LA FIORITURA SPONTANEA DEL PIANO GRANDE

Verso la metà di Maggio i prati del Piano Grande di Castelluccio, nella zona verso il Fosso Mergani, si colorano di strisce di giallo e bianco grazie alla fioritura primaverile e pressoché sconosciuta della flora spontanea, costituita principalmente da Ranuncoli, Tulipani gialli (Tulipa australis) e Narcisi (Narcissus poeticus).

Questa fioritura non ha nulla a che fare con la più conosciuta ed appariscente fioritura estiva dei campi coltivati intorno alla collina di Castelluccio, che si sviluppa intorno ai primi di luglio, costituita principalmente da Senape selvatica (gialla), Papaveri rossi, Fiordalisi blu e margherite bianche, specie legate esclusivamente alle coltivazioni, e che ormai, essendo troppo fotografata, sta perdendo il suo fascino, ricordo che la famosa Lenticchia di Castelluccio ha fiori bianchi piccolissimi e non porta alcun contributo alla fioritura estiva.

Non troverete mai infatti alcun Fiordaliso o Papavero fiorito verso il Piano Grande dove si effettua solo lo sfalcio dell’erba ma nessuna coltivazione.

Poi se arrivate al mattino presto quando ancora non si è dissolta la nebbia che si forma spesso nel Piano Grande, si possono osservare le meravigliose opere d’arte della natura, le ragnatele, trasformate in altrettante meravigliose collane di rugiada.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- I campi coltivati sono alla collina di Castelluccio e i residui della nebbia notturna.
2 – 8 -Ragnatele trasformate in collane di perle dalla rugiada notturna.
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9- Uno stelo d’erba trasformato in un palo di collegamento
10- Un seme di Tarassaco intrappolato in una ragnatela.
11 – 16 – La fioritura spontanea primaverile del Piano Grande
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17 – Gli artefici della fioritura primaverile : Tulipa australis
18 – 19 – Gli artefici della fioritura primaverile : Narcissus poeticus
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20 – Gentiana utriculosa
21 – 22- Gli artefici della fioritura primaverile : Bistorta officinalis
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23- Orchis morio
24 – Ragnatele di ragni acquatici nei laghetti del Piano Grande
25- Uno dei diversi laghetti temporanei del Piano Grande, il giorno della foto pullulavano di millimetrici Nauplii di Chirocephalus diaphanii.
26- I campi coltivati di Castelluccio con le prime fioriture di Sinapsi arvensis, anticipa la fioritura estiva di Papaveri e Fiordalisi.



I PANTANI – L’INGHIOTTITOIO E LA GROTTA DELL’ITALIA IN MINIATURA.

In qualsiasi stagione i laghetti dei Pantani di Accumuli regalano sempre fantastiche visioni, come riportato anche in una precedente escursione del 25 luglio 2023 a cui rimando.

L’unica nota stonata è la lunga palizzata che circonda i laghi.

Mi sono sempre domandato a cosa servisse quella orribile e costosa palizzata intorno ai laghetti: ad impedire che le mucche e i cavalli vadano a bere e farsi il bagno nei laghi per non deturpare il loro naturale ambiente ? ma se le palizzate sono state da sempre mantenute aperte in diversi punti e sprovviste di chiusure e quindi gli animali transitano dentro e fuori i laghi sporcandoli ed inquinandoli con le loro deiezioni……….rimane il dilemma di questo bruttissimo spreco di soldi.

Ricordo che nelle acque dei laghetti vivono contemporaneamente due specie di crostacei rari, il Chirocephalus diaphanus e il Tanimastix stagnalis che in altri laghi dell’Italia centrale vivono in acque separate in quanto vanno in competizione alimentare, entrambe parenti stretti degli esclusivi Chiorocephalus sibyllae del laghetto di Palazzo Borghese e del Chirocephalus marchesonii del lago di Pilato, come ho descritto da pagina 76 in poi nel mio libro I MIEI MONTI SIBILLINI.

