MONTE FRASCARE – Una escursione fuori dagli schemi.

Il Monte Frascare, 1278 metri, è situato nel gruppo Nordest dei Monti Sibillini, in una zona dimenticata e poco conosciuta, compresa tra il Monte Montioli e il Monte Corvo, delimita la testata del Rio Fessa, di fronte alla Grotta dei Frati, lo si ritrova con difficoltà nelle carte dei Sentieri dei Monti Sibillini in quanto riportato anche semplicemente come zona “Frascare” e non come monte, non è una cima alta, non è un cima particolarmente panoramica, non è una cima difficile, più che una cima è dosso erboso, non c’è una flora o una fauna particolare, non è una cima di passaggio ma occorre andarci appositamente, l’unico lato positivo se lo vogliamo evidenziare è che essendo erboso si presta alla pastorizia e vegetano funghi prataioli in autunno ma del resto come in tutte le montagne di media altezza.

Con queste premesse proporre pertanto una escursione in questa montagna non avrebbe senso se non fosse per il notevole interesse geologico e speleologico che essa presenta.

Tutta l’area tra il Monte Frascare e il Monte Corvo è interessata da una enorme frana con faglie tettoniche aperte e in evoluzione, per questo motivo, insieme alla valle del Fiastrone, vi si trova la più alta concentrazione di grotte e pozzi dei Monti Sibillini anche se non riportata sulla bibliografia.

La cosa è nota ai ricercatori da molti anni e viene monitorata dal Servizio Nazionale Dighe dal terremoto del 1997 per evitare situazioni tipo Vajont.

Nelle pendici del versante Nord del Monte Frascare sono presenti numerose trincee, pozzi e grotte che scendono nel sottosuolo anche per decine di metri, alcune di esse sono ancora in corso di esplorazione.

Dai dati disponibili nel Catasto delle Grotte della Regione Marche nella zona è presente la Grotta di Belvedere (197 MA MC). Da lì, a circa 275 m a NNE si trova il Crepaccio sopra la Testata di Rio Fessa (491 MA MC), di poco più di 5 m di sviluppo; sempre prendendo a riferimento la 197, a 650-700 m a NNO si trovano le grotte 276-275-274 MA MC : Grotta della Macchia – Grotta Franosa – Grotta dell’Elce.

Un ringraziamento a Romina V., Massimo S. per l’aiuto prestato e soprattutto a Patrizio R. che ha fornito un contributo fondamentale per ritrovare alcune delle grotte e ad Andrea B. per le informazioni sulle grotte della zona.

Premetto che la zona presenta numerose aperture nascoste da cespugli di ginepri e quindi occorre fare attenzione a dove si cammina, l’accesso alle grotte è riservato solo ad esperti speleologi in quanto presentano percorsi strettissimi e verticali.

Le grotte verticali più profonde e strette le abbiamo esplorate usando uno “Speleodrone”.

Ometto le coordinate precise perché, come al solito, toglierei il fascino dell’avventura, tanto se le abbiamo trovate noi, anche se con un po’ di fatica, le possono trovare tutti seguendo le indicazioni sommarie e le planimetrie satellitari allegate.

Diffidate dalle indicazioni delle ultime tre grotte presenti su alcuni strumenti di navigazione GPS in quanto le posizionano più in quota, nel versante orografico sinistro del fosso di Rio Fessa, in luogo molto ripido.

ACCESSO ALLA ZONA: La zona si può raggiungere salendo in auto alla Pintura del Ragnolo, qui si incrociano a poca distanza le strade che salgono da San Liberato e, a circa 250 metri verso Nord, da Acquacanina e da Monastero per proseguire in direzione opposta, Sud-ovest, verso i Piani di Ragnolo.

Giunti in particolare all’incrocio della strada che sale da Acquacanina e da Monastero si scende verso quest’ultimo paese per 200 metri fino ad una semicurva dove si parcheggia e dove, di fronte, nel prato pianeggiante, parte un tratturo in direzione Nord come indicato nella planimetria satellitare della foto n.92.

DESCRIZIONE: Si segue il tratturo in piano verso Nord per 450 metri, alla prima deviazione, poco prima di un nucleo boschivo, si prosegue per altri 200 metri verso destra costeggiando a sinistra una fascia boscosa fino a che si incontra una deviazione poco marcata verso sinistra (355098,5 E – 4767537,3 N; 1260 m) che si addentra nel bosco per pochi metri per poi proseguire su prato in discesa, poco più in basso sul prato sulla destra sono presenti dei recinti metallici di stazzi di pastori per questo motivo consiglio di visitare la zona prima del mese di aprile e dopo ottobre per evitare i cani da pastore.

Dopo circa 250 metri di discesa si raggiunge la prima grande faglia di frana che viene tagliata dal sentiero (354955,9 E – 4767812,2 N; 1215 m. foto n.3-4) come indicato nella planimetria satellitare della foto n.93.

Si risale il bordo a valle dove si osservano numerose trincee e pozzi, in particolare nel prato intorno alle coordinate 354896 E – 476733 N, a circa 1215 metri di altezza, si apre il pozzo/grotta di Belvedere, per trovarla si può osservare la foto n.30, fare molta attenzione perché si apre a terra sul prato e non è recintato, abbiamo messo delle pietre di indicazione.

Al ritorno consiglio di percorrere tutto il bordo a valle della faglia fino alla sommità del monte, oltre il termine del bosco, per osservare le varie trincee e pozzi.

Una volta osservata la Grotta di Belvedere si scende nella faglia fino a riprendere il sentiero, si può scendere ancora nel canale per altri 50 metri per osservare il punto di monitoraggio della frana (foto n.29) ma per poi risalire un po’ e poi si devia sul prato sopra al bosco verso la testata del Rio Fessa fino a raggiungere un canale pietroso che si scende rientrando nel bosco ed al di sotto del quale si apre il Crepaccio sopra la Testata di Rio Fessa (foto n.52), si trova intorno alle coordinate 354892 E – 4767945 N, ad una altezza di circa 1155 metri, l’unico che presenta un accesso facile ma occorre una corda per risalirlo.

Terminata la visita di questo crepaccio si risale il bosco fino al prato sommitale, caratterizzato da numerosi ginepri e rovi, per traversarlo in piano per circa 200 metri in direzione della cresta erbosa che delimita il versante orografico sinistro del Rio Fessa (354696,6 E – 4768035 N; 1105 m.) come indicato nella planimetria satellitare della foto n.93.

Si prosegue in discesa la cresta erbosa che a destra scende ripidissima verso il fosso per circa 350 metri fino a che, nel bosco del versante destro si notano dei solchi-canali che scendono paralleli verso valle, qui si scende e, tra gli alberi, si inizia la ricerca delle tre cavità: Grotta della Macchia (foto n.59 i poi) – Grotta Franosa (foto n.71 in poi) – Grotta dell’Elce (foto n.75 in poi), in successione di discesa.

Esse si trovano nei dintorni delle coordinate 354682,5 E – 4768322 N; intorno a 1055 metri di altezza.

In alternativa, se si hanno difficoltà a ritrovarle, si prosegue la cresta erbosa in discesa fino a trovare un piccolo edificio di captazione di un acquedotto (354679,5 E – 4768429 N; 1025 m.).

Dalla casetta si ritorna indietro risalendo la cresta ma passando dentro al bosco a sinistra fino ad incontrare i solchi-canali e quindi le cavità.

RITORNO: Si risale la cresta erbosa in direzione della grande faglia sommitale visibile anche dal basso fino a riprendere il sentiero che la attraversa.

Una volta raggiunta la grande fagli consiglio di percorrere tutto il suo bordo a valle fino alla sommità del monte, in direzione Sudovest, oltre il termine del bosco, per osservare le varie trincee e pozzi.

Una volta raggiunti i prati sommitali e si è in vista del Monte Montioli si può deviare vero Sud per raggiungere anche la chiesetta di Santa Maria Maddalena ( foto n. 85 in poi) adesso trasformata ad un ricovero per pastori.

Quindi in direzione Est per ampi prati si ritorna all’auto

1- La zona delle faglie tettoniche del versante Nord visti dalla cima-pianoro del Monte Frascare.
2- Le Lame Rosse e il M. Fiegni visti dal M.Frascare.

LE FAGLIE E I CREPACCI

3 – 4 -La lunga faglia tettonica trasversale del versante Nord del M.Frascare, la montagna sta collassando verso valle
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5 – 6 – Una prima profonda trincea
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7 – 8 -La faglia più larga
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9 – 11- Altri pozzi e trincee si aprono anche tra i cespugli di ginepro tali da richiedere anche molta attenzione.
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12 – Qui l’apertura della trincea nella faglia è veramente ben visibile.
13 – 15 – Una grotta laterale, prosegue per molti metri nella montagna ma è strettissima.
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16 – 20- Risalendo verso la cima del Monte Frascare lungo la lunga e larga faglia tettonica si incontrano altre trincee e pozzi
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20- Qui esce anche una lieve corrente d’aria ma il pozzo è largo poche decine di centimetri ed è impossibile esplorarlo.
21- In questo pozzo qualcuno ha infilato una gomma da motocross per evitare che qualcuno cada dentro.
22- Il profondo pozzo di circa 4 metri senza gomma, per osservare la sua profondità, che poi abbiamo rimesso al suo posto.
23 – 26 – Le trincee e i pozzi che si aprono nel terreno sono davvero tanti, per la maggior parte profondi solo fino a qualche metro
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27 – 28- Qui una piccola grotta che entra nel sottosuolo per diversi metri ma impraticabile per le sue dimensioni.
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29- Al termine della grande faglia tettonica è presente un punto di monitoraggio della frana per monitoraggi aerei e satellitari, Assolutamente da NON TOCCARE.

