MONTE PIETRALATA E MONTE ROTONDO PER LA VAL DI TELA.

Il 7 novembre 2020 con Stefano e Monica siamo partiti a piedi dalla Pintura di Bolognola, abbiamo raggiunto il Rifugio del Fargno e proseguito per la cresta Sud del Monte Rotondo quindi all’inizio della cresta abbiamo traversato in quota su traccia di sentiero il ripidissimo versante Est del Monte Rotondo in direzione di Forcella Cucciolara. Tale traversata è consigliata solo ad escursionisti esperti in quanto di svolge su un terreno scosceso e con pendenze di 45 – 60 gradi. Altrimenti dal Rifugio si scende in direzione delle sorgenti del Fiastrone sottostanti nel versante Est, giunti sulla verticale del canalone della Forcella Cucciolara si sale per evidente sentiero riportato sulla bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Quindi siamo scesi nella bellissima e selvaggia Val di Tela e abbiamo risalito per il sentiero che sale e attraversa tutto il versante Est del Monte Rotondo fino alla sella a monte del cosiddetto Orto della Regina, sulla verticale della Valle dell’Acquasanta, il sentiero è segnato su carte e riportato sulla bibliografia ufficiale anche se, essendo poco frequentato, in alcuni tratti poco visibile e assolutamente, come spesso accade sui Monti Sibillini, privo di segnaletica.

Dall’uscita del pendio del versante Est del Monte Rotondo abbiamo proseguito in cresta verso il Monte Pietralata. All’inizio della salita della cresta rocciosa che conduce alla cima del Monte Pietralata abbiamo ritrovato un cippo di confine in pietra recante due iniziali “G” e “B” scolpite in due facce, pur essendo passato molte altre volte non l’avevo mai visto perché si trova sulla cresta alcune decine di metri sopra al normale sentiero che conduce alla cima. Le due iniziali potrebbero essere il confine della proprietà di “Gasparri”, famiglia di Ussita e “Bentivoglio”, famiglia di Bolognola, o semplicemente le iniziali del padre del Cardinale Gasparri, proprietario dell’omonimo Casale sottostante, di nome Bernardino Gasparri di cui le iniziali B e G.

Raggiunta quindi la cima del Monte Pietralata siamo ritornati indietro e saliti fino alla cima del Monte Rotondo per la rocciosa cresta Nord. Quindi siamo ridiscesi al Rifugio del Fargno per la cresta Sud ed infine ritornati alla Pintura dopo circa 22 chilometri di camminata in una splendida e limpida giornata autunnale.

1- La Forcella Cucciolara vista dal sentiero che attraversa in quota in ripidissimo versante Est del Monte Rotondo.
2- 3- Momenti di traversata verso la Forcella Cucciolara.
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4- La Forcella Cucciolara con vista a Nord verso la sottostante val di Tela, a destra la Punta Bambucerta, al centro il M. Cacamillo e a sinistra il M. Pietralata.
5- La Isolata Punta Bambucerta, non a caso chiamata localmente “l’Abbandonata”, sullo sfondo a sinistra il Monte San Vicino.
6- La Val di Tela con il Monte Cacamillo a destra e il Monte Pietralata a sinistra,
7- L grande grotta presente nelle pareti rocciose del versante Est del M. Pietralata e, a quanto mi risulta, non ancora esplorata.
8- Placca di roccia scivolata a valle dopo il sisma del 2016 nel versante Est del Monte Rotondo.
9- La città di Camerino si staglia nella vallata verso Nord, tra il M. Cacamillo ed il M. Pietralata.
10 – 11- Il sentiero che sale dalla Val di Tela nella bastionata rocciosa del versante Est del Monte Rotondo, sulla verticale della cima.
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12 – Il sentiero prosegue in diagonale su ripidi prati verso la Forcella sopra l’Orto della Regina.
13- Il versante Ovest della Punta Bambucerta.
14- Coppia di Camosci nel versante Est del Monte Rotondo.
15- La Villa da Piedi di Bolognola, il Pizzo di Meta ed il Monte Sassotetto visti dalla cresta Nord del Monte Rotondo.
16- La ripidissima cresta Nord della Punta Bambucerta precipita verso la sottostante Valle dell’Acquasanta, a sinistra sullo sfondo il M. Castel Manardo.
17- Il cippo di Confine ritrovato sulla cresta del Monte Pietralata con la lettera “B” scolpita.
18- L’altro lato del cippo di Confine con la lettera “G” scolpita.
19-Il cippo di confine sulla cresta e sullo sfondo a sinistra il Casale Gasparri, sulla testata della valle di Rio Sacro.
20- La cresta Nord del Monte Rotondo, a sinistra la Val di Tela.
21- Salendo verso il Monte Rotondo, alle spalle il Monte Pietralata
22- La Croce di Monte Rotondo con il Casale Gasparri, sulla testata della Valle di Rio Sacro.
23- Sulla rocciosa cresta Nord del Monte Rotondo.
24- Veduta verso Nord-Est dalla cima del Monte Rotondo.
25- Veduta verso Nord dalla cima del M. Rotondo
26- Veduta verso Sud dalla cima del Monte Rotondo, A destra il Pizzo Berro, al centro il Pizzo Regina, avanti il Pizzo Tre Vescovi e a sinistra il Monte Acuto.
27- Veduta verso Est dalla cima del Monte Rotondo con il Monte Castel Manardo.
28- La cima del Monte Rotondo con la solita pietra scritta col pennarello .
29- Il Monte Catria a destra e il Monte Cucco a sinistra, nella veduta verso Nord.
30- La cima del Pizzo Regina mantiene ancora un po di neve di ottobre nei canaloni sommitali.
31- Il Pizzo Berro.
32- Il lontano Monte Amiata nella veduta verso Ovest con passaggio di aereo.
33. Veduta verso Sud-ovest con il Monte Terminillo.
34- La vedetta a guardia di un gregge di capre.
35- La lapide a ricordo di due sventurati amici deceduti a distanza di un giorno nell’anticima Sud del Monte Rotondo, il secondo era andato a vedere il punto dove era deceduto l’amico il giorno prima. Entrambe furono traditi da lastre di neve gelata nel versante Nord della montagna.
36- La bellissima cresta Nord del Monte Acuto tagliata dall’assurda strada che conduce al Rifugio del Fargno.
37- Ritorno pomeridiano alla Pintura di Bolognola, nonostante l’assenza di neve e periodo di Covid tutti ammassati nei locali di ristoro del luogo.