Inoltre le acque dei Pantani d’estate si colorano di rosso a causa di proliferazioni algali, ormai divenute rarissime in tutta Italia.

Fino ad una decina di anni fa esisteva un laghetto al Pian Perduto che diventava rosso sangue a causa della imponente fioritura algale ma ormai da anni, con la vicinanza di uno stazzo di pecore nel periodo estivo, non diventa più rosso ma forse nessuno se ne rende conto che abbiamo perso anche questa rarità e meraviglia della natura.

Dopo aver visitato i Pantani abbiamo portato i nostri amici a visitare l’Inghiottitoio del Fosso Mergani che raccoglie le acque del Piano Grande e poi alla Grotta presso il boschetto a forma di Italia che è registrata presso il Catasto Speleologico Umbro con la sigla 599 U PG e il nome di Grotta dell’Italia in Miniatura, un profondo pozzo di oltre 20 metri, situata nel pendio a mezza costa a sinistra del Rimboschimento a forma di Italia.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1 – 3- Galaverna nella strada da Forca Canapine verso i Pantani
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4 – 5- Il Monte Vettore e la Cima del Redentore visto dai rilievi intorno ai Pantani.
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7- Lunghe ombre del sole di Gennaio.
8- La strada per i Pantani, visto lo scarso innevamento un fuoristrada era arrivato fino al Laghetti,
9- La valletta prima dei Pantani con ceduta verso Norcia.
10 – 23 -I Laghetti dei Pantani gelati ma, visto lo scarso innevamento, per fortuna non ricoperti di neve.
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24- Gilberto prova la tenuta del ghiaccio ma non è da fidarsi, un forte scricchiolio lo ha fatto desistere.
25- Ghiacciolo in fase di scioglimento
26- Veduta del massiccio Cima del Redentore – M-Vettore visto dal rilievo sopra ai Pantani.
27- 31 – I Laghetti dei Pantani visti dai rilievi sovrastanti
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32- Il Monte Porche ricoperto dalla nebbia e il Monte Palazzo Borghese
33- Il Monte Argentella, innevamento penoso.

L’INGHIOTTITOIO DEL FOSSO MERGANI DEL PIANO GRANDE.

Il Fosso Mergani raccoglie le acque del Piano Grande e si trova nella parte finale verso il Monte Serrone e Monte Cappelletta, sotto al tratto di strada che sale dal Piano Grande in direzione di Norcia.

Lo si raggiunge parcheggiando proprio prima che inizia la salita della strada e proseguendo a piedi su un sentiero in direzione Sud che costeggia il pendio del Monte Castello.

34 – 35 -Buche di Talpa al Piano Grande, aspetto primaverile dei Piani, non essendoci il terreno gelato (permafrost superficiale), le talpe scavano in prossimità della superficie in cerca di cibo.
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36- La voragine circolare apertasi dopo il terremoto del 2016 nei pressi del sentiero per l’Inghiottitoio del Fosso Mergani.
37 – 38- Bolle di gas metano o anidride carbonica che si sviluppano dal sottosuolo e rimangono intrappolate nelle acque gelate dei laghetti del Piano Grande
39- Il cartello esplicativo dell’Inghiottitoio del Fosso Mergani.
40- Il Fosso Mergani parzialmente gelato.
41 – 42- L’Inghiottitoio del Fosso Mergani
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43- Un distacco dalla parete nei pressi dell’Inghiottitoio provocata dal terremoto del 2016.
44 – 47- Larve di Friganea sopravvivono racchiuse in un bozzolo fatto di sassolini nelle acque del Fosso Mergani.
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LA GROTTA DI PIANO GRANDE O DEL RIMBOSCHIMENTO ITALIA

La Grotta si raggiunge facilmente parcheggiando di fronte al Rimboschimento a forma di Italia e raggiungendo a piedi il pendio alla sua sinistra, dove, a mezza costa e nei pressi di un fosso, si apre la voragine, come visibile nella foto n.56.

