MONTE LIETO Per il canale Est.

L’11 ottobre 2024, da solo, sono salito al Monte Lieto per un nuovo tracciato, il canale Est che inizia dalla discesa della strada Forca di Gualdo-Castelluccio poco prima che spiana in corrispondenza del Pian Perduto.

La salita è facile anche se ripida, presenta un dislivello di circa 550 metri, si parte da 1395 metri della strada per arrivare alla cima di Monte Lieto a 1940 metri, in poco più di un’ora di salita.

Il Monte Lieto è caratterizzato da ripidi pendii nei versanti Nord, Est e Sud con incisi canali, già ho descritto in questo blog la salita per il canale Sud, la cosiddetta “direttissima” dalla Valle Canatra e la salita invernale della cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

SALITA: Il canale Est si presenta con un tratto iniziale piuttosto ripido ed inciso e con alcuni saltini rocciosi che rendono interessante la salita. Poi il canale si allarga, costeggia a destra il rimboschimento a conifere, prosegue verso delle rocce ai lati del canale per poi scemare nei pendii sovrastanti che si fanno però più ripidi e fino alla cresta di uscita.

All’interno del canale ho ritrovato due carcasse di Bovini che vengono lasciati pascolare nella zona e una forse di capriolo, a dimostrazione della ripidità dei pendii laterali.

Inoltre, cosa molto interessante, a monte del rimboschimento a conifere sono stati piantati anche numerosi esemplari di Pino Mugo che addirittura si sta riproducendo in modo notevole, creando così un orizzonte di arbusti contorti spontanei oltre il limite del bosco.

Nei Monti Sibillini in poche località è stato introdotto il Pino Mugo, ad esempio nel versante Est del Monte Castelmanardo ma in questo luogo riesce a stento a vivere e riprodursi.

Il Pino Mugo spontaneo è molto raro nell’Appennino, vegeta abbondantemente solo nel massiccio della Majella.

La discesa può essere effettuata nel pendio destro del canale.

Di seguito le immagini della salita proposta.

1- Il grande faggio di Pian Perduto e il canale di salita a sinistra, inciso nella parte iniziale e poi delimitato dal rimboschimento.
2- Zoom sul intuitivo canale di salita.
3- la prima parte del canale molto inciso e con dei saltini rocciosi.
4- L’attacco del canale visto dalla strada Forca di Gualdo-Castelluccio.
5- L’ingresso del canale nella sua prima parte incisa e con dei saltini rocciosi.
6- Una vecchia carcassa di bovino all’interno del canale.
7- Il Monte Porche visto dall’interno del canale, in fondo la strada da cui si parte
8- La Forca di Gualdo e la strada per Castelluccio.
9- In corrispondenza dei saltini rocciosi vegetano arbusti di Ramno alpino, sullo sfondo il Monte Argentella.
10- Un grande Acero delimita la parte più incisa del canale.
11- Una ulteriore carcassa, sembra di capriolo ma manca la testa.
12- L’acero della foto n.10 e le prime conifere del rimboschimento a destra.
13- Le sponde del canale sono caratterizzate da numerosi tratti dissestati causati dall’eccessivo transito di bovini lasciati al pascolo nella zona e che, a causa della ripidità del pendio, ogni tanto qualcuna rimane vittima di scivolamenti.
14- La Cima del Redentore e i Colli Alti e Bassi.
15- Raggiunto il rimboschimento la vista si apre anche sul Pian Perduto.
16 – 17 – Suillus gravillei detto anche laricino o pinarolo, porcino che abbonda nel sottobosco a conifere.
17
18- Il canale è delimitato alla sua destra orografica dal rimboschimento a conifere.
19- Terminato il rimboschimento ad alto fusto iniziano i grandi arbusti di Pino Mugo.
20- Oltre il rimboschimento il pendio si fa anche più ripido.
21- I Mughi vegetano bene in questo pendio.
22- L’ultima parte del canale appena accennato, si trasforma in un semplice ma ripido pendio fino alla cresta di uscita.
23- Veduta verso il Monte Porche e Monte Palazzo Borghese dai pressi della cresta.
24- Veduta verso il Monte Argentella e la Cima del Redentore dai pressi della cresta.
25- Castelluccio e il Piano Grande, sullo sfondo i Monti della Laga.
26- Grossa cavalletta si è affezionata ai miei pantaloni.
27- la cima di Monte Lieto vista dalla cresta di uscita.
28- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
29- Veduta dalla cima del Monte Lieto verso Sud con Castelluccio
30 – 32- Le rocce presenti ai lati dell’ultima parte del canale.
31
32
33- Il Pian Perduto e, a destra, quello che una volta era chiamato “Il Laghetto Rosso” ma che ormai, da anni, non si colora più con la fioritura di alghe rosse a causa di uno stazzo di pecore realizzato a pochi metri che lo sta devastando ed inquinando, ma forse questo non importa a nessuno.
34- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina emergono ai lati della Cima di Passo Cattivo, a destra la Cima di Vallinfante.
35- Il Monte Porche e il Monte Palazzo Borghese.
36- Il Monte Argentella e i boschi del San Lorenzo.
37- La Cima del Redentore ed i Colli Alti e Bassi.
38 – 39- Il Corone del Vettore, la faglia del terremoto del 2016, ancora si vede, anche da lontano, l’abbassamento del terreno.
39
40- Mantide religiosa che si sta cibando di una cavalletta.
41- Il rimboschimento attraversato, formato da diverse essenze di conifere caratterizzate da sfumature di verde differenti.
42- Piccoli Mughi crescono nel pendio sopra al rimboschimento
43- La ripida discesa verso la strada da dove si parte.
44- la continua linea del canale visto dal pendio di discesa di destra.
45- Altri tratti di sponda del canale dissestati dal passaggio di bovini.
46- La mia fedele compagna di salite, anche se rimane sempre nel parcheggio.
47- Bellissime Mazze da tamburo (Macrolepiota procera) nei prati di discesa.
48- E buonissimo Prataiolo (Agaricus macrospora).
49- Ed infine anche un bel ragno, la Argiope.