IL FAGGIO DI MACCHIA TONDA – PINTURA DI BOLOGNOLA

Nei pressi della Pintura di Bolognola è presente una bellissima faggeta di alto fusto per fortuna poco conosciuta dalla massa di frequentatori della montagna ma nello stesso tempo purtroppo dimenticata da chi invece se ne dovrebbe interessare invece di pensare solo alla fauna selvatica come se nei Monti Sibillini esistono solo animali da proteggere e salvaguardare (anche se delle volte, con risultati molto discutibili) e non piante che sono comunque sempre esseri viventi anche se non si muovono.

Con questo articolo non descrivo l’itinerario per visitare questo ennesimo meraviglioso luogo, come faccio di solito, ma una grave situazione di dissesto idrogeologico che sta compromettendo un essere vivente che da oltre 3 secoli vive in questo luogo dei Monti Sibillini.

Nella faggeta è presente un faggio plurisecolare, con un tronco della circonferenza di oltre 6 metri, inserito nell’elenco degli alberi monumentali delle Marche che purtroppo vegeta in una zona che versa in una grave situazione di dissesto ed abbandono.

La situazione in cui versa la zona dove cresce l’albero mi fu segnalata agli inizi di settembre 2020 dal mio amico Sandro Polzinetti, noto per le sue famose foto dei Monti Sibillini pubblicate in molti calendari , scomparso poco tempo fa a cui mando un caro saluto.

Diversi giorni fa sono andato a visitare l’albero ed ho trovato una situazione di degrado del terreno della faggeta prodotta sia dalla presenza di bestiame al pascolo allo stato brado sia dall’incuria e dissesto idrogeologico a causa delle precipitazioni piovose che ha scavato grossi canali intorno al grande faggio mettendo a nudo le radici compromettendo la sopravvivenza del secolare albero.

Nella faggeta sono presenti recinzioni metalliche divelte e parziali zone recintate con reti elettrificate che non riescono a tenere lontano il bestiame dal bosco e il loro calpestio crea un ulteriore degrado del terreno contribuendo ancora di più al dissesto idrogeologico della zona.

Per motivi di salvaguardia non indico neppure la zona precisa dove è presente il Faggio secolare anche se si trovano numerose indicazioni sul WEB e la zona è stata inserita nei luoghi del cuore del FAI ma chi deve intervenire spero che sappia della sua esistenza e l’esatta ubicazione e che, oltre agli animali, esistono anche delle piante da salvaguardare.

Credo che sia in grado di intervenire al più presto per la salvaguardia dell’albero e dell’intera zona.

1- Il grande Faggio della Pintura di Bolognola.
2- Le radici del lato destro del grande faggio scoperte dal terreno a causa dell’acqua piovana che giunge tramite un vero e proprio solco nel terreno sovrastante.
Si possono notare che molte radici non sono ricoperte di muschio e sono quelle che prima erano sotto terra.
3- Alcune radici, non ricoperte da muschio, sono state scoperte di recente dall’acqua piovana che ha trascinato via la terra.
4- Il solco prodotto dalle precipitazioni temporalesche giunge proprio sopra alle radici del Faggio.
5- Nel lato sinistro del Faggio manca una grossa fetta di terreno, si è formata una vera e propria buca.
6- Il tronco del grande “vecchio” faggio, segnato dal tempo e adesso dall’incuria dell’uomo.
7- Nella faggeta sono presenti reti metalliche divelte visibili sullo sfondo e, a destra, alcuni paletti metallici di recinzioni elettrificate che non garantiscono la protezione dal bestiame al pascolo.
8- Il profondo solco scavato dalle acque meteoriche si dirige proprio verso il grande Faggio.
9- Il Faggio fotografato nel luglio 2018, la zona ancora non risultava nello stato di degrado in cui versa oggi.
10- Le notizie sul WEB sulla faggeta di Macchia Tonda



GALLERIA DI IMMAGINI STORICHE

Galleria di immagini storiche dei Monti Sibillini gentilmente fornite dal mio amico Giorgio Micarelli di Camerino.

Giorgio al Lago di Pilato

MONTE VETTORE – CIMA DEL REDENTORE Giugno – Luglio 1972

Il Rifugio Zilioli, edificio iniziale con un solo locale. (vedi la situazione ampliata fino ad Agosto 2020 in “Gallerie”)
Il canale Ovest del Monte Vettore da Forca delle Ciaole.
Il Lago di Pilato dalla Punta di Prato Pulito
Il Lago di Pilato in piena forma visto dalle Roccette
Salita sulle rocce della Punta di Prato Pulito

LAGO DI PILATO Giugno e Agosto 1972

Giorgio sulle rive del Lago di Pilato, lo ricorderemo più con tutta questa acqua ?
Giro in canotto sul Lago di Pilato

CASTELLUCCIO – MADONNA DELLA CONA Primi accenni di fioritura, Agosto 1973

MONTE BICCO Aprile 1974

Grazie Giorgio per la collaborazione.




ESCURSIONI BOTANICHE IN APPENNINO.

Nei mesi di Maggio e Giugno, periodo massimo di fioritura, ho effettuato diverse escursioni nell’Appennino Centrale, tra Marche ed Umbria, a sfondo botanico, alla ricerca di piante rare.

1- DINTORNI DI FANO, alla ricerca della Polygala pisaurensis, endemismo esclusivamente Marchigiano, delle Provincia di Pesaro e Ancona, ritrovata in garighe ed incolti a poca distanza dal mare, in luogo di cui non posso fornire indicazione al fine di salvaguardare tale specie unica al mondo ed a rischio per la distruzione delle zone incolte della costa Pesarese.

1- Polygala pisaurensis
2- dettaglio dell’infiorescenza di Polygala pisaurensis

2- GOLA DELLA ROSSA E FRASASSI – Preappennino Fabrianese. Nelle pareti rocciose verticali della Gola della Rossa e della Gola di Frasassi cresce la Moehringia papulosa, un’altro endemismo unico al mondo, tutto Marchigiano, (analogo alla Polygala pisaurense descritta sopra), la stessa si ritrova anche nella Gola del Furlo.

Inoltre nelle pareti si ritrova anche la vistosa Campanula tanfanii, endemismo dell’Italia centrale.

3- Moehringia papulosa nelle piccole fessure delle pareti della Gola della Rossa
4- Moehringia papulosa nelle pareti strapiombanti all’imbocco della Grotta di Frasassi.
5- Dettaglio della Moehringia papulosa
6- Campanula tanfanii nelle pareti ai lati delle vie di arrampicata di Ponte Chiaradovo – Gola della Rossa.

3-GOLA DI PIORACO: In questa gola sono stato alla ricerca della Cardamine monteluccii, altro endemismo Italiano, pianta rara alta circa 20-30 centimetri con piccoli fiori bianchi che non la rendono affatto appariscente, cresce nei boschi a ovest appena fuori l’abitato di Pioraco, lungo la strada per Sefro.

La pianta si distingue dalla più comune Cardamine graeca (che cresce anche nel mio giardino) che presenta silique provviste di alette e cresce invece nei boschi a nord lungo la strada per la frazione di Seppio, esattamente nel versante opposto del Monte Primo.

7- Cardamine montelucii
8- Siliqua di Cardamine monteluciii, senza alette laterali.
9- Siliqua di Cardamine graeca con le caratteristiche alette laterali (campione di erbario)
10- Siliqua di Cardamine montelucii senza le caratteristiche alette laterali (campione di erbario)

4- VETICE – SAMARA Per l’itinerario classico nel versante Est de Il Pizzo da Vetice.

11- Il Pizzo e a destra il Poggio della Croce visti dai Campi di Vetice.
12- Melitaea su Sanguisorba
13- La Lecceta del versante Sud de Il Pizzo, unica dei Monti Sibillini.
14- In questo versante della montagna convivono alla stessa quota, circa 1000 metri, Faggi (a sinistra) e Lecci (a destra).
15- Anthericum liliago
16-Ophrys bertolonii.
17- Zigaena
18- Le Pisciarelle viste dal versante di fronte, una grossa valanga ostruisce ancora il piazzale di ingresso all’Infernaccio
19- Il versante Nord di Monte Zampa, a sinistra la lunga cresta risalita da un nostro itinerario.
20- Saxifraga australis
21- Sandro, il mio amico botanico, all’imbocco del canalone del versante Sud de Il Pizzo.

5- MONTE BICCO Dal Parcheggio del M. Cornaccione per l’itinerario classico dalla Forcella Passaiola per la cresta Nord, per osservare la tipica fioritura primaverile di alta quota.

22- La Croce di Monte Bove con le Quinte segnate dal terremoto del 2016.
23- La cima di Monte Bove Nord e la fonte di Val di Bove nel prato verde centrale
24- La strada per la Forcella Passaiola ancora costellata di massi caduti dalla cresta sovrastante con il terremoto del 2016.
25- Iberis saxatilis
26- Thlaspi stylosum.
27- Ranunculus brevifolius
28- Vitaliana primulaeflora,
29- Brada aizoides
30- Gentiana verna
31- Il bosco sotto alla Passaiola “potato” a due metri di altezza dalle mucche che d’estate pascolano in Val di Bove.

-6 MONTE RAGNOLO. Escursione classica per osservare la fioritura nei prati di media quota.

32- Panorama verso Sud, Il Pizzo Regina sullo fondo, il Monte Acuto e il Pizzo Tre Vescovi a destra.
33- Il Monte Rotondo sullo sfondo, la Punta Bambucerta avanti e tra i due la Val di Tela, a destra invece la Valle dell’Acquasanta.
34- Paeonia officinalis.
35- Asphodelus albus
36- Globularia meridionalis
37- Coronilla
38- Helianthemum anummularium.

7- PIAN PICCOLO DI CASTELLUCCIO: Dalla strada Castelluccio – Forca di Presta , scesi per tratturo che percorre il tratto finale del Pian Piccolo fino al Laghetto omonimo, in una zona pochissimo frequentata dai turisti, fioritura dei campi coltivati molto particolare e poco vista.

