LAME ROSSE – l’evoluzione in oltre trenta anni di immagini.

Questo reportage comprende oltre trenta anni di immagini di uno dei luoghi più suggestivi dei Monti Sibillini, Le LAME ROSSE, spettacolari torrioni di conglomerato formato da brecce di colore rosa, situate nel versante Sud del Monte Fiegni, nei pressi del Lago del Fiastrone.

Nonostante l’escursione alle Lame Rosse, in genere effettuata partendo dalla Diga del Lago del Fiastrone, sia facile ed alla portata di tutti (massimo 40 minuti di cammino prevalentemente in piano e per la prima parte su strada sterrata) è uno dei luoghi dove il Soccorso Alpino ha effettuato più interventi in questi ultimi 10 anni, da quando sono giunte alla conoscenza della massa attraverso i social.

Se non è raro osservare d’estate “escursionisti” che raggiungono le Lame Rosse con le infradito o che d’inverno arrivano con gli stivaletti con tacco e suola liscia si capisce perché non è raro che qualcuno si sloghi una caviglia o si rompa una gamba per una caduta.

E’ sempre un luogo di montagna che, seppur facile, prevede l’utilizzo almeno di scarponcini da trekking.

Le seguenti immagini rispecchiano l’evoluzione subita dai torrioni di conglomerato nel corso di tre decenni e la mia evoluzione fotografica, le immagini riportate iniziano infatti da foto su pellicola in bianco/nero e diapositive fatte con fotocamera manuale, foto digitali con la prima compatta automatica, foto digitali con fotocamera reflex e foto digitali con fotocamera mirrorless.

In particolare ho messo in evidenza il cambiamento che alcuni torrioni caratteristici che compongono le Lame Rosse hanno subito negli anni.

1- La valle del Fiastrone con il profilo ad “V” e a “U” tipico delle valli Fluvioglaciali.

FOTO SU PELLICOLA BIANCO/NERO CON FOTOCAMERA MANUALE- ANNO 1985

2- Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
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4 – La guglia più alta con le guglie satelliti.
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6 – La guglia che diventerà con il tempo “la Giraffa”.

DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA MANUALE – ANNO 1992 con mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea.

7- La guglia più alta e le guglie satelliti.
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11- La guglia più alta e la guglia diventata “la Giraffa”.
12 – Dettaglio della guglia a più alta con le guglie satelliti e la guglia “la Giraffa” in primo piano.

DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA CON INERIMENTO DATA – ANNO 1993 (13/07/1993).

13 – Il torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
14 – La guglia più alta e “La Giraffa”.
15 – Sotto alla Giraffa.
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DIAPOSITIVE CON FOTOCAMERA AUTOMATICA COMPATTA – ANNO 1998

18 – Il torrione n.1 di ingresso.
19 – La guglia più alta e le guglie satelliti
20 – La guglie della “Giraffa” con la sommità modificata ha già perso la sua forma
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FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA COMPATTA- ANNO 2013 (alcuni anni dopo una alluvione).

22 – 24 – I nuovi grandi accumuli di breccia alla base delle guglie.
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27 – La guglia ex “Giraffa”

FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA REFLEX – ANNO 2017 DOPO IL TERREMOTO DEL 2016, con Fausto.

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30 – 31 – Il torrione n.1 di ingresso.
31 – A sinistra innevato il Monte Rotondo, il Monte Pietralata ed il Monte Cacamillo.
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34- Un pioppo sta crescendo al riparo alla base delle Lame Rosse.
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37 – La guglia più alta e la (Ex) Giraffa
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41 – 43 – La guglia “Giraffa” ormai irriconoscibile.
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44 – 46 – Accumuli di neve ricoperti di breccia nei valloni alla base delle guglie.
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47 – La guglia più alta con il ripidissimo canalone sottostante.
48 – Il Canyon sotto all’ultima guglia.
49 – Ancora accumuli di neve primaverile
50 – E poi solo calcare.
51 – Il canale roccioso che separa le guglie in conglomerato dalle pareti di bianca roccia calcarea.

