima.
2- Dettaglio per raggiungere l’inizio del percorso
3- Il percorso ad anello completo.
4- La casa colonica abbandonata situata all’inizio del percorso
5 – 6 – La grotta a servizio della casa colonica scavata nell’arenaria.
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7- Una Vanessa Atlanta si gode il sole di dicembre nel muro della casa colonica.
8- Si inizia subito con una folta vegetazione del rampicante Smilax aspera detta non a caso “stracciabraghe” o “salsapariglia”.
9- E qualche ormai vecchio cardo dei lanaioli (Dipsacus fullonum).
10- L’edera, abbondantissima nel fosso, forma quasi un vaso sanguigno su un vecchio tronco.
11- Il laghetto sitato nel fosso a metà percorso.
12 – 14- Non mancano funghi di diversi tipi.
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15- Tony Galdi nel suo ambiente preferito.
16 -19 – Il percorso è accidentato e intricato.
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20- Vista da un lato del sentiero per farvi capire quanto è intricata la vegetazione, una vera e propria rete vegetale.
21- 23 -Gli alti alberi si intrecciano sopra le nostre teste
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24- E lunghi tralci di edera scendono dagli alberi creando uno scenario davvero da foresta tropicale.
25- Ruscus aculeatus o detto volgarmente Pungitopo di altezza superiore al metro, veramente eccezionale.
26 – Nella forra abbondano felci (Dryopteris filix-mas)
27- E anche la bellissima Asplenium scolopendrium o Lingua Cervina.
28- E l’adiantum capillus veneris o Capelvenere.
29- Giunti nella forra le pareti si fanno molto più strette e alte.
30- Fori di vespe solitarie colonizzate da ragni nelle pareti della forra.
31- 32 – Ma siamo vicino a Cupra marittima o in America centrale ??
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33- Il raro muschio Plagiomnium undulatum che sembra quasi una pianta erbacea tanto è grande.
34- Anche le epatiche abbondano nella forra.
35- L’umidità crea delle immagini straordinarie.
36 – 42 – Immagini della forra del Fosso Cacarabbia.
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42- il ponticello di legno che permette di superare il tratto finale più incassato della forra.
43- La grotta situata in una parete di conglomerato posta all’uscita dalla forra.
44- L’interno della grotta che sembra scavata dall’uomo ma non si hanno conferme, è visitata da numerosi animali come mostrano le tracce di escrementi in primo piano.
45- Il sottoscritto nel fosso Cacarabbia o in una foresta tropicale ????

Le successive immagini di paragone le ho riprese in una vera foresta tropicale in Honduras nel 2017, non sono molto diverse…….

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49 – 50- Funghi di foresta tropicale
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51- felce tropicale molto simile alla felce della foto n.26
52- felce tropicale molto simile a quella della foto n.27
53- felce tropicale molto simile a quella della foto n.28
54 – 55- La foresta tropicale si differenzia per le varie specie di Tillandisie che crescono su rami e tronchi……….
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56 – ………E dalle variopinte orchidee epifite.
57- Pianta satellitare del sito
58- <dettaglio del fosso Cacarabbia



LA FORRA E LE PLACCHE DI PENNADOMO Un piccolo paese della provincia di Chieti con tante meraviglie.

Pennadomo in provincia di Chieti, nella meravigliosa Regione Abruzzo, presenta delle bellezze naturalistiche incredibili prodotte dalla particolare geologia della zona, dove gli sconvolgimenti tettonici hanno innalzato in verticale gli strati di calcare, originariamente formatesi in orizzontale su un preistorico mare.

Queste particolari formazioni rocciose hanno formato una forra e delle placche rocciose uniche e veramente spettacolari.

L’accesso sia alla Forra che alle Placche dell’Oasi è alla portata di tutti, sono intorno al paese con camminate di pochi minuti, sono raccomandabili scarponi, caschetto e una buona fotocamera per immortalare le bellezze che consiglio di andare immediatamente ad osservare.

Di seguito le immagini del sito.