Con l’occasione abbiamo scoperto la seconda stazione per l’Umbria di una specie esotica, la Calystegia hederacea (o Convolvulus wallichianus, una pianta alloctona di origine asiatica ritrovata in Italia solo al Pian Perduto (Marche) e Piano Grande (Umbria) , pianta infestante con portamento rampicante, si differenzia dai nostri convolvolus per le foglie simili all’edera (da cui il nome), cresce ai margini dei campi coltivati, principalmente di legumi, e non è ben chiara la sua presenza a Castelluccio.

Non è da ipotizzare che sia giunta fino in Italia trasportata da uccelli migratori in quanto le rotte migratorie dalla Cina e Giappone dove cresce la pianta, non si sviluppano lungo i paralleli ma solo lungo i meridiani.

Mentre è ipotizzabile che sia giunta con qualche carico di sementi di origine non proprio autoctona, il che la direbbe lunga sulla qualità dei prodotti tipici del territorio.

39 – 42 La fioritura dei campi coltivati ai margini del Pian Piccolo.
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43 – 45 Eccezionale fioritura di Silene alba e papaveri .
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46- Sandro intento a scattare una foto al campo di Silene.
47- Bistorta officinalis
48- Armeria canescens
49 – 50 L’esotica Calystegia hederacea o Convolvulus wallichianus , seconda stazione per l’Umbria
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Dopo una settimana, sempre con il mio amico botanico Sandro e altri appassionati siamo andati invece nella parte iniziale della vallata del Pian Piccolo passando dalla parte opposta rispetto alla prima escursione e cioè dal Valico di Castelluccio, abbiamo visitato le varie zone umide del Piano e siamo arrivati fino al Laghetto, di seguito le immagini dell’escursione.

51- il Piano Grande visto dal Valico di Castelluccio.
52- Astragalus danicus.
53- Carex buxbaumii, pianta rarissima che cresce negli acquitrini del Piano, in Italia la si ritrova solo in Umbria appunto in questa zona, Trentino, Friuli e Abruzzo.
54- La piccolissima e rara felce Ophioglossum vulgatum nelle doline più umide del piano.
55- Dianthus deltoides.
56- Il Laghetto a sinistra e una vasta zona torbosa umida al centro colorata di giallo da migliaia di fiori di Leontodon hispidus
57- Le tre diverse foglie diverse del rarissimo Ranunculus pedrottii che cresce ai bordi degli acquitrini.
58- La viola canina nelle doline più umide.
59- Il particolare fiore del raro Trifolium spadiceum.
60-  Sphagnum subsecundum nelle torbiere del Piano.
61- La particolarissima forma della rara Euphorbia esula nella strada che da Castelluccio scende a Norcia.

Ed al ritorno ci siamo fermati in Valnerina per fotografare un arbusto monumentale, una pianta di Ephedra nebrodensis vecchia di alcune centinaia di anni.

8- MONTE CARESCHIO – MACERETO: escursione da Macereto al Monte Careschio, una immersione in prati pieni di colori e di profumi.

51- Salita al Monte Careschio, di fronte al Gruppo del Monte Bove
52- I prati in fiore del Monte Careschio con mia figlia Miriana.
53- La Croce di Monte Rotondo vista dal Monte Careschio.
54- Meritato riposo nei prati, di fronte il Monte Banditella visto dal Monte Careschio.
55- Neotinea tridentata
56- Linum alpinum
57- Ophrys fuciflora
58- la vistosa infiorescenza della Salvia pratensis
59- I prati in fiore con Linum alpinum (celeste) , Helianthemum apenninum (bianco) , Heliantemum nummularium (giallo) e pieni di profumi della cima di Monte Careschio.

9- COLLI DEI CASTELLI DI JESI: Strada che sale da Pozzetto di Moie per Montecarotto (AN), a circa 2 km da Pozzetto in corrispondenza di una frana che rende la strada ad una sola corsia, nel bordo superiore della strada ho ritrovato una stazione del rarissimo Dracunculus vulgaris, una Aracea insolita con un spata fiorifera molto grande, anche fino a 50 centimetri, di colore rosso scuro e che emana odore di carne marcia per attirare le mosche impollinatrici.

60- Giovane pianta di Dracunculus vulgaris con il caratteristico tronco chiazzato.
61- il grande ed insolito fiore del Dracunculus vulgaris.



MONTE CASTEL MANARDO

Ascensione classica pomeridiana del 5 marzo 2020 con partenza dalla Pintura di Bolognola.

Montagne appena imbiancate oltre i 1700 metri e praticamente solo sui versanti Nord, come consuetudine di questo anomalo inverno.

Iniziato la salita con il sole ed in maniche di camicia, una spessa barriera di nuvole avanzava da Ovest, giunto in cima in 45 minuti di cammino è iniziato a montare un vento sempre più forte, durante la discesa addirittura è anche iniziato a nevicare.

Questa è la montagna, anche in una banalissima ascensione di alcune ore.

Di seguito le immagini della ascensione.

