MONTE SIBILLA PER LA CRESTA DEGLI IMBUTI.

Finalmente, dopo le
ultime visioni dello sconvolgimento attuato dal terremoto dell’ottobre 2016
nella Val di Bove e a Passo Cattivo, siamo ritornati alla nostra ricerca di
itinerari inediti e non riportati nella bibliografia ufficiale dei Monti
Sibillini.

Il 29 luglio 2017, in una
zona accessibile agli escursionisti, senza alcun divieto, abbiamo risalito la
ripidissima cresta del versante nord del Monte Sibilla che divide l’imbuto di
“Mèta” dall’imbuto de “Le Vene”.

Itinerario inedito, molto
impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, è adatto solo ad
escursionisti esperti che si sanno muovere su terreno molto ripido.

Accesso:

L’itinerario prevede come base di partenza
il Rifugio Sibilla (360523,4 E – 4751966 N; 1545 m.) facilmente raggiungibile
in auto dal paese di Montemonaco in direzione di Isola S. Biagio.

Avvicinamento:  

Dal Rifugio si prende il
classico itinerario n.9 per il Monte Sibilla che in 30 minuti sale alla Sella
di Monte Zampa (360158,5 E – 4752667,5 N; 1785m.).

            Dalla
sella di Monte Zampa si prosegue la cresta in direzione del Monte Sibilla per
altri  200 metri fino ad intercettare una
traccia di sentiero (360176 E – 4752482,8 N; 1780 m.) che scende nel versante
nord-ovest che rappresenta l’inizio del sentiero riportato in diversa
bibliografia ufficiale che conduce al Casale Lanza – Casale della Sibilla passando
per i torrioni del versante nord del M. Sibilla.

            Lo
stesso tracciato è anche indicato per raggiungere gli attacchi dei vari fossi
del M. Sibilla (in successione Fosso di Mèta I –II-III, Fosso le Vene, Fosso
della Corona, Forra della Sibilla o Arcofù) attrezzati per le discese in doppia
da chi pratica torrentismo.

Presa la traccia di
sentiero la si percorre scendendo fino al margine del bosco e superando quindi
in quota i vari canali che scendono verso la Valle del Tenna in un ambiente
molto suggestivo e selvaggio.

Si superano in
successione il Fosso di Mèta I (359219,5 E – 4751970,2 N; 1615 m.) caratterizzato
da uno stretto canale roccioso con tratto di sentiero molto esposto dove fare
particolare attenzione quindi si supera il Fosso di Mèta II più ampio e si
raggiunge il Fosso di Mèta III caratterizzato da alte pareti verticali e
generalmente pieno di neve fino ad estate inoltrata (358697,5 E – 4752012 N;
1560 m.).

Superato anche il nevaio
il sentiero prosegue per altri 200 metri fino a raggiungere un boschetto (1
ora) .

Qui parte l’itinerario
proposto e si abbandona il sentiero (358643,3 E – 4752123 N; 1550 m.).

Il sentiero prosegue
oltre il bosco scavalcando il filo di cresta che separa l’imbuto di Mèta da
quello successivo de Le Vene per poi proseguire per l’imbuto de Le Vene e
quindi verso il Casale Lanza ed è descritto in bibliografia, si consiglia di percorrerlo
in altra occasione in quanto molto lungo ma molto spettacolare per i panorami
che si osservano essendo posto in quota sulla Valle dell’Infernaccio. 

Descrizione

            Dal
boschetto (358643,3 E – 4752123 N; 1550 m.) si lascia il sentiero e si risale
il pendio erboso sovrastante tenendosi verso il filo di cresta.

Il pendio erboso si fa in
breve molto ripido con pendenze di 45 – 55° dove è necessario fare molta
attenzione per evitare scivolamenti che sarebbero molto pericolosi.

            E’
consigliabile l’utilizzo di una piccozza anche d’estate.

