MONTE ROTONDO E MONTE ACUTO dalla Pintura di Bolognola.

Il 14 luglio 2024, con una giornata di fresca brezza in quota e monti ancora verdi, dalla Pintura di Bolognola con Elia e Gilberto abbiamo risalito la strada fino al Rifugio del Fargno quindi al Monte Rotondo per la cresta Sud, ridiscesi per la stessa cresta siamo poi saliti dalla Forcella del Fargno al Monte Acuto e ridiscesi per la cresta Est fino a Forcella Bassete, quindi ripreso la strada per la Pintura, con 17 chilometri e 900 metri di dislivello totale.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Il Monte Rotondo visto dalla strada del Fargno.
2- La cresta Sud del Monte Rotondo.
3- La Valle del Fargno con le sorgenti del Fiastrone, a destra il M. Castel Manardo.
4- La cresta Sud del Monte Rotondo.
5 – 6 – Verso la cima del Monte Rotondo
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7- A destra il Monte Acuto e a sinistra il Monte Castel Manardo con la strada che sale al Rifugio del Fargno dalla Pintura di Bolognola.
8- La Forcella Cucciolara da cui si scende alla nascosta Val di Tela.
9- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra, tra i due si vede una piccola porzione del Lago di Fiastra.
10- La Cima Bambucerta chiuse ad Est la Val di Tela.
11- La cima del Monte Rotondo.
12- L’Antecima Sud del Monte Rotondo.
13- Il Monte Bove Nord e Sud e la Val di Panico sulla sinistra.
14- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo
15- Veduta verso Nord
16- Veduta verso Sud.
17- Fioritura di Sedum sulla cresta Sud del Monte Rotondo, in fondo il Rifugio del Fargno.
18- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla cima del Monte Acuto.
19- Arriva Gilberto sulla paretina finale del Monte Acuto.
20- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro visti dal Monte Acuto.
21- La stretta cima del Monte Acuto.
22- Camoscio sulla ripidissima parete Nord del Monte Acuto, a destra la cresta Sud del Monte Rotondo salita al mattino.
23 – 24 – La bellissima cresta Est del Monte Acuto che scende verso Forcella Bassete.
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L’INFERNACCETTO DELL’AMBRO E LA SALA DEL TRONO – LE MERAVIGLIE DI ROCCIA DEI MONTI SIBILLINI.

Uno dei luoghi più spettacolari dei Monti Sibillini ma sicuramente anche dell’intero Appennino centrale è l’Infernaccetto dell’Ambro e la Sala del Trono, situate nel tratto della Valle dell’Ambro posta tra i bastioni rocciosi delle Roccacce e della Travertina, un chilometro circa più a valle delle sorgenti dell’Ambro, qui la natura ha creato una forra davvero spettacolare ed incredibile difficile da descrivere finché non si entra nel suo interno. Una immensa sala tra pareti altissime e una vera e propria fessura tra le rocce formata dall’acqua quasi inaccessibile caratterizzano queste forre.

L’itinerario fino all’ingresso dell’Infernaccetto dell’Ambro è relativamente facile ed adatto ad escursionisti che si sanno muovere su terreno sconnesso, con calzature adatte a terreni scivolosi e caschetto ma poi il proseguimento fino alla sala del Trono è adatto SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AD ESCURSIONISTI ESPERTI in quanto bisogna attraversare pendii molto ripidi e risalire e scendere tratti su roccia.

ACCESSO: Da Montefortino si raggiuge in auto il Santuario della Madonna dell’Ambro e si parcheggia nell’ampio piazzale.

DESCRIZIONE: dal piazzale si prende il tratturo in salita dietro al Santuario (Sentiero 226), si prosegue in salita si raggiunge una zona in frana quindi una captazione di acquedotto recintata oltre la quale si raggiunge una deviazione a sinistra in netta discesa che in breve riporta al torrente a tratti asciutto (la deviazione a destra conduce verso il Casale S.Giovanni Gualberto) . Si segue il greto del torrente su traccia di sentiero ed in circa due ore di cammino tra i massi si raggiunge la strettoia rocciosa dell’Infernaccetto dell’Ambro. A seconda dell’altezza delle pozze d’acqua presenti si può entrare nella fessura fino a trovare un salto roccioso che si può superare facendo scaletta a mano al primo salitore, si consiglia di portarsi poi una scaletta di corda con nodo finale da incastrare sulla roccia per agevolare la salita e la discesa dei compagni, la discesa dell’ultimo verrà fatta da questo abbracciando il masso e scivolando in modo controllato verso valle mentre i compagni sotto lo tengono per i piedi.