1- Il versante Nord del Monte Castel Manardo con la strada per il Monte Amandola giunti a marzo senza neve.
2- L’uscita del canale Nord di Fonte Gorga, anch’esso senza neve.
3- Veduta verso Il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e dalla parte opposta della vallata, il Monte Rotondo.
4- Nei pressi della cima di Monte Castel Manardo, caratterizzata da prati di Falasco.
5- Il Pizzo Regina con il palo che delimita il perimetro del Parco, che rappresenta nel migliore dei modi la sua situazione.
6- Da destra il M. Acuto, Pizzo Tre Vescovi e Pizzo Berro.
7- Sul Pizzo Regina già soffia vento. ma verrà peggio in pochi minuti.
8- Le pendici Nord del Pizzo Regina con addirittura delle slavine arrivate fino al bosco, eppure la neve è pochissima e appena imbianca l’erba., sullo fondo il M.Sibilla.
9- Il laghetto di Pescolletta, quasi asciutto e gelato con la neve solo sul versante Nord.
10- Il Monte Acuto con le nuvole di maltempo.
11-Le pendici superiori del Pizzo Regina con ancora una striscia di sole.
12- 13 Il versante Nord del Monte Sibilla emerge dalle pendici del Pizzo Regina.
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14 – Il vento aumenta sulla cima di Pizzo Regina.
15 – Dopo 15 minuti dalla foto n.14
16 – 17 Dopo altri 15 minuti della foto n.15
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18- Successione di creste dal Pizzo Regina, Monte Zampa (con sole), Monte Banditello, Monti della Laga e, in fondo, Gruppo del Gran Sasso.



SORGENTI DEL FIASTRONE Uscita fotografica

Il 22 febbraio 2020 ho effettuato una uscita prettamente fotografica nella Valle del Fargno, dall’Area Pic-nic poco più a monte di Bolognola fino alle Sorgenti del Fiastrone passando per i faggi secolari della zona della Grotta dell’Orso, in una meravigliosa giornata primaverile.

Unica nota negativa il greto del torrente Fiastrone asciutto per la mancanza di acqua e parzialmente ostruito da piante abbattute dall’uomo e dalle slavine degli anni precedenti, quale migliore occasione adesso per fare la pulizia dell’alveo, dopo non ci lamentiamo se avvengono inondazioni e disastri idrogeologici.

Ma ci sarà qualche ente o istituzione che ha l’obbligo di occuparsi di questi problemi ?

Di seguito le immagini della giornata.

1- Fiori di nocciolo (Corylus avellana).
2- Bucaneve (Galanthus nivalis) quest’anno cresciuti praticamente nani per la mancanza di acqua.
3- Verso le sorgenti del Fiastrone, di fronte le pendici est del Monte Rotondo.
4 – 5 – 6 – 7 Uno dei faggi secolari della Grotta dell’Orso.
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8- Veduta d’insieme dei due faggi secolari della zona della Grotta dell’Orso.
9 – Piè di Gallo (Eranthis hyemalis) e Bucaneve (Galanthus nivalis) sullo sfondo.
10 – Messa a fuoco invertita: Bucaneve (Galanthus nivalis) sullo sfondo e Piè di Gallo ( Eranthis hyemalis ) in primo piano.
11 – Piè di Gallo (Eranthis hyemalis)
12- Bellissimo cespuglio sempreverde di Daphne laureola.
13 – 14 Ombre della faggeta
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15 – 16 I salici (Salix caprae) si preparano ala fioritura.
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17 Il greto del torrente Fiastrone asciutto per la mancanza di acqua e parzialmente ostruito da piante abbattute dall’uomo e dalle slavine degli anni precedenti, quale migliore occasione adesso per fare la pulizia dell’alveo, dopo non ci lamentiamo se avvengono inondazioni e disastri idrogeologici.



MONTE VETTORE

Il 23 febbraio 2020, in condizioni primaverili per la mancanza di neve ed un fortissimo vento che ha aumentato di potenza durante la giornata, sono salito al Monte Vettore per l’itinerario classico di salita da Forca di Presta per il Rifugio Zilioli con l’intero tracciato senza neve quindi ho raggiunto la cima risalendo il Canale Sud giusto per calpestare un po di neve dura.

Come di consueto ho incontrato gente che saliva con scarponi estivi, tuta e zaino scolastico che pretendeva di scendere al Lago di Pilato credendolo con acqua e senza un minimo di attrezzatura e abbigliamento invernale e gente che alle 12.45 si trovava ancora al M. Vettoretto con l’intenzione di salire al M. Vettore con un vento che aumentava di potenza nonostante le mie raccomandazioni di desistere dalla salita.

Ormai non ho più parole e non mi meravigliano i tanti infortuni che stanno accadendo in questi ultimi anni.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Dal Monte Vettoretto verso il Rifugio Zilioli senza calpestare neve.
2- La Punta di Prato Pulito e la Cima del lago dalla Forca delle Ciaole con la neve solo sui versanti Nord.
3- I versanti Sud delle altre cime dei Monti Sibillini praticamente senza neve.
4- La cima del M. vettore con neve solo nel canale Sud.
5- Lichene Rhizocarpon geographicum spicca tra i massi alla Forca delle Ciaole.
6- La via Maurizi, il canale tra il “Castello” e la Punta Maria al Pizzo del Diavolo in condizioni appena sufficienti per una salita invernale.
7- La Cima del Lago con le uscite dei canali della Nord anch’essi in condizioni minime per le salite invernali.
8- Il Pizzo del Diavolo e la Cime del Redentore viste dal canale Sud del M. Vettore.
9- La Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago viste dal canale Sud del M. Vettore.
10- La Sella o Forca delle Ciaole con il Rifugio Zilioli a destra.
11- 12 Dettagli sul Pizzo del Diavolo dalla cima del M. Vettore.
12- Il Gran Gendarme con la conca del Lago di Pilato quasi senza neve.
13- Veduta d’insieme dalla cima del M. Vettore.
14- La cresta di Cima di Pretare anch’essa con pochissima neve.
15- Discesa verso la Forca delle Ciaole con vento in aumento che solleva neve dalla cresta della Punta di Prato Pulito.
16- Il Pizzo del Diavolo visto dalla Forca delle Ciaole illuminato dal sole di mezzogiorno.
17- Giunto al Rifugio Zilioli avevo difficoltà a stare in piedi dal forte vento, come ben visibile nella cresta di fronte.
18- L’alta temperatura, 8°C, ed il vento hanno trasformato il sentiero in un ruscello sciogliendo la poca neve laterale e aumentando l’erosione. eppure non ci vorrebbe molto a fare qualche solco di scolo laterale.
19- Alle 12,43 escursionisti sul pianoro del M. Vettoretto che, con un fortissimo vento, sono decisi raggiungere la cima del Monte Vettore nonostante i miei tentativi di farli rinunciare alla salita.
20- Ranunculus ficaria già in fiore a Forca di Presta