            Si sale in verticale sulla cresta rocciosa strapiombante sulla destra (foto n.9) ed in 40 minuti piuttosto faticosi si supera una traccia che in piano (intorno a quota 1800 m.) prosegue verso l’imbuto de “Le Vene” (358384,3 E – 4751903 N; 1790 m.) quindi sempre in salita si raggiunge un ripiano erboso (358411,5 E – 4751810,5 N; 1835 m.) dove si scopre l’intero versante nord del M. Sibilla nel suo cosiddetto Imbuto de le Vene.

1-Il versante nord del M. Sibilla visto dall’inizio del sentiero che scende verso Mèta con il percorso di avvicinamento (verde) e di salita (rosso) proposto.  
2– Il versante nord del M. Sibilla visto dall’eremo di S. Leonardo con il percorso di salita

Si prosegue senza difficoltà la
cresta erbosa, in direzione della cima del Monte Sibilla, che si innalza
lievemente ma mano che si sale e si supera una seconda traccia di sentiero
(358428,1 E – 4751735 N; 1860 m.) che, anch’esso in piano, taglia l’imbuto di
Mèta circa a quota 1850 metri proveniente, come il primo incontrato a quota
1800 m., dalla cresta est del Monte Sibilla e proseguenti entrambe per l’imbuto
de Le Vene (indicati nella foto n.52 del mio libro I MIEI MONTI SIBILLINI Anno
2011) e non riportati in alcuna bibliografia.

Le due tracce che si incontrano e che procedono verso il Fosso de Le Vene sono state da noi percorse negli anni ’90 ma è necessaria particolare attenzione in quanto sono molto impegnativi (il primo è stato descritto di recente sul sito www.auaa.it) perché attraversano in quota il quasi verticale imbuto de Le Vene
fino a raggiungere i prati sovrastanti il Casale della Sibilla (foto n. 13-15).

3- Il versante nord del M. Sibilla visto dalla deviazione Casale I Grottoni – Casale Il Rio con il percorso di avvicinamento (verde) e di salita (rosso) proposto.

Si arriva quindi ad un
tratto roccioso dove la cresta si impenna verticalmente (358464,4 E – 4751522,7
N; 1960 m.) , qui si inizia a traversare tra rocce ed erba verso sinistra in direzione
dell’unico tratto della caratteristica fascia rocciosa che cinge tutta la cima
del Monte Sibilla, denominata la “corona”, superabile senza eccessive
difficoltà in quanto costituito da un ripidissimo canalino erboso che taglia in
due l’alta fascia rocciosa.

Giunti sulla verticale
del canale (358522,5 E – 4751358,4 N; 2065 m.) ci si impegna al suo interno su
erba molto ripida e scivolosa e superando al termine una paretina di roccia di
5 metri con brevi passaggi su roccia.  Quindi
facilmente in cresta e in altri 5 minuti in vetta al Monte Sibilla (2175 m.) .

Le immagini riportate sono una successione cronologica della salita.

4- Il torrione destro de Le Vene  con la grande frana prodotta dal sisma dell’ottobre 2016 che ha formato il lago effimero dell’Infernaccio, a destra i Grottoni del Monte Priora
5- Attraversamento del Fosso di Mèta I, il tratto più ripido dell’avvicinamento, a sinistra il Pizzo (M.Priora)
6- Attraversamento del Fosso di Mèta III con ancora un grande nevaio.
7- Iniziamo quindi a risalire la cresta erbosa a monte del boschetto
8- Che si fa subito estremamente ripida (45 – 55° di pendenza).
9- La cresta di salita nel suo tratto iniziale molto ripido, sullo sfondo Il Pizzo del M. Priora, il S. Leonardo e la valle dell’Infernaccio (attualmente chiusa alle escursioni).
10- La salita del primo tratto di cresta, alle spalle la selvaggia parete nord M. Zampa percorsa dall’itinerario n.8 riportato (pagina 66) nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014
11- Il versante nord-ovest del M. Zampa con la cresta che lo collega al M. Sibilla. Sopra ai torrioni ben visibile il sentiero di accesso alla salita proposta.
12- Il ripiano erboso oltre il primo ripido tratto di cresta (a destra), di fronte i “grottoni” con la cengia delle ammoniti e la cima del M. Priora. 
13- L’imbuto di “Mèta” nel lato sinistro della cresta di salita con Davide che ha preso la corsa, si notano i due vecchi tracciati paralleli che attraversano l’imbuto per proseguire nel versante de Le Vene.
14- L’imbuto de “Le Vene”, molto più ripido, nel lato destro della cresta di salita
15- L’Imbuto de “Le Vene” con i due tracciati della foto n.13 che proseguono nel ripidissimo versante.
16- Arrivati dove il pendio si impenna si traversa verso la “corona” del M. Sibilla nell’unico tratto superabile senza eccessive difficoltà
17- Fausto in avvicinamento al canalino erboso della “corona”, sotto ai piedi il ripido imbuto di Mèta che arriva fino al torrente Tenna (veduta praticamente in verticale !!!!).
18- Oltre la fascia rocciosa della “corona”, sullo sfondo al centro il Pizzo Berro e a destra il M. Priora o Pizzo Regina con le cime in ombra .
19- Canalino superato
20- Oltre la fascia rocciosa della “corona” , gli ultimi 50 metri di ripida salita su erba prima della cresta del Monte Sibilla, si sale tra alti esemplari di Gentiana lutea, sullo sfondo il M. Priora o Pizzo Regina

20- Il primo tratto di salita della cresta che inizia dal boschetto, visto dalla cresta est del Monte Sibilla.
21- L’ultimo tratto di salita con la caratteristica “corona” del Monte Sibilla.

Discesa:

Dalla cima del Monte Sibilla si scende la cresta est in corrispondenza del tratto della “corona”  visibile nelle foto n.21-22, attrezzato con catena,  quindi per classico itinerario di salita per la cresta M. Zampa – M. Sibilla, in 1,30 ore si raggiunge il Rifugio Sibilla dove si è lasciata l’auto.

GIANLUCA CARRADORINI     – FAUSTO SERRANI – DAVIDE ANSOVINI            29 LUGLIO 2017

22- I miei compagni di salita contemplano “l’impresa”, la salita della cresta in ombra.

CARTA
SATELLITARE DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento

ROSSO: Percorso proposto

VERDE: Percorso di discesa




ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI.

Come per gli altri
itinerari pubblicati anche questi non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.

Itinerari aperti tra il 2015 ed il 2016.

Questi itinerari
permettono di addentrarsi, in tarda primavera, in forre e canaloni riempiti di
neve dalle slavine invernali altrimenti senza la quale sarebbe impossibile
accedervi.

Premetto che gli
itinerari proposti sono adatti ad escursionisti esperti e soprattutto temerari
ed avventurosi in quanto presentano dei pericoli oggettivi costituiti da
possibili cadute di sassi e slavine e da sfondamenti della neve su cui occorre
camminare, tratti di neve molto compatta anche se generalmente ricoperta di
terra e rami e mai completamente liscia ma sempre scalettata o ricca di avvallamenti
naturali su cui talvolta si cammina anche facilmente.

Essi vanno pertanto
percorsi rigorosamente con casco alla testa, ramponi e piccozza e vanno scelte
le condizioni adatte, si consiglia di salire veloci e di non soffermarsi a
lungo sotto alle pareti rocciose, l’autore, per aver descritto tali itinerari,
si esonera dalla responsabilità di eventuali incidenti.

Anzitutto l’inverno dovrà
essere stato copioso di neve ed è già una condizione sempre più difficile da
trovare, in modo che le slavine che scendono dai versanti sovrastanti abbiamo
riempito i canali di salita.

Può capitare quindi che
in qualche primavera non sia possibile percorrere tali itinerari proprio per
mancanza di neve di accumulo.

Inoltre ci si deve
accertare che i pendii sovrastanti abbiano scaricato tutta la neve a rischio,
generalmente il periodo di percorrenza migliore per gli itinerari descritti è
da metà maggio ai primi di giugno dopodiché la neve si assottiglia ed i canali
diventano pericolosi  da percorrere.

