MONTE LIETO per la cresta Nord dalla Forca di Gualdo.

Salita classica adatta a tutti dalla Forca di Gualdo (1496 m.) al Monte Lieto (1944 m.) per la cresta Nord passando per il rimboschimento a monte della casetta di pastori.

Di seguito le immagini della giornata.

1 – 2- La cresta Nord di Monte Lieto con il primo tratto di rimboschimento vista dalla stazione di rilevamento sismico a monte della casetta di pastori.
2- (Ph. Monica Capretti)
3- Nuvole arcobalenanti verso il Monte Cardosa.
4 – 5 – Neve fresca all’interno del rimboschimento
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6 – Finalmente usciti dl bosco iniziamo a trovare neve più consistente, alle spalle il Monte Porche.
7- La Cima del Redentore ed il Pian Perduto
8 – 9- Gli ultimi larici isolati prima della cresta.
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10- Finalmente neve ottima sulla cresta, sullo sfondo il Monte Bove Sud ed il Monte Bicco.
11- Il Pian Falcone visto dalla cresta.
12 – 13- Il tratto più ripido della cresta Nord, alle spalle la Forca di Gualdo con la Madonna della Cona dove si dividono le strade per il Monte Prata (sopra) e per Castelluccio (sotto).
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14 – 15- Verso la cima (Ph. Monica Capretti)
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16- Il Pian Perduto, il Monte Argentella e la Cima del Redentore visti dalla cima di Monte Lieto.
17- La cresta che scende dal Monte Lieto al Pian Falcone e la valletta di Valloprare sottostante.
18- In cima al Monte Lieto.
19- Il versante Ovest del Monte Porche (a sinistra) ed il Monte Palazzo Borghese (a destra).
20- I canali Ovest della cima di Forca Viola e del Quarto San Lorenzo
21- Castelluccio ed io Piano Grande con la strada per Forca di Presta.
22- La Cima del Redentore vista dal Monte Lieto.
23- Veduta verso Nord con Camerino che emerge al centro della vallata a sinistra del Monte Careschio ed il Monte San Vicino a destra sullo sfondo.
24- Veduta aerea del Pian Perduto e della conca del San Lorenzo.
25- la cima del Monte Lieto.
26- Strane tracce lasciate da porzioni di neve scivolate a valle dopo il nostro passaggio.
27 – 28 – 29-La Cima del Redentore in tempi diversi con diverse illuminazioni.
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30- Zoom sullo scoglio dell’Aquila glassato da Alpine ice.

Castelluccio non è solo fioritura estiva ma anche d’inverno regala immagini sensazionali in bianco e nero naturale.




VALLE DI RIO SACRO e IMBUTO DEL MONTE CACAMILLO

Tra Lookdown, neve fresca e vento forte, non siamo riusciti a fare delle uscite in quota ma ci siamo limitati a fare qualche giro classico in vallate riparate.

La prima escursione si è svolta nella Valle di Rio sacro dove abbiamo percorso con le ciaspole tutta la valle e visitato la zona dei Cascinali con i ruderi della vecchia Badia di Rio Sacro e la Grotta dello Scortico.

Vorrei sottolineare che, come anche indicato nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI, i Cascinali sono delle piccole costruzioni che costituiscono un villaggio realizzato ed usato anticamente d’estate dai pastori di Acquacanina e non è l’unico nel suo genere perché un villaggio simile fu realizzato anche a Prato Porfidia nella Valle dell’Ambro.

Altri colleghi indicano invece erroneamente, nella bibliografia ufficiale, che il villaggio di pastori di Prato Porfidi è l’unico del suo genere dei Monti Sibillini.

La seconda escursione si è svolta nella parte mediana del Monte Cacamillo dove, dalla Centrale idroelettrica di Bolognola, siamo saliti per un comodo sentiero a tornanti poco conosciuto che costeggia la condotta forzata fino al canale di alimentazione della centrale (Casetta Piemà) e all’imbuto del versante Nord del Monte, denominato localmente “Buggero” ad osservare il grande accumulo di neve che si è formato a causa delle numerose slavine distaccate dal rialzo delle temperature provocato dal forte vento.

La terza escursione l’ho effettuata dopo diversi mesi, a Maggio per osservare la trasformazione che subisce con il tempo l’accumulo di neve nell’imbuto Nord del Monte Cacamillo visitato tra un Lookdown e l’altro.

