TOUR INTORNO AL MONTE BIANCO

PUNTA HELBRONNER – COL DU GEANT per il ghiacciaio del Gigante

1- Il Dent du Geant (Dente del Gigante) visto dalla Punta Helbronner.
2- Il Glacier du Geant
3- L’Aiguille de Toule, di fronte alla Punta Helbronner.
4- La cima del Mont Blanc (Monte Bianco) vista dalla punta Helbronner.
6- La cresta de Peuterey vista dalla Punta Helbronner
7 – 8- Ci apprestiamo a scendere dalla Punta Helbronner per dirigerci verso il Col du Geant.
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9- Gli spazi sono immensi, il puntino nero a destra della traccia, al centro della foto, avanti a noi, è una tenda.
10- L’Aiguille du Midi con la stazione della funivia dal versante francese.
11- Altri alpinisti ci seguono dalla Punta Helbronner.
12- Il Mont Blanc di Tacul con il torrione granitico del Gran Capucin a sinistra.
13- Il Monte Bianco a sinistra, il Mont Maudit al centro ed il Mont Blanc du Tacul a destra.
14 -15- Il Dente del Gigante si fa sempre più vicino.
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16- Veduta verso Nord dal Col du Geant.
17- Il Col du Geant, a 3369 m.
18- Veduta dal Col du Geant verso la sottostante Val Ferret, circa 2500 metri più in basso.
19- Saliamo la cesta dell’Aiguille Marbrees
20- Il Mont Blanc du Tacul a destra ed il Mont Maudit a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
21- Il Mont Blanc al centro e la Tour Ronde a sinistra, visti dall’Aiguilles Marbrees.
22- La Punta Helbronner e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
23-Il Dente del Gigante e la parete Nord dell’Aiguille Marbrees.
24- Veduta dei monti sopra Courmayeur con il Monte Rosa sullo sfondo.
25- L’incredibile cresta de Peuterey vista dalla skyway del Monte Bianco.
26- Il comprensorio sciistico di Mont Chetif sovrastato dalla cresta della Testa d’Arp oltre la quale svetta la piramide del Monte Berio Blanc
27- Il canalone sottostante la stazione della funivia di Punta Helbronner percorso da sciatori, si nota al centro un fronte di distacco di slavina, tre giorni dopo di questa foto due sciatori saranno travolti da una ulteriore slavina, per fortuna senza gravi conseguenze.

SALITA ALLA TESTA D’ARP DAL COMPRENSORIO SCIISTICO DEL MONT CHETIF – COURMAYEUR

1- Gli impianti di risalita che da Dolonne raggiungono le piste da sci del Mont Chetif e del versante Nord della Testa d’Arp.
2- Il Dente del Gigante e il Grandes Jorasses con la sottostante Val Ferret visti dal Mont Chetif.
3- Il Mont Chetif e Courmayeur nel fondovalle.
4- Il Glacier du Brouillard con il Rifugio Monzino al centro della foto, nel versante Sud del Mont Blanc.
5- La ripidissima parete Ovest della Tete de l’Ane.
6 – 7- Le bellissime pareti del Mont Berio Blanc a sinistra e del Mont Favre a destra.
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8- Sulla cresta della Testa d’Arp a 2747 m.
9 – 10- Il Mont Berio Blanc
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11 – 12- Il Mont Favre.
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13 – 14- Il maestoso versante Sud del Mont Blanc con i rossi piloni granitici del Freney a sinistra.
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15- Il Vallon de Youla
16- Il Glacier du Miage con le grandi morene laterali e le Jardin du Miage al centro delle due lingue glaciali.
17- Le Petit Mont Blanc e le Glacier du Miage a sinistra
18 – 20- La lunga cresta della Testa d’Arp.
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VAL FERRET, DAL PARCHEGGIO AL RIFUGIO BONATTI, 16 Km e 600 metri di dislivello in ciaspole.

1- Il Grandes Jorasses visto dalla Val Ferret.
2- L’Aiguille Rouge de Rochefort.
3- Il Mont Blanc e la cresta de Peuterey.
4 – 6- Il nucleo di case estive di Montita, circondato da due slavine.
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7- Grandi slavine scese dal versante Sudt de le Grandes Jorasses.
8 – 10- Case da sogno in Val Ferret.
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11- Il lungo tracciato con ripidi tornanti in salita che conduce al Rifugio Bonatti.
12- Il canalone oltre il bosco, prima del rifugio Bonatti.
13 – 16- Il Rifugio Bonatti con la sola stanza invernale aperta.
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17- Il Rifugio Bonatti e la parete Sud del Grandes Jorasses.
18- La Punta Walker del Grandes Jorasses
19- L’abitato estivo di Lavachey, ancora semisommerso dalla neve nonostante questo inverno non sia stata molta.
20- Il Dent du Geant visto dalla Val Ferret.
21- Al centro della foto, sopra ai muschi del masso, un Merlo Acquaiolo nella Dora di Ferret.