FOTO DIGITALI CON FOTOCAMERA MIRRORLESS – ANNO 2023.

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53 – 54- Il Torrione n.1 di ingresso alle Lame Rosse.
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55- la cima del torrione n.1 con una pianta di Dianthus virgineus (Garofano di monte)
56- Il Dianthus virgineus che vegeta sulle pareti verticali di breccia delle Lame Rosse.
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59 – Le ultime guglie con la guglia piccola in basso formata da pochi anni
60 – 61 – La guglia più piccola formata da pochi anni.
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62 – 63 – Il pioppo della foto n.34.
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65 – 66 -La Guglia più alta e la guglia (Ex) Giraffa
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67 – La guglia Giraffa vista dalla base.
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71- La Guglia più alta e le guglie satelliti molto più arrotondate.
72 – 73 -La Guglia più alta.
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74 – L’ultima guglia che forma il canyon nella parete opposta, riportato nelle foto seguenti.
75 – Lo spigolo dell’ultima guglia oltre il quale c’è il canyon.
76 – 78 – Il canyon dietro all’ultima guglia.
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OMAGGIO A FAUSTO

Il 28 Settembre 2023 ci ha lasciato anche il nostro caro amico Fausto Serrani.

Ho conosciuto Fausto il 29 Dicembre 2011 in montagna, fu un incontro casuale al M.Porche, io ero con Bruno, l’altro nostro amico scomparso nel 2017.

Da quel giorno con Fausto ho condiviso grandi giorni, giorni di avventure, giorni di esplorazione, anche giorni dove la montagna ci ha messo a dura prova ma, grazie alla sua tenacia, alla sua forza, al suo senso pratico, ce l’abbiamo sempre fatta.

Insieme abbiamo fatto decine di nuove vie su roccia e su ghiaccio, abbiamo messo piede in luoghi dove nessuno era passato prima , abbiamo esplorato un piccolo pezzetto del nostro meraviglioso pianeta.

Ricordo un giorno per tutti, il 18 Ottobre 2014 salimmo al Gran Sasso per la Direttissima, non c’erano più neppure le corde e catene fisse di una volta, nei manuali la indica per 2,5-3 ore di salita da Campo Imperatore, noi ci mettemmo 1,45 ore, tutta di un tiro, senza corde, senza soste.

Arrivammo in cima per primi, era una giornata limpida, meravigliosa, si vedeva il Mare Adriatico e il Tirreno.

Ci godemmo per più di un’ora la cima che era tutta nostra poi, come iniziò ad arrivare gente iniziammo la discesa.

Scendendo lungo la via normale, prima della Sella dei Grilli, incontrammo un ragazzo con entrambe gli scarponi aperti, gli si erano scollati e faceva fatica a scendere, visto che ormai non sarebbe potuto più proseguire verso la cima.

Allora Fausto tirò fuori dallo zaino il nastro telato, dei cordini, delle fascette e gli richiuse gli scarponi come solo lui sapeva fare e gli permise di scendere fino a Campo Imperatore senza difficoltà.

Ecco chi era Fausto, un uomo tenace, forte, pieno di inventiva e di capacità manuali, pieno di vita e di voglia di esplorare questo mondo, un compagno di cordata su cui potevi contare in qualsiasi situazione.

Aveva sconfitto il cancro ma un infarto lo ha tradito.

Mi vengono in mente le ultime frasi che scrisse Fausto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”:

Con la speranza che la carica non si esaurisca, le gambe ci sorreggano, la curiosità rimanga e la sorte
ci sorrida, “sempre avanti” ancora per mille e più di queste avventure.

Ciao Fausto, sarai per sempre con noi e con Bruno sui nostri monti.