Inoltre, regola generale,
per la risalita dei canali colmi di neve si consiglia di passare ad una
distanza media tra il bordo (destro o sinistro) ed il centro del canale, dove
la neve e di maggiore spessore e più compatta.

Questo perché al centro
del canale, sotto alla neve su cui passate, in ruscello che scorre scava una
galleria, talvolta impressionante come visibile nella foto n.3, che non vedete
e soprattutto che, se non c’è neve a sufficienza, può sfondarsi.

Inoltre evitate il bordo
del canale perché ai lati la neve a contatto con la roccia si scioglie creando
delle spaccature molto pericolose.

Gli itinerari proposti si
trovano, due nel versante nord del Monte Sibilla, nella valle dell’Infernaccio
e sono il Fosso di Meta III, come chiamato dai torrentisti, e il Fosso delle
Vene, sulla verticale della cima del M. Sibilla mentre il terzo è il Fosso di Colleluce,
dove sono presenti le sorgenti del Fluvione, ed è situato alla base dell’imbuto
del versante nord del Monte Vettore dove si forma anche una grotta di ghiaccio
visitabile (vedi foto nella mia pubblicazione “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
2014).

In alcune primavere è possibile capire se i due fossi del versante nord del M. Sibilla sono percorribili semplicemente arrivando alle Pisciarelle e notando l’accumulo di neve ivi presente, come visibile nella foto n.1.

1

1-2 .Le
“Pisciarelle” all’ingresso della valle dell’Infernaccio con un grande accumulo
di neve, con il ponte di neve e dopo quattro ore, con il ponte crollato, luglio
2015.

3. La “Bocca dell’Inferno”, l’impressionante ingresso del Fosso delle Vene, nel versante nord del M. Sibilla, Luglio 2015, la volta della neve assottigliandosi ha ceduto ed ha mostrato la galleria che il torrente ha scavato.

ITINERARIO
N.1 : IL FOSSO DI META III – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: L’itinerario prevede come partenza il
parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica
escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.

            In
questo punto si scopre il versante nord del Monte Sibilla con i tre ripidi
canaloni di Meta che scendono quasi verticalmente tra boschi e rocce.

Da qui è possibile già
osservare se tale itinerario è percorribile perché generalmente il primo fosso
(appunto Meta III) è pieno di neve di accumulo da slavine che delle volte
arriva fino al fiume Tenna.

Addirittura nella
primavera del 2011 quando è stato percorso per la prima volta dal fiume, le
slavine avevano anche distrutto una parte della strada di fondovalle.

            Quindi
se si vede che c’è neve nel fosso si traversa il fiume Tenna in corrispondenza
di un tratturo che si addentra nel bosco di Meta e si raggiunge faticosamente
in qualche modo, tra alberi trascinati a valle e rocce, la lingua di neve.

            Si
risale su neve tutta la lunga lingua che serpeggia tra il bosco di Meta fino a
raggiungere le prime pareti rocciose.

            Qui
il canale si restringe e si impenna, da qui in poi proseguire con ramponi ai
piedi, piccozza e casco alla testa.

            Ci
si innalza lungo la forra tra strette pareti fino ad un salto di 25 metri, se c’è molta
neve è generalmente ricoperto ma si riconosce perché anche la neve in
corrispondenza si impenna e costringe ad una vera e propria risalita su
ghiaccio con tratto anche di 50-60° di pendenza.

            Fare
molta attenzione in questo punto perché il canale è largo 4-5 metri e la neve ai bordi,
a contatto  con la roccia, crea delle
grandi e oscure fenditure, per chi se la sente di proseguire è consigliabile
semmai procedere in cordata o intagliare dei gradini per facilitare la
successiva discesa o addirittura di procedere con doppia piccozza per avere
migliore tenuta.

Quindi il canale si apre
e gira verso destra, si prosegue ancora su neve ripida fino a raggiungere il
grande salto di 70 metri
che per la maggior parte si trova sotto la neve ma che comunque, nella parte
scoperta, è sufficiente  ad interrompere
la salita.