PARTE CONSIGLIATA SOLO AD ESCURSIONISTI ESPERTI: Visitata la strettissima forra dell’Infernaccetto dell’Ambro si ritorna al suo ingresso fuori delle pareti (foto n.1) dove si nota a destra una traccia di sentiero che sale subito molto ripida nel bosco, (foto n.11) dopo circa 100 metri la traccia devia con un tornante (foto n.12) ed inizia a traversare il bosco in quota in direzione Ovest, passa sopra ad una fascia rocciosa (non prendere la deviazione in piano ma la traccia che risale ancora) fino a scavalcare lo spigolo ed entrare in un ripido vallone che, con una delicata discesa, riporta nel greto del torrente (foto n.13), in un tratto più ampio a monte dell’infernaccetto (foto n.14). Raggiunto questo tratto si può scendere verso valle nella forra che va restringendosi fino a passare sotto ad un grande masso incastrato per affacciarsi sul punto di calata (catena a destra) sopra alla fessura dell’Infernaccetto (punto davvero spettacolare ma da fare con molta attenzione, foto n.5-19).

Quindi si ritorna indietro e si risale obbligatoriamente il greto del torrente (foto n.20-21) che aumenta di pendenza, si risalgono massi e due paretine attrezzate con corda (foto n.22) e catena (foto n.26) e la forra si va restringendosi sempre di più fino ad arrivare alla grande Sala del Trono dove le altissime pareti chiudono la prosecuzione. Godetevi questo luogo magico perché veramente non è facile trovare eguali in Appennino (40 minuti dall’Infernaccetto).

RITORNO; Stesso itinerario oppure se si vuole fare un anello, molto consigliato, dalla Sala del Trono si ridiscende il greto del torrente fino a raggiungere l’ampio canalone da cui si è discesi, qui, a sinistra sopra il greto, si notano degli ometti di pietra che indicano una traccia di sentiero che risale la sponda sinistra orografica anche qui su pendio piuttosto ripido e con alcuni tornanti ma che, in breve, conduce al bosco sovrastante dove un sentiero ben tracciato prosegue, con ulteriori tornanti in salita, fino a Fonte Feletta ricongiungendosi con il sentiero n.226. Da qui facilmente per sentiero ben evidente si arriva al Casale S. Giovanni Gualberto, si prosegue passando sotto le pareti del Balzo Rosso e si ridiscende al Santuario della Madonna dell’Ambro per sentiero ben segnalato (ritorno ore 2) .

Per facilitare l’escursione ho riportato anche il tracciato GPS anche se nei tratti più stretti della forra ci sono stati inevitabili echi di segnale ed è difficile indicare le coordinate e quote giuste.

1- L’ingresso dell’Infernaccetto dell’Ambro, poco più a valle, sulla destra orografica sale il sentiero per la Sala del Trono.
2 – 10 – L’infernaccetto dell’Ambro.
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INFERNACCETTO DELL’AMBRO – PARTE SUPERIORE

11- Il primo tratto di salita nel bosco del versante destro orografico che dall’ingresso dell’Infernaccetto conduce verso la Sala del Trono.
12- Dopo un tornante si cambia direzione e i prosegue sempre su pendio molto ripido verso Ovest.
13- Il canalone di discesa, scendere verso destra, non dove si sta affacciando Gilberto (al centro della foto), proprio sopra alla parte superiore dell’Infernaccetto
14- La parte superiore dell’Infernaccetto con il grande masso incastrato
15- La catena di calata per chi fa Torrentismo.
16- Veduta verticale nella “fessura” della parte superiore dell’Infernaccetto dell’Ambro.
17 – 19- Il passaggio sotto al grande masso incastrato
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LA SALA DEL TRONO

20- Il tratto di valle più aperto tra l’Infernaccetto e la Sala del Trono.
21- La valle si va restringendo sempre di più man mano che ci si avvicina alla Sala del Trono.
22- il primo tratto attrezzato con una corda.
23 – 25 – Si continua tra pareti sempre più alte e strette e con massi incastrati.
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26- Il tratto attrezzato con una catena
27 – 28 – Risalita di grandi massi
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30 – 42 – E finalmente si arriva all’immensa e straordinaria Sala del Trono.
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43- 45 – Fasi di discesa
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46- I giganteschi Faggi di Fonte Feletta.
47- Il ritorno alla base del Balzo Rosso.



