GROTTE AD ACCESSO LIBERO NELLA GOLA DI FRASASSI

Nella Gola di Frasassi, oltre alle famosissime Grotte di Frasassi visitabili dal pubblico a pagamento, sono presenti numerose altre cavità naturali, senza evidenti divieti se non chiuse con cancellate metalliche, che possono essere visitate da tutti esclusivamente con un minimo di attrezzatura Speleo quale casco, scarponi antiscivolo, abbigliamento impermeabile e frontale con batterie o altra pila di riserva ma senza la necessità di utilizzare attrezzatura per discese o risalite su corda.

In particolare si può visitare la Grotta Bella il cui ingresso è situato un centinaio di metri dall’ingresso al pubblico delle Grotte di Frasassi, scendendo una scaletta metallica presente in un tombino di fianco alla strada di accesso.

La grotta è composta da quattro ambienti circa sullo stesso piano collegati da passaggi stretti, occorre fare attenzione a dei pozzi laterali poco visibili. L’ultima cavità presenta anche discrete concrezioni (stalattiti e stalagmiti) e piccole pozze e una fessura di risalita di aria (acqua) sulfurea (da cui il nome della Grotta) dove, nei pressi, si formano concrezioni millimetriche di Zolfo e Gesso. l’intera visita dura poco più di un’ora se ci si vuole fermare ad osservare concrezioni e fare foto.

Nella stessa giornata è poi possibile terminare la visita con la vera Grotta di Frasassi dove è presente il Tempietto del Valadier dove, anche qui con attrezzatura Speleo minima, si può proseguire per alcune centinaia di metri la lunga e tortuosa galleria che prosegue oltre il cancello metallico, attualmente aperto.

Si lascia l’auto nel piazzale di parcheggio e si risale il comodo sentiero lastricato verso l’ampia cavità dove è presente il tempietto del Valadier quindi si prosegue la visita risalendo il pendio retrostante fino ad un cancello. La galleria, oltre il cancello, presenta, nelle pareti, delle frecce rosse di orientamento e saliscendi ripidi e scivolosissimi in quanto sporchi di terra dove fare molta attenzione, il percorso andata e ritorno dura circa due ore.

GROTTA BELLA, di seguito le immagini della visita:

1- A destra il tombino di fianco alla strada da cui si scende alla Grotta Bella.
2 – 3- La scaletta di discesa.
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4 – 5- Il primo cunicolo il leggera discesa.
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6- Poi la galleria di apre.
7 – 8 – 9- Particolari concrezioni dall’aspetto terroso tappezzano le pareti nei primi ambienti di questa grotta, dette “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti..
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10 – 11- In prossimità delle sorgenti di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
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12- I punti di gocciolamento sono numerosi, non toccate le concrezioni con le mani.
13 – 20-I successivi ambienti
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21 – 22- La parte finale della Grotta.
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23 – 30- Nella grotta sono presenti belle concrezioni e pozze.
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31 – 32- I gocciolamenti da stalattiti con illuminazione laterale sembrano tanti punti di luce LED.
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33-Anche qui dentro sono arrivati i soliti maleducati.
34- Concrezioni formate da millimetrici cristallini di zolfo e gesso presenti nei pressi delle fessure da cui esala aria contenente acido solfidrico proveniente da vene di acqua sulfurea.
35 – Cristalli millimetrici di Gesso
36- Cristalli centimetrici tabulari di Gesso
37- Cristalli geminati centimetrici di Gesso

LA GROTTA DI FRASASSI E IL TEMPIETTO DEL VALADIER

1- Il Tempietto del Valadier visto dalla parte posteriore della Grotta di Frasassi da cui prosegue la galleria
2- La prima parte della grande Galleria ed il cancello appesa visibile, attualmente aperto.
3- Il cancello metallico aperto con un reggiseno appeso, roba da non credere ai propri occhi.
4- La parte successiva della lunga galleria con concrezioni e soprattutto saliscendi sporchi di terra, scivolosissimi, dove fare molta attenzione.
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14- Le frecce di vernice rossa aiutano a ritrovare l’uscita della tortuosa galleria.