RIO SACRO (Si veda anche il reportage fatto nella primavera del 2020)

1- La Grotta dello Scortico con il grande muro a secco di cinta.
2- Foto di gruppo davanti alla Grotta dello Scortico
3- Finalmente si è riformata la sorgente dentro alla grotta, erano anni che era asciutta.
4- E anche la sorgente situata all’esterno della grotta, nei pressi del suo ingresso.
5- L’ingresso della grotta posto di lato al grande muro a secco di cinta esterno costruito nei secoli dai pastori che frequentavano la grotta.
6 – 7- Senza le sterpaglie che crescono d’estate abbiamo anche ritrovato due cascinali ancora integri.
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8- I ruderi di un cascinale sopra al poggio costruito sui ruderi della millenaria Badia di Rio Sacro.
9- La porta del cascinale della foto n.8, liberato dai rovi, reca ancora, a sinistra, il ricordo della chiesa di Rio Sacro.
10- La parte più stretta della Valle di Rio Sacro, poco dopo i Cascinali.
11- In alto il caratteristico scoglio denominato La Balza dell’Aquila.
12- Lo slargo del tratto finale della strada di fondovalle prima della deviazione per il Poggiolo ed il Casale Gasparri.

IMBUTO DI MONTE CACAMILLO DALLA CENTRALE DI BOLOGNOLA

1- La centrale idroelettrica di Bolognola e la condotta forzata, al lato sinistro sale il sentiero per Buggero.
2- Il sentiero oltre la Centrale.
3- Il primo tratto gelato del canale di alimentazione della centrale.
4- Il tratto mediano del canale più assolato e libero dal ghiaccio
5- L’ultimo tratto scoperto di canale, oltre questo punto passa sotto terra.
6- Prime slavine nel canale del versante Nord di Monte Cacamillo.
7- Ramarro (Lacerta viridis) congelato
8 – 9- L’imbuto di Buggero con un enorme accumulo di oltre 30 metri di neve.
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10- Anche la cascata di oltre 20 metri che si trova proprio dentro all’imbuto è coperta dalle slavine, erano diversi anni che non si vedeva un accumulo simile.
11- Alcune delle slavine che si sono staccate dal versante Nord di Monte Cacamillo.
12- Il Monte Coglia, versante del Rio Sacro, visto dal canale della centrale.

Sono ritornato nell’imbuto del Monte Cacamillo (Buggero) nel mese di Maggio a vedere lo strano fenomeno di trasformazione che subisce il nevaio con il tempo dove emerge lentamente in superficie tutta l’erba, foglie, rami e tronchi, aventi meno densità della neve compatta, trascinati d’inverno, dalle numerose slavine fino a ricoprire totalmente l’accumulo di neve. Scavando sotto lo strato di erba secca superficiale è presente neve pura totalmente bianca senza alcuna traccia di erba o foglie secche.

13- Il nevaio di Buggero a Maggio nel suo completo visto dal canale della centrale.
14- Il canale della centrale visto dal nevaio
15 – 16- Sulla sommità del nevaio è emerse la cascata.
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17 – 18 – 19- La parte mediana del nevaio
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20 – Sotto l’erba neve bianchissima.
21- Dettaglio dell’accumulo superficiale di erba secca.
22 – 23- La parte superiore della cascata si inabissa in un pauroso crepaccio dentro al grande nevaio.
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VAL DI PANICO Ciaspolata da Casali.

Ciaspolata con Carlo, Monica e Stefano del 7 gennaio 2020 in Val di Panico da Casali fino alla confluenza della valle con la valletta che si snoda sotto a Pizzo Berro denominata Valle della Vipera dopodichè ci siamo fermati a causa della elevata quantità di neve fresca che, nonostante le ciaspole, rendeva difficoltosa la camminata. Di seguito le immagini della giornata purtroppo senza sole.

Nella foto 15 ho specificato che il Rifugio del Fargno è chiuso d’inverno e ricordo che non dispone neppure di locale invernale a seguito dei numerosi incontri che ho fatto di recente nella zona di Bolognola di gente che , senza adeguata attrezzatura o in tardo pomeriggio, si avventurava nella strada per andare a fare pranzo !!!! o andare a pernottare nel Rifugio senza avere informazioni sulla sua apertura e soprattutto senza rendersi conto della pericolosità invernale della strada percorribile d’estate in auto.

1- Il Pizzo Tre Vescovi con la cresta praticamente pulita dal vento.
2- La strada per la Val di Panico con il Monte Bove Nord alle spalle.
3- Il Monte Bove Nord, nel bosco si nota evidente il taglio provocato dalle frane del terremoto dell’Ottobre 2016.
4- Buchi e impronte di roditore.
5- Più ci addentriamo nella valle e più è alta la neve.
6- Oltre le sorgenti del torrente Ussita.
7- Momento di sole sotto al canale di Fonte Angagnola.
8- L’ultimo lembo di bosco prima della confluenza della Val di panico con la Valle della Vipera che scende dal versante Ovest del Pizzo Berro.
9 – 10 La maestosa parete Est del Monte Bove Nord colma di neve dove svetta la Punta Anna.
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11- Il Monte Rotondo a destra e la Croce di Monte Rotondo a sinistra.
12 – 13 – La testata della Val di Panico con le pareti del Monte Bove Sud. il sole si è già coperto
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14- La cascata “Torre di Luna” al centro della parete.
15- Proseguiamo faticosamente ancora verso la testata della valle, alle spalle la Forcella del Fargno spazzata dal vento, si nota infatti l’erba secca, con l’omonimo rifugio CHIUSO D’INVERNO !!!!.
16- Accumuli metrici di neve farinosa rendono faticoso il proseguimento.
17- Giunti alla confluenza delle due valli abbandoniamo la salita.
18- La parete Nord del Monte Bove Nord
19- Rivediamo il cerchio del sole al ritorno dietro alla Scoglio della Grotta del Diavolo.



