VALLE DELL’ORFENTO – GRUPPO DELLA MAIELLA

Escursione classica alle Gole dell’Orfento, nel Parco Nazionale della Maiella in Abruzzo.

Di seguito le immagini della giornata, immersi in un ambiente fresco, natura lussureggiante ed acque limpidissime.

Ophrys passionis subsp. majellensis
Ophrys incubacea
Ophrys ipassionis
Ophrys molisana



MONTE CIMONE – Appennino Tosco Emiliano

1 Giugno 2023, salita al Monte Cimone (2165 m.) nell’Appennino Tosco Emiliano per il versante Modenese, dal Lago di Ninfa.

Dal Lago di Ninfa si risale con seggiovia o a piedi nel bosco laterale alla seggiovia del comprensorio sciistico poi si devia per l’itinerario EEA per la Cresta di Gallo fino a Pian Cavallaro quindi per un successivo tratto del sentiero dell’Atmosfera e salita finale alla cima per la Direttissima al Cimone che risale la cresta Nord.

Al Lago di Ninfa è presente anche un attrezzatissimo Parco Avventura.

L’itinerario è riportato nella bibliografia della zona a cui rimando.

Di seguito le immagini della giornata, purtroppo con tempo perturbato.

1- La stazione della seggiovia del Lago di Ninfa con il Lago sottostante a destra vista dall’itinerario EEA della Cresta di Gallo.
2 – 10 -Fasi di salita dell’itinerario per la Cresta di Gallo EEA.
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11- Laghetto temporaneo primaverile a Pian Cavallaro.
12- La bellissima Anemone narcissiflora
13- L’inizio del tratto del Sentiero dell’Atmosfera che si percorre per un breve tratto prima di affrontare la Direttissima al Cimone con le giuste raccomandazioni.
14- La più ripida “Direttissima al Cimone”, a sinistra del pilone la Cresta di Gallo percorsa in salita.
15- La Vetta del Monte Cimone caratterizzata da vari edifici militari e ripetitori.
16- Gentiana verna
17- Gentiana Dinarica.
18- Una famiglia di Marmotte nei pressi della cima del Monte Cimone.
19- Veduta verso il Monte Libro Aperto a sinistra e l’Abetone a destra
20- Il laghetto temporaneo di Pian Cavallaro.
21- Viola biflora.



GARGANO – IL SENTIERO DELLE ORCHIDEE

Il Promontorio del Gargano è una delle tante meravigliose zone d’Italia, con paesi incantevoli e una flora ricca di specie tra cui molti endemismi che si trovano solo in questa zona della Terra.

Per percorrere il cosiddetto “sentiero delle Orchidee del Gargano”, si parte dal particolare paese di Mattinata, sul versante Sud del Gargano, in Puglia, prendendo le indicazioni per Monte Sacro.

Giunti nei pressi del B&B Monte Sacro un grande cartello, anche se in gran parte illeggibile, indica l’inizio del Sentiero Naturalistico, conosciuto anche con il nome di “Sentiero delle Orchidee” che conduce fino alle straordinarie rovine del complesso monastico di Monte Sacro, abbandonato da secoli.

Lungo il percorso, che si snoda tra le caratteristiche garighe del Gargano, è possibile osservare una grande varietà di specie floristiche tra cui molte Orchidee di cui alcune specie anche endemiche della zona.

L’escursione va fatta tra metà di Maggio e metà di Giugno in quanto è il periodo di massima fioritura della maggior parte delle Orchidee selvatiche.

Personalmente sono rimasto un po’ deluso in quanto, anche come pubblicizzato sui social, mi aspettavo di trovare numeri elevati, sia in specie che in quantità, di Orchidee invece mi sono reso conto che non sono poi così comuni come indicano.

