LE PORCHE DI VALLINFANTE – Sentiero Basso.

Nuovo itinerario ad anello, si snoda in una zona dei Monti Sibillini, dimenticata ed al di fuori dei normali itinerari escursionistici conosciuti, non è riportato ne nella bibliografia e neppure nella cartografia dei Monti Sibillini eppure è un tracciato antico che permetteva ai pastori di spostarsi tra tre importanti fonti di abbeveramento presenti nelle pendici Ovest della Cima di Vallinfante, la Fonte della Giumenta, la Fonte dell’Acero e la Fonte delle Vene, attraversando la parte più bassa, e anche più ripida ma più diretta, delle cosiddette Porche di Vallinfante, i diversi canaloni che scendono dalla cima omonima verso la Valle Infante.

L’itinerario è ad anello in quanto la traccia di sentiero, all’altezza dello Scoglio della Volpe, si sdoppia e le due tracce viaggiano parallele a distanza di poco più di cento metri di dislivello per cui, all’andata si può prendere la traccia più alta ed al ritorno quella più bassa, più ripida.

L’itinerario è classificato EE, non presenta difficoltà particolari ma si snoda su pendii molto ripidi, in alcuni tratti la traccia scompare sotto un’alta cotica erbosa di Falasco e quindi bisogna muoversi su terreni scivolosi e sconnessi, a tratti ricorda la Cengia dei Fiumarelli per cui è richiesto un passo sicuro e non si deve soffrire di vertigini.

Il tracciato che propongo parte dalla Fonte della Giumenta ed arriva alla Fonte delle Vene per poi ritornare di nuovo alla Fonte della Giumenta ma volendo si può fare al contrario o anche la traversata dal Monte Prata a Macchie di Vallinfante con due auto.

Il raggiungimento della Fonte delle Vene da Macchie di Vallinfante è descritto in un mio precedente articolo: “CIMA DI VALLINFANTE DA MACCHIE PER LA FONTE DELLE VENE E LE PORCHE DI VALLINFANTE” del Maggio 2022 a cui rimando.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il nuovissimo e costosissimo parcheggio del Monte Prata (che non si è ben capito il suo utilizzo visto che gli impianti sciistici non sono stati più riaperti dopo il terremoto) da cui si parte a piedi proseguendo la strada sterrata per la Fonte della Giumenta.

DESCRIZIONE: Raggiunta la Fonte della Giumenta (354452,8 E – 4748392,7 N; 1790 m.; 40 minuti dall’auto) si devia a destra per il classico sentiero verso il Monte Porche ma dopo 150 metri si scende e si prende una traccia in piano, non facile da individuare perché il continuo passaggio delle greggi ha formato molte tracce parallele, che conduce verso la Fonte del Sambuco.

L’itinerario per la Fonte del Sambuco è riportato nel mio articolo : “FONTE DELLA GIUMENTA-FONE DEL SAMBUCO-PORCHE DI VALLINFANTE; ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DELL’OTTOBRE 2016” dell’Ottobre 2018, a cui rimando.

Dopo circa 300 metri il sentiero raggiunge un ampio costone erboso (15 minuti dalla fonte) dove si scoprono le Porche di Vallinfante, qui invece di continuare il sentiero che aggira il costone ed inizia a salire, si scende liberamente il costone per circa 100 metri tenendosi verso il fosso che scende dal versante Nordovest del Monte Porche fino ad intercettare una traccia di sentiero che entra nel fosso con fondo roccioso ed esce dalla sponda opposta (354344 E – 4749040,5 N; 1700 m.).

Si prosegue su traccia di sentiero per raggiungere un secondo costone erboso dove si intercetta una traccia di scavo forse dell’acquedotto che scende a valle dalla Fonte del Sambuco posta più in alto, si scende ancora per altri 150 metri in direzione di un nucleo di Faggi sopra il quale si ritrova la traccia che conduce verso il fondo roccioso del Fosso (354374,7 E – 4749298,1 N; 1650 m.; 15 minuti).

Qui la traccia è ben visibile e scavalca anche questo secondo fosso per attraversare una zona ghiaiosa, dove il sentiero si sdoppia, una traccia sale verso la base dello Scoglio della Volpe per passare ad una decina di metri sotto allo scoglio, l’altra rimane parallela una cinquantina di metri sotto.

Si entra quindi in un fosso molto inciso e sconvolto dal terremoto del 2016, ci sono tratti franati e, guardando in direzione della cima del Monte Porche, si può osservare l’incredibile fessura e la sottostante faglia descritta nell’articolo citato sopra.

Io consiglio di prendere all’andata la traccia superiore per poi ritornare da quella inferiore.

In ogni caso le due tracce viaggiano parallele tra i 1600 e i 1700 metri e scavalcano gli altri sei fossi, più o meno incisi ma ripidissimi, che costituiscono le Porche di Vallinfante.

I tracciati non sono sempre ben evidenti per la presenza in alcuni tratti, soprattutto del sentiero più basso, di cotica erbosa a Falasco dove essi si perdono ma intuitivamente si ritrovano nel fosso successivo.

Una volta superati i vari canali delle Porche di Vallinfante si raggiunge un ampio dosso erboso (1,15 ore dallo Scoglio della Volpe) a Falasco dove si prosegue in quota (353823,3 E – 4750339,8 N; 1685m.) fino a scavalcare il dosso ed intercettare l’evidente sentiero che collega la Fonte delle Vene con la Cima di Vallinfante (già descritto come indicato sopra).

Per raggiungere la Fonte delle Vene si scende nel sentiero che raggiunge dapprima un ampio ripiano erboso sottostante e prosegue scendendo nel fondo di due canaloni detritici successivi n discesa fino alla fonte stessa.

