LA CAMOSCIARA Parco Nazionale ALM alla ricerca dell’orchidea Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus).

Il 5 giugno, con mia moglie Cristina e insieme ai nostri amici Catia e Pietropaolo, anche loro appassionati di montagna, fotografia e di orchidee, abbiamo raggiunto il paese di Villetta Barrea nel Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise dove abbiamo pernottato in un bellissimo B&B a 2 chilometri dalla nostra mèta per poi effettuare il giorno dopo una bellissima escursione, nonostante la minaccia di pioggia, nella valle della Camosciara alla ricerca della rarissima orchidea Cypripedium calceolus detta anche Scarpetta di Venere.

La Camosciara conserva una delle pochissime stazioni dell’orchidea dell’Italia Centrale .

Le singole piante che abbiamo avuto la fortuna di osservare sono protette da gabbie metalliche dall’incoscienza degli escursionisti e nonostante ciò, abbiamo trovato una pianta fiorita raccolta e lasciata vicino al greto del torrente.

L’orchidea è vistosa ed è la più grande della flora Italiana, è rarissima e per questo va assolutamente protetta, si può liberamente fotografare (avevo chiesto alla direzione del Parco la possibilità di fotografarla e mi avevano risposto che la visita alla stazione è libera anche se con le dovute cautele e divieti da rispettare) ma non deve essere assolutamente raccolta.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il Lago di Barrea visto dal Castello del paese, sullo sfondo Civitella Alfedena e, a sinistra, i monti della Camosciara.
2- Il Castello sovrasta il paese di Barrea arroccato su un colle sopra al lago artificiale.
3 – 4 La vallata della Camosciara, il tempo non è dei migliori ma siamo fiduciosi.
4
5- Dopo 30 minuti di cammino dal parcheggio per comodissima strada di fondovalle, anche se asfaltata, incontriamo la prima gabbia con una piantina fiorita di Cypripedium calceolus, l’emozione è alle stelle.
6 – 10 – La meravigliosa Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus) in piena fioritura.
7
8
9
10
11- Il labello a forma di pantofola (da cui il termine comune “Scarpetta di Venere”) intrappola degli insetti necessari per l’impollinazione dell’orchidea.
12 – Durante l’escursione un altro interessante incontro botanico, l’Aquilegia magellensis, raro endemismo Abruzzese.
13
14
15- Eriophorum latifolium caratteristico delle zone acquitrinose.
16- Neottia nidus-avis, orchidea dai singolari fiori di colore marrone difficile da osservare nel sottobosco.
17- La Paris quadrifolia, altra rara pianta detta anche Uva di Volpe.
18- La faggeta della Valle della Camosciara con Cristina e i nostri amici Catia e Pietropaolo che ci hanno accompagnato.
19- La faggeta della parte terminale della Valle della Camosciara, a ridosso delle pareti rocciose che la delimitano.
20- La cascata delle Ninfe
21 – 23- La cascata delle Tre Cannelle.
22
23
24- Bianco e nero su radici di Faggi a conclusione della bellissima esperienza.



LA BUCA DEL TERREMOTO di Monte d’Aria

Su richiesta di alcuni amici interessati a visitare questo insolito luogo situato al di fuori dei Monti Sibillini riporto la descrizione dell’itinerario di raggiungimento della Buca del Terremoto.

La Buca del Terremoto aperta dal sisma del 1799 tra il Monte di Colleluce (861 m.) e il Monte San Pacifico (760 m.) nella zona montuosa compresa tra San Severino Marche, Serrapetrona e Camerino è una voragine di forma pressoché circolare, larga circa 50 metri e profonda 20 formata probabilmente a causa del crollo della volta di una grotta presente nel sottosuolo.

ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Villa d’Aria nel comune di Serrapetrona, passando per il capoluogo (che si può raggiungere da San Severino Marche, da Tolentino e da Caldarola) per proseguire per 6 km in direzione di Castel San Venanzo e proseguendo in direzione di Camerino fino all’abitato di Villa d’Aria. Oppure da Camerino si prende la Strada Provinciale n.22 per la frazione di Torrone, si prosegue ed al bivio per Crispiero si devia a destra in direzione di Serrapetrona, si ignora a destra il bivio per Letegge – Pozzuolo – Statte proseguendo per la strada principale. Si prosegue per circa 3 km e si raggiunge la frazione di Villa d’Aria sempre su strada asfaltata.

DESCRIZIONE ITINERARIO: Da Villa d’Aria si può proseguire in auto su strada sterrata con fondo sconnesso in salita che inizia dalla parte superiore del paese oppure si parcheggia nel paese e si prosegue a piedi. Si sale nella strada sterrata, passando alla base delle grandi pale eoliche del Monte d’Aria, visibili da tutta la provincia di Macerata, ed in circa 1,5 km si raggiunge la Chiesina denominata “Madonna della Neve” nascosta dentro una piccola pineta (350355,7 E – 4783532,9 N; 790 m.; foto n.3) . Qui se si è giunti in auto si parcheggia e si prosegue a piedi. Dalla chiesina si prosegue a piedi la strada sterrata in lieve discesa per 200 metri fino al primo bivio dove si prende a sinistra (foton.2, cartello “buca”). Dopo 500 metri si scende in un vallone (foto n.4) per poi risalire e raggiungere dei prati con molti arbusti di ginepri in direzione di una vasta pineta. Dopo circa 300 metri si nota una sterrata che si avvicina dalla destra e che si incrocia in corrispondenza del cambio di direzione del vertice della pineta (foto n. 7-8) dove si trova un secondo cartello che indica l’imbocco del sentiero che entra nella pineta e che, in 150 metri, conduce alla voragine (351199,7 E – 4784530,2 N; 790 m.).

RITORNO: Stesso itinerario. Dopo aver superato per 100 metri la chiesa della Madonna della Neve è possibile prendere la sterrata a destra in netta salita e raggiungere la base delle grandi pale eoliche ed arrivare fino alla sommità del Monte d’Aria caratterizzata da numerosi ripetitori.

1- I Monti Sibillini visti dai prati intorno alla Madonna della Neve.
2- Il bivio con cartello “buca” che, a destra, conduce alla Buca del Terremoto.
3- La sterrata che conduce alla Buca, la pineta nasconde la chiesina della Madonna della Neve, vicino alla grande pala eolica, sullo sfondo, verso Sud, il Monte Letegge.
4- La sterrata poco prima del vallone, sullo sfondo la pineta che nasconde la Buca del Terremoto.
5- Veduta verso Nord con il Monte San Vicino che emerge dalla pineta.
6- Veduta verso Ovest con il Monte Cucco al centro ed il Monte Catria a destra.
7- Il vertice della pineta in cui si entra per raggiungere la Buca.
8- Il cartello posto nei pressi della pineta, sullo sfondo, verso Sud-ovest, il Monte d’Aria con i ripetitori in cima e le pale eoliche.
9- Dalla pineta all’improvviso si apre la voragine circolare della Buca del Terremoto.
10- La Buca, si noti le dimensioni con la mia figura in maglia bianca, sul bordo a sinistra.
11- Le verticali pareti di scaglia rossa del lato Nord piene di muschi che compongono la Buca.
12- L’unico punto dove si può raggiungere il fondo della Buca.
13- Il lato esposto a Sud illuminato dal sole.
14- Veduta verticale della voragine dal suo bordo.
15- Alcuni tronchi caduti nel fondo della Buca dove qualche cretino ha lasciato due mascherine, la stupidità umana non ha limiti.
16- Veduta d’insieme della Buca confrontate con la mia figura sul fondo.
17- Sul fondo della Buca, piena di detriti di scaglia rossa.
18- Emblematica lapide alla Chiesetta della Madonna della Neve, peccato che il terremoto non ha avuto rispetto del fabbricato.
19- Pianta satellitare dell’intero percorso.
20- Dettaglio del secondo tratto del percorso, da compiere a piedi.
21- Dettaglio satellitare della parte tratteggiata in rosso della foto n.19 della Buca del Terremoto.



PICO DEL TEIDE – TENERIFE

Raccontando ad un mio amico l’esperienza avuta nell’Aprile 2018 a Tenerife della salita al vulcano più alto d’Europa (l’Etna è alto 3350 metri), chiedendomi di vedere alcune foto ho colto l’occasione per inserirle nella rubrica “Oltre i Monti Sibillini” dedicata a salite in altre catene montuose.

Il Teide è un vulcano che si trova sull’isola di Tenerife nell’arcipelago delle Canarie. Con i suoi 3718 metri di altezza sul livello del mare (e circa 7.000 metri sopra la piattaforma oceanica) è la vetta più alta della Spagna e anche la montagna più alta delle isole dell’Oceano Atlantico. È il terzo vulcano del mondo per altitudine dalla sua base dopo il Mauna Loa e il Mauna Kea alle Isole Hawaii.

La sua particolare altezza in un contesto di totale assenza di montagne nelle vicinanze (è l’unica cima dell’isola) conferisce al Pico del Teide (la punta del vulcano) un grande fascino per gli escursionisti che da qui possono godere di una vista a 360°.

Di seguito le immagini della settimana di escursioni nei dintorni del Teide , nei vari Barranco ed arrampicate effettuate con il mio Amico Davide.

1- Il Pico del Teide visto dalla costa di Tenerife.
2- La pianta simbolo delle Canarie, La Dracaena Draco o El Drago il cui tronco se tagliato essuda di un lattice rosso sangue.
3- Una delle moltissime specie di Aeonium, piante grasse tipiche anch’esse delle Canarie.
4- Escursione al Barranco (vallone) de Ruiz tra grotte vulcaniche e canyon a picco sul mare.
5- Escursione nell’entroterra nella desertica valle di Masca
6 – 7- Salite ad alcuni torrioni vulcanici
7
8- Aloe canariensis coltivata nell’Isola per la produzione di prodotti cosmetici.
9 – 10- La Valle di Masca.
10
11- La Caldera del Teide.
12- La funivia che permette di giungere rapidamente in quota sul Teide.
13- L’arrivo della stazione della funivia e la cima del Pico del Teide sullo sfondo.
14- Si inizia la salita al Pico del Teide tra colate di lava di vari colori.
15- Giunti nei pressi del cratere sommitale si osserva tutta l’Isola di Tenerife immersa nella nebbia mattutina.
16- Il tratto iniziale della salita già a circa 3500 metri di altezza, siamo partiti poco meno di due prima dal livello del mare ed il notevole dislivello fatto un così poco tempo si fa sentire.
17- il Pico mantiene ancora un po di neve invernale nonostante ci troviamo di fronte alle coste a Sud del Marocco.
18- L’immensa Caldera del Teide con le varie colate laviche di diversi colori.
19 – 20- Il Cratere sommitale con le fumarole ricoperte di Zolfo.
20
21- In cima con il mio amico Davide, alle spalle la parte Occidentale dell’Isola ricoperta di boschi.
22 – 23- Giro intorno al Pico del Teide tra gigantesche colate laviche.
23
24- Attimo di riposo in cima al Teide, alle spalle la Caldera.
25- Formazione di “mini” Penitents nei tratti dove ancora rimane la neve, guglie di ghiaccio formate dal vento, questi sono alti qualche decina di centimetri, nelle Ande sono alti anche diversi metri !!!
26- Il sentiero sulle sabbie vulcaniche che riporta in cima.
27 – 28- Il Pico del Teide con la stazione della funivia visto dalla Caldera dove sorgono particolari formazioni rocciose, le Roques de Garcia, questa è una delle immagini più caratteristiche di Tenerife.
28
29- Formazioni laviche della Caldera del Teide con una pianta di Echium wildpretii al centro che colonizza la lava.
30- 31- Guglie di Basalto intorno alle Roques de Garcia.
31
32- Davide in arrampicata sulle guglie di Basalto.
33- Arrivo io.
34- Altra pianta caratteristica delle Canarie, l’Euphorbia canariensis
35- E questa pianta non può che provenire dalle Canarie, si chiama infatti la Canarina canariensis.
36- L’unica cascata di Tenerife al Barranco del Infierno.
37- Altra pianta tipica delle Canarie, l’ Echium giganteum arboreo.
38 – 39 – 40 – 41 – 42 – 43- Fasi di arrampicata nella falesia delle Roque de Jama ad Arona
39
40
41
42
43
44 – 45 -46 – Paesaggio lunare alla Montana Blanca con immense dune di pietra pomice (che galleggia sull’acqua) accumulato dalle eruzioni del Teide. In questo luogo hanno girato scene di numerosi film tra cui la Furia dei Titani e 2001 Odissea nello Spazio.
45
46
47- Una Violacciocca (Erysimum scoparium) caratteristica delle sabbie vulcaniche della Caldera del Teide.
48- Il Pico del Teide a destra con il Pico Viejo più basso e la Caldera riempita dalle colate storiche che si sono susseguite, di diversi colori, dal grigio al marrone al nero.



MONTE LETEGGE: In attesa di tempi migliori.

Il 23 Novembre 2020, per l’impossibilità di uscire dal comune di residenza senza valido motivo a causa delle imposizioni del Governo e della Regione Marche per limitare l’epidemia da COVID19, mi accontento di uscire nelle montagne del comprensorio del comune di Camerino.

Escursione pomeridiana, partendo a piedi dall’incrocio della strada per Monte D’Aria – Serrapetrona – Camerino, per comoda strada sterrata e prati ho raggiunto la sommità del Monte Letegge da cui si gode di un bel panorama a Sud verso i Monti Sibillini e a Nord verso le montagne della vallata che va da Camerino fino a Fabriano.

In questi giorni sui social (principalmente facebook) molti frequentatori di montagna residenti in comuni (Fabriano, Civitanova, Macerata ecc.) al di fuori del comprensorio dei Monti Sibillini stanno mettendo immagini di escursioni effettuate con i monti innevati senza alcuna vergogna pur sapendo che non possono uscire dal proprio comune senza un valido motivo.

A che serviranno poi le regole se tanto non c’è nessuno che controlla.

Tanto si sa, se aspettiamo che gli Italiani abbiano, senso civico, dovere e rispetto per il prossimo e per il mondo che li circonda allora siamo a posto !

1- Il gruppo Nord dei Monti Sibillini visto dal Monte Letegge.
2- Zoom da Est con il Monte Castel Manardo, il Pizzo Regina e Monte Acuto.
3- Zoom sulla parte centrale con il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Pizzo Berro e il Monte Rotondo.
4- Zoom sullo sfondo con Monte Rotondo, Monte Bove Nord (a destra), Monte Cacamillo in primo piano a sinistra e Monte Pietralata in secondo piano centrale.
5- Zoom ad Ovest con La Croce di Monte Rotondo sullo sfondo e il Monte Coglia in primo piano.
6- La bellissima piramide del “piccolo” Monte Acuto.
7- Il Montigno (o Monte Igno), del gruppo dei monti di Montelago, nei dintorni di Camerino delimita la vallata del Chienti (a sinistra) prima di Serravalle.
8- La maestosa Priora con il Pizzo Regina domina il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
9- Veduta verso Nord ovest con il Monte Catria, visitato pochi giorni fa. (vedi itinerario)
10- Il Monte d’Aria con il ripetitore e le gigantesche pale eoliche visibili da tutta la costa da Ancona a Porto S- Elpidio.
11- Veduta da Nord con la successione dei monti del gruppo del Monte San Vicino.
12- Una delle pale eoliche del Monte d’Aria confrontata con la strada sterrata sottostante.
13 – 14- Nei tratti rocciosi del versante Camerte del Monte Letegge è possibile ritrovare bellissime e grandi porzioni di selce rossa.



APPENNINO TOSCO EMILIANO. LAGO SANTO E LAGO BACCIO Da Pievepelago. VALLE DELL’ORSIGNA e l’albero con gli occhi di Tiziano Terzani.

Come già fatto nel Settembre 2019, ho continuato le escursioni per visitare i laghi dell’Appennino Tosco Emiliano. Quest’anno, il 4 settembre, ho raggiunto il Lago Santo, raggiungibile praticamente in auto da Pievepelago risalendo la Valle delle Tagliole, si parcheggia infatti a poche centinaia di metri dal Rifugio Marchetti sitato sulle sponde del bellissimo lago di montagna. Quindi per comodo sentiero, in circa 30 minuti si raggiunge l’altro lago limitrofo, il Lago Baccio posto in un caratteristico ambiente di alta quota. L’itinerario classico è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano. Anche questo itinerario è segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, unica raccomandazione, da non percorrere in piena estate per la presenza di troppi escursionisti essendo un percorso adatto e raggiungibile da tutti.

Il 5 settembre invece ho effettuato una escursione in una boscosissima e poco conosciuta valle, la Valle del torrente Orsigna, in particolare siamo stati a visitare il cosiddetto “albero degli occhi” in memoria dello scrittore Tiziano Terzani nativo della valle. La Valle dell’Orsigna si raggiunge percorrendo la SS 632 Porrettana da Porretta (BO) in direzione di Pracchia (PI), poco prima del paese si devia a destra per una stradina strettissima da percorrere con molta cautela. Oppure se si sale da Pistoia in direzione di San Marcello Pistoiese, al paese di Pontepetri si devia per la Porrettana in direzione di Pracchia quindi incrocio a sinistra poco dopo il paese.

