ROTTE FERRARA

Rótte Ferrara, come denominata localmente, è una grotta di cui si era persa la memoria se non fosse per pochi anziani della zona che raccontano di esserci andati addirittura quando erano ragazzi.

Due anni di ricerche e quattro tentativi falliti, ma finalmente è stata riscoperta ed è un ritrovamento sensazionale. È proprio vero: i Monti Sibillini sono lunghi poco più di 30 chilometri e larghi appena 5 ma non finiscono mai di stupirci.

La grotta è particolarissima e del tutto sconosciuta alla letteratura ufficiale: non è menzionata né riportata in alcuna bibliografia, cartografia o catasto speleologico. Si apre nel selvaggio versante Nord del Monte Priora, tra Il Pizzo ed il Pizzo Regina, nell’alta valle dell’Ambro.

L’itinerario di raggiungimento si svolge su terreni ripidissimi, è scomodo, impegnativo e adatto solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti. È consigliabile portare una piccozza soprattutto per l’attraversamento dell’ultimo tratto di pendio e per la discesa del canalone prima della grotta.

Ringrazio di cuore chi mi ha indicato questo magico luogo pur volendo restare nell’anonimato.

ACCESSO:  Si raggiunge la frazione di Vetice di Montefortino in auto.

DESCRIZIONE: Da Vetice si prende il classico e conosciuto sentiero n.224 che risale i Campi di Vetice in direzione de Il Pizzo-Sorgenti dell’Ambro.

Prima di giungere a Prato Porfidia il sentiero si dirama, e si prosegue a sinistra in salita nel bosco per il tracciato che conduce a Il Pizzo (o Monte Pizzo). [indicazione in vernice rossa su un albero]

Giunti all’ultimo tornante, il sentiero curva verso sinistra, uscendo su un prato e poi rientrando nel bosco (1 ora, 358517,2 E – 4756222,6 N; 1495 m.).

Dal prato che si apre a destra (Jacciu de le Murelle) si risale senza traccia il dosso erboso costeggiando alla vostra sinistra il bosco, per circa 200 metri (foto n.1; 70 metri di dislivello) fino ad affacciarsi sul versante ovest (358374 E – 4756111,6 N; 1575 m.); da qui si individua chiaramente la traccia che inizia a traversare in piano su ripidi pendii.

La traccia continua netta in quota, entra in un canalone con fondo ghiaioso, segue due curve del pendio e prosegue per l’unico punto possibile di passaggio, montando su uno sperone di roccia molto esposto dove il sentiero è stato intagliato nella pietra per superare una cresta rocciosa verticale (foto n.2-3; 358241,3 E – 4756078 N; 1580 m.).

Superato questo stretto e obbligato passaggio il sentiero prosegue su ampi ma ripidi prati in quota in lieve e costante salita, fino raggiungere quasi la base delle rocce sovrastanti  e superando ben 10 canaloni ghiaiosi denominati “I Cavù”. Questo è il vecchio sentiero che attraversa tutta la zona denominata “Li Cavù”, collegando la zona delle Murelle alla zona della Regina.

In corrispondenza dell’ultimo canalone il pendio si fa ancora più ripido e si perde il tracciato ma si è già in vista delle prime rocce, chiamate localmente “La Travertina”, sulla dirittura delle Roccacce che si trovano nel lato opposto della valle,  sotto le quali si apre la grotta (1 ora, 357719,5 E – 4755904 N; 1655 m.).

Si prosegue in leggera salita passando su un terreno degradato e reso scivoloso dalle slavine facendo molta attenzione, dirigendosi sopra al ripidissimo canalone erboso, il Ravaro di Ferrara, che precede le prime rocce de La Travertina.

Superato il canalone si ridiscende su un dosso erboso più comodo (le pogghiette, 357400,8 E – 4756018 N; 1635 m.) verso la cima dei primi torrioni sottostanti (la travertina).

Consigliamo qui un affaccio sul versante della Regina (foto n.18).

Dal dosso erboso si inizia a scendere nel ripidissimo canalone erboso del Ravaro di Ferrara, prima attraversando sopra alle rocce in direzione est, poi piegando a nord per entrare completamente dentro al vallone dove è bene tenersi verso la sponda di sinistra meno inclinata aggirando così le prime roccette. Sempre sulla sinistra, dopo essere scesi per 30 m circa, si nota una cengia erbosa in leggera salita da cui però è impossibile vedere l’ingresso della grotta fin quando non vi si è arrivati di fronte, in quanto si trova alla fine della salitella, nascosto dai rovi e ribassato rispetto al livello del terreno.

Si risale la cengia erbosa e con rovi  ma essendo l’ingresso della grotta molto basso la si nota sono quando si è arrivati di fronte (30 minuti, 357452,7 E – 4756041,5 N; 1595 m.).