LA FORRA E LA CASCATA

1- L’abitato di Pennadomo a ridosso delle pareti verticali.
2- Scendendo con la strada da Pennadomo verso il Lago di Bomba si raggiunge l’inconfondibile ingresso della Forra, tra altissime e verticali pareti di roccia.
3- L’ingresso della Forra
4- L’itinerario è consigliabile in primavera quando il torrente porta più acqua
5 – 6- Le incredibili stratificazioni verticali di calcare nella forra
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7- La cascata ed il laghetto sottostante dove termina il tratto escursionistico della Forra.
8- “Piccolo” masso caduto dalle alte pareti.
9 – 18 -Altre immagini della forra con le incredibili pareti, grotte e fessure.
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LE PLACCHE DELL’OASI

19 – 21 – Le Placche dell’Oasi a ridosso del paese di Pennadomo, con vie di arrampicata fino al 8b.
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22- L’ingresso della lunga fessura delle Placche dell’Oasi.
23- Climber all’opera visti dall’interno della fessura delle Placche dell’Oasi.
24- Dalla fessura, larga poco più di un metro in alcuni punti, si vede il proseguimento delle stratificazioni verticali, in fondo alla Valle, sotto ai nostri piedi c’è la Forra visitata prima.
25 – Una corda aiuta la discesa e successiva risalita in quanto il fondo e scivoloso.
26 – 33 – Immagini all’interno della strettissima fessura, davvero qualcosa di unico e meraviglioso.
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34 – Provo l’attacco della via da 8b con gli scarponi, solo l’attacco è già un 6a.
35- il paese di Pennadomo visto dall’aereo belvedere sopra alle Placche dell’Oasi.
36 – Il proseguimento geologico nell’altro versante della vallata delle Placche dell’Oasi, nel fondo c’è la Forra
37 – Il Resegone, una vera e propria lama di roccia verticale isolata con un mio amico vestito di celeste e compagna di cordata in cima, appena visibili.
38 – Uno zoom
39 – Un secondo zoom e sono più visibili e permettono di avere una idea delle dimensioni e della forma della parete rocciosa..
40 – Nella zona vale la pena di visitare anche il castello di Roccascalegna a poche decine di chilometri da Pennadomo.
41- Alla sera ci è uscito di fotografare anche l’eclisse parziale di luna.



GOLE DEL SAGITTARIO : LAGO DI SAN DOMENICO – LAGO DI SCANNO

Nella zona delle Gole del Sagittario, sempre in Abruzzo, si trovano i Laghi di San Domenico e di Scanno dove si possono effettuare delle belle escursioni quali :

  • Eremo di San Domenico da Villalago
  • Punto panoramico superiore del Lago di Scanno

dove è anche facile poter osservare la fauna selvatica da vicino.

Di seguito le immagini delle escursioni, tutte ampliamente riportate in letteratura e sul web.

1 – 2- Un eremo senza nome costruito all’imbocco di una grotta nelle Gole del Sagittario.
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3 – 9 -Femmine di Cervo al bagno al mattino presto, date le alte temperature nonostante i primi di Novembre, nel Lago di San Domenico e nel Lago di Scanno.
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10 – Cervo giovane al pascolo nel parco pubblico.
11- E persino un grande maschio al bagno, di solito più schivo delle femmine.
12 – 16 – Riflessi al Lago di Scanno.
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17- Va in giro perfino una Vanessa Atalanta.
18 – 19 – L’azzurro Lago di San Domenico visto dal sentiero che da Villalago scende fino all’Eremo di San Domenico.
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20- L’Eremo di San Domenico sulla sponde dell’omonimo Lago.
21- Veduta dalla Grotta posta dietro l’Eremo.
22- La ormai conosciutissima forma a cuore del Lago di Scanno vista dal Belvedere superiore.



ROCCAMORICE: CASCATA LEJO di ABBATEGGIO -PARCO LAVINO – EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO.

Nei dintorni di ROCCAMORICE, un paese situato nel settore Nord del Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo, sono presenti diversi siti naturalistici e storici molto interessanti e poco conosciuti visitabili in una unica giornata.

CASCATA DI LEJO : Da Roccamorice si raggiunge in auto il paese di Abbateggio distante pochi chilometri, si prosegue prendendo la Via Celestino V in direzione del Parco Lavino per circa un chilometro fino ad incontrare il cartello turistico indicante il sentiero per la Cascata. Si scende nel campo coltivato ad uliveto sottostante il cartello per traccia di sentiero ed in breve si raggiunge il fiume Lavino. Si risale il torrente per circa un 500 metri percorrendo una suggestiva forra fino alla cascata.

Il percorso è accidentato e scivoloso, si raccomandano scarponi da montagna, di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il tratto iniziale della forra.
2 – 6 – Continuando la forra si fa più stretta e di aspetto quasi tropicale con folta vegetazione (edera) che scende dalle pareti.
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7- Siamo in vista della cascata
8 – 9 – Zoom sulla cascata che pur a fine stagione estiva, ancora porta acqua.
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10- Un profondo laghetto ci impedisce di raggiungere la base della cascata.
11- Gerridi sulla superficie dei laghetti della forra.

PARCO LAVINO: Visitata la cascata di Lejo, in auto si prosegue in discesa la strada per poco più di un chilometro verso il Parco Lavino (segnaletica e parcheggio in zona) dove sono presenti delle sorgenti ed addirittura un torrente di acqua solfurea.

12 – 13 – I laghetti di acqua solfurea del Parco Lavino.
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14 -15- Le sorgenti di acqua solfurea dal caratteristico colore bluastro torbido per la presenza di zolfo colloidale in sospensione.
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16- Formazioni algali di varie tipologie nelle sorgenti solfuree.

EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO: Da Roccamorice si prosegue in auto in direzione Sud per il Passo Lanciano – la Maielletta e con indicazioni per la Palestra di Roccia – Eremo di Santo Spirito a Majella – Eremo di San Bartolomeo in Legio. Si continua in auto fino al parcheggio dell’Eremo di San Bartolomeo dove è presente anche un ristoro. Si prosegue quindi a piedi in sentiero ben segnalato in discesa ma che richiede scarponi da montagna (abbiamo incontrato persone con scarpe da passeggio che tentavano di raggiungere l’eremo !!!) fino all’Eremo raggiungibile in circa 40 minuti. Tramite un a vecchissima scalinata intagliata nella roccia è possibile poi scendere nelle grotte laterali più in basso, abitate fin dalla preistoria, e nel fosso sottostante.

L’Eremo conserva ancora degli affreschi esterni risalenti al XIII secolo, dipinti con i classici pigmenti dell’epoca: ocra gialla e ocra rossa, verderame, biacca e carbone; per chi volesse approfondire può consultare la mia pubblicazione:

L’Eremo di Santo Spirito a Majella è descritto nell’articolo: MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA del 10 settembre 2022.

Di seguito le immagini dell’escursione.

17- La piccola galleria di ingresso all’eremo, visibile solo all’ultimo minuto.
18 – 19 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio protetto da un ampio tetto di roccia.
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20- Gli affreschi esterni dell’Eremo, risalenti al XIII secolo, ancora visibili e dipinti con i classici pigmenti dell’epoca.
21- L’interno dell’Eremo.
22- la ripidissima e vecchissima scala in pietra che scende alle grotte e fosso sottostante.
23- Il muro a secco che sorregge da secoli la scala di accesso al fosso sottostante l’Eremo.
24 – 25 – Le grotte sottostanti l’Eremo usate fin dalla preistoria come riparo.
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26 – Il fosso che ha scavato la roccia posta alla base del Vallone dove sorge l’Eremo
27- Enorme masso che fa da ponte naturale nel fosso.
28 – 29 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio vito dal Vallone sottostante.
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LE GROTTE DI ONFERNO Cavità ipogee nella Selenite.

La Riserva Naturale Orientata di Onferno è situata in Provincia di Rimini, nella Valconca, ai confini con la Repubblica di San Marino.
Il complesso carsico delle Grotte di Onferno è considerato tra i più importanti d’Italia tra le grotte nel gesso.
Dalle pendici argillose di Monte Croce scendono due piccoli corsi d’acqua che, raggiunta la rupe gessosa di Onferno, confluiscono e iniziano a scorrere per un breve tratto sotterraneo. Le acque riaffiorano poco più a valle, all’interno di una forra densamente boscata. La grotta si sviluppa lungo tutto il tratto ipogeo del corso d’acqua alla base di un banco gessoso.
La Grotta di Onferno fu esplorata per la prima volta nel 1916.
Nel primo tratto, lungo il torrente, si percorrono gallerie con pareti verticali modellate dall’acqua in forme sinuose. Successivamente si incontrano i tipici concrezionamenti calcarei delle grotte gessose; i piú estesi, di un acceso colore aranciato per la presenza di ossidi di ferro, formano una bella colata che decora una parete con stillicidio concrezionante attivo. Nel tratto successivo, si abbandona il livello attivo raggiungendo ambienti fossili dove si sono ampliate alcune sale per fenomeni di crollo.
La grotta ha uno sviluppo di circa 400 m. con un dislivello di 64 m. e una delle sue caratteristiche è rappresentata dalla presenza di cospicue colonie di pipistrelli.

Di seguito le immagini dell’escursione guidata.

1- L’ingresso della grotta.
2- L’interno della grotta.
3 – 4- La selenite, forma cristallina di Gesso (Solfato di Calcio), brilla se illuminata.
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5 – 15 – Immagini dell’interno della grotta, molto diversa dalle grotte calcaree a cui siamo abituati.
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16- le concrezioni prodotte da infiltrazioni di acqua calcarea contenente ferro sono piuttosto rare nelle grotte sulla selenite.
17- Formazioni di solfobatteri di colore argenteo
18- Altre formazioni di solfobatteri di colore dorato.
19- Concrezioni calcaree mammellonari.
20- Bozzolo di ragno che vive all’interno della grotta.
21- L’uscita



LA GROTTA DELL’ACQUA SOLFUREA – Gola di Frasassi

La Grotta dell’Acqua Solfurea è una grotta ad accesso libero nella Gola di Frasassi, a poche centinaia di metri dall’ingresso turistico delle Grotte omonime.

Poco prima del tombino da cui si accede alla Grotta Bella (vedi itinerario in questo sito), si risale il bosco su traccia di sentiero in direzione dell’alto muraglione presente al lato della strada fino alla sua sommità dove si apre l’ingresso alla Grotta Solfurea.

L’accesso non è proprio escursionistico in quanto prevede una calata e soprattutto la successiva risalita di uno stretto pozzo mediante diversi metri di corda fissa per cui la visita in modo autonomo è riservata ad escursionisti con un minimo di esperienza speleologica.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il muraglione dove è presente l’ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea con la sottostante strada che in poche centinaia di metri porta all’ingresso turistico delle Grotte di Frasassi.
2- L’articolato ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea.
3 – 4 – Ci prepariamo per la discesa del pozzo con la corda fissa.
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5- Il pozzo con la corda fissa di non facile accesso e soprattutto risalita.
6 – 9- Fasi della non facile discesa.
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10- Mi appresto a scendere anche io.
11-Il fondo del pozzo
12 – 14 – L’interno della Grotta
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15 – Anche in questa grotta, essendoci acqua solfurea, sono presenti formazioni a “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti.
16 – Le stesse formazioni viste alla luce UV.
17- In prossimità della sorgente di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
18 – 20 – Fasi impegnative del percorso.
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21 – Per un tratto si procede carponi
22 – 24 – Piccole pozze d’acqua.
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25 – Proseguiamo per raggiungere il corso sotterraneo di acqua solfurea che sfocia nel Sentino nei pressi dell’ingresso della Grotta del Fiume.
26 – 28 – Finalmente raggiungiamo il corso sotterraneo d’acqua solfurea che da il nome alla Grotta, caratterizzato, oltre che dall’odore di uova marce, da un colore grigiastro dovuto allo zolfo colloidale trasportato dall’acqua che la rende opalescente.
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DUE CASCATE IN UN GIORNO: La cascata di Forcella e la cascata delle Prata.

Gli itinerari che propongo permettono di raggiungere due spettacolari cascate situate nei dintorni di Acquasanta Terme, la Cascata delle Prata e la Cascata di Forcella, fattibili in una unica giornata in quanto logisticamente vicini, brevi e alla portata di tutti.

Entrambe gli itinerari sono riportati in cartografia della zona e sui social.

CASCATA DELLE PRATA.

Da Acquasanta Terme si raggiunge in auto la frazione di Umito, a monte della Gola del Garrafo, dove si parcheggia in corrispondenza di un piazzale di un Ristorante. Si prosegue a piedi per una ampia sterrata perfettamente segnalata (siamo nel Parco Gran Sasso- Monti della Laga !!!) in direzione della Cascata delle Prata – Cascata della Volpara. Dopo circa un’ora di comodo cammino tra secolari castagneti si raggiunge un bivio in corrispondenza di un fosso, si prende a sinistra e si sale nel bosco ed in altri 30 minuti si raggiunge la cascata delle Prata.

Proseguendo la strada sterrata invece, in poco più di due ore e con molta più salita, si raggiungono le Cascate della Volpara.

Di seguito le immagini della facile escursione.

1- I castagneti lungo la strada per la Cascata delle Prata.
2- Un castagno secolare
3- la deviazione per la Cascata delle Prata, non ci si può sbagliare !!!
4- La facile salita nel bosco
5 – 11- La Cascata delle Prata, purtroppo a fine estate la portata idrica è scarsa.
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12- Un punto di sosta attrezzato poco prima della cascata.
13- Ragnatela con rugiada nei pressi della cascata.

CASCATA DI FORCELLA

Per raggiungere questa spettacolare cascata da Acquasanta Terme si prosegue in auto in direzione di Ascoli Piceno fino alla frazione di Corneto dove si devia in corrispondenza dell’omonimo lago artificiale in direzione di Forcella.

Si sale per circa 500 metri dal ponte sula lago fino ad uno spiazzo con un piccolo ristoro dove si parcheggia, nei pressi del Mulino Pompili con la limitrofa Cascata di Forcella, anche in questo caso ottimamente segnalata.

In circa 10 minuti di comodo sentiero si è sulla sponda del profondo lago situato alla base della cascata dove d’estate è possibile fare il bagno.

Di seguito le immagini della facilissima escursione.

14 – 15- La segnaletica del Mulino dove si parcheggia
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16 – 23 – La Cascata di Forcella e il profondo laghetto sottostante
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24 – il lato sinistro della cascata
25 – 28 – Il lato destro della cascata
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29 – 31 – Le altre cascatelle sottostanti
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32 – 33 – Immagini riprese con tempi lunghi della fotocamera.
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34- Una stretta, profonda ma bagnatissima grotta nelle cascatelle sottostanti
35- Vegetazione a Capelvenere ai lati delle cascate.
36- la cascata di Forcella vista da monte con il sottostante laghetto.
37- Immagine impressionistica del corso d’acqua che forma la cascata di Forcella.
38- Ritornando verso casa dopo il tramonto nei pressi di Montefortino si vedono le luci di Vetice sotto al Pizzo.
39- Pianta satellitare dei percorsi proposti.



EREMO DI SAN BENEDETTO IN SAXI LATRONIS, LA MADONNA DEL SASSO , GROTTA E FESSURE I e II DELLA CIARLA A MONTE FIUNGO.

Su richiesta di alcuni miei amici riporto la descrizione del facile itinerario per raggiungere i ruderi dell’Eremo di San Benedetto in Saxi Latronis, sito nel Comune di Caldarola, nelle pendici Nordovest del Monte Fiungo, nella valle del Chienti, poco al di fuori dei confini del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Terminata la visita ai ruderi di Saxi Latronis si può allungare il breve e facile percorso per andare alla ricerca di alcune cavità presenti nella zona quindi, scendendo, si può visitare la Chiesa della Madonna del Sasso.

ACCESSO: Dalla superstrada Civitanova Marche – Foligno, si esce al Lago di Caccamo quindi si prende la vecchia Strada Statale n.77 in direzione di Camerino fino alla frazione Valcimarra di Caldarola.

Appena entrati nel paese una deviazione a sinistra attraversa con un ponte il fiume Chienti e la superstrada e conduce alla frazione di Valcimarra Alta, si continua in ripida salita (attenzione strada stretta) a fino ad arrivare ad uno spiazzale con sulla sinistra una fonte dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dal fontanile si prende una strada di fronte recante l’indicazione per l’Eremo. Si continua lungo la strada che si snoda dentro il bosco fino ad uno slargo, dove volendo si può arrivare anche in macchina e qui si può parcheggiare. Si continua in piano, si supera un ponticello che passa sopra la condotta forzata della centrale idroelettrica di Valcimarra.