CANALE DESTRO SCOGLIO DEL MONTONE

11 Dicembre 2020, prima uscita post lookdown finalmente con buon innevamento e in mattinata, all’alba, dalla Pintura di Bolognola sono salito per il canale destro dello scoglio del Montone al Monte Castel Manardo per poi discendere a Forcella Bassete quindi alla strada del Fargno per continuare la ricerca della Chionea che avevamo già trovato esattamente un anno fa (vedi itinerario del 7 dicembre 2019).

In breve inserirò una scheda descrittiva della rara specie di insetto, sto aspettando notizie più accurate da parte di un esperto che abbiamo contattato.

Salita classica già descritta nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” . La bellissima recente nevicata e la limpida mattinata mi hanno regalato le seguenti immagini.

1- Prime slavine sulla strada per il Rifugio del Fargno.
2- Il canale destro dello Scoglio del Montone visto dalla strada.
3 – 4- Il Monte Acuto visto dal canale man mano che mi innalzo .
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5- L’uscita sulla cresta dello Scoglio del Montone.
6- La cresta di discesa dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete.
7- Semi di Bardana (Arctium lappa) ricoperti di neve.
8- Geometrie triangolari a Forcella Bassete, la neve è poca e non riesce a ricoprire le piante ormai secche.
9- La Valle di Bolognola in parte immersa nella nebbia.
10- Un grosso lupo mi ha preceduto da poco a Forcella Bassete.
11- Forcella Bassete con vista verso il Monte Acuto immerso nella nebbia.
12 – 13- La Pescolletta
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14-Il versante Ovest del Monte Castel Manardo.
15- Veduta verso Nord con la Costa Vetiche in primo piano, il Monte Cacamillo a sinistra e il Monte Cucco ed il Monte Catria (a destra) sullo sfondo.
16- Il Monte Catria emerge dalla nebbia.
17- Il versante Est del Monte Rotondo.
18- Erba gelata a Forcella Bassete.
19- Finalmente il Pizzo Regina è emerso dalla nebbia.
20- Anche il Pizzo Tre Vescovi (a sinistra) ed il Monte Acuto emergono dalla nebbia che si va diradando man mano che si scalda l’aria.
21-Si vede anche la croce di Pizzo Tre Vescovi piena di galaverna.
22 – 23 -La bellissima cresta Est del Pizzo Tre Vescovi salita nell’Ottobre del 2019 (vedi itinerario).
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24- Il Versante Nord-est del Pizzo Berro.
25 – 26- Già i primi distacchi di slavine nel versante Nord del Pizzo Regina.
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27- Scendendo da Forcella Bassete verso la strada che riporta alla Pintura di Bolognola con un mare di nebbia verso la cosiddetta “marca”.
28- Il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) sembra già addobbato per Natale.
29- Disco solare nella strada nei pressi della Pintura di Bolognola.
30 – 31- Esemplare di Chionea spp. ritrovato nella strada del Fargno più a valle rispetto al ritrovamento dello stesso periodo del 2019.
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MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA.

Il 7 novembre 2020 con Stefano e Monica siamo partiti a piedi dalla Pintura di Bolognola, abbiamo raggiunto il Rifugio del Fargno e proseguito per la cresta Sud del Monte Rotondo quindi all’inizio della cresta abbiamo traversato in quota su traccia di sentiero il ripidissimo versante Est del Monte Rotondo in direzione di Forcella Cucciolara. Tale traversata è consigliata solo ad escursionisti esperti in quanto di svolge su un terreno scosceso e con pendenze di 45 – 60 gradi. Altrimenti dal Rifugio si scende in direzione delle sorgenti del Fiastrone sottostanti nel versante Est, giunti sulla verticale del canalone della Forcella Cucciolara si sale per evidente sentiero riportato sulla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Quindi siamo scesi nella bellissima e selvaggia Val di Tela e abbiamo risalito per il sentiero che sale e attraversa tutto il versante Est del Monte Rotondo fino alla sella a monte del cosiddetto Orto della Regina, sulla verticale della Valle dell’Acquasanta, il sentiero è segnato su carte e riportato sulla bibliografia ufficiale anche se, essendo poco frequentato, in alcuni tratti poco visibile e assolutamente, come spesso accade sui Monti Sibillini, privo di segnaletica.