LE CASCATELLE DEGLI SCIANCI E LA GROTTA DEL TASSO – IL SENTIERO DE “LA PRESA” Due brevi itinerari intorno a Montemonaco.

Per concludere una giornata di escursione in cui si attraversa in auto il territorio comunale di Montemonaco propongo due brevi itinerari poco conosciuti.

LA CASCATA DEGLI SCIANCI E LA GROTTA DEL TASSO – LE “LAME ROSSE” di Isola: Da Montemonaco si prosegue in auto in direzione del M. Sibilla-Isola S. Biagio, si supera la deviazione per il Rifugio Sibilla e la frazione di Isola e si prosegue per la frazione di Colle Regnone fino ad incontrare una deviazione in discesa verso destra che conduce a le Cese. Si scende in auto fino al primo tornante dove si parcheggia e si prosegue a piedi sul tratturo sottostante (foto n.1) con cartello indicante le Cascatelle. Dopo circa 200 metri un secondo cartello indica di salire nel bosco a destra ed in breve si raggiungono le Cascatelle degli Scianci, la Grotta dell’Orso si trova salendo ancora un po’ sopra le cascatelle e rimane piuttosto nascosta (foto n.7). L’itinerario è facilissimo ed adatto a tutti.

Al ritorno dalle cascatelle nel tratturo si nota a sinistra un sentiero che sale verso un rimboschimento a pini, faticosamente si guadagna quota costeggiando un ampio canalone dove alla sua sommità di trovano dei caratteristici torrioni di conglomerato bianchi e rossi denominate localmente “Lame Rosse” anche se molto più piccoli e ben diversi dalle più conosciute Lame Rosse della Valle del Fiastrone. Si può raggiungere la base di questi torrioni attraversando faticosamente il canalone detritico su breccia molto scivolosa e folta vegetazione, questo itinerario invece è adatto ad escursionisti con un po’ di esperienza in più.

IL SENTIERO DE “LA PRESA” : Da Montemonaco si scende in direzione di Foce, superata la frazione di Rocca si prosegue fino al restringimento della valle dove è presente una nota sorgente che esce da un tubo conficcato nella roccia, si parcheggia di lato cinquanta metri prima in corrispondenza di un lungo parapetto in pietra sopra il quale è presente un rimboschimento a pino e un alto traliccio di ferro (foto n.18), qui una traccia sale nel bosco dapprima verso destra per poi ripiegare nettamente in salita verso sinistra fino a condurre, in 10 minuti, sotto a delle pareti dove parte una cengia con una galleria in lontananza. Si prosegue nel tracciato in piano con un panorama aereo sulla valle di Foce e sulla strada sottostante fino alla terza galleria oltre la quale non vale più la pena proseguire. L’itinerario è adatto a chi non soffre di vertigini.

Di seguito le immagini delle due escursioni proposte

LE CASCATELLE DEGLI SCIANCI , LA GROTTA DEL TASSO E LE LAME ROSSE

1- Il tornante sotto a Colle Regnone dove parte il tratturo per le Cascate degli Scianci e la Grotta del Taso.
2- 5 – La cascatella degli Scianci buca un potente banco di Travertino.
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6- La cascatella vista da sopra.
7- Sopra la cascata, nella parete di destra, si apre la Grotta del Tasso, non facilmente visibile.
8 – 11 – La Grotta del Tasso, con un ingresso molto stillicidioso.
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12- All’interno della grotta è presente un a sorgente che esce da un foro nella parete.
13- Le “Lame Rosse” di Isola San Biagio.
14 – 16 – Le Lame Rosse sono torrioni costituiti da breccia bianca e rossastra
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17- Le Lame Rosse e il Monte Banditello sulla sinistra

IL SENTIERO DE “LA PRESA” DI FOCE

18- Il punto di salita al sentiero de La Presa, poco prima ella sorgente sulla strada.
19- Il sentiero de “La Presa” si snoda con tre gallerie in quota sopra alla strada che conduce a Foce.
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22- La strada proprio sotto ai piedi.
23- La seconda galleria
24 – 25 – La terza galleria
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26- la terza galleria e la strada per Foce.
27- La terza galleria con un grande albero all’uscita
28- Per concludere, una curiosità geologica, una immagine dal Piano della Gardosa, veduta verso Sud nella Valle di Pilato con il suo caratteristico profilo glaciale ad “U”.
29- Nello stesso punto girando le spalle verso Nord, verso il Monte Sibilla, la valle prosegue con il profilo fluviale a “V”.