Poi al pomeriggio una sosta ai Piani di Castelluccio:

21- Il Monte Guaidone con due persone appena visibili a sinistra nel Piano Grande….come si è piccoli di fronte alle montagne.
22- La Cima del Redentore in versione “maggio” con centinaia di talpe nei prati già uscite dal letargo invernale.
23- laghetti del Piano Grande con, intorno, centinaia di buche di talpe.
24- Uno dei tanti laghetti primaverili del Piano Grande.



MONTE ARGENTELLA E MONTE PALAZZO BORGHESE Da S. Lorenzo per il canale Ovest.

Anello classico, il 15 febbraio con Federico abbiamo raggiunto in auto la zona del S.Lorenzo dalla Madonna della Cona di Castelluccio e siamo partiti a piedi dalla fonte omonima.

Abbiamo risalito in tratto di bosco in direzione del canale Ovest del Monte Argentella quindi, su neve gelata e continua (avevo visto il canale dal M. Cardosa che era l’unico con neve fino alla cima) abbiamo raggiunto l’antecima ovest del M. Argentella quindi la cima più alta e siamo scesi anche verso il versante Nord per affacciarci sulla ripida parete denominata l’Abbandonata che scende a picco verso il Piano della Gardosa.

Quindi siamo risaliti di nuovo in cima e proseguito la cresta in direzione del Sasso di Palazzo Borghese, abbiamo raggiunto la cima dello scoglio gemello.

Siamo quindi scesi al fianco nord dello scoglio gemello un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese, oggetto già di una nostra salita invernale inedita, per fare delle foto e far provare a Federico una breve ma impegnativa salita su ghiaccio, infatti siamo risaliti su un canalino di neve gelata piuttosto ripido fino alla Sella di M. Palazzo Borghese.

Abbiamo quindi salito la cima del Sasso e quindi del M. Palazzo Borghese quindi siamo scesi dalla cresta in direzione dello scoglio denominato “il cammello” da cui abbiamo preso la “strada imperiale” fino ad intercettare il canale di salita.

Dal canale di salita siamo scesi velocemente scivolando su neve ormai ammorbidita fino ai boschi di San Lorenzo quindi brevemente fino alla fonte omonima.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Il canale Ovest del M. Argentella nel tratto iniziale poco sopra al bosco al mattino presto e con forte vento, al sole la zona di San Lorenzo
2- A metà canale, sullo sfondo il Monte Prata e il Monte Cardosa.
3- Uscita del canale nei pressi dell’antecima Ovest del M. Argentella, sullo sfondo Il M. Palazzo Borghese, il Sasso e il M. Porche
4- Innevamento scarso sul plateau sommitale del M. Argentella.
5- Salendo verso la cima del M. Argentella si scopre il gruppo del M. Vettore a sinistra e la Cima del Redentore a destra
6- Le nostre ombre verso il M. Palazzo Borghese e M.Porche.
7- Scendendo dalla cima del M. Argentella verso l’antecima Nord
8- La ripidissima parete Nord del M. Argentella con la neve solo nel lato Nord mentre il lato Est è completamente pulito, scherzi di questo strano inverno. Nel filo di cresta centrale e nel canalino sinistro sale la nostra via estiva descritta nel mio secondo libro
9- Dimostrazione della verticalità della parete Nord denominata anche “L’abbandonata”.
10- veduta verso Sud, il M. vettore e la conca del Lago di Pilato.
11- Forca Viola e la cresta da Quarto S. Lorenzo alla Cima del Redentore.
12- Veduta verso Nord, sullo sfondo il M. Porche e l’imponente Sasso di Palazzo Borghese con lo scoglio gemello più piccolo ed il canalino che costeggia la parete salito per la prima volta da noi e descritto nel sito.
13- La Cima Vallelunga e sullo sfondo Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.
14- Il M. Sibilla praticamente senza neve.
15- La cresta di discesa dal M. Argentella verso il M. Palazzo Borghese e i due scogli gemelli.
16- La cima dello scoglio gemello del sasso di Palazzo Borghese completamente squarciato dal terremoto del 206 con ancora un alto pericolo di crolli di massi, sullo sfondo il M. Argentella.
17- Il Sasso di Palazzo Borghese con il canalino alla base della parete Sud della nostra via invernale,.
17- Il ripido canalino ghiacciato tra i due scogli che abbiamo risalito dopo essere scesi un centinaio di metri nel canale Est di Sasso di Palazzo Borghese.
18- Il tratto più ripido del canalino.
19- L’uscita con alle spalle la parete Sud del Sasso di Palazzo Borghese.
20- Il tratto risalito delle foto 17-19 visto in verticale dalla cima di Sasso di Palazzo Borghese.
21- Il gruppo Sud del Monti Sibillini visto dalla cima di sasso di Palazzo Borghese.
22- La martoriata cima del Sasso di palazzo Borghese con massi ancora instabilissimi, sullo sfondo il M. Porche.
23- la cima del M. Palazzo Borghese.
24- La mia ombra si riflette su un masso della parete Nord di Sasso di Palazzo Borghese, sullo sfondo il sentiero che proviene dalla Fonte dell’Acero.
25- Facili roccette prima della cima di M. Palazzo Borghese, in fondo la sella tra il Sasso (a sinistra) e lo scoglio gemello (a destra)
26- Veduta verso Castelluccio ed il Piano Grande in condizioni autunnali o meglio primaverili.
27- La valletta tra il M. Argentella e il M. Palazzo Borghese.
28- Scogli alla forcella della “Strada imperiale”
29- Lo scoglio denominato “il cammello”
30- La rapida discesa in scivolata su neve ammorbidita nel canale Ovest risalito al mattino con neve ghiacciata.
31- 32 Steli di Verbascum e Digitalis nella Valle di San Lorenzo
32
33- Larva di insetti del genere Tricottero nell’acqua della Fonte di San Lorenzo racchiusa in un guscio di sassolini incollati tra loro.
34- Il percorso dell’escursione.