1- Il Lago Santo, nel Parco Regionale del Frignano, in provincia di Modena.
2 – 3 – 4 – 5 – 6- Il Lago Santo si apre in una boscosissima valle.
3
4
5
6
7- Il Monte Giovo (1991 m.) si specchia nelle acque del Lago Santo.
8- Il tratto settentrionale del Lago Santo dove si aprono dei prati ancora pieni di fiori alpini.
9- La gentiana asclepiadea
10- Aconitun napellus ancora in piena fioritura ma fortemente velenoso.
11 – 12- Il Lago Baccio situato a quota più alta del Lago Santo, in un ambiente prettamente alpino
12
13- La testata della rocciosa valle che contiene il Lago Baccio.
14- Il Balzo delle Rose (1955 m.) domina il Lago Baccio.
15- La parte iniziale paludosa del Lago Baccio
16- La rara Caltha palustris sulle sponde del Lago Baccio.
17- La valle dell’Orsigna e le indicazioni per l’Albero con gli occhi in memoria di Tiziano Terzani, scrittore nativo della valle.
18 – 19 – 20- L’albero con gli occhi, un bellissimo pluricentenario ciliegio selvatico, con i vari omini di pietra a terra lasciati dai visitatori in memoria di Tiziano Terzani.
19
20
21- La boscosissima ed isolata Valle dell’Orsigna.
22 – 23- Nei pressi c’è anche l’Albero dell’Amore, due faggi nati vicinissimi e fusi insieme durante la crescita a costituire un solo albero.
23
24- Il vecchio Mulino della Valle dell’Orsigna, ristrutturato e trasformato ora in Museo da chi ama la propria terra.



APPENNINO UMBRO-MARCHIGIANO: MONTE CATRIA E MONTE ACUTO

Il Monte Catria con i suoi 1701 metri ed il vicino Monte Acuto 1666 metri, rappresentano le cime più alte del settore Nord dell’Appennino Umbro Marchigiano e del tratto compreso tra la catena dei Monti Sibillini a sud e l’alto Appennino bolognese con il corno alle Scale (1945 m), a nord, a cavallo tra le Provincie di Pesaro-Urbino e Perugia, in particolare nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio (provincia di Pesaro e Urbino) e del comune di Scheggia e Pascelupo (provincia di Perugia) .

La sua cima svetta rispetto alle montagne circostanti regalando uno dei più ampi panorami delle nostre montagne. La salita, effettuata l’11 novembre 2020 mi ha regalato una giornata indimenticabile per la presenza di un fantastico mare di nebbia che ricopriva Umbria e Marche.

La salita più facile alla cima può essere effettuata partendo a piedi dalla Madonna degli Scout.

La Madonna degli Scout si può raggiungere da Frontone ma per una strada stretta e piena di tornanti o più facilmente da Chiaserna, Frazione di Cantiano.

Chiaserna si raggiunge da Sassoferrato (AN) per la strada Provinciale Arceviese n.360 in direzione di Isola Fossara. Quindi si prosegue in direzione di Cantiano attraversando la suggestiva Gola del Corno, posta alla base della bastionata rocciosa del Corno del Catria, si raggiunge Valdorbia proseguendo per la Strada Statale n. 50 fino a Chiaserna. Dal paesino si sale per la comoda strada asfaltata del Monte Catria chiusa nel periodo dal 30 novembre al 30 marzo fino all’incrocio (tre strade) dalla Sella dell’Infilatoio – Madonna degli Scout, punto di partenza per l’escursione a piedi, attraversando in auto bellissime faggete.

Giunti al bivio si parcheggia e si sale il pendio erboso in direzione della cima fino a raggiungere il Rifugio della Vernosa con l’omonima fonte, dal rifugio si prosegue nel bosco fino a raggiungere la cresta Est da cui si può salire direttamente (più panoramica) oppure proseguire il sentiero sottostante fino ai prati di cima in cui svetta la gigantesca croce (foto n.24).

Il Monte Acuto può essere salito partendo sempre dalla Madonna degli Scout oppure proseguendo per poche centinaia di metri in auto verso gli impianti sciistici per parcheggiare alla sella successiva dove si prende un sentiero che dapprima sale nel bosco poi prende la cresta Est che conduce direttamente in cima senza difficoltà (foto n.25).

Purtroppo anche queste montagne sono fortemente degradate, sia dal turismo selvaggio, basta guardare gli assurdi impianti sciistici che saranno aperti solo per pochi giorni l’anno, vista la quota e le scarse precipitazioni nevose degli ultimi anni, dalle gigantesche croci e misteriose costruzioni di vetta (foto n.10) e, per finire anche all’allevamento allo stato brado indiscriminato e senza regole e presenza di animali selvatici in sovrannumero che nessun ente riesce a dare autorizzazioni per fare abbattimenti selettivi.