Dall’uscita del pendio del versante Est del Monte Rotondo abbiamo proseguito in cresta verso il Monte Pietralata. All’inizio della salita della cresta rocciosa che conduce alla cima del Monte Pietralata abbiamo ritrovato un cippo di confine in pietra recante due iniziali “G” e “B” scolpite in due facce, pur essendo passato molte altre volte non l’avevo mai visto perché si trova sulla cresta alcune decine di metri sopra al normale sentiero che conduce alla cima. Le due iniziali potrebbero essere il confine della proprietà di “Gasparri”, famiglia di Ussita e “Bentivoglio”, famiglia di Bolognola, o semplicemente le iniziali del padre del Cardinale Gasparri, proprietario dell’omonimo Casale sottostante, di nome Bernardino Gasparri di cui le iniziali B e G.

Raggiunta quindi la cima del Monte Pietralata siamo ritornati indietro e saliti fino alla cima del Monte Rotondo per la rocciosa cresta Nord. Quindi siamo ridiscesi al Rifugio del Fargno per la cresta Sud ed infine ritornati alla Pintura dopo circa 22 chilometri di camminata in una splendida e limpida giornata autunnale.

1- La Forcella Cucciolara vista dal sentiero che attraversa in quota in ripidissimo versante Est del Monte Rotondo.
2- 3- Momenti di traversata verso la Forcella Cucciolara.
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4- La Forcella Cucciolara con vista a Nord verso la sottostante val di Tela, a destra la Punta Bambucerta, al centro il M. Cacamillo e a sinistra il M. Pietralata.
5- La Isolata Punta Bambucerta, non a caso chiamata localmente “l’Abbandonata”, sullo sfondo a sinistra il Monte San Vicino.
6- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra,
7- L grande grotta presente nelle pareti rocciose del versante Est del M. Pietralata e, a quanto mi risulta, non ancora esplorata.
8- Placca di roccia scivolata a valle dopo il sisma del 2016 nel versante Est del Monte Rotondo.
9- La città di Camerino si staglia nella vallata verso Nord, tra il M. Cacamillo ed il M. Pietralata.
10 – 11- Il sentiero che sale dalla Val di Tela nella bastionata rocciosa del versante Est del Monte Rotondo, sulla verticale della cima.
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12 – Il sentiero prosegue in diagonale su ripidi prati verso la Forcella sopra l’Orto della Regina.
13- Il versante Ovest della Punta Bambucerta.
14- Coppia di Camosci nel versante Est del Monte Rotondo.
15- La Villa da Piedi di Bolognola, il Pizzo di Meta ed il Monte Sassotetto visti dalla cresta Nord del Monte Rotondo.
16- La ripidissima cresta Nord della Punta Bambucerta precipita verso la sottostante Valle dell’Acquasanta, a sinistra sullo sfondo il M. Castel Manardo.
17- Il cippo di Confine ritrovato sulla cresta del Monte Pietralata con la lettera “B” scolpita.
18- L’altro lato del cippo di Confine con la lettera “G” scolpita.
19-Il cippo di confine sulla cresta e sullo sfondo a sinistra il Casale Gasparri, sulla testata della valle di Rio Sacro.
20- La cresta Nord del Monte Rotondo, a sinistra la Val di Tela.
21- Salendo verso il Monte Rotondo, alle spalle il Monte Pietralata
22- La Croce di Monte Rotondo con il Casale Gasparri, sulla testata della Valle di Rio Sacro.
23- Sulla rocciosa cresta Nord del Monte Rotondo.
24- Veduta verso Nord-Est dalla cima del Monte Rotondo.
25- Veduta verso Nord dalla cima del M. Rotondo
26- Veduta verso Sud dalla cima del Monte Rotondo, A destra il Pizzo Berro, al centro il Pizzo Regina, avanti il Pizzo Tre Vescovi e a sinistra il Monte Acuto.
27- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo con il Monte Castel Manardo.
28- La cima del Monte Rotondo con la solita pietra scritta col pennarello .
29- Il Monte Catria a destra e il Monte Cucco a sinistra, nella veduta verso Nord.
30- La cima del Pizzo Regina mantiene ancora un po di neve di ottobre nei canaloni sommitali.
31- Il Pizzo Berro.
32- Il lontano Monte Amiata nella veduta verso Ovest con passaggio di aereo.
33. Veduta verso Sud-ovest con il Monte Terminillo.
34- La vedetta a guardia di un gregge di capre.
35- La lapide a ricordo di due sventurati amici deceduti a distanza di un giorno nell’anticima Sud del Monte Rotondo, il secondo era andato a vedere il punto dove era deceduto l’amico il giorno prima. Entrambe furono traditi da lastre di neve gelata nel versante Nord della montagna.
36- La bellissima cresta Nord del Monte Acuto tagliata dall’assurda strada che conduce al Rifugio del Fargno.
37- Ritorno pomeridiano alla Pintura di Bolognola, nonostante l’assenza di neve e periodo di Covid tutti ammassati nei locali di ristoro del luogo.



IL FAGGIO DI MACCHIA TONDA – PINTURA DI BOLOGNOLA

Nei pressi della Pintura di Bolognola è presente una bellissima faggeta di alto fusto per fortuna poco conosciuta dalla massa di frequentatori della montagna ma nello stesso tempo purtroppo dimenticata da chi invece se ne dovrebbe interessare invece di pensare solo alla fauna selvatica come se nei Monti Sibillini esistono solo animali da proteggere e salvaguardare (anche se delle volte, con risultati molto discutibili) e non piante che sono comunque sempre esseri viventi anche se non si muovono.

Con questo articolo non descrivo l’itinerario per visitare questo ennesimo meraviglioso luogo, come faccio di solito, ma una grave situazione di dissesto idrogeologico che sta compromettendo un essere vivente che da oltre 3 secoli vive in questo luogo dei Monti Sibillini.

Nella faggeta è presente un faggio plurisecolare, con un tronco della circonferenza di oltre 6 metri, inserito nell’elenco degli alberi monumentali delle Marche che purtroppo vegeta in una zona che versa in una grave situazione di dissesto ed abbandono.

La situazione in cui versa la zona dove cresce l’albero mi fu segnalata agli inizi di settembre 2020 dal mio amico Sandro Polzinetti, noto per le sue famose foto dei Monti Sibillini pubblicate in molti calendari , scomparso poco tempo fa a cui mando un caro saluto.

Diversi giorni fa sono andato a visitare l’albero ed ho trovato una situazione di degrado del terreno della faggeta prodotta sia dalla presenza di bestiame al pascolo allo stato brado sia dall’incuria e dissesto idrogeologico a causa delle precipitazioni piovose che ha scavato grossi canali intorno al grande faggio mettendo a nudo le radici compromettendo la sopravvivenza del secolare albero.

Nella faggeta sono presenti recinzioni metalliche divelte e parziali zone recintate con reti elettrificate che non riescono a tenere lontano il bestiame dal bosco e il loro calpestio crea un ulteriore degrado del terreno contribuendo ancora di più al dissesto idrogeologico della zona.

Per motivi di salvaguardia non indico neppure la zona precisa dove è presente il Faggio secolare anche se si trovano numerose indicazioni sul WEB e la zona è stata inserita nei luoghi del cuore del FAI ma chi deve intervenire spero che sappia della sua esistenza e l’esatta ubicazione e che, oltre agli animali, esistono anche delle piante da salvaguardare.

Credo che sia in grado di intervenire al più presto per la salvaguardia dell’albero e dell’intera zona.

1- Il grande Faggio della Pintura di Bolognola.
2- Le radici del lato destro del grande faggio scoperte dal terreno a causa dell’acqua piovana che giunge tramite un vero e proprio solco nel terreno sovrastante.
Si possono notare che molte radici non sono ricoperte di muschio e sono quelle che prima erano sotto terra.
3- Alcune radici, non ricoperte da muschio, sono state scoperte di recente dall’acqua piovana che ha trascinato via la terra.
4- Il solco prodotto dalle precipitazioni temporalesche giunge proprio sopra alle radici del Faggio.
5- Nel lato sinistro del Faggio manca una grossa fetta di terreno, si è formata una vera e propria buca.
6- Il tronco del grande “vecchio” faggio, segnato dal tempo e adesso dall’incuria dell’uomo.
7- Nella faggeta sono presenti reti metalliche divelte visibili sullo sfondo e, a destra, alcuni paletti metallici di recinzioni elettrificate che non garantiscono la protezione dal bestiame al pascolo.
8- Il profondo solco scavato dalle acque meteoriche si dirige proprio verso il grande Faggio.
9- Il Faggio fotografato nel luglio 2018, la zona ancora non risultava nello stato di degrado in cui versa oggi.
10- Le notizie sul WEB sulla faggeta di Macchia Tonda



GALLERIA DI IMMAGINI STORICHE

Galleria di immagini storiche dei Monti Sibillini gentilmente fornite dal mio amico Giorgio Micarelli di Camerino.