CASTELLUCCIO: L’altra fioritura – foto notturne con luna piena e in luce UV.

La notte del plenilunio del 21 giugno sono uscito a fare delle foto alla fioritura dei campi coltivati di Castelluccio.

Ormai le immagini diurne della fioritura sono banali, anche perché ogni anno, forse a causa dei cambiamenti climatici, sta diminuendo di intensità, per cui ho pensato di fare una cosa diversa, foto notturne con la luna piena e in luce UV di una lampada artificiale, di seguito le prove che ho fatto.

L’unico inconveniente è stato che la luna piena era offuscata dall’aria sahariana con sabbia del deserto in sospensione che diffondeva troppo la luce e quindi ha reso le immagini nebbiose, poco nitide.

1 – 4 -campi fioriti prima del tramonto
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5 – 6- Papavero (Papaver rhoeas)
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7 – 8- Fiordaliso (Centaurea cyanus).
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9 – 10- Papavero in luce Ultravioletta
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12 – 14 – Fiordaliso in luce Ultravioletta
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15- Capsula di papavero in luce Ultravioletta
16- La fioritura in luce artificiale
17 – 18- La fioritura in luce lunare, sullo sfondo il paese di Castelluccio.
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19 – 20- La Cima del Redentore in luce lunare
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21- La luna piena non si riesce a distinguere a causa della diffusione causata dalla sabbia del deserto in sospensione nell’aria (Scattering), risalta la mia auto, compagna fedele delle mie avventure.



MONTE ACUTO E PIZZO TRE VESCOVI

Finalmente oggi, 22 giugno 2024, dopo giorni di afa e aria del deserto, una giornata limpida ci ha regalato la possibilità di una bella e facile escursione.

Dalla Pintura di Bolognola abbiamo raggiunto la Forcella del Fargno percorrendo la strada chiusa al traffico veicolare per poi salire al Monte Acuto (Pizzo Senza Nome in alcune carte o erroneamente Pizzo Acuto) e successivamente al Pizzo Tre Vescovi per il sentiero del versante Nord.

Quindi siamo scesi alla Forcella Angagnola e raggiunto l’Antecima Nord del Pizzo Berro per ritornare alla Pintura di Bolognola passando per il Rifugio del Fargno, per una lunghezza di 16 chilometri e 700 metri di dislivello.

Questa escursione, che faccio almeno due o tre volte l’anno, in tutte le stagioni, per me oggi ha avuto un fascino particolare perché esattamente 45 anni fa fu la mia prima uscita oltre i 2000 metri nei Monti Sibillini. La cima di Monte Acuto è una delle poche cime dei Monti Sibillini che da in pieno la sensazione di stare in alta montagna probabilmente perché è un terrazzino lungo 30 metri e largo alcuni metri sospeso in aria, tutti i pendii della cima sono estremamente ripidi. Ogni volta che salgo lassù rivivo le stesse sensazioni di quando sono salito la prima volta, è un po’ come salire su una macchina del tempo che mi riporta 45 anni indietro. La montagna non è cambiata, è sempre la stessa, del resto 45 anni di tempo geologico non sono nulla, solo qualche segno del terremoto in lontananza sulle pareti del M.Bove Nord ma del resto tutto è come sempre, gli stessi fiori, gli stessi canti di uccelli, dei grilli, gli stessi profumi. Chiudo gli occhi e mi sembra di ritornare ragazzo poi mi rendo conto che per me sono passati gli anni e non sono più quel ragazzo, dentro e fuori. Delle volte vorrei ritornare alla prima volta in modo da cambiare quello che non è andato come volevo nella mia vita ma ormai è l’inevitabile scorrere lento del tempo.

Di seguito le immagini dell’escursione

1- Una rosa canina in piena fioritura ci accoglie nella Valle del Fargno, in lontananza a sinistra il Monte Acuto, a destra la Cima di Costa Vetiche.
2- Farfalline della specie Zygaena affollano una scabiosa
3- e su una orchidea Anacamptis pyramidalis
4- Gruppo con varie tonalità di colore di Anacamptis pyramidalis
5- Tafano con “occhi” verdi.
6- Cavolaia su Linaria purpurea
7- Armeria canescens conn lo sfondo del Monte Bove Nord
8- Culbianco
9- Il sentiero che sale dalla Forcella del Fargno al Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
10- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla paretina di accesso al Monte Acuto.
11- Il mio amico non se la sente di salire il tratto più ripido per il Monte Acuto, sullo sfondo il Rifugio del Fargno.
12- Il Monte Rotondo e la Croce di Monte Rotondo a sinistra visti dalla cima del Monte Acuto.
13- La strettissima cima del Monte Acuto.
14- Il Pizzo Regina (M.Priora) ed il Pizzo Berro a destra con il verde bellissimo del versante Est del Pizzo Tre Vescovi.
15- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Pizzo Berro a destra.
16- Dianthus carthusianorum nsulla cima del Monte Acuto.
17- Il Monte Acuto visto dal Pizzo Tre Vescovi, a destra il Monte Castel Manardo.
18- Il Monte Bove Nord
19- La Val di Panico ed il Monte Bove Sud.
20- Il Pizzo Berro visto dal Pizzo Tre Vescovi.
21- La croce di Pizzo Tre Vescovi vista dalla cresta che scende diretta verso il Rifugio del Fargno ma adatta solo ad esperti
22- Le pareti rocciose della cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi ospitano una delle poche stazioni della rara Saxifraga porophylla
23- Il Monte Bove Nord emerge dalle rocce della cresta Sud.
24- Il Monte Bove Nord con un Atadinus pumilus (Rhamnus pumila) sulle rocce in primo piano la cui foto di 30 anni fa è presente a pagina 114 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”-
25- Saxifraga exarata subsp. ampullacea, caratteristica specie delle rocce.
26 -27 – Il Pizzo Berro e la Forcella Angagnola.
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28- Le curiose formazioni rocciose della cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi.
28- Il Pizzo Regina, versante Nord.
29- Il Monte Rotondo e fioritura di Eliantemi in primo piano alla Forcella Angagnola.
30- La Forcella Angagnola e l’Antecima Nord del Pizzo Berro, il bellissimo prato verde in primo piano mi ricorda una etichetta adesiva che andava di moda anni ’90 con la scritta “L’erba dei Sibillini è più verde”.
31 – 31 – Le rocce della Forcella Angagnola con il Pizzo Tre Vescovi.
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33- veduta verticale dalla Forcella Angagnola sul Casale Rinaldi nella testata della Valle dell’Ambro.
34- Saxifraga callosa con lo sfondo del Monte Bove.
35- Il Pizzo Regina visto dalla Forcella Angagnola.
36- L’Anticima Nord del Pizzo Berro vista dalla Forcella Angagnola.



CAMOSCIARA E VAL FONDILLO – PNALM

Una escursione alla Camosciara e alla Val Fondillo , nei pressi del Lago di Barrea, nel Parco Nazionale Abruzzo-Lazio -Molise, regala sempre molte emozioni sia per i paesaggi che per la flora e la fauna.

In particolare le due valli sono due delle poche stazioni dell’ Appennino della rarissima orchidea Cipripedyum calceolus, un’altra stazione la si ritrova sulla Maiella e poi solo nell’arco alpino.

Di seguito le immagini delle due escursioni fatte con Romina, Lucia e Massimo.

1- Il monte Marsicano visto dall’ingresso della Camosciara
2 – 4 – Il Cipripedyum calceolus che fiorisce nell’Appennino solo nella Camosciara e Val Fondillo.
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5 – 6 -La cascata delle tre cannelle
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7- La orchidea saprofita Neottia nidus avis
8- Un’altra rara orchidea, la Corallorhiza trifida
9- La endemica esclusiva della Camosciara è la rarissima Pinguicula vallis regiae che cresce nelle rupi stillicidiose.
10- Salendo dalla cascata delle tre cannelle verso il Rifugio Belvedere della Liscia si incontrano alte splendide cascate.
12- La foresta della Camosciara
13- L’Eriophorum latifolium.
14- La Foresta della Camosciara salendo verso il Belvedere con faggi altissimi
15 – 16 – Cervo maschio tranquillamente al pascolo vicino al Lago di Barrea.
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17 – 18- Cerva femmina e cerbiatto nei pressi dell’abitato di Barrea ad un centinaio di metri dal nostro albergo.
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19 – 20 – Il Lago di Barrea al tramonto
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21- Strana forma di Ophrys apifera alla Val Fondillo
22- Dactylorizha fuchsii
23 – La grotta delle Fate alla Val Fondillo
24 – 25 – La Foresta Vetusta della Val Fondillo con Faggi secolari.
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26 – Campanula fragilis subsp. cavolini nei muri di Aielli insieme a tanti murales.



LA FIORITURA SPONTANEA DEL PIANO GRANDE

Verso la metà di Maggio i prati del Piano Grande di Castelluccio, nella zona verso il Fosso Mergani, si colorano di strisce di giallo e bianco grazie alla fioritura primaverile e pressoché sconosciuta della flora spontanea, costituita principalmente da Ranuncoli, Tulipani gialli (Tulipa australis) e Narcisi (Narcissus poeticus).

Questa fioritura non ha nulla a che fare con la più conosciuta ed appariscente fioritura estiva dei campi coltivati intorno alla collina di Castelluccio, che si sviluppa intorno ai primi di luglio, costituita principalmente da Senape selvatica (gialla), Papaveri rossi, Fiordalisi blu e margherite bianche, specie legate esclusivamente alle coltivazioni, e che ormai, essendo troppo fotografata, sta perdendo il suo fascino, ricordo che la famosa Lenticchia di Castelluccio ha fiori bianchi piccolissimi e non porta alcun contributo alla fioritura estiva.

Non troverete mai infatti alcun Fiordaliso o Papavero fiorito verso il Piano Grande dove si effettua solo lo sfalcio dell’erba ma nessuna coltivazione.

Poi se arrivate al mattino presto quando ancora non si è dissolta la nebbia che si forma spesso nel Piano Grande, si possono osservare le meravigliose opere d’arte della natura, le ragnatele, trasformate in altrettante meravigliose collane di rugiada.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- I campi coltivati sono alla collina di Castelluccio e i residui della nebbia notturna.
2 – 8 -Ragnatele trasformate in collane di perle dalla rugiada notturna.
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9- Uno stelo d’erba trasformato in un palo di collegamento
10- Un seme di Tarassaco intrappolato in una ragnatela.
11 – 16 – La fioritura spontanea primaverile del Piano Grande
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17 – Gli artefici della fioritura primaverile : Tulipa australis
18 – 19 – Gli artefici della fioritura primaverile : Narcissus poeticus
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20 – Gentiana utriculosa
21 – 22- Gli artefici della fioritura primaverile : Bistorta officinalis
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23- Orchis morio
24 – Ragnatele di ragni acquatici nei laghetti del Piano Grande
25- Uno dei diversi laghetti temporanei del Piano Grande, il giorno della foto pullulavano di millimetrici Nauplii di Chirocephalus diaphanii.
26- I campi coltivati di Castelluccio con le prime fioriture di Sinapsi arvensis, anticipa la fioritura estiva di Papaveri e Fiordalisi.



I PANTANI – L’INGHIOTTITOIO E LA GROTTA DELL’ITALIA IN MINIATURA.

In qualsiasi stagione i laghetti dei Pantani di Accumuli regalano sempre fantastiche visioni, come riportato anche in una precedente escursione del 25 luglio 2023 a cui rimando.

L’unica nota stonata è la lunga palizzata che circonda i laghi.

Mi sono sempre domandato a cosa servisse quella orribile e costosa palizzata intorno ai laghetti: ad impedire che le mucche e i cavalli vadano a bere e farsi il bagno nei laghi per non deturpare il loro naturale ambiente ? ma se le palizzate sono state da sempre mantenute aperte in diversi punti e sprovviste di chiusure e quindi gli animali transitano dentro e fuori i laghi sporcandoli ed inquinandoli con le loro deiezioni……….rimane il dilemma di questo bruttissimo spreco di soldi.

Ricordo che nelle acque dei laghetti vivono contemporaneamente due specie di crostacei rari, il Chirocephalus diaphanus e il Tanimastix stagnalis che in altri laghi dell’Italia centrale vivono in acque separate in quanto vanno in competizione alimentare, entrambe parenti stretti degli esclusivi Chiorocephalus sibyllae del laghetto di Palazzo Borghese e del Chirocephalus marchesonii del lago di Pilato, come ho descritto da pagina 76 in poi nel mio libro I MIEI MONTI SIBILLINI.