GHIACCIAIO DELLA BRENVA – Ovvero quel che ne rimane

Il ghiacciaio è arretrato di diverse centinaia di metri e ora, dove c’era un fronte di ghiaccio alto una decina di metri, ci sono laghetti d’acqua e rocce delle morene laterali e frontale.

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6 – 7- Il fronte del ghiacciaio rimane visibile in fondo a questo vallone di pietre
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8- Dove c’era il ghiacciaio sta già crescendo una piccola foresta.
9- L’ultimo lembo del Ghiacciaio della Brenva.

IMMAGINI DA FONDOVALLE

1- Alba sul Dent du Geant visto dal nostro albergo.
2 – 6 – Il Mont Blanc du Courmayeur visto dal nostro albergo.
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7 – 8- I bellissimi cristalli di Quarzo del Monte Bianco.
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MONTE SERANO Terrazzo sull’Umbria e alla ricerca del raro Colchicum bulbocodium subsp.versicolor.

Su richiesta di un mio amico che intendeva fotografare il Colchicum bulbocodium Ker Gawl. subsp. versicolor riporto un facile itinerario per raggiungere il Monte Serano, che sovrasta la città di Trevi in Umbria, dove, oltre alla presenza di questa rara pianta che fiorisce intorno alla metà di marzo, si può godere di un aereo panorama di tutta la valle Umbra, da Spoleto a Sud fino oltre Perugia e Assisi a Nord.

La cima del Monte Serano è caratterizzata da diverse antenne e ripetitori visibili a distanza, le immagini sono state scattate il 17 marzo dove ho trovato il Colchicum in piena fioritura.

Il Colchicum bulbocodium subsp. versicolor è una piccola pianta erbacea, alta in genere fino a 15 cm, dotata di un piccolo bulbo, pianta piuttosto rara, in Italia vegeta nei pascoli aridi solo di alcune montagne umbre, laziali, abruzzesi e della Valle d’Aosta.
Il fiore di questo bellissima piantina ha tepali rosa intenso-lilacini, di forma lanceolata, arrotondata all’apice, queste piante possono essere scambiate con quelle appartenenti al Gen. Crocus. I colchici si distinguono per avere fiori a 6 stami, anziché 3 dei crochi.

Anche questo colchico è velenoso per la presenza di diversi alcaloidi tra cui la colchicina che è presente soprattutto nel rivestimento dei semi.

ACCESSO: Per accedere facilmente alla sommità del Monte Serano si può salire in auto dal paese di Campello sul Clitunno per la Strada Provinciale 458/1 in direzione di Campello Alto, giunti nei pressi dello splendido borgo che consiglio di visitare, si prosegue in salita su strada stretta e con tornanti, in direzione di Pettino.

Giunti a circa tre chilometri dal paese di Pettino si incontra una strada sterrata sulla sinistra con un grande cartello di legno illeggibile dove si parcheggia e si prosegue a piedi in quanto la strada è molto sconnessa (320098 E – 4745762,6 N; 1040 m.).

DESCRIZIONE: Si continua a piedi la strada sterrata principale per circa 800 metri in costante salita fino a raggiungere una pineta (25 minuti) a sinistra dove la strada si biforca, si prosegue sulla sterrata di destra (319628,2 E – 4746327 N, 1155m.).

Dopo circa 250 metri si esce dal bosco e ci si trova sui prati del versante Est del Monte Pradafitta dove la strada sterrata termina e si trasforma in un tratturo erboso che sale dritto in direzione Nord verso la cima sovrastante.

La stazione del Colchicum bulbocodium si trova sulla destra a metà salita per la cima del Monte Pradafitta, nei prati intorno a dei grandi ginepri, poco prima del bosco che si trova sottostante (319898,4 E – 4746503,7 N; 1215 m. e dintorni).

Proseguendo il tratturo, in 10 minuti si raggiunge la cima del Monte Pradafitta (1261 m.), caratterizzata da bianche rocce che emergono dal terreno.

Raggiunta la prima cima si prosegue per tratturo in direzione Nord in lieve salita fino alla Sella di Sant’Angelo (20 minuti, 1289 m.) dove si intercetta un’altra strada sterrata proveniente da Pettino e, proseguendo in direzione Nord-est per cresta erbosa, si supera un breve tratto di bosco e si risale in direzione delle antenne.

Raggiunte le prime antenne si intercetta una ulteriore strada sterrata proveniente sempre da Pettino che si percorre in direzione Nord e che conduce fino alla cima del Monte Serano (30 minuti dalla sella, 1429 m.).

RITORNO: Stesso itinerario

Allego Traccia dell’itinerario fino al Monte Pradafitta dove nel cerchio del percorso, è presente la stazione del Colchicum:

1- Il Borgo di Campello Alto, in alto la cima del Monte Pradafitta.
2- La strada sterrata con il grande cartello di legno presente a circa due chilometri da Pettino dove si parcheggia.
3- L’incrocio della strada sterrata in corrispondenza di una pineta a sinistra, si prosegue a piedi sulla deviazione di destra.
4 -5- I pascoli del versante Est del Monte Pradafitta, il lontananza le antenne del Monte Serano.
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6- Il tratturo che dalla cima del Monte Pradafitta prosegue verso la Sella di S.Angelo.
7- Veduta verso Nord-est, l’abitato di Pettino a sinistra e i Monti Sibillini sullo sfondo.
8- Zoom della parte sinistra della foto n.7: da sinistra il Pizzo Tre Vescovi, la Croce ed il Monte Bove Nord, Il Pizzo Regina (solo la cima), il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
9- Zoom della parte destra della foto n.7: La Cima del Redentore e la Cima del Lago.
10- Veduta verso Sud con il Gran Sasso ed i Monti della Laga.
11- La cima del Monte Pradafitta con le rocce che emergono dal terreno e l’ampia veduta verso Nord con il Monte Subasio a destra.
12- Veduta verso Perugia a sinistra Foligno al centro ed Assisi a destra.
14- Veduta verso la campagna di Trevi
15- Veduta verso Ovest con Montefalco.
16- Veduta verso Sud con Spoleto.
17- Nodulo di Calcedonio nelle rocce della cima del Monte Pradafitta.
18- Colchicum bulbocodium subsp. versicolor con farfalla Cedronella (Gonepteryx rhamni) svernante visibile dalle ali consumate.
19 – 23 – Il bellissimo e rarissimo Colchicum bulbocodium subsp. versicolor
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24 – 27 – Negli stessi prati vegeta anche la rara Romulea Bulbocodium.
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GOLA DEL SALINELLO Grotte di S. Angelo e cascata.

Al confine tra Marche e Abruzzo, la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli, sono divisi da un fiume: il Salinello che, nel suo scorrere verso il mare, ha creato profonde e strette forre.

Le gole del Salinello, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sono un lungo e profondo canyon, tra il Monte Girella e il Monte Foltrone, nella valle si aprono anche diverse cavità raggiunte da un comodo sentiero tra cui la Grotta di Sant’Angelo.

L’accesso alla grotta e alla cascata è facile ed adatto a chiunque purché si indossino scarpe da trekking.

Queste località, benchè scomode e poco accessibili, risultano abitate già dal Paleolitico Superiore (10.000 anni a.C.); nella grotta di Sant’Angelo sono stati ritrovati molti reperti archeologici di notevole interesse storico; oggi è possibile visitare l’interno nei giorni di apertura accompagnati da guide su un percorso attrezzato con passerelle di metallo e con pannelli illustrativi che descrivono l’ambiente, l’altare duecentesco (1236) e la scala in pietra sotto l’apertura principale. Questa, come altre cavità, è state adibite al culto di San Michele Arcangelo. Sotto la grotta principale esiste un’altra cavità chiamata grotta di Salomone ed altre cavità laterali.

Se si vuole proseguire nell’esplorazione più approfondita delle varia cavità accessibili liberamente presenti in questa valle è necessaria attrezzatura ed esperienza Speleo.

Proseguendo nella gola, si possono visitare alcuni eremi del XII e XIII secolo, tutti posizionati in luoghi di difficile accesso. 

Riporto comunque la descrizione dell’itinerario per raggiungere la Grotta di Sant’Angelo e la cascata “Lu Caccheme”, anche se ampiamente indicato sul web e perfettamente segnalato in loco (al contrario di altri parchi nazionali).

ACCESSO: Si percorre in auto la S.S. 81 in direzione di Civitella del Tronto (TE), quindi per la S.P. 53 si raggiunge Ripe di Civitella (611 m), si prende la strada bianca che costeggia la chiesa del paese ed entra nelle gole. Dove questa termina (sbarra, tavoli da pic-nic e fontana ) si parcheggia (590 m).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio (590 m, ) si segue la strada  che scende verso il fiume e raggiunge  in breve la grotta di Sant’Angelo e le altre tre cavità minori laterali. Sempre sul sentiero principale si giunge ad un bivio. Prendere a sinistra dove, dopo una breve ripida discesa, attrezzata con scalini e corde, si raggiunge il fondo del torrente proprio sopra e sotto la cascata “Lu Caccheme” (550 m circa, 0:10 ore).

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Valle del Salinello e l’inizio del sentiero di accesso dal parcheggio.
2- Le Grotte di Sant’Angelo, a sinistra le tre più piccole, a destra con muretto la più grande.
3- La Grotta di Sant’Angelo con accesso al pubblico solo nei giorni di apertura.
4- L’apertura più alta della Grotta di Sant’Angelo che si raggiunge solo con una arrampicata alpinistica .
5 – 8- Le due cavità di modesto sviluppo liberamente accessibili al pubblico.
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9 – 15 – La terza cavità poco più profonda.
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16- Le scalette in pietra di accesso alla Grotta di Sant’Angelo.
17- 19- L’interno della Grotta di Sant’Angelo.
18- Il Forno
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20 – 21- L’altare di San Michele con i pannelli esplicativi
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22- Particolare dell’altare in pietra.
23 – 24- Prosecuzione nella parte più interna della Grotta di Sant’Angelo.
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25- Una grande frana chiude il fondo della Grotta.
26 – 30 -Concrezioni varie nella parte più interna.
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31- Il soffitto stratificato.
32- Colonia di Pipistrelli
33- Lepidotteri del genere Catocala in svernamento all’interno della grotta.
34- Un Ortottero di grotta.
35 – 38- La grande Stalagmite presente in una cavità laterale della Grotta di Sant’Angelo, che “presto” diventerà una colonna.
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39 – 41- Prosecuzione nelle altre cavità laterali.
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42 – 44- Altra cavità laterale che però necessita di attrezzatura Speleo per l’accesso.
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45- Il pozzo attrezzato della cavità delle foto precedenti.
46- La Grotta di Sant’Angelo vista dall’apertura superiore.
47 – 48- L’apertura superiore.
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49- Il rarissimo relitto del terziario, l’Ephedra nebrodensis sulle pareti verticali proprio intorno all’apertura superiore
50- La segnaletica inequivocabile presente nel Parco.
51 – 52- Il torrente Salinello sopra alla cascata “Lu Caccheme”.
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53 – 54- Il sentiero di accesso alla base della cascata.
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55 – 59- La cascata “Lu Caccheme”.
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GROTTE AD ACCESSO LIBERO NELLA GOLA DI FRASASSI

Nella Gola di Frasassi, oltre alle famosissime Grotte di Frasassi visitabili dal pubblico a pagamento, sono presenti numerose altre cavità naturali, senza evidenti divieti se non chiuse con cancellate metalliche, che possono essere visitate da tutti esclusivamente con un minimo di attrezzatura Speleo quale casco, scarponi antiscivolo, abbigliamento impermeabile e frontale con batterie o altra pila di riserva ma senza la necessità di utilizzare attrezzatura per discese o risalite su corda.

In particolare si può visitare la Grotta Bella il cui ingresso è situato un centinaio di metri dall’ingresso al pubblico delle Grotte di Frasassi, scendendo una scaletta metallica presente in un tombino di fianco alla strada di accesso.

La grotta è composta da quattro ambienti circa sullo stesso piano collegati da passaggi stretti, occorre fare attenzione a dei pozzi laterali poco visibili. L’ultima cavità presenta anche discrete concrezioni (stalattiti e stalagmiti) e piccole pozze e una fessura di risalita di aria (acqua) sulfurea (da cui il nome della Grotta) dove, nei pressi, si formano concrezioni millimetriche di Zolfo e Gesso. l’intera visita dura poco più di un’ora se ci si vuole fermare ad osservare concrezioni e fare foto.

Nella stessa giornata è poi possibile terminare la visita con la vera Grotta di Frasassi dove è presente il Tempietto del Valadier dove, anche qui con attrezzatura Speleo minima, si può proseguire per alcune centinaia di metri la lunga e tortuosa galleria che prosegue oltre il cancello metallico, attualmente aperto.

Si lascia l’auto nel piazzale di parcheggio e si risale il comodo sentiero lastricato verso l’ampia cavità dove è presente il tempietto del Valadier quindi si prosegue la visita risalendo il pendio retrostante fino ad un cancello. La galleria, oltre il cancello, presenta, nelle pareti, delle frecce rosse di orientamento e saliscendi ripidi e scivolosissimi in quanto sporchi di terra dove fare molta attenzione, il percorso andata e ritorno dura circa due ore.

GROTTA BELLA, di seguito le immagini della visita:

1- A destra il tombino di fianco alla strada da cui si scende alla Grotta Bella.
2 – 3- La scaletta di discesa.
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4 – 5- Il primo cunicolo il leggera discesa.
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6- Poi la galleria di apre.
7 – 8 – 9- Particolari concrezioni dall’aspetto terroso tappezzano le pareti nei primi ambienti di questa grotta, dette “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti..
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10 – 11- In prossimità delle sorgenti di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
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12- I punti di gocciolamento sono numerosi, non toccate le concrezioni con le mani.
13 – 20-I successivi ambienti
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21 – 22- La parte finale della Grotta.
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23 – 30- Nella grotta sono presenti belle concrezioni e pozze.
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31 – 32- I gocciolamenti da stalattiti con illuminazione laterale sembrano tanti punti di luce LED.
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33-Anche qui dentro sono arrivati i soliti maleducati.
34- Concrezioni formate da millimetrici cristallini di zolfo e gesso presenti nei pressi delle fessure da cui esala aria contenente acido solfidrico proveniente da vene di acqua sulfurea.
35 – Cristalli millimetrici di Gesso
36- Cristalli centimetrici tabulari di Gesso
37- Cristalli geminati centimetrici di Gesso

LA GROTTA DI FRASASSI E IL TEMPIETTO DEL VALADIER

1- Il Tempietto del Valadier visto dalla parte posteriore della Grotta di Frasassi da cui prosegue la galleria
2- La prima parte della grande Galleria ed il cancello appesa visibile, attualmente aperto.
3- Il cancello metallico aperto con un reggiseno appeso, roba da non credere ai propri occhi.
4- La parte successiva della lunga galleria con concrezioni e soprattutto saliscendi sporchi di terra, scivolosissimi, dove fare molta attenzione.
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14- Le frecce di vernice rossa aiutano a ritrovare l’uscita della tortuosa galleria.



MONTE SOMMA – VESUVIO

Escursione allo spettacolare cratere del Monte Somma al Vesuvio con partenza dal Vesuvio Parking inferiore da Ercolano salendo poi a piedi per la strada e infine per il sentiero sommitale i modo da allungare il percorso senza prendere la navetta che porta all’ingresso superiore del sentiero.

Sia il parcheggio che l’ingresso al sentiero sommitale sono a pagamento e devono essere prenotati on-line con giorni in anticipo.

Di seguito le sensazionali immagini del cratere del Vesuvio.

1- Una colata lavica alla base della strada che sale verso l’ingresso del parco, in alto sotto alla cresta si nota il sentiero sommitale che sale al cratere.
2 – 7- Lo spettacolare cratere ad imbuto del Vesuvio
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8 – 9 – Escursionisti in visita guidata nella parte sommitale evidenziano le dimensioni del cratere
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10- Licena posata sulle pomici dei pendii del Vesuvio.
11- Il verticale pendio sotto al sentiero sommitale
12 – 13- Le fumarole sotto al sentiero sommitale.
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14- Pannello esplicativo sulla microfauna del Vesuvio.
15 – Pannello esplicativo sui minerali del Vesuvio.
16- Veduta dal cratere verso la Costiera Amalfitana
17- Veduta dal cratere verso Napoli , un mare di edifici, ci si domanda e se il Vulcano erutta dove va tutta questa gente ?
18- Veduta verso i Campi Flegrei a L’isola di Ischia.
19- Licheni che colonizzano la lava della sommità del cratere.
20- Glaucium flavum o papavero di mare che normalmente si trova nelle dune delle spiagge cresce nelle lave del Vesuvio a 1232 metri.
21- Lucertola si mimetizza perfettamente con la lava
22- Il sottoscritto in contemplazione del cratere del Vesuvio
23- Cristalli di Augite sciolti nel terreno della cima del Vesuvio.
24- Dettaglio della foto n.23 con cristalli di forma perfetta.
25- Lava leucitica
25- Lava del Vesuvio.



FORESTE CASENTINESI – BOSCO DI SASSO FRATINO

Due giorni di escursioni nel Parco delle Foreste Casentinesi:

14 ottobre 2022= Santuario di La Verna

15 ottobre 2022= Da Badia Prataglia all’Eremo e Santuario di Camaldoli

16 ottobre 20220= Da Prato alla Penna al Bosco di Sasso Fratino fino al Poggio Scali (1520 m.)

Di seguito le immagini delle due escursioni.

Vanessa pavone ancora in giro nonostante siamo alla metà di Ottobre.
Santuario de La Verna.
Eremo di Camaldoli

FORESTE CASENTINESI

FUNGHI DELLE FORESTE CASENTINESI




WEEKEND AL GRUPPO DEL GRAN SASSO

Il 17 settembre abbiamo raggiunto il Monte Brancastello per l’itinerario classico passando per Vado di Corno sotto un vento sferzante ad 80-90 km/h e nebbia che ha reso più emozionante la facile ascensione. Poi al pomeriggio, approfittando di un miglioramento del tempo abbiamo raggiunto la vecchia Miniera di bitume alle pendici sud-est del Monte Camicia partendo dalla fiumana che si incontra sulla strada per il Rifugio di Fonte Vetica.

Il 18 settembre invece il tempo è migliorato nettamente regalandoci una giornata limpidissima dove, dalla Vetta Occidentale del Corno Grande, si vedeva il Mare Adriatico ed il Mare Tirreno.

Di seguito le immagini delle due splendide giornate.

MONTE BRANCASTELLO DA VADO DI CORNO

1- Il parcheggio per Vado di Corno, sulla destra.
2- La cresta da Vado di Corno al Monte Brancastello.
3- Il Corno Grande coperto di nebbia.
4- Il Monte Aquila a sinistra ed il Corno Grande a destra, per tutto il giorno sono stati coperti dalla nebbia.
5- Verso il Monte Brancastello
6- In prossimità della cima si vede in lontananza il Vado di Corno.
7- La cima del Monte Brancastello con tanto di targa in acciaio, mica la scritta con il pennarello su una pietra come nei Monti Sibillini.
8- La cresta continua verso le Torri di Casanova ma con il forte vento non è opportuno proseguire.

MINIERA DI SCISTO BITUMINOSO NEL VERSANTE SUDEST DEL MONTE CAMICIA

9- Le rocce dove sono state girate delle scene del film “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill, con tanto di cerchio di pietre per il fuoco e padella a sinistra.
10- La fiumana che scende tra il Monte Prena e il Monte Camicia
11- Il versante sudest del Monte Camicia con i ruderi della vecchia miniera di Bitume a sinistra alla base del canalone detritico
12- Paesaggio lunare verso il Monte Prena.
13- 14- 15 – I ruderi della vecchia Miniera di Scisto Bituminoso.
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16- La miniera con il Monte Camicia sullo sfondo.
17- Il pozzo di accesso alla Miniera.
18- Le costruzioni della miniera ed il Monte Bolza sullo sfondo
19- Il canalone sudest del Monte Camicia visto da una delle finestre degli edifici della miniera che ancora resistono al tempo.

CORNO GRANDE – VETTA OCCIDENTALE DA CAMPO IMPERATORE PER LA VIA NORMALE

20- Il Corno Grande visto dal Lago Pietranzoni.
21- Campo Imperatore visto dal sentiero per la Sella di Monte Aquila.
22- Il Corno Grande visto da Campo Pericoli.
23- Il Pizzo Cefalone visto da Campo Pericoli.
24- Il Pizzo d’Intermesoli.
25- Il Corno Piccolo con il Mare Adriatico ai lati.
26- L’ultimo tratto di salita più impegnativa per la Vetta Occidentale del Corno Grande.
27- Il Corno Piccolo ancora più basso sull’orizzonte man mano che si sale
28- Veduta verso Ovest con un tratto di Mare Tirreno visibile.
29- L’inevitabile coda domenicale di escursionisti.
30- La cima Occidentale del Corno grande.
31- La cima Orientale e la conca del Calderone.
32- Il Ghiacciaio del Calderone nonostante la calda estate tiene duro.
33- La cresta della cima Occidentale.
34- Veduta di Campo Pericoli dalla cima Occidentale del Corno Grande.
35- Veduta di Campo Imperatore dalla cima Occidentale del Corno Grande con la Majella sullo sfondo a destra.
36- Veduta verso Nord con i Monti della Laga e i più lontani Monti Sibillini dalla cima Occidentale del Corno Grande.



LA GROTTA DEL CAVALLONE e altri luoghi da visitare nel Massiccio della Majella.

La Grotta del Cavallone, situata nella Valle di Taranta, nel versante Est della Majella, si raggiunge con una comoda bidonvia da Taranta Peligna e con una finale scaletta da brivido che si innalza su delle pareti rocciose verticali.

Di seguito le immagini dell’escursione alla grotta e di altri luoghi da visitare intorno alla Majella.

1- Le pareti laterali della Valle di Taranta.
2- 3 -La bidonvia che sale nella Valle di Taranta verso l’ingresso della Grotta del Cavallone.
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4- La parete dove, in alto, si apre l’ingresso della Grotta del Cavallone.
5 – 6- L’ingresso in piena parete della Grotta del Cavallone con l’incredibile scaletta che bisogna percorrere a piedi per entrare nella cavità.
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7- La testata della Valle di Taranta vista dall’ingresso della Grotta.
8 – 9- La ripidissima e stretta scaletta con cui si raggiunge l’ingresso della Grotta del Cavallone.
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10- 11- Veduta dall’ingresso della Grotta
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12- Veduta dalla scaletta verso Taranta Peligna
13- L’Aquilegia magellensis, endemismo che cresce all’ingresso delle grotte solo sul massiccio della Majella, da cui deriva il suo nome, fiorisce in primavera.
14- L’ingresso della Grotta dove le guide accolgono i visitatori.
15 – 19- Immagini dell’interno della Grotta del Cavallone.
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20- Stalattiti annerite da inclusioni di bitume.
21- Il massiccio del Monte Morrone visto dalla Majelletta.
22- Polyommatus dolus, lepidottero delle quote alte della Majella.
23- La Cima delle Murelle vista dalla Majelletta.
24- L’anfiteatro delle Murelle
25- Pino mugo nel versante Est della Majelletta, con una visione incredibile su tutto l’Abruzzo fino al mare.
26- Le estese mughete della Majelletta lungo il sentiero Montanelli-Porreca.
27- Il Rifugio Pomilio alla Majelletta.
28- Cymbalaria pallida, altro endemismo dei ghiaioni della Majella all’Orto Botanico “Daniela Brescia” a S.Eufemia a Majella.
29- Ricostruzione di Tholos, antica costruzione a secco fatta dai pastori, all’Orto Botanico “Michele Tenore” a Lama dei Peligni.
30- Tholos originali nelle praterie di Roccamorice.
31- Interno di un Tholos.
32- Veduta del versante Ovest della Majella, Monte Pesco Falcone
33- La sella dei Tre Portoni
34- Il Monte Amaro, la cima più alta, 2793 metri.
35- Il Fondo Majella
36- L’ottima cartellonistica del Parco Nazionale della Majella, come del resto di tutti i parchi d’Abruzzo !!!!!!!!
37- Addirittura sono segnalate anche le zone di interesse floristico come per le Orchidee spontanee intorno a Palena.
38- Veduta notturna del versante Ovest della Majella vista da Pacentro.



MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA

La “Montagna Grande”, la Majella non è solo un grande massiccio montuoso del Sud dell’Abruzzo ma storia di eremiti e Papi come Pietro da Morrone che dapprima frequentò le grotte della Majella fondando monasteri rupestri per poi diventare Papa Celestino V nel 1294.

Ho visitato due monasteri rupestri, il Monastero di San Martino in Valle nelle vicinanze di Fara San Martino e Santo Spirito a Majella detto anche Eremo di Celestino V, raggiungibile da Roccamorice.

Di seguito le immagini delle due escursioni:

SAN MARTINO IN VALLE da Fara San Martino

1- Fara San Martino e la Valle di Macchialunga dove è presente il Monastero di San Martino in valle
2- La Val Serviera ed il noto pastificio di Fara San Martino
3- Cavità all’ingresso della Valle di Macchialunga
4- Le alte pareti all’ingresso della valle.
5- L’ingresso della forra della Valle di Macchialunga
6 – 7 – 8 – La Forra della Valle di Macchialunga
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9 – 10 – I ruderi dell’eremo di San Martino in Valle
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11- Una freschissima fontana sotto ad un grotta nella Valle di Macchialunga
12- Il grande Carpino nero cresciuto sotto alla grotta della foto n.11
13- La falesia di Fara San Martino con arrampicatore in azione, in alto sullo sfondo il paese di Civitella Messer Raimondo.
14 – 15 – Altre cavita e pareti della valle
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SANTO SPIRITO A MAJELLA o EREMO DI CELESTINO V da Roccamorice

16 – 17 – L’ingresso del Monastero ancora integro ed utilizzato.
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18- 22 – I vari ambienti del Monastero, al riparo sotto grandi tetti di roccia.
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23- Il campanile del Monastero
24- Gli ex orti di piante officinali del Monastero
25- La Campanula fragilis subsp. cavolini, endemismo della Majella.



CAMPO FELICE – ALTIPIANO DELLE ROCCHE

L’altipiano delle Rocche in Abruzzo offre facili escursioni in ambienti grandiosi e poco conosciuti.

Il periodo migliore è la tarda primavera dove le fioriture di specie botaniche, anche molto rare, arricchiscono di colore gli ampi spazi.

Il primo degli itinerari effettuati, riportato nel web, parte dalla strada di Campo Felice per raggiungere la vecchia miniera di bauxite (minerale di alluminio) seguendo un comodo tratturo che risale una valletta ortogonale alla strada .

Una seconda escursione è stata effettuata ai Piani di Pezza seguendo la strada da Rocca di Mezzo fino al Rifugio del Lupo quindi proseguendo a piedi per il tratturo che attraversa tutta la bellissima piana.

Di seguito le immagini delle escursioni.

1- Il Corno Grande visto dall’Altipiano delle Rocche.
2- Gli impianti sciistici di Campo Felice, sul pendio sovrastante si vedono i saggi di ricerche di Bauxite dal caratteristico colore rosso mattone.
5- 3- 4- Mattino presto a Campo Felice, domina il colore giallo dei Seneci che poi si chiuderanno in tarda mattinata.
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6- Tramonto a Campo Felice, domina il colore giallo dei Ranuncoli.
7- Campo Felice, di fronte la vallata della Miniera di Bauxite.
8- Il Monte Cefalone, 2142 m., con la sua lunga faglia che caratterizza la sponda Est di Campo Felice.
9- Klasea licopifolia ancora non in fiore, pianta rarissima presente a Campo Felice.
10- Bellissimo cuscinetto della comune Globularia meridionalis.
11- Asphodelus macrocarpus con lo sfondo della vallata della Miniera.
12- Farfalla del genere Erebia al tramonto.
13 – 14- Astragalus danicus, piuttosto comune a Campo Felice
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15- Il Monte Cefalone con la sua faglia ben visibile, poche decine di metri sopra la strada di Campo Felice.
16- 23- La valletta che conduce alla Miniera presenta nella sua parte iniziale una incredibile fioritura di Asphodelus macrocarpus di circa un ettaro.
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24- 25- I bellissimi prati fioriti primaverili di Campo Felice con la distesa di Asfodeli delle foto 16-23.
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26- Le discariche della vecchia Miniera di Bauxite (Ossido di alluminio)
27- La Miniera a cielo aperto con il caratteristico colore rosso mattone della Bauxite
28 – 30- Frammenti di Bauxite sono ancora presenti nella discarica.
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31- 32- La rarissima Orchis spitzelii cresce invece comune tra i ginepri nella zona della Miniera.
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33- Il coleottero Cicindela campestris
34- Salvia argentea
35- L’endemico Iris marsica purtroppo non più in fiore.
36-40- La dolomitica e impressionante bastionata del versante Nord del Monte Sirente, osservabile percorrendo la comoda strada dall’altipiano delle Rocche che scende da Rocca di Mezzo a Secinaro.
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41- 44- I Piani di Pezza.
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45- Klasea nudicaulis ai Piani di Pezza
46-47- Ononis cristata subsp.apennina ai Piani di Pezza
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48- Primula auricula e Anthyllis montana subsp. atropurpurea
49- Grandi cuscini di Euphorbia gasparrini subsp. samnitica caratterizzano i Piani di Pezza e di Campo Felice.