4. Il Fosso di Meta III al centro, riempito di neve, visto dal sentiero che dal romitorio di S. Leonardo sale verso i Grottoni e il Casale della Priora, da destra in successione i  fossi di Meta II e I e della Corona.
L’itinerario proposto permette di arrivare fino al punto contrassegnato dalla stella.
5. Giunti alle prime alte pareti di roccia si trova il restringimento del Fosso di Meta III .
6. Fosso di Meta III in corrispondenza del primo salto di roccia, anche la neve si innalza ripidamente, notate la quantità di neve che era stata depositata nel fosso dalle slavine.
7. La parte superiore del Fosso di Meta III oltre il primo salto di roccia, si prosegue ma ancora per poco, dietro alla curva  a destra il grande salto di 70 metri

ITINERARIO
N.2 : IL FOSSO DELLE VENE – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: Anche questo itinerario prevede come
partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la
classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.

            Si
entra nel bosco di S. Leonardo fino a raggiungere la deviazione per l’omonimo
Romitorio.

Si prosegue sempre
costeggiando il torrente quindi dopo circa 40 minuti di comodo cammino (2 km dalle Pisciarelle) , la
valle si allarga e si scopre a sinistra un ampio fosso con alte pareti
verticali, dove scende un ruscello con fondo ghiaioso.

Questo è l’imbocco del
Fosso delle Vene (foto n.1) dove, se c’è neve, già si osserva la lingua di
valanga che delle primavere copre addirittura il sentiero di fondovalle e
obbliga l’escursionista a fare degli slalom tra alberi abbattuti e blocchi di
neve.

Si risale il fosso verso
le pareti o direttamente sulla lingua di neve oppure passando a sinistra del
fosso su tracce di sentiero.

Dapprima il fosso è, a
fondovalle, piuttosto largo poi, man mano che ci si avvicina alle pareti si
restringe e si fa più ripido.

Si raggiunge così il
restringimento del fosso caratterizzato da altissime pareti verticali, è
consigliabile indossare ramponi e casco, non ci si rende conto ma in questo
punto si può camminare anche sopra a 20-30 metri di neve.

Superato il
restringimento il fosso devia bruscamente verso destra e continua a salire
ripidamente quindi ripiega di nuovo verso sinistra e si raggiunge un posto
veramente magico.

Fare molta attenzione a
tenersi a sufficiente distanza dalle pareti del fosso perché la neve
sciogliendosi a contatto con la roccia forma grandi crepacci.

Ci si trova in un imbuto
con pareti di roccia alte diverse centinaia di metri, si vede sono un cerchio
di cielo e nient’altro, solo pareti di roccia stillicidiose e grigie e di
fronte si apre la visione della maggiore cascata dei Monti Sibillini, la
cascata delle Vene, alta più di 70 metri e nella sua massima portata
primaverile ma chiaramente parzialmente sommersa dalla neve che in questo
imbuto può raggiungere diverse decine di metri.

Assolutamente non
avvicinatevi alla base della grande cascata in quanto il flusso di acqua e
soprattutto lo spostamento di aria che essa crea scava un enorme buco sulla
neve intorno ad essa ed invisibile dal basso che può cedere sotto il vostro
peso.

8. L’ingresso del Fosso delle Vene, al centro le alte pareti roccia grigia del primo restringimento del fosso, a preludio del superbo ed impressionante spettacolo della natura che seguirà.
9. La parte iniziale del Fosso delle Vene, in fondo al nevaio il sentiero Infernaccio-Capotenna e di fronte i torrioni dei “Grottoni” del M. Priora.
10. La parte centrale del Fosso delle Vene, dopo il primo restringimento, in alto la grande cascata, notate al centro, subito a destra dell’escursionista, le grandi e pericolose fenditure laterali della neve.

ITINERARIO
N.3 : IL FOSSO DI COLLELUCE – SORGENTI DEL FLUVIONE  VERSANTE NORD DEL M. VETTORE.

Accesso: Per raggiungere le sorgenti del
torrente Fluvione, che nascono alla base del grande imbuto del versante nord
del M. Vettore, si parte dalla frazione di Balzo di Montegallo.

Dal paese si continua in
auto la strada per le frazioni di Astorara e Colleluce quindi la strada si fa
in terra battuta e inizia a salire verso l’imbuto del M. Vettore, dopo circa 500 metri si incontra una
deviazione sulla destra che si ignora, si continua a salire con diversi
tornanti fino a raggiungere una fontana e sempre in salita fino ad una grande
frana dove c’è il divieto di accesso.

Descrizione: Si parcheggia nei pressi della frana
e a piedi si continua la strada nella zona denominata S. Michele che in realtà
è già il  sentiero dei Mietitori.

Si
supera la zona franosa e dopo circa 500 metri si devia a destra per un ampio
tratturo che praticamente in piano, in circa 1 chilometro permette
di raggiungere la captazione delle acque della sorgente del Fluvione al di
sotto della quale scende anche una cascata. Dalla captazione si continua in
piano e si scende con attenzione verso il Fosso di Colleluce che generalmente,
a metà primavera, è colmo di neve fino quasi alle sorgenti.  Raggiunto il fosso si risale facilmente su neve compatta ma
poco ripida per altri circa 300
metri fino a raggiungere un anfiteatro roccioso che la
neve non riesce a ricoprire.

La risalita del canale,
se fatta in tarda primavera (metà maggio-giugno) con i pendii sommitali ormai
vuoti di neve, non rappresenta alcun pericolo, la neve rimasta all’interno dei
canali non crea più rischio di slavine.

Dall’anfiteatro si nota a
sinistra un ripido canale erboso che rappresenta il passaggio per le salite
invernali al grande imbuto nord, qui apparentemente il percorso è finito.

Se dal grande nevaio ci
si sposta sulla sua sinistra con molta attenzione e a seconda dell’accumulo di
neve, si nota una apertura nascosta a contatto delle rocce.

Si scende con attenzione
semmai scendendo ulteriormente di 30 metri più a valle e risalendo a sinistra più
agevolmente e ci si addentra nella spaccatura laterale che la neve crea a
contatto con la roccia dell’anfiteatro. Prima di entrare verificare che la
volta di neve sia spessa almeno più di due metri altrimenti può presentare
rischio di crolli.

Si entra così in una
delle poche grotte di ghiaccio temporanee presenti nei Monti Sibillini.

La cavità generalmente è
alta un paio metri e profonda una ventina, il soffitto gocciola di acqua e
presenta diverse aperture verso il cielo.

Altre cavità di ghiaccio
primaverili si possono trovare in altri luoghi dei Monti Sibillini, uno è la
base dell’imbuto del versante nord di M. Cacamillo, nella zona denominata
“Buggero” e descritta nell’itinerario n.12 della mia prima pubblicazione “I
MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011.

L’altro luogo magico è la forra dell’Acquasanta nel territorio di
Bolognola, il cui raggiungimento è descritto nella bibliografia ufficiale dei
Monti Sibillini, qui gli accumuli di neve sono, in alcune primavere, davvero
impressionanti.

1. La parte iniziale del Fosso di Colleluce, in basso la frazione di Colleluce di Montegallo e sullo sfondo la montagna di Montefalcone.
12. L’autore nella parte finale del Fosso di Colleluce, in alto l’anfiteatro roccioso sotto il quale si apre la grotta di ghiaccio.
13. L’ingresso nascosto della grotta di ghiaccio.

14. Un pò di difficoltà nell’entrata della grotta di ghiaccio.
15

15-16.
All’interno della grotta di ghiaccio, non sembra vero ma siamo nei Monti Sibillini.

16
17. Il Fosso di Colleluce, al termine del nevaio, sotto all’anfiteatro roccioso si apre la grotta di ghiaccio, l’ingresso è posto nel lato sinistro rispetto alla salita, in corrispondenza delle prime rocce.
Al centro, tra alberi e rocce, si innalza il canale erboso utilizzato per le salite alpinistiche invernali all’imbuto del M. Vettore.
Pianta satellitare del Fosso di Casale
Pianta satellitare della Valle dell’Infernaccio con i percorsi proposti