Giorgio al Lago di Pilato

MONTE VETTORE – CIMA DEL REDENTORE Giugno – Luglio 1972

Il Rifugio Zilioli, edificio iniziale con un solo locale. (vedi la situazione ampliata fino ad Agosto 2020 in “Gallerie”)
Il canale Ovest del Monte Vettore da Forca delle Ciaole.
Il Lago di Pilato dalla Punta di Prato Pulito
Il Lago di Pilato in piena forma visto dalle Roccette
Salita sulle rocce della Punta di Prato Pulito

LAGO DI PILATO Giugno e Agosto 1972

Giorgio sulle rive del Lago di Pilato, lo ricorderemo più con tutta questa acqua ?
Giro in canotto sul Lago di Pilato

CASTELLUCCIO – MADONNA DELLA CONA Primi accenni di fioritura, Agosto 1973

MONTE BICCO Aprile 1974

Grazie Giorgio per la collaborazione.




ESCURSIONI BOTANICHE IN APPENNINO.

Nei mesi di Maggio e Giugno, periodo massimo di fioritura, ho effettuato diverse escursioni nell’Appennino Centrale, tra Marche ed Umbria, a sfondo botanico, alla ricerca di piante rare.

1- DINTORNI DI FANO, alla ricerca della Polygala pisaurensis, endemismo esclusivamente Marchigiano, delle Provincia di Pesaro e Ancona, ritrovata in garighe ed incolti a poca distanza dal mare, in luogo di cui non posso fornire indicazione al fine di salvaguardare tale specie unica al mondo ed a rischio per la distruzione delle zone incolte della costa Pesarese.

1- Polygala pisaurensis
2- dettaglio dell’infiorescenza di Polygala pisaurensis

2- GOLA DELLA ROSSA E FRASASSI – Preappennino Fabrianese. Nelle pareti rocciose verticali della Gola della Rossa e della Gola di Frasassi cresce la Moehringia papulosa, un’altro endemismo unico al mondo, tutto Marchigiano, (analogo alla Polygala pisaurense descritta sopra), la stessa si ritrova anche nella Gola del Furlo.

Inoltre nelle pareti si ritrova anche la vistosa Campanula tanfanii, endemismo dell’Italia centrale.

3- Moehringia papulosa nelle piccole fessure delle pareti della Gola della Rossa
4- Moehringia papulosa nelle pareti strapiombanti all’imbocco della Grotta di Frasassi.
5- Dettaglio della Moehringia papulosa
6- Campanula tanfanii nelle pareti ai lati delle vie di arrampicata di Ponte Chiaradovo – Gola della Rossa.

3-GOLA DI PIORACO: In questa gola sono stato alla ricerca della Cardamine monteluccii, altro endemismo Italiano, pianta rara alta circa 20-30 centimetri con piccoli fiori bianchi che non la rendono affatto appariscente, cresce nei boschi a ovest appena fuori l’abitato di Pioraco, lungo la strada per Sefro.

La pianta si distingue dalla più comune Cardamine graeca (che cresce anche nel mio giardino) che presenta silique provviste di alette e cresce invece nei boschi a nord lungo la strada per la frazione di Seppio, esattamente nel versante opposto del Monte Primo.

7- Cardamine montelucii
8- Siliqua di Cardamine monteluciii, senza alette laterali.
9- Siliqua di Cardamine graeca con le caratteristiche alette laterali (campione di erbario)
10- Siliqua di Cardamine montelucii senza le caratteristiche alette laterali (campione di erbario)

4- VETICE – SAMARA Per l’itinerario classico nel versante Est de Il Pizzo da Vetice.

11- Il Pizzo e a destra il Poggio della Croce visti dai Campi di Vetice.
12- Melitaea su Sanguisorba
13- La Lecceta del versante Sud de Il Pizzo, unica dei Monti Sibillini.
14- In questo versante della montagna convivono alla stessa quota, circa 1000 metri, Faggi (a sinistra) e Lecci (a destra).
15- Anthericum liliago
16-Ophrys bertolonii.
17- Zigaena
18- Le Pisciarelle viste dal versante di fronte, una grossa valanga ostruisce ancora il piazzale di ingresso all’Infernaccio
19- Il versante Nord di Monte Zampa, a sinistra la lunga cresta risalita da un nostro itinerario.
20- Saxifraga australis
21- Sandro, il mio amico botanico, all’imbocco del canalone del versante Sud de Il Pizzo.

5- MONTE BICCO Dal Parcheggio del M. Cornaccione per l’itinerario classico dalla Forcella Passaiola per la cresta Nord, per osservare la tipica fioritura primaverile di alta quota.

22- La Croce di Monte Bove con le Quinte segnate dal terremoto del 2016.
23- La cima di Monte Bove Nord e la fonte di Val di Bove nel prato verde centrale
24- La strada per la Forcella Passaiola ancora costellata di massi caduti dalla cresta sovrastante con il terremoto del 2016.
25- Iberis saxatilis
26- Thlaspi stylosum.
27- Ranunculus brevifolius
28- Vitaliana primulaeflora,
29- Brada aizoides
30- Gentiana verna
31- Il bosco sotto alla Passaiola “potato” a due metri di altezza dalle mucche che d’estate pascolano in Val di Bove.