Per il ritorno alla Fonte della Giumenta, si ritorna all’ampio ripiano erboso dove sovente sono presenti bovini al pascolo, anziché risalire il dosso erboso lo si aggira in quota passando una cinquantina di metri sopra al bosco dirigendosi verso i canali delle Porche dove, poco al di sopra di alcuni alberi isolati sopra al bosco, si intercetta la traccia bassa che avvicinandosi ai vari canali, passa sotto ad un caratteristico torrione roccioso isolato che presenta anche una piccola grotta alla sua base e che, con un’ora circa, riconduce alla Fonte della Giumenta.

Anche questo tracciato attraversa i vari canali su terreno molto ripido e si perde nel Falasco in alcuni punti e in circa un’ora si riporta sulla verticale dello Scoglio della Volpe dove si riprende il sentiero fatto all’andata.

Giunti alla Fonte della Giumenta si scende all’auto per la strada sterrata fino al Monte Prata fatta all’andata.

Interessante è anche la risalita del Fosso della Fonte del Sambuco, una volta giunti, al ritorno, nel fondo roccioso del fosso lo si risale fino ad una parete rocciosa che lo chiude in alto e che forma anche una particolare grotta.

Itinerario percorso il 3 settembre 2023 con Luca e Federico.

1- Le Porche di Vallinfante, viste dalla Fonte della Giumenta, sullo sfondo la cima del Monte Bove Sud e la Cima di Passo Cattivo.
2- Nel pendio di fronte si vede il sentiero che si sdoppi sotto lo Scoglio della Volpe, che emerge, isolato, dal pendio.
3- Arrivati vicino allo Scoglio della Volpe si vedono bene i due sentieri.
4- Il Fosso dal fondo roccioso della Fonte del Sambuco che si può risalire al ritorno.
5 – 6- Passaggio in ambiente roccioso dentro al fosso della Fonte del Sambuco.
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7- Superato il Fosso della Fonte del Sambuco (la cui parete finale è ben visibile) si osserva l’intaglio che scende dalla fonte nel pendio erboso sottostante e, sotto, la traccia dell’itinerario proposto.
8- Lo Scoglio della Volpe.
9- Oltre la verticale dello Scoglio della Volpe si osservano le due tracce viaggiare parallele.
10- Il pendio dopo lo Scoglio della Volpe, parzialmente illuminato dal sole.
11- Il tratto degradato e franato dal sisma del 2016 oltre lo Scoglio della Volpe.
12- Guardando in alto si osserva la zona spaccata dal sisma del 2016 e la relativa faglia (riga bianca) che ha subito un abbassamento di quasi due metri.
13- La Valle infante
14- I primi canaloni attraversati con lo Scoglio della Volpe illuminato dal sole, sullo sfondo la roulotte dei pastori della Fonte della Giumenta.
15 – Uno dei tratti più ripidi del sentiero superiore.
16- Un altro ripido tratto, ormai è giunto anche il sole, a sinistra il Monte Cardosa.
17- Il dosso erboso dove si ricongiungono i due sentieri paralleli.
18- La successione dei canaloni delle Porche di Vallinfante attraversati, il Monte Porche a sinistra in alto e la Fonte della Giumenta a destra in basso.
19- Il pianoro a monte della Fonte delle Vene e il canalone ghiaioso di discesa.
20- Il tratto iniziale del sentiero inferiore di ritorno, con il caratteristico torrione roccioso isolato con piccola cavità alla sua base.
20- Il tratto iniziale del sentiero inferiore di ritorno, a sinistra lo scoglio isolato della foto precedente..
21- Tratto erboso a Falasco molto ripido nel percorso di ritorno.
22- Il pendio attraversato ed il Monte Cardosa sullo sfondo.
23- Al ritorno si ripassa sotto alla faglia del terremoto del 2016
24 – 25 -Tratti molto ripidi al ritorno verso lo Scoglio della Volpe.
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26 – 27 -L’ultimo tratto fino al bosco, sotto allo Scoglio della Volpe visibile sul pendio.
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28 – 30 – Risalita del Fosso della Fonte del Sambuco
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31- 33 – Il salto del fosso con Grotta finale.
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34- La risalita del pendio destro del Fosso anziché ridiscenderlo completamente.
35- Pianta satellitare del percorso proposto
36- Dettaglio satellitare della prima parte dell’itinerario.
37- Dettaglio satellitare della seconda parte dell’itinerario.
38- Dettaglio satellitare della terza parte dell’itinerario.
39- Dettaglio satellitare della quarta parte dell’itinerario.



MONTE PORCHE Cresta Nord e il Crepaccio sotto la cresta.

Itinerario non particolarmente lungo ma che richiede una certa pratica per l’attraversamento di terreni erbosi ripidi, permette di raggiungere la cima del Monte Porche attraversando la testata della Valle lunga e passando per il Crepaccio della cresta Nord.

L’itinerario non è riportato sulla bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il nuovissimo parcheggio del Monte Prata da cui si parte a piedi proseguendo la strada sterrata per la Fonte della Giumenta.

DESCRIZIONE: Raggiunta la Fonte della Giumenta si sale per il classico sentiero verso il Monte Porche. Giunti alla sella anziché proseguire in direzione Sud verso la sella del Monte Palazzo Borghese si sale in direzione della cima del Monte Porche su traccia di sentiero che devia verso sinistra.