Il 29 dicembre 2011, il giorno in cui conobbi Fausto al Monte Porche.
Verso i Tre faggi, alle spalle il Sasso di Palazzo Borghese
Sulla cresta dei Tre Faggi verso il Pian delle Cavalle.
Sulla cresta di Cima Vallelunga.
Il ripidissimo Canale Est del Sasso di Palazzo Borghese, prima salita documentata.
Sulla cresta degli Imbuti alla Nord del Monte Sibilla, l’intaglio della “Corona”, prima salita documentata.
Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.
Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla cresta Ovest del Monte Torrone, prima salita documentata.
Discesa in doppia dalla Grotta Grangene
Sulla cima di Sasso Spaccato
L’uscita del Fosso di San Simone
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
Sulla Nord del Monte Zampa, prima salita documentata.
Al Tempio della Sibilla.
Sulla cengia delle Ammoniti.
Sulla Nord del Monte Bicco.
L’uscita della Nord del Monte Bicco.
Sul terrazzino dello Spalto Orientale del Monte Bove Nord, con 700 metri di parete sotto ai piedi.
Sul Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016; foto storica visibile al MUST – Museo delle scienze e del territorio di Spoleto.
L’uscita del canale Est della Cima dell’Osservatorio con Bruno che dice “siamo saliti qui ??”.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro con il Casale Rinaldi sotto ai piedi, prima salita documentata.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata con Fausto che mi guarda e sembra dirmi “ma dove c….. mi hai portato oggi ?”.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
A Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 2016.
In cima a Pizzo Regina.
E anche Fausto ci ha voltato le spalle……….. Ciao Fausto.



LAGO DI PILATO – GROTTE DI FORCA DI PALA Monitoraggio degli arbusti intorno al Lago.

Il 14 Settembre 2023, passando per la Valle delle Fonti e Forca Viola, siamo ritornati al Lago di Pilato, come ogni estate, per monitorare, da ormai una quindicina di anni, la crescita di alcuni arbusti di Salix apennina e Salix caprae che stanno vegetando sulle sue sponde e che, credo presto, forniranno ombra ai tanti, forse troppi, escursionisti che visitano la valle.

Si veda anche l’articolo “C’ERA UNA VOLTA IL LAGO DI PILATO” in occasione del prosciugamento del Lago del 11 ottobre 2022.

Con l’occasione riporto anche un breve itinerario da fare al ritorno per visitare alcune grotte sotto a Forca di Pala.

1- Saturno splende sopra alla Cima del Redentore mentre, ancora notte, ci apprestiamo a risalire la Valle delle Fonti.
2- Il sentiero che da Forca di Pala prosegue verso il Lago di Pilato
3- Il Pizzo del Diavolo con le grandi conoiodi detritiche formate dalle frane del terremoto del 2016 e il Gran Gendarme.
4- Gli arbusti di Salici intorno alle sponde del Lago di Pilato, ormai fanno parte del paesaggio, dieci anni fa erano piccolissimi e non si osservavano nelle foto dell’epoca.
5 – 7- Piccoli salici crescono
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8 – 11 -Altri sono già dei piccoli alberi.
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12 – 16 – Una serie di Salici in ordinata fila stanno vegetando nella parte Sud del Lago di Pilato e già si rispecchiano nelle sue acque.
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17 – 21 – Una seconda fila si sta allineando alla sponda Ovest.
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22- Ramo di Salix caprae.
23- Ramo di Salix apennina.
24 – Solo alcuni esemplari più grandi invece vegetano nella parte Nord del Lago.
25 – 28 – Quel che resta del Lago di Pilato quest’anno, almeno non si è prosciugato.
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29 – 30- Uno dei Salici che vegeta nella parte Nord del Lago si specchia sulle sue acque.
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31 – 32 – l Pizzo del Diavolo
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33- Uno dei tanti massi crollati con il terremoto del 2016.
34- Per fortuna il Chirocefalo del Marchesoni ancora sopravvive nelle acque del Lago di Pilato.

GROTTE DI FORCA DI PALA.

Al ritorno dal Lago di Pilato, una volta superata Forca di Pala il sentiero continua verso Forca Viola attraversando il versante Nord di Cima di Forca Viola.