1- La cresta sommitale del Monte Catria con la gigantesca croce.
2- Mare di nebbia sopra le Marche, emerge il Monte della Strega in primo piano ed il Monte Sam Vicino sullo sfondo destra.
3- Cavalli al pascolo hanno fortemente degradato i prati sommitali del Monte Catria.
4- Il Monte Acuto e le vallate umbre sullo sfondo visti dalla cresta del Monte Catria.
5- Giunti quasi in cima al Monte Catria.
6- L’Appennino Umbro-Marchigiano dove emergono le Serre di Burano.
7- La gigantesca croce di vetta visibile addirittura dai Monti Sibillini.
8- Veduta verso Sud, al centro i Monti Sibillini, a destra il massiccio del Monte Cucco.
9- I prati sommitali devastati sia dagli cavalli al pascolo che dai cinghiali., è difficile non calpestare sterco o cadere in qualche buca.
10- Nei pressi della croce è presente una costruzione di soli 4-5 metri quadri di superficie, non capisco il suo scopo ma mi raccomando……chiudete la porta quando uscite !!!!! E’ solo quello che rimane delle pareti esterne. Ma qualcuno che la rimuove no ?
11- La mia ombra si sovrappone a quella della croce. In alto l’incrocio in corrispondenza della Madonna degli Scout dove si parcheggia per salire al tracciato più semplice per il Monte Catria.
12- Scendendo verso l’auto si notano i due pali metallici piantati alla Sella dell’Infilatoio e i soliti cavalli al pascolo., sullo sfondo il Monte Acuto.
13- Il Monte Catria visto dalla cresta Nord-est del Monte Acuto.
14- Veduta verso Nord dal Monte Acuto, emergono il Monte Tenetra in prima piano, il Monte Petrano ed il Monte Nerone, appena visibili sullo sfondo a destra il Sasso Simone ed il Monte Carpegna.
15- Gli impianti sciistici del Monte Acuto con la funivia del Catria che sale da Frontone hanno devastato le faggete di quota, mi domando quanti giorni all’anno saranno in funzione considerato le scarse nevicate degli ultimi anni e la bassa quota delle piste, che arrivano appena a 1400 metri di quota.
16- Pendii in successione, dal Monte Acuto, al Monte Catria al Monte della Strega.
17 Il versante Nord del Monte Acuto.
18- Il Monte Catria visto dal Monte Acuto.
19- Il ripido versante rupestre Nord del Monte Acuto.
20 – La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, vista verso Est con il Monte Catria a destra.
21- La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, veduta verso Nord con il Monte Petrano ed il Monte Nerone..
22- Le bellissime faggete di quota del Monte Catria lungo la strada che sale da Chiaserna.
23- Interessanti canali rocciosi per salite invernali nel versante Sud del Monte Acuto.
24- Itinerario di salita al Monte Catria visto dal Monte Acuto.
25- Itinerario di salita al Monte Acuto visto dal Monte Catria.



LA MINIERA DI PECORILE

Itinerario diverso da quelli che normalmente descrivo, non è un itinerario escursionistico di montagna ma è consigliato ad appassionati di grotte e mineralogia, permette di esplorare antiche gallerie di coltivazione di minerali ferrosi eseguite agli inizi del 1900 ma coltivate per un breve tempo per la scarsità del minerale ferroso presente. Le Marche sono scarse di luoghi mineralogici, grandi miniere di zolfo erano attive nel Pesarese fino agli anni 50 dello scorso secolo ma per il resto questa è una delle rare miniere aperte della nostra regione.

La miniera si trova nella parte settentrionale del gruppo montuoso del Monte San Vicino, si raggiunge praticamente in auto, basta poi camminare neppure 100 metri nel bosco per arrivare all’ingresso delle due antiche gallerie.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Serra S. Quirico (AN) mediante la superstrada SS 76 da Ancona o da Fabriano. All’uscita della superstrada si prende la SP 14 in direzione Sant’Elia – Domo. Si inizia a salire di quota con diversi tornanti verso le propaggini del gruppo del Monte San Vicino, si raggiunge il paese di Sant’Elia e si prosegue in direzione di Domo. Dopo circa 1,5 km si prende la deviazione verso destra in direzione di Pecorile -Precicchie. Si supera in salita su strada strettissima il paesino di Pecorile (frazione di Fabriano) e si continua salendo in un vallone boscoso per altri 500 metri fino ad un cambio di versante della strada dove si parcheggia (foto n.1). Quindi ci si addentra nel bosco per traccia di sentiero e dopo circa 100 metri si individua nel versante sinistro (destro orografico) due aperture nelle pareti rocciose. La prima galleria è in discesa per poche decine di metri, le altre due successive sono percorribili con attenzione, muniti di casco e lampada frontale, per quasi un centinaio di metri. Nelle pareti e nel fondo si possono trovare frammenti di minerali di ferro riconoscibili per il loro caratteristico color ruggine. Molti frammenti di minerale estratto sono presenti nel più sicuro terreno antistante le due gallerie, basta scavare tra le foglie e il terreno. I minerali presenti sono ossidi di ferro quali limonite e goethite dal classico colore giallo e marrone ruggine, calcite in grandi cristalli bianchi o rossastri per la presenza di ferro oppure in masse cristalline bianche di notevole spessore, se si è fortunati si possono trovare spalmature di minerali di rame quali azzurrite di colore azzurro e malachite di colore verde sopra gli stessi minerali di ferro e rarissime incrostazioni di fluorite in sferette bianche anch’esse sopra croste di minerali di ferro. Ovviamente, essendo Parco del Monte San Vicino è vietato raccogliere i minerali, solo fotografie.

E’ vivamente consigliata anche una visita alla frazione di Precicchie con il suo piccolo ma bellissimo castello.

1- Il cambio di versante della strada dove si parcheggia, le miniere sono all’interno del bosco dietro l’auto.
2 – 3 – L’ingresso delle gallerie nelle pareti rocciose dentro al bosco.
4- La galleria più ampia ma poco profonda, si notano nelle pareti i filoni dei minerali ferrosi dal classico color ruggine.
5- La galleria più corta con i filoni ferrosi ancora visibili.
6- Veduta d’insieme delle due gallerie.
7- La terza galleria, proprio di fianco alla strada salendo verso Precicchie.
8- Blocchi di bianca calcite nella seconda galleria.
9 – 12- Ci addentriamo nella seconda lunga galleria.
10
11
12
13- 14 – La terza galleria
14
15 – 18- Alcuni ragni vivono all’ingresso delle gallerie, anche se in ambienti molto umidi
16
17
18
19- Una chiocciola all’ingresso della galleria.
20 – 21 – E non potevano mancare diversi pipistrelli.
21
22 – 23 – Con una torcia a LED ultravioletti si evidenzia la calcite più luminosa tra le pietre del fondo delle gallerie.
23
24 – 25- Minerali ferrosi presenti nel terreno antistante le due gallerie.
25
26- L’ingresso della galleria superiore posta di fianco alla strada.
27 – 29- La galleria più profonda presente di fianco alla strada nella curva superiore
28
29
30- Ancora pipistrelli
31- Una diramazione laterale con pozzo finale: ATTENZIONE !!!!
32- Concrezioni limonitiche sul soffitto
33- La parte finale della lunga galleria
34- Campione di calcite in grandi cristalli.
35- Grande cristallo di calcite di colore rossastro per la presenza di minerali ferrosi.
36- Campione di minerale di ferro compatto.
37- Crosta Limonitica
38 – 39- Campioni di Goethite.
39
40- Spalmature verdi di Malachite (minerale di rame) su minerale ferroso.
41 – 42- Bel campione di limonite con evidenti incrostazioni di minerali di rame quali azzurrite (azzurra) e malachite (verde).
42
43- Rarissimo campione di crosta limonitica con sferule di Fluorite bianca.



APPENNINO TOSCO EMILIANO LAGO NERO E LAGO PIATTO dalla Riserva Naturale Campolino – Orto Botanico Forestale e la Casetta dei Pastori.

14 SETTEMBRE 2019

L’itinerario classico (sentiero n. 104) è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano.

Anche questo itinerario è segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, in alcuni tratti le segnalazioni non distano più di 50 metri.

Di seguito le migliori immagini della giornata.

1- Il sentiero di salita nella faggeta prima dei prati sommitali, impossibile perdersi.
2- Uscita dalla faggeta, i vasti mirtilleti in versione autunnale intorno al Bivacco Lago Nero.
3- Il Bivacco Lago Nero.
4 – 5 Il Lago Nero, a quota 1730 m.
5
6- Tritoni alpini nelle acque del lago.
7- Il ventre giallo dei tritoni alpini
8 – 9 Le rocce silicee circostanti si rispecchiano nelle acque del Lago Nero.
9
10- Il Lago Nero visto dal sentiero che proviene da Le Regine – Abetone.
11 – 12 Il Lago Piatto, situato a 1828 metri.
12
13- Il Monte Gomito, situato tra i due laghi, sopra ai campi da sci ad Ovest dell’Abetone
14- Felce isolata nel bosco della Riserva Orientata Campolino, nei pressi dell’Orto Botanico della Forestale.




APPENNINO TOSCO EMILIANO MONTE LIBRO APERTO Dall’Abetone per la Verginetta e il Monte Belvedere.

13 SETTEMBRE 2019

L’itinerario classico (sentiero n. 00) è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano.

Segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, in alcuni tratti le segnalazioni non distano più di 50 metri.

Di seguito le migliori immagini della giornata.

1- Il sentiero per il Monte Libro Aperto perfettamente segnalato, sullo sfondo a sinistra l’abitato dell’Abetone con le piste da sci tracciate nel bosco e a destra l’abitato di Fiumalbo sovrastato in lontananza dalle Alpi Apuane .
2- Le due cime del Monte Libro Aperto, il nome deriva proprio dalla forma di un libro aperto che esse producono.
3- Mi domando chi avrà scolpito questo cippo in pietra che indica il sentiero a due ore dall’Abetone, si nota l’altro segnale bianco/rosso nel tratto di sentiero sullo sfondo a destra, tra l’altro visibilissimo, a neppure 100 metri di distanza.
4- Una bellissima felce di alta quota la Cryptogramma crispa.
5- Veduta dalla cima del Monte Libro Aperto verso Sud, Sullo sfondo a destra il Corno alle Scale.
In primo piano i vastissimi mirtilleti della zona, i più estesi dell’Appennino, in veste autunnale.
6- dettaglio dei mirtilleti in veste autunnale
7- Veduta dalla cima del Monte Libro Aperto verso Nord, Sullo sfondo a destra il Monte Cimone già salito diversi anni fa, a sinistra la seconda cima.
8- La prima cima del Monte Libro Aperto (più alta, 1937 m.) nel tratto attrezzato con catena metallica.
9- La prima cima del Monte Libro Aperto vista dalla seconda cima.
10- Le due cime del Monte Libro Aperto viste da Nord
11- Mirtilli in veste autunnale
12- Prataiolo con grillo
13- Monte Belvedere, il suo versante Ovest precipita ripido verso la valle del Torrente Lima.
14- Il terrazzo di cima del Monte Belvedere, sullo sfondo il Corno alle Scale e la cresta Monte Spigolino – Monte Cupolino.
15- Gentianella columnae nei pascoli altitudinali.
16- Cespugli di bellissime felci tra le rocce del Monte Belvedere.
17- Calunna vulgaris in piena fioritura di fine estate nei mirtilleti di media quota.
18- Gentiana asclepiadea nelle faggete intorno all’Abetone



MONTE TERMINILLO Anello dal Rifugio Angelo Sebastiani per la cima e la cresta Sassetelli.

28 SETTEMBRE 2019

L’itinerario classico è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web del Monte Terminillo.

Di seguito le migliori immagini della giornata.

1- Un Codirosso spazzacamino saltella tra i massi del versante Est del Monte Terminillo
2- Versante Est del Monte Terminillo
3- I torrioni del versante Est del Monte Terminillo.
4- La cima del Monte Terminillo vista da sopra il Rifugio Sebastiani.
5- La croce di vetta
6- Il Monte Terminilletto e la conca di Rieti parzialmente coperta dalla nebbia mattutina.
7- Veduta verso Est con il Gran Sasso sullo sfondo.
8- Zoom sul Monte Terminilletto e Rieti
9- I Monti Sibillini visti dalla cima del Monte Terminillo.
10- Zoom sui Monti Sibillini, da sinistra il PIzzo Berro, Pizzo Regina, Monte Porche e Monte Argentella.
11- Zoom sulla Cima del Redentore e Monte Vettore.
12- Il Valico di Leonessa e il Monte Elefante.
13- La cresta Sassetelli che scende dalla cima.
14- La cresta che sale verso il Monte Terminilletto.
15- La cima del Monte Terminillo vista dalla cresta Sassetelli.
16- La parte finale della cresta Sassetelli con il sentiero che scende verso il Rifugio Sebastiani.
17- La conca sotto alla cresta Sassetelli, ben visibili i mirtilleti in versione autunnale.
18- Particolare dei mirtilleti della foto n.17.
19- Anche sul Terminillo ottima segnaletica metallica.
20- ILa parete Nord del Monte Terminillo