Giunti alla sella Nord-ovest del Monte Porche (1 ora dall’auto, 355018 E – 4748967,7 N; 2035 m.) , si scende la valletta sottostante per risalire la sponda opposta a riprende la cresta Ovest del Monte Porche in direzione della Valle Lunga.(355458,2 E – 4749069,1 N; 2038 m.)

Giunti a scoprire la Valle Lunga si costeggiano delle rocce a destra della cresta e si entra nella testata della valle.

Qui si inizia una lunga traversata in quota su pendio molto ripido della testata della valle con tratti a 45 gradi su pendio a cotica erbosa chiusa molto scivolosa da percorrere con molta attenzione, passando sotto a rocce ed superando l’attacco dei canali di salita invernali del versante Nord del Monte Porche descritti a pagina 62 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI”.

Si continua in quota in direzione della rocciosa cresta Nord del Monte Porche fino ad intercettare una faglia più infossata rispetto al ripido piano erboso che scende verso la Valle Lunga, dove si apre il Crepaccio riportato sul Catasto delle Grotte della Regione Marche (1 ora, 355850,5 E – 4748823,8 N; 2100 m.).

Il crepaccio di faglia, prodotto sicuramente da antichi terremoti, risulta profondo una decina di metri ma ha subito ulteriori allargamenti e crolli con il terremoto del 2016 per cui risulta pericoloso entrare fino al fondo.

Dal crepaccio si risale la cresta rocciosa Nord sovrastante fino a raggiungere la cresta Cima Vallelunga – Monte Porche percorsa dal classico sentiero con cui si raggiungono le due cime.

DISCESA: Dalla cima del Monte Porche si scende per il classico sentiero di salita verso la Fonte della Giumenta.

Di seguito le immagini dell’itinerario proposto.

1- La valletta sotto al versante Nordovest del Monte Porche che bisogna attraversare per immettersi nella Valle Lunga.
2- Giunti sulla cresta Ovest del Monte Porche si scopre la Valle Lunga.
3- E si inizia ad attraversare la testata della Valle Lunga
4- Si traversa in quota in direzione delle rocce del versante Nord del Monte Porche.
5- Il terreno si fa più ripido man mano che ci si avvicina ai canali di salita invernali al versante Nord del M. Porche.
6- La testata della Valle Lunga.
7- Proseguiamo verso la cresta Nord del Monte Porche visibile a destra in ombra dove si apre anche il crepaccio di faglia.
8 – 9- Passiamo sulla verticale dei canali di salita invernali al versante Nord del Monte Porche, caratterizzati da un piccolo torrione roccioso che si divide.
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10 – 11- Salix retusa di grandi dimensioni vegetano nel versante Nord del Monte Porche.
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12- Si prosegue oltre la testata della Valle Lunga osteggiando rocce su terreno molto ripido.
13- Quindi ci dirigiamo verso il crepaccio di faglia, visibile in basso al centro, a destra la Cima Vallelunga, di fronte il Pizzo Regina, il Pizzo Berro e la Cima di Vallinfante a sinistra, contornano la Valle Lunga..
14- Il crepaccio della Cresta Nord del Monte Porche, in questo punto ha subito ulteriore allargamento dopo il terremoto del 2016.
15 – Il crepaccio e il Monte Porche a destra.
16- Il crepaccio e Cima Vallelunga.
17 – 18 – Proviamo ad entrare.
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19- Ancora alcuni metri relativamente sicuri.
20- Ma poi è meglio fermarsi.
21 – 22 – Più a valle un ulteriore crepaccio aperto dal terremoto del 2016.
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23- Campanula scheuchzeri l’ingresso del crepaccio.
24- La Valle Lunga.
25- Il tratto da cui si accede alla testata della Valle Lunga.
26 – 29 – La ripida cresta Nord del Monte Porche, che risaliamo fino alla cresta che collega il M. Porche alla Cima Vallelunga.
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30 – 31 -Raggiungiamo infine la cresta sommitale che ci conduce facilmente al M. Porche.
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32- Veduta verso Nord dalla cima di M. Porche, a destra Cima Vallelunga, in fondo il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro , il Monte Rotondo e la Cima di Vallinfante a sinistra.
33- Veduta verso Sud dalla cima di M. Porche, a destra Il Monte Palazzo Borghese e Sasso di Palazzo Borghese, sopra il Monte Argentella, sullo sfondo la Cima del Redentore a destra e il Monte Vettore a sinistra.
34 – 35 – La cima del Monte Porche.
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36- La faglia prodotta dal terremoto del 2016 nel versante Ovest del Monte Porche
37 – 39 – Rosalia alpina a monte della Fonte della Giumenta.
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40- Veduta dell’itinerario dalla cima del Monte Porche.
41- Veduta dell’itinerario dalla cresta Ovest del Monte Porche.
42- Dettaglio della posizione del crepaccio.
43- Pianta satellitare del percorso proposto.



MONTE PALAZZO BORGHESE PER IL CANALE OVEST DIRETTO Da Fosso Brecciaro – San Lorenzo

Il 3 marzo 2021, in giorno lavorativo per evitare la pericolosa massa di aspiranti praticanti della montagna invernale, abbiamo risalito su ottima neve un canale diretto alla cima del Monte Palazzo Borghese nel versante Ovest. Il canale è stato risalito per completare il panorama delle possibilità di salita invernale del versante di tale montagna, è diretto e facile ed è consigliato per chi inizia l’approccio con la montagna invernale. Anche questa salita non è descritta nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Dalla Forca di Gualdo si raggiunge la zona di San Lorenzo a piedi prendendo la stradina sterrata che scende sotto al piazzale della Madonna della Cona, in circa 45 minuti si è nei pressi della fontana.