Arrivati a circa metà tragitto si scende liberamente dal sentiero e ci si dirige nel ghiaione sottostante ritornando indietro verso le rocce situate sotto al sentiero dove, già da lontano, si osservano le cavità che si aprono in una lunga cengia rocciosa.

Ringrazio Patrizio R. per le immagini.

35- La variante proposta per visitare le Grotte di Forca di Pala.
36- Veduta del versante Est del Monte Argentella dalle cavità proposte.
36 – Veduta del versante Nord di Cima di Forca Viola, nel prato di sinistra in alto si osserva il sentiero che corre in piano verso Forca Viola da cui si discende per visitare le grotte..
37- 40 – L’interno delle piccole grotte.
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41 – 42- La cengia rocciosa che forma le cavità
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43- 46 – La Ripa Grande vista dalle grotte
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MONTE RAGNOLO in notturna.

Questa non è una escursione per appassionati camminatori ma un idea per una semplice uscita in notturna con pernotto al fresco per gli amanti della fotografia.

Di seguito le migliori immagini della notte:

1- Passaggio di aereo nella costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro.
2- Passaggio di due meteoriti di diverse dimensioni.
3- Altro passaggio di aereo nella zona della costellazione di Orione
4- La Via Lattea sopra al Monte Rotondo, a sinistra la appuntita cima del Monte Acuto ed il successivo Pizzo Tre Vescovi.
5- L’Orsa Maggiore o Gran Carro sopra a Camerino.
6 – 8 – La Via Lattea in diverse esposizioni.
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9- Giochi notturni con raggi Laser e lunghe esposizioni della fotocamera.
10- La tenda per la notte.
11- Il nostro punto di sosta notturna con Camerino sullo sfondo e l’Orsa Maggiore in alto nel cielo, un panorama meraviglioso.



PIZZO REGINA (M.PRIORA) dalla Pintura di Bolognola.

Percorso estivo classico, dalla Pintura di Bolognola si percorre a piedi la strada (chiusa agli autoveicoli) che conduce al Rifugio del Fargno quindi si prosegue a sinistra per ampio sentiero fino alla Forcella Angagnola.

Da qui si inizia la salita per il sentiero che conduce al Pizzo Berro, ormai diventato praticamente un fossato, quindi raggiunta la cima si scende per la cresta Est fino alla sella e si raggiunge il Pizzo Regina risalendo la sua lunga cresta Ovest, ritorno per lo stesso itinerario per un totale di 25 Km e 1000 metri di dislivello.

Il 15 luglio 2023, di ritorno alla Pintura di Bolognola per questo itinerario, ormai con cielo coperto, un fastidioso e continuo rumore di passaggi di aerei militari mi ha fatto alzare gli occhi al cielo e, tra le nuvole, ho osservato una esercitazione di rifornimento aereo in volo (foto n. 27-28), chiaramente sopra una zona montuosa e Parco Nazionale, non sopra zone abitate, così se si verifica una perdita di carburante o un incidente aereo non cade sopra alla testa della gente !!!!.

