LE GROTTE DEL MONTE SIBILLA

Il Monte Sibilla da il nome all’intero gruppo dei Monti Sibillini e l’antro della sua grotta ha ispirato leggende note a tutti come quella del Guerrin Meschino.

La montagna è nota per la Grotta riportata nella cartografia come Grotta delle Fate o della Sibilla inoltre presenta le meno note Grotte Nere e alcune grotticelle sul versante Est della cosiddetta “Corona della Sibilla”, un bancone roccioso calciruditico di colore rosso alto oltre 5 metri che circonda la cima ad una quota di circa 2000 metri.

La Grotta delle Fate o della Sibilla si raggiunge direttamente dalla cima scendendo su traccia di sentiero nel prato verso Est prima di raggiungere le pareti della “Corona”.

Nei Monti Sibillini esiste poi un’altra Grotta delle Fate, ma si trova nel versante Sudest del M. Vettore, sopra la cosiddetta “Aia della Regina” il cui itinerario di raggiungimento è riportato a pagina 56 nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.

Le Grotte Nere si aprono direttamente sulla strada che raggiunge il Rifugio della Sibilla, a quota 1190 metri proprio prima che la strada entra nel rimboschimento di conifere, ben visibili in salita.

Le Grotticelle della Corona si aprono direttamente alla base della bastionata rocciosa che circonda la cima, nel versante Est. Esse si raggiungono salendo dal Rifugio M. Sibilla per la cresta normale in direzione Ovest fino alla catena presente nella “corona” e che permette di salire fino alla cima. Dalla catena anziché salire le roccette si costeggia la bastionata rocciosa della “Corona” a sinistra, facendo attenzione in alcuni punti ripidi. Si visitano le grotticelle presenti e si continua fino allo spigolo Est per proseguire ancora un po’ nel versante Sud dove c’è una ulteriore grotticella, ancora avanti la barriera rocciosa si trasforma in un ripidissimo pendio rupestre dove non conviene proseguire.

Poi ritornando indietro per lo stesso itinerario si incontra un canale roccioso che volendo si può risalire anziché ritornare alla catena per salire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla.

Nel versante Nord della “Corona”, già visitato in precedenza, non si aprono cavità da visitare ed inoltre il pendio alla sua base è molto più ripido del versante Est.

1- Il versante Nordest del Monte Sibilla visto dalla sella del Monte Zampa.
2- Da sinistra il M. Priora, il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.
3- La “Corona” del M. Sibilla, versante Est e Nordest.
4- La Luna tramonta proprio in corrispondenza della Grotta della Sibilla.
5 – 6 – Le grotticelle della “Corona”
6
7 – Veduta verso Sud dall’interno della prima grotticella con il Gran Sasso sullo sfondo.
8- Ed il Monte Vettore a destra
9- Si continua alla base della “Corona”
10- Saxifraga australis
11- Minuartia verna
12- Campanula tanfanii
13- Alla base della “Corona”, si vede a destra il sentiero di cresta che conduce alla cima del M. Sibilla.
14- Grande Atadinus pumilus (Ex Rhamnus pumila).
15- Andando avanti verso Est si incontra una seconda grotticella.
16- La seconda grotticella
17- Veduta della cresta di salita dalla seconda grotticella.
18- Andando verso lo spigolo Est della “Corona” il pendio si fa più ripido.
19 – 20 – Lo spigolo Est è anche la parte più alta della “Corona”.
20
21 – 22 – Si prosegue alla base della parte Sud della “Corona” e si scopre Cima Vallelunga e il Monte Porche a sinistra.
22
23- Oltre lo spigolo si apre una terza grotticella proprio sopra al Casale della Banditella con vista verso la catena Sud dei M. Sibillini.
24- E verso Cima Vallelunga, M.Porche, M.Palazzo Borghese e M. Argentella.
25- Contorte formazioni rocciose dentro alla terza grotticella.
26 – 27 – Ritornando indietro alla base delle rocce si incontra questo canalino che permette di risalire proprio sulla verticale della Grotta della Sibilla senza ritornare alla cresta dove è presente la catena.
27
28- In breve si raggiunge il muretto a secco proprio sotto alla Grotta della Sibilla.
29- La vecchia iscrizione sul masso sopra all’entrata della Grotta della Sibilla ormai non più leggibile sostituita da una recente irresponsabile iscrizione.
30- L’ingresso della Grotta della Sibilla.
31 – 32 – Si entra per qualche metro soltanto.
32
33 – 34 – Le due cime del M. Sibilla.
34
35- L’imbuto de Le Vene nel versante Nord del M. Sibilla.
36 – 37 – Gregge di pecore che percorre la traccia di sentiero più alto nell’imbuto de Le Vene (vedasi articolo “VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA – I sentieri Estivi de Le Vene”).
37
38- Veduta del M.Vettore, Pizzo del Diavolo e Cima del Redentore da un intaglio della cima del M.Sibilla.
39- Gentiana lutea nel prato sommitale del M.Sibilla, sullo sfondo Il Pizzo.
40- Le Grotte Nere, lungo la strada di salita al Rifugio M. Sibilla.
41 – 42 – Le Grotte Nere sono formate da blocchi di conglomerato quindi una formazione totalmente diversa dalle altre grotte del M.Sibilla.
42
43 – 45- Veduta dall’interno delle Grotte Nere.
44
45
46- Bellissima pianta di Echinops ritro o cardo a palla.
47- Il versante Sud del M. Sibilla visto da Foce dove si nota che la “Corona” si trasforma in un ripido pendio rupestre dove non conviene traversare.
48- Percorso per raggiungere le Grotticelle della Corona della Sibilla.