SALITA: Prima di raggiungere la fontana si devia verso sinistra per prati e ci si addentra nel lungo Fosso Brecciaro. Si risale il fosso per circa un chilometro fino al termine del bosco del San Lorenzo, poco dopo gli ultimi faggi il fosso si sdoppia e si prende in canale che parte verso destra (354332,3 E – 4747663 N; 1550 m.). Il canale si presenta inizialmente piuttosto incassato, serpeggiante ma con pochissima pendenza. (se si continua il Fosso Brecciaro a sinistra si può effettuare la salita del canale Ovest del Monte Porche descritto più avanti) Dopo circa 500 metri di salita il canale inizia ad impennarsi per raggiungere il suo massimo (tratti di 40-45° pendenza, ore 1,5 dalla fontana) in corrispondenza di una lama di roccia situata sulla sponda destra del canale (354969,7 E – 4748018,6 N; 1805 m.). Raggiunta la lama rocciosa la si risale mantenendosi a sinistra di essa e girando successivamente verso destra per uscire in cresta un centinaio di metri prima della cima del Monte Palazzo Borghese (ore 2,5 dalla fontana di San Lorenzo).

DISCESA: Per chi ha dimestichezza con la neve si può scendere anche direttamente dal canale di salita o dal più ripido ed emozionante canale Ovest di Monte Porche oppure si traversa in quota il versante Ovest del Monte Porche e si scende alla Fonte della Giumenta per il tracciato estivo. Da Fonte della Giumenta per comoda strada si arriva al Monte Prata e quindi alla Forca di Gualdo.

1- Il Fosso Brecciaro con il Monte della Croce a sinistra, in alto si nota il sentiero che da Fonte della Giumenta entra nel canale Ovest di Monte Porche.
2- Il primo tratto del canale Ovest di Monte Palazzo Borghese.
3- La cima del Monte Palazzo Borghese vista dal canale di salita, sulla sinistra già si vede la lama di roccia che costeggia il canale.
4- Il canale con la cima del Monte Porche a sinistra e la lama di roccia a destra.
5- Il termine della prima parte del canale dopodichè inizia ad impennarsi.
6- Vista verso Ovest sul Monte Cardosa a destra e sotto il Monte Prata con la strada mentre a sinistra il Monte Lieto con la fascia di rimboschimento.
7- In alto la fascia rocciosa nel lato destro del canale.
8- L’inizio del tratto più ripido del canale.
9 – 10- La fascia di roccia del lato destro del canale.
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11- Quasi all’uscita in cresta, sotto ai nostri piedi il canale di salita.
12- L’uscita in cresta, alle spalle il Monte Porche.
13- Il Sasso di Palazzo Borghese
14- Veduta verso Nord con i versanti Ovest di Cima Vallinfante e Monte Bove Sud praticamente già senza neve.
15- Slavine sotto al Monte Porche e il Monte Sibilla a destra anch’esso senza neve.
16- L’immancabile scritta sulla pietra di cima al Monte Palazzo Borghese ma ormai scolorita.
17- Veduta verso Sud con il Monte Argentella a sinistra con sopra il Monte Vettore e il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore sullo sfondo a destra.
18- Arriva Monica in cima.
19- Veduta verso Sud-ovest con Castelluccio, il Piano Grande senza neve e sullo sfondo il Monte Terminillo.
20- Grandi accumuli di neve prodotti dal vento sui canali Ovest del Monte Argentella.
21- Veduta verso Est con il Pian delle Cavalle in primo piano e il Monte Torrone dietro. Sullo sfondo i Monti Gemelli.
22- Dettaglio delle slavine staccatesi dal versante Est del Monte Porche e il Monte Sibilla.
22- La cima del Monte Palazzo Borghese.
22- Il canale di salita visto dalla cresta per il Monte Porche..
23- Il tratto finale del canale di salita con la lama di roccia e la cima del M. Palazzo Borghese visto scendendo verso Fonte della Giumenta.
24- Giochi di ombre al Monte Prata
24- Il tracciato di salita al canale Ovest diretto alla cima del Monte Palazzo Borghese.

In passato ho salito più volte anche il CANALE OVEST DIRETTO PER MONTE PORCHE come indicato nelle immagini nella pagina “I MIEI PERCORSI”, riporto di seguito alcune immagini e la descrizione dell’itinerario per completare il panorama delle possibilità di salita invernali della zona.

Per effettuare la salita del canale Ovest diretto alla cima del Monte Porche si continua il Fosso Brecciaro a sinistra e lo si percorre tutto fino a raggiungere una parte piuttosto stretta, dove in caso di scarso innevamento, occorre risalire una breve paretina rocciosa in genere ricoperta di ghiaccio di colata, oltre la quale si risale la parte più ripida ed incassata del canale, anche qui con pendenze massime di 40 – 45°. Questo punto del canale può essere raggiunto anche dalla Fonte della Giumenta traversando su tracce di sentiero il ripido pendio per entrare nel canale stesso. Quindi il canale si apre e diminuisce la pendenza e in breve si raggiunge la cima del Monte Porche (ore 2,5 da San Lorenzo – ore 2 da Fonte della Giumenta).

25- Il canale Ovest del Monte Porche visto dal suo ingresso dalla Fonte della Giumenta.
26- Salita del 2011, a destra al sole la zona della Fonte della Giumenta da cui si può entrare nel canale di salita.
27- 28- La parte alta del canale.
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29- Uscita dalla strettoia del canale Ovest del Monte Porche, si prosegue diretti verso la cima, in alto a sinistra la zona del San Lorenzo.
30- La sella Nord Ovest vista salendo verso la cima del Monte Porche.
31- Veduta verso Sud.
32- La parete Nord del Sasso di Palazzo Borghese.
33- Veduta verso Nord con il Pizzo Berro e Il Pizzo Regina..
34- Il tracciato tratteggiato del canale Ovest di Monte Porche già salito in passato, parallelo all’itinerario descritto per il Monte Palazzo Borghese.