Forse perché sono abituato a zone delle Marche come nei dintorni di Camerino, Fabriano e alcune zone dei Monti Sibillini, dove si possono osservare fioriture immense e anche con decine di specie diverse contemporaneamente fiorite ma, per fortuna, sconosciute alla massa o poco pubblicizzate.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- L’inizio del sentiero naturalistico di Monte Sacro si snoda tra le caratteristiche Garighe del Gargano punteggiate di rocce.
Serapias apulica
Serapias vomeracea
Serapias cordigera
Serapias lingua
Gruppo di Serapias
Ophrys holosericea
Ophrys holosericea subsp. dinarica
Anacamptis coriophora
Orchis tentredinifera
Orchis tentredinifera
Ophrys passionis subsp. garganica
Ophrys sphegodes
Ophrys sphegodes
Orchis anthropophora
Orchis simia
Orchis x bergonii (ibrido tra la O. Anthropophora e O. simia)
Orchis quadripunctata
Neotinea tridentata
Anacamptis pyramidalis
Ophrys bertolonii o uccelletto allo specchio (se vista di lato)
Ophrys bertolonii o uccelletto allo specchio
Ophrys apifera
Anacamptis morio
Ophrys insectifera
Ophrys fusca subsp. funerea
Orchis purpurea
Cephalantera longifolia
Asphodelus ramosus
le rovine del complesso monastico di Monte Sacro sono imponenti e coprono diversi ettari.



LE FUMAROLE E LE BIANCANE DI SASSO PISANO – LARDERELLO

Dall’incredibile paese di Larderello, nel comune di Pomarance in provincia di Pisa, dove enormi torri di raffreddamento rilasciano colonne di vapore che sembrano raggiungere le nuvole e una miriade di tubi trasportanti vapore dal sottosuolo si intrecciano tra case e campi, si raggiunge in auto Sasso Pisano.

Quindi al paese si seguono le indicazioni turistiche per le Fumarole e Biancane che si raggiungono a piedi percorrendo la Via Etrusca Volterra – Piombino.

L’escursione si snoda in un paesaggio unico che non sembra di questo pianeta tra colonne di vapore, emissioni di Acido Solfidrico e soffioni Boraciferi e vulcanelli di fango.

Di seguito le immagini della bellissima escursione anche se con tempo nuvoloso.

1- Le grandi torri di raffreddamento di una delle tante centrali elettriche geotermiche dei dintorni di Larderello.
2- Una grande tubazione di vapore attraversa la strada nei pressi di Sasso Pisano.
3- Nelle colline le tante colonne di fumo indicano le varie centrali geotermiche della zona.
4- Il tratto della via Etrusca si snoda attraverso le fumarole e le biancane.
5- Le Biancane, tratti rocciosi caldi dove il calcare, tramite i fumi solfurei, si è trasformato in bianco Gesso.
6 – 7- Camini di uscita di fumi solfurei dove lo zolfo si deposita in aghi ai bordi.
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8 – 9 – Le biancane circondate da una vegetazione specializzata che cresce nel terreno meno caldo.
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10- Dalle Biancane si vede sullo sfondo una delle tante centrali geotermiche.
11 – 16- Il sentiero prosegue verso le fumarole, dove l’aria contenente Acido Solfidrico con odore di uova marce e l’elevato calore rende l’ambiente molto suggestivo e severo.
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17 – 18- Vulcanelli di fango ribollono di continuo.
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19 – 20 – Incrostazioni di Borace ai lati delle fumarole (Soffioni Boraciferi).
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21- Il particolare ambiente intorno al paese di Sasso Pisano, ovunque salgono colonne di vapore.
22- Il cartello indicante la particolare flora delle fumarole.
23- La Calunna vulgaris
24- La Aira elegantissima.



GROTTA E CASCATA DEL PETRIENNO E SASSO SPACCATO – MONTE CERESA

Itinerario poco al di fuori dei confini del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, si snoda sulle pendici Sud del Monte Ceresa (1494 m.), nel territorio del comune di Acquasanta Terme.

L’itinerario proposto, riportato anche sul Web, inizia da Tallacano, una piccola frazione di Acquasanta Terme, sorge a 660 m.  su di un crinale nel cuore degli Appennini. Il suo centro abitato si compone di case costruite in pietra locale (arenaria) edificate intorno al 1500 ed in parte disabitate.

ACCESSO: Tallacano si trova a circa 25 km da Ascoli Piceno, si raggiunge percorrendo la via Salaria in direzione di Acquasanta Terme fino alla località di Centrale ; qui un incrocio indica la strada che conduce alla frazione che dista circa 9 km , nell’area conosciuta come Appennino Perduto.

DESCRIZIONE: Una volta lasciata l’auto poco prima di Tallacano, si prende la carrareccia fino al vicino paese di Poggio Rocchetta. Potrete scrutare, leggermente in alto sulla vostra destra, il piccolo abitato che sorge proprio in cima ad un picco a spiovente sulla vallata.

A questa altezza troverete sulla sinistra l’indicazione per Agora.

Da qui inizia un piacevole sentiero di bosco che, in circa un’ora, conduce alla Cascata di Agore quindi alla Cascata e Grotta del Petrienno.

La  Grotta del Petrienno è una cavità larga circa 60 m e profonda 15, nascosta quasi interamente da alberi e incassata in una stretta valle del tutto invisibile a distanza. Per accedere a questo luogo magico è possibile passare sotto una bellissima cascata. All’interno potrete vedere antichi edifici costruiti in pietra. Queste costruzioni fungevano da fattorie dove tenere animali da pastorizia, prevalentemente pecore.

Prima di ripartire si può raggiungere il suggestivo luogo di Sasso Spaccato, salendo per l’indicazione della Chiesa di San Pietro.

Sasso spaccato, chiamato dagli abitanti del luogo anche “Tassinara”, si tratta di una larga e profonda fenditura della montagna che appare come un netto e preciso taglio della roccia. All’interno delle pareti della spaccatura si trovano delle incisioni di nomi e piccole croci a testimonianza della presenza un antico cimitero.

1 – 2- Il primo tratto di sentiero che inizia dalla frazione di Poggio Rocchetta si snoda tra banchi di Arenaria.
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3 – 4- Una delle prime cascate che si incontrano nel sentiero.
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5 – 6- La cascata di Agora
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7- Alti tetti di Arenaria ai lati del sentiero.
8 – 9- Vari antichi ripari sotto alle pareti
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10 – 11- Giunti nei pressi della Grotta e Cascata del Petrienno le pareti di Arenaria formano grandi tetti solcati da vene stillicidiose di Alghe nere.
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12 – 14- La Cascata del Petrienno, situata proprio all’imbocco della Grotta omonima.
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14 – 22- La Grotta del Petrienno con i resti degli antichi insediamenti di pastori.
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23 – 24- Il soffitto di Arenaria della Grotta del Petrienno artisticamente lavorato dall’acqua di stillicidio.
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25 – 27- Sasso Spaccato.
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28 -Il Borgo di Tallacano da cui si parte per le due escursioni
29 – 30- Le abitazioni di Tallacano realizzate direttamente tra pareti di Arenaria.
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GROTTE DI FRASASSI Percorso rosso Speleologico

Il 7 Maggio, con 12 amici, abbiamo effettuato il percorso rosso Speleologico delle Grotte di Frasassi accompagnati da due guide molto simpatiche che ci hanno fatto scoprire luoghi non visitabili dal pubblico.

Il percorso non è difficile ed è veramente molto affascinante, fortemente consigliato a chi si vuole avvicinare al mondo della Speleologia ma chiaramente non deve avere paura del buio e del vuoto e soffrire di claustrofobia.

Di seguito le immagini della giornata, non mancano visi perplessi prima di alcuni passaggi !!.




FERRATE INTORNO AL LAGO DI GARDA Con la Sezione CAI di Fermo

DAL 29 Aprile al 1 Maggio, con gli amici della Sezione CAI di Fermo abbiamo percorso diverse Vie Ferrate intorno al Lago di Garda facendo base a Riva del Garda.

Il tempo è stato clemente, gli amici splendidi, un grazie a tutti i partecipanti.

Di seguito le immagini delle Ferrate percorse.

FERRATA F. SUSATTI A CIMA CAPI

FERRATA M. FOLETTI A CIMA CAPI

FERRATA RIO SALAGONI

FERRATA G. SEGA DAL RIFUGIO M.BALDO




TOUR INTORNO AL MONTE BIANCO

PUNTA HELBRONNER – COL DU GEANT per il ghiacciaio del Gigante

1- Il Dent du Geant (Dente del Gigante) visto dalla Punta Helbronner.
2- Il Glacier du Geant
3- L’Aiguille de Toule, di fronte alla Punta Helbronner.
4- La cima del Mont Blanc (Monte Bianco) vista dalla punta Helbronner.
6- La cresta de Peuterey vista dalla Punta Helbronner
7 – 8- Ci apprestiamo a scendere dalla Punta Helbronner per dirigerci verso il Col du Geant.
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9- Gli spazi sono immensi, il puntino nero a destra della traccia, al centro della foto, avanti a noi, è una tenda.
10- L’Aiguille du Midi con la stazione della funivia dal versante francese.
11- Altri alpinisti ci seguono dalla Punta Helbronner.
12- Il Mont Blanc di Tacul con il torrione granitico del Gran Capucin a sinistra.
13- Il Monte Bianco a sinistra, il Mont Maudit al centro ed il Mont Blanc du Tacul a destra.
14 -15- Il Dente del Gigante si fa sempre più vicino.
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16- Veduta verso Nord dal Col du Geant.
17- Il Col du Geant, a 3369 m.
18- Veduta dal Col du Geant verso la sottostante Val Ferret, circa 2500 metri più in basso.
19- Saliamo la cesta dell’Aiguille Marbrees
20- Il Mont Blanc du Tacul a destra ed il Mont Maudit a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
21- Il Mont Blanc al centro e la Tour Ronde a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
22- La Punta Helbronner e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
23-Il Dente del Gigante e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
24- Veduta dei monti sopra Courmayeur con il Monte Rosa sullo sfondo.
25- L’incredibile cresta de Peuterey vista dalla skyway del Monte Bianco.
26- Il comprensorio sciistico di Mont Chetif sovrastato dalla cresta della Testa d’Arp oltre la quale svetta la piramide del Monte Berio Blanc
27- Il canalone sottostante la stazione della funivia di Punta Helbronner percorso da sciatori, si nota al centro un fronte di distacco di slavina, tre giorni dopo di questa foto due sciatori saranno travolti da una ulteriore slavina, per fortuna senza gravi conseguenze.

SALITA ALLA TESTA D’ARP DAL COMPRENSORIO SCIISTICO DEL MONT CHETIF – COURMAYEUR

1- Gli impianti di risalita che da Dolonne raggiungono le piste da sci del Mont Chetif e del versante Nord della Testa d’Arp.
2- Il Dente del Gigante e il Grandes Jorasses con la sottostante Val Ferret visti dal Mont Chetif.
3- Il Mont Chetif e Courmayeur nel fondovalle.
4- Il Glacier du Brouillard con il Rifugio Monzino al centro della foto, nel versante Sud del Mont Blanc.
5- La ripidissima parete Ovest della Tete de l’Ane.
6 – 7- Le bellissime pareti del Mont Berio Blanc a sinistra e del Mont Favre a destra.
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8- Sulla cresta della Testa d’Arp a 2747 m.
9 – 10- Il Mont Berio Blanc
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11 – 12- Il Mont Favre.
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13 – 14- Il maestoso versante Sud del Mont Blanc con i rossi piloni granitici del Freney a sinistra.
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15- Il Vallon de Youla
16- Il Glacier du Miage con le grandi morene laterali e le Jardin du Miage al centro delle due lingue glaciali.
17- Le Petit Mont Blanc e le Glacier du Miage a sinistra
18 – 20- La lunga cresta della Testa d’Arp.
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VAL FERRET, DAL PARCHEGGIO AL RIFUGIO BONATTI, 16 Km e 600 metri di dislivello in ciaspole.

1- Il Grandes Jorasses visto dalla Val Ferret.
2- L’Aiguille Rouge de Rochefort.
3- Il Mont Blanc e la cresta de Peuterey.
4 – 6- Il nucleo di case estive di Montita, circondato da due slavine.
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7- Grandi slavine scese dal versante Sudt de le Grandes Jorasses.
8 – 10- Case da sogno in Val Ferret.
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11- Il lungo tracciato con ripidi tornanti in salita che conduce al Rifugio Bonatti.
12- Il canalone oltre il bosco, prima del rifugio Bonatti.
13 – 16- Il Rifugio Bonatti con la sola stanza invernale aperta.
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17- Il Rifugio Bonatti e la parete Sud del Grandes Jorasses.
18- La Punta Walker del Grandes Jorasses
19- L’abitato estivo di Lavachey, ancora semisommerso dalla neve nonostante questo inverno non sia stata molta.
20- Il Dent du Geant visto dalla Val Ferret.
21- Al centro della foto, sopra ai muschi del masso, un Merlo Acquaiolo nella Dora di Ferret.

GHIACCIAIO DELLA BRENVA – Ovvero quel che ne rimane

Il ghiacciaio è arretrato di diverse centinaia di metri e ora, dove c’era un fronte di ghiaccio alto una decina di metri, ci sono laghetti d’acqua e rocce delle morene laterali e frontale.

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6 – 7- Il fronte del ghiacciaio rimane visibile in fondo a questo vallone di pietre
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8- Dove c’era il ghiacciaio sta già crescendo una piccola foresta.
9- L’ultimo lembo del Ghiacciaio della Brenva.

IMMAGINI DA FONDOVALLE

1- Alba sul Dent du Geant visto dal nostro albergo.
2 – 6 – Il Mont Blanc du Courmayeur visto dal nostro albergo.
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7 – 8- I bellissimi cristalli di Quarzo del Monte Bianco.
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MONTE SERANO Terrazzo sull’Umbria e alla ricerca del raro Colchicum bulbocodium subsp.versicolor.

Su richiesta di un mio amico che intendeva fotografare il Colchicum bulbocodium Ker Gawl. subsp. versicolor riporto un facile itinerario per raggiungere il Monte Serano, che sovrasta la città di Trevi in Umbria, dove, oltre alla presenza di questa rara pianta che fiorisce intorno alla metà di marzo, si può godere di un aereo panorama di tutta la valle Umbra, da Spoleto a Sud fino oltre Perugia e Assisi a Nord.

La cima del Monte Serano è caratterizzata da diverse antenne e ripetitori visibili a distanza, le immagini sono state scattate il 17 marzo dove ho trovato il Colchicum in piena fioritura.

Il Colchicum bulbocodium subsp. versicolor è una piccola pianta erbacea, alta in genere fino a 15 cm, dotata di un piccolo bulbo, pianta piuttosto rara, in Italia vegeta nei pascoli aridi solo di alcune montagne umbre, laziali, abruzzesi e della Valle d’Aosta.
Il fiore di questo bellissima piantina ha tepali rosa intenso-lilacini, di forma lanceolata, arrotondata all’apice, queste piante possono essere scambiate con quelle appartenenti al Gen. Crocus. I colchici si distinguono per avere fiori a 6 stami, anziché 3 dei crochi.

Anche questo colchico è velenoso per la presenza di diversi alcaloidi tra cui la colchicina che è presente soprattutto nel rivestimento dei semi.

ACCESSO: Per accedere facilmente alla sommità del Monte Serano si può salire in auto dal paese di Campello sul Clitunno per la Strada Provinciale 458/1 in direzione di Campello Alto, giunti nei pressi dello splendido borgo che consiglio di visitare, si prosegue in salita su strada stretta e con tornanti, in direzione di Pettino.

Giunti a circa tre chilometri dal paese di Pettino si incontra una strada sterrata sulla sinistra con un grande cartello di legno illeggibile dove si parcheggia e si prosegue a piedi in quanto la strada è molto sconnessa (320098 E – 4745762,6 N; 1040 m.).

DESCRIZIONE: Si continua a piedi la strada sterrata principale per circa 800 metri in costante salita fino a raggiungere una pineta (25 minuti) a sinistra dove la strada si biforca, si prosegue sulla sterrata di destra (319628,2 E – 4746327 N, 1155m.).

Dopo circa 250 metri si esce dal bosco e ci si trova sui prati del versante Est del Monte Pradafitta dove la strada sterrata termina e si trasforma in un tratturo erboso che sale dritto in direzione Nord verso la cima sovrastante.

La stazione del Colchicum bulbocodium si trova sulla destra a metà salita per la cima del Monte Pradafitta, nei prati intorno a dei grandi ginepri, poco prima del bosco che si trova sottostante (319898,4 E – 4746503,7 N; 1215 m. e dintorni).

Proseguendo il tratturo, in 10 minuti si raggiunge la cima del Monte Pradafitta (1261 m.), caratterizzata da bianche rocce che emergono dal terreno.

Raggiunta la prima cima si prosegue per tratturo in direzione Nord in lieve salita fino alla Sella di Sant’Angelo (20 minuti, 1289 m.) dove si intercetta un’altra strada sterrata proveniente da Pettino e, proseguendo in direzione Nord-est per cresta erbosa, si supera un breve tratto di bosco e si risale in direzione delle antenne.

Raggiunte le prime antenne si intercetta una ulteriore strada sterrata proveniente sempre da Pettino che si percorre in direzione Nord e che conduce fino alla cima del Monte Serano (30 minuti dalla sella, 1429 m.).

RITORNO: Stesso itinerario

Allego Traccia dell’itinerario fino al Monte Pradafitta dove nel cerchio del percorso, è presente la stazione del Colchicum:

1- Il Borgo di Campello Alto, in alto la cima del Monte Pradafitta.
2- La strada sterrata con il grande cartello di legno presente a circa due chilometri da Pettino dove si parcheggia.
3- L’incrocio della strada sterrata in corrispondenza di una pineta a sinistra, si prosegue a piedi sulla deviazione di destra.
4 -5- I pascoli del versante Est del Monte Pradafitta, il lontananza le antenne del Monte Serano.
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6- Il tratturo che dalla cima del Monte Pradafitta prosegue verso la Sella di S.Angelo.
7- Veduta verso Nord-est, l’abitato di Pettino a sinistra e i Monti Sibillini sullo sfondo.
8- Zoom della parte sinistra della foto n.7: da sinistra il Pizzo Tre Vescovi, la Croce ed il Monte Bove Nord, Il Pizzo Regina (solo la cima), il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
9- Zoom della parte destra della foto n.7: La Cima del Redentore e la Cima del Lago.
10- Veduta verso Sud con il Gran Sasso ed i Monti della Laga.
11- La cima del Monte Pradafitta con le rocce che emergono dal terreno e l’ampia veduta verso Nord con il Monte Subasio a destra.
12- Veduta verso Perugia a sinistra Foligno al centro ed Assisi a destra.
14- Veduta verso la campagna di Trevi
15- Veduta verso Ovest con Montefalco.
16- Veduta verso Sud con Spoleto.
17- Nodulo di Calcedonio nelle rocce della cima del Monte Pradafitta.
18- Colchicum bulbocodium subsp. versicolor con farfalla Cedronella (Gonepteryx rhamni) svernante visibile dalle ali consumate.
19 – 23 – Il bellissimo e rarissimo Colchicum bulbocodium subsp. versicolor
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24 – 27 – Negli stessi prati vegeta anche la rara Romulea Bulbocodium.
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GOLA DEL SALINELLO Grotte di S. Angelo e cascata.

Al confine tra Marche e Abruzzo, la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli, sono divisi da un fiume: il Salinello che, nel suo scorrere verso il mare, ha creato profonde e strette forre.

Le gole del Salinello, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sono un lungo e profondo canyon, tra il Monte Girella e il Monte Foltrone, nella valle si aprono anche diverse cavità raggiunte da un comodo sentiero tra cui la Grotta di Sant’Angelo.

L’accesso alla grotta e alla cascata è facile ed adatto a chiunque purché si indossino scarpe da trekking.

Queste località, benchè scomode e poco accessibili, risultano abitate già dal Paleolitico Superiore (10.000 anni a.C.); nella grotta di Sant’Angelo sono stati ritrovati molti reperti archeologici di notevole interesse storico; oggi è possibile visitare l’interno nei giorni di apertura accompagnati da guide su un percorso attrezzato con passerelle di metallo e con pannelli illustrativi che descrivono l’ambiente, l’altare duecentesco (1236) e la scala in pietra sotto l’apertura principale. Questa, come altre cavità, è state adibite al culto di San Michele Arcangelo. Sotto la grotta principale esiste un’altra cavità chiamata grotta di Salomone ed altre cavità laterali.

Se si vuole proseguire nell’esplorazione più approfondita delle varia cavità accessibili liberamente presenti in questa valle è necessaria attrezzatura ed esperienza Speleo.

Proseguendo nella gola, si possono visitare alcuni eremi del XII e XIII secolo, tutti posizionati in luoghi di difficile accesso. 

Riporto comunque la descrizione dell’itinerario per raggiungere la Grotta di Sant’Angelo e la cascata “Lu Caccheme”, anche se ampiamente indicato sul web e perfettamente segnalato in loco (al contrario di altri parchi nazionali).

ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 81 in direzione di Civitella del Tronto (TE), quindi per la S.P. 53 si raggiunge Ripe di Civitella (611 m), si prende la strada bianca che costeggia la chiesa del paese ed entra nelle gole. Dove questa termina (sbarra, tavoli da pic-nic e fontana ) si parcheggia (590 m).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio (590 m, ) si segue la strada  che scende verso il fiume e raggiunge  in breve la grotta di Sant’Angelo e le altre tre cavità minori laterali. Sempre sul sentiero principale si giunge ad un bivio. Prendere a sinistra dove, dopo una breve ripida discesa, attrezzata con scalini e corde, si raggiunge il fondo del torrente proprio sopra e sotto la cascata “Lu Caccheme” (550 m circa, 0:10 ore).

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Valle del Salinello e l’inizio del sentiero di accesso dal parcheggio.
2- Le Grotte di Sant’Angelo, a sinistra le tre più piccole, a destra con muretto la più grande.
3- La Grotta di Sant’Angelo con accesso al pubblico solo nei giorni di apertura.
4- L’apertura più alta della Grotta di Sant’Angelo che si raggiunge solo con una arrampicata alpinistica .
5 – 8- Le due cavità di modesto sviluppo liberamente accessibili al pubblico.
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9 – 15 – La terza cavità poco più profonda.
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16- Le scalette in pietra di accesso alla Grotta di Sant’Angelo.
17- 19- L’interno della Grotta di Sant’Angelo.
18- Il Forno
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20 – 21- L’altare di San Michele con i pannelli esplicativi
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22- Particolare dell’altare in pietra.
23 – 24- Prosecuzione nella parte più interna della Grotta di Sant’Angelo.
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25- Una grande frana chiude il fondo della Grotta.
26 – 30 -Concrezioni varie nella parte più interna.
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31- Il soffitto stratificato.
32- Colonia di Pipistrelli
33- Lepidotteri del genere Catocala in svernamento all’interno della grotta.
34- Un Ortottero di grotta.
35 – 38- La grande Stalagmite presente in una cavità laterale della Grotta di Sant’Angelo, che “presto” diventerà una colonna.
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39 – 41- Prosecuzione nelle altre cavità laterali.
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42 – 44- Altra cavità laterale che però necessita di attrezzatura Speleo per l’accesso.
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45- Il pozzo attrezzato della cavità delle foto precedenti.
46- La Grotta di Sant’Angelo vista dall’apertura superiore.
47 – 48- L’apertura superiore.
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49- Il rarissimo relitto del terziario, l’Ephedra nebrodensis sulle pareti verticali proprio intorno all’apertura superiore
50- La segnaletica inequivocabile presente nel Parco.
51 – 52- Il torrente Salinello sopra alla cascata “Lu Caccheme”.
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53 – 54- Il sentiero di accesso alla base della cascata.
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55 – 59- La cascata “Lu Caccheme”.
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