Dopo circa 500 metri si intercetta una deviazione a sinistra, con un piccolo cartello posizionato quasi a terra, che sale in netta salita con diversi tornanti.

Dopo circa 100 metri di dislivello e 300 metri di ripidissima salita si raggiunge una deviazione a destra con due cartelli, uno su un albero e l’altro quasi a terra si prosegue in questa deviazione ed in breve si raggiunge la terrazza rocciosa naturale sulla valle del Chienti sottostante oltre la quale si trovano i ruderi dell’Eremo di San Benedetto in Saxi Latronis che sin dal IX secolo domina la valle da questo sperone roccioso, ben visibili anche dalla superstrada nel tratto verso Civitanova Marche all’altezza della frazione di Campolarzo di Camerino.

Raggiunti i ruderi dell’Eremo è presente alto muro visibile dall’esterno dove, nella parte inferiore laterale, è presente un intatto ambiente con volta a botte e finestrelle che si affacciano sulla valle sottostante e che costituiscono la parte bassa del muro rivolto verso la valle, nei ruderi verso monte è presente un ambiente con un arco ancora intatto con una monofora nella parete. Nella parte terminale sinistra del sito è presente invece una alta parete rocciosa dove si apre una grotta chiusa con pietre a secco e, dentro addossato alla roccia, si trova un altare molto rudimentale fatto anch’esso con pietre a secco con resti di ossa umane.

Per chi vuole approfondire le notizie storiche del sito, in fondo all’articolo, allego gli ultimi studi in PDF scaricabili riferiti all’eremo.

GROTTA E FESSURE I e II DELLA CIARLA

Terminata la visita ai ruderi di Saxi Latronis si può proseguire per andare alla ricerca di alcune cavità presenti nella zona.

Dalla terrazza naturale sulla valle del Chienti si risale una rampa addossata alla parete su traccia di sentiero che inizia a salire sul costone roccioso, si raggiunge un capanno di cacciatori e si continua in lieve salita verso Ovest nel bosco sempre su traccia poco visibile fino a raggiungere un canalone delimitato a destra da una parete rocciosa dove, scendendo per una cinquantina di metri, si trovano le due Fessure della Ciarlia.

Mentre per raggiungere la Grotta della Ciarla si prosegue per altri circa duecento metri nel bosco fino ad una successiva parete rocciosa.

Qui per raggiungere la Grotta e le due fessure della Ciarla ci si deve affidare ad un navigatore satellitare che riporti le posizioni delle tre cavità quale Outdooractive o aprendo direttamente il sito del Catasto delle Grotte e delle cavità della Regione Marche in quanto descrivere l’itinerario di raggiungimento a parole dettagliate risulterebbe davvero difficile poiché non sono presenti segnalazioni ne punti di riferimento.

CHIESA DELLA MADONNA DEL SASSO

Al ritorno scendendo per il sentiero di salita all’Eremo e giunti alla strada si prosegue verso sinistra per poche centinaia di metri fino a raggingere la Chiesa della Madonna del Sasso.

La chiesa è chiusa, ma visibile internamente da una finestrella sul lato, risale al XIV secolo ha all’interno un affresco con la crocefissione e una Madonna con Bambino sull’altare. Davanti la chiesa passa il cammino della via Lauretana che da Assisi porta a Loreto nel tratto Valdiea-Valcimarra.

Di seguito le immagini dell’itinerario.