GROTTA DI BELVEDERE

30- Poco al di sotto della grande faglia, nel prato, si apre un profondo pozzo, la Grotta di Belvedere.
31- Con la pila dall’esterno non si vede il fondo, il pozzo è molto stretto e non ci permette la discesa se non di pochi metri, riservata solo ad esperti speleologi.
32- Mandiamo giù lo “Speleodrone” per misurare la sua lunghezza, ci sono alcune pietre incastrate a diverse profondità.
33- fasi di discesa del drone
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38 – Tocchiamo il fondo ad oltre 15 metri.
39 – 40 – Immagini riprese dal drone all’interno della grotta-pozzo, la prima pietra incastrata
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41- raggiunta la prima pietra incastrata.
42- Si prosegue ancora
43 – 44 -La seconda pietra incastrata.
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45- Raggiungiamo anche la seconda pietra
46- Si prosegue per altri 5 metri
47- Si vede una terza pietra incastrata
48- Ci avviciniamo
49- E la raggiungiamo per prosegue ancora per altri metri.
50- Fino al fondo del pozzo, ad oltre 15 metri, dove è caduta dell’erba dall’alto.
51- Un ingrandimento dell’immagine del fondo ci fa notare la presenza di un coleottero., al centro della foto

IL CREPACCIO DELLA TESTATA DI RIO FESSA

52- Scendendo verso la testata del fosso di Rio Fessa, nel bosco, si incontra un profondo crepaccio, scendiamo in esplorazione.
53- Patrizio nel crepaccio
54- E anche Massimo, inconfondibile con il suo berretto fluorescente, adatto proprio per le grotte.
55- Il crepaccio non prosegue a vista, forse occorre disostruirlo dai detriti.
56- Foto dell’apertura dall’interno del crepaccio.
57- Risalgo anche io.
58- Nei pressi un secondo crepaccio molto stretto, non praticabile.

GROTTA DELLA MACCHIA

59 – 60 – Un largo e profondo ingresso caratterizza la Grotta della Macchia
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61- Anche in questa grotta caliamo lo “Speleodrone”, l’ingresso è solo destinato a speleologi esperti, al centro si osservano dei gocciolamenti d’acqua.
62 – Anche a questa profondità, circa 6 metri, ancora gocciolamenti d’acqua.
63- Il drone fotografa gocce d’acqua mentre cadono.
64- La cavità, a circa 8 metri, si apre.
65- Dopo altri 2 metri il drone sotto ad un piccolo tetto scova qualcosa di strano.
66- Un pipistrello in letargo.
67- La grotta prosegue lateralmente ma non si riesce ad andare.
68- Tocchiamo il fondo a circa 10 metri, anche qui foglie secche e rami caduti dall’ingresso.
69- Poco sopra una seconda apertura ma molto stretta e poco profonda.
70- Forse da disostruire.

GROTTA FRANOSA

71 – 72 – L’ingresso della Grotta Franosa, posta più a valle, poco distante dalla Grotta della Macchia.
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73- 74- La grotta è piena di pietre cadute dal soffitto, non a caso chiamata Grotta Franosa. In fondo si nota un proseguimento ma troppo pericoloso da raggiungere.
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GROTTA DELL’ELCE o forse Grotta della Felce visto che all’ingresso sono presenti delle felci

75 – 76 – A poche decine di metri dalle altre due grotte, a valle, si apre la Grotta dell’Elce, anch’essa un profondo pozzo.
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77- L’ingresso è caratterizzato da felci, forse il nome della grotta potrebbe derivare dalla loro presenza.
78- Anche qui facciamo scendere il drone perchè l’ingresso è molto stretto
79- Ecco le felci presenti qualche metro sotto all’ingresso.
80- Raggiungiamo le felce.
81- Scendiamo ancora
82 – 83 – La grotta si allarga notevolmente.
84- Il fondo del pozzo ma la grotta prosegue lateralmente.

LA CHIESETTA DI SANTA MARIA MADDALENA

85- A circa 700 metri a Sud della grande faglia tettonica si trova la chiesetta di Santa Maria Maddalena, vecchia costruzione usata come chiesa/rifugio. Attualmente su Google Earth qualche ignorante l’ha ribattezzata “Casale dei Reati”. Sullo sfondo il Monte Coglia.
86- Veduta verso Est, a destra il Monte Montioli.
87- Veduta verso Sudovest, a sinistra il Monte Rotondo.
88- Veduta verso Nord, a sinistra la città di Camerino.
89- Zoom su Camerino, a sinistra in basso il quartiere dove abito.
90- L’assurda didascalia della chiesetta di Santa Maria Maddalena sul web.
91- E per concludere, Crochi già in fiore nonostante siamo a metà Febbraio.
92- Pianta satellitare del primo tratto del percorso
93- Pianta satellitare del secondo tratto del percorso
93- Dettaglio della zona delle grotte.