1- Inquietante e indecifrabile (solo per gli addetti ai lavori !!!) cartello al Rifugio del Fargno, nei Monti Sibillini ci sono tutti i tipi di cartelli tranne quelli necessari che indicano i sentieri……..qualcuno avrà dato il permesso per posizionare questo….spero.
2- Il Monte Bove Nord visto dalla Forcella Angagnola.
3- Il Pizzo Tre Vescovi e la piccola cima del Monte Acuto a destra, visti dall’antecima Nord del Pizzo Berro, a sinistra il Monte Rotondo.
4- Il versante Est del Pizzo Berro visto dall’inizio della cresta Ovest del Pizzo Regina.
5- Il ripido versante Nord del Pizzo Regina.
6- Il versante Est del Pizzo Berro visto dalla cima del Pizzo Regina.
7- Dopo neppure 30 minuti da quando ho scattato la foto n.6 arriva la nebbia.
8- La croce del Pizzo Regina, ricorda le polemiche di poco tempo fa proprio sulla necessità di posizionare o togliere le croci di vetta.
9- Astragalus depressus.
10- Pedicularis tuberosa
11- Dianthus barbatus subsp. compactus.
12- Edraianthus graminifolius abbondante sulla cresta Ovest del Pizzo Regina.
13- Aster alpinus
14- Linum viscosum.
15- Lepidottero della Famiglia Arcitiidae su foglie di Gentiana lutea.
16 — 17 – Incredibile sfarfallamento di migliaia di esemplari in volo per il prato del versante Est del Pizzo Berro di Lepidotteri della specie Melitaea
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18- Coleotteri Crisomelidi.
19- La nuvolosità proveniente dal versante Adriatico inizia ad avvolgere anche il Pizzo Berro.
20 – 21- Mentre la Val di Panico con il Monte Bove Sud e Nord (foto n.21) rimangono ancora fuori.
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22 – 23 – Il Pizzo Regina invece si copre sempre di più.
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24- La nuvolosità arriva nel frattempo anche a Forcella Angagnola e Pizzo Tre Vescovi.
25- Saxifraga australis su una fessura a Forcella Angagnola, sullo sfondo il Casale Rinaldi.
26-Orchidea Anacamptis pyramidalis nei pressi del Rifugio del Fargno che si nota (sfuocato) a sinistra.
27- Bellissima Vipera Orsini sulla strada del Fargno.

Immagini ingrandite dell’esercitazione aeronautica militare con rifornimento in volo sopra i cieli di Bolognola, una esercitazione analoga l’avevo già osservata nel gennaio 2023 ma non avevo con me la fotocamera.

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CASTELLUCCIO E I PANTANI DI FORCA CANAPINE due luoghi sempre affascinanti per una uscita fotografica.

I Piani di Castelluccio, nel mese di luglio, non regalano solo la classica ed ormai anche banale fioritura, quest’anno anche sotto tono a causa delle condizioni climatiche, ma la nebbia del mattino presto, poco dopo l’alba, permette di vedere una gloria solare a metà e la rugiada, prima che il sole la faccia evaporare, mette in evidenza il vasto mondo degli aracnidi altrimenti invisibile.

I Laghetti dei Pantani invece, specialmente nelle giornate nuvolose, regalano spettacoli di riflessioni di luce.

Luoghi sempre affascinanti soprattutto da punto di vista fotografico.

1- La “mezza” gloria solare creata dalla nebbia al mattino presto quando il sole è ancora basso sull’orizzonte al Pin Grande di Castelluccio
2- 7 -Il fantastico mondo architettonico degli Aracnidi svelato dalla rugiada mattutina
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8- Zigaena
9 – 18- La classica ed ormai banale fioritura dei campi coltivati di Castelluccio regala però sempre scorci particolari.
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19 – 20 – Il paese cancellato di Castelluccio
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21- Il Monte Castellaccio e il Monte Ventosola a sinistra.
22- I Laghetti dei Pantani di Forca Canapine, un luogo scambiato per una stalla a cielo aperto nonostante le particolarità floristiche e faunistiche della zona, vedasi il mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a pagina 76.
23 – 26 – Immagini riflesse durante una giornata nuvolosa.
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28- I Laghetti dei Pantani per fortuna ancora regalano fioriture di Alghe rosse, il laghetto del Pian perduto ormai è un lontano ricordo
29- Il laghetto del Pian Perduto in una immagine del 12 giugno 2008, adesso anche lui è diventato una stalla a cielo aperto.



MONTE VETTORETTO Dalla Valle Santa.

Salita classica con partenza dalla strada Castelluccio-Forca di Presta per la Valle Santa fino al Monte Vettoretto.

Abbiamo tentato la salita verso il Rifugio Zilioli – Monte Vettore ma gli accumuli di neve fresca caduta qualche giorno prima ed un vento ad oltre 80 Km/h con intense spolverate di neve, ci ha impedito la salita.

Di seguito le immagini della ventosa giornata.