MONTE SOMMA – VESUVIO

Escursione allo spettacolare cratere del Monte Somma al Vesuvio con partenza dal Vesuvio Parking inferiore da Ercolano salendo poi a piedi per la strada e infine per il sentiero sommitale i modo da allungare il percorso senza prendere la navetta che porta all’ingresso superiore del sentiero.

Sia il parcheggio che l’ingresso al sentiero sommitale sono a pagamento e devono essere prenotati on-line con giorni in anticipo.

Di seguito le sensazionali immagini del cratere del Vesuvio.

1- Una colata lavica alla base della strada che sale verso l’ingresso del parco, in alto sotto alla cresta si nota il sentiero sommitale che sale al cratere.
2 – 7- Lo spettacolare cratere ad imbuto del Vesuvio
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8 – 9 – Escursionisti in visita guidata nella parte sommitale evidenziano le dimensioni del cratere
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10- Licena posata sulle pomici dei pendii del Vesuvio.
11- Il verticale pendio sotto al sentiero sommitale
12 – 13- Le fumarole sotto al sentiero sommitale.
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14- Pannello esplicativo sulla microfauna del Vesuvio.
15 – Pannello esplicativo sui minerali del Vesuvio.
16- Veduta dal cratere verso la Costiera Amalfitana
17- Veduta dal cratere verso Napoli , un mare di edifici, ci si domanda e se il Vulcano erutta dove va tutta questa gente ?
18- Veduta verso i Campi Flegrei a L’isola di Ischia.
19- Licheni che colonizzano la lava della sommità del cratere.
20- Glaucium flavum o papavero di mare che normalmente si trova nelle dune delle spiagge cresce nelle lave del Vesuvio a 1232 metri.
21- Lucertola si mimetizza perfettamente con la lava
22- Il sottoscritto in contemplazione del cratere del Vesuvio
23- Cristalli di Augite sciolti nel terreno della cima del Vesuvio.
24- Dettaglio della foto n.23 con cristalli di forma perfetta.
25- Lava leucitica
25- Lava del Vesuvio.



FORESTE CASENTINESI – BOSCO DI SASSO FRATINO

Due giorni di escursioni nel Parco delle Foreste Casentinesi:

14 ottobre 2022= Santuario di La Verna

15 ottobre 2022= Da Badia Prataglia all’Eremo e Santuario di Camaldoli

16 ottobre 20220= Da Prato alla Penna al Bosco di Sasso Fratino fino al Poggio Scali (1520 m.)

Di seguito le immagini delle due escursioni.

Vanessa pavone ancora in giro nonostante siamo alla metà di Ottobre.
Santuario de La Verna.
Eremo di Camaldoli

FORESTE CASENTINESI

FUNGHI DELLE FORESTE CASENTINESI




WEEKEND AL GRUPPO DEL GRAN SASSO

Il 17 settembre abbiamo raggiunto il Monte Brancastello per l’itinerario classico passando per Vado di Corno sotto un vento sferzante ad 80-90 km/h e nebbia che ha reso più emozionante la facile ascensione. Poi al pomeriggio, approfittando di un miglioramento del tempo abbiamo raggiunto la vecchia Miniera di bitume alle pendici sud-est del Monte Camicia partendo dalla fiumana che si incontra sulla strada per il Rifugio di Fonte Vetica.

Il 18 settembre invece il tempo è migliorato nettamente regalandoci una giornata limpidissima dove, dalla Vetta Occidentale del Corno Grande, si vedeva il Mare Adriatico ed il Mare Tirreno.

Di seguito le immagini delle due splendide giornate.