Il pavimento della grotta è formato da un terriccio rosso probabilmente contenente minerali ferrosi, da cui forse prende il nome (Ferrara perché contenente ferro) è molto umido ed è infatti ricoperto di epatiche e presenta anche una pozzetta d’acqua rossa riempita con lo stillicidio delle gocce d’acqua che scendono dal soffitto.

Evitare assolutamente di calpestare le epatiche presenti nel pavimento dentro alla grotta.

Sulla destra è presente una spaccatura che segue le pieghe della roccia, da cui filtra la luce, altre spaccature creano numerose nicchie al suo interno.

Sulla sinistra c’è la cavità più grande profonda oltre 6 metri.

RITORNO: Stesso itinerario 2,5 – 3 ore. Per chi è pratico di alpinismo si può anche suggerire una discesa in coda doppia, assicurata sugli alberi, lungo il Ravaro di Ferrara, il canalone sottostante le grotte, tenendosi inizialmente sulla sinistra per rischio di caduta massi dal versante orografico destro fino ad intercettare il, molto più comodo ma molto più in basso, sentiero Vetice – Sorgenti dell’Ambro nella zona dell’Acqua Arva.

1- Il dosso erboso (Jacci delle Murelle) oltre il quale si individua il sentiero.
2- Il sentiero sopra al bosco si fa netto e, di fronte a destra, si vedono gli scogli che nascondono le Rotte Ferrara, denominati La Travertina, sullo sfondo il versante Est dl Pizzo Tre Vescovi, già oggetto di nostra salita.
3- Il ripidissimo passaggio obbligato attraverso la cresta rocciosa
4- La traccia prosegue passando alla base delle rocce delle Murelle, superando i vari canaloni de I Cavu’.
5- Ci avviciniamo sempre di più, si vede bene la zona sopra alle rocce, denominata Le Pogghiette, caratterizzata da verdissima erba, che bisogna raggiungere per scendere alle grotte.
6- Veduta della valle di fronte, con il Pizzo Tre Vescovi a sinistra, il Monte Acuto ed il Monte Castel Manardo a destra, al centro la formazione rocciosa denominata Le Roccacce.
7- Il Monte Castel Manardo con i ripiani della zona denominata Pescolla e il Casale Ricci
8- Il Monte Amandola e il Balzo Rosso (non quello dell’ultimo itinerario del Pizzo di Mèta).
9- Gli interminabili ghiaiosi e ripidi canaloni de I Cavù.
10 – 11- Torrioni di varie altezze sopra al sentiero.
11
12- La Travertina, con la ancora più netta zona de Le Pogghiette caratterizzata da verdissimo falasco .
13- Giunti all’ultimo ripidissimo canalone si nota anche l’ingresso della Rotte Ferrara, alla fine della cengia erbosa che risale dal canalone.
14- Sguardo su tutto il versante de Li Cavù appena attraversato con i numerosi canali e le imponenti rocce sovrastanti.
15- Le Pogghiette e la sommità de La Travertina.
16- Veduta d’insieme verso il versante Nord del Pizzo Regina da Le Pogghiette.
17- 18- La sommità de La Travertina da cui si scopre la testata della Valle dell’Ambro con il versante Est del Pizzo Tre Vescovi e la strada che va verso il Casale Rinaldi.
18
19- Sguardo su tutto il versante de Li Cavù appena attraversato con i numerosi canali e le imponenti rocce sovrastanti, da le Pogghiette si vede anche il Poggio della Croce..
20-21-22- Il Ravaro di Ferrara, il ripidissimo canalone che bisogna scendere nel lato sinistro per raggiungere Rotte Ferrara, qui occorre prestare la massima attenzione.
21- Panorama dalla grotta.
22
23- Dal canalone (a sinistra) risalendo una cengia erbosa si arriva all’ingresso della Rotte Ferrara, visibile solo all’ultimo.
24-25- L’ingresso della Rotte Ferrara è ricoperto da una folta vegetazione di rovi.
25
26-27-28- La Rotte Ferrara, con il pavimento caratterizzato da terra color ruggine (da cui il nome) con pozze di acqua di stillicidio e rivestito di Epatiche, si consiglia di prestare attenzione a non calpestare le rare formazioni vegetali
27
28
29- 30- La fenditura interna da cui filtra la luce
30
31- 32- Veduta di fronte dell’itinerario dal Monte Castel Manardo.
32
33- 34- Dettaglio dell’ultimo tratto di raggiungimento alle Rotte Ferrara
34
35- Pianta satellitare dell’itinerario proposto:
PERCORSO IN ROSSO: Itinerario, andata e ritorno.
36- Dettaglio satellitare dell’ultimo tratto di raggiungimento alle Rotte Ferrara