1- La Valle Santa con il Monte Vettoretto al centro.
2- Il Piano Grande visto dalla Valle Santa.
3- A sinistra il canale Sud, salito anni fa, che conduce direttamente allo Scoglio del Lago.
4- La Valle Santa da metà salita.
5- L’uscita del canale, sui pianori sommitali del Monte Vettoretto.
6 – 9- Il tratto più ripido della Valle Santa, poco prima dell’uscita.
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10- Il versante Ovest del Monte Vettoretto, nei pressi del sentiero estivo, parzialmente coperto dalla neve, visibile in basso a destra.
11- L’ultimo tratto su abbondante neve fresca caduta alcuni giorni prima.
12- La Punta di Prato Pulito spazzata dal vento che solleva la neve fresca.
13- La cima del Monte Vettore, oggi irraggiungibile causa del fortissimo vento, a sinistra il Rifugio Zilioli.
14- Le forti raffiche, sollevando la neve fresca, coprono la vista del Rifugio Zilioli che si trova sulla cresta, al termine del sentiero che risale il pendio.
15- Tentiamo la salita verso il Rifugio Zilioli ma dopo alcune centinaia di metri abbandoniamo a causa del forte vento.
16 – 17- Quindi riprendiamo la discesa, sempre dalla Valle Santa.
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MONTE PORCHE Salita invernale da Monte Prata per la Fonte della Giumenta.

Il 18 marzo 2023, con Angelo e Marisa, siamo saliti al Monte Porche per la via normale, partendo dal parcheggio di Monte Prata, per la Fonte della Giumenta e Sella Nord-ovest, su neve buona.

Di seguito le immagini della bella giornata.

1- Il Monte Porche al centro ed il Monte Palazzo Borghese a destra, a sinistra si vede la strada per la Fonte della Giumenta e la sella Nordovest di salita.
2- Il versante Ovest del Monte Porche e del Monte Palazzo Borghese , con i canali di salita invernali già descritti in questo sito.
3- I primi crochi primaverili nei pressi della Fonte della Giumenta
4- Salita del pendio a monte della Fonte della Giumenta verso la sella Nord -ovest visibile in alto a sinistra, a destra la cima del Monte Porche.
5- La sella Nord-ovest.
6- A destra la Cima di Vallinfante, la Cima di Passo Cattivo al centro e il Monte Bove Sud in fondo.
7- Neve modellata dal vento sulla sella Nord-ovest.
8- La sella Nord-ovest del Monte Porche.
9- Marisa e Angelo sul sentiero estivo, alle spalle il Monte Cardosa.
10- La valletta sotto alla sella, in fondo il gruppo Nord dei Monti Sibillini.
11- I soliti salitori improvvisati, senza piccozza e ramponi su neve gelata, poi non ci lamentiamo se accadono incidenti.
12- 13- Ormai nei pressi della cima.
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14- Il pendio finale prima della cima.
15- L’autore sotto alla cima.
16- La cima del Monte Porche.
17- Il versante Nord del Monte Porche con il canale di salita descritto nel mio secondo libro.
18-La Valle lunga con l’omonima cima al centro, il Monte Sibilla a destra e il Pizzo Regina a sinistra.
19- Veduta verso Nord dalla cima.
20- Veduta verso Ovest dalla cima.
21- Veduta verso Sud dalla cima.
22- La cima Vallelunga ed il Monte Sibilla.
23-26- Neve lavorata dal vento.
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27- Foto di gruppo sulla cima.



GIRO INTORNO AL MONTE GUAIDONE, PIAN GRANDE – PIAN PICCOLO

Ciaspolata di 12 chilometri girando intorno al Monte Guaidone, siamo partiti dal Ranch di Piano Grande di Castelluccio e ci siamo diretti verso la Valle del Bonanno, abbiamo percorso tutto il Pian Piccolo per salire fino alla Collina Carbonara quindi siamo ridiscesi al Pian Grande per Costa Sassetti.

Ci ha sempre accompagnato un forte freddo vento , di seguito le immagini della giornata.