MONTE TORRONE E SASSO D’ANDRE’ da Foce per la cresta Ovest.

In compagnia di Paolo, Tiziana, Gilberto, Elia e Francesco, il 25 agosto 2024 abbiamo ripetuto la salita al Monte Torrone e Sasso d’Andre’ per la cresta Ovest, già descritta in questo blog.

Partiti da Foce di Montemonaco abbiamo percorso il Piano della Gardosa e siamo saliti per le Svolte.

Appena usciti dal bosco abbiamo lasciato il sentiero di fondovalle che sale al Lago di Pilato e abbiamo deviato a sinistra, con una ripida salita siamo andati a prendere la sottile cresta rocciosa Ovest che sale verso il Monte Torrone.

Saliti i primi torrioni abbiamo poi deviato a sinistra per il sentiero che gira nel versante Nord e abbiamo ripreso la cresta Ovest più in alto evitando così il punto mediano più ripido.

Dalla cima del Monte Torrone abbiamo proseguito per il Sasso d’Andre’ e siamo ridiscesi a Foce per il sentiero classico della Forcella del Banditello.

Di seguito le immagini della bellissima giornata in compagnia di fantastici amici.

1- La ripida salita erbosa appena usciti da Le Svolte per andare a prendere la cresta Ovest del M.Torrone
2- Il primo torrione della cresta, sullo sfondo il M.Argentella.
3- E il Piano della Gardosa con Foce in fondo
4 – 5 -Saliamo verso il secondo torrione
5
6- Su pendio sempre molto ripido
7- Il primo torrione alle spalle
8 – 9 – Ed eccoci sul secondo torrione
9
10- Già alti rispetto a Le Svolte andiamo a prendere il sentiero che gir nel versante Nord. alle spalle la grande frana del Fosso del Miracolo prodotta dal terremoto del 2016.
11- Nel sentiero del versante Nord
12- Il versante Est e Nord del monte Argentella.
13- Forca Viola e l’omonima cima.
14- Lasciamo il sentiero (in basso) e ripieghiamo di nuovo verso la cresta Ovest.
15 – 16 -L’ultimo tratto della cresta Ovest.
16
17- La parte iniziale della Valle del Lago di Pilato
18- La parte finale della Valle del Lago di Pilato.
19- Il cima al Monte Torrone ed il sentiero di cresta verso l’Antecima Nord del Monte Vettore.
20- Sul Sasso d’Andre’.
21- Veduta verticale sul versante Est del Sasso d’Andre’.
22 – 24 -la cresta che scende verso il Monte Banditello.
23
24
25- Lichene Rizhocarpon geographicum che si sviluppa solo ed esclusivamente su selce e non su calcare.
26 – 27 – La bellissima ed alta faggeta sopra Foce sul sentiero di discesa dalla Sella del Banditello.
27
28 – 29- Tronco morto decorato in modo fantastico da Blastofagi, coleotteri che depositano le uova sotto alla corteccia dei tronchi morti, le larve alla schiusa si nutrono del legno e scavano delle galleria perfettamente parallele tra loro che si allargano di diametro man mano che la larva cresce di dimensioni. Alla fine del ciclo la larva si trasforma il adulto ed esce dalla corteccia.



LA FORRA DEL FIASTRONE E LA GROTTA DEI FRATI.