-6 MONTE RAGNOLO. Escursione classica per osservare la fioritura nei prati di media quota.

32- Panorama verso Sud, Il Pizzo Regina sullo fondo, il Monte Acuto e il Pizzo Tre Vescovi a destra.
33- Il Monte Rotondo sullo sfondo, la Punta Bambucerta avanti e tra i due la Val di Tela, a destra invece la Valle dell’Acquasanta.
34- Paeonia officinalis.
35- Asphodelus albus
36- Globularia meridionalis
37- Coronilla
38- Helianthemum anummularium.

7- PIAN PICCOLO DI CASTELLUCCIO: Dalla strada Castelluccio – Forca di Presta , scesi per tratturo che percorre il tratto finale del Pian Piccolo fino al Laghetto omonimo, in una zona pochissimo frequentata dai turisti, fioritura dei campi coltivati molto particolare e poco vista.

Con l’occasione abbiamo scoperto la seconda stazione per l’Umbria di una specie esotica, la Calystegia hederacea (o Convolvulus wallichianus, una pianta alloctona di origine asiatica ritrovata in Italia solo al Pian Perduto (Marche) e Piano Grande (Umbria) , pianta infestante con portamento rampicante, si differenzia dai nostri convolvolus per le foglie simili all’edera (da cui il nome), cresce ai margini dei campi coltivati, principalmente di legumi, e non è ben chiara la sua presenza a Castelluccio.

Non è da ipotizzare che sia giunta fino in Italia trasportata da uccelli migratori in quanto le rotte migratorie dalla Cina e Giappone dove cresce la pianta, non si sviluppano lungo i paralleli ma solo lungo i meridiani.

Mentre è ipotizzabile che sia giunta con qualche carico di sementi di origine non proprio autoctona, il che la direbbe lunga sulla qualità dei prodotti tipici del territorio.

39 – 42 La fioritura dei campi coltivati ai margini del Pian Piccolo.
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43 – 45 Eccezionale fioritura di Silene alba e papaveri .
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46- Sandro intento a scattare una foto al campo di Silene.
47- Bistorta officinalis
48- Armeria canescens
49 – 50 L’esotica Calystegia hederacea o Convolvulus wallichianus , seconda stazione per l’Umbria
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Dopo una settimana, sempre con il mio amico botanico Sandro e altri appassionati siamo andati invece nella parte iniziale della vallata del Pian Piccolo passando dalla parte opposta rispetto alla prima escursione e cioè dal Valico di Castelluccio, abbiamo visitato le varie zone umide del Piano e siamo arrivati fino al Laghetto, di seguito le immagini dell’escursione.

51- il Piano Grande visto dal Valico di Castelluccio.
52- Astragalus danicus.
53- Carex buxbaumii, pianta rarissima che cresce negli acquitrini del Piano, in Italia la si ritrova solo in Umbria appunto in questa zona, Trentino, Friuli e Abruzzo.
54- La piccolissima e rara felce Ophioglossum vulgatum nelle doline più umide del piano.
55- Dianthus deltoides.
56- Il Laghetto a sinistra e una vasta zona torbosa umida al centro colorata di giallo da migliaia di fiori di Leontodon hispidus
57- Le tre diverse foglie diverse del rarissimo Ranunculus pedrottii che cresce ai bordi degli acquitrini.
58- La viola canina nelle doline più umide.
59- Il particolare fiore del raro Trifolium spadiceum.
60-  Sphagnum subsecundum nelle torbiere del Piano.
61- La particolarissima forma della rara Euphorbia esula nella strada che da Castelluccio scende a Norcia.

Ed al ritorno ci siamo fermati in Valnerina per fotografare un arbusto monumentale, una pianta di Ephedra nebrodensis vecchia di alcune centinaia di anni.

8- MONTE CARESCHIO – MACERETO: escursione da Macereto al Monte Careschio, una immersione in prati pieni di colori e di profumi.

51- Salita al Monte Careschio, di fronte al Gruppo del Monte Bove
52- I prati in fiore del Monte Careschio con mia figlia Miriana.
53- La Croce di Monte Rotondo vista dal Monte Careschio.
54- Meritato riposo nei prati, di fronte il Monte Banditella visto dal Monte Careschio.
55- Neotinea tridentata
56- Linum alpinum
57- Ophrys fuciflora
58- la vistosa infiorescenza della Salvia pratensis
59- I prati in fiore con Linum alpinum (celeste) , Helianthemum apenninum (bianco) , Heliantemum nummularium (giallo) e pieni di profumi della cima di Monte Careschio.

9- COLLI DEI CASTELLI DI JESI: Strada che sale da Pozzetto di Moie per Montecarotto (AN), a circa 2 km da Pozzetto in corrispondenza di una frana che rende la strada ad una sola corsia, nel bordo superiore della strada ho ritrovato una stazione del rarissimo Dracunculus vulgaris, una Aracea insolita con un spata fiorifera molto grande, anche fino a 50 centimetri, di colore rosso scuro e che emana odore di carne marcia per attirare le mosche impollinatrici.

60- Giovane pianta di Dracunculus vulgaris con il caratteristico tronco chiazzato.
61- il grande ed insolito fiore del Dracunculus vulgaris.



MONTE CASTEL MANARDO

Ascensione classica pomeridiana del 5 marzo 2020 con partenza dalla Pintura di Bolognola.

Montagne appena imbiancate oltre i 1700 metri e praticamente solo sui versanti Nord, come consuetudine di questo anomalo inverno.

Iniziato la salita con il sole ed in maniche di camicia, una spessa barriera di nuvole avanzava da Ovest, giunto in cima in 45 minuti di cammino è iniziato a montare un vento sempre più forte, durante la discesa addirittura è anche iniziato a nevicare.

Questa è la montagna, anche in una banalissima ascensione di alcune ore.

Di seguito le immagini della ascensione.

1- Il versante Nord del Monte Castel Manardo con la strada per il Monte Amandola giunti a marzo senza neve.
2- L’uscita del canale Nord di Fonte Gorga, anch’esso senza neve.
3- Veduta verso Il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e dalla parte opposta della vallata, il Monte Rotondo.
4- Nei pressi della cima di Monte Castel Manardo, caratterizzata da prati di Falasco.
5- Il Pizzo Regina con il palo che delimita il perimetro del Parco, che rappresenta nel migliore dei modi la sua situazione.
6- Da destra il M. Acuto, Pizzo Tre Vescovi e Pizzo Berro.
7- Sul Pizzo Regina già soffia vento. ma verrà peggio in pochi minuti.
8- Le pendici Nord del Pizzo Regina con addirittura delle slavine arrivate fino al bosco, eppure la neve è pochissima e appena imbianca l’erba., sullo fondo il M.Sibilla.
9- Il laghetto di Pescolletta, quasi asciutto e gelato con la neve solo sul versante Nord.
10- Il Monte Acuto con le nuvole di maltempo.
11-Le pendici superiori del Pizzo Regina con ancora una striscia di sole.
12- 13 Il versante Nord del Monte Sibilla emerge dalle pendici del Pizzo Regina.
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14 – Il vento aumenta sulla cima di Pizzo Regina.
15 – Dopo 15 minuti dalla foto n.14
16 – 17 Dopo altri 15 minuti della foto n.15
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18- Successione di creste dal Pizzo Regina, Monte Zampa (con sole), Monte Banditello, Monti della Laga e, in fondo, Gruppo del Gran Sasso.



SORGENTI DEL FIASTRONE Uscita fotografica

Il 22 febbraio 2020 ho effettuato una uscita prettamente fotografica nella Valle del Fargno, dall’Area Pic-nic poco più a monte di Bolognola fino alle Sorgenti del Fiastrone passando per i faggi secolari della zona della Grotta dell’Orso, in una meravigliosa giornata primaverile.

Unica nota negativa il greto del torrente Fiastrone asciutto per la mancanza di acqua e parzialmente ostruito da piante abbattute dall’uomo e dalle slavine degli anni precedenti, quale migliore occasione adesso per fare la pulizia dell’alveo, dopo non ci lamentiamo se avvengono inondazioni e disastri idrogeologici.

Ma ci sarà qualche ente o istituzione che ha l’obbligo di occuparsi di questi problemi ?

Di seguito le immagini della giornata.

1- Fiori di nocciolo (Corylus avellana).
2- Bucaneve (Galanthus nivalis) quest’anno cresciuti praticamente nani per la mancanza di acqua.
3- Verso le sorgenti del Fiastrone, di fronte le pendici est del Monte Rotondo.
4 – 5 – 6 – 7 Uno dei faggi secolari della Grotta dell’Orso.
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8- Veduta d’insieme dei due faggi secolari della zona della Grotta dell’Orso.
9 – Piè di Gallo (Eranthis hyemalis) e Bucaneve (Galanthus nivalis) sullo sfondo.
10 – Messa a fuoco invertita: Bucaneve (Galanthus nivalis) sullo sfondo e Piè di Gallo ( Eranthis hyemalis ) in primo piano.
11 – Piè di Gallo (Eranthis hyemalis)
12- Bellissimo cespuglio sempreverde di Daphne laureola.
13 – 14 Ombre della faggeta
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15 – 16 I salici (Salix caprae) si preparano ala fioritura.
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17 Il greto del torrente Fiastrone asciutto per la mancanza di acqua e parzialmente ostruito da piante abbattute dall’uomo e dalle slavine degli anni precedenti, quale migliore occasione adesso per fare la pulizia dell’alveo, dopo non ci lamentiamo se avvengono inondazioni e disastri idrogeologici.