CIMA VALLELUNGA, RISALITA DELLA CRESTA NORD-OVEST E VARIANTI DI SALITA

Itinerario inedito ed impegnativo per la lunghezza del percorso, permette di salire la Cima Vallelunga dalla cresta nord-ovest che scende verso la Valle Lunga.

L’itinerario è stato aperto il 25 settembre 2016.

            Essendo
l’itinerario più lungo per raggiungere tale cima non risulta tracciato, non
sono presenti ne sentieri di avvicinamento ne sentiero di salita in quanto al
di fuori dei normali percorsi escursionistici proposti dalle guide ufficiali
dei Monti Sibillini. 

            La cresta presenta
a circa 2/3 della salita un interessante tratto roccioso facilmente superabile
con passaggi di I° grado su roccia.          

Inoltre sono state
proposte altre due impegnative varianti di salita effettuate anni fa ed
anch’esse interessanti perché risalgono il versante nord-ovest e nord di Cima
Vallelunga che rimangono i versanti più distanti da raggiungere e senza altri
itinerari descritti in bibliografia.

Accesso:

La salita alla cresta
nord-ovest di Cima Vallelunga e la variante I prevede come base di partenza Monte
Prata raggiungibile in auto e quindi a piedi per strada sterrata chiusa al
traffico veicolare si raggiunge la Fonte della Giumenta.

La variante II prevede un più lungo accesso con inizio dal parcheggio di Valleria, base di partenza per le escursioni all’Infernaccio e alla Valle del Tenna.

1- In ombra la cresta nord-ovest di Cima Vallelunga oggetto della salita descritta, a sinistra il Monte Priora, visti dalla Valle Lunga.

Avvicinamento per la cresta
nord-ovest e I° variante:  

Dal parcheggio di Monte
Prata si prende la strada sterrata per Fonte della Giumenta (40 minuti).

Dalla fontana si prosegue
per il sentiero classico di salita al M. Porche, dopo circa 20 minuti, raggiunta
la prima sella erbosa (354895,8 E – 4748757 N; 1990 m.), si lascia il sentiero
che si dirige verso destra nel pendio del versante ovest sottostante la cima di
M. Porche e si prende una esile traccia dapprima in lieve salita che attraversa
ripidi pendii erbosi poi sassosi e poi si dirige in piano in direzione della
sella tra M. Porche e Cima di Vallinfante a quota 2030 m che si raggiunge in
15 minuti dove si scopre la Valle Lunga. (355021,7 E – 4749031,3 N; 2040 m.),

Dalla sella si scende
nella valletta sottostante fino alla confluenza con la Valle Lunga in
prossimità di una strettoia rocciosa (355335,8 E – 4749530 N: 1940 m.) da cui
parte l’itinerario n.9 già descritto.

Quindi si prosegue in
discesa su terreno ghiaioso fino a raggiungere il fondo della Valle Lunga.

Si prosegue sempre in
discesa per tutta la valle e in un’ora si raggiungere la base della cresta
nord-est di Cima Vallelunga in corrispondenza di alte formazioni rocciose sulla
destra al limite del bosco sottostante (355593,5 E – 4750941 N: 1550 m.; foto
n.14).

Descrizione salita per la cresta
nord-ovest :

            Dalla
base del primo torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta
nord-ovest di Cima di Vallelunga (foto n.. 14 – 16 ), ci si innalza su ripido
pendio erboso alla sua destra fino alla sua sommità.

            Si
prosegue quindi sul filo di cresta superando la sommità rocciosa di un secondo
spuntone roccioso.

            Si
continua in costante e ripida salita fino ad intercettare un tracciato in piano
che proviene dal Casale della Sibilla e si perde nei pendii alla vostra destra
verso la Valle Lunga (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2).

            Proseguendo
in salita, in circa 45 minuti si raggiunge una sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta oltre la quale il pendio si fa meno ripido
(foto n.3 -4).

            Proseguendo
sempre si facile cresta erbosa (foto n. 16) in altri 20 minuti si raggiunge il
tratto più impegnativo della salita, caratterizzato da tre verticali salti
rocciosi (356358,3 E – 4750424,5 N; 2075 m.; foto n. 5)

            Si
superano i tre salti direttamente sul filo di cresta con ripidi passaggi su roccia
di I° grado (foto n. 6 -9) quindi per facile cresta erbosa meno ripida, in
altri 30 minuti, si raggiunge la Cima Vallelunga a quota m. 2221.

Descrizione salita per la I° variante
:

            Questa variante, salita molti anni fa, è più impegnativa del
primo itinerario descritto ed è consigliata solo ad escursionisti esperti.

Dalla base del primo
torrione che rappresenta la parte iniziale della cresta nord-ovest di Cima di Vallelunga
(foto n.. 14 – 16 ), ci si porta ancora a sinistra verso il bosco fino a
superare la sua base.

Qui si inizia una
ripidissima traversata in salita verso sinistra costeggiando il torrione e poi
dirigendosi verso una crestina rocciosa molto lunga che si scavalca (355939,5 E
– 4751089 N; 1735 m.).

Si continua sempre il salita verso
sinistra passando alla base di un tratto ghiaioso e quindi ci si innalza in
verticale verso delle rocce in alto situate sopra al ghiaione e che terminano a
sinistra  con un ripido canalino erboso
molto scivoloso (356102 E- 4751085, 2 N; 1830 m.), in questo tratto, anche
d’estate, è utile una piccozza.

Si supera il canalino
erboso e si intercetta il sentiero che proviene dal Casale della Sibilla  (356137 E – 4750973 N; 1910 m.; foto n.2)
quindi in un’ora di salita si raggiunge la sella erbosa che rappresenta la
sommità della prima parte di cresta raggiunta dal primo itinerario a cui si
rimanda per il completamento della salita (foto n.3 -4).

2- Sul primo tratto di cresta in corrispondenza del sentiero che proviene dal Casale della Sibilla, in fondovalle Capotenna, sullo sfondo il Pizzo Berro a sinistra e il M. Priora a destra.
3- Giunti quasi alla sella, al termine del primo tratto più ripido di cresta, in alto a sinistra i tre torrioni rocciosi intermedi, sullo sfondo a destra la Valle Lunga ed il M. Porche. 

Discesa:

Dalla Cima Vallelunga si percorre la
bellissima cresta fino a M. Porche e quindi per cresta ovest si scende alla
sella raggiunta dal percorso in avvicinamento, quindi alla Fonte della
Giumenta, in tre ore di discesa si raggiunge l’auto a M. Prata.

Oppure giunti al tratto più basso della cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche (356188,7 E – 4749243,3 N; 2075 m.) si può scendere in traversata senza tracciato fino alla testata della Valle Lunga caratterizzata da bellissime doline, attraversando il vasto ghiaione (foto n. 18) per andare a prendere una traccia ben visibile più in basso (355510 E – 4749317,8 N; 1955 m.) che scavalca la cresta centrale della valle per dirigersi alla base della cresta nord del M.Porche fino a raggiungere la valletta e la successiva sella tra il M. Porche e la Cima di Vallinfante quindi si raggiunge il M. Prata per l’itinerario di avvicinamento, considerare 2,5 ore di cammino per raggiungere l’auto.

GIANLUCA CARRADORINI            – BRUNO BARTOLAZZI      

25 SETTEMBRE 2016

4- Lasciata alle spalle la sella al termine del primo tratto più ripido di cresta si prosegue su facile cresta erbosa
5- I tre salti rocciosi che caratterizzano la parte centrale della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga
6- Sul primo salto roccioso, in fondo la sella al termine del primo tratto più ripido della cresta di salita ben visibile a sinistra.
7- Facili passaggi su roccia sul primo salto
8- Sulla sommità del primo salto roccioso
9- Il superamento dei tre salti rocciosi ed il termine delle difficoltà.
10 – Il Pizzo Berro visto da Cima Vallelunga con una curiosa nuvola sulla cima, a sinistra sullo sfondo il M. Rotondo.

Avvicinamento per la II° variante: 

La seconda variante,
salita nel 1999 risale il lungo ed ampio canalone nord di Cima Vallelunga che
inizia praticamente a Capotenna e da cui è separato da un lunghissimo ed
impenetrabile tratto di boscaglia.

Per questo motivo la
salita lungo il canalone viene effettuata partendo dal parcheggio di Valleria
per l’Infernaccio, si raggiunge quindi Capotenna per il classico itinerario
n.10 quindi si prende il sentiero sulla destra fino a raggiungere il Casale
Rosi.

Dal Casale Rosi si
prosegue un tratturo a tornanti che sale i prati sovrastanti fino all’estremo
margine superiore dove inizia il fitto bosco (356278,8 E – 4752283,5 N; 1250 m.
; foto n. 17 itinerario giallo).

Qui si nota una traccia a
sinistra che si addentra nel bosco e poco dopo si fa più netta e che sale, a
tornanti, fino ai ruderi del Casale Lanza (considerare almeno 3 ore dall’auto),
punto di partenza della variante n.2 dell’itinerario proposto (356956,8 E –
4752071,9 N; 1580 m.).

Il sentiero poi prosegue
fino al Casale della Sibilla ed alla cima del monte Sibilla, questo tracciato
in realtà è descritto nelle guide ufficiali come l’itinerario n.32 del “Guerrin
Meschino” ma attualmente è di difficile ritrovamento per la totale assenza di
segnaletica.

Premetto che il tracciato
completo della variante n.2 è uno dei più lunghi itinerari dei Monti Sibillini,
con un tragitto totale di ben 18 chilometri e 1500 metri di dislivello
pertanto è riservato solo ed esclusivamente ad escursioni ben allenati !!!

Descrizione salita per la II°
variante :

            Dal Casale
Lanza (356956,8 E – 4752071,9 N; 1580 m.) si prende una traccia di sentiero che
prosegue in piano verso destra,  traversa
al di sotto di un ampio crestone roccioso che scende sopra al casale (foto n.17
itinerario rosso) quindi si addentra in un tratto di bosco ed esce al centro
del grande canalone nord di Cima Vallelunga.

            Si risale il
canale mantenendosi al centro, a circa metà salita si supera una strettoia
verso destra (356475,3 E – 4750968,7 N; 1830 m.) quindi si intercetta il
sentiero in piano che proviene dal Casale della Sibilla (vedi primo itinerario)
ed in circa 2 ore si raggiunge una barriera rocciosa posta sotto alla cresta
sommitale che si supera spostandosi a destra salendo un canalino roccioso posto
sulla verticale della cima (356561,5 E – 4750478,3 N; 2105 m.).

            Con facili
passaggi su ripide roccette si esce sulla cresta nei pressi della cima.

Discesa per la II° variante :

            Da Cima
Vallelunga si scende per cresta alla sella del M. Sibilla quindi per tracce di
sentiero al sottostante Casale della Sibilla (357001,2 E – 4751426,1 N; 1890
m.) e per più evidente sentiero con ripidi tornanti al Casale Lanza per
itinerario descritto in bibliografia (foto n. 17 itinerario verde).

            Quindi dal Casale Lanza si ritorna al parcheggio di Valleria per l’itinerario di avvicinamento, considerare almeno 4 ore per la discesa da Cima Vallelunga all’auto.

GIANLUCA CARRADORINI – GIANCARLO CARRADORINI      LUGLIO 1999.

11- L’inviolata ma friabilissima cresta est di Cima Vallelunga con curiose “finestre”, scende verso il “Ramatico”, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato con il M. Vettore a sinistra ed il Pizzo del Diavolo a destra.
12- Frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche
13- Altra frana prodotta dal terremoto del 24 agosto 2016 sulla cresta tra Cima Vallelunga e M. Porche, a sinistra la Cima Vallelunga, a destra il M. Sibilla.
14-  La cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita integrali vista dalla Cima Cannafusto, a destra la Vallelunga ed il M. Porche
15- Dettaglio della prima parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita.
16- Dettaglio della seconda parte della cresta nord-ovest di Cima Vallelunga con i percorsi di salita.
17- Il M. Sibilla e Cima Vallelunga visti dalla sella del Pizzo Berro con i tracciati di avvicinamento, salita e discesa della variante 2.
18- La testata della Valle lunga con le caratteristiche doline ed il percorso alternativo di discesa.

CARTE
SATELLITARI DEL PERCORSO  E DETTAGLIO
SALITE CON:             

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO:
Percorso proposto

VERDE:
Percorso di discesa




FONTE DELLA GIUMENTA – FONTE DEL SAMBUCO – PORCHE DI VALLINFANTE; ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016

Gli effetti delle forti scosse di terremoto dell’Ottobre 2016 nei Monti Sibillini non finiscono mai di stupirci.

Poco tempo fa, dalla Forca di Gualdo, avevo individuato una zona situata a metà costa nel versante ovest di Cima di Vallinfante, presso le cosiddette  “Porche di Vallinfante”, fortemente fratturata dal terremoto dell’Ottobre 2016.

La zona è visibile solo dal versante di fronte (Forca di Gualdo – Monte Prata) mentre risulta invisibile sia dalla cresta di Cima di Vallinfante che dal fondo valle e quindi risulta nascosta e difficilmente osservabile.

Il 10 ottobre 2018 abbiamo raggiunto tale zona, posta sotto ad una zona rocciosa denominata “Scoglio della Volpe”, scomoda ed impervia ed abbiamo osservato altri devastanti e spaventosi effetti provocati dal terremoto.

Il versante è attraversato da un vecchio sentiero che inizia a Fonte della Giumenta, sale per la Fonte del Sambuco per condurre fino alla sella di quota 2010 m. situata poco a sud di Cima di Vallinfante.

Un secondo sentiero diventato ormai una lieve traccia prosegue in piano dalla Fonte del Sambuco, attraversa in quota le “Porche di Vallinfante” più in alto della zona fratturata, sopra allo Scoglio della Volpe,  per proseguire fino al Poggio della Croce e scendere infine a Macchie di Vallinfante.

Nessuno dei due sentieri, come ormai per la maggior parte dei sentieri dei Monti Sibillini, è segnalato ne descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Il raggiungimento della zona fratturata descritta è consigliato solo ad escursionisti esperti in quanto si trova su un terreno molto ripido, con un lungo tratto senza tracciato e con l’attraversamento di canali detritici e rocciosi insidiosi.

A quanto mi risulta la zona fratturata esplorata non è stata monitorata ne documentata da altri.

Anche se  la qualità delle immagini riportate è scadente, in quanto per motivi di tempo abbiamo raggiunto la zona, esposta ad ovest, con il sole mattutino che non riesce ad illuminare il versante, l’importante per noi è aver documentato l’evento.

Accesso: 

L’itinerario inizia dalla Fonte della Giumenta che si raggiunge a piedi in circa 30  minuti per la strada sterrata che parte dal Parcheggio di Monte Prata dove si lascia l’auto.

Non sussistono divieti di transito a piedi nella zona.

Descrizione salita:

Dalla Fonte della Giumenta si prende a sinistra il classico sentiero che sale per il Monte Porche. 

Dopo circa 30 metri, nel ghiaione, si nota con difficoltà una traccia prosegue in piano, si lascia quindi il sentiero in salita per il Monte Porche e si continua in piano su terreno degradato dal transito delle greggi di pecore che popolano d’estate gli stazzi della Fonte (Foto n.1).

  Dopo circa 15 minuti si raggiunge il primo inciso canalone delle Porche di Vallinfante che si supera con attenzione per il fondo detritico (foto n.4; 354540,4 E – 4748871,8 N; 1850 m.).

Si prosegue in lieve salita su terreno erboso aggirando un ampio costone fino a raggiungere un secondo canale anch’esso molto inciso e con passaggi su roccia e detriti che richiedono ancora più attenzione (354618 E – 4749170,7 N; 1815 m.). 

Quindi su prati in salita, in altri 15 minuti, si raggiunge una conca erbosa dove è presente la captazione di acqua della Fonte del Sambuco (354734,4 E – 4749301,6 N; 1845 m.).

Dalla Fonte si nota, a sinistra sul versante opposto, una cresta rocciosa in discesa, denominata lo “Scoglio della Volpe”.

Ci si dirige senza tracciato verso la parte centrale dello scoglio traversando in quota su terreno erboso alternato a tratti rupestri.

In 15 minuti si raggiunge la parte centrale della cresta rocciosa (354495,6 E – 4749530,7 N; 1800 m.) che scende ripidamente verso la Valle Infante.

Si scende lungo la cresta rocciosa nella parte sinistra tra roccette ed erba fino al suo termine.

Quindi si gira nettamente oltre la cresta rocciosa per immettersi nel versante opposto.

In questo tratto il terreno è molto ripido, con tratti erbosi e rupestri a 40 – 45° di pendenza che richiedono molta attenzione per cui il proseguimento è consigliato solo ad escursionisti esperti.

Appena aggirato lo spigolo (354382,4 E – 4749513,3 N; 1755 m.) si notano subito le prime fratture nel terreno che aumentano di numero ed in altezza man mano che ci si dirige in quota verso il canale che scende oltre la cresta.

Si entra così nella ampia zona fortemente fratturata di seguito documentata.

 La zona è percorsa da una grande scarpata cosismica, di altezza paragonabile a quella documentata sul “Cordone del Vettore”, alta anche oltre 2 metri e lunga circa 300 metri che termina in corrispondenza di una fascia rocciosa al centro di un ampio canale.

In questa fascia rocciosa con l’abbassamento del terreno si sono aperte delle cavità alte poco più di 1,5 metri ed una alta e profonda spaccatura che prosegue a monte all’interno della montagna (foto n.15-16) per un centinaio di metri come visibile anche dall’immagine satellitare.

La sua larghezza ci ha permesso di entrare all’interno per una decina di metri e di scoprire che ha formato perfino una cavità sotterranea oltre la quale abbiamo interrotto l’esplorazione per alto rischio di crolli, questa spaccatura che rimarrà come segno indelebile nella montagna l’abbiamo battezzata il “crepaccio 30 ottobre 2016”.

Nel pendio a monte e, soprattutto a valle, si sono aperte numerose spaccature nel terreno, alcune delle quali profondissime, non si tocca il fondo con un bastoncino da sci e si sono formate già delle frane di detriti e terra.

In particolare, a causa della forte pendenza del pendio, il terreno abbassatosi di livello sotto alla scarpata, è scivolato verso valle di alcuni metri (foto n.8 e n.11) aprendo delle trincee e facendo pressione su uno scoglio isolato (foto n.12-13) distaccandolo dalla sua sede e facendolo piegare pericolosamente a valle.

Questo scivolamento non l’abbiamo notato al Cordone del Vettore dove il terreno è rimasto aderente alla scarpata senza aprire trincee in quanto nel versante ovest della Cima del Redentore il pendio è meno ripido di questo sito visitato.

 Tutta la zona estremamente instabile ed a probabile alto rischio di smottamenti ma per fortuna non è percorsa da sentieri frequentati ed a valle ci sono solo boschi popolati da coppie di cervi come ci è capitato di osservare e ascoltare i bramiti dei maschi.

Discesa:

Si ripercorre l’itinerario di raggiungimento. 

GIANLUCA CARRADORINI – STEFANO CIOCCHETTI 10 OTTOBRE 2018 

1- Il versante ovest delle “Porche di Vallinfante”  dalla Cima di Vallinfante a M. Porche con il percorso descritto fino alla zona fratturata, visto da Monte Prata.
2- La zona fratturata vista dalla Forca di Gualdo.
3- Panoramica della zona fratturata vista dalla Forca di Gualdo.
4- La stessa zona fotografata nel 2015 senza scarpata cosismica
5- La stessa zona ingrandta fotografata nel 2015 senza scarpata cosismica
6- Il primo canale attraversato dal sentiero dopo la Fonte della Giumenta, visto dallo Scoglio della Volpe.
7- La zona fratturata con la imponente scarpata cosismica, in alto la Cima di Vallinfante.
8- La scarpata cosismica con il pendio erboso sottostante fratturato e lo scoglio in bilico.
9- Uno dei punti di maggiore altezza della prima parte della scarpata cosismica.
10- La trincea apertasi alla base della scarpata cosismica per lo scivolamento del terreno sottostante
11- Una delle tante profondissime fessure, questa si è aperta proprio sul bordo della scarpata cosismica, non si vede il fondo !!!
12- La seconda parte della scarpata cosismica verso il canale, ancora più alta, oltre i due metri.
13- La trincea apertasi anche alla base della seconda parte della scarpata cosismica per lo scivolamento del terreno sottostante.
14- Il masso in bilico sotto alla scarpata piegato verso valle dalla sua sede per lo scivolamento del terreno sovrastante.
15- La parte sommitale del masso in bilico della foto n.14, si nota la zona che stava sotto al terreno (più bianca) e che adesso dimostra che è stato spostato in avanti.
16- Il canale roccioso con le due piccole cavità (a destra) aperte dall’abbassamento del terreno. La cavità più grande a sinistra era esistente prima del terremoto.
17- La profondissima fessura aperta nella fascia rocciosa del canale, denominata “crepaccio 30 ottobre 2016”, prosegue a monte per circa cento metri.
18- L’interno del “crepaccio 30 ottobre 2016” dove più avanti si è formata anche una cavità, abbiamo interrotto l’esplorazione per le evidenti condizioni di rischio di caduta di pietre.
17-18 – Le condizioni del ripido pendio a valle della scarpata cosismica, ad alto rischio di frane.
19-20 – Le condizioni del ripido pendio a valle della scarpata cosismica, ad alto rischio di frane.
21 – Un imponente maschio di Cervo con due femmine al pascolo sotto alla zona fratturata. 

CARTE SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento 

ROSSO: Percorso proposto