MONTE ACUTO da F. Bassete escursione pomeridiana

Non vorrei essere noioso riproponendo itinerari uguali a poca distanza di tempo ma con questa uscita voglio semplicemente dimostrare come anche lo stesso luogo, in momenti diversi, possa continuare a regalare immagini ed emozioni nuove.

L’escursione l’ho compiuta il pomeriggio del 12 febbraio, la notte successiva alla mia escursione è arrivata una veloce perturbazione da Nord che ha imbiancato i monti e la mattina un forte vento aveva trasformato un luogo autunnale in una fredda giornata invernale.

Da Camerino vedevo lunghi pennacchi di neve sollevata dal forte vento, la cosiddetta “refena”, in quei luoghi che neppure 12 ore prima mi avevano regalato un tiepido pomeriggio.

Di seguito le immagini delle due giornate.

1- Pomeriggio in versione autunnale a Forcella Bassete nel sentiero che sale verso M. Acuto, salgo in maniche di camicia.
2- Verso il Monte Acuto
3- I canaloni della Nord di Pizzo Regina in ombra anche verso il tramonto sono gli unici che riescono a mantenere la neve di questo strano inverno.
4- Zoom sulla cima di Pizzo Regina con la croce.
5- Un’ombra raffigurante una testa di un cane si forma al tramonto sul versante Nord di Pizzo Regina.
6- Il sole illumina di colori una nuvola di nebbia sulla cima del Monte Acuto
7- L’intero versante Nord di Pizzo Regina quasi senza neve.
8- Tramonto dietro ala cima di Monte Acuto.
9- Scendendo dal M. Acuto verso il tramonto la sua ombra è giunta a Forcella Bassete.
10- La Pescolletta si sta immergendo nell’ombra
11- Luci ed ombre alla Forcella Bassete, sullo sfondo il Pizzo ed il Poggio della Croce.
12- Cambiando posizione il sole è sceso sull’orizzonte lungo la cresta Nord del Monte Acuto.
13- Al tramonto già iniziano ad addensarsi minacciose nuvole, preludio di una notte di bufera.
14- Ultimo raggio di sole sugli ultimi faggi della Valle del Fargno.
15- Rami contorti di faggio sulla strada del ritorno.

13 febbraio 2020 veduta da Camerino dopo una notte di bufera di vento e neve in quota oltre i 1000 metri.

16- Il M Cacamillo in primo piano e il Pizzo Regina sullo sfondo con colonne di neve fresca sollevate dal vento alte anche 100 metri sulla cresta.
17- Il M. Rotondo sulla destra con una colonna di neve alta forse anche 200 metri.



ASCENSIONE N.1000 MONTE CARDOSA

Finalmente l’8 febbraio 2020 ho effettuato la mia millesima ascensione sui Monti Sibillini.

Molti mi hanno chiesto come ho fatto a ricordare che ho effettuato 1000 ascensioni solo sui Monti Sibillini, facile le ho scritte tutte, dal 1979 fino ad oggi e lo dimostro mettendo le pagine più significative del mio diario.

1- La prima pagina del mio diario delle escursioni
2- La pagina del 20° anno di attività (ridotta per motivi di lavoro e familiari)
3- La pagina del 40° anno di attività

SALITA:

Insieme ai miei amici abbiamo raggiunto in auto la frazione di Nocelleto (o più precisamente Cà Bartolo) di Castelsantangelo sul Nera o meglio quel che ne rimane essendo stato distrutto dal terremoto dell’Ottobre 2016 e siamo saliti per la Valle di Varogna che si innalza alla base del versante Sud di Monte Cardosa, dove si è verificato proprio l’epicentro del terremoto della sera del 26 ottobre 2016, seguendo il sentiero n. 255 (o n.24 in un’altra cartina del Parco dei Monti Sibillini ???) fino alla Fonte del Basto, da qui per strada sterrata fino a Poggio Cavolese dove poi liberamente senza tracciato per tratti alberati e per ripido pendio erboso abbiamo risalito il versante Sud-ovest di Monte Cardosa fino alla croce di cima a quota 1818 m.

La salita, compiuta tranquillamente in meno di 3 ore, è facile ed adatta a tutti anche se presenta comunque un dislivello totale da non sottovalutare di circa 1000 metri.

In cima, da cui si può splendidamente ammirare tutto il versante Ovest della catena dei Monti Sibillini, abbiamo ricordato il nostro amico Bruno prematuramente scomparso nel 2017 che era legato particolarmente a questa cima e anche per questo motivo è stata scelta per la millesima ascensione e quindi abbiamo brindato tutti con spumante.

Giornata calda, nei prati sommitali ad oltre 1500 metri già erano fioriti i Pie di gallo (Eranthis hyemalis), i bucaneve ai margini del bosco (galanthus nivalis) e tra le rocce girovagavano delle lucertole.

Per la discesa abbiamo ripercorso lo stesso itinerario.

I Monti Sibillini versano in una situazione davvero incredibile, mai vista, i versanti Sud sono praticamente puliti dalla neve.

L’innevamento è talmente irrilevante che non c’è un canalone che sia in condizioni da permettere una salita invernale totalmente su ghiaccio.

Al ritorno ci siamo fermati poi a pranzo dal nostro amico Tonino del Ristorante “la Filanda” di Visso dove abbiamo festeggiato con tanto di torta.

4- La Cà Bartolo e sullo sfondo la zona del Passo Cattivo.
5- Il pendio erboso sommitale del Monte Cardosa
6- Arrivati quasi in cima.
7- Rocce della cresta e sullo sfondo i Monti Sibillini dal Monte Bove Sud al M. Palazzo Borghese.
8- Veduta dalla cima di M. Cardosa verso Nord con Camerino e il M. San Vicino.
9- Foto di gruppo sulla croce di vetta.
10- La cima del M. Cardosa, nelle mani una foto di mio nonno, una foto di Bruno e le mie montagne alle spalle, da destra la Croce del M. Rotondo, il M. Rotondo, La Croce di M. Bove più in basso ed il M. Bove Nord nel margine.
11- L’altra parte della catena dei Monti Sibillini, il passo Cattivo a sinistra della croce, alla mia destra il M. Porche, M. Palazzo Borghese, M. Argentella quindi il gruppo della Cima del Redentore.
12- Si brinda a spumante.
13- Il riposo del guerriero (non sono io ubriaco !!!!).
14- Il Piè di Gallo fiorito ( Eranthis hyemalis)
15- Un bucaneve (galanthus nivalis) che sta facendo la sua parte, come dice il suo nome comune.
16- Pranzo al Ristorante “La Filanda” di Visso.
17- La torta delle 1000 ascensioni.
18- Il regalo alla carriera dei miei amici, la “piccozza nella roccia”

ALBUM DEI RICORDI

1000 ascensioni solo sul gruppo dei Monti Sibillini (e qualche altre centinaia in altri gruppi montuosi) sono davvero tante, in 40 anni ho trascorso quasi tre anni sulle mie montagne , ho girato il gruppo montuoso, lungo appena 30 chilometri, in lungo ed in largo ed in altezza, da tutti i versanti ed in tutte le stagioni e ho trascorso tantissimi momenti indimenticabili e per fortuna, pochi difficili e che comunque fanno parte del gioco e della statistica, mi sono accorto che la mia esperienza è rimasta in qualche modo nella storia del gruppo montuoso, due libri all’attivo e un sito internet dedicato con apertura di diverse decine di nuove vie alpinistiche e nuovi itinerari escursionistici inediti nella bibliografia dei Monti Sibillini, questa è la mia storia fino ad oggi.

Sfogliando dei vecchi album di fotografie ho trovato delle immagini di alcune delle mie prime ascensioni che allego anche se piuttosto scolorite

Alcune delle foto o diapositive più significative le avevo già pubblicate nel mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011.

4 – 5 La prima escursione al Pizzo Regina e Pizzo Berro con mio fratello e mio padre (dietro alla fotocamera)
6 – 7 La prima escursione al Lago di Pilato e la prima arrampicata alla via Bafile al Pizzo del Diavolo
8- La prima invernale al M. Sibilla e Cima Vallelunga.
9- La prima arrampicata alla Punta Anna – M. Bove Nord
10- L’apertura della nostra via su roccia della cengia al Sasso di Palazzo Borghese.
11- La prima salita estiva alla via della Pera al M. Bove Nord.
12- La prima invernale per la cresta Est del Monte Acuto
13- La prima invernale all’imbuto Nord del Monte Vettore
14- La prima invernale al Canalino Primavera al M. Bove Sud.
15- La prima ascensione alla via del Canalino – Versante Sud-ovest del M. Vettore nel tratto attrezzato.
16- La prima invernale alla parete Nord del M. Acuto
17- La prima invernale al Canale Maurizi al M. Bicco
18- La prima escursione all’Infernaccetto dell’Ambro
19- La prima escursione al Laghetto di M.Palazzo Borghese.
20 – 21 La prima invernale al Pizzo Tre Vescovi e meritato riposo sulla testa del Gran Gendarme al Pizzo del Diavolo.
La nostra via invernale alla parete Nord di Cima Acquario – valle del Fargno.

E per concludere, un ricordo :

  • a mio nonno Angelo che mi ha fatto conoscere queste meravigliose montagne
  • al nostro amico Bruno.

Un saluto alle mie figlie Beatrice e Miriana, a mio padre Giancarlo e mio fratello Andrea che non hanno potuto partecipare alla festa.

Un grazie per la bellissima giornata a:

  • mia moglie Cristina

e ai miei fantastici amici:

  • Fausto
  • Stefano
  • Monica
  • Federico
  • Carlo
  • Marco
  • Veronica
  • Tony
  • Davide
  • Alicia
  • Angelo
  • Massimo