1- Il gruppo di amici alla partenza dal Ranch del Piano Grande.
2- Direzione Valle del Bonanno.
3- Spicca il colle denominato “La Rotonda” sopra alle nostre teste
4- La Cime del Redentore è avvolta dalla nebbia proveniente dal versante Adriatico, sospinta dal vento di Tramontana, spicca lo Scoglio dell’Aquila.
5- L’imbocco della Valle del Bonanno, sferzato da forti raffiche di vento.
6- Il Piano Grande si allontana sempre di più.
7- Il versante Nord del Monte Guaidone con la sottostante Valle del Bonanno..
8- Girando la valle entriamo nel Pian Piccolo spazzato dal vento che solleva la neve, di fronte la Macchia Cavaliera ed il Monte Macchialta.
9- La Cima del Redentore vista dal Pian Piccolo.
10. Orme di Volpe a sinistra e Lepre a destra nel Pian Piccolo.
11- Il lungo Pian Piccolo.
12- Il Laghetto del Pian Piccolo, con la superficie gelata ma visibile.
13- Il Pian Piccolo visto dalla salita per la Collina Carbonara dove sono presenti grandi esemplari di Biancospino.
14- Dalla Collina Carbonara ci immettiamo nel canale boscoso che scende verso Costa Sassetti fino al Piano Grande, sullo sfondo il Monte Ventosola.
15 – 16- Discesa dal bosco verso Costa Sassetti.
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17 – 19-Discesa verso Costa Sassetti.
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20- Ritorniamo all’immenso Pian Grande.
21- Le macchine sulla strada per Norcia, poco sopra la linea d’ombra, sono ancora piccolissime.
22 -23- Tracciamo a turno sulla neve fresca immacolata di questa zona del Piano Grande per risparmiare la fatica.
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24- Una lepre ha attraversato tutto il Piano Grande dall’Inghiottitoio del Fosso Mergani, visibile sullo sfondo sotto alla strada Per Norcia.
25- 26- Il colle “La Rotonda” in ombra sembra un parallelogramma, sullo sfondo troneggia la Cima del Redentore.
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27- L’abitato di Castelluccio sulla sinistra e di fronte a noi un vasto lago temporaneo gelato.
28- Il Monte Castello in ombra con la strada per Norcia.
29- Il Monte Guaidone e la macchia di Costa Faeto con il lago temporaneo gelato
30- La parte terminale del Piano Grande verso il Fosso Mergani.
31 – 32- La Cima del Redentore a fine giornata si è scoperta dalla nebbia.
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33- Ormai giunti nei pressi delle auto, il Piano Grande è davvero Grande.
34- Pianta satellitare del percorso effettuato.



FOCE – IL CANALE – IL LAGHETTO. Alla base della imponente parete Est del Sasso di Palazzo Borghese.

Salita classica alla base della imponente parete Est del Sasso di Palazzo Borghese da Foce per Il Canale fino alla conca del Laghetto con le ciaspole e con oltre mezzo metro di neve, grande fatica ripagata dalle meravigliose immagini della parete glassata di alpine ice (galaverna).

1 – 3- Il bosco del Canale, più si sale e più c’è neve.
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4- Particolare formazione di equilibrio di ghiaccio di fusione su un faggio.
5- Finalmente si esce dal bosco ma la fatica non termina.
6 – 12- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese si fa sempre più imponente man mano che si risale la valle.
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13 – 14- La conca del Laghetto di Palazzo Borghese
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15- 16- Dettagli della parete Est del Sasso di Palazzo Borghese rivestita di galaverna o alpine ice.
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17- Il Monte Sibilla.
18 – 20- Piccole slavine di scorrimento di neve fresca su quella vecchia sottostante distaccatesi dopo alcuni minuti dal nostro passaggio nonostante la pendenza in questo punto sia minima.
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21- Il grande Faggio del Canale.
22- Una cavità presente nella parte rocciosa iniziale del Canale, a monte di Foce.