TRAVERSATA DA FOCE PER IL SENTIERO DI CIVITETTO ALTO AL M. LIETO PER LA ANTICA VIA IMPERIALE

Il presente itinerario, percorso il 15 giugno 2015, non è descritto in tale forma in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.
La parte superiore relativa al cosiddetto sentiero di Civitetto alto o via imperiale viene descritta con partenza dalle Grotte Nere, presenti nel versante est del M. Sibilla, proprio nella strada che risale il monte,
fino al bosco della Frondosa, in una guida in commercio e su un sito internet, in modo non sufficientemente dettagliato.
Tale descrizione invece permette di salire da Foce per il Fosso del Balzo fino ad intercettare un vecchio sentiero che si inoltra verso la zona denominata Civitetto (basso) quindi anziché seguire il sentiero
verso lo Scoglio della Volpe, posto nel versante sud-est del M. Sibilla, risale una cresta rocciosa per riprendere più in alto il terzo sentiero di Civitetto (strada imperiale) che proviene dallo scoglio stesso, che in realtà è lo stesso sentiero basso che, a causa di formazioni rocciose, forma un ampissimo tornante nel versante della montagna.
Si arriva piuttosto faticosamente così sotto ai grandi torrioni rocciosi che delimitano, a valle, la zona chiamata “Banditella” posta nel versante sud del M. Sibilla.
Dai ripidi pendii erbosi posti sotto a tali torrioni si compie una traversata in quota mozzafiato, su tracce di sentiero espostissimo sopra a canali e pareti verticali, fino a raggiungere la sconosciuta zona denominata Monte Lieto, che in realtà non è una cima vera e propria ma una vallata, situata nel versante est tra la cima del M. Sibilla e la Cima Vallelunga, a valle della sorgente del Meschino.
Dalla vallata si raggiunge facilmente la zona denominata “i campi” con una visibile fontana e da qui si ritorna a Foce scendendo per il classico sentiero del Fosso Zappacenere terminando così questa aerea e difficile traversata nel circo roccioso che il M. Sibilla forma proprio di fronte al paese.
Oppure dal M. Lieto il sentiero (descritto nelle guide ufficiali, sentiero n. 8) prosegue e dalla zona denominata “i campi” raggiunge la Fonte dell’Acero quindi prosegue in direzione de “il laghetto” di M. Palazzo Borghese e rappresenta la cosiddetta “strada imperiale” (sentiero n. 5).
Il percorso è piuttosto lungo e faticoso ed è consigliato ad escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni erbosi molto ripidi, e che conoscono bene la montagna in quanto il tracciato è esile e in alcuni tratti non più visibile.
In particolare la traversata del Fosso del Balzo e dei successivi numerosi canali che caratterizzano il versante sud-est del M. Sibilla fino al M. Lieto, sicuramente una delle più impegnative dei Monti Sibillini, richiede una attenzione massima costante, non si può sbagliare un passo e soprattutto non vi è via di uscita a monte o a valle in quanto si cammina tra due alte fasce di rocce, o si va avanti o si torna indietro.
Mentre è assolutamente sconsigliato in inverno per la ripidezza dei pendii ed il rischio di slavine che essi comportano.
Il tratto di traversata interna del Fosso del Balzo è stato percorso a fine giugno 2015 in presenza di un grande accumulo di neve creato dalle slavine invernali che si scaricano a valle fino a raggiungere la strada di Foce (foto n.10).
Nella presente descrizione sono state allegate numerose foto che illustrano dettagliatamente l’itinerario proposto proprio per facilitarne la sua difficile percorrenza.

