ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI.
Come per gli altri
itinerari pubblicati anche questi non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.
Itinerari aperti tra il 2015 ed il 2016.
Questi itinerari
permettono di addentrarsi, in tarda primavera, in forre e canaloni riempiti di
neve dalle slavine invernali altrimenti senza la quale sarebbe impossibile
accedervi.
Premetto che gli
itinerari proposti sono adatti ad escursionisti esperti e soprattutto temerari
ed avventurosi in quanto presentano dei pericoli oggettivi costituiti da
possibili cadute di sassi e slavine e da sfondamenti della neve su cui occorre
camminare, tratti di neve molto compatta anche se generalmente ricoperta di
terra e rami e mai completamente liscia ma sempre scalettata o ricca di avvallamenti
naturali su cui talvolta si cammina anche facilmente.
Essi vanno pertanto
percorsi rigorosamente con casco alla testa, ramponi e piccozza e vanno scelte
le condizioni adatte, si consiglia di salire veloci e di non soffermarsi a
lungo sotto alle pareti rocciose, l’autore, per aver descritto tali itinerari,
si esonera dalla responsabilità di eventuali incidenti.
Anzitutto l’inverno dovrà
essere stato copioso di neve ed è già una condizione sempre più difficile da
trovare, in modo che le slavine che scendono dai versanti sovrastanti abbiamo
riempito i canali di salita.
Può capitare quindi che
in qualche primavera non sia possibile percorrere tali itinerari proprio per
mancanza di neve di accumulo.
Inoltre ci si deve
accertare che i pendii sovrastanti abbiano scaricato tutta la neve a rischio,
generalmente il periodo di percorrenza migliore per gli itinerari descritti è
da metà maggio ai primi di giugno dopodiché la neve si assottiglia ed i canali
diventano pericolosi da percorrere.
Inoltre, regola generale,
per la risalita dei canali colmi di neve si consiglia di passare ad una
distanza media tra il bordo (destro o sinistro) ed il centro del canale, dove
la neve e di maggiore spessore e più compatta.
Questo perché al centro
del canale, sotto alla neve su cui passate, in ruscello che scorre scava una
galleria, talvolta impressionante come visibile nella foto n.3, che non vedete
e soprattutto che, se non c’è neve a sufficienza, può sfondarsi.
Inoltre evitate il bordo
del canale perché ai lati la neve a contatto con la roccia si scioglie creando
delle spaccature molto pericolose.
Gli itinerari proposti si
trovano, due nel versante nord del Monte Sibilla, nella valle dell’Infernaccio
e sono il Fosso di Meta III, come chiamato dai torrentisti, e il Fosso delle
Vene, sulla verticale della cima del M. Sibilla mentre il terzo è il Fosso di Colleluce,
dove sono presenti le sorgenti del Fluvione, ed è situato alla base dell’imbuto
del versante nord del Monte Vettore dove si forma anche una grotta di ghiaccio
visitabile (vedi foto nella mia pubblicazione “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”,
2014).
In alcune primavere è possibile capire se i due fossi del versante nord del M. Sibilla sono percorribili semplicemente arrivando alle Pisciarelle e notando l’accumulo di neve ivi presente, come visibile nella foto n.1.
1-2 .Le
“Pisciarelle” all’ingresso della valle dell’Infernaccio con un grande accumulo
di neve, con il ponte di neve e dopo quattro ore, con il ponte crollato, luglio
2015.
ITINERARIO
N.1 : IL FOSSO DI META III – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.
Accesso: L’itinerario prevede come partenza il
parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica
escursione nella Valle dell’Infernaccio.
Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.
Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.
In
questo punto si scopre il versante nord del Monte Sibilla con i tre ripidi
canaloni di Meta che scendono quasi verticalmente tra boschi e rocce.
Da qui è possibile già
osservare se tale itinerario è percorribile perché generalmente il primo fosso
(appunto Meta III) è pieno di neve di accumulo da slavine che delle volte
arriva fino al fiume Tenna.