MONTE BRANCASTELLO DA VADO DI CORNO

1- Il parcheggio per Vado di Corno, sulla destra.
2- La cresta da Vado di Corno al Monte Brancastello.
3- Il Corno Grande coperto di nebbia.
4- Il Monte Aquila a sinistra ed il Corno Grande a destra, per tutto il giorno sono stati coperti dalla nebbia.
5- Verso il Monte Brancastello
6- In prossimità della cima si vede in lontananza il Vado di Corno.
7- La cima del Monte Brancastello con tanto di targa in acciaio, mica la scritta con il pennarello su una pietra come nei Monti Sibillini.
8- La cresta continua verso le Torri di Casanova ma con il forte vento non è opportuno proseguire.

MINIERA DI SCISTO BITUMINOSO NEL VERSANTE SUDEST DEL MONTE CAMICIA

9- Le rocce dove sono state girate delle scene del film “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill, con tanto di cerchio di pietre per il fuoco e padella a sinistra.
10- La fiumana che scende tra il Monte Prena e il Monte Camicia
11- Il versante sudest del Monte Camicia con i ruderi della vecchia miniera di Bitume a sinistra alla base del canalone detritico
12- Paesaggio lunare verso il Monte Prena.
13- 14- 15 – I ruderi della vecchia Miniera di Scisto Bituminoso.
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16- La miniera con il Monte Camicia sullo sfondo.
17- Il pozzo di accesso alla Miniera.
18- Le costruzioni della miniera ed il Monte Bolza sullo sfondo
19- Il canalone sudest del Monte Camicia visto da una delle finestre degli edifici della miniera che ancora resistono al tempo.

CORNO GRANDE – VETTA OCCIDENTALE DA CAMPO IMPERATORE PER LA VIA NORMALE

20- Il Corno Grande visto dal Lago Pietranzoni.
21- Campo Imperatore visto dal sentiero per la Sella di Monte Aquila.
22- Il Corno Grande visto da Campo Pericoli.
23- Il Pizzo Cefalone visto da Campo Pericoli.
24- Il Pizzo d’Intermesoli.
25- Il Corno Piccolo con il Mare Adriatico ai lati.
26- L’ultimo tratto di salita più impegnativa per la Vetta Occidentale del Corno Grande.
27- Il Corno Piccolo ancora più basso sull’orizzonte man mano che si sale
28- Veduta verso Ovest con un tratto di Mare Tirreno visibile.
29- L’inevitabile coda domenicale di escursionisti.
30- La cima Occidentale del Corno grande.
31- La cima Orientale e la conca del Calderone.
32- Il Ghiacciaio del Calderone nonostante la calda estate tiene duro.
33- La cresta della cima Occidentale.
34- Veduta di Campo Pericoli dalla cima Occidentale del Corno Grande.
35- Veduta di Campo Imperatore dalla cima Occidentale del Corno Grande con la Majella sullo sfondo a destra.
36- Veduta verso Nord con i Monti della Laga e i più lontani Monti Sibillini dalla cima Occidentale del Corno Grande.



LA GROTTA DEL CAVALLONE e altri luoghi da visitare nel Massiccio della Majella.

La Grotta del Cavallone, situata nella Valle di Taranta, nel versante Est della Majella, si raggiunge con una comoda bidonvia da Taranta Peligna e con una finale scaletta da brivido che si innalza su delle pareti rocciose verticali.

Di seguito le immagini dell’escursione alla grotta e di altri luoghi da visitare intorno alla Majella.

1- Le pareti laterali della Valle di Taranta.
2- 3 -La bidonvia che sale nella Valle di Taranta verso l’ingresso della Grotta del Cavallone.
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4- La parete dove, in alto, si apre l’ingresso della Grotta del Cavallone.
5 – 6- L’ingresso in piena parete della Grotta del Cavallone con l’incredibile scaletta che bisogna percorrere a piedi per entrare nella cavità.
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7- La testata della Valle di Taranta vista dall’ingresso della Grotta.
8 – 9- La ripidissima e stretta scaletta con cui si raggiunge l’ingresso della Grotta del Cavallone.
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10- 11- Veduta dall’ingresso della Grotta
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12- Veduta dalla scaletta verso Taranta Peligna
13- L’Aquilegia magellensis, endemismo che cresce all’ingresso delle grotte solo sul massiccio della Majella, da cui deriva il suo nome, fiorisce in primavera.
14- L’ingresso della Grotta dove le guide accolgono i visitatori.
15 – 19- Immagini dell’interno della Grotta del Cavallone.
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20- Stalattiti annerite da inclusioni di bitume.
21- Il massiccio del Monte Morrone visto dalla Majelletta.
22- Polyommatus dolus, lepidottero delle quote alte della Majella.
23- La Cima delle Murelle vista dalla Majelletta.
24- L’anfiteatro delle Murelle
25- Pino mugo nel versante Est della Majelletta, con una visione incredibile su tutto l’Abruzzo fino al mare.
26- Le estese mughete della Majelletta lungo il sentiero Montanelli-Porreca.
27- Il Rifugio Pomilio alla Majelletta.
28- Cymbalaria pallida, altro endemismo dei ghiaioni della Majella all’Orto Botanico “Daniela Brescia” a S.Eufemia a Majella.
29- Ricostruzione di Tholos, antica costruzione a secco fatta dai pastori, all’Orto Botanico “Michele Tenore” a Lama dei Peligni.
30- Tholos originali nelle praterie di Roccamorice.
31- Interno di un Tholos.
32- Veduta del versante Ovest della Majella, Monte Pesco Falcone
33- La sella dei Tre Portoni
34- Il Monte Amaro, la cima più alta, 2793 metri.
35- Il Fondo Majella
36- L’ottima cartellonistica del Parco Nazionale della Majella, come del resto di tutti i parchi d’Abruzzo !!!!!!!!
37- Addirittura sono segnalate anche le zone di interesse floristico come per le Orchidee spontanee intorno a Palena.
38- Veduta notturna del versante Ovest della Majella vista da Pacentro.



MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA

La “Montagna Grande”, la Majella non è solo un grande massiccio montuoso del Sud dell’Abruzzo ma storia di eremiti e Papi come Pietro da Morrone che dapprima frequentò le grotte della Majella fondando monasteri rupestri per poi diventare Papa Celestino V nel 1294.

Ho visitato due monasteri rupestri, il Monastero di San Martino in Valle nelle vicinanze di Fara San Martino e Santo Spirito a Majella detto anche Eremo di Celestino V, raggiungibile da Roccamorice.

Di seguito le immagini delle due escursioni:

SAN MARTINO IN VALLE da Fara San Martino

1- Fara San Martino e la Valle di Macchialunga dove è presente il Monastero di San Martino in valle
2- La Val Serviera ed il noto pastificio di Fara San Martino
3- Cavità all’ingresso della Valle di Macchialunga
4- Le alte pareti all’ingresso della valle.
5- L’ingresso della forra della Valle di Macchialunga
6 – 7 – 8 – La Forra della Valle di Macchialunga
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9 – 10 – I ruderi dell’eremo di San Martino in Valle
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11- Una freschissima fontana sotto ad un grotta nella Valle di Macchialunga
12- Il grande Carpino nero cresciuto sotto alla grotta della foto n.11
13- La falesia di Fara San Martino con arrampicatore in azione, in alto sullo sfondo il paese di Civitella Messer Raimondo.
14 – 15 – Altre cavita e pareti della valle
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SANTO SPIRITO A MAJELLA o EREMO DI CELESTINO V da Roccamorice

16 – 17 – L’ingresso del Monastero ancora integro ed utilizzato.
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18- 22 – I vari ambienti del Monastero, al riparo sotto grandi tetti di roccia.
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23- Il campanile del Monastero
24- Gli ex orti di piante officinali del Monastero
25- La Campanula fragilis subsp. cavolini, endemismo della Majella.



CAMPO FELICE – ALTIPIANO DELLE ROCCHE

L’altipiano delle Rocche in Abruzzo offre facili escursioni in ambienti grandiosi e poco conosciuti.