Accesso: L’itinerario ad anello prevede come partenza la strada che arriva fino a Foce di Montemonaco.
In particolare 600 metri prima di arrivare all’abitato, in corrispondenza di una edicola e di un piccolo edificio inutilizzato nei pressi della strada sulla destra, si parcheggia nel piazzale di fianco alla strada, al termine del
Fosso del Balzo che scende dal versante sud del M. Sibilla, dove negli inverni più nevosi le slavine raggiungono la strada proprio in questo punto isolando il paese di Foce (358759,5 E – 4749072,1 N , 925 m).

Descrizione itinerario: Dalla strada si prende un tratturo incassato e delimitato da alberi che si insinua nel fosso, piuttosto largo nella prima parte (sentiero n.8 segnalato su alcune carte).
Quando il tratturo, dopo circa 350 metri, devia verso dei prati a sinistra verso il Fosso Zappacenere, ci si mantiene a destra e si risale la sponda orografica del Fosso del Balzo su pendio erboso e giunti alla vista
delle rocce che iniziano a chiudere in alto il fosso si entra nel suo interno, facendosi faticosamente largo tra alberi abbattuti, massi e arbusti.
Giunti 100 metri prima della prima parete rocciosa che forma un salto all’interno del fosso si nota a destra un accumulo detritico al di sopra del quale inizia, verso destra, un ampio sentiero che sale nel bosco
(358454,7 E – 4749666,4 N, 1075 m., ometto di sassi).
Si sale facilmente per il comodo sentiero all’interno del bosco fino a raggiungere (45 minuti dall’auto) uno sperone roccioso con una piccola cavità annerita da fuochi di boscaioli.
Proseguendo si esce dal bosco e si raggiunge un terrazzo roccioso con una ampia veduta sulla vallata di Foce (Foto n.1; 358998,3 E – 4749826,4 N, 1265 m.)
Qui il sentiero sembra finire, in realtà prosegue nei prati 100 metri in piano ancora verso destra e si dirige verso lo Scoglio della Volpe ma si consiglia di ignorarlo in quanto l’itinerario proposto diventa molto più interessante ma anche più impegnativo.
Dal terrazzo roccioso si risale liberamente la cresta rocciosa sovrastante fino alla base di uno sperone di rocce verticali.
Qui si devia nettamente verso destra (Foto n.8) dirigendosi alla base di un circo roccioso (358978,4 E – 4749987,3 N, 1345 m.) caratterizzato da salti rocciosi alternati a tratti erbosi che si supera al centro con
passaggi di I° grado. Superato il circo roccioso ci si trova su un pendio erboso molto ripido che si risale per circa 150 metri in verticale.
Si raggiunge, in 40 minuti dal terrazzo roccioso, un ampio pianoro dove si scorge più a sinistra, un vecchio fontanile senza acqua (foto n. 9; 358864,6 E – 4750060,2 N, 1440 m.)
Dal fontanile si aggira il pendio verso sinistra tenendosi dapprima in quota per circa 200 metri quindi scendendo lievemente in corrispondenza di una caratteristica fila di piante poste ad una certa distanza l’una dall’altra.
Si traversa su terreno ripido a circa 100 metri sotto ad un classico campanile di roccia fino a raggiungere, con una ultima discesa di pochi metri, l’ultima pianta della fila di alberi.
Questa pianta si trova a picco sul Fosso del Balzo che si apre sotto ai vostri piedi (foto n. 11, 30 minuti dal fontanile, 358489,5 E – 4750245,8 N, 1430 m.).
Questo rappresenta il tratto più impegnativo del percorso, si scende con molta attenzione all’interno del fosso tenendosi su dei ginepri (utile una corda e piccozza).
Al momento dell’apertura di questo itinerario il fosso era riempito ancora di neve pertanto abbiamo dovuto prestare particolare attenzione al crepaccio laterale che si era formato nel bordo sinistro del fosso.
Raggiunto il centro del fosso lo si risale per circa 50 metri fino ad uno slargo dove, sotto a delle rocce strapiombanti sulla destra, si nota la traccia di sentiero che continua al sua traversata nel versante opposto (358438,9 E – 4750255,7 N, 1450 m.).
Si prosegue su tracce di sentiero sotto a pareti rocciose salendo lievemente per riprendere delle tracce più in alto che permettono di scavalcare attraversando con saliscendi, altri tre canali posti in successione sempre su terreno ripidissimo per cui prestare moltissima attenzione (foto n. 13).
Ci si mantiene in quota per altri due canali quindi si sale lievemente in direzione di un piccolo nucleo di faggi (358038 E – 4750348,1 N, 1535 m.) oltre il quale, con 40 minuti di cammino dal fosso, su un evidente ghiaione, si nota una netta linea di sentiero che occorre raggiungere (foto n. 14, 357849,6 E – 4750340,1 N, 1545 m.).
Una volta arrivati al ghiaione, nei pressi del M. Lieto, le difficoltà sono finalmente terminate.
Scendere liberamente tra prati ed arbusti di ginepro tenendosi verso destra in direzione di un evidente sentiero posto molto più a valle, che sale dal bosco della Frondosa alla fonte dell’Acero (30 minuti).