Addirittura nella
primavera del 2011 quando è stato percorso per la prima volta dal fiume, le
slavine avevano anche distrutto una parte della strada di fondovalle.
Quindi
se si vede che c’è neve nel fosso si traversa il fiume Tenna in corrispondenza
di un tratturo che si addentra nel bosco di Meta e si raggiunge faticosamente
in qualche modo, tra alberi trascinati a valle e rocce, la lingua di neve.
Si
risale su neve tutta la lunga lingua che serpeggia tra il bosco di Meta fino a
raggiungere le prime pareti rocciose.
Qui
il canale si restringe e si impenna, da qui in poi proseguire con ramponi ai
piedi, piccozza e casco alla testa.
Ci
si innalza lungo la forra tra strette pareti fino ad un salto di 25 metri, se c’è molta
neve è generalmente ricoperto ma si riconosce perché anche la neve in
corrispondenza si impenna e costringe ad una vera e propria risalita su
ghiaccio con tratto anche di 50-60° di pendenza.
Fare
molta attenzione in questo punto perché il canale è largo 4-5 metri e la neve ai bordi,
a contatto con la roccia, crea delle
grandi e oscure fenditure, per chi se la sente di proseguire è consigliabile
semmai procedere in cordata o intagliare dei gradini per facilitare la
successiva discesa o addirittura di procedere con doppia piccozza per avere
migliore tenuta.
Quindi il canale si apre
e gira verso destra, si prosegue ancora su neve ripida fino a raggiungere il
grande salto di 70 metri
che per la maggior parte si trova sotto la neve ma che comunque, nella parte
scoperta, è sufficiente ad interrompere
la salita.
ITINERARIO
N.2 : IL FOSSO DELLE VENE – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.
Accesso: Anche questo itinerario prevede come
partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la
classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.
Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada
che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.
Superata la gola si esce
in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un
ponticello e dopo circa 200
metri la strada inizia a salire.
Si
entra nel bosco di S. Leonardo fino a raggiungere la deviazione per l’omonimo
Romitorio.
Si prosegue sempre
costeggiando il torrente quindi dopo circa 40 minuti di comodo cammino (2 km dalle Pisciarelle) , la
valle si allarga e si scopre a sinistra un ampio fosso con alte pareti
verticali, dove scende un ruscello con fondo ghiaioso.
Questo è l’imbocco del
Fosso delle Vene (foto n.1) dove, se c’è neve, già si osserva la lingua di
valanga che delle primavere copre addirittura il sentiero di fondovalle e
obbliga l’escursionista a fare degli slalom tra alberi abbattuti e blocchi di
neve.
Si risale il fosso verso
le pareti o direttamente sulla lingua di neve oppure passando a sinistra del
fosso su tracce di sentiero.
Dapprima il fosso è, a
fondovalle, piuttosto largo poi, man mano che ci si avvicina alle pareti si
restringe e si fa più ripido.
Si raggiunge così il
restringimento del fosso caratterizzato da altissime pareti verticali, è
consigliabile indossare ramponi e casco, non ci si rende conto ma in questo
punto si può camminare anche sopra a 20-30 metri di neve.
Superato il
restringimento il fosso devia bruscamente verso destra e continua a salire
ripidamente quindi ripiega di nuovo verso sinistra e si raggiunge un posto
veramente magico.
Fare molta attenzione a
tenersi a sufficiente distanza dalle pareti del fosso perché la neve
sciogliendosi a contatto con la roccia forma grandi crepacci.
Ci si trova in un imbuto
con pareti di roccia alte diverse centinaia di metri, si vede sono un cerchio
di cielo e nient’altro, solo pareti di roccia stillicidiose e grigie e di
fronte si apre la visione della maggiore cascata dei Monti Sibillini, la
cascata delle Vene, alta più di 70 metri e nella sua massima portata
primaverile ma chiaramente parzialmente sommersa dalla neve che in questo
imbuto può raggiungere diverse decine di metri.