Inoltre le acque dei Pantani d’estate si colorano di rosso a causa di proliferazioni algali, ormai divenute rarissime in tutta Italia.

Fino ad una decina di anni fa esisteva un laghetto al Pian Perduto che diventava rosso sangue a causa della imponente fioritura algale ma ormai da anni, con la vicinanza di uno stazzo di pecore nel periodo estivo, non diventa più rosso ma forse nessuno se ne rende conto che abbiamo perso anche questa rarità e meraviglia della natura.

Dopo aver visitato i Pantani abbiamo portato i nostri amici a visitare l’Inghiottitoio del Fosso Mergani che raccoglie le acque del Piano Grande e poi alla Grotta presso il boschetto a forma di Italia che è registrata presso il Catasto Speleologico Umbro con la sigla 599 U PG e il nome di Grotta dell’Italia in Miniatura, un profondo pozzo di oltre 20 metri, situata nel pendio a mezza costa a sinistra del Rimboschimento a forma di Italia.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1 – 3- Galaverna nella strada da Forca Canapine verso i Pantani
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4 – 5- Il Monte Vettore e la Cima del Redentore visto dai rilievi intorno ai Pantani.
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7- Lunghe ombre del sole di Gennaio.
8- La strada per i Pantani, visto lo scarso innevamento un fuoristrada era arrivato fino al Laghetti,
9- La valletta prima dei Pantani con ceduta verso Norcia.
10 – 23 -I Laghetti dei Pantani gelati ma, visto lo scarso innevamento, per fortuna non ricoperti di neve.
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24- Gilberto prova la tenuta del ghiaccio ma non è da fidarsi, un forte scricchiolio lo ha fatto desistere.
25- Ghiacciolo in fase di scioglimento
26- Veduta del massiccio Cima del Redentore – M-Vettore visto dal rilievo sopra ai Pantani.
27- 31 – I Laghetti dei Pantani visti dai rilievi sovrastanti
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32- Il Monte Porche ricoperto dalla nebbia e il Monte Palazzo Borghese
33- Il Monte Argentella, innevamento penoso.

L’INGHIOTTITOIO DEL FOSSO MERGANI DEL PIANO GRANDE.

Il Fosso Mergani raccoglie le acque del Piano Grande e si trova nella parte finale verso il Monte Serrone e Monte Cappelletta, sotto al tratto di strada che sale dal Piano Grande in direzione di Norcia.

Lo si raggiunge parcheggiando proprio prima che inizia la salita della strada e proseguendo a piedi su un sentiero in direzione Sud che costeggia il pendio del Monte Castello.

34 – 35 -Buche di Talpa al Piano Grande, aspetto primaverile dei Piani, non essendoci il terreno gelato (permafrost superficiale), le talpe scavano in prossimità della superficie in cerca di cibo.
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36- La voragine circolare apertasi dopo il terremoto del 2016 nei pressi del sentiero per l’Inghiottitoio del Fosso Mergani.
37 – 38- Bolle di gas metano o anidride carbonica che si sviluppano dal sottosuolo e rimangono intrappolate nelle acque gelate dei laghetti del Piano Grande
39- Il cartello esplicativo dell’Inghiottitoio del Fosso Mergani.
40- Il Fosso Mergani parzialmente gelato.
41 – 42- L’Inghiottitoio del Fosso Mergani
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43- Un distacco dalla parete nei pressi dell’Inghiottitoio provocata dal terremoto del 2016.
44 – 47- Larve di Friganea sopravvivono racchiuse in un bozzolo fatto di sassolini nelle acque del Fosso Mergani.
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LA GROTTA DI PIANO GRANDE O DEL RIMBOSCHIMENTO ITALIA

La Grotta si raggiunge facilmente parcheggiando di fronte al Rimboschimento a forma di Italia e raggiungendo a piedi il pendio alla sua sinistra, dove, a mezza costa e nei pressi di un fosso, si apre la voragine, come visibile nella foto n.56.

48 – 50- l profondo pozzo di 20 metri della Grotta del Piano Grande con la recinzione protettiva caduta al suo interno.
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51- La Grotta del Piano Grande e la Cima del Redentore.
52 – 54- Procediamo ad effettuare una misura della profondità….20 metri.
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55- La Cima del Redentore vista dall’imbocco della grotta.
56- Il rimboschimento a forma di Italia del Piano Grande e l’ingresso della Grotta, nel pendio a sinistra, poco sopra al palo centrale.



MERAVIGLIOSA GALAVERNA AI PIANI GRA E MACCHIA TONDA

La galaverna (o calaverna) è una forma di precipitazione atmosferica consistente in un deposito di ghiaccio in forma di aghi o scaglie, su superficie continua ghiacciata o su oggetti esterni che può prodursi in presenza di nebbia quando la temperatura dell’aria è nettamente inferiore a 0°C.

Lo spettacolo della galaverna, ormai ogni inverno sempre più raro, deve essere ammirato velocemente in quanto effimero, basta un lieve aumento di temperatura, vento e sole che la glassatura che crea negli alberi e negli oggetti esterni cade rapidamente al suolo.

Il 12 gennaio 2024, dopo diversi giorni di copertura di nebbia soprattutto nella parte adriatica dei Monti Sibillini, ci ha regalato uno spettacolo che erano anni che non vedevo così imponente.

Ai Piani Gra e alla Macchia Tonda della Pintura di Bolognola c’era una copertura decimetrica di Galaverna davvero spettacolare.

Di seguito le immagini, con notevole imbarazzo della scelta, della splendida giornata.

1- Il bosco di fronte a Bolognola rivestito di Galaverna.
2 – 4 -I pali della strada nei pressi della <pintura di Bolognola.
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MACCHIA TONDA

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27- Ombre e luci alla Pintura di Bolognola ma innevamento scarsissimo.

PIANI GRA

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FAGGETA DI PIANI GRA : Il peso della elevata ricopertura di Galaverna ha rotto numerosi rami e alberi nella faggeta disboscata di recente, il diradamento degli alberi ha indebolito il bosco in quanto ha permesso alla nebbia di entrare nella faggeta glassando di galaverna i rami appesantendoli fino alla rottura.

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IL LAGHETTO E LA GROTTA DI MONTE PALAZZO BORGHESE – Magie dell’inverno.

Il 17 dicembre, con Gilberto, Elia, Paolo e Romolo, siamo saliti da Foce per il Canale fino al Laghetto quindi abbiamo proseguito, nonostante la neve fresca alta che rende la salita faticosa, fino alla Grotta di Monte Palazzo Borghese.

L’ambiente del Laghetto invernale è splendido e sicuramente uno dei più spettacolari dei Monti Sibillini.

Di seguito le immagini della bellissima giornata.

1- La galaverna ha glassato tutta la parete del Sasso di Palazzo Borghese.
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5- Galaverna sui pochi arbusti di Ramno alpino della zona.
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7 – E anche sui tenaci steli di Verbascum spp.
8- Giunti ormai nei pressi del Laghetto
9- Lo troviamo perfino con acqua …… gelata ovviamente.
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18- La maestosa parete Est del Sasso di Palazzo Borghese rivestita di Galaverna.
19- Saliamo verso lo spigolo Nord per raggiungere la Grotta
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21- Il pendio si impenna sotto allo spigolo.
22- Progressione su 30 centimetri di neve fresca e pendio di oltre 40 gradi.
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27- Il canale dello spigolo con la grotta a destra.
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31- L’ultimo ripido tratto sotto alla Grotta.
32- Raggiungiamo quindi la lama rocciosa che forma la Grotta.
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35- L’ingresso nascosto della Grotta di Monte Palazzo Borghese.
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37- Lo spazioso interno della grotta che d’inverno mantiene anche una gradevole temperatura costante.
38- Arriva anche Gilberto.
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41- Il Laghetto visto dall’interno della Grotta.
42- Arrivano anche Romolo e Paolo.
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44- Lo spigolo della parete Est visto dall’ingresso della Grotta.
45- Il canale dello spigolo continua fino al canalone Nord più in alto, salito alcuni anni fa, questo tratto l’ho salito molte volte ma oggi non è ancora in condizioni.
46- L’ingresso della Grotta.
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50- Aspettiamo gli altri poi scendiamo.
51- Costeggiamo lo spigolo della imponente parete Est per ridiscendere al Laghetto e prendere la via del ritorno.
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