Discesa: dal sentiero si continua in discesa e si giunge così alla Fonte di S. Maria, (357937,5 E – 4749715,2 N, 1360 m.) si continua la discesa per l’evidentissimo sentiero che poi, più a valle, prima di addentrarsi nel
bosco della Frondosa, si trasforma in un ampio tratturo.
In circa un’ora si scende alla strada, nei pressi de “il canale” dove è presente un’area pic-nic e da qui all’auto posta 200 metri più a valle.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI – BARTOLAZZI BRUNO

15 GIUGNO 2015

1- Vista dalla cresta rocciosa in uscita dal bosco, sotto ai nostri piedi la strada e Foce con il laghetto in alto a destra .
2- la prima parte dell’itinerario, la neve facilita l’individuazione dei sentieri all’interno dei boschi
3 – Dettaglio della cresta rocciosa, la seconda parte dell’itinerario, da qui in poi iniziano le difficoltà.
4 – La parte centrale dell’itinerario, la traversata da brivido.
5 – Dettaglio della parte centrale della traversata, nel tratto meno evidente dopo il fontanile.
6- Dettaglio della parte centrale della traversata con i quattro canali consecutivi
7- Dettaglio dell’ultima parte della traversata, gli ultimi canali, il nucleo boschivo fino al ghiaione.
8-La ripida traversata dalla cresta al circo roccioso di salita, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato
9- Il vecchio fontanile
10- Il centro del Fosso del Balzo a fine giugno 2015 ancora riempito di neve e l’ultimo albero a sinistra.
11- Superato il Fosso del Balzo e guardando indietro si osserva il campanile roccioso e la fila di alberi che bisogna seguire nella prima parte della traversata con l’ultimo albero a picco sul fosso.
12- I torrioni della zona denominata “La Banditella” dominano dall’alto tuta la prima parte del percorso
13- Traversata del terzo canale dopo il Fosso del Balzo, la traccia è appena percettibile.
14- Il ghiaione finale con il sentiero fin troppo evidente, sullo sfondo le pareti est di sasso di Palazzo Borghese ed il ghiaione della zona Fonte dell’Acero – Ramatico sotto a Cima Vallelunga.
Pianta satellitare del percorso:
PERCORSO GIALLO: DISCESA
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO