CIMA ACQUARIO Condizioni invernali il 17 Maggio 2019

ASCENSIONE N. 970 dal 1979

Il 17 Maggio dalla Pintura di Bolognola ho raggiunto dapprima Forcella Bassete quindi la cresta di Cima Acquario in condizioni nettamente invernali, con almeno 20 centimetri di neve fresca oltre i 1400 metri e una temperatura di -2°C., vento forte e due lupi sulla strada per il Rifugio del Fargno fuggiti da lontano senza poterli fotografare.

Di seguito le immagini della salita.

1- Sulla strada per il Rifugio del Fargno, sullo sfondo M. Acuto innevato ed in primo piano un faggio con le foglie
2- A sinistra il M. Rotondo e al centro Cima di Costa Vetiche
3- Foglie fresche di Verbascum spuntano dalla neve .
4- Salendo verso Forcella Bassete.
5- Il versante ovest del Monte Castel Manardo in versione nettamente invernale nonostante è il 17 maggio.
6- Il versante nord del Monte Priora o Pizzo Regina.
7- La Cima Acquario ed il Monte Acuto sullo sfondo.
8- I canali della nord del Pizzo Regina ancora colmi di neve
9- Forcella Bassete vista dal Cima Acquario.
10- Cima Acquario, nel versante Nord oltre lo scoglio in primo piano sale una via alpinistica invernale descritta nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI. Sullo sfondo il M. Acuto
11- Cima Acquario con il M. Acuto ormai coperto dalla nebbia



LE GROTTE DEL VERSANTE SINISTRO OROGRAFICO DEL PIANO DELLA GARDOSA ED IL “MISTERO” DEL MASSO FORATO.

ASCENSIONE N. 969 dal 1979

L’11 maggio 2019 ho effettuato un giro intorno al Piano della Gardosa da Foce alla scoperta di grotte e cavità.

In particolare ho raggiunto cinque cavità poste sotto alle pareti che delimitano il versante orografico destro del Piano, situate tra il Fosso delle Tagliole e Fossa Medica di cui la più grande e più alta è ben visibile dal Piano della Gardosa.

Dopodichè mi sono spostato nel versante opposto sotto allo Scoglio del Miracolo dove ho osservato la distruzione effettuata dalle scosse sismiche dell’Ottobre 2016 ed infine ho raggiunto la palestra di arrampicata della Ripa Grande nel versante nord-est del Monte Argentella dove, oltre ad effettuare qualche salita piuttosto impegnativa, mi sono imbattuto in un mistero di cui vorrei aver spiegazione ma che, per adesso, neppure a Foce hanno saputo darmi.

Nella bella ed alta faggeta posta in una conca sotto alla Ripa Grande, dove è presente la palestra di arrampicata, sono presenti molti massi, alcuni dei quali completamente rivestiti di muschi, caduti nei secoli dalle alte pareti della Ripa Grande ma uno in particolare ha destato il mio interesse.

Il grande masso, delle dimensioni quasi cubiche di 8 metri per lato, presenta dal lato a valle una serie di fori di trapano da cava lunghi anche 3 metri eseguiti per spaccarlo in due pezzi, il secondo pezzo infatti giace a terra coricato di lato con la stessa serie di fori.

Ora la domanda che mi è sorta spontanea è:

perché si deve aver fatto tanta fatica per salire sopra al masso alto circa 8 metri, forarlo con tanto di compressore con motore a combustione di una discreta potenza portato in loco quando il masso sta lontano dal centro abitato almeno 2 chilometri, sta lontano almeno 500 metri dalla strada sterrata che risale il Piano e non è ne a pericolo di crollo ne incombe su sentieri o comunque desta alcuna forma di pericolo.

E’ una pura e semplice curiosità sapere chi ha fatto ciò e perché.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Le pareti del versante destro orografico del Piano della Gardosa con la grande grotta rossa visibile al centro nella scaglia rossa.
2- Le prime tre piccole cavità poste alla base delle pareti.
3- La seconda grotta più bassa ma profonda circa 4 metri, rifugio di animali.
4- La terza grotta più alta.
5- Altra cavità posta sulla stessa fascia rocciosa ma più in alto delle altre tre
6- La quarta grotta più in alto di tutte e apertasi su roccia rossa.
7- La cavità più grande posta più in alto di quella della foto n.6, visibile dal Piano della Gardosa (foto n.1) e raggiungibile salendo la facile paretina rocciosa posta di fronte.
8- La cavità della foto n.6 vista dalla grotta superiore
9- Il versante nord-est ed il Fosso del Monte Argentella visto dalla grotta più grande,
la Ripa Grande rimane parzialmente nascosta dal faggio in primo piano
10- A sinistra lo Scoglio del Miracolo con le grandi frane e a destra la Ripa Grande del Monte Argentella, nella parete in prossimità del bosco è presente la palestra di arrampicata.
11- I massi caduti dopo il terremoto alla base dello Scoglio del Miracolo.
12- La frana sotto allo Scoglio del Miracolo
13- Altro masso di diverse tonnellate in confronto con i miei bastoncini da sci.
14- Paris quadrifolia o Uva di Volpe
15- Masso caduto dallo Scoglio del Miracolo con vari crateri di impatto in successione in corrispondenza dei due bastoncini.
16- Il misterioso masso spaccato visto di fronte, posto all’interno di una bellissima faggeta in piano nella conca sotto alla Ripa Grande senza che crei alcun pericolo.
17- Il masso visto di lato dove si osservano i fori delle trapanature lunghi anche 3 metri !!!!!
18- Il masso forato ed a terra l’altra porzione spaccata rovesciata di fianco dove si notano le medesime forature.
19-Massi appoggiati a ridosso della Ripa Grande dove è situata la palestra di arrampicata con faggio cresciuto sopra.
20- I massi della foto n. 17 visti dall’altro lato, si passa nel foro di lato.
21- Una via della palestra aperta dal mio amico Tonino Mari.
22- Gli spit presenti nel “diedro Mari”
23-25 Arrampicata nella falesia della Ripa Grande
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26- La bellissima faggeta posta alla base della Ripa Grande, un luogo di pace.



VALLE DEL LAGO DI PILATO

ASCENSIONE N. 967 dal 1979

Il 30 marzo 2019 ho percorso la Valle del Lago di Pilato da Foce, di seguito le immagini dell’escursione.

Nella Valle del Lago di Pilato la neve è davvero poca, la siccità sta creando una situazione di rischio.

Alle 9 del mattino nonostante il sole arriva tardi nella conca del Lago la temperatura era già di 13°C per arrivare a 18 °C alle ore 11 anche per assenza di vento in fondovalle.

Le sponde e molti tratti di pendio sia sotto il M. Vettore che sotto il Pizzo del Diavolo sono già libere dalla neve e nella conca intorno non ci sono più di due metri di neve come visibile dalle foto di confronto con gli anni passati.

Gli anni passati ho documentato accumuli anche di 6 metri di neve.

Quando si scioglierà la neve sicuramente non sarà
sufficiente a riempire completamente il lago che quindi sarà già in crisi
idrica fin dalla primavera.

Si spera in future piogge ma è la neve accumulata nella
conca del lago che contribuisce maggiormente al suo riempimento.

La sopravvivenza del Chirocefalo del Marchesoni si fa ogni
anno sempre più a rischio.

Anche oggi strani incontri, sono arrivato alle sponde del lago per primo, intorno alle 10, verso le 11 è arrivato un gruppo di escursionisti con un maledetto cane che ha abbaiato di seguito per due ore senza capirne il motivo, non c’erano pecore o altra gente, non si trova più pace neppure in montagna !!!

Nei pressi del M. Rotondo alle ore 9 del mattino salgo in maglietta e senza ramponi.
Il versante nord del Pizzo del Diavolo con le grandi frane prodotte dal sisma dell’Ottobre 2016
Il versante nord del Gran Gendarme
L’intero versante nord del Pizzo del Diavolo
La Valle del Lago di Pilato con innevamento scarso, emerge a destra la morena del M. Rotondo, sullo sfondo il M.Sibilla.
Il maestoso Gran Gendarme visto dal ghiaione sottostante
La Cima del Lago con scarso innevamento.
Ore 11, il mio orologio lasciato all’aria e all’ombra segna 18°C !!!
Particolare nella Nord di Cima del Lago con i canaloni di salita invernale, in basso due alpinisti si dirigono verso il ghiaione sud della Cime del Redentore, come si è piccoli al cospetto delle montagne
Escursionisti sotto al ghiaione del Gran Gendarme praticamente già senza neve !!!
Alpinisti si dirigono nel canale della Cima del Lago, tra poco scenderanno per le condizioni di neve non idonee per la salita.
Il Castello ed il Canale Maurizi alla sua destra
La sponda ovest del Lago di Pilato già scoperta dalla neve.
Le condizioni di innevamento intorno ai massi a sud del Lago di Pilato il 13 aprile 2013
Le condizioni di innevamento intorno ai massi a sud del Lago di Pilato il 30 marzo 2019, un vero disastro !!
La conca del Lago di Pilato con le sponde già scoperte della neve, si noti il confronto con l’escursionista al centro.
Il ghiaione est del Pizzo del Diavolo, anch’esso praticamente senza neve.
la sponda ovest del primo laghetto, al centro del lago neppure due metri di neve.
Il lago di Pilato il 15 maggio 2017, si noti il masso grigio in primo piano a sinistra, alto circa 1,5 metri ed il mio amico Fausto sopra al masso alto anch’esso circa 1,5 metri caduto con il terremoto dell’Ottobre 2016 al centro del Lago
Il lago di Pilato il 30 marzo 2019, si noti il masso grigio al centro in primo piano e nella stessa direzione più in alto al centro del Lago il masso caduto con il terremoto dell’Ottobre 2016 (poco più che un puntino) della foto precedente, entrambe scoperti dalla neve.
Ore 13.30 il sole già tramonta oltre il Gran Gendarme.
Ore 13.30 il sole già tramonta oltre il Gran Gendarme.
Lo sfiato di pressione dell’acquedotto di Foce, simile ad un geyser, produce un singolare arcobaleno nel pomeriggio quando il sole si abbassa sull’orizzonte, con il freddo della notte invece produce il cumulo di ghiaccio e curiose strutture visibili fino al sopraggiungere del sole.
Arbusto glassato dal “geyser” con il freddo della notte.



MONTE BOVE SUD DAL CANALE DEL PILONE

ASCENSIONE N. 966 dal 1979

Il 23 marzo 2019 dal parcheggio del Monte Cornaccione, a monte di Frontignano, ho raggiunto la cima del Monte Bove Sud risalendo su ottimo ghiaccio in solitaria il Canale del Pilone in Val di Bove già descritto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.

Sulla cima del Monte Bove Sud, oltre ad un nutrito gruppo di camosci alla cosiddetta “merigghia” su prato ho incontrato strana gente. Ormai la montagna non è più un posto tranquillo.

Il primo personaggio, salito da solo con gli sci dalla cresta del Passo Cattivo tra l’altro interdetto alle escursioni, è arrivato a pochi metri dalla cima e a 50 metri dal gruppo di camosci a riposo che non ha neppure visto, non mi ha neppure risposto al mio educato saluto, è stato esattamente 30 minuti a giocare con il cellulare senza guardare il panorama e poi è ridisceso con gli sci.

Il secondo incontro è stato un gruppo di 4 ragazzi che giunti alla cima del M. Bove Sud hanno piazzato su un palo portato da loro una bandiera di circa 1,5 x 1 metri, di colore rosso con strisce blu, l’hanno fatta sventolare per 30 minuti anche loro e poi hanno smontato il tutto e se ne sono andati.

Il terzo incontro sono stati due ragazzi che erano discesi dalla cima verso Forca Cervara ma poi, probabilmente trovandosi in difficoltà, sono risaliti in cima, si sono messi seduti appoggiati al muro della stazione della funivia, non si sono detti mai una parola, forse avevano litigato, si sono addormentati e dopo circa un’ora se ne sono andati senza parlare.

Il quarto incontro è stato un ragazzo giunto in cima per primo staccandosi da altri suoi compagni. Senza ramponi e piccozza si stava affacciando nel ripido pendio nord del M. Bove Sud nei pressi della stazione della funivia e io, vedendolo, l’ho avvertito che la neve del pendio era gelatissima, appena ha messo piede sulla neve è scivolato e l’ho preso giusto in tempo per lo zaino bloccando la sua scivolata, non so dove sarebbe arrivato !!!.

Il quinto incontro è stato un gruppo di scialpinisti tutti imbracati con tanto di rinvii, corde e casco, tutti sudati, che, alle 15 del pomeriggio, stavano facendo una esercitazione antivalanga con ARVA e aste cercapersone sul canale che scende tra il versante ovest del M. Bicco ed i campi da sci Jacci di Bicco dove a malapena ci saranno stati due metri di neve.

Dopo questi sconvolgenti incontri riporto di seguito le immagini della salita.

Il tratto terminale del canale del Pilone la cui base è visibile in alto a destra. Sullo sfondo il M. Bove Sud con l’orribile stazione della ex funivia
Il primo sole quasi al termine del canale, in fondo la Val di Bove.
Il versante nord del Monte Bove Sud con la cresta praticamente in condizioni di neve da fine maggio, pendii quasi puliti e assenza di cornici.
Una grande frana prodotta dal sisma dell’Ottobre 2016 sotto alla cresta che collega M. Bicco al M. Bove Sud, a destra il versante ovest del M. Bove Nord praticamente già senza neve.
Il Passo Cattivo con le frane e le conoidi di frana sottostanti prodotte dal sisma dell’Ottobre 2016.
Una parte del folto gruppo di circa 25 camosci al riposo 50 metri sotto alla cresta del M. Bove Sud.
L’uscita del canale Y , sullo sfondo la cresta fino al M. Bicco.
L’uscita del canale Y
La mia ombra e l’ombra della cima del Monte Bove Sud proiettate nella Val di Bove, a destra l’uscita del canale Primavera.
Il ripido versante nord con la orribile stazione della funivia vista dalla cima del Monte Bove Sud. In primo piano il canale Primavera.
Veduta panoramica verso sud del gruppo dei Monti Sibillini.
Veduta panoramica verso Nord, da destra il Pizzo Tre Vescovi, M., Rotondo e Monte Bove Nord
Veduta verso Est, il Pizzo Berro e, a destra, il versante sud del M. Priora praticamente senza neve !!!!
Uno dei cavi di acciaio della vecchia funivia si perde nel vuoto della Val di Bove.
Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla finestra a nord della casetta vicino alla stazione della ex funivia.
Il M. Rotondo con il Fosso La Foce sulla direttiva della cima
La cima del M. Bove Nord con il torrione della Punta Anna o Testa di Scimmia.
Da destra la Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo, il M. Porche ed il M. Vettore
visti dalla finestra a sud della casetta vicino alla stazione della ex funivia
Il penoso stato in cui versa la segnaletica dei Monti Sibillini.



CRESTA EST DELLA PESCOLLETTA AL PIZZO TRE VESCOVI

Il 16 febbraio 2019 dalla Pintura di Bolognola abbiamo raggiunto la cima del Pizzo Tre Vescovi salendo per Forcella Bassete e la cresta Est che sovrasta la valle denominata “Pescolletta”, di seguito le immagini della salita.

ASCENSIONE N. 965 dal 1979

Forcella Bassete: il M. Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi ed i miei amici di Fermo, la cresta di salita è quella a sinistra
Il versante Est del Monte Acuto
Il Pizzo Berro e , in primo piano, la cresta sud-est del Pizzo Tre Vescovi.
La forcella sotto al Monte Acuto, sullo sfondo la Valle dell’Ambro e il Monte dell’Ascensione
Il tratto roccioso della forcella, a destra la cresta est del Pizzo Tre Vescovi
Il Monte Priora (Pizzo Regina) ed il Pizzo Berro visti dalla cresta est.
Superata la forcella rocciosa si scopre la “Pescolla” e “Pescolletta” ed il Monte Castel Manardo
L’ardita cima del Monte Acuto, versante sud.
Il M. Priora con la figura denominata “la testa della Regina”
Il ripido canalone Est del Pizzo Tre Vescovi.
Il ripido versante est del Pizzo Tre Vescovi, poco conosciuto
Il m: Acuto a sinistra ed il M. Castel Manardo a destra, al centro la Pintura di Bolognola da dove siamo partiti.
La croce di Pizzo Tre Vescovi
Il Pizzo Berro emerge dalla cornice di cresta.
Il Pizzo Regina emerge da una frastagliata cornice di neve.
La lunga traversata di ritorno verso Forcella Bassete.
Sulla strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno, scomparsa sotto la neve.
Lunghe ombre all’interno del bosco della Valle del Fargno.



IL FAGGIO DI SASSOTETTO

Il 26 gennaio 2019 viste le condizioni di innevamento particolari con molta galaverna, dopo un lungo giro con le ciaspole ho raggiunto il grande faggio di Pizzo di Meta di fronte a Sassotetto, di seguito le immagini della giornata




M. VETTORE E CIMA DI PRETARE

Il 7 febbraio 2019 da Forca di Presta abbiamo raggiunto la vetta del M. Vettore e poi siamo scesi fino alla Cima di Pretare, di seguito le immagini della salita.

ASCENSIONE N. 964 dal 1979

Il Rifugio Zilioli rivestito di galaverna
Il Pizzo del Diavolo
La cresta del Redentore
Sotto alla galaverna c’è la croce del M. Vettore
Cornici di neve sulla cresta per la cima di Pretare, sullo sfondo in Gran Sasso
Veduta verticale mozzafiato sull’imbuto del Canalino, a destra la Piramide
La cresta M. Vettore – Cima di Pretare
Verso la Cima di Pretare
Veduta dell’intero gruppo dei Monti Sibillini dalla cima del M. Vettore
La cresta da Forca Viola al Quarto S. Lorenzo e la Valle di Pilato
Il Canale Maurizi al Pizzo del Diavolo
La Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo visti dal pendio del M. Vettore
Dopo 20 anni di onorato servizio e qualche migliaio di chilometri all’attivo anche il mio secondo paio di ramponi Cassin ha ceduto, spezzati a seguito di incastro su delle rocce durante la discesa dalla cima del M. Vettore. Una cosa che capita solo a chi va spesso in montagna. Per fortuna, con l’esperienza che ho, riesco comunque a camminare con il mezzo rampone che mi rimane.
La Cima del Lago



Omaggio a Bruno

Il 17 novembre 2017 ci ha lasciato il nostro caro amico Bruno Bartolazzi.

In questi ultimi 7 anni, io insieme ai miei amici Fausto, Marco, Veronica, Stefano abbiamo portato Bruno in montagna, ha fatto con noi più di 120 escursioni e salite alpinistiche su roccia d’estate e su ghiaccio in inverno.

Più volte ci siamo legati in cordata e per noi di montagna legarsi ad una corda con un compagno significa legarsi anche alla sua vita.

Per questo ci mancherai tanto Bruno.

Un giorno mi ringraziò perchè non pensava mai di poter fare, a 60 anni, esperienze così forti ed impegnative in montagna.

Adesso io e i miei amici ringraziamo te Bruno per averci dato la tua amicizia, la tua simpatia, la tua immensa allegria che ti caratterizzava, anche nei momenti più difficili come la salita alla Cima del Redentore d’inverno da Castelluccio quando ti sentisti poco bene.

Ciao Bruno , sarai per sempre con noi sui nostri monti.

La faticosa salita alla Cima del Redentore quando Bruno andò in crisi e lo abbiamo fatto ridiscendere con la corda