Il periodo migliore è la tarda primavera dove le fioriture di specie botaniche, anche molto rare, arricchiscono di colore gli ampi spazi.

Il primo degli itinerari effettuati, riportato nel web, parte dalla strada di Campo Felice per raggiungere la vecchia miniera di bauxite (minerale di alluminio) seguendo un comodo tratturo che risale una valletta ortogonale alla strada .

Una seconda escursione è stata effettuata ai Piani di Pezza seguendo la strada da Rocca di Mezzo fino al Rifugio del Lupo quindi proseguendo a piedi per il tratturo che attraversa tutta la bellissima piana.

Di seguito le immagini delle escursioni.

1- Il Corno Grande visto dall’Altipiano delle Rocche.
2- Gli impianti sciistici di Campo Felice, sul pendio sovrastante si vedono i saggi di ricerche di Bauxite dal caratteristico colore rosso mattone.
5- 3- 4- Mattino presto a Campo Felice, domina il colore giallo dei Seneci che poi si chiuderanno in tarda mattinata.
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6- Tramonto a Campo Felice, domina il colore giallo dei Ranuncoli.
7- Campo Felice, di fronte la vallata della Miniera di Bauxite.
8- Il Monte Cefalone, 2142 m., con la sua lunga faglia che caratterizza la sponda Est di Campo Felice.
9- Klasea licopifolia ancora non in fiore, pianta rarissima presente a Campo Felice.
10- Bellissimo cuscinetto della comune Globularia meridionalis.
11- Asphodelus macrocarpus con lo sfondo della vallata della Miniera.
12- Farfalla del genere Erebia al tramonto.
13 – 14- Astragalus danicus, piuttosto comune a Campo Felice
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15- Il Monte Cefalone con la sua faglia ben visibile, poche decine di metri sopra la strada di Campo Felice.
16- 23- La valletta che conduce alla Miniera presenta nella sua parte iniziale una incredibile fioritura di Asphodelus macrocarpus di circa un ettaro.
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24- 25- I bellissimi prati fioriti primaverili di Campo Felice con la distesa di Asfodeli delle foto 16-23.
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26- Le discariche della vecchia Miniera di Bauxite (Ossido di alluminio)
27- La Miniera a cielo aperto con il caratteristico colore rosso mattone della Bauxite
28 – 30- Frammenti di Bauxite sono ancora presenti nella discarica.
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31- 32- La rarissima Orchis spitzelii cresce invece comune tra i ginepri nella zona della Miniera.
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33- Il coleottero Cicindela campestris
34- Salvia argentea
35- L’endemico Iris marsica purtroppo non più in fiore.
36-40- La dolomitica e impressionante bastionata del versante Nord del Monte Sirente, osservabile percorrendo la comoda strada dall’altipiano delle Rocche che scende da Rocca di Mezzo a Secinaro.
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41- 44- I Piani di Pezza.
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45- Klasea nudicaulis ai Piani di Pezza
46-47- Ononis cristata subsp.apennina ai Piani di Pezza
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48- Primula auricula e Anthyllis montana subsp. atropurpurea
49- Grandi cuscini di Euphorbia gasparrini subsp. samnitica caratterizzano i Piani di Pezza e di Campo Felice.



MONTI DELLA META

Bellissima e facile escursione in un luogo poco conosciuto nella parte meridionale del Parco Nazionale ALM.

ACCESSO: Si raggiunge il paese di Pizzone (Isernia) da Alfedena in Provincia de L’Aquila o da Castel San Vincenzo in Provincia di Isernia quindi dall’abitato si segue la comoda strada in direzione di Valle Fiorita dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prende il sentiero ben segnalato per il Bivacco Le Forme – Passo dei Monaci, riportato in bibliografia e nel sito del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/il-sentiero-da-valle-fiorita-le-forme-a-monte-meta-sentiero-italia-856058.

http://www.parcoabruzzo.it/iti_dettaglio.php?id_iti=1823

1- Monte Miele a destra e Monte La Meta a sinistra
2 – 3 Monte La Meta, d’inverno le particolari condizioni climatiche della zona lo trasformano in un piccolo Cerro Torre ed offre numerose vie alpinistiche di grande rilievo. (Rif. Ghiaccio d’Appennino – C. Iurisci)
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4- Monte La Metuccia
5- Il Bivacco Forme, nel bosco a poca distanza dal parcheggio.
6- La bellissima faggeta del tratto iniziale del percorso.
7- Nella faggeta è possibile ammirare una particolare formazione rocciosa modellata dal ghiaccio durante l’era glaciale.
8- Faggio cresciuto in simbiosi con una grande masso.
9- Veratrum album
10- Grandi faggi caratterizzano il bosco di Valle Fiorita.
11-12- Dopo un’ora di cammino si esce dal bosco
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13- 142- La valle prosegue verso il Passo dei Monaci e il Monte della Meta sempre più vicino.
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15- 16- Colchicum alpinum
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17- Trichius fasciatus su Verbascum.
18- La bellissima Parnassius apollo.
19 – 20- Farfalle varie su Cardus.
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21- Il Monte La Metuccia
22-23- La particolare formazione rocciosa de Le Mainarde sovrastate dal Monte a Mare, a destra il Monte La Meta
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24- 25-26- Purtroppo in vicinanza di Pizzone è stato appiccato un incendio ed interviene il Canadair
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ESCURSIONI E ARRAMPICATE A TENERIFE Settembre 2021

Dopo aver effettuato numerose salite, tra cui al Vulcano El Teide, ed arrampicate nell’isola di Tenerife nelle Canarie nell’Aprile del 2018, con Davide siamo ritornati per effettuare altre arrampicate e salite su altre cime vulcaniche che caratterizzano l’Isola.

Di seguito le immagini delle salite del 2021.

1- La piana di Guaza vista durante l’atterraggio con le serre delle coltivazioni di banane, a sinistra il Morros del Viento, subito dopo svetta la Roque del Conde, oggetto di salite di quest’anno e sullo sfondo il più alto vulcano d’Europa, El Teide salito nel 2018.
2- 3 – 4- 5 -6- 7-Arrampicata sul basalto della palestra del Barranco de Arico, vie dal 6C in su.
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8- La cima del vulcano Morros del Viento sovrasta i residence turistici di Los Cristianos.
9- La piattaforma lavica prima della cima del Morros del viento, a sinistra il Roque del Conde immerso dalla nebbia e sullo sfondo El Teide.
10- Vecchie canalizzazioni in tufo irrigavano i campi coltivati intorno al Morros del Viento, ormai il turismo ha fatto abbandonare questi pendii dove però prosperano i piccoli conigli delle Canarie.
11- La baia di Los Cristianos e di Las Americas visti dalla cima del Morros del Viento, la grande zona verde al centro è il campo del Golf Club Las Americas.
12- 13- Veduta dal Morros del Viento verso la Roque del Conde a sinistra, di ben 1000 metri di dislivello dalla base e El Teide sullo sfondo a destra
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14- In primo piano il piccolo cono vulcanico Montana del Mojon con a destra l’abitato di Chayofa e sopra, sullo sfondo, le coste rocciose de Los Gigantes.
15- Veduta verso Est con le cime intorno a Las Chafiras, a destra, di fianco a Davide, la superstrada per Santa Cruz.
16- Un gigante della flora, il “Pino gordo”, Pinus canariensis endemico delle isole Canarie, di circa 1000 anni di età !!!, sulla strada che da Villaflor sale verso la Canada del Teide.
17- La canada (caldera) del Teide, a sinistra le più recenti colate laviche di colore marrone scuro.
18- Sulle immense colate laviche del Teide con la cima a destra, salita nel 2018 (vedasi articolo)
19- Le desertiche distese di pietra pomice, capace di galleggiare sull’acqua, alla Montana Blanca, sotto alla cima del Teide.
20- 21 – 22- Un secondo gigante della flora delle Canarie, il famoso “Draco millenario” di Icod de Los VInos, Dracaena draco anch’essa endemica delle Canarie che sembra abbia una età di 3000 anni
21- Osservare le dimensioni della pianta con la persona al fianco sinistro della palma
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23- La Roque del Conde, una ardita cima vulcanica che si innalza per 1000 metri dalla piana sottostante, salita da solo.
24- Il sentiero di salita si snoda con ripidi tornanti di muretti a secco tra le pareti del Barranco de Las Casas.
25- Il Barranco de Las Casas e la arditissima cima di Roque Imoque.
26- Il comodo sentiero di salita prima della cresta Nord, a destra l’abitato di Vento da cui si parte per l’escursione.
27-28- 29- La cresta Nord oltre la quale il sentiero si fa molto più stretto e ripido, l’unico pericolo è quello di scivolare e cadere sopra ai fichi d’india e le altre piante spinose delle Canarie !!!.
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30- Gigantesco esemplare di Euphorbia canariensis
31- Veduta dalla cima della Roque del Conde verso Las Americas, ai piedi la Caldera del Rey coltivata a bananeti e la cresta del Morro Negro a destra.
32- Veduta dalla cima della Roque del Conde verso il Morros del Viento già oggetto di salita
33- Veduta verticale verso il sottostante Barranco de Las Casas e l’abitato di Vento da cui si inizia l’escursione.
34-La verticale piattaforma rocciosa basaltica della Roque del Conde con numerosi esemplari di Euphorbia canariensis e Opunzie.
35- I basalti colonnari che caratterizzano la croce della cima della Roque del Conde.
36- La Costa Adeje vista dalla Roque del Conde.
37- La Roque Imoque della foto n.25 vista dalla cima della Roque del Conde.
38- Il versante Nord della Roque del Conde a sinistra e la Roque Imoque a destra, visti da Arona.
39- 40- Il versante Est della Roque del Conde visto dalla Caldera del Rey (foto n.31) che fa da protezione naturale alle coltivazioni di bananeti.
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41- Veduta della Caldera del Rey dalla cresta sovrastante denominata Morro Negro.
42- La cresta del Morro Negro con il versante Est della Roque del Conde e gli insediamenti turistici che si spingono in alto sulle pendici del monte.
43. La Caldera del Rey con il Morros del Viento sullo sfondo visti dall’interno della Wildlans cave.
44- Veduta dell’abitato di Los Cristianos e del Morros del Viento dalla cima del vulcanello Montana Chayofita che lo separa dall’abitato di Las Americas, nella speranza che non si risvegli mai come al contrario ha fatto proprio in questi giorni di nostra permanenza il Vulcano a Las Palmas.
45- La Roque del Conde ed il grande Golf club Las Americas visti dalla Montana Chayofita



LA EX MINIERA DI MANGANESE di Poggio San Vicino.

Ulteriore itinerario consigliato ad appassionati di grotte e mineralogia, permette di esplorare una lunga galleria della ex Miniera di Manganese di Poggio San Vicino. La miniera, attiva negli anni ’50 del secolo scorso, è stata abbandonata presto per la scarsità del minerale estratto, costituito da esclusivamente da Pirolusite, chimicamente Biossido di Manganese.

Le Marche sono scarse di luoghi mineralogici, grandi miniere di zolfo erano attive nel Pesarese fino agli anni 50 dello scorso secolo ma per il resto questa è una delle rare miniere aperte della nostra regione, in precedenza ho descritto l’itinerario per visitare la Miniera di Ferro di Pecorile.