48 – 50- l profondo pozzo di 20 metri della Grotta del Piano Grande con la recinzione protettiva caduta al suo interno.
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51- La Grotta del Piano Grande e la Cima del Redentore.
52 – 54- Procediamo ad effettuare una misura della profondità….20 metri.
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55- La Cima del Redentore vista dall’imbocco della grotta.
56- Il rimboschimento a forma di Italia del Piano Grande e l’ingresso della Grotta, nel pendio a sinistra, poco sopra al palo centrale.



MERAVIGLIOSA GALAVERNA AI PIANI GRA E MACCHIA TONDA

La galaverna (o calaverna) è una forma di precipitazione atmosferica consistente in un deposito di ghiaccio in forma di aghi o scaglie, su superficie continua ghiacciata o su oggetti esterni che può prodursi in presenza di nebbia quando la temperatura dell’aria è nettamente inferiore a 0°C.

Lo spettacolo della galaverna, ormai ogni inverno sempre più raro, deve essere ammirato velocemente in quanto effimero, basta un lieve aumento di temperatura, vento e sole che la glassatura che crea negli alberi e negli oggetti esterni cade rapidamente al suolo.

Il 12 gennaio 2024, dopo diversi giorni di copertura di nebbia soprattutto nella parte adriatica dei Monti Sibillini, ci ha regalato uno spettacolo che erano anni che non vedevo così imponente.

Ai Piani Gra e alla Macchia Tonda della Pintura di Bolognola c’era una copertura decimetrica di Galaverna davvero spettacolare.

Di seguito le immagini, con notevole imbarazzo della scelta, della splendida giornata.

1- Il bosco di fronte a Bolognola rivestito di Galaverna.
2 – 4 -I pali della strada nei pressi della <pintura di Bolognola.
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MACCHIA TONDA

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27- Ombre e luci alla Pintura di Bolognola ma innevamento scarsissimo.

PIANI GRA

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FAGGETA DI PIANI GRA : Il peso della elevata ricopertura di Galaverna ha rotto numerosi rami e alberi nella faggeta disboscata di recente, il diradamento degli alberi ha indebolito il bosco in quanto ha permesso alla nebbia di entrare nella faggeta glassando di galaverna i rami appesantendoli fino alla rottura.

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IL LAGHETTO E LA GROTTA DI MONTE PALAZZO BORGHESE – Magie dell’inverno.

Il 17 dicembre, con Gilberto, Elia, Paolo e Romolo, siamo saliti da Foce per il Canale fino al Laghetto quindi abbiamo proseguito, nonostante la neve fresca alta che rende la salita faticosa, fino alla Grotta di Monte Palazzo Borghese.

L’ambiente del Laghetto invernale è splendido e sicuramente uno dei più spettacolari dei Monti Sibillini.

Di seguito le immagini della bellissima giornata.

1- La galaverna ha glassato tutta la parete del Sasso di Palazzo Borghese.
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5- Galaverna sui pochi arbusti di Ramno alpino della zona.
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7 – E anche sui tenaci steli di Verbascum spp.
8- Giunti ormai nei pressi del Laghetto
9- Lo troviamo perfino con acqua …… gelata ovviamente.
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18- La maestosa parete Est del Sasso di Palazzo Borghese rivestita di Galaverna.
19- Saliamo verso lo spigolo Nord per raggiungere la Grotta
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21- Il pendio si impenna sotto allo spigolo.
22- Progressione su 30 centimetri di neve fresca e pendio di oltre 40 gradi.
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27- Il canale dello spigolo con la grotta a destra.
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31- L’ultimo ripido tratto sotto alla Grotta.
32- Raggiungiamo quindi la lama rocciosa che forma la Grotta.
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35- L’ingresso nascosto della Grotta di Monte Palazzo Borghese.
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37- Lo spazioso interno della grotta che d’inverno mantiene anche una gradevole temperatura costante.
38- Arriva anche Gilberto.
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41- Il Laghetto visto dall’interno della Grotta.
42- Arrivano anche Romolo e Paolo.
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44- Lo spigolo della parete Est visto dall’ingresso della Grotta.
45- Il canale dello spigolo continua fino al canalone Nord più in alto, salito alcuni anni fa, questo tratto l’ho salito molte volte ma oggi non è ancora in condizioni.
46- L’ingresso della Grotta.
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50- Aspettiamo gli altri poi scendiamo.
51- Costeggiamo lo spigolo della imponente parete Est per ridiscendere al Laghetto e prendere la via del ritorno.
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LAME ROSSE – l’evoluzione in oltre trenta anni di immagini.