1- Dalla Fontana di Valcimarra Alta si trova di fronte il cartello per l’Eremo.
2- La strada prosegue in piano verso la condotta forzata della Centrale Idroelettrica di Valcimarra.
3- Dopo circa 500 metri si incontra la deviazione in salita, indicata da un piccolo cartello a terra, visibile poco a sinistra dello zaino a terra.
4- Dopo la ripida salita si incontra la deviazione a destra per l’Eremo, meglio segnalata.
5- Il terrazzo roccioso sulla Valle del Chienti, a sinistra parte la rampa per raggiungere le Grotta e Fessure della Ciarla.
6 – 7- Dal Terrazzo si apre una visione aerea della Valle del Chienti, peccato l’orribile cava di Bistocco.
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8- La Frazione di Bistocco di Caldarola con la grande cava.
9- 12 -Gli imponenti ruderi dei diversi edifici dell’Eremo.
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13- 18 – La porta del locale a piano terra ancora sorprendentemente intatto nonostante i secoli ed i terremoti.
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19 – 21 -I ruderi addossati alla parete rocciosa.
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23- I ruderi nei pressi della grotta dell’Eremo.
24- La cisterna di raccolta dell’acqua.
25- Il “trono” dell’Eremo.
26- La grotta dell’Eremo.
27- Veduta dall’interno della Grotta.
28- Il piccolo altare
29- Il fondo della Grotta.
30- I resti umani ancora presenti nella Grotta.
31- 32 -La Chiesa della Madonna del Sasso.
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33- L’interno della chiesa, visibile dalla finestrella.

GROTTA E FESSURA I e II DELLA CIARLA.

34- Il terrazzo roccioso poco prima dell’Eremo, per le fessure della Ciarla si sale nella rampa al suo fianco destro.
35- I resti di uno strano capanno in legna, forse di cacciatori.
36 – 39 – La Grotta della Ciarla, profonda pochi metri.
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40 – 43 -La Fessura I della Ciarla, nella parete destra del canalone soprastante l’Eremo, più stretta della grotta ma si addentra per una decina di metri.
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44- La Fessura della Ciarla II, a poche decine di metri dalla I, strettissima e molto profonda ma impossibile da entrare.
45- Pianta satellitare dei percorsi proposti.

I documenti storici sull’Eremo di San Benedetto in Saxi Latronis.




RIO GARRAFO E GROTTA FREDDA – Acquasanta Terme

Il Rio Garrafo scende a valle di Umito, frazione di Acquasanta Terme.

Il vallone in realtà scende dalle pendici della Macera della Morte, nei Monti della Laga, formando, nella parte terminale, una stretta e selvaggia gola.

Inoltre la zona presenta anche numerose grotte e cavità.

L’escursione è impegnativa in quanto presenta numerosi passaggi attrezzati con corde dove è strettamente consigliato imbraco, set da ferrata e caschetto.

L’itinerario è riportato sul web a cui si rimanda per la descrizione.

In zona sono presenti anche guide che accompagnano escursionisti meno esperti.

Al ritorno abbiamo anche visitato la Grotta Fredda.

Noi siamo stati fortunati per la piovosa stagione che quest’anno ha elevato la portata idrica rendendo il torrente impetuoso e molto più impegnativo per i numerosi guadi e passaggi scivolosi.

Di seguito le immagini dei vari spettacolari passaggi della bellissima escursione.

Ringrazio tutti i partecipanti all’escursione per le foto fornite.

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23- la parte finale della risalita del Rio Garrafo oltre la quale una alta pozza di acqua impedisce il proseguimento verso monte.
24- Una vera rarità: Ruscus aculeatus e ruscus hypoglossum che crescono adiacenti.
25- La folta vegetazione di muschi del Rio Garrafo lo fanno sembrare quasi un luogo tropicale.
26- Bellissime felci che crescono abbondanti sulle pareti del torrente.
27- Al ritorno visitiamo anche la Grotta Fredda
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33- La cavità dove Maurizio Montalbini ha effettuato Il suo ultimo esperimento di isolamento in grotta, avvenuto all’interno proprio della grotta fredda, denominato Timeless, che si è concluso il 7 giugno 2007 dopo 235 giorni dal suo ingresso.
Ricordiamo Maurizio che è deceduto nel 2009 per un infarto nella frazione Pie’ di Casavecchia di Pievetorina.
 
34- 35- Concrezioni nella Grotta Fredda.
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37 – 38 – Il cunicolo d’uscita.
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39- La cengia a picco sul Rio Garrafo dove c’è l’uscita della Grotta Fredda.
40- I simpatici amici della bellissima escursione.