Assolutamente non
avvicinatevi alla base della grande cascata in quanto il flusso di acqua e
soprattutto lo spostamento di aria che essa crea scava un enorme buco sulla
neve intorno ad essa ed invisibile dal basso che può cedere sotto il vostro
peso.
ITINERARIO
N.3 : IL FOSSO DI COLLELUCE – SORGENTI DEL FLUVIONE VERSANTE NORD DEL M. VETTORE.
Accesso: Per raggiungere le sorgenti del
torrente Fluvione, che nascono alla base del grande imbuto del versante nord
del M. Vettore, si parte dalla frazione di Balzo di Montegallo.
Dal paese si continua in
auto la strada per le frazioni di Astorara e Colleluce quindi la strada si fa
in terra battuta e inizia a salire verso l’imbuto del M. Vettore, dopo circa 500 metri si incontra una
deviazione sulla destra che si ignora, si continua a salire con diversi
tornanti fino a raggiungere una fontana e sempre in salita fino ad una grande
frana dove c’è il divieto di accesso.
Descrizione: Si parcheggia nei pressi della frana
e a piedi si continua la strada nella zona denominata S. Michele che in realtà
è già il sentiero dei Mietitori.
Si
supera la zona franosa e dopo circa 500 metri si devia a destra per un ampio
tratturo che praticamente in piano, in circa 1 chilometro permette
di raggiungere la captazione delle acque della sorgente del Fluvione al di
sotto della quale scende anche una cascata. Dalla captazione si continua in
piano e si scende con attenzione verso il Fosso di Colleluce che generalmente,
a metà primavera, è colmo di neve fino quasi alle sorgenti. Raggiunto il fosso si risale facilmente su neve compatta ma
poco ripida per altri circa 300
metri fino a raggiungere un anfiteatro roccioso che la
neve non riesce a ricoprire.
La risalita del canale,
se fatta in tarda primavera (metà maggio-giugno) con i pendii sommitali ormai
vuoti di neve, non rappresenta alcun pericolo, la neve rimasta all’interno dei
canali non crea più rischio di slavine.
Dall’anfiteatro si nota a
sinistra un ripido canale erboso che rappresenta il passaggio per le salite
invernali al grande imbuto nord, qui apparentemente il percorso è finito.
Se dal grande nevaio ci
si sposta sulla sua sinistra con molta attenzione e a seconda dell’accumulo di
neve, si nota una apertura nascosta a contatto delle rocce.
Si scende con attenzione
semmai scendendo ulteriormente di 30 metri più a valle e risalendo a sinistra più
agevolmente e ci si addentra nella spaccatura laterale che la neve crea a
contatto con la roccia dell’anfiteatro. Prima di entrare verificare che la
volta di neve sia spessa almeno più di due metri altrimenti può presentare
rischio di crolli.
Si entra così in una
delle poche grotte di ghiaccio temporanee presenti nei Monti Sibillini.
La cavità generalmente è
alta un paio metri e profonda una ventina, il soffitto gocciola di acqua e
presenta diverse aperture verso il cielo.
Altre cavità di ghiaccio
primaverili si possono trovare in altri luoghi dei Monti Sibillini, uno è la
base dell’imbuto del versante nord di M. Cacamillo, nella zona denominata
“Buggero” e descritta nell’itinerario n.12 della mia prima pubblicazione “I
MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011.
L’altro luogo magico è la forra dell’Acquasanta nel territorio di
Bolognola, il cui raggiungimento è descritto nella bibliografia ufficiale dei
Monti Sibillini, qui gli accumuli di neve sono, in alcune primavere, davvero
impressionanti.
15-16.
All’interno della grotta di ghiaccio, non sembra vero ma siamo nei Monti Sibillini.