Questo reportage comprende oltre trenta anni di immagini di uno dei luoghi più suggestivi dei Monti Sibillini, Le LAME ROSSE, spettacolari torrioni di conglomerato formato da brecce di colore rosa, situate nel versante Sud del Monte Fiegni, nei pressi del Lago del Fiastrone.

Nonostante l’escursione alle Lame Rosse, in genere effettuata partendo dalla Diga del Lago del Fiastrone, sia facile ed alla portata di tutti (massimo 40 minuti di cammino prevalentemente in piano e per la prima parte su strada sterrata) è uno dei luoghi dove il Soccorso Alpino ha effettuato più interventi in questi ultimi 10 anni, da quando sono giunte alla conoscenza della massa attraverso i social.

Se non è raro osservare d’estate “escursionisti” che raggiungono le Lame Rosse con le infradito o che d’inverno arrivano con gli stivaletti con tacco e suola liscia si capisce perché non è raro che qualcuno si sloghi una caviglia o si rompa una gamba per una caduta.

E’ sempre un luogo di montagna che, seppur facile, prevede l’utilizzo almeno di scarponcini da trekking.

Le seguenti immagini rispecchiano l’evoluzione subita dai torrioni di conglomerato nel corso di tre decenni e la mia evoluzione fotografica, le immagini riportate iniziano infatti da foto su pellicola in bianco/nero e diapositive fatte con fotocamera manuale, foto digitali con la prima compatta automatica, foto digitali con fotocamera reflex e foto digitali con fotocamera mirrorless.

In particolare ho messo in evidenza il cambiamento che alcuni torrioni caratteristici che compongono le Lame Rosse hanno subito negli anni.

1- La valle del Fiastrone con il profilo ad “V” e a “U” tipico delle valli Fluvioglaciali.

FOTO SU PELLICOLA BIANCO/NERO CON FOTOCAMERA MANUALE- ANNO 1985

2- Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
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4 – La guglia più alta con le guglie satelliti.
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6 – La guglia che diventerà con il tempo “la Giraffa”.

DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA MANUALE – ANNO 1992 con mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea.

7- La guglia più alta e le guglie satelliti.
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11- La guglia più alta e la guglia diventata “la Giraffa”.
12 – Dettaglio della guglia a più alta con le guglie satelliti e la guglia “la Giraffa” in primo piano.

DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA CON INERIMENTO DATA – ANNO 1993 (13/07/1993).

13 – Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
14 – La guglia più alta e “La Giraffa”.
15 – Sotto alla Giraffa.
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DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA COMPATTA – ANNO 1998

18 – Il torrione n.1 di ingresso.
19 – La guglia più alta e le guglie satelliti
20 – La guglie della “Giraffa” con la sommità modificata ha già perso la sua forma
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FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA COMPATTA- ANNO 2013 (alcuni anni dopo una alluvione).

22 – 24 – I nuovi grandi accumuli di breccia alla base delle guglie.
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27 – La guglia ex “Giraffa”

FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA REFLEX – ANNO 2017 DOPO IL TERREMOTO DEL 2016, con Fausto.

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30 – 31 – Il torrione n.1 di ingresso.
31 – A sinistra innevato il Monte Rotondo, il Monte Pietralata ed il Monte Cacamillo.
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34- Un pioppo sta crescendo al riparo alla base delle Lame Rosse.
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37 – La guglia più alta e la (Ex) Giraffa
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41 – 43 – La guglia “Giraffa” ormai irriconoscibile.
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44 – 46 – Accumuli di neve ricoperti di breccia nei valloni alla base delle guglie.
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47 – La guglia più alta con il ripidissimo canalone sottostante.
48 – Il Canyon sotto all’ultima guglia.
49 – Ancora accumuli di neve primaverile
50 – E poi solo calcare.
51 – Il canale roccioso che separa le guglie in conglomerato dalle pareti di bianca roccia calcarea.

FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA MIRRORLESS – ANNO 2023.

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53 – 54- Il Torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
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55- la cima del torrione n.1 con una pianta di Dianthus virgineus (Garofano di monte)
56- Il Dianthus virgineus che vegeta sulle pareti verticali di breccia delle Lame Rosse.
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59 – Le ultime guglie con la guglia piccola in basso formata da pochi anni
60 – 61 – La guglia più piccola formata da pochi anni.
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62 – 63 – Il pioppo della foto n.34.
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65 – 66 -La Guglia più alta e la guglia (Ex) Giraffa
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67 – La guglia Giraffa vista dalla base.
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71- La Guglia più alta e le guglie satelliti molto più arrotondate.
72 – 73 -La Guglia più alta.
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74 – L’ultima guglia che forma il canyon nella parete opposta, riportato nelle foto seguenti.
75 – Lo spigolo dell’ultima guglia oltre il quale c’è il canyon.
76 – 78 – Il canyon dietro all’ultima guglia.
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OMAGGIO A FAUSTO

Il 28 Settembre 2023 ci ha lasciato anche il nostro caro amico Fausto Serrani.

Ho conosciuto Fausto il 29 Dicembre 2011 in montagna, fu un incontro casuale al M.Porche, io ero con Bruno, l’altro nostro amico scomparso nel 2017.

Da quel giorno con Fausto ho condiviso grandi giorni, giorni di avventure, giorni di esplorazione, anche giorni dove la montagna ci ha messo a dura prova ma, grazie alla sua tenacia, alla sua forza, al suo senso pratico, ce l’abbiamo sempre fatta.

Insieme abbiamo fatto decine di nuove vie su roccia e su ghiaccio, abbiamo messo piede in luoghi dove nessuno era passato prima , abbiamo esplorato un piccolo pezzetto del nostro meraviglioso pianeta.

Ricordo un giorno per tutti, il 18 Ottobre 2014 salimmo al Gran Sasso per la Direttissima, non c’erano più neppure le corde e catene fisse di una volta, nei manuali la indica per 2,5-3 ore di salita da Campo Imperatore, noi ci mettemmo 1,45 ore, tutta di un tiro, senza corde, senza soste.

Arrivammo in cima per primi, era una giornata limpida, meravigliosa, si vedeva il Mare Adriatico e il Tirreno.

Ci godemmo per più di un’ora la cima che era tutta nostra poi, come iniziò ad arrivare gente iniziammo la discesa.

Scendendo lungo la via normale, prima della Sella dei Grilli, incontrammo un ragazzo con entrambe gli scarponi aperti, gli si erano scollati e faceva fatica a scendere, visto che ormai non sarebbe potuto più proseguire verso la cima.

Allora Fausto tirò fuori dallo zaino il nastro telato, dei cordini, delle fascette e gli richiuse gli scarponi come solo lui sapeva fare e gli permise di scendere fino a Campo Imperatore senza difficoltà.

Ecco chi era Fausto, un uomo tenace, forte, pieno di inventiva e di capacità manuali, pieno di vita e di voglia di esplorare questo mondo, un compagno di cordata su cui potevi contare in qualsiasi situazione.

Aveva sconfitto il cancro ma un infarto lo ha tradito.

Mi vengono in mente le ultime frasi che scrisse Fausto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”:

Con la speranza che la carica non si esaurisca, le gambe ci sorreggano, la curiosità rimanga e la sorte
ci sorrida, “sempre avanti” ancora per mille e più di queste avventure.

Ciao Fausto, sarai per sempre con noi e con Bruno sui nostri monti.

Il 29 dicembre 2011, il giorno in cui conobbi Fausto al Monte Porche.
Verso i Tre faggi, alle spalle il Sasso di Palazzo Borghese
Sulla cresta dei Tre Faggi verso il Pian delle Cavalle.
Sulla cresta di Cima Vallelunga.
Il ripidissimo Canale Est del Sasso di Palazzo Borghese, prima salita documentata.
Sulla cresta degli Imbuti alla Nord del Monte Sibilla, l’intaglio della “Corona”, prima salita documentata.
Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.
Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla cresta Ovest del Monte Torrone, prima salita documentata.
Discesa in doppia dalla Grotta Grangene
Sulla cima di Sasso Spaccato
L’uscita del Fosso di San Simone
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
Sulla Nord del Monte Zampa, prima salita documentata.
Al Tempio della Sibilla.
Sulla cengia delle Ammoniti.
Sulla Nord del Monte Bicco.
L’uscita della Nord del Monte Bicco.
Sul terrazzino dello Spalto Orientale del Monte Bove Nord, con 700 metri di parete sotto ai piedi.
Sul Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016; foto storica visibile al MUST – Museo delle scienze e del territorio di Spoleto.
L’uscita del canale Est della Cima dell’Osservatorio con Bruno che dice “siamo saliti qui ??”.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro con il Casale Rinaldi sotto ai piedi, prima salita documentata.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata con Fausto che mi guarda e sembra dirmi “ma dove c….. mi hai portato oggi ?”.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
A Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 2016.
In cima a Pizzo Regina.
E anche Fausto ci ha voltato le spalle……….. Ciao Fausto.



LAGO DI PILATO – GROTTE DI FORCA DI PALA Monitoraggio degli arbusti intorno al Lago.

Il 14 Settembre 2023, passando per la Valle delle Fonti e Forca Viola, siamo ritornati al Lago di Pilato, come ogni estate, per monitorare, da ormai una quindicina di anni, la crescita di alcuni arbusti di Salix apennina e Salix caprae che stanno vegetando sulle sue sponde e che, credo presto, forniranno ombra ai tanti, forse troppi, escursionisti che visitano la valle.

Si veda anche l’articolo “C’ERA UNA VOLTA IL LAGO DI PILATO” in occasione del prosciugamento del Lago del 11 ottobre 2022.

Con l’occasione riporto anche un breve itinerario da fare al ritorno per visitare alcune grotte sotto a Forca di Pala.

1- Saturno splende sopra alla Cima del Redentore mentre, ancora notte, ci apprestiamo a risalire la Valle delle Fonti.
2- Il sentiero che da Forca di Pala prosegue verso il Lago di Pilato
3- Il Pizzo del Diavolo con le grandi conoiodi detritiche formate dalle frane del terremoto del 2016 e il Gran Gendarme.
4- Gli arbusti di Salici intorno alle sponde del Lago di Pilato, ormai fanno parte del paesaggio, dieci anni fa erano piccolissimi e non si osservavano nelle foto dell’epoca.
5 – 7- Piccoli salici crescono
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8 – 11 -Altri sono già dei piccoli alberi.
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12 – 16 – Una serie di Salici in ordinata fila stanno vegetando nella parte Sud del Lago di Pilato e già si rispecchiano nelle sue acque.
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17 – 21 – Una seconda fila si sta allineando alla sponda Ovest.
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22- Ramo di Salix caprae.
23- Ramo di Salix apennina.
24 – Solo alcuni esemplari più grandi invece vegetano nella parte Nord del Lago.
25 – 28 – Quel che resta del Lago di Pilato quest’anno, almeno non si è prosciugato.
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29 – 30- Uno dei Salici che vegeta nella parte Nord del Lago si specchia sulle sue acque.
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31 – 32 – l Pizzo del Diavolo
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33- Uno dei tanti massi crollati con il terremoto del 2016.
34- Per fortuna il Chirocefalo del Marchesoni ancora sopravvive nelle acque del Lago di Pilato.

GROTTE DI FORCA DI PALA.

Al ritorno dal Lago di Pilato, una volta superata Forca di Pala il sentiero continua verso Forca Viola attraversando il versante Nord di Cima di Forca Viola.

Arrivati a circa metà tragitto si scende liberamente dal sentiero e ci si dirige nel ghiaione sottostante ritornando indietro verso le rocce situate sotto al sentiero dove, già da lontano, si osservano le cavità che si aprono in una lunga cengia rocciosa.

Ringrazio Patrizio R. per le immagini.

35- La variante proposta per visitare le Grotte di Forca di Pala.
36- Veduta del versante Est del Monte Argentella dalle cavità proposte.
36 – Veduta del versante Nord di Cima di Forca Viola, nel prato di sinistra in alto si osserva il sentiero che corre in piano verso Forca Viola da cui si discende per visitare le grotte..
37- 40 – L’interno delle piccole grotte.
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41 – 42- La cengia rocciosa che forma le cavità
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43- 46 – La Ripa Grande vista dalle grotte
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MONTE RAGNOLO in notturna.

Questa non è una escursione per appassionati camminatori ma un idea per una semplice uscita in notturna con pernotto al fresco per gli amanti della fotografia.

Di seguito le migliori immagini della notte:

1- Passaggio di aereo nella costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro.
2- Passaggio di due meteoriti di diverse dimensioni.
3- Altro passaggio di aereo nella zona della costellazione di Orione
4- La Via Lattea sopra al Monte Rotondo, a sinistra la appuntita cima del Monte Acuto ed il successivo Pizzo Tre Vescovi.
5- L’Orsa Maggiore o Gran Carro sopra a Camerino.
6 – 8 – La Via Lattea in diverse esposizioni.
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9- Giochi notturni con raggi Laser e lunghe esposizioni della fotocamera.
10- La tenda per la notte.
11- Il nostro punto di sosta notturna con Camerino sullo sfondo e l’Orsa Maggiore in alto nel cielo, un panorama meraviglioso.



PIZZO REGINA (M.PRIORA) dalla Pintura di Bolognola.

Percorso estivo classico, dalla Pintura di Bolognola si percorre a piedi la strada (chiusa agli autoveicoli) che conduce al Rifugio del Fargno quindi si prosegue a sinistra per ampio sentiero fino alla Forcella Angagnola.

Da qui si inizia la salita per il sentiero che conduce al Pizzo Berro, ormai diventato praticamente un fossato, quindi raggiunta la cima si scende per la cresta Est fino alla sella e si raggiunge il Pizzo Regina risalendo la sua lunga cresta Ovest, ritorno per lo stesso itinerario per un totale di 25 Km e 1000 metri di dislivello.

Il 15 luglio 2023, di ritorno alla Pintura di Bolognola per questo itinerario, ormai con cielo coperto, un fastidioso e continuo rumore di passaggi di aerei militari mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e, tra le nuvole, ho osservato una esercitazione di rifornimento aereo in volo (foto n. 27-28), chiaramente sopra una zona montuosa e Parco Nazionale, non sopra zone abitate, così se si verifica una perdita di carburante o un incidente aereo non cade sopra alla testa della gente !!!!.