La miniera si trova anch’essa nella parte settentrionale del gruppo montuoso del Monte San Vicino.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Poggio San Vicino, un piccolo comune della Provincia di Macerata, dalla superstrada Vallesina (Fabriano – Ancona) all’uscita “Apiro-Mergo” proseguendo per la strada Provinciale n.9 quindi si devia per la strada Provinciale n.117 Esinante in direzione dell’Abbazia di S.Urbano proseguendo in direzione San Severino Marche -Apiro con deviazione per il paese di Poggio San Vicino per la strada Provinciale n.3 . Oppure da San Severino Marche in direzione di Cesolo per proseguire per Apiro per la strada Provinciale n.2 fino a Frontale. Qui si devia per la strada Provinciale n.52 fino a Poggio San Vicino.

Giunti alla chiesa si sale fino alla sommità del paese proseguendo in salita in direzione Loc.Palazzo-Domo, la strada poco dopo inizia a scendere con uno stretto tornante, si prosegue in discesa quasi al fondovalle fino al primo incrocio a destra per Cerqueto-Vallonga dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dalla parte opposta dell’incrocio dove si è parcheggiato si trova un tratturo che scende verso il fosso (344087,1 E – 4804474,1 N; 390 m.) , dopo circa 100 metri si trova una deviazione a sinistra con indicazione per i “Ginocchielli di S.Romualdo” che consiglio di visitare, si prosegue a destra fino ad una seconda deviazione con cartello indicante a sinistra la prosecuzione per la Miniera di Manganese, non fatevi intimorire dall’indicazione di 4 km di percorso per la miniera perché da questo punto sono solo 1,5 km di distanza.

Si percorre il tratturo di fondovalle tra alta vegetazione per circa 1 km fino a raggiungere il fosso (343473,5 E – 4803824,7 N; 430 m.), lo si attraversa e si prosegue a destra in netta salita, dopo circa 200 metri si trova un tornante e la strada svolta a sinistra, dopo altri circa 300 metri si raggiunge il piazzale di ingresso della miniera, (massimo 1 ora dall’auto) sotto ad alte pareti rocciose (343336,3 E – 4803911,4 N; 535 m.). Percorrere con attenzione la galleria fino al termine dove devia a destra fino ad un pozzo che esce nella parete sovrastante. salendo dal piazzale della galleria a destra per traccia di sentiero si può raggiungere la sommità del pozzo verticale che esce alla base di una alta parete rocciosa dove si possono osservare ancora ampie porzioni di mineralizzazione a Pirolusite nera. Nel piazzale della miniera, scavando tra le pietre, si possono trovare ancora dei frammenti di Pirolusite dal caratteristico colore nero.

Al ritorno si consiglia di visitare i “Ginocchielli di S. Romualdo” proseguendo il sentiero intercettato all’andata, fino a raggiungere un lastrone di calcare grigio contrassegnato da una targa metallica dove, secondo la leggenda, alla sua base sono impresse le impronte del Santo che si trovava a percorrere la zona con un cavallo in direzione della vicina Valdicastro.

1-Il primo incrocio dove il cartello a sinistra indica la direzione per i “Ginocchielli di San Romualdo” mentre a destra si prosegue per la Miniera.
2- Il secondo incrocio con il cartello per la Miniera a terra che indica di proseguire a sinistra.
3- L’alta parete rocciosa sotto la quale si apre l’ingresso della miniera di Manganese.
4- 5 La galleria di ingresso, nel piazzale in particolare a destra della foto, scavando tra le pietre si possono trovare ancora dei frammenti di Pirolusite nera.
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6- Il sentiero è segnato CAI 178.
7- 8 – Dentro alla galleria.
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9 – 10 – 11- L’uscita superiore del pozzo verticale a ridosso della parete rocciosa.
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12- Anche intorno al pozzo si trovano ancora frammenti di Pirolusite
13- Porzioni di mineralizzazione a Pirolusite nera nella parete sopra al pozzo.
14 – 15 – 16 – 17- Frammenti di Pirolusite
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18- Campione mineralizzato ad ossidi di ferro.
19- I ginocchielli di San Romualdo.
Estratto di carta topografica della zona con indicato il sentiero per la Miniera di Manganese.