Molti amici mi hanno chiesto di mettere nel mio blog almeno le immagini, prese dal mio repertorio di più di 20.000 foto dei Monti Sibillini, scattate anni fa di una delle più belle forre Appenniniche, la Forra del Fiastrone, in quanto attualmente interdetta alle escursioni per l’ordinanza del Comune di Cessapalombo n.15 del 29/06/2020 che ne vieta il transito a seguito di costatazione di pericoli oggettivi incombenti sulla valle del Fiastrone.

Non essendo pertanto possibile effettuare escursioni nella Forra del Fiastrone riporto le immagini, scattate nel 2019, anche se di bassa qualità in quanto fatte con una vecchia fotocamera compatta ma almeno danno una idea della bellezza della Forra Sibillina.

La Grotta dei Frati, molto conosciuta ormai da anni al pari delle Lame Rosse presenti nella stessa valle, è invece attualmente raggiungibile senza problemi dal parcheggio Caprareccia della strada di Montalto di Cessapalombo in circa 30 minuti per comodo sentiero e per sentiero più lungo anche dalle stesse Lame Rosse – Diga del Lago Fiastrone.

La Forra, suddivisa in tre parti di larghezza differente, era facilmente raggiungibile prendendo il sentiero dal parcheggio Caprareccia per la Grotta dei Frati, dopo circa 300 metri al primo bivio si scendeva a sinistra fino al fiume quindi anziché guadare il Fiastrone si proseguiva per sentiero nel bosco sulla destra (sinistra orografica) per entrare nel torrente circa 500 metri dopo e proseguire risalendo il fiume su acqua per tutta la lunghezza della forra.

Addirittura molti anni fa ho percorso una difficile e faticosa cengia in salita che si apre sulla sinistra orografica all’altezza della seconda parte della Forra (foto n.14) e che, con un passaggio aereo su una esposta parete rocciosa a suo tempo attrezzato con una corda fissa, conduceva pochi metri sotto alla Grotta dei Frati.

Chiaramente anche questo itinerario non è possibile percorrerlo e non so in che condizioni sia la corda fissa presente.

Di seguito le immagini di repertorio dell’escursione.

LA PRIMA PARTE DELLA FORRA.

1- L’ingresso da valle della Forra del Fiastrone.
2
3
4
5- L’acqua quel giorno arrivava a circa 50 centimetri di altezza
6
7
8

LA SECONDA PARTE DELLA FORRA

9- La seconda strettoia della valle
10
11
12
13- Si toccano le pareti con le mani
14- La cengia nel lato sinistro orografico della seconda strettoia da dove è possibile risalire fino alla grotta dei Frati superando un esposto tratto roccioso verticale una volta attrezzato con una corda fissa ma adesso non so in che condizioni sia.
15
16
17
18
19
20

LA TERZA PARTE DELLA FORRA

21
22
23
24
25
26
27
28- Singolare albero cresciuto molto in altezza a causa della mancanza di luce nella forra..
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38

LA GROTTA DEI FRATI E DEI PARTIGIANI

39- La cappellina della Grotta dei Frati.
40 – 41 – Gli insediamenti dei frati intorno alla Grotta
41
42- La vasca di raccolta dell’acqua di stillicidio.
43- La volta a croce della cappellina.
44- La grotta continua per alcune decine di metri dietro alla cappellina.
45
46
47
48- Il fondo della Grotta dei Frati.
49- Cristallini di Gesso in corrispondenza di minerali di ferro alterati nella parte più profonda della grotta dei Frati.
50- Lo stretto passaggio su cengia che collega la Grotta dei Frati alla Grotta dei Partigiani, attualmente non è possibile accedervi.
51 – 54 – La Grotta dei Partigiani.
52
53
54



MONTE VETTORE E CIMA DI PRETARE

Il 2 agosto 2024 ho effettuato la mia 85esima salita, in 46 anni di salite in montagna tutte documentate nel mio quaderno dal 1978, alle cime del gruppo del Monte Vettore.

Dopo aver raggiunto la cima, anziché scendere al Lago di Pilato come programmato, visto che quest’anno il lago è purtroppo completamente asciutto, abbiamo proseguito la cresta Est verso Cima di Pretare, la cima meno frequentata dell’intero gruppo.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- La Cima del Redentore e il Pizzo del Diavolo visti dalla Sella delle Ciaole.
2- La cima del Pizzo del Diavolo
3- Il torrione denominato “il Castello”
4- Il “Portico”, dove è presente l’arco di roccia e l’immagine naturale della “Madonna e il Diavolo”.
5- La cresta tra la Cima del Redentore e il Pizzo del Diavolo.
6 – 7 -Le sponde del Lago di Pilato con i Salici in crescita che sto monitorando da oltre 10 anni.
7
8 – 9 – Fringuello alpino (Montifringilla nivalis).
9
10- Fringuelli alpini in volo con le loro caratteristiche ali bianche e nere.
11 – Campanula scheuchzeri
12- Grandi e secolari arbusti nani di Drias octopetala.
13- La cresta che dal M.Vettore scende alla Cima di Pretare è tappezzata da centinaia di arbusti nani di Drias octopetala.
14 – 15 – Campanula alpestris, la pianta più rara dei Monti Sibillini presente in una unica stazione.
15
16- Una orchidea che cresce nei ghiaioni calcarei, l’Epipactis atrorubens.
17- Margherite e Genziana lutea n una piccola conca umida sotto alla cima del M.Vettore.
18- La cresta che dal M. Vettore scende verso la Cima di Pretare.
19- L’imbuto del “canalino” nel versante Sudest del M. Vettore.
20- La Cima di Pretare.
21- L’imbuto Nord del M. Vettore.
22- La cima della “Piramide”
23- Veduta dalla Cima di Pretare verso la cima del M. Vettore.
24- La cresta di Galluccio
25- la cresta che dalla cima del M. Vettore scende verso l’appuntita Antecima Nord.
26- La Cima di Pretare
27- Grandi e secolari cuscinetti di Silene acaulis
28- Vecchio cuscinetto di Silene acaulis ormai morto che fa da substrato ad altre piante.
29- Bellissimo esemplare di Leontopodium alpinum subsp. nivale.
30- La cresta tra la Punta di Prato pulito a sinistra e la Cima del Lago a destra con i massi del mistero geologico riportato nell’articolo: CIMA DEL LAGO Cresta Est dalle “Roccette”. 23 Luglio, 2019.
31- Il profumatissimo Dianthus monspessulanus.



MONTE ROTONDO E MONTE ACUTO dalla Pintura di Bolognola.

Il 14 luglio 2024, con una giornata di fresca brezza in quota e monti ancora verdi, dalla Pintura di Bolognola con Elia e Gilberto abbiamo risalito la strada fino al Rifugio del Fargno quindi al Monte Rotondo per la cresta Sud, ridiscesi per la stessa cresta siamo poi saliti dalla Forcella del Fargno al Monte Acuto e ridiscesi per la cresta Est fino a Forcella Bassete, quindi ripreso la strada per la Pintura, con 17 chilometri e 900 metri di dislivello totale.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Il Monte Rotondo visto dalla strada del Fargno.
2- La cresta Sud del Monte Rotondo.
3- La Valle del Fargno con le sorgenti del Fiastrone, a destra il M. Castel Manardo.
4- La cresta Sud del Monte Rotondo.
5 – 6 – Verso la cima del Monte Rotondo
6
7- A destra il Monte Acuto e a sinistra il Monte Castel Manardo con la strada che sale al Rifugio del Fargno dalla Pintura di Bolognola.
8- La Forcella Cucciolara da cui si scende alla nascosta Val di Tela.
9- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra, tra i due si vede una piccola porzione del Lago di Fiastra.
10- La Cima Bambucerta chiuse ad Est la Val di Tela.
11- La cima del Monte Rotondo.
12- L’Antecima Sud del Monte Rotondo.
13- Il Monte Bove Nord e Sud e la Val di Panico sulla sinistra.
14- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo
15- Veduta verso Nord
16- Veduta verso Sud.
17- Fioritura di Sedum sulla cresta Sud del Monte Rotondo, in fondo il Rifugio del Fargno.
18- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla cima del Monte Acuto.
19- Arriva Gilberto sulla paretina finale del Monte Acuto.
20- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro visti dal Monte Acuto.
21- La stretta cima del Monte Acuto.
22- Camoscio sulla ripidissima parete Nord del Monte Acuto, a destra la cresta Sud del Monte Rotondo salita al mattino.
23 – 24 – La bellissima cresta Est del Monte Acuto che scende verso Forcella Bassete.
24



L’INFERNACCETTO DELL’AMBRO E LA SALA DEL TRONO – LE MERAVIGLIE DI ROCCIA DEI MONTI SIBILLINI.

Uno dei luoghi più spettacolari dei Monti Sibillini ma sicuramente anche dell’intero Appennino centrale è l’Infernaccetto dell’Ambro e la Sala del Trono, situate nel tratto della Valle dell’Ambro posta tra i bastioni rocciosi delle Roccacce e della Travertina, un chilometro circa più a valle delle sorgenti dell’Ambro, qui la natura ha creato una forra davvero spettacolare ed incredibile difficile da descrivere finché non si entra nel suo interno. Una immensa sala tra pareti altissime e una vera e propria fessura tra le rocce formata dall’acqua quasi inaccessibile caratterizzano queste forre.

L’itinerario fino all’ingresso dell’Infernaccetto dell’Ambro è relativamente facile ed adatto ad escursionisti che si sanno muovere su terreno sconnesso, con calzature adatte a terreni scivolosi e caschetto ma poi il proseguimento fino alla sala del Trono è adatto SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AD ESCURSIONISTI ESPERTI in quanto bisogna attraversare pendii molto ripidi e risalire e scendere tratti su roccia.

ACCESSO: Da Montefortino si raggiuge in auto il Santuario della Madonna dell’Ambro e si parcheggia nell’ampio piazzale.

DESCRIZIONE: dal piazzale si prende il tratturo in salita dietro al Santuario (Sentiero 226), si prosegue in salita si raggiunge una zona in frana quindi una captazione di acquedotto recintata oltre la quale si raggiunge una deviazione a sinistra in netta discesa che in breve riporta al torrente a tratti asciutto (la deviazione a destra conduce verso il Casale S.Giovanni Gualberto) . Si segue il greto del torrente su traccia di sentiero ed in circa due ore di cammino tra i massi si raggiunge la strettoia rocciosa dell’Infernaccetto dell’Ambro. A seconda dell’altezza delle pozze d’acqua presenti si può entrare nella fessura fino a trovare un salto roccioso che si può superare facendo scaletta a mano al primo salitore, si consiglia di portarsi poi una scaletta di corda con nodo finale da incastrare sulla roccia per agevolare la salita e la discesa dei compagni, la discesa dell’ultimo verrà fatta da questo abbracciando il masso e scivolando in modo controllato verso valle mentre i compagni sotto lo tengono per i piedi.

PARTE CONSIGLIATA SOLO AD ESCURSIONISTI ESPERTI: Visitata la strettissima forra dell’Infernaccetto dell’Ambro si ritorna al suo ingresso fuori delle pareti (foto n.1) dove si nota a destra una traccia di sentiero che sale subito molto ripida nel bosco, (foto n.11) dopo circa 100 metri la traccia devia con un tornante (foto n.12) ed inizia a traversare il bosco in quota in direzione Ovest, passa sopra ad una fascia rocciosa (non prendere la deviazione in piano ma la traccia che risale ancora) fino a scavalcare lo spigolo ed entrare in un ripido vallone che, con una delicata discesa, riporta nel greto del torrente (foto n.13), in un tratto più ampio a monte dell’infernaccetto (foto n.14). Raggiunto questo tratto si può scendere verso valle nella forra che va restringendosi fino a passare sotto ad un grande masso incastrato per affacciarsi sul punto di calata (catena a destra) sopra alla fessura dell’Infernaccetto (punto davvero spettacolare ma da fare con molta attenzione, foto n.5-19).

Quindi si ritorna indietro e si risale obbligatoriamente il greto del torrente (foto n.20-21) che aumenta di pendenza, si risalgono massi e due paretine attrezzate con corda (foto n.22) e catena (foto n.26) e la forra si va restringendosi sempre di più fino ad arrivare alla grande Sala del Trono dove le altissime pareti chiudono la prosecuzione. Godetevi questo luogo magico perché veramente non è facile trovare eguali in Appennino (40 minuti dall’Infernaccetto).

RITORNO; Stesso itinerario oppure se si vuole fare un anello, molto consigliato, dalla Sala del Trono si ridiscende il greto del torrente fino a raggiungere l’ampio canalone da cui si è discesi, qui, a sinistra sopra il greto, si notano degli ometti di pietra che indicano una traccia di sentiero che risale la sponda sinistra orografica anche qui su pendio piuttosto ripido e con alcuni tornanti ma che, in breve, conduce al bosco sovrastante dove un sentiero ben tracciato prosegue, con ulteriori tornanti in salita, fino a Fonte Feletta ricongiungendosi con il sentiero n.226. Da qui facilmente per sentiero ben evidente si arriva al Casale S. Giovanni Gualberto, si prosegue passando sotto le pareti del Balzo Rosso e si ridiscende al Santuario della Madonna dell’Ambro per sentiero ben segnalato (ritorno ore 2) .

Per facilitare l’escursione ho riportato anche il tracciato GPS anche se nei tratti più stretti della forra ci sono stati inevitabili echi di segnale ed è difficile indicare le coordinate e quote giuste.

1- L’ingresso dell’Infernaccetto dell’Ambro, poco più a valle, sulla destra orografica sale il sentiero per la Sala del Trono.
2 – 10 – L’infernaccetto dell’Ambro.
3
4
5
6
7
8
9
10

INFERNACCETTO DELL’AMBRO – PARTE SUPERIORE

11- Il primo tratto di salita nel bosco del versante destro orografico che dall’ingresso dell’Infernaccetto conduce verso la Sala del Trono.
12- Dopo un tornante si cambia direzione e i prosegue sempre su pendio molto ripido verso Ovest.
13- Il canalone di discesa, scendere verso destra, non dove si sta affacciando Gilberto (al centro della foto), proprio sopra alla parte superiore dell’Infernaccetto
14- La parte superiore dell’Infernaccetto con il grande masso incastrato
15- La catena di calata per chi fa Torrentismo.
16- Veduta verticale nella “fessura” della parte superiore dell’Infernaccetto dell’Ambro.
17 – 19- Il passaggio sotto al grande masso incastrato
18
19

LA SALA DEL TRONO

20- Il tratto di valle più aperto tra l’Infernaccetto e la Sala del Trono.
21- La valle si va restringendo sempre di più man mano che ci si avvicina alla Sala del Trono.
22- il primo tratto attrezzato con una corda.
23 – 25 – Si continua tra pareti sempre più alte e strette e con massi incastrati.
24
25
26- Il tratto attrezzato con una catena
27 – 28 – Risalita di grandi massi
28
29
30 – 42 – E finalmente si arriva all’immensa e straordinaria Sala del Trono.
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43- 45 – Fasi di discesa
44
45
46- I giganteschi Faggi di Fonte Feletta.
47- Il ritorno alla base del Balzo Rosso.



LE CASCATELLE DEGLI SCIANCI E LA GROTTA DEL TASSO – IL SENTIERO DE “LA PRESA” Due brevi itinerari intorno a Montemonaco.

Per concludere una giornata di escursione in cui si attraversa in auto il territorio comunale di Montemonaco propongo due brevi itinerari poco conosciuti.

LA CASCATA DEGLI SCIANCI E LA GROTTA DEL TASSO – LE “LAME ROSSE” di Isola: Da Montemonaco si prosegue in auto in direzione del M. Sibilla-Isola S. Biagio, si supera la deviazione per il Rifugio Sibilla e la frazione di Isola e si prosegue per la frazione di Colle Regnone fino ad incontrare una deviazione in discesa verso destra che conduce a le Cese. Si scende in auto fino al primo tornante dove si parcheggia e si prosegue a piedi sul tratturo sottostante (foto n.1) con cartello indicante le Cascatelle. Dopo circa 200 metri un secondo cartello indica di salire nel bosco a destra ed in breve si raggiungono le Cascatelle degli Scianci, la Grotta dell’Orso si trova salendo ancora un po’ sopra le cascatelle e rimane piuttosto nascosta (foto n.7). L’itinerario è facilissimo ed adatto a tutti.

Al ritorno dalle cascatelle nel tratturo si nota a sinistra un sentiero che sale verso un rimboschimento a pini, faticosamente si guadagna quota costeggiando un ampio canalone dove alla sua sommità di trovano dei caratteristici torrioni di conglomerato bianchi e rossi denominate localmente “Lame Rosse” anche se molto più piccoli e ben diversi dalle più conosciute Lame Rosse della Valle del Fiastrone. Si può raggiungere la base di questi torrioni attraversando faticosamente il canalone detritico su breccia molto scivolosa e folta vegetazione, questo itinerario invece è adatto ad escursionisti con un po’ di esperienza in più.

IL SENTIERO DE “LA PRESA” : Da Montemonaco si scende in direzione di Foce, superata la frazione di Rocca si prosegue fino al restringimento della valle dove è presente una nota sorgente che esce da un tubo conficcato nella roccia, si parcheggia di lato cinquanta metri prima in corrispondenza di un lungo parapetto in pietra sopra il quale è presente un rimboschimento a pino e un alto traliccio di ferro (foto n.18), qui una traccia sale nel bosco dapprima verso destra per poi ripiegare nettamente in salita verso sinistra fino a condurre, in 10 minuti, sotto a delle pareti dove parte una cengia con una galleria in lontananza. Si prosegue nel tracciato in piano con un panorama aereo sulla valle di Foce e sulla strada sottostante fino alla terza galleria oltre la quale non vale più la pena proseguire. L’itinerario è adatto a chi non soffre di vertigini.

Di seguito le immagini delle due escursioni proposte

LE CASCATELLE DEGLI SCIANCI , LA GROTTA DEL TASSO E LE LAME ROSSE

1- Il tornante sotto a Colle Regnone dove parte il tratturo per le Cascate degli Scianci e la Grotta del Taso.
2- 5 – La cascatella degli Scianci buca un potente banco di Travertino.
3
4
5
6- La cascatella vista da sopra.
7- Sopra la cascata, nella parete di destra, si apre la Grotta del Tasso, non facilmente visibile.
8 – 11 – La Grotta del Tasso, con un ingresso molto stillicidioso.
9
10
11
12- All’interno della grotta è presente un a sorgente che esce da un foro nella parete.
13- Le “Lame Rosse” di Isola San Biagio.
14 – 16 – Le Lame Rosse sono torrioni costituiti da breccia bianca e rossastra
15
16
17- Le Lame Rosse e il Monte Banditello sulla sinistra

IL SENTIERO DE “LA PRESA” DI FOCE

18- Il punto di salita al sentiero de La Presa, poco prima ella sorgente sulla strada.
19- Il sentiero de “La Presa” si snoda con tre gallerie in quota sopra alla strada che conduce a Foce.
20
21
22- La strada proprio sotto ai piedi.
23- La seconda galleria
24 – 25 – La terza galleria
25
26- la terza galleria e la strada per Foce.
27- La terza galleria con un grande albero all’uscita
28- Per concludere, una curiosità geologica, una immagine dal Piano della Gardosa, veduta verso Sud nella Valle di Pilato con il suo caratteristico profilo glaciale ad “U”.
29- Nello stesso punto girando le spalle verso Nord, verso il Monte Sibilla, la valle prosegue con il profilo fluviale a “V”.



CASTELLUCCIO: L’altra fioritura – foto notturne con luna piena e in luce UV.

La notte del plenilunio del 21 giugno sono uscito a fare delle foto alla fioritura dei campi coltivati di Castelluccio.

Ormai le immagini diurne della fioritura sono banali, anche perché ogni anno, forse a causa dei cambiamenti climatici, sta diminuendo di intensità, per cui ho pensato di fare una cosa diversa, foto notturne con la luna piena e in luce UV di una lampada artificiale, di seguito le prove che ho fatto.

L’unico inconveniente è stato che la luna piena era offuscata dall’aria sahariana con sabbia del deserto in sospensione che diffondeva troppo la luce e quindi ha reso le immagini nebbiose, poco nitide.

1 – 4 -campi fioriti prima del tramonto
2
3
4
4
5 – 6- Papavero (Papaver rhoeas)
6
7 – 8- Fiordaliso (Centaurea cyanus).
8
9 – 10- Papavero in luce Ultravioletta
10
11
12 – 14 – Fiordaliso in luce Ultravioletta
13
14
15- Capsula di papavero in luce Ultravioletta
16- La fioritura in luce artificiale
17 – 18- La fioritura in luce lunare, sullo sfondo il paese di Castelluccio.
18
19 – 20- La Cima del Redentore in luce lunare
20
21- La luna piena non si riesce a distinguere a causa della diffusione causata dalla sabbia del deserto in sospensione nell’aria (Scattering), risalta la mia auto, compagna fedele delle mie avventure.



MONTE ACUTO E PIZZO TRE VESCOVI

Finalmente oggi, 22 giugno 2024, dopo giorni di afa e aria del deserto, una giornata limpida ci ha regalato la possibilità di una bella e facile escursione.

Dalla Pintura di Bolognola abbiamo raggiunto la Forcella del Fargno percorrendo la strada chiusa al traffico veicolare per poi salire al Monte Acuto (Pizzo Senza Nome in alcune carte o erroneamente Pizzo Acuto) e successivamente al Pizzo Tre Vescovi per il sentiero del versante Nord.

Quindi siamo scesi alla Forcella Angagnola e raggiunto l’Antecima Nord del Pizzo Berro per ritornare alla Pintura di Bolognola passando per il Rifugio del Fargno, per una lunghezza di 16 chilometri e 700 metri di dislivello.

Questa escursione, che faccio almeno due o tre volte l’anno, in tutte le stagioni, per me oggi ha avuto un fascino particolare perché esattamente 45 anni fa fu la mia prima uscita oltre i 2000 metri nei Monti Sibillini. La cima di Monte Acuto è una delle poche cime dei Monti Sibillini che da in pieno la sensazione di stare in alta montagna probabilmente perché è un terrazzino lungo 30 metri e largo alcuni metri sospeso in aria, tutti i pendii della cima sono estremamente ripidi. Ogni volta che salgo lassù rivivo le stesse sensazioni di quando sono salito la prima volta, è un po’ come salire su una macchina del tempo che mi riporta 45 anni indietro. La montagna non è cambiata, è sempre la stessa, del resto 45 anni di tempo geologico non sono nulla, solo qualche segno del terremoto in lontananza sulle pareti del M.Bove Nord ma del resto tutto è come sempre, gli stessi fiori, gli stessi canti di uccelli, dei grilli, gli stessi profumi. Chiudo gli occhi e mi sembra di ritornare ragazzo poi mi rendo conto che per me sono passati gli anni e non sono più quel ragazzo, dentro e fuori. Delle volte vorrei ritornare alla prima volta in modo da cambiare quello che non è andato come volevo nella mia vita ma ormai è l’inevitabile scorrere lento del tempo.

Di seguito le immagini dell’escursione

1- Una rosa canina in piena fioritura ci accoglie nella Valle del Fargno, in lontananza a sinistra il Monte Acuto, a destra la Cima di Costa Vetiche.
2- Farfalline della specie Zygaena affollano una scabiosa
3- e su una orchidea Anacamptis pyramidalis
4- Gruppo con varie tonalità di colore di Anacamptis pyramidalis
5- Tafano con “occhi” verdi.
6- Cavolaia su Linaria purpurea
7- Armeria canescens conn lo sfondo del Monte Bove Nord
8- Culbianco
9- Il sentiero che sale dalla Forcella del Fargno al Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
10- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla paretina di accesso al Monte Acuto.
11- Il mio amico non se la sente di salire il tratto più ripido per il Monte Acuto, sullo sfondo il Rifugio del Fargno.
12- Il Monte Rotondo e la Croce di Monte Rotondo a sinistra visti dalla cima del Monte Acuto.
13- La strettissima cima del Monte Acuto.
14- Il Pizzo Regina (M.Priora) ed il Pizzo Berro a destra con il verde bellissimo del versante Est del Pizzo Tre Vescovi.
15- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Pizzo Berro a destra.
16- Dianthus carthusianorum nsulla cima del Monte Acuto.
17- Il Monte Acuto visto dal Pizzo Tre Vescovi, a destra il Monte Castel Manardo.
18- Il Monte Bove Nord
19- La Val di Panico ed il Monte Bove Sud.
20- Il Pizzo Berro visto dal Pizzo Tre Vescovi.
21- La croce di Pizzo Tre Vescovi vista dalla cresta che scende diretta verso il Rifugio del Fargno ma adatta solo ad esperti
22- Le pareti rocciose della cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi ospitano una delle poche stazioni della rara Saxifraga porophylla
23- Il Monte Bove Nord emerge dalle rocce della cresta Sud.
24- Il Monte Bove Nord con un Atadinus pumilus (Rhamnus pumila) sulle rocce in primo piano la cui foto di 30 anni fa è presente a pagina 114 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”-
25- Saxifraga exarata subsp. ampullacea, caratteristica specie delle rocce.
26 -27 – Il Pizzo Berro e la Forcella Angagnola.
27
28- Le curiose formazioni rocciose della cresta Sud del Pizzo Tre Vescovi.
28- Il Pizzo Regina, versante Nord.
29- Il Monte Rotondo e fioritura di Eliantemi in primo piano alla Forcella Angagnola.
30- La Forcella Angagnola e l’Antecima Nord del Pizzo Berro, il bellissimo prato verde in primo piano mi ricorda una etichetta adesiva che andava di moda anni ’90 con la scritta “L’erba dei Sibillini è più verde”.
31 – 31 – Le rocce della Forcella Angagnola con il Pizzo Tre Vescovi.
32
33- veduta verticale dalla Forcella Angagnola sul Casale Rinaldi nella testata della Valle dell’Ambro.
34- Saxifraga callosa con lo sfondo del Monte Bove.
35- Il Pizzo Regina visto dalla Forcella Angagnola.
36- L’Anticima Nord del Pizzo Berro vista dalla Forcella Angagnola.



CAMOSCIARA E VAL FONDILLO – PNALM

Una escursione alla Camosciara e alla Val Fondillo , nei pressi del Lago di Barrea, nel Parco Nazionale Abruzzo-Lazio -Molise, regala sempre molte emozioni sia per i paesaggi che per la flora e la fauna.

In particolare le due valli sono due delle poche stazioni dell’ Appennino della rarissima orchidea Cipripedyum calceolus, un’altra stazione la si ritrova sulla Maiella e poi solo nell’arco alpino.

Di seguito le immagini delle due escursioni fatte con Romina, Lucia e Massimo.

1- Il monte Marsicano visto dall’ingresso della Camosciara
2 – 4 – Il Cipripedyum calceolus che fiorisce nell’Appennino solo nella Camosciara e Val Fondillo.
3
4
5 – 6 -La cascata delle tre cannelle
6
7- La orchidea saprofita Neottia nidus avis
8- Un’altra rara orchidea, la Corallorhiza trifida
9- La endemica esclusiva della Camosciara è la rarissima Pinguicula vallis regiae che cresce nelle rupi stillicidiose.
10- Salendo dalla cascata delle tre cannelle verso il Rifugio Belvedere della Liscia si incontrano alte splendide cascate.
12- La foresta della Camosciara
13- L’Eriophorum latifolium.
14- La Foresta della Camosciara salendo verso il Belvedere con faggi altissimi
15 – 16 – Cervo maschio tranquillamente al pascolo vicino al Lago di Barrea.
16
17 – 18- Cerva femmina e cerbiatto nei pressi dell’abitato di Barrea ad un centinaio di metri dal nostro albergo.
18
19 – 20 – Il Lago di Barrea al tramonto
20
21- Strana forma di Ophrys apifera alla Val Fondillo
22- Dactylorizha fuchsii
23 – La grotta delle Fate alla Val Fondillo
24 – 25 – La Foresta Vetusta della Val Fondillo con Faggi secolari.
25
26 – Campanula fragilis subsp. cavolini nei muri di Aielli insieme a tanti murales.