1- Inquietante e indecifrabile (solo per gli addetti ai lavori !!!) cartello al Rifugio del Fargno, nei Monti Sibillini ci sono tutti i tipi di cartelli tranne quelli necessari che indicano i sentieri……..qualcuno avrà dato il permesso per posizionare questo….spero.
2- Il Monte Bove Nord visto dalla Forcella Angagnola.
3- Il Pizzo Tre Vescovi e la piccola cima del Monte Acuto a destra, visti dall’antecima Nord del Pizzo Berro, a sinistra il Monte Rotondo.
4- Il versante Est del Pizzo Berro visto dall’inizio della cresta Ovest del Pizzo Regina.
5- Il ripido versante Nord del Pizzo Regina.
6- Il versante Est del Pizzo Berro visto dalla cima del Pizzo Regina.
7- Dopo neppure 30 minuti da quando ho scattato la foto n.6 arriva la nebbia.
8- La croce del Pizzo Regina, ricorda le polemiche di poco tempo fa proprio sulla necessità di posizionare o togliere le croci di vetta.
9- Astragalus depressus.
10- Pedicularis tuberosa
11- Dianthus barbatus subsp. compactus.
12- Edraianthus graminifolius abbondante sulla cresta Ovest del Pizzo Regina.
13- Aster alpinus
14- Linum viscosum.
15- Lepidottero della Famiglia Arcitiidae su foglie di Gentiana lutea.
16 — 17 – Incredibile sfarfallamento di migliaia di esemplari in volo per il prato del versante Est del Pizzo Berro di Lepidotteri della specie Melitaea
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18- Coleotteri Crisomelidi.
19- La nuvolosità proveniente dal versante Adriatico inizia ad avvolgere anche il Pizzo Berro.
20 – 21- Mentre la Val di Panico con il Monte Bove Sud e Nord (foto n.21) rimangono ancora fuori.
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22 – 23 – Il Pizzo Regina invece si copre sempre di più.
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24- La nuvolosità arriva nel frattempo anche a Forcella Angagnola e Pizzo Tre Vescovi.
25- Saxifraga australis su una fessura a Forcella Angagnola, sullo sfondo il Casale Rinaldi.
26-Orchidea Anacamptis pyramidalis nei pressi del Rifugio del Fargno che si nota (sfuocato) a sinistra.
27- Bellissima Vipera Orsini sulla strada del Fargno.

Immagini ingrandite dell’esercitazione aeronautica militare con rifornimento in volo sopra i cieli di Bolognola, una esercitazione analoga l’avevo già osservata nel gennaio 2023 ma non avevo con me la fotocamera.

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CASTELLUCCIO E I PANTANI DI FORCA CANAPINE due luoghi sempre affascinanti per una uscita fotografica.

I Piani di Castelluccio, nel mese di luglio, non regalano solo la classica ed ormai anche banale fioritura, quest’anno anche sotto tono a causa delle condizioni climatiche, ma la nebbia del mattino presto, poco dopo l’alba, permette di vedere una gloria solare a metà e la rugiada, prima che il sole la faccia evaporare, mette in evidenza il vasto mondo degli aracnidi altrimenti invisibile.

I Laghetti dei Pantani invece, specialmente nelle giornate nuvolose, regalano spettacoli di riflessioni di luce.

Luoghi sempre affascinanti soprattutto da punto di vista fotografico.

1- La “mezza” gloria solare creata dalla nebbia al mattino presto quando il sole è ancora basso sull’orizzonte al Pin Grande di Castelluccio
2- 7 -Il fantastico mondo architettonico degli Aracnidi svelato dalla rugiada mattutina
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8- Zigaena
9 – 18- La classica ed ormai banale fioritura dei campi coltivati di Castelluccio regala però sempre scorci particolari.
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19 – 20 – Il paese cancellato di Castelluccio
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21- Il Monte Castellaccio e il Monte Ventosola a sinistra.
22- I Laghetti dei Pantani di Forca Canapine, un luogo scambiato per una stalla a cielo aperto nonostante le particolarità floristiche e faunistiche della zona, vedasi il mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a pagina 76.
23 – 26 – Immagini riflesse durante una giornata nuvolosa.
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28- I Laghetti dei Pantani per fortuna ancora regalano fioriture di Alghe rosse, il laghetto del Pian perduto ormai è un lontano ricordo
29- Il laghetto del Pian Perduto in una immagine del 12 giugno 2008, adesso anche lui